PSICOMONDO -Presentazione power point

Guarda qui la Presentazione di “Psicomondo”

FANTASY MA NON SOLO

Ho avuto l’onore di partecipare all’antologia “Incantesimi e guerrieri” curata da Fabio Calabrese per le Edizioni Scudo con il mio racconto “Risveglio”.

Il volume si apre con una prefazione del curatore nella quale ricorda come questa raccolta sia il sesto volume da lui curato per questo editore. Ne ricorda i criteri e i precedenti, cita gli autori che vi hanno preso parte e nel farlo (lo ringrazio) dedica ampio spazio alla mia biografia letteraria, in quanto autore nuovo per questa serie di pubblicazioni che si aggiunge a un gruppo ormai collaudato di penne illustri del fantastico.

La copertina è di Davide Frisoni, mentre le illustrazioni che corredano ogni storia sono di Giorgio Sangiorgi.

I racconti si succedono in ordine (più o meno) alfabetico d’autore.

Apre dunque le danze lo stesso curatore Fabio Calabrese con “Colle Amaro” in cui una comitiva di turisti fa una deviazione a Colle Amaro dove un tempo esisteva un villaggio medievale, trovandosi trasportata tragicamente nel passato.

Sempre suo il secondo racconto “I gatti di Beruthiel”, un frammento apocrifo de “Il Signore degli anelli” di chiara ispirazione tolkeniana.

Sempre riferite alle opere tolkeniane sono le freddure seguenti.

Si resta in famiglia con l’incontro demoniaco de “Il funerale del grand’uomo” di Massimo Calabrese, fratello del curatore.

È quindi la volta del decano del fantastico italiano Adalberto Cersosimo con “L’Armonia delle Sfere” in cui gli abitanti di un pianeta lontano ricordano di provenire da un paradiso con una sola Luna (mentre loro ne hanno cinque) su cui l’umanità viveva in un’epoca lontana. Un mago crede che l’allineamento delle cinque lune possa riportarli su quel pianeta perduto. Mi viene in mente l’allineamento dei tre soli nel ciclo de “Il problema dei tre corpi” di Cixin Liu, sebbene gli effetti siano assai diversi.

Se questo e altri dei racconti precedenti mescolano fantasy e fantascienza, “Il dio normanno” di Alberto Henriet ha toni più marcatamente fantasy con divinità, castelli svettanti, vergini da sacrificare, foreste oscure e una nazione da liberare.

“La quercia bianca vive” di Francesco Manetti pare faccia parte di un ciclo di racconti. Vi assistiamo al risveglio di alcuni demoni, a falò di carni umane putride, attraversiamo città in rovina, visioni di sogno di una foresta di querce bianche dove si trova un minerale magico con cui sono forgiate armi potenti.

Giovanni Mongini, parlandoci di un’umanità proveniente dalle stelle e guidata da intelligenze aliene, con “Arrivarono dalle stelle” si sposta decisamente verso la fantascienza, immaginando l’arrivo di un disco volante con quattro passeggeri identici a noi e un segreto sconvolgente: la Terra millenni fa era una prigione interstellare.

“Risveglio” del sottoscritto Carlo Menzinger di Preussenthal era stato in origine da me intitolato “Risveglio gotico”, essendo ambientato al tempo dei Goti e avendo per protagonista un vampiro, seppur di epoche precedenti a quelli del romanzo gotico. L’aggettivo giocava sul doppio significato, ma il curatore ha preferito toglierlo. L’ambientazione è storica, ai tempi della battaglia di Adrianopoli (9 agosto 378 d.C.) tra Impero Romano d’Oriente e Visigoti. Si narra della notte in cui il protagonista, un condottiero dei goti, si scopre trasformato in vampiro. Novità per il genere riterrei sia il coinvolgimento di Empusa, la figlia di Ecate.

Ne “La bara di vetro” di Luca Nisi ci sono una fanciulla che, come Biancaneve, giace in una bara di vetro, una fantasma in una torre e un mago grazie a una pozione magica riesce a superare il cerchio magico e a raggiungere la ragazza nella bara di vetro, spinto dal desiderio di possederla e non sembra volersi accontentare di un semplice bacio, solo che la fanciulla non è Biancaneve ma una feroce lamia.

Ne “Il conclave” di Antonio Piras, rinverdendo il mito di Giovanni VIII, viene eletta una papessa.

Ironico è “L’emerodromo smemorato” di Paolo Secondini, che inizia con una sorta di partita a scacchi divina durante la battaglia di Maratona tra greci e persiani e continua con la corsa di Filippide per annunciare la vittoria, il quale prima si maledice per non aver preso un cavallo, poi, esausto, dimentica che cosa deve dire e viene rimandato indietro.

“Il cavaliere” di Luigi Valerio, dopo aver deciso di appendere le armi al chiodo, si lascia coinvolgere in una nuova avventura per salvare una principessa stregata da una malvagia fattucchiera.

Torna Luigi Valerio anche nel racconto successivo, “Il maniero”, in cui uno scrittore in crisi trova in un maniero lo spunto per una storia anche se la fantasia sembra mescolarsi con la realtà.

Chiudono il volume due storie dell’editore e illustratore Giorgio Sangiorgi. Nella prima, “Il flusso”, un mago mostra a un viaggiatore nel tempo il flusso della sua vita, facendogli scoprire che qualunque variazione lui provi ad attuare perderebbe qualcosa, in particolare la propria famiglia.

Nella seconda, “I custodi del tempio”, il potere di alcune uova di dare la conoscenza appare troppo gravoso da sopportare.

In conclusione, un appassionante volume di fantasy, sì ma in cui questo si mescola spesso con tematiche di altri generi, in particolare della fantascienza (pianeti lontani, viaggi nel tempo…) ma anche del gotico, con un buon numero di demoni, e del racconto storico, dando vita a un’antologia vivace e varia, con un ampio registro di toni e trovate. Attendiamo quindi la prossima.

VIAGGI PSICHEDELICI NEL TEMPO

Daphne du Maurier

Ho individuato “La casa sull’estuario” (1969) di Daphne du Maurier (alias   Lady Browning, Londra, 13 maggio 1907 – Par, 19 aprile 1989), tra alcune opere definite di narrativa weird (che in inglese vuol dire “strano” ma che in letteratura indica un certo tipo di narrativa fantastica). In effetti, sebbene il tema sia uno dei più tipici della fantascienza, il viaggio nel tempo, è trattato in modi e con toni che in parte si discostano dal genere e fanno pensare piuttosto a un’opera di proto-fantascienza quale “Lo strano caso del Dr. Jekyll e di Mr. Hyde” (1886) di Robert Louis Stevenson. I viaggi nel tempo, infatti, avvengono, un po’ come le trasformazioni di Jekyll, per effetto di una droga e come lo schizofrenico dottore si trovava a passare da una vita all’altra, così il protagonista di questo romanzo vive un po’ nella propria epoca, un po’ in Cornovaglia negli anni tra il 1331 e il 1335 (più un salto negli anni della peste del 1348). Anche lo stile e l’approccio alla storia narrata sembrano più quelle del XIX secolo che non di un’opera scritta un secolo dopo.

Più che l’insolito e forse poco scientifico strumento usato per tali dislocazioni, è weird più che SF il fatto

che, al di là dell’interesse scientifico del professor Magnus che ha ideato la droga, il protagonista sembra molto preso da questo sdoppiamento di vita e dal seguire le vicende delle persone che incontra nel passato. Ecco, quindi, anche le difficoltà a gestire questi spostamenti temporali, nascondendoli alla moglie e alla famiglia. Insomma, il lato umano delle vicende nelle due epoche assume peso preponderante sulla speculazione scientifica. La divisione tra i generi, però, mi pare labile.

L’opera è coinvolgente e appassionante anche se forse si dilunga oltre il necessario. Personalmente, dopo la morte del professor Magnus, avrei immaginato un ben più veloce epilogo.

SOPRAVVIVERE NELLA DEVASTAZIONE

Wool” (2011) dell’americano Hugh Holey (Charlotte, 1975) è un romanzo di fantascienza post-apocalittica che mostra una Terra ormai inabitabile, dove i pochissimi abitanti sopravvissuti vivono in profonde strutture sotterranee che chiamano silos, in cui l’umanità è “immagazzinata” in attesa di tempi migliori. Risalire in superficie è sinonimo di morte sicura.

La gente vive nell’ignoranza, credendo che il mondo finisca con il silo in cui vive. Una donna, Juliette, però, condannata a uscire per “pulire le lenti” (attività che comporta una morte pressoché certa), riesce a ottenere una tuta termica migliore di altre e quindi a sopravvivere abbastanza a lungo da raggiungere un altro silos.

Chi esce all’aperto vede il mondo attraverso un casco di realtà virtuale e si illude che la Terra sia ancora verde e viva, ma Juliette sa che è un inganno.

Juliette scopre così che ci sono altre persone in altri silos, che è possibile raggiungerli e persino tornare indietro, scatenando una piccola rivoluzione culturale.

Il romanzo è il primo volume di una serie di 9 romanzi. “Wool” è il primo romanzo ma anche il nome del volume che riunisce i primi 5 romanzi brevi, quello che ho letto. Gli altri romanzi sono riuniti nei volumi “Shift” e “Dust”.

I nove romanzi sono:

Hugh Holey
  1. Wool, 30 luglio 2011
  2. Wool: Proper Gauge, 30 novembre 2011
  3. Wool: Casting Off, 11 dicembre 2011
  4. Wool: The Unraveling, 26 dicembre 2011
  5. Wool: The Stranded, 25 gennaio 2012
  6. First Shift — Legacy, 14 aprile 2012
  7. Second Shift — Order, 12 novembre 2012
  8. Third Shift — Pact, 24 gennaio 2013
  9. Dust, 17 agosto 2013

Parte dei romanzi sono stati originariamente pubblicati in modo indipendente attraverso il sistema Kindle Direct Publishing di Amazon.com.

“Wool” offre un’ambientazione interessante e credibile, personaggi vivaci e che escono dalla pagina, una trama avventurosa che coinvolge. Buona fantascienza distopica.

DA “LA BAMBINA DEI SOGNI” A “PSICOSFERA” A “PSICOMONDO”

Ogni libro è figlio di altri libri, di altre storie.

Psicosfera”, scritto da Carlo Menzinger e Massimo Acciai, è un romanzo che nasce da un primo abbozzo di Acciai, ispirato alle teorie della terra cava e, in particolare, al romanzo di Jules Verne “Viaggio al centro della Terra”.

Non sempre però si somiglia ai genitori: “Psicosfera” ha poi preso tutta un’altra strada.

Le suggestioni letterarie che si sono così aggiunte a quella verniana sono state molteplici. Innanzitutto William Shakespeare con il suo “Sogno di una notte di mezz’estate” ma anche con il suo “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni” (La Tempesta), ma poi tanta fantascienza, in primis “Solaris” di Lem, con la sua idea di un pianeta pensante in grado di creare esseri dalla mente degli astronauti, dai loro sogni, poi “2001 Odissea nello spazio” di Clarke, con il concetto di un’evoluzione eterodiretta, ma anche “Nemesis” di Asimov, con le creature microscopiche unite in una rete intelligente. C’è poi tutta la letteratura ESP su telepatia e telecinesi, ma anche la fantascienza che parla di teletrasporto.

Un paio di personaggi di “Psicosfera” vengono poi direttamente dal romanzo di Carlo MenzingerLa bambina dei sogni”. Si tratta di Yelena Adamov, che altri non è che Elena Dati di tale romanzo ma con altro nome, e del suo antagonista Oberon, qui con nome immutato, il Re delle Fate, che è stato rubato da “Sogno di una notte di mezz’estate” e trasformato in Re del Sogno.

Se questi sono gli antenati di “Psicosfera”, in Psicomondo”, troverete i suoi discendenti: un romanzo breve, scritto da Massimo Donda, nella prima parte “L’altra Psicosfera”, e tanti racconti che, alcuni di più, altri di meno, si sono collegati al romanzo, riprendendone temi, idee, ambientazioni, suggestioni, personaggi.

Alcuni autori hanno immaginato a modo loro il nuovo mondo verso cui viaggiano i protagonisti di “Psicosfera”, altri hanno realizzato trame parallele o prequel. I racconti più legati alla trama e ai personaggi di “Psicosfera” sono raccolti nella seconda parte “Psicostorie”, i secondi nella terza parte “Psicosuggestioni”.

In tantissimi hanno risposto a questo stimolo, al punto che non tutti, purtroppo, hanno potuto trovare spazio in questo volume già così assai corposo.

Psicosfera” grazie a loro ha preso nuova vita, affrontando nuove strade, nuovi percorsi, creando racconti che come dei veri figli, cresciuti, si distaccano dai genitori per trovare la propria dimensione e direzione.

Chissà se da queste letture non nasceranno magari altre storie, altre idee, altre avventure, di cui gli autori di “Psicosfera” potranno dirsi “nonni”… Un attimo! Dei “nipoti” sono già nati: sono le illustrazioni create per “Psicomondo” dalla veloce e geniale mano di Enrico Guerrini leggendo i racconti del volume.

Questi sono gli autori e le loro opere di “Psicomondo”:

Parte 1: L’altra Psicosfera: il sogno di Oberon – Romanzo breve di Massimo Donda

1. Prologo

2. Tutto l’universo in un singolo istante

3. Psicosfere

4. Sognare mondi nuovi

Parte 2: Psicostorie – Racconti ispirati al romanzo “Psicosfera”

1. Il dono della grotta – Carlo Menzinger di Preussenthal

2. Un vecchio cinese – Massimo Acciai Baggiani

3. Paesaggio notturno – Massimo Acciai Baggiani e Renato Campinoti

4. Mai sottovalutare l’adolescenza – Giovanna Checchi

5. Oltre l’ultimo lampione – Massimo Acciai Baggiani

6. Il mondo di Yelena – Raffaele Formisano

7. La capsula cosmica – Silvia Alonso

8. L‘ospite – Franco Giambalvo

9. Il sogno di Moebius – Davide Gadda

10. Mercurio senziente (verso un mondo nuovo) – Sergio Calamandrei

11. Sa-Rà un nuovo domani – Miriam Ticci

12. Singolarità – Donatella Bellucci

13. Oberon ingaggia Astrifiammante, Regina della Notte – Chiara Sardelli

14. Trappist-1 – Laura Gronchi

15. AB Rh- – Caterina Perrone

16. Exodus – Gabriele Antonacci

17. Il Pianeta degli invisibili – Mario Flammia

18. Uno strano e inutile oggetto – Milena Beltrandi

19. La degenerazione magmatica della Psicosfera, nel 2056 – il7 Marco Settembre

20. Una diagnosi severa – Bruno de Filippis – Terza generazione

21. Psicosfera per Solaris – Carlo Menzinger di Preussenthal

Parte 3: Psicosuggestioni – Racconti liberamente ispirati ai temi del romanzo Psicosfera

1. The day the Earth stood still – Pierfrancesco Prosperi

2. Il regista che cadde sotto terra – Mario Gazzola

3. Le oranti – Edoardo Rosati

4. De profundis – Gianni Marucelli

5. Bambini senza tempo – Massimo Bernardi

6. Telepatia sulle montagne del Karakorum – Brunetto Magaldi

7. La purificatrice di sogni – Angelo Marenzana

8. La Lupa – Manna Parsì

9.  Baldracca? – Alessandro Lazzeri

10. Uno spritz particolare – Paolo Dapporto

11.  Stanno arrivando – Alessandro Lazzeri

12. Ossido di azoto – Paolo Dapporto

13. Telepatia dall’abisso – Kenji Albani

14. Il portone nascosto – Fabrizio Discornia

15. I cavernicoli di Platone – Vincenzo Capodiferro

16. Noi uno – Roberto Veroni

Dal 6 aprile 2024 “Psicomondo” è in vendita sul sito dell’editore Tabula fati e su Amazon.

Copie autografe possono essere richieste agli autori.

IL CEPPO FILOSOFALE QUANTISTICO

Simone Cicali

Ceppo è un paese dell’Appennino tosco-emiliano nel Mugello non lontano da Fiorenzuola. Ha 23 abitanti che vivono lì da secoli. Non uno di più, non uno di meno, in quanto finché restano in questo numero non invecchiano e quindi vivono molto a lungo, grazie alla connessione con il ceppo che dà il nome al paese, anche se si ammalano e muoiono di incidenti. Dunque, ogni tanto qualcuno di loro viene sostituito da un nuovo venuto.

Uno dei nuovi abitanti del paese, Ivan, ha sostituito un altro che era morto per un incidente ma viene rapito da qualcuno che sembra voler alterare l’equilibrio delicato del Ceppo.  Nella storia racconta in prima persona della sua prigionia e dei tentativi di evasione mentre i 22 compagni lo cercano.

In breve, penso potrebbe essere questa la trama di “Ventitré: il Ceppo”, il nuovissimo romanzo di Simone Cicali, autopubblicato a marzo 2024. Su internet trovo anche una sua raccolta di racconti “La strada per il Ceppo” (Gennaio 2023) che ha la stessa ambientazione e gli stessi personaggi.

Questo ceppo è un po’ una sorta di pietra filosofale, ma Cicali immagina una spiegazione quantistica di

quello che avviene nel paese.

I 23, infatti, come in un racconto paranormale, vedono cose che nessun altro vede (in particolare proprio il paese di Ceppo) e questo, parrebbe perché vivono in una dimensione quantisticamente diversa. Scopriremo che non è la sola.

Insomma, una sorta di fantasy, con un paese quasi immaginario, sperduto nei boschi, ma con un mistero che affonda nella fisica quantistica.

Ha una buona tensione narrativa, soprattutto nella parte in cui descrive il rapimento di Ivan e i suoi tentativi per liberarsi, a supporto di un’idea originale, di una gradevole e coerente ambientazione, di personaggi che bucano la pagina.

È il primo libro che leggo di Simone Cicali (credo che sia anche il suo primo romanzo, essendosi dedicato soprattutto ai racconti, come capirei dai ringraziamenti finali), che mi pare partire alla grande con una scrittura piacevole e coinvolgente. Un romanzo che penso meriterebbe di entrare nel catalogo di un buon editore.

SECONDO NUMERO PER IL MAGAZZINO DEI MONDI

Singolare il redazionale del secondo numero della rivista di fantascienza indipendente “Il Magazzino dei mondi”, uscita a gennaio 2024. Con una trasparenza non comune, infatti, il misterioso Magazziniere analizza l’andamento delle vendite del primo numero. Si dice soddisfatto dei risultati ma auguriamo alla rivista, che merita, di superarli ampiamente in futuro. Il redazionale esamina poi i vari testi partecipanti. Lascio a voi di leggerne lì, ma vorrei solo riportare il trafiletto che mi riguarda, per il quale mi sento molto onorato e ringrazio il Magazziniere:

La parte di narrativa si chiude in bellezza con Le manticore del lago Yoshimoto di Carlo Menzinger, forse il racconto più visionario della raccolta, e in ogni caso anch’esso suggestivo e affascinante. Mi dicono dalla regia che farebbe parte di una raccolta… Beh, se le premesse sono queste, non resta che aspettare di poter avere un libro intero, di queste meraviglie dell’immaginazione!

Ebbene sì, “Le manticore del Lago Yoshimoto” fanno parte di una serie di racconti, usciti in parte sulla rivista “Prospettive.Ing” e in parte sul blog del Gruppo Scrittori Firenze, quelli della saga di Fruchtbar, per la quale ho in preparazione anche un romanzo. Sono leggibili gratuitamente ai link indicati.

Il primo racconto della rivista è l’avvincente “La vita continua” di Massimo Ferri, che parla di una coppia che non si rassegna alla perdita della figlia ancora liceale. Mentre la moglie diventa assidua frequentatrice del cimitero, trascinando anche il marito, questo si lascia sedurre da una pubblicità che promette di far rivivere “il ricordo” della figlia attraverso l’intelligenza artificiale. Il finale è a sorpresa.

“Il telespettatore” di Giorgio Sangiorgi è una divertente parodia di un episodio della serie televisiva “Star Trek”, con un appassionato telespettatore che viene teletrasportato nel telefilm, contribuendo a risolvere l’avventura dell’episodio.

“La casa abbandonata” di Alberto Cecon è un breve giallo processuale sull’omicidio di due proprietari di una casa domotica del futuro, troppo sensibile alle credenze religiose dei suoi padroni.

Notevole e lodevole lo sforzo immaginativo di Francesco Cotrona che con “Sarà per la prossima volta” immagina con grande precisone di dettaglio un’invasione aliena di creature citoplasmatiche durante il Cretaceo. Un’altra interessante trovata è l’originale opposizione che dovranno affrontare. Il racconto è anche occasione per spiegare fantasiosamente come avvenne una delle Grandi Estinzioni di Massa.

“Piroghe” di Stefano Culotta mette a raffronto e collega due viaggi, quello di un’antica piroga di un aborigeno australiano e quello futuribile di una astronave generazionale attraverso l’iperspazio. Due avventure parimenti azzardate e avventurose per le tecnologie dei tempi descritti, veri simboli dell’intraprendenza umana.

“Vincere il male” di Debora Donadel ci riporta ai nostri giorni parlando del pericolo ormai attualissimo e onnipresente delle microplastiche. Il tema del breve racconto è una vendetta.

Sergio Mastrillo nel suo racconto “L’ascensione dei macroliti” affronta dal punto di vista alieno un incontro tra umani ed extraterrestri, immaginando che la nostra specie sia valutata sulla base di un ristretto campione di tre individui con specifiche peculiarità, creando conseguenti equivoci di comprensione e analisi.

Anche Stefano Machera con “Il misterioso caso del Qoort’ex bianco” affronta la difficoltà per gli alieni di comprendere gli esseri umani. Il finale a sorpresa è ironico e volutamente strapaesano.

Arriva quindi il mio “Le manticore del Lago Yoshimoto” (Carlo Menzinger) che racconta di una delle nuove specie ibride metà umane-metà aliene che popolano il lontano pianeta Fruchtbar dopo che secoli prima vi è giunta fortunosamente la nave interstellare Xiwang e dei rapporti razzistici verso gli ultimi umani non ibridati. Il racconto chiude la sezione di narrativa.

Il volume è completato dalla parte saggistica che si apre con “Un colpo di… Luna” di Giovanni Mongini, un interessante saggio sull’importanza della Luna per l’esistenza della vita sulla Terra. Si evidenzia, per esempio, come nel Sistema Solare il sistema Terra-Luna sia il solo ad avere un satellite in proporzione molto grande rispetto al pianeta (peraltro Giove e gli altri pianeti gassosi hanno un numero di satelliti assai maggiore di quelli comunemente noti; 92, per esempio, Giove). Parrebbe quindi che la presenza della Luna abbia aiutato la Terra a mantenere relativamente costante il proprio asse di inclinazione: un pianeta che lo vari con frequenza avrebbe oscillazioni climatiche inaccettabili per la vita. Dunque, grazie Luna!

Segue la recensione di Debora Donadel del romanzo eco-distopico di Dario Tonani “Il trentunesimo giorno”. Articolo interessante che mi ha fatto scoprire un autore dal successo internazionale che non ho mai letto e di cui penso mi procurerò presto qualche romanzo, se non questo, magari qualcuno del più celebre ciclo di “Mondo9”.

Chiude il volume la seconda parte della descrizione della collezione dei primi 100 Urania di Phat Gordon, con le recensioni di “L’orrenda invasione” di John Wyndham e “Il figlio della notte” di Jack Williamson.

E ora aspettiamo il numero 3 de “Il Magazzino dei mondi”.

INTRICATI INTRECCI DI FILI SOTTILI

Non c’è verso! “Monna Lisa Cyberpunk” (1988) non è il primo romanzo che leggo di William Gibson

William Gibson

(Conway, 17 marzo 1948), ma anche questa volta quest’autore non mi ha preso. Gli argomenti e le trame che affronta, in teoria, dovrebbero essere piuttosto nelle mie corde, eppure tutte le volte mi annoio a leggere, non riesco in alcun modo a sentirmi coinvolto, la storia mi scorre via nell’indifferenza.

È stato così anche con “Giù nel Ciberspazio”, “L’Accademia dei sogni” e “Neuromante”. Un po’ meglio “La macchina delle realtà”, ma è scritto a quattro mani con Bruce Sterling.

Che cos’è che non funziona? Credo forse la trama troppo intricata e al contempo “leggera”. Si aggiunga forse anche il fatto di essere il seguito di altri due romanzi, “Neuromante” e “Giù nel Ciberspazio”, cosa che forse aiuta a far perdere il filo.

Intricata innanzitutto perché ci sono almeno tre storie da seguire:

  1. La vicenda Mona, una prostituta adolescente che somiglia alla famosa Simstim superstar Angie Mitchell. La storia è connessa a un complotto per rapire quest’ultima.
  2. La storia di Kumiko, la figlia di un boss della Yakuza, rifugiata a Londra durante una lotta tra bande. C’è anche una Molly Millions (che tanto per semplificare cambia aspetto e nome in Sally Shears).
  3. Le avventure dell’artista Slick Henry.

La trama mi è parsa “leggera” forse perché nonostante tutte queste storie, non ne ho percepita una forte e solida che sostenesse tutta l’impalcatura e si facesse ricordare.

E poi, c’è di nuovo un maledetto titolo ingannatore! “Monna Lisa Cyberpunk”! Ma via! A parte che una dei protagonisti si chiama Monna (ma Monna ai tempi di Leonardo da Vinci mica era un nome di battesimo!) non c’è alcun riferimento o connessione con l’opera dell’artista toscano o con la sua modella.

“Cyberpunk” sarà anche una bella etichetta e credo l’abbia inventata proprio lui, ma che cosa c’è di davvero cyberpunk qua dentro? Qualche accenno alle matrici, delle brevi speculazioni sulla forma del cyberspazio e poco più. Anni luce dalla genialità di Matrix. Se c’è una cosa che mi disturba e aumenta la mia delusione come lettore sono i titoli che non trovano riscontro nell’opera che dovrebbero descrivere.

Qualche sprazzo di attenzione lo ha risvegliato il riferimento all’Aleph. Per Gibson un “Aleph” teorico avrebbe la capacità RAM di contenere letteralmente tutta la realtà, abbastanza che un costrutto di memoria di una persona conterrebbe la personalità completa dell’individuo e gli permetterebbe di imparare, crescere e agire in modo indipendente. Il riferimento sembra all’ “Aleph” di Borges: “il luogo dove si trovano, senza confondersi, tutti i luoghi della terra, visti da tutti gli angoli”.

Qualche intuizione futuristica? I micro-elicotteri con videocamera che anticipano, nel 1988, i droni attuali.

A parte ciò, un romanzo che temo dimenticherò presto di aver letto.

IL GIORNALISMO NONOSTANTE LE IA

Ho letto “Spes ultima dea” di Angelo Frascella (Taranto, 1972), uno dei due romanzi che hanno vinto il primo premio ex-aequo della World SF Italia per romanzi brevi inediti di fantascienza. L’altro vincitore è il mio “La felicità affogata”. Entrambi i volumi sono stati pubblicati in questi giorni da Tabula fati, gruppo editoriale sponsor dell’iniziativa. Ricordo che Tabula fati lo è anche del Premio La Città sul Ponte per narrativa e poesia. Le suggestive copertine di entrambi sono state realizzate da Luca Oleastri.

Il bel romanzo di Frascella, incentrato sulle indagini relative alla scomparsa di un geniale visionario italiano, Ulisse Colonna, affronta gli impatti futuribili dell’intelligenza artificiale nel mondo del giornalismo, trasportandoci in un viaggio verso Giove con una nuova tecnologia in grado di accorciarne molto i tempi. A bordo dovrebbe esserci una scimmia in stato di animazione sospesa, per dimostrare la validità di tale tecnologia, ma…

Come la miglior hard science fiction, “Spes ultima dea” ci parla, senza annoiare, delle condizioni di pressione di Giove, della possibilità di creare dei superconduttori sfruttandola e delle potenzialità dei viaggi spaziali. Centrali restano comunque la figura e le indagini giornalistiche della protagonista Sylvia e quello dello scomparso imprenditore Ulisse Colonna e il suo peculiare progetto, che vi invito a scoprire leggendo questo veloce ma intenso romanzo. Due personaggi che emergono con potenza e vivacità dalle pagine.

QUANDO I DISCHI VOLANTI ATTERRANO A TRIESTE

Avendo pubblicato due antologie di racconti distopici (“Apocalissi fiorentine” e “Quel che resta di Firenze”) oltre a vari altri racconti in riviste e sillogi e un romanzo in uscita (“La felicità affogata”) con l’intento di portare la fantascienza in Italia, quando al festival Stranimondi 2023, sul banco dell’Officina Libraria Kipple ho visto il volume “Fantatrieste”, curato da Roberto Furlani, non ho potuto resistere dall’acquistarlo: ero curioso di vedere come questo gruppo di autori avesse a sua volta portato la fantascienza in un’altra città italiana. Credo, infatti, che gli autori nazionali dovrebbero sforzarsi di utilizzare ambientazioni locali ogni volta che sia possibile e non vi sia un motivo particolare per farlo in America o Gran Bretagna. Se un disco volante deve atterrare, lo faccia a Lucca non certo a New York. Lì c’è già troppo traffico. O magari a Firenze o Trieste.

Nell’introduzione Roberto Furlani ci parla del ruolo di Trieste nella scienza oltre che nella fantascienza, con l’Area Science Park, l’Elettra Sincrotrone, la Scuola internazionale Superiore di Studi Avanzati, il Centro Internazionale di Fisica Teorica, l’Istituto Nazionale di Astrofisica, il Laboratorio Immaginario Scientifico, l’Istituto Nazionale di Oceonografia e Geofisica Sperimentale.

Con un substrato culturale scientifico così non sorprende che Trieste abbia anche ospitato la prima edizione dell’Eurocon (nel 1972) nonché il contestuale primo Italcon, che riunisce i fan della fantascienza, per poi generare un Festival della Fantascienza divenuto poi S+F.

Vi fu poi un’antologia omonima di questa, curata da Luigi R. Berto nel 1973.

Il primo racconto, “Effimera” di Fabio Aloiso sorprende per la sua emozionante qualità: personaggi delicatamente profondi, il tema del razzismo, trattato con dolorosa e leggera eleganza, unito a quello della desertificazione e della morte dei mondi, degli esodi obbligati, ma anche qualcosa sulla realtà virtuale, con queste vite aliene in corpi umani e con il mondo artificiale delineato nel finale. Credo possa dirsi, per la sua intensa ricchezza di immagini e contenuti, uno dei migliori racconti che abbia letto trai tanti.

Quasi asimoviano “La mente dei robot” di Simonetta Olivo con la sua Lega per i Diritti dei robot, che ci porta a esplorare le differenze tra il modo di pensare umano e artificiale, accomunati da un inatteso bisogno di socialità e amicizia.

“I figli dei naniti” di Lorenzo Davia ci porta a esplorare nuove frontiere della tecnologia nel campo della micro-robotica, in un tempo devastato dalle epidemie, con macchine capaci di evolversi e autoriprodursi. Frasi come “Un tempo era quasi obbligatorio avere degli innesti per fare carriera. Adesso invece è motivo di discriminazione. Sbagliando di brutto, la gente associa gli innesti con i naniti” ci portano a riflettere sui possibili sviluppi di innesti che vadano a potenziare le capacità umane, futuro sempre più vicino. L’opposizione sociale ai naniti, nuovamente mi fa pensare a quella asimoviana ai robot.

“Il canto delle sirene” di Giuseppe O. Longo ci parla di un misterioso “omarino insignificante” dalle grandi doti scacchistiche, ma con il “cervello delle dimensioni di un uovo di gallina”. Qual è il suo segreto? È forse legato al fatto che ci siano “uomini e donne che ascoltano qualcosa che nessun altro sente”? C’è forse una sorta di “Creatura Planetaria” cui “tutte le menti umane si sarebbero prima o poi fuse insieme, creando la noosferta, una sorta di intelligenza collettiva e poi mente universale”. Questo poteva quasi essere un racconto da ricomprendere an che nell’antologia “Psicomondo” di prossima uscita con Tabula Fati.

Mi sfugge che cosa ci sia di fantascientifico nel racconto “I precursori” di Roberto Furlani, con una bell’ambientazione storica che va dal tempo dell’Impero d’Austria per arrivare ai giorni d’oggi con una (tra le tante) bombe inesplose della Prima Guerra Mondiale che rischia di detonare per un possibile prossimo terremoto annunciato da dei precursori sismici. Ho pensato che l’esistenza di questi segnali che preannunciano i terremoti potesse essere la trovata fantascientifica, ma mi pare di capire che siano qualcosa di accettato dalla scienza. Magari la loro capacità di previsione è meno efficace che nel racconto.

Nella prima pagina di “Racconto senza fine” di Alex Tonelli ci sono tre righe che mi hanno incuriosito,

ponendomi il quesito: dove le ho già sentite?

“Non fumava

Non amava

Mangiava poco e male”

Premesso che l’assenza di punteggiatura non è un errore mio ma la caratteristica (che non comprendo bene) dell’intero racconto, ho quindi cercato in rete se trovavo che cosa l’autore stesse citando o parodiando.

Ho trovato alcune frasi, soprattutto barzellette, in particolare: “Non beveva, non fumava, non andava in bicicletta. Vivendo in modo frugale, risparmiando il denaro, morì presto, circondato da parenti avidi. Fu una grande lezione per me.” (John Barrymore).

Il racconto prosegue in un succedersi di frasi brevi, che si perdono nella riga, senza alcun punto a fermarle. La descrizione di una città su cui volano gabbiani feroci, in cui un misterioso uomo di nome Mercury si muove, visita una sinagoga pur non essendo credente e poi una fattucchiera fluisce poi in una storia in un altro tempo e un altro luogo: l’incontro di Gesù sul Golgota con il vile ciabattino Asvero che pare quasi una nuova versione della maledizione dell’Ebreo Errante. Mi chiedo però dove sia la fantascienza o almeno il fantastico in questa storia.

Nel racconto “Mahùt” di Fabio Calabrese incontriamo un futuribile capitano di pascolante, una sorta d’imbarcazione a fondo piatto che sfrutta ogni sorta di energia alternativa. “Capitano sarebbe suonato altezzoso per Alberto e quelli come lui che non avevano nessun uomo alle loro dipendenze. Pilota, guidatore, driver andavano bene per chi governava un’imbarcazione più piccola di quei torpidi giganti”. Alberto si considera quindi un mahùt, come i guidatori di elefanti. A bordo gli fa compagnia solo il suo gatto. Un giorno si trova a trasportare uno strano carico proveniente da scavi archeologici di uno studioso che sostiene la ciclicità delle civiltà: anche in passato l’umanità, sostiene, avrebbe raggiunto livelli tecnologici. Non posso svelarvi che cosa Alberto scopre nelle casse.

La Trieste di Caleb Battiago in “High Hopes” è un mondo post-apocalittico del XXIII secolo in cui un vecchio balordo “racconta tante storie” ma non si sa se sia più assurdo quel che racconta di sirene con tre tette e anguille con due teste o il mondo di baraccopoli e “mozziconi di un progresso ormai ridotto a cataste di rottami, arterie di fibra ottica e viscere elettroniche” in cui vive.

In “Tutto ciò che siamo” di Gianfranco Sherwood le letture fantascientifiche giovanili di Urania, la passione per Sheckley, Lovecraft e Kolosimo di una coppia di amici portano uno dei due a dedicare l’intera vita alla fanta-archeologia, fino al giorno in cui ritiene di aver davvero scoperto evidenza dell’arrivo degli alieni. Richiama allora l’amico di un tempo, che spinto dalla perduta amicizia, lo raggiunge per condividere una nuova avventura.

Il racconto Luigi R. Berto “Pitco” sembra scritto da un novello Verne o da un Wells, con questo geniale scienziato che solo grazie al proprio ingegno riesce a trovare un modo semplice, veloce ed economico per arrivare su Marte. In lui si imbatte un “delinquente abituale”, fuggendo perché “dietro di lui c’erano tre anni di galera”. Il racconto è del 1973, come l’antologia da lui stesso curata in tale anno. Immaginerei possa esserne stato parte.

Un volume ricco e vario di storie diverse, storie italiane di un’Italia di frontiera, una via al fantastico nazionale ma con spirito internazionale, come non può che essere in una città peculiare come Tieste.