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DICK ERA UN C… DI PRECOGNITIVO

Leggendo oggi l’antologia “Tutti i racconti – Vol. 3 (1955-1963)” di Philip K. Dick colpisce la sua grande capacità di anticipazione di molte tematiche tipiche del nostro tempo. Affronta infatti temi tipici della fantascienza di quegli anni come i viaggi spaziali e gli incontri con alieni, ma sono davvero rilevanti i racconti sociologici in cui immagina i mutamenti del nostro modo di vivere, riuscendo a cogliere nel segno le tendenze attuali, pur svuotate dei contenuti tecnologici dell’elettronica, dei videogiochi e del web, come a dimostrare che certe deformazioni comportamentali non sono implicite in tali strumenti ma in una tendenza evolutiva della società che Dick, molto meglio di altri, ha saputo cogliere con decenni di anticipo.

Nel racconto “Veterano di guerra” (1955) siamo in un futuro di quelli che la fantascienza immaginava nei suoi anni d’oro, con Venere e Marte abitate ma non da alieni bensì da mutanti umani giunti dalla Terra, rispettivamente i cosiddetti “piedi palmati” e i “corvi”. Due popoli in lotta con i terrestri. Un uomo ritorna dal futuro annunciando l’esito della guerra che deve cominciare e pregiudicandone quindi il suo stesso avvio. Trama già ricca ma che riserva altre sorprese.

Philip K. Dick, all’anagrafe Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982)

In “Commercio temporale” (19559 una commerciante si sposta attraverso speciali portali offrendo le sue merci in epoche in cui sono carenti o assenti: gli effetti sull’economia dei viaggi tra universi.

Nanny” (1955), uno dei racconti avveniristici più inquietanti, specula sul tema della facile obsolescenza degli elettrodomestici immaginando delle tate-robot che vengono costruite sempre più grosse e armate in modo che quando si incontrano si combattono e distruggono a vicenda. I genitori ne vogliono di sempre più potenti e le fabbriche speculano sulla possibilità di venderne a ritmi sempre maggiori e prezzi sempre più alti.

In “Mutazione imperfetta” o “Il fabbricante di cappucci” (1955) i telepati sono usati per il controllo sociale ma delle speciali cuffie impediscono loro di carpire i pensieri in un mondo in cui l’innocenza deve essere dimostrata la colpevolezza è sempre presunta. I nuovi impianti di intelligenza artificiale che potrebbero connettersi direttamente alla mente degli utenti potrebbero essere le prime avvisaglie dell’avverarsi, ancora una volta di uno dei presagi ammonitori di Dick.

I personaggi di “Incursione in superficie” (1955) fanno pensare a “La macchina del tempo” di Wells. L’umanità, come nel romanzo ottocentesco, si è evoluta dividendosi in due specie diverse, una, i Tecno, che vive in superficie come gli Eloi e una, gli omo, che vive sottoterra come i Morlock. I Tecno salgono in superficie per catturare alcuni Omo ma il ragazzo protagonista, colpito dall’industriosità di quelle creature considerate primitive e incuriosito da una giovane artigiana, rinuncia alla copertura dell’invisibilità dei suoi compagni per farsi vedere da una ragazza di superficie, scatenando una grande agitazione.

Inquietante la vicenda di “Servizio Assistenza” (1955) in cui un tecnico riparatore di misteriosi sbibli, per errore giunge dal futuro. Nel suo tempo gli sbibli esistono sin dal lontano 1963, nati dopo la piccola guerra mondiale del 1961, assai minore di quella degli anni ’70, per controllare le devianze politiche. Il protagonista cerca di scoprire qualcosa del futuro e di queste macchine organiche che controlleranno l’umanità. Anche questo racconto ci mette in guardia dall’invadenza delle IA.

Oltre il recinto” o “Saltare il fosso” (1955) affronta il tema dell’invadenza della pubblicità, immaginando un futuro diviso tra il partito dei Puristi, ossessionati dalla pulizia (e dall’uso dei prodotti per l’igiene pubblicizzati) e i Naturalisti non assoggettati a tale visione. È un racconto che oggi appare addirittura iperrealista, con quei poliziotti che arrestano chi non è ben pulito o ha l’alitosi! La pubblicità al potere: fantascienza?

Qui come altrove Dick dimostra di saper cogliere gli aspetti più surreali del nostro mondo, anticipandone gli sviluppi o esasperandoli per mostrarne l’intrinseca follia.

Ancor più profetico e, quindi, inquietante, è il racconto “Yanci” (1955) che anticipa il mondo dei social (pur senza parlarne) e degli influencer, immaginando che sulla luna Callisto, popolata da 80 milioni di persone, un certo Yanci abbia un grande seguito, dicendo ovvietà o facendo affermazioni che la volta dopo contraddice, influenzando il comportamento della popolazione e portandolo verso l’omologazione e l’assenza di capacità critica. Spoilero dicendo che in realtà Yanci non esiste: è un personaggio “artificiale” creato apposta per suggestionare la gente. Ne deriva un totalitarismo non violento ma basato sulla persuasione ma che ha come obiettivo persuadere gli abitanti di Callisto a fare la guerra a Ganimede, perché “le guerre sono male ma una guerra è giusta quando difende il nostro modo di vivere”. Un’anticipazione dell’IA ma anche di certe forme di marketing e di politica.

Autofac” (1955) ci porta al nostro presente dominato da Amazon e dalle consegne a domicilio. Ben prima che la società e il sistema nascessero, Dick ne mostrava la degenerazione, con la grande fabbrica globale Autofac che continua a produrre merci, depauperando e inquinando il pianeta, anche se la gente non ne ha bisogno e non le vuole. I protagonisti cercano disperatamente di fermare le consegne continue di beni non richiesti, senza riuscirci e scontrandosi contro un sistema dominato dall’intelligenza artificiale, verso il quale l’uomo sembra non poter intervenire. Altro tema è la capacità di sistemi complessi automatizzati.

In “PSI” troviamo un personaggio in grado di teletrasportarsi indietro nel tempo per incontrare un generale spiegandogli che da lì a un anno lui e quasi tutto il mondo saranno morti nella guerra che sta per scatenare tra Russia e America. Entrambe le parti vorrebbero coinvolgere gli ESP per averli dalla loro parte ma telepati e precognitivi non vogliono schierarsi.

In “Umano è” (1955) abbiamo la tematica resa celebre da “L’invasione degli ultracorpi”, che trova le sue origini nella scrittura di Lovecraft, di un alieno che prende possesso del corpo di un bambino che comincia a comportarsi in modo diverso dal solito, in quanto i Rexoriani, fuggiti su Venere dal loro pianeta morto, hanno conoscenze della Terra di duecento anni prima e quindi anche il loro comportamento è antiquato. Non è detto ma il classico problema, centrale per esempio nel ciclo “Invasione”, che i tempi dei viaggi stellari sono tali da rendere vetuste le informazioni assunte in partenza, quando abbiamo civiltà in rapida evoluzione. Centrale peraltro è la speculazione su che cosa ci renda davvero umani.

In “Foster, sei morto” (1954) un bambino si trova bullizzato e isolato perché non ha diritto di accedere ai rifugi durante i bombardamenti sovietici. Quando suo padre finalmente decide di sacrificarsi comprando un bunker per la famiglia, i sovietici inventano nuovi missili perforanti che lo rendono desueto e inutile, salvo aggiornarlo ma le griglie da applicare sono troppo costose e la famiglia deve rinunciarci. Oltre al tema del bullismo legato alla ricchezza personale, c’è qui, come spesso in Dick, una forte critica del consumismo, con prodotti effimeri che devono sempre essere aggiornati, secondo un’esigenza che non più solo di adeguamento sociale ma estremizzata diventando del tipo “compra o muori”.

Moltissimi sono i racconti di Dick che hanno dato vita a film celebri, in primis “Gli androidi sognano

Minority report

pecore elettriche?” da cui deriva una pietra miliare della fantascienza come “Blade Runner”. “Minority report” è uno di questi, nato dal racconto “Rapporto di minorità” (1957) che vede un sistema di prevenzione del crimine effettuato mediante i pre-cog, i precognitivi, persone in grado di vedere i delitti prima che accadano. Questo ha portato a un mondo con un solo omicidio in 5 anni. Il meccanismo alla base è che se due precog hanno la stessa visione, quella del terzo precog (in minoranza) deve essere errata. Questo però può non essere sempre vero, perché chi ha accesso ai rapporti dei precognitivi può alterare il futuro e quindi anche i rapporti dei precognitivi che ancora non si sono espressi.

In “Al servizio del padrone” (1956) è in corso una guerra contro i robot perché c’è chi sostiene che il lavoro nobiliti l’uomo e quindi gli uomini debbano lavorare, ma ne deriva un mondo senza automi, in rovina, in cui gli uomini sono schiavizzati e costretti a lavorare sottoterra. Ma è davvero per questo che gli uomini avevano abolito gli androidi o piuttosto questi volevano dominare il mondo?

In “Diffidate delle imitazioni” (1956) troviamo un’umanità decaduta aiutata dagli alieni che riproducono gli oggetti per uso quotidiano anche se ormai non riescono a farlo più bene e questi oggetti non funzionano più. Gli stessi alieni nello sforzo di aiutare l’umanità sono diventati sterili e si stanno estinguendo. Così gli uomini sono costretti a imparare di nuovo a costruire oggetti per conto loro.

La macchina” (1956) è quasi un giallo con robot mutaforma che dopo aver ucciso un uomo si trasforma in televisore. Anticipazione della micro-robotica modulare, in cui numerosi moduli intelligenti possono aggregarsi per dar vita a macchine diverse. Forse un possibile futuro.

In “Allucinazioni” o “Le illusioni degli altri” (1957) ci sono alcuni individui paracinetici (con poteri PK), capaci di passare attraverso i muri, che il governo cerca di tenere sotto controllo. Un po’ come ne “La bambina dei sogni” o in “Psicosfera”, hanno la capacità di manipolare le proprie allucinazioni.

Modello 2” (1953) descrive una guerra tra Russi e Americani, in cui questi ultimi hanno costruito dei robot militari capaci di autorigenerarsi in forme sempre più evolute. Sono detti Artigli. L’arma si ritorce contro l’intera umanità, perché le nuove generazioni di Artigli assumono aspetto umano, spesso inerme o ferito, per avvicinarsi ai militari e ucciderli, senza badare più alla loro nazionalità, portando ciascuno a dubitare degli altri, temendo che ogni uomo possa essere un robot assassino. Se le macchine costruiranno altre macchine lo faranno sempre per il bene dell’umanità?

In “Zero-0” o “Non-0” (1958) troviamo un paranoide perfetto senza nessuna capacità empatica che considera tutto il mondo in guerra contro di lui. I mutanti paranoici Zero-0 sono in collegamento telepatico tra loro e mirano a distruggere il mondo. Vedono la suddivisione dell’universo in singoli oggetti come una convenzione e pensano che tutto vada ricondotto a unità mediante esplosioni di bombe sempre più potenti.

Tornando a casa” (1959) vede il rientro di sei astronauti da Marte, creduti morti e scambiati per alieni.

In “Meccanismo di richiamo” o “Meccanismo di ricordo” (1959) la paura dell’altezza si contrappone alla passione per questa.

Selvaggina pregiata” o “Una preda allettante” (1959) un fisico ha strane visioni di un grande occhio che lo osserva e trova persino un misterioso lingotto d’oro. Si è forse aperta una breccia tra il nostro e un altro mondo?

Ne “Il gioco della guerra” (1959) una fabbrica produce giocattoli “bellici” per educare i bambini ad affrontare le difficoltà della vita. Produce anche “Sindrome” una sorta di monopoli al contrario in cui vince chi perde tutto, mentre i soldatini robotizzati danno l’assalto alla cittadella e programmano la costruzione di bombe atomiche. Ulteriore riflessione sull’evoluzione dell’automazione e anticipazione dell’AI e della robotica.

In “Presidente di riserva” (1969) il sostituto del Presidente degli USA è un uomo qualunque che si trova a fronteggiare un’invasione aliena. Deve affrontare anche un uomo che controlla le TV durante le elezioni. Vi ricorda qualcuno?

In “Cosa ne facciamo di Ragland Park?” (1963) Culture è un programma ministeriale per la ricostruzione delle città abbandonate per lo spopolamento della Terra a seguito della colonizzazione di altri mondi. Un tizio che scrive ballate che si rivelano fare riferimento a persone reali forse grazie a suoi particolari poteri telepatici, è assunto da Culture per scrivere ballate politici che incastrino i loro nemici.

Come in “Yanci” anche con “Se non ci fosse Benny Cemoli” (1963) Dick affronta l’idea di personaggi immaginari che influenzano l’opinione della gente, anticipando i nostri tempi. Benny Cemoli è un presunto agitatore politico che nessuno ha mai visto. Esiste davvero? Di lui parla il Times, un giornale omeostatico che si scrive da solo.

Ancor più inquietante e attuale è “I giorni di Perky Pat” (1963). Dopo una Catastrofe che ha reso inabitabile la superficie della Terra, ricoperta di polvere e abitata da pseudogatti e pseudocani feroci, gli adulti passano in tempo ad arredare la casa della bambola Perky Pat, che ricorda il mondo ante-Catastrofe. Un’anticipazione della realtà virtuale, senza elettronica e web. I giocatori spendono tutto quello che hanno per migliorare la loro bambola. Quando scoprono che in un altro Pozzo c’è una bambola diversa, sono presi dal desiderio di conoscerla e possederla. I bambini invece sembrano immuni e passano il tempo cacciando animali mutanti in superficie.

Tante visioni diverse di un futuro che somiglia sempre più al nostro presente o che pare avvicinarsi pericolosamente. A che cosa servono, allora, gli avvertimenti degli autori di fantascienza? Siamo ancora in tempo per imparare dal genio anticipatore di Dick o le sue derive sociali sono ormai inevitabili per noi? Un autore che se tutti avessero studiato a scuola negli anni ’60, forse avrebbe potuto cambiare il mondo.

CHI STA FACENDO SPARIRE LE TRACCE DI DANTE ALIGHIERI?

Di Pier Luigi Coda, in vista del Salone del Libro, poiché avremmo condiviso alcuni spazi nello stand e durante una presentazione, avevo già letto “Il Signor William Shakespeare presenta La Vera Storia di King Lear alla Classe III A” (Tabula fati, 2023).

Coda è autore di saggi letterari ma anche, come in questo caso di opere di divulgazione scolastica.

Al Salone ho ricevuto autografato da lui un analogo volumetto “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri” (Effatà Editrice, 2019) sottotitolo “Il mistero dei robumani”, che immaginando dei furti seriali di opere legate al Sommo Poeta, mette in azione un’investigatrice soprannominata come il più celebre personaggio di Arthur Conan Doyle, utilizzando la trama come pretesto per parlare di Dante e dei dipinti che lo raffigurano o raffigurano le sue opere. Le tracce lasciate

Pier Luigi Coda

volutamente dai ladri sono versi dello stesso Poeta.

Se ne “La Vera Storia di King Lear” l’incontro del Bardo inglese con i ragazzi della III A avveniva grazie a un viaggio nel tempo, in “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri”la soluzione del mistero è non meno fantascientifica e coinvolge i robumani del sottotitolo, che altro non sono che androidi.

Singolare per un autore che dice non praticare il nobile genere della science-fiction l’uso di alcuni dei suoi tipici elementi.

Come per l’altra opera da me letta, anche qui rimane apprezzabile la volontà di avvicinare al pubblico giovanile le grandi figure della letteratura. Peccato non esserci conosciuti prima perché certo avrebbe potuto dare un bel contributo all’antologia “Gente di Dante”, sui personaggi del tempo e delle opere dell’Alighieri, da me curata con Caterina Perrone.

LE DONNE IMMAGINARIE CI PARLANO

Il GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo l’antologia “Le sconfinate” su donne che nella storia si sono mosse fuori dalle righe (e tante altre antologie), ripropone ora una nuova raccolta di racconti realizzati dai propri soci sotto forma di monologo (come nel precedente volume) con protagoniste donne immaginarie presenti in opere artistiche, letterarie, cinematografiche, teatrali, del mito, della canzone, della fiaba, della poesia, operistiche o di altre forme creative. Tra i generi si va dai classici, al mainstream, alla fantascienza, al giallo, all’horror, al fantastico.

Ne è nato un volume che riunisce cinquantadue personaggi femminili, descritti da cinquantadue autori in cinquantuno racconti, riportati nel volume in ordine alfabetico, ciascuno illustrato da un disegno di Enrico Guerrini, immagini tutte poi riunite nella copertina. Il volume, intitolato “Le immaginate” (Il Foglio, giugno 2023) è curato da Nicoletta Manetti e Cristina Gatti, con l’aiuto di un comitato di lettura di membri del GSF.

Le donne di questo libro spesso sono figure che escono dalle pagine e si confrontano con le opere da cui sono nate e talora con gli autori stessi che le hanno create, a volte per protestare per come sono state “immaginate”. A volte le troviamo descritte nello stesso periodo della vita in cui furono originariamente rappresentate, altre volte gli autori del GSF le immaginano a anni di distanza o, addirittura, proiettate nel nostro tempo dalle epoche in cui erano vissute, anche se molto lontane o addirittura in spazi fittizi o nell’aldilà.

Se ogni scrittore ha scelto donne diverse, alcuni autori sono stati scelti più volte come Alessandro Manzoni, Quentin Tarantino e, soprattutto, Walt Disney, Omero (considerando che molti personaggi del mito compaiono anche nelle sue opere). Mi ha, invece, stupito l’assenza di figure bibliche.

Alice disegnata da Enrico Guerrini
  • Si parte con Aida, in un monologo di Elisabetta Braschi che è quasi un saggio letterario, in cui la protagonista si confronta con l’opera verdiana e gli spettacoli che di questa sono stati allestiti.
  • Terza Agnoletti affronta Alatiel dal Decamerone di Boccaccio, la figlia del sultano di Babilonia, che si smarca dalle storie inventate su di lei, come quella dei nove uomini che l’avrebbero posseduta ma anche da quella sulla sua presunta verginità.
  • Carlo Menzinger di Preussenthal (chi è costui?) immagina l’Alice di Carroll ormai adulta, se non invecchiata, rinchiusa in un ospedale psichiatrico e ancora ossessionata dalle visioni del Paese delle Meraviglie e nel contempo alla ricerca di un Tempo Perduto dal sapore proustiano.
  • Nel monologo su Amelie di Gabriella Becherelli, la protagonista del film di Jan Pierre Jeunet, questa, alla ricerca di se stessa, a volte quasi confusa con l’attrice Audrey Tautou che l’ha interpretata, si racconta, osservando anche la realizzazione del film, in un’atmosfera surreale fra realtà e immaginazione: “Del resto vestire i panni di un altro è qualcosa che riguarda un po’ tutti nella vita: ci travestiamo, cambiamo atteggiamento, mettiamo una maschera, oppure immaginiamo di essere qualcun altro”. Racconto che sembra quasi ricollegarsi a quello su Alice con “la scatola di metallo: piccoli giocattoli, bigliettini, dettagli significativi che descrivono il mondo perduto dell’infanzia”, l’uomo di vetro che mi ricorda Humpty Dumpty, “il cinema” che “in fondo infrange il tempo”, “il tempo” che “sembra avere le ossa fragili come l’uomo di vetro”.
  • Paolo Dapporto, da bravo chimico, con la sua Andromaca ci fa notare il colossale salto culturale della guerra di Troia con il passaggio dalle armi di bronzo alle armi di ferro: “Vi rendete conto di quello che ci propone Glauco? Di combattere contro i nostri nemici in modo sleale, usando armi che loro non possiedono. Non è così che siamo stati educati e che educhiamo i nostri figli alle future battaglie”.
  • Renato Campinoti affronta il difficile amore e il suicidio di Anna Karenina, raffigurandola nell’aldilà, dove incontra Virginia Wolf e mentre viaggia tra Londra e Parigi, scoprendo la filantropia grazie a Angela Burdett-Cutts.
  • Francesco Fattorini da voce ad Artemide, la dea della caccia, mostrandola come una donna che per desiderio di libertà rifugge l’amore.

Silvia Alonso fa parlare Beatrix Kiddo, in arte Black Mamba, la protagonista del film di Quentin Tarantino “Kill Bill”, una serial killer affiliata a una banda di assassini che fanno capo al malavitoso ‘Bill’, qui alla ricerca di vendetta armata della sua katana.

  • Clarice Starling, la protagonista de “Il Silenzio degli innocenti” viene immaginata da Fausto Meoli ormai pensionata, a Firenze, ma sempre angosciata da Hannibal Lecter.
  • Un altro personaggio che ritroviamo invecchiato a pensare al proprio passato è la cattivissima Crudelia De Mon de “La carica dei 101”, che Maria Di Lisio vede ancora ossessionata dall’amica-nemica Anita. Una donna così fredda che per scaldarsi ha bisogno di pellicce e pepe!
  • Manna Parsì ha scelto per il suo monologo Daisy Buchanan de “Il grande Gatsby” per farne quasi il simbolo di tutte le donne senza coraggio, incapaci di amare, frivole e superficiali.
  • La Desdemona dell’Otello disegnata da Sylvia Zanotto, come altre donne dell’antologia, rivendica la propria personalità e l’importanza del proprio ruolo, mostrando un rapporto con l’altro sesso quanto mai contrastato, quasi fosse incapace di accettare il proprio essere donna, “Quell’io femmina che l’io maschio travolge”.
  • Despina, la cameriera frivola e insidiosa dell’opera di Mozart “Così fan tutte” è rinarrata da Brunetto Magaldi nel contempo come personaggio e come attrice, che si sente in dovere di specificare: “Io, nella realtà, sono ben diversa da quella frivola e amorale Despina”.
  • Giovanna Archimede sceglie Prassede, la vecchia bigotta che custodisce la virtù della Lucia dei “Promessi sposi”.
  • Oscilla un ragno sul suo filo instabile, Io son quel ragno penso e guardo Menelao, il mio sposo novello”. Comincia così il racconto sulla spartana Elena, la prima grande femme fatale della letteratura e non posso non pensare alla mia trilogia “Via da Sparta” (“Il sogno del ragno”, “Il regno del ragno” e “La figlia del ragno”). So che Miriam Ticci li ha letti e non posso allora non chiedermi quanto questo racconto ne sia stato influenzato, ma la risposta è negativa: si tratta di ben altra storia e di una donna che alla fine proclama: “La verità è che io il mio primo uomo ancora l’aspetto, quello che avrà cura del nostro reciproco amore e per il quale io farò follie, costi quel che costi!
  • Il tenente Ellen Ripley interpretato da Sigourney Weaver in “Alien” e vari altri film successivi, romanzi, fumetti e videogiochi è una donna che pur non essendo bella ha molto stimolato l’immaginario maschile. Adriano Muzzi le rivendica un’altra identità:

“Chiariamo subito alcuni punti:

Io sono bionda, e non mora con i capelli appiccicaticci come l’attrice.

Sono muscolosa, ma anche formosa, ossia ‘bona’. Non sembro un maschiaccio.

Non sono affatto coraggiosa: ho agito come ho agito solo perché sono stata costretta dalle circostanze. Col cavolo che mi offrivo volontaria per cacciare quel maledetto mostro.”

Anche il suo rapporto con l’alieno assume una nuova connotazione nel racconto.

  • Giusy Frisina scrive di Emma Bovary: “Sognavo l’Amore, ero innamorata di questa parola” le fa dire. Le fa anche constatare che “Flaubert voleva comunque farmi diventare un’eroina a tutti i costi e ci è riuscito perfettamente, al punto da farmi apparire, nello stesso tempo, peccatrice e santa”. Come in altri racconti di questo volume, la protagonista si confronta con il proprio autore e l’opera da cui è uscita, spostandosi dal piano dell’immaginario a quello del reale.
  • Nell’opera di Collodi la Fata Turchina, come il Grillo Parlante, ha un ruolo di guida per Pinocchio, un po’ materno, un po’ da docente. Nel suo monologo Antonella Cipriani la immagina alle prese con un ragazzo contemporaneo svogliato e troppo attratto dai videogiochi.
  • L’orchessa Fiona di Donatella Bellucci è alla ricerca di riscatto e di un diverso destino. Se la prende con il proprio autore e con tutti coloro che hanno descritto le donne nelle fiabe (ma non solo): “Delle povere inette, ingenue a rischio della vita, addormentate per anni, avvelenate, vessate oltre ogni limite, rinchiuse nelle torri, private della voce.
  • Indiana immagina una Ginevra che “sgattaiola fuori dal suo castello sulle ali di una carrozza, rinunciando al trono di Regina di Camelot. Raggiunge Versailles”.
  • Nicoletta Manetti ci parla del difficile rapporto di Giselda Materassi con le sorelle più grandi e il difficile nipote Remo un po’ scavezzacollo. Sorella un po’ Cassandra, un po’ “grillo parlante”.
  • Cristina Gatti scrive della Lullaby di “Colazione da Tiffany”, ovvero Holly Golightly che fu interpretata da Audrey Hepburn “una ragazza, reduce da un passato difficile, al tempo stesso dolce, caparbia, cinica e sognatrice che vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità, eccessi e di espedienti”, “inconsapevolmente sexy” divenuta “un’icona di eleganza”. Il personaggio si rapporta criticamente con il romanzo e il film che l’hanno rappresentata.
  • Chiara Sardelli dà voce a una delle pochissime figure femminili delle opere su Sherlock Holmes, Irene Adler, che compare in un solo racconto. L’immagina viaggiatrice nel tempo, assoldata da Churchill come spia contro il nazismo, donna vittoriana che mal si adatta ai tempi “moderni”.
  • Gianni Paxia ci parla della Jeanne di Maupassant che ne descrive “una vita che si rivela piena di delusioni da parte degli esseri umani, e, causa di maggiore sofferenza, di delusioni che arrivano da persone a lei vicine, anche dai genitori.”, ragazza cresciuta in convento, che arriva impreparata al matrimonio e alla prima notte di nozze, alla ricerca di amore, ma sentendosi sempre tradita da tutti, persino dal figlio.
  • Eleonora Falchi si cimenta con un classico della letteratura per ragazze, dando voce a Jo March di “Piccole donne” e facendola confrontare con i tempi moderni.
  • Gabriele Antonacci dà voce a una ninfa, Lena, che allevò il Dio Bacco come raffigurata nei versi di Michele di Lando nel XIV secolo, trasformandola in una testimone della storia.
  • La Margherita che fa parlare Gabriella Tozzetti esce da uno dei più intriganti romanzi della letteratura, “Il Maestro e Margherita” di Bulgàkov, colei che, innamorata del Maestro, presiede al ballo di Satana.
  • Claudia Piccini immagina che Mary Poppins, per la sua “voglia di donarsi ai più piccoli” sia trasportata “in un bellissimo paese dell’Italia, per prendersi cura di una persona speciale”. “Anna è sola, i suoi genitori l’hanno abbandonata appena nata, in una cesta di paglia, sulla spiaggia in riva al mare”. La piccola, che nel 2021 vive a Livorno, è affetta dalla Sindrome di Down.
  • La Medea di Roberto Riviello è moderna e contemporanea: “Cos’altro potrebbe fare, oggi, questa folle Medea se non: Rimuovere, Rimuovere, Rimuovere.” Come la mia Alice e altre “immaginate” la ritroviamo in una “Casa di cura ma lo so bene che è un manicomio”.
  • La Medusa di Cristina Scrigna più che un mostro mitologico è una donna tormentata.
  • La Minnie di Giovanna Checchi è la non più eterna fidanzata di Topolino ma una donna-topa ormai matura, sposata e alquanto stanca del proprio rapporto con il troppo perfetto Mickey Mouse.
  • Devo confessare di non conoscere Modesty Blaise cui dà voce Raffaele Masiero Salvatori, dunque fatico a comprendere quanto l’autore si discosti dal personaggio originario, “un’agente dei servizi segreti inglesi dopo un passato criminale”.
  • Anche troppo conosciuta, invece, la Monaca di Monza che Alba Gaetana Avarello dipinge come donna innamorata di un amore appassionato e violento.
  • Nanà, l’Imperatrice-Sfinge è fra le opere più imponenti del Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Nilde Casale sceglie dunque non la protagonista di un romanzo, un film o un fumetto ma una statua. Una statua-casa. “Una Sfinge. Enorme e fluida, dai seni giganteschi, con due oblò al posto dei capezzoli. I capelli mi ricoprono la schiena e il sedere, ci puoi salire e camminare come su una terrazza.
  • Rosalba Nola anima Nora della “Casa di bambola” di Ibsen facendole incontrare in sogno il suo stesso creatore, che la vuole avvinta agli schemi da lui ideati: “Con voce flebile si disse lieto che avessi spezzato le catene del mio matrimonio. Ma poi si alzò e con rinnovato vigore mi promise che il miracolo mancato – di gloria, d’onore! – si sarebbe finalmente realizzato! Ma ancora una volta dovevo essere il personaggio obbediente che la sua penna aveva creato, continuare a fare sacrifici e senza mai un lamento”.
  • Vi ricordate di Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta? Forse no. Ma certo ricordate il suo soprannome Pippi Calzelunghe. Di lei scrive Marco Tempestini, immaginandola adulta, seppur sempre ribelle, pronta ad aiutare in ogni modo i bambini poveri, persino regalando parte delle sue mitiche monete d’oro.
  • “Il nome della rosa” di Umberto Eco non è certo un romanzo erotico ma contiene al suo interno una delle scene che ricordo, anche nella versione cinematografica, come tra le più sensuali della letteratura italiana: l’incontro tra il giovane novizio e la bella mendicante, la Ragazza Senza Nome di cui ci parla Andrea Zavagli.
  • Roberto Mosi sceglie invece Melina, la protagonista di una fiaba della Val d’Adige, su una giovane contadina che si nasconde in una cesta di mele e sposa un principe per aver spezzato l’incantesimo della strega Baldassarra che lo aveva trasformato in un coleottero.
  • Rose Da Silva, una madre amorevole che partirà alla disperata ricerca della sua bambina Sharon scomparsa nei tetri anfratti di Silent Hillè la figura scelta da Matteo Alulli per il suo monologo in cui affronta “gli incubi più cruenti e deformi che si trascinano nella nebbia cittadina, la cui comunità nasconde una macabra e diabolica verità”. La storia è occasione per riflessioni sulla morale.
  • Anche Fabrizio De Sanctis sceglie un horror per il suo racconto, anche se con l’ironia di Quentin Tarantino: “Dal tramonto all’alba”. La sua protagonista è Santanico Pandemonium, la “regina” dei vampiri che infestano il From Dusk Till Dawn e ci parla del potenziale erotico del vampirismo.
  • Caterina Perrone non poteva che scegliere l’eroina de “Le mille e una notte”, Sharazàd, che con il suo erotismo e “con le sue storie farà dimenticare al re Shahriyàr il suo desiderio di vendetta contro la moglie che lo ha tradito”.
  • Laura Vignali nel descrivere la signora Frola, la fa uscire dalle pagine del libro e confrontarsi, pirandellianamente (visto l’autore) con il suo pubblico.
  • Miriam Cividalli Canarutto decide di dar voce a un personaggio secondario dei romanzi di Simenon, la moglie del commissario Maigret.
  • Carlo Giannone sceglie la protagonista di una poesia, La Spigolatrice di Sapri, rappresentata anche in alcune statue in cui la donna non si riconosce.
  • Francesca Tofanari e Oliva Cordella trasportano Teresa Raquin nel 2022 è le fanno rescindere il “contratto” che la lega con l’autore Emile Zola, ma se sei un personaggio è difficile uscire dai propri panni.
  • Gli dei sono immortali, dunque nulla di strano che Andrea Carraresi faccia vivere Teti ai nostri giorni, per rimpiangere la futilità della propria bellezza che non le è stata poi di grande aiuto e per lamentarsi della morte del figlio Achille.
  • Il volume dovrebbe contenere dei monologhi, ma spesso all’interno di questi compaiono dei dialoghi. Se il monologo è fatto da due donne (che non parlano in coro o che finiscono una le frasi dell’altra) possiamo ancora definirlo tale? Saimo Tedino sceglie di far parlare Thelma e Louise, che si raccontano le loro difficili vicende e si interrogano su quale regista potrebbe mai rappresentare al cinema la loro storia o quali attrici interpretarle meglio.
  • La Valentina di Crepax nelle pagine di Andrea Improta rimpiange l’infanzia mai avuta (essendo stata disegnata già adulta) e la mancanza di un vero amore nella propria vita, sebbene simbolo di bellezza.
  • Uno degli autori più rilevanti per la successiva letteratura fantastica è Wells e il suo “La macchina del tempo” è una delle opere più significative e ricca di influenze sulla scrittura successiva. Un personaggio di quest’opera ha però avuto sinora poco rilievo: Weena. Una fragile fanciulla degli eloi, una delle due razze evolutesi dall’umanità. Massimo Acciai Baggiani coglie l’occasione di descrivere il suo rapporto con il protagonista giunto dal passato per mostrare le difficoltà delle differenze culturali anche in un rapporto amoroso, in un caso come questo caratterizzato da enorme distanza tra i due modelli sociali.

Con questo racconto si conclude questa enciclopedica carrellata di protagoniste e di monologhi, da leggersi soprattutto come invito alla lettura, alla conoscenza, alla visione e all’approfondimento delle opere citate, testimonianza dello sterminato patrimonio culturale in cui ci muoviamo, dove il mito, la fiaba, il fumetto, il cinema, la TV, la scultura, la poesia, l’opera, la canzone, la narrativa di ogni genere possono in pari misura generare nuovi stimoli culturali, nuove percezioni, nuove storie.

Il volume sarà presentato il 12 Giugno 2023 alle ore 16 presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour 14 (Firenze).

SI CONCLUDONO LE AVVENTURE DI THEA IN UN MONDO PARALLELO

Heta è un mondo parallelo rispetto alla Terra e Thea è “un’anomalia” sospesa tra i due mondi. Sandra Moretti ne parla in una trilogia in quattro volumi. In che senso? Beh, il terzo episodio “Fuoco amico” è diviso in due libri: “Vol. 1” e “Vol. 2”.

Ho finito di leggere ora a leggere quello conclusivo, iniziato prima di avviarmi al Salone del Libro di Torino dove Sandra Moretti lo ha presentato in alcuni eventi presso lo stand di Tabula fati e nello stesso presso la Sala Indaco cui ho partecipato anche io con il mio “Quel che resta di Firenze”, assieme anche ad altri due autori di genere fantastico della casa editrice, Pier Luigi Coda e Melania Fusconi. Incontrandoci ho avuto l’onore di consegnarle il Premio Vegetti 2023 della World SF Italia da lei vinto a Pavia (dove non ha potuto essere presente) per il miglior racconto con “Ortensie su Marte”.

Grande il successo per Sandra e il suo libro al Salone, andato in sold out.

I due mondi, Heta e Terra, scopriamo che sono fortemente interconnessi. La fine di uno potrà essere la fine dell’altro o di Thea che è cavallo dei due? Una protagonista che dice “non desidero essere unica, voglio solo essere felice, ordinaria” ma ha un grande fardello sulle spalle e verrebbe quasi da citare Spiderman con il suo “Grandi poteri comportano grandi responsabilità”.

Scopriremo leggendo se Thea riuscirà a trovare il suo equilibrio in un’avventura che ci parla di teletrasporto e di cloni, anche questi connessi al loro orginale, costretti a morire se questo muore. Sembra quasi che il messaggio di questo libro sia: tutto è connesso, dobbiamo trovare il modo di collaborare o tutto sarà distrutto. Una logica da guerra fredda o di una rinnovata solidarietà?

CONCORSI DI FANTASCIENZA,  SALONE DEL LIBRO, GATTI MAGICI E COSPLAY

Nelle prossime settimane ho alcuni importanti appuntamenti cui vi invito a partecipare tutti:

  • Il 13 maggio alle 16,00 ci sarà a Pavia, presso il Ctrl-Alt Museum, via Riviera, 39, la proclamazione dei vincitori del premio World SF Italia (Angelo Frascella e Carlo Menzinger a ex aequo) e dei vincitori del Premio Vegetti. Sono in finale nella categoria dei romanzi con Massimo Acciai Baggiani con il nostro volume di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022), mentre Chiara Sardelli è in finale per i saggi con il testo che si occupa della mia produzione “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli, 2022). Nella stessa occasione uscirà il nuovo numero della rivista World SF Italia Magazine curata da Luca Ortino con il mio racconto “Mecca e IGM”.
  • Il 16 maggio alle ore 18,00 presentazione a Villa Arrivabene (Piazza Alberti 1/A, Firenze) dell’antologia “A Firenze, Centro Storico” in cui è presente il mio racconto “Le Città Vaganti” che racconta di un futuro surreale in cui per salvarsi dall’inalzamento dei mari le città si trasformano in navi.
  • Presenterò per la prima volta “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023) e parlerò ancora di “Psicosfera” (Tabula fati, 2022) al Salone del Libro di Torino 2023 presso gli Stand di Tabula fati (C66) il 18 Maggio 2023 (dalle ore 16,00 alle ore 16,30) e il 19 Maggio 2023 (dalle ore 13,00 alle ore 13,30). Interverrò inoltre il 18 Maggio 2023 alle ore 18,15 presso la Sala Indaco assieme ad altri autori di genere fantastico. Si accede al Salone del Libro di Torino da Lingotto Fiere in Via Nizza 294 e via Matté Trucco 70.
  • Il 20 Maggio il racconto “La gatta impossibile” sarà premiato con il Premio Bastet (come il nome della gatta protagonista!) dall’Accademia dei Gatti Magici, Testimoni e Ispiratori nelle Arti e nelle Civiltà in occasione del Maggio Felino 2023 che si svolge a Fiesole (Firenze) dalle ore 16,00 in poi, alla Sala del Basolato di piazza Mino col patrocinio del Comune e della Biblioteca Comunale. “La gatta impossibile” è presente nell’antologia collettiva “In perfetta felitudine” (Pro Natura Valdarno, 2021) curato da Barbara Gori e nella silloge individuale “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023). A causa dell’alluvione l’evento è stato sospeso e rimandato a settembre.
  • Dal 2 al 4 giugno si svolgerà presso l’Anfiteatro del Parco delle Cascine il “Firenze Cosplay 2023”. Sarò presente per tutte le giornate allo stand di Tabula fati (Stand A9, presso l’Anfiteatro delle Cascine “Ernesto De Pascale” e il parco delle Cornacchie, di fronte all’Area spettacolo e accanto all’Area HP) dove potrete trovare i volumi da me editi con questa casa editrice. Saranno con me Massimo Acciai Baggiani, Chiara Saredelli, Melania Fusconi, Silvia Banzola e Sandra Moretti, con i loro libri.
  • Il 7 giugno 2023 presenteremo ancora “A Firenze, Centro Storico” con il mio racconto “Le Città Vaganti” alla Biblioteca delle Oblate (via Dell’Oriuolo, 24, Firenze).
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 9,00 andrà in onda la mia intervista su “Psicosfera” ma anche “Quel che resta di Firenze” con Silvia Aonzo ed Emanuela Ferrara nella rubrica Il cannocchiale.
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 16,00 nell’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour, 4, alla presenza della dott.ssa Cristina Giachi, presidente della V Commissione Cultura del Consiglio Regionale della Toscana, sarà presentata l’antologia di racconti del GSF – Gruppo Scrittori Firenze “Le immaginate”, che contiene il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto”.
  • Il 16 giugno 2023 alle ore 17,00 presenteremo alla Biblioteca del Giardino dell’Orticultura (Via Vittorio Emanuele II, $ e Via Bolognese 17, Firenze) l’antologia “A Firenze, Rifredi” che contiene il mio racconto su un incendiario ecologista “Nerone a Rifredi”.
  • Lunedì 19 giugno alle ore 19,00 al Fiorino Sull’Arno (lungarno Pecori Giraldi, 50, Firenze) presentazione dell’antologia “Le immaginate” (Il Foglio, 2023) curata da Cristina Gatti e Nicoletta Manetti con il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto” ispirato alla bambina immaginata da Carroll e a Proust. A seguire apericena e concerto dei BBQ.
Il presidente della World SF Italia, Carlo Menzinger e l’editore Marco Solfanelli del Gruppo Editoriale Tabula fati.
Presentando “Quel che resta di Firenze” in Sala Indaco al Salone del Libro di Torino
Presentando gli ultimi volumi al Salone del Libro di Torino

Qui alcuni video:

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: prima presentazione presso lo stand di Tabula fati.

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: presentazione degli autori di genere fantastico di Tabula fati presso la Sala Indaco.

19/05/2023, Salone del Libro di Torino: seconda presentazione presso lo stand di Tabula fati.

IL FANTASY PARALLELO DI HETA

Il terzo volume della saga “L’Isola di Heta” di Sandra Moretti, edito da Tabula Fati come i precedenti, s’intitola “Fuoco amico. Vol.1” (2021). Prevede quindi un quarto volume, che uscirà in occasione del Salone del Libro di Torino il 18 maggio 2023 e che ne costituirà la seconda parte.

I primi volumi erano “L’Isola di Heta” (2016) e “Diversi Mondi” (2018). Il prossimo dovrebbe essere “Fuoco amico. Vol. 2” (2023).

Nei precedenti volumi avevamo appreso che oltre al nostro esistono mondi paralleli che differiscono di poco rispetto al nostro, un po’ come i mondi del fantasy che si celano dietro i più vari portali o come gli universi divergenti dell’ucronia. Non pianeti alieni, quindi, così lontani da essere obiettivamente irraggiungibili e inconoscibili ma che possiamo e dobbiamo immaginare diversissimi dal nostro, ma spazi alternativi così simili al nostro da essere popolati da umani non diversi da noi per aspetto, emozioni, sentimenti e comportamenti. Così simili che la protagonista, giunta sull’Isola di Heta, può persino trovare il modo di vivere, amare e partecipare ai conflitti locali. Ecco quindi le difficoltà dei rapporti familiari che si mescolano con lotte per il potere.

La differenza più rilevante tra la Terra che conosciamo e Heta è forse la sua religione,

basata sul culto degli spiriti dei Quattro Elementi: Terra, Aria, Acqua e Fuoco. Di nuovo appare potente la suggestione del fantasy più che della fantascienza, delle implicazioni sentimentali più che della speculazione scientifica.

La protagonista Thea ha un dono particolare, la capacità di teletrasportarsi, non solo nello spazio comune, ma anche tra un mondo parallelo e un altro. Un potere che nasce dalla sua stessa natura, non derivante quindi da ritrovati tecnologici come in “Star Trek”. Siamo piuttosto dalle parti di “Psicosfera” e dell’energia onirica che consente a Giampiero Tassetti di materializzarsi altrove, perchè, parafrasando Shakespeare “Siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.

SOPRAVVIVERE ALLA FINE DELLE REGOLE MORALI

John Christopher

Morte dell’erba” (The Death of Grass) è un romanzo distopico apocalittico di sopravvivenza dell’inglese John Christopher (pseudonimo di Sam Youd – (Huyton, 16 aprile 1922 – Bath, 3 febbraio 2012) uscito nel 1956. Se allora poteva sembrare un libro profetico, ma relegabile tra le tante ipotesi fantascientifiche, oggi suona maledettamente realistico nel disegnare un futuro tra i più probabili: un virus devastante che distrugga tutte le colture erbacee, non solo grano, orzo e malto, ma persino il riso, creando una colossale carestia globale e una conseguenza esplosione di violenza, in una lotta per la sopravvivenza sempre più disperata e spietata.

Un romanzo quanto mai avvincente che ti spinge ad andare avanti pagina dopo pagina per scoprire le sorti dei protagonisti e, soprattutto, dell’umanità tutta, con la forte angoscia di sentirsi noi stessi coinvolti nelle vicende dei personaggi che cercano di

raggiungere una valle isolata e ben difendibile dove vive il fratello del protagonista.

Il momento dell’incontro tra i due fratelli sarà occasione per metterli a confronto, come novelli Caino e Abele o Romolo e Remo, rivangando le decisioni e la sorte che hanno fatto di uno un contadino proprietario terriero e dell’altro un cittadino, per effetto di una divisione ereditaria poco equa.

Il romanzo è anche occasione per mostrare come l’ambiente e le circostanze possano influire sulle persone, il loro carattere, il loro atteggiamento e, in particolare, il loro modo di raffrontarsi con i modi di vivere “civili”, quando le barriere delle legalità crollano. Un’importante riflessione su cosa significhi essere uomini.

LA SPECULAZIONE FANTASCIENTIFICA DI UN GRANDE PENSATORE

La sentinella” (1983) è il titolo di un racconto e di un’antologia del maestro della fantascienza Arthur Clarke (Minehead, 16

Sir Arthur Charles Clarke 

dicembre 1917 – Colombo, 19 marzo 2008). La raccolta comprende le storie:

  • Second Dawn 
  • Breaking Strain
  • Superiority
  • Exile of the Eons 
  • Hide and Seek
  • Expedition to Earth
  • Loophole
  • Inheritance 
  • Dog Star
  • The Sentinel

Il

primo racconto lo definirei uno dei migliori esempi di speculative fiction prodotti. Vi si immagina una civiltà aliena telepatica sviluppatasi in un lungo arco di tempo ma del tutto incapace di manipolare la materia, essendo dotata di arti inadatti, con lunghi artigli, e del suo incontro con un’altra civiltà, molto più giovane ma dotata della capacità di manipolazione. La riflessione che induce su come l’umanità sia a metà strada tra i due esempi con la sua capacità di pensiero nel contempo pratico e teorico ci pone davanti alla straordinaria eccezionalità della nostra specie e al dubbio esistenziale se davvero possa esistere nella galassia un’altra specie con una simile duplice capacità, di cui forse a stento ci rendiamo conto.

Questo racconto da solo vale l’intero volume, che pur contiene pregevoli storie, come la successiva sul tentativo di salvare un’astronave alla deriva con l’ossigeno in esaurimento e due astronauti a bordo: solo con il sacrificio di uno dei due l’altro potrà salvarsi. Importanti le implicazioni che ne derivano. E che dire del racconto che ci fa riflettere sull’inutilità della corsa agli armamenti? O sul totalmente improbabile incontro tra due specie antropomorfe? O della storia che dà il titolo al volume in cui si scopre un antichissimo manufatto alieno sulla luna?

Non per nulla Clarke è l’autore che ha ispirato uno dei film più intensi della storia cinematografica, “2001 Odissea nello spazio”.

TUTTA LA GALASSIA È PAESE

Trovo sempre apprezzabili i romanzi di fantascienza che cercano di descrivere in modo dettagliato pianeti alieni e lo fanno in modo non scontato, immaginando quindi civiltà o forme di vita molto diverse dalla nostra. “Paradiso remoto” di Mike Resnick (Chicago, 5 marzo 1942 – 9 gennaio 2020) è sulla buona strada in tale direzione ma poi si lascia prendere da visioni troppo antropomorfe della realtà. Vi si parla della colonizzazione umana del paradisiaco pianeta Peponi, fertile e ricco di risorse naturali, ben presto sfruttato e depauperizzato dai coloni. Il tentativo di descrivere un mondo nuovo secondo me fallisce per la volontà di usarlo come una sorta di metafora della colonizzazione europea degli altri continenti, con gli alieni trattati alla stregua di “negri” e “pellerossa”, a loro volta vittime di faide tribali che ricordano quelle africane. Anche il presidente alieno oggetto dell’intervista non sembra molto dissimile da certi politici

terrestri.

Il volume fa parte di una trilogia, la “Commedia Galattica”:

  • Paradise: A Chronicle of a Distant World (1989), presentato in italiano come Paradiso remoto
  • Purgatory: A Chronicle of a Distant World (1993), presentato in italiano come Purgatorio: storia di un mondo lontano
  • Inferno: A Chronicle of a Distant World (1993), presentato in italiano come Inferno.
Mike Resnick

FANTASCIENZA PER FILOSOFI QUANTISTICI

La terra moltiplicata” (“Quarantine”, 1992) dell’australiano Greg Egan (Perth, 20 agosto 1961) è un romanzo di fantascienza con un target di lettori piuttosto preciso: i fisici quantistici, specie se appassionati di filosofia hegeliana. Non che sia un libro particolarmente complesso da leggere ma credo che nessuno più di loro potrebbe apprezzarlo con questi personaggi che si moltiplicano per effetto delle misteriose (per i profani) leggi quantistiche.

Immaginate che a un certo punto le stelle scompaiano dalla vista. Che cos’è successo? Semplice, la Terra e parte del sistema solare sono finiti in una bolla quantistica (anzi c’è finito il resto dell’Universo e la Terra è al di qua dell’orizzonte degli eventi (che si trova tra Giove e Plutone) di una sorta mega buco nero. Credo, ma forse non ho capito nulla.

C’è poi una setta di assassini in qualche modo connessa a questa bolla-nascondi-stelle. C’è anche un paziente cerebroleso con poteri telecinetici che viene rapito. Ed ecco anche la “necrosi cosmica”! Tutto è connesso? Cos’è che “distrugge” le stelle? Il fatto stesso di guardarle o pensarle?

Non se ne parla ma sembra che dietro ci sia la filosofia di Parmenide con il suo “l’essere è e non può non essere” ma anche

“l’essere non è e non può essere” e ancor più l’Idealismo di pensatori come Georg Wilhelm Friedrich Hegel, per il quale la realtà è il prodotto della mente umana che la pensa e la realtà sarebbe costituita da idee o concetti universali. Idee siano alla base di tutto ciò che esiste. In altre parole, la realtà non sarebbe fatta di oggetti materiali, ma di idee che esistono nella mente umana.

Il mondo quantistico sarebbe dunque stato creato artificialmente?

La distruzione delle stelle sarebbe dovuta a effetti quantistici inconsapevoli generati dal pensiero umano! La mente umana provocherebbe il collasso delle funzioni d’onda quantistiche!

Ci sono dunque tante realtà moltiplicate che collassano, lasciandone solo alcune versioni.

L’interesse del libro è soprattutto nelle sue teorie sulla nascita di cloni quantistici e altre cose simili, perché i personaggi e la trama mi sono parsi piuttosto piatti.

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