Quando ho letto “L’Ultimo Cavaliere”, di Stephen King avevo letto ancora poco di lui (“Cell” e “La bambina che amava Tom Gordon”), ma era già un autore che stavo cercando di scoprire. Successivamente ho molto apprezzato “It” e “22/11/’63”.
Se Cell non mi era dispiaciuto, “La bambina che amava Tom Gordon” è senz’altro una storia che difficilmente potrò dimenticare.
Dopo tali letture, mi sono quindi cimentato (nell’ottobre 2010) con il primo volume della serie “La Torre Nera”, che viene considerata una delle opere maggiori di King (ma non so se sia anche quella meglio riuscita o di maggior successo).
“L’ultimo Cavaliere” è un romanzo (del 1982,e rivisto in seconda edizione del 2003) che si apre come un western, fin dalle prime righe:
“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì” è l’incipit e i toni western continuano per varie pagine, forse fino alla fine. Eppure c’è già subito qualcosa che ci dice che siamo in un altrove letterario.
Già solo dopo la prima frase leggiamo:
“Il deserto era l’apoteosi di tutti i deserti, sconfinato, vasto fino a traboccare nel cielo per enne parsec in tutte le direzioni.”
È solo un accenno che facilmente può sfuggire, se non si conosce il seguito. King ci parla subito di vastità. Le Dimensioni, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo saranno il cuore della discussione durata una notte e/o dieci anni tra il pistolero e l’uomo in nero alla fine di questo primo volume.
L’accenno agli “enne parsec” ci dice che non siamo, culturalmente, nel mondo dei cowboy.
Questo libro infatti si muta progressivamente in qualcosa d’altro. Il passato dei pionieri americani si mescola con un futuro post-apocalittico, un ragazzino emerge da quello che sembra il futuro (il nostro presente) ma che in realtà è un lontano passato. Il passato si mescola al futuro. La realtà si fonde con il sogno, come nel tempo immobile del dialogo finale tra inseguito e inseguitore. Si coglie un lieve sapore lovecraftiano. Le atmosfere cominciano a somigliare a quelle della Terra di Mezzo di Tolkien, con la Torre Nera al posto delle Due Torri.
Eppure… Eppure in questo libro non succede quasi nulla. Certo c’è una sparatoria colossale in cui il pistolero fa fuori un intero villaggio, compresa la sua amata, c’è l’amicizia con il bambino, che sarà sacrificato, c’è l’inseguimento, eppure la sensazione è che non si capisce dove tutto ciò vada a parare, che sembra di leggere una storia dalla trama così sottile che quasi non si percepisce.
La tentazione è di accantonare la memoria di questo romanzo, come qualcosa di inessenziale. Mi viene però in mente “Stalker”, l’incredibile film di Tarkowsky. Anche lì sembrava non accader nulla. Quando finii di vederlo cancellai la videocassetta, quasi indispettito dalla vacuità di quanto visto, per rendermi conto, un attimo dopo, di aver cancellato un capolavoro, la cui forza stava proprio nel vuoto. Come nell’attesa de “Il deserto dei Tartari” di Buzzati.
E anche qui rimane la sensazione che questo vuoto sia in realtà qualcosa che ci riempie. King ci parla in fondo di deserti, quello di sabbia, quello di stelle e, forse, quello dell’anima.
Va poi detto che questo senso di incompiutezza forse è ascrivibile al fatto che si tratta del primo volume di una lunga serie.
Resta dunque la curiosità di scoprirne di più (immagino sia questo che vuole l’autore), di scoprire come si snoda il rapporto tra il pistolero e l’uomo in nero, legati da qualcosa di più di un’amicizia che fa dire a quest’ultimo “Vogliamo che sia fatta la verità fra noi, da veri uomini? Non da amici? Ma da nemici e uguali? È un’offerta che ti sarà rivolta raramente, Roland. Solo i nemici dicono la verità. Amici e amanti mentono in continuazione, presi nella rete dei loro obblighi”. Vogliamo conoscere anche noi questa Verità, anche se è qualcosa che, a quanto pare, riguarda l’intero universo e “L’universo (disse) presenta un paradosso troppo grande perché possa essere contenuto nella mente finita dell’uomo”.
Alla fine qualcosa di importante, questa storia mi ha lasciato. Non per nulla anche nel mio “La Bambina dei Sogni” troverete una Torre Nera e non è affatto un caso.
Leggi anche:
– La bambina che sconfisse la natura – La bambina che amava Tom Gordon – Stephen King
– King for President of Ucronia – 22/11/’63 – Stephen King
– IT: un mostro lovecraftiano emerso da arcani abissi spazio-temporali – IT – Stephen King