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UNA GALLERY NOVEL DI FANTAMUSICA PSICHEDELICA

Soniche oblique strategie", l'antologia-romanzo è fantarock - Il ...

Mario Gazzola

Come definire “S.O.S. – Soniche Oblique Strategie”, sottotitolo “8 storie di musica ai confini del delirio”, volume curato da Mario Gazzola ed edito da Arcana nel 2019?

Intanto, sarebbe banale parlare di antologia di racconti, dato che questi sono collegati tra loro in vario modo e inseriti in un contenitore boccacesco (intendendo con struttura simile al Decamerone), in cui un racconto principale contiene e rimanda agli altri. La fusione è tale da poter parlare di romanzo collettivo. Ci sono poi persino delle illustrazioni e allora mi viene in mente l’etichetta che avevo inventato per definire “Il Settimo Plenilunio”: gallery novel. Anche quello era un romanzo scritto a più mani e illustrato da ben 17 artisti con 117 immagini, tra dipinti, disegni e foto.

Qui la parte di “galleria” è meno marcata, ma ci sono comunque sette illustratori che accompagnano gli otto autori.

Fermiamoci allora un attimo per dire di chi si tratta. Gli scrittori sono Danilo Arona, Ernesto Assante, Andrea Carlo Cappi, Giovanni De Matteo, Mario Gazzola, Lukha B. Kremo, Maurizio Marsico e Claudia Salvatori. Gli illustratori sono Andrea Carlo Cappi,Erika Dagnino, Mario Gazzola, Tonia Gentile, Sandro Lettieri, Lucia Polo e Valentina Tanca. Come potete vedere ci sono dei nomi che ricorrono in entrambi gli elenchi, e il curatore compare con ben tre cappelli.

Innumerevoli sono le definizioni del fantastico e non basta certo per catalogare tutto ciò che è stato scritto dividerlo in fantascienza, fantasy, paranormale e surreale. Nel mezzo o al confine con altri generi ci sono molte altre categorie come l’ucronia o il gotico, tanto per dirne due, e ogni genere si divide in sottogeneri.

Per “S.O.S.”, la definizione del genere è ancor più complessa di quella della strutura narrativa, poiché vi sono toni da fantascienza classica, new age, psichedelico, connettivismo, cyberpunk  e, ovviamente, tanta musica con riferimenti a musicisti, brani e generi più disparati e spesso, immagino, inventati.

L’idea è che ciascun autore si immedesimi in un personaggio del mondo della musica e scriva come se fosse lui, in un’ambientazione fantascientifica. Diciamo, insomma, tanto per provare a semplificare che si tratta di un volume di “fantamusica”.

Il racconto contenitore è scritto da Gazzola, che, con un quarto cappello, scrive anche l’introduzione, nella quale si colgono alcuni riferimenti culturali: Brian Eno, David Bowie, J.G. Ballard (con la sua Mostra delle atrocità), William S. Burroughs, i Beatles, Madonna (che in un racconto appare decapitata), Duran Duran, Cat Power, Miles Davis, Sun Ra, Ornete Coleman, i Pink Floid e i Tangerine Dream. Altri riferimenti li troveremo strada facendo: Asimov, Douglas Adams, Lovecraft (e il suo Erich Zann), Philip K. Dick, Led Zeppelin, Miles Davis, Dizzie Gillespie, Don Cherry, Laurie Anderson e Mark Rotkho, in un miscuglio di letteratura, musica e persino pittura. Non mancano le autocitazioni o le citazioni reciproche tra gli autori.

Non sono un esperto di musica e certo i riferimenti a Ballard e Burroughs sono quanto di più lontano si possa immaginare per la mia idea di letteratura, ma non mi lascio scoraggiare, se non altro in onore del Duca Bianco, e mi tuffo in questo sogno psichedelico ed eccomi, con Gazzola, nel 2058 in un collettivo d’improvvisazione neo-m-base, al suono di lastre di ghiaccio atonali. Non capisco, ma mi lascio suggestionare dall’atmosfera psichedelica.

Si parla subito del mitico produttore Brain One, anagramma di Brian Eno, che distribuisce carte sulle quali sono indicati i profili delle band immaginarie da imitare/creare e gli strumenti da usare.

È quindi la volta di Lukha B. Kremo, che riprende, con il primo racconto, l’ambientazione del suo pianeta discarica “Pulphagus”, anche se qui siamo su Asteroid, un altro micro-mondo, per la ricerca da parte di un musicista della figlia di un riccone, scomparsa alla ricerca di una nuova identità.

Quando riprende la parola Gazzola ritroviamo “un aborto di essere vivente piovuto nonsisacome nel nostro studio di registrazione blindato e perfettamente insonorizzato” che “rantolava sul pavimento della saletta, forse malato, se non addirittura moribondo”.

Claudia Salvatori ci introduce al potere psicotico del dreamwater presentandoci il suo Catman, un “organismo geneticamente modificato da gatto” dopo aver letto in “Do android dreams of electric sheep?” di Dick dell’estinzione di tutte le specie animali sulla Terra.

Catman ha “artigli che imprimono alle corde della chitarra un tremolio da brividi”.

Il dreamwater è come un virus che si trasmette per via aerea, come un’epidemia. È sufficiente che uno solo si droghi per drogare un’intera comunità”. Droga inquietante per questi gironi da covid-19.

Quanto alla protagonista, “posseduta dalla Nota Sola” (“un’unica nota in cui sentivo l’intera scala musicale”, dice di sé: “Qualcuno, di cui per fortuna non ho memoria, mi ha abbandonato a tre anni in un supermercato. Il mio primo ricordo è una scatoletta di ragù alle larve che cercavo di aprire senza riuscirci. Avevo molta fame. Già allora sapevo di essere il Diavolo” e “per la collera sono corsa a casa e ho avvelenato tutta la mia famiglia”. “Secondo il vescovo mi ero convinta di essere il Diavolo perché lo stupro mi aveva sconvolto la mente”.

Riecco che, chiuso il racconto della Salvatori (ma nessuna storia qui si chiude del tutto, fondendosi con le altre, come in un concerto), riprende la parola Gazzola e ci racconta che “il coso non era più un aborto ma aveva assunto delle forme propriamente umane, anche se ancora non perfettamente definite”. “Il coso-uomo aprì lentamente la bocca come per cantare, ma nessuno di noi riuscì a sentire veramente la sua voce, perché era fusa all’unisono con quelle dei nostri strumenti che attaccarono a suonare simultaneamente. Tutti sulla stessa nota, la Nota Sola di Aleister”.

Soniche oblique strategie", l'antologia-romanzo è fantarock

Alcune illustrazioni di S.O.S.

Ma ecco che il coso inizia a “perdere consistenza sfarinandosi in spirali d’ombra”, mentre la voce narrante passa a Danilo Arona che afferra al volo i suggerimenti di Kremo e Salvatori e ci parla di nuovo di Puphagus e di dreamwater: antologia di racconti, sì, ma legati dal racconto-contenitore e che si richiamano a vicenda. È Arona ad offrirci la decapitazione della pop star Madonna per opera di un cavo di scena, seguita “un’esperienza onirica lucida e inquietante perché nelle mie orecchie tambureggia una musica che non conosco” in una “pista da ballo martoriata di effetti di luce”, del tutto occupata da “brandine ospedaliere e da un incalcolabile numero di persone”: “Le macchine musicali sono anche in grado di curare le patologie del mondo”.

Ed eccoci in una “inquietante ribellione tecnologica chiamata in codice Mad Machinery Possession”.

Giovanni De Matteo ci riporta nell’Absolute Beginners, locale già incontrato, in cui “la musica si fece sincopata, poi in qualche modo ci trovammo ad agganciare una scala pentatonica maggiore in Fa diesi che conferì alla nostra melodia un sapore esotico”. “Il marchio di fabbrica era la metamorfosi: trasformazioni della carne, evoluzione del pianeta, mutazioni psichiche incontrollate detonavano come testate nucleari nello spazio mentale delle nostre percezioni”. Quando compare in pista una ballerina sconosciuta la reazione del protagonista è: “fantasticai di tramutarmi in un treno d’onde sonore solo per potermi andare a infrangere sulle sue forme”. Strana ragazza, capace di “catalizzare la vitalità dei presenti”, “Aisha poteva ascoltare la mia musica, io vedere il suo stato d’animo”. Aisha è capace di “far ballare anche i murales!” Non con la magia, ma con “l’inserimento di nanomacchine in sospensione nella vernice delle bombolette spray”.

Ernesto Assante introduce  Max, un trafficante di “intelligenze artificiali musicali”: “della band vera non c’era più bisogno, che le AI potevano fare il lavoro meglio e con meno stress”. Solo che queste band artificiali, quando restano senza pubblico suonano “sempre di più, sempre più forte” per richiamare ascoltatori e alla fine “tutto esplode”.

C’era, in chilometri di container invisibili agli scanner interstellari tutta la musica che gli esseri umani avevano creato in millenni”. “La musica è la cosa immateriale più importante che noi esseri umani possediamo”, “è presente senza esserci”.

Andrea Carlo Cappi ci parla di un’indagine per omicidio che riguarda la Matsui, una megacompagnia A cura di Mario Gazzola - S.O.S. Soniche oblique strategie. 8 ...extraterritoriale.

Con Maurizio Marsico incontriamo “realtà parallele su linee temporali simmetriche ma dissonanti. Ricordi autentici e falsi ricordi panpottati dall’uno all’altro soggetto in una quadrifonia psicotica” e il tentativo di “far scaturire l’intera opera teatrale di Samuel Beckett dalle narici in forma ectoplasmatica” mediante un “rinovaporizzatore” con “tutte le possibilità dello spettro sonoro e di quello visivo, ma che soprattutto agisca sulla trasformazione della mente e della carne. In fondo è una semplicissima operazione  di psicoplasmica, causare uno shock tra cervello e corpo nel modo in cui l’acting–out isterico simula la falsa pazzia”.

Con queste nuvole di parole astratte, si conclude questo trip psichedelico in onore di Brian Eno e David Bowie, in cui “un cantante già morto aveva cantato per l’ultima volta, accompagnato da una band che non sarebbe mai più esistita, inghiottita dal Nulla insieme a lui”: “la session di registrazione più cosmica e insieme maledetta della storia della musica si era conclusa” chiosa Gazzola nelle pagine finali “per l’estinzione di tutti i musicisti” e non c’è spiegazione per “gli abissi insondabili delle fisica quantistica applicati alla generazione sonora”.

Libro da gustare con il cuore più che con la mente o meglio con il suo lato musicale, se mai ne avesse uno, lasciandosi guidare o, meglio, trascinare, dalle suggestioni sonore, visive e letterarie.

AUTORI PER IL TERZO MILLENNIO: SERGIO CALAMANDREI

Sergio CalamandreiAvendo letto varie opere di Sergio Calamandrei e avendone scritto in varie occasioni, mi farebbe piacere ora riunire in un unico post i link ai principali post da me scritti su questo interessante autore, ancora troppo poco conosciuto e che meriterebbe una maggior distribuzione.

Conosco ormai da vari anni Sergio Calamandrei, di cui mi considero amico e con cui ho collaborato, con mia grande soddisfazione e piacere, in alcune iniziative editoriali quali:

Per quanto riguarda la sua biografia e la sua produzione letteraria, che comprende, romanzi, saggi, racconti e recensioni, credo che la cosa migliore sia rimandare direttamente al suo sito www.calamandrei.it.

Per un’informazione più “dinamica” sulla sua attività letteraria, rimanderei invece al blog https://sergiocalamandrei.wordpress.com/

Per le sue letture un riferimento, credo incompleto, può essere la sua Libreria su anobii: http://www.anobii.com/calamandrei/books

Il suo profilo professionale si può leggere su Linkedin.

A proposito di Sergio Calamandrei, lettore attento, recensore acuto, autore poliedrico e meticoloso, ho scritto in varie occasioni e anche se non credo di ricordarle tutte, ne vorrei menzionare alcune:

Niccolò Pizzorno – un illustratore di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Niccolò Pizzorno nasce a Genova il 4 dicembre 1983. Vive a Tiglieto un paese dell’entroterra ligure fino al 1995, poi si trasferisce a Genova, dove  segue gli studi artistici: Liceo Artistico N. Barabino, Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova e, infine, la Scuola Chiavarese del fumetto.

Si occupa principalmente di illustrazione e grafica ma anche di tecniche calcografiche: acquaforte, aquatinta, puntasecca.

È stato l’artista presente con il maggior numero di disegni nel progetto editoriale per la gallery novelIl Settimo Plenilunio” e ha illustrato, assieme a Ludwig Brunetti il romanzo “Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale”, realizzandone anche la copertina. È sua anche quella di “Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati”.

Lo trovate su facebook qui:

http://www.facebook.com/niccolo.pizzorno

Questo è il dodicesimo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI. Chiamo questo tipo di lavoro “gallery novel” perché è un romanzo illustrato da numerosi disegnatori ed è quindi quasi una galleria di disegni sotto forma di libro.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini, il terzo a Camilla Bianchi, il quarto a Liliana Capraro, il quinto a Cinzia Damonte, il sesto a Guido De Marchi, il settimo a Giuseppe Di Bernardo, l’ottavo a DivaZ, il nono aRoberta Losito, il decimo ad Alessio Luna Pilia e l’undicesimo a Antonio Morgia. Il prossimo e ultimo posta sarà dedicato a Evelyn Storm.

Con questi articoli intendo ringraziare tutti gli illustratori, per aver contribuito a rendere questo volume davvero speciale.

Niccolò Pizzorno ha realizzato per questo libro i seguenti disegni:

Jacopo Flammer con due suricati, osservato da Gruhum.

Govinia, la sede dei Guardiani dell’Ucronia, dove tutti i passati e futuri possibili si incontrano.
I suricati osservano Jacopo Flammer.
 
Suricato con gli occhiali di Jacopo Flammer.

 

Antonio Morgia – un illustratore di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Antonio Morgia nasce a Pescara il 27 Marzo del 1985. Fin dall’infanzia nutre una forte passione per l’arte, maturando un particolare interesse verso il disegno a matita. Da autodidatta migliora la sua tecnica grazie all’interesse verso l’iperrealismo dal quale trae ispirazione per le sue più recenti opere unendo così la passione a una grande continuità e a una spinta costante al miglioramento. Oltre al disegno nutre interessi verso la musica, la letteratura, l’informatica e la psicologia, conseguendo, in relazione a quest’ultime, il diploma in Perito tecnico industriale Informatico e la laurea in Scienze Psicologiche.

Per visionare le sue opere potete visitare il suo blog: http://zeroperinfinito.wordpress.com/

 

Antonio Morgia ha fatto questo disegno (un suricato che disegna una lontra) per il romanzo JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI:

Questo è l’undicesimo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI. Chiamo questo tipo di lavoro “gallery novel” perché è un romanzo illustrato da numerosi disegnatori ed è quindi quasi una galleria di disegni sotto forma di libro.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini, il terzo a Camilla Bianchi, il quarto a Liliana Capraro, il quinto a Cinzia Damonte, il sesto a Guido De Marchi, il settimo a Giuseppe Di Bernardo, l’ottavo a DivaZ, il nono aRoberta Losito e il decimo ad Alessio Luna Pilia.

Presto pubblicherò delle schede anche per gli altri illustratori, che qui ringrazio tutti, per aver contribuito a rendere questo volume davvero speciale.

 

Giuseppe Di Bernardo – un illustratore di “JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI”

Diabolik - disegnato da Giuseppe Di Bernardo

Diabolik – disegnato da Giuseppe Di Bernardo

Giuseppe Di Bernardo, fiorentino classe 1971, dopo aver fatto gavetta con editori minori, disegna un episodio di Mister No, personaggio storico della Sergio Bonelli editore. Dopo svariate pubblicazioni per il mercato francese, nel 2002 approda come disegnatore al personaggio culto del fumetto made in Italy, Diabolik, il re del terrore, l’eroe creato dalle sorelle Giussani. Giuseppe è anche sceneggiatore, scrittore di racconti noir, insegnante della Scuola Internazionale di Comics e editor Star Comics.

http://dibernardocomics.blogspot.com/

Giuseppe Di Bernardo ha fatto questo disegno che raffigura Omar Loresti per la gallery novelJACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI“:

Questo è il settimo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini, il terzo a Camilla Bianchi, il quarto a Liliana Capraro, il quinto a Cinzia Damonte e il sesto a Guido De Marchi. Presto pubblicherò delle schede anche per gli altri illustratori (in ordine alfabetico).

Guido De Marchi – Un illustratore di “JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI”

Nato a Genova il 26/1/40. Sin da ragazzo Guido De Marchi si occupa di fotografia, pittura e letteratura.

Ha tenuto diverse mostre in Italia e all’estero, ha pubblicato libri di poesia, narrativa e fotografia.

 Mostre fotografiche

1988   –            Genova  – Il Melograno: “Foto come pretesto”

1991   –            Genova – Il Melograno: “Schegge – frammenti di città in fotografia”

1994    – Genova – Galleria IL MELOGRANO – Taccuino immaginario mostra fotografica

2000   – Genova – Centro Civico Buranello – Fotografia: occasione creativa

2002    – Genova –  feb.Bibl.Berio – Interferenze – partecipa con 10 fotografie b/n

2006   – Framura – “Tre sguardi in bianco e nero” – mostra fotografica

2007    – Genova – La discarica delle nuvole – nel progetto  “La ricostruzione poetica dell’universo”

rassegna alla Loggia dei Mercanti nel corso del 13° Festival di Poesia  11/23 giugno

2008    – Genova – SU-C-CESSI – Galleria Artè

2008   – FRAMURA – “Il colore della pietra” – mostra fotografica

2010   – GENOVA – Art Club “IL DOGE”: “Il colore della pietra” – mostra fotografica

“    –            Genova, Museo Navale di Pegli “Un mare di oggetti senza tempo” gruppo Discaricart

“      –           Genova Galleria Artrè. “Non si getta via nulla” – collettiva Discaricart e altri

“    – Genova, Spazio Area di Liberodiscrivere “Tracce del vecchio millennio”

“      –           Genova, Pal. Ducale – collettiva per il 25° anniversario del circolo “I viaggiatori del tempo”

“      –           Ovada, in collaborazione con Galleria Artrè. “Non si getta via nulla” – collettiva Discaricart e altri

Pubblicazioni fotografiche

Tracce del vecchio millennio – raccolta fotografica – 2000

Icone del vecchio millennio – poesie e foto – Ed. Studio 64 – Genova 2005

Il colore della pietra – foto come quadri – raccolta fotografica 2008

http://www.facebook.com/guido.demarchi.50?fref=ts

Ho conosciuto Guido De Marchi anni fa nel Laboratorio di scrittura di Liberodiscrirvere dove abbiamo collaborato in varie iniziative, variamente ludiche. Lo ricordo in particolare come uno degli illustratori della precedente gallery novel “IL SETTIMO PLENILUNIO” e per aver realizzato un volumetto con copertina da lui disegnata per la storia in versi “Cybernetic Love” (poi pubblicata da Liberodiscrivere nel volume “Parole nel web“), che avevo scritto assieme a Simonetta Bumbi.

 Guido De Marchi ha prodotto, per la gallery novel “JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI“, il romanzo di fantascienza ucronica di Carlo Menzinger, le seguenti immagini:

 

Castoro

 

Il castoro Grrgru

 
Divergenza ucronica
 

Unicorno a Govinia

 

Ichthyostrega del Devoniano 

Questo è il sesto post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini, il terzo a Camilla Bianchi, il quarto a Liliana Capraro e il quinto a Cinzia Damonte. Presto pubblicherò delle schede anche per gli altri illustratori (in ordine alfabetico).

Liliana Capraro – Un’illustratrice di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Liliana Capraro (come scrive nella proprio biografia) sin da piccola ama disegnare anzi scarabocchiare e sperimentare. Tutti hanno da sempre elogiato le sue doti artistiche ed è soprattutto questo e il senso di soddisfazione che ne deriva che la spinge a frequentare l’Istituto Statale d’Arte di Sorrento e dopo questo, altri cinque o sei all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si laurea nel 2009. Dal 2009 a oggi ha partecipato a varie manifestazioni, esposizioni e mostre collettive e personali, a Gragnano, a Castellammare di Stabia, Torre Annunziata e Milano con le sue sculture, pitture, linoleografie e soprattutto illustrazioni.
Non mi preoccupa che quello che creo sia bello o perfetto. I personaggi che invento non vogliono essere impostati, sono liberi e lascio che si formino da soli, poi li aiuto a crescere.”
Avete presente quando ci si mette ad osservare le nuvole e d’un tratto ci appare la loro “altra”  forma? Ecco, è così che mi piace creare.

http://lilianacapraro.wordpress.com/

Liliana Capraro ha realizzato questi disegni per il romanzo JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI, un viaggio in un tempo alternativo, in cui l’evoluzione ha creato nuove razze animali:

Una femmina di intelliraptor nel suo nido  con i piccoli

 
Un grifone, uno degli esseri mitologici che popolano Govinia.

 

 JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI, scritto da Carlo Menzinger, è quella che l’autore definisce una “gallery novel“: un romanzo illustrato da numerosi disegnatori.

Questo è il terzo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI. Vorrei presto farne anche per gli altri.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini e il terzo a Camilla Bianchi. Presto pubblicherò delle schede anche per gli altri illustratori (in ordine alfabetico).

Camilla Bianchi – un’illustratrice di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Camilla Bianchi nasce a Firenze nel 1983. Fin da piccola ha avuto un’innata passione per i colori, i fumetti, le graphic novels, la storia dell’arte, la grafica e il disegno in genere. Passione che si è poi concretizzata in un percorso di studi iniziato con l’indirizzo di pittura al Liceo Artistico di Firenze e nel 2007 con la laurea all’accademia di belle arti di Firenze, ancora con l’indirizzo pittura. Tuttavia, il suo stile minuzioso e l’interesse per l’editoria per bambini l’hanno portata a proseguire la sua formazione presso la scuola internazionale di Comics di Firenze con l’indirizzo di Illustrazione. Attualmente le sue opere si ispirano soprattutto all’osservazione del regno animale attraverso la tecnica dell’acrilico liquido.

Il suo blog è: http://camillabianchi83.wordpress.com/

 

Camilla Bianchi ha disegnato così alcune scene del romanzo di fantascienza per ragazzi JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI di Carlo Menzinger:

 

Il Guardiano dell’Ucronia Ortuz.

 

Suricati e castori

Laark, il pappagallo, uno dei Guardiani dell’Ucronia.

 

Questo è il secondo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI. Vorrei presto parlare anche degli altri.

Il primo post era dedicato a Fabio Balboni, il secondo a Raffaella Bertolini. Presto pubblicherò delle schede anche per gli altri illustratori (in ordine alfabetico).

Raffaella Bertolini – un’illustratrice di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Raffaella Bertolini nasce in provincia di La Spezia (comune Arcola) il 21 marzo 1957. Persona poliedrica e creativa, curiosa di sperimentare ogni nuova attività manuale, ha frequentato diversi corsi di arti manuali. Attualmente, oltre il suo lavoro e i suoi impegni familiari, si dedica alla pittura ad acquerello, che sperimenta alla ricerca di una sua particolare tecnica.

Su internet la si trova nel Gruppo di Facebook “La creatività di Raffaella”: http://www.facebook.com/groups/208199159303832/

Ha partecipato al progetto per l’illustrazione della “gallery novel JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI con questi disegni:

 

I Nonni sulla carrozza volante a Govinia

 

Marika Flammer guarda le foto di suo padre, Erasmo Fortini

 

Marika Flammer nel suo salotto cerca un album di foto

 

Jacopo ed Elisa entrano nella città dei suricati

 

Jacopo ed Elisa cavalcano i castori

 

Nonno Erasmo e Nonna Marta nella grotta di Ortuz trovano i vestiti insanguinati dei nipoti

 
 

Ortuz sul suo monopattino a motore

Questo è il secondo post in cui parlo dei tredici illustratori di JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI. Vorrei presto parlare anche degli altri.

Il precedente post era dedicato a Fabio Balboni.

 

FABIO BALBONI – Uno degli illustratori di “JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI”

Fabio Balboni nasce tra le nebbie della pianura il 15/10/1983.

Ingegnere elettronico e delle telecomunicazioni, che ricerca la stessa voglia di comunicare attraverso le immagini. Immagini che devono comunicare un’emozione. Volti e mani sono i soggetti preferiti, anche se la ricerca di spazi incontaminati e aperti continua a minare le espressioni sempre più schiacciate dalla natura. Le tecniche utilizzate principalmente sono bozzetti a matita e ritratti a olio su tela.

La semplicità della matita è il suo tratto istintivo (decisioni prese di pancia), mentre l’olio rispecchia la riflessione e la ricerca dei dettagli.

Fabio Balboni, dopo aver partecipato alla “gallery novel” “IL SETTIMO PLENILUNIO“, ha collaborato all’illustrazione del romanzo “JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI”  con queste immagini:

Elisa Russo - l'amica di Jacopo Flammer

Elisa Russo – l’amica di Jacopo Flammer – viene da Roma, dove è nata nel 1964

L'intelliraptor Gruhum, il feroce colonnello che dà la caccia a Jacopo Flammer

L’intelliraptor Gruhum, il feroce colonnello che dà la caccia a Jacopo Flammer

Jacopo Flammer, nato nel 1997, si ritrova in un universo divergente in cui l'evoluzione di è svolta diversamente

Jacopo Flammer, nato nel 1997, si ritrova in un universo divergente in cui l’evoluzione di è svolta diversamente

Marco Russo, il fratello più grande di Elisa, proveniente da Roma e nato nel 1960.

Marco Russo, il fratello più grande di Elisa, proveniente da Roma e nato nel 1960.

la porta del tempo attraverso cui i ragazzi sono arrivati in un universo dominato dai suricati

La porta del tempo attraverso cui i ragazzi sono arrivati in un universo dominato dai suricati

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