Rieccomi a leggere uno dei libri surreali di Massimo Bernardi dopo “Mandala”. Il suo nuovo lavoro si chiama “Hanno invaso la Svizzera” e il titolo continua nel sottotitolo “e altri racconti brevi per letture notturne”. Se “Mandala” è un caleidoscopio che tutto mescola situazioni, citazioni, fiaba, fantascienza, paranormale, psicologia, tempo, vita reale, Italia, Emilia, Bologna, “Hanno invaso la Svizzera” si presenta più strutturato.
Innanzitutto, il volume è diviso in parti.
La prima, “The bright sight of the moon” si divide a sua volta in tre “Sogni d’oro. Quando la mente di notte viaggia libera”, “Scherzi del caso. Le curiose coincidenze della vita” e “Come sparire completamente”.
La seconda “The dark side of the moon” comprende “Con il favore della notte. Visioni ispirate ai dipinti di Sergio Padovani”, “Il dolce domani. Piccoli sogni d’oro e d’argento sotto la coltre di neve dell’inverno” e “Parole nello spazio. Liberi pensieri in libera stanza”.
Ciascuna di queste sei parti è composta da una miriade di micro-racconti, in qualche modo riuniti per genere.
Al di là dell’ovvio riferimento ai Pink Floyd, avrete capito che anche qui l’elemento onirico è fondamentale. Molti racconti hanno, infatti, la tipica successione degli eventi dei sogni, per mere associazioni mentali, direi, psicologiche.
Introduce il volume la prefazione del grande Dino Buzzati. Dino Buzzati? Ma come, direte voi, lo scrittore bellunese non è morto nel 1972, mentre il volume di Bernardi è del 2018?
Ovviamente, anche la prefazione è di Bernardi che ci gioca, raccontando di quanto sia difficile per un autore come lui emergere e si paragona al Drogo del suo capolavoro “Il deserto dei Tartari”, in perenne attesa di qualcosa (i Tartari o il successo o “la speranza del nuovo” – pag. 7) che non arriva mai.

Massimo Bernardi
Lo stesso Buzzati–Bernardi, ci spiega che “qui di sogni se ne trovano a bizzeffe”, “storie oniriche senza capo né coda che sembrano venire dalle tele di surrealisti; poi storie di gente che scompare all’improvviso senza lasciare traccia alcuna; infine storie su come il caso nella vita ci giochi strani scherzi” (pag. 8) ed ecco raccontato già il lato luminoso della luna.
Quanto a quello oscuro Buzzati–Bernardi ci spiega come lì “le atmosfere virino decise verso l’arcano, il mistero e l’inquietudine”, “non solo, ma il Bernardi sembra voler fare un ulteriore tuffo carpiato con triplo salto mortale verso i territori profondi dell’inconscio, sempre più inesplorati” (pag. 9).
Oltre a Buzzati, tra i riferimenti letterari di Bernardi troviamo anche Stephen King, con il pagliaccio di IT che compare già nel primo racconto. Come basi culturali mi trovo perfettamente allineato a lui: due grandissimi autori.
Ed ecco già in questo primo mini racconto i palloncini che volano in cielo, che spesso ritornano nelle storie, per esempio a pag. 54 “un palloncino lasciato andare di proposito da una bambina a molti chilometri di distanza”.
Chi altro cita, oltre a loro e ai Pink Floyd? Ne dirò solo alcuni: Christo (l’artista), Cristo (il fondatore della setta ebraica ben nota), Madonna (la cantante), Van Gogh, Hugo Ball, Francesco Guccini (“il macchinista anarchico guida La locomotiva”, Carmen Consoli, John Lennon, Francesco Totti, King Kong, Donkey Kong Jr., Sandokan (Guido e Maurizio De Angelis, più che Emilio Salgari), Bach, Wong Kar-Wai, Wagner, Leopardi, Dylan Dog, Guido Gozzano (“buone cose di pessimo gusto” – pag. 39) e chissà quanti altri che ora mi sono sfuggiti o non ricordo.
Ora vorrei darvi giusto un accenno della sua prosa, prendendo un breve brano dal secondo capitolo:
“Ai lati della strada vedo grandi pareti di rocce vulcaniche rosse e viola con incisi sopra dei disegni rupestri con scene di caccia, pesca e mercante in fiera. Qualche impronta di dinosauro, qualche dedica in stampatello a un amore perduto firmata con il sangue”.
O ancora, più avanti (pag. 55):
“C’è una ragazza con un basco cremisi e una mantellina azzurra che sta dipingendo all’aperto, noncurante del forte veto che si sta alzando”, fin qui pare quasi normale, poi più avanti “man mano che lei procede a dipingere, il suo tatuaggio va scomparendo per riapparire poi esattamente uguale sulla tela”.
Colgo il riferimento alla pittura per ricordare che Bernardi è anche appassionato di fotografia. Fu proprio il suo contributo come fotografo al volume illustrato (“gallery novel”) “Il Settimo Plenilunio” (di cui fui un autore e il curatore) che abbiamo cominciato a conoscerci meglio.
Un altro esempio?
“A quel punto il mostro rivela al bambino biondo un po’ di gossip in un orecchio: il terzo segreto di Fatima, la verità sulla nascita dell’universo e due o tre giochi di prestigio che gli serviranno da grande per fare colpo sulle ragazze”.
La natura onirica della narrazione emerge soprattutto in brani come “non è più il parco della mia infanzia ma una specie di grande baraccone, un mondo fittizio dato dalla somma di tanti luoghi immaginari visti nei film, che ci vengono incontro storti, di sbieco, sottosopra, a seconda dei folli movimenti della giostra”. Mondo sognato, dunque, ma anche mondo-citazione. Mi viene, allora, un po’ in mente quello che cercai di fare con il mio thriller “La bambina dei sogni” (qui però la narrazione è meno onirica), quando alle vicende dell’inquietante bambina adottiva con il potere di manipolare i sogni mescolavo citazioni letterarie.
Quali racconti ho preferito? Beh, la mia natura onirico-razionale (anche io amo il mondo dei sogni, non per nulla nella biografia che mi ha dedicato Massimo Acciai Baggiani mi ha definito “Il sognatore divergente”), mi porta a preferire storie fantastiche ma con sviluppi narrativi più concatenati, dunque per me “Le curiose coincidenze della vita” e “Come sparire completamente” sono le parti che raccolgono i racconti che ho apprezzato maggiormente.
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