Archive for febbraio 2013

LA MERAVIGLIA DI SALGARI

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Da bambino ho divorato decine di libri di Emilio Salgari e, persino, alcuni dei romanzi scritti dai figli, poi, finite le scuole elementari, non ne ho più letti. Non avevo mai sentito parlare de “Le Meraviglie del Duemila” fino a quando non ho visto l’e-book prodotto e distribuito gratuitamente dalle Edizioni Scudo. Mi sono dunque “meravigliato” anche io!

Pubblicato nel 1907, narra di due uomini che grazie ai poteri medicinali di una pianta riescono ad addormentarsi per cento anni e, dal 1903 si risvegliano nel 2003. È per Salgari l’occasione di mostrarci come, secondo lui, sarebbe stato il mondo un secolo dopo.

Leggere oggi, nel 2012, questo testo è interessante soprattutto per fare un raffronto tra la visione salgariana e la realtà.

Il libro mi pare diviso in tre parti. Una prima, introduttiva, in cui vediamo delineati i due personaggi e assistiamo alla loro preparazione per l’inconsueto esperimento. L’uso della pianta per simulare la morte ricorda un analogo episodio di cui è protagonista Sandokan. Questa parte mi è parsa particolarmente gradevole, predisponendomi bene al resto della lettura, al punto che, essendo quasi quarant’anni che non leggevo questo autore, mi sono detto “certo che Salgari non scriveva poi male, se mi piaceva da bambino c’era un motivo!”

La seconda parte consiste nell’elencazione delle cose portentose che sono state realizzate dall’uomo nel secolo passato. Questa parte l’ho trovata più pesante e il continuo ripetersi del concetto “che meraviglie nel Duemila!” e “come sono fantastici gli uomini del Duemila!” mi ha sinceramente piuttosto infastidito. Sarà forse perché così fantastici i nostri anni non sono!

La terza parte mi ha ricordato il Salgari che conoscevo: inizia l’avventura. Il vascello volante fa naufragio su una città galleggiante di galeotti, i prigionieri si ribellano, la nave va alla deriva nella tempesta, gli eroi approdano su un’isola popolata di belve feroci.

Emilio Salgari

Emilio Salgari

Nonostante sia narrativamente la più debole delle tre parti, la seconda è però, oggi, la più interessante. In essa Salgari si mostra non secondo al grande futurologo di quei tempi, Jules Verne.

Insomma, come sarebbe stato questo nostro Duemila per il padre di Sandokan e del Corsaro Nero?

Innanzitutto, un mondo sovrappopolato, con così tanti abitanti da non lasciar spazio agli animali, tutti relegati nelle Isole Canarie, per non farli estinguere (dimenticandosi del tutto dell’esigenza di preservare anche un ecosistema).

E quanti sarebbero questi umani? Due miliardi! Appena un terzo di quanti siamo! Salgari ci spiega anche che i cinesi sono cresciuti enormemente di numero, divenendo la razza più popolosa (sarebbero un miliardo), sebbene le potenze europee, per scongiurarne il pericolo, abbiano smembrato la Cina. In Russia regna ancora uno Zar, ma in una democrazia parlamentare. Il socialismo è stato sconfitto e relegato in piccoli stati tropicali. L’Inghilterra ha perso le colonie. I popoli latini, a parte (patriotticamente) l’Italia, si stanno estinguendo. L’Italia comprende anche Istria, Corsica e Malta.

I ghiacci non si stanno sciogliendo, ma quelli del Polo Sud stanno crescendo, rischiando di “destabilizzare il pianeta” (!). Il Polo Nord è pieno di alberghi e attraversato da ferrovie sotterranee.

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I treni corrono ovunque sottoterra in tubi ad aria compressa, a 300 chilometri all’ora.

Nelle città sono scomparsi cavalli e carrozze e anche le automobili quasi non ci sono più, sostituite da migliaia di veicoli volanti. L’uomo ha conquistato il cielo e anche per i voli internazionali ci sono macchine straordinarie, più veloci di condor e albatros (!): dei dirigibili dalle molte ali che “sfrecciano” in cielo anche a 150 chilometri orari (!).

Nei ristoranti non ci sono più camerieri, ma colonne da cui gli avventori prelevano piatti già pronti che arrivano fin lì dalle cucine con speciali piccoli treni.

Le guerre sono finite e l’ordine pubblico è gestito dai pompieri (come in Fahrenheit 451), che uccidono i manifestanti con getti d’acqua elettrizzata. I galeotti (cui Salgari riserva i terribili epiteti di “furfanti” e “birbanti”) sono relegati in colonie popolari o in città marine galleggianti. Se si ribellano, le città-prigione vengono affondate con bombe di “silurite” potentissime, capaci di distruggere una casa di venti piani (!).

Le città normali sono costituite da case altissime, di venti piani appunto, per far fronte al sovrappopolamento. La gran presenza di macchine elettriche crea nell’aria una tensione tale che tutti camminano veloci (!) e i nostri viaggiatori nel tempo, poco abituati, ne soffrono fino ad ammalarsi e impazzire. La voce narrante si chiede, infine, se non sarà questa la sorte di tutta l’umanità, sebbene gli uomini del Duemila si siano abituati poco per volta a tale tensione.

L’energia elettrica deriva soprattutto dall’idroelettrico. Gli americani traggono quasi tutta la loro energia dalle cacate del Niagara e gli europei sfruttano la Corrente del Golfo. Di petrolio non si parla e le miniere di carbone sono ormai chiuse. Altra fonte di energia e calore è il radium.

Quanto allo spazio, grazie a telescopi potentissimi si riesce a vedere la superficie di Marte come si fosse a poche decine di metri. Il pianeta rosso è popolato e ricco di vegetazione. I viaggi interplanetari sono ancora un sogno e si cerca di trovare un esplosivo (!) sufficientemente potente da consentirli, ma con i marziani (degli anfibi dall’aspetto di foca), si conversa via telegrafo.

La telefonia mobile e anche quella fissa non sono nella mente dell’autore, del resto non l’avevano prevista autori ben più recenti!

Insomma, un mondo spesso assai diverso dal nostro, ma considerato che si descriveva un’epoca lontana cento anni, bisogna dire, che per certi aspetti Salgari si è sbagliato meno di molti scrittori di fantascienza degli anni ’50 che descrivevano un duemila in cui le astronavi sfrecciavano da un pianeta all’altro.

Firenze, 22/04/2012

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ILLUSTRARE IL SETTIMO CAPITOLO DI JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI

Sto cercando illustratori per JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI, il secondo volume della serie I GUARDIANI DELL’UCRONIA, che segue JACOPO FLAMMER E IL POPOLO DELLE AMIGDALE.

Ho completato un primo giro di revisioni grazie ai lettori di Liberodiscrivere e del Gruppo di anobii per il web-editing, ma le revisioni non finiscono mai e chiunque vuole può dare suggerimenti per migliorare il romanzo, dalla correzione di errori a consigli per la trama.

Chi volesse contribuire alla revisione on-line può farlo qui.

Ora, soprattutto,

CERCO ILLUSTRATORI!

JACOPO FLAMMER NELLA TERRA DEI SURICATI è un romanzo di fantascienza per ragazzi, percui vorrei che, come il precedente, possa avere dei disegni.

JACOPO FLAMMER E IL POPOLO DELLE AMIGDALE è stato illustrato da Niccolò Pizzorno e Ludwig Brunetti.

Questa volta vorrei fare un lavoro simile a quello de Il Settimo Plenilunio, cioè trasformarlo in una “gallery novel“, ovvero in un romanzo illustrato da numerosi artisti.

Credo possa essere un’occasione soprattutto per giovani illustratori che vogliono cominciare a farsi un curriculum.

Chiedo a chi ha voglia di partecipare un impegno ridotto eventualmente anche a un solo disegno. Se ne volete fare di più, questo però non può che farmi piacere. Vorrei solo una certa coerenza con le immagini già realizzate sia per questo romanzo, sia per il precedente (prima parteseconda parteterza parte). Trovate i disegni ai link precedenti.

Parlo di questo libro anche nel mio sito.

I personaggi da disegnare saranno oltre ai tre ragazzini, numerosi animali nati da evoluzioni alternative dei suricati, degli orsi, dei velociraptor, dei maiali, dei pappagalli. Inoltre, alcuni capitoli si svolgono nella terra di Govinia, dove ogni passato e ogni futuro possibili si incontrano, dove è, quindi possibile incontrare gli esseri più strani, le architetture più misteriose, gli ambienti più irreali che possiate immaginare. Insomma dei paesaggi su cui sbizzarrire tutta la vostra fantasia! Se ne avete realizzati già o ne avete in mente di specifici, posso provare ad adattare il romanzo per descriverli.

Penso che un disegnatore potrà divertirsi a reinventare tutto ciò!

Finora hanno inviato i loro disegni:

Niccolò Pizzorno

Fabio Balboni

Marco Divaz

Guido De Marchi

Evelyn Storm

Cinzia Damonte

e altri hanno già promesso di contribuire (ma aspetto di vedere i loro disegni prima di citarli).

Ecco l’inizio del SETTIMO CAPITOLO:

NON SIAMO SOLI NELL’UNIVERSO

Con disegni e scritte, il suricato Vaaa fece capire ai bambini che non erano i soli esseri umani da quelle parti.

“Grande!” commentò Marco, cercando invano di affondare le mani nelle tasche dei pantaloni che non aveva, essendo ancora in mutande.

Jacopo, ancora più eccitato, cercò di farsi dire se avevano case e città, ma dalle descrizioni del suricato dedusse che purtroppo dovevano essere solo degli esseri primitivi. Marco ed Elisa si afflosciarono per la delusione. Jacopo cercò di mantenere l’entusiasmo iniziale: non erano del tutto soli in un mondo di suricati!

 

CONTINUA QUI:

http://www.liberodiscrivere.it/biblio/scheda.asp?OpereID=161635

Ecco alcune immagini per questo capitolo:

Le diramazioni degli Universi Divergenti (elaborazione di immagine web dell’autore).

Lontra (elaborazione di immagine web dell’autore).

Homo aeserniensis (elaborazione di immagine web dell’autore).

Sarò lieto di sostituire queste immagini con i vostri disegni!

UN’ORGANICA ACCOZZAGLIA DI GENIALI STUPIDAGGINI

Douglas Adams- Guida Galattica per gli Autostoppisti

Douglas Adams- Guida Galattica per gli Autostoppisti

Che strano libro è la “Guida Galattica per gli Autostoppisti” di Douglas Adams! Apparentemente è un romanzo di fantascienza con i classici personaggi e situazioni da cliché, come alieni, robot, mega computer, viaggi interstellari e distruzioni di mondi. Se però andiamo a leggere, capiamo, sin dal titolo che non si tratta affatto di una cosa seria. Certo alcuni non considerano la fantascienza, di per sé, un genere letterario serio, ma in questo si ingannano, perché quando questa parte da solide ipotesi immaginarie e sviluppa la teoria creando storie e persino mondi di fantasia, è in grado di essere stimolante per la riflessione scientifica o sociale. Quando descrive utopie o distopie, aiuta a ragionare sulle debolezze della nostra civiltà. Quando mostra l’uomo davanti all’infinito, al mistero, all’ineffabile, diventa strumento di approfondimento filosofico e psicologico.

La “Guida” non è però nulla di tutto ciò, anche se c’è un super-mega-computer che prima cerca la Grande Risposta e poi, per altri cinque milioni di anni, cerca la Domanda Fondamentale a quella Risposta.

Douglas Adams

Douglas Adams

La “Guida” non è neanche una presa in giro della fantascienza, perché, a modo suo, è fantascienza essa stessa, anche se fatta da chi non crede più a un universo capace di stupirci o offrirci nuovi orizzonti o nuove speranze. È ben lontano il felice ottimismo della fantascienza degli anni ’50 o della pre-fantascienza ottocentesca. Siamo distanti anche dal pessimismo della science-fiction più cupa. La Terra viene distrutta in poche pagine, senza troppi rimpianti, per far posto a un’autostrada interstellare. Del resto era stata creata da due topolini bianchi, che ora la stanno facendo ricostruire da un’altra parte.

Siamo più dalle parti di “Men in Black”, che da quelle di “Solaris” o “2001 Odissea nello Spazio”.Scritta nel 1979, la “Guida” è la prima parte della “omonima trilogia in cinque parti” di fantascienza umoristica (come ci spiega wikipedia), adattamento di una serie radiofonica in quattro puntate.

Nelle sue pagine si succedono una serie di eventi il cui umorismo è legato al loro grado di improbabilità (del resto anche le astronavi usano un motore a “improbabilità”) e al comportamento grottescamente umano dei protagonisti alieni o robotici.

Anna Chancellor in una scena di Guida galattica per autostoppisti

Anna Chancellor in una scena di Guida galattica per autostoppisti

Scrivere idiozie può sembrare facile, ma, in realtà farlo in modo intelligente è cosa di grande difficoltà. Il merito di Adams è quello di aver saputo mettere assieme una storia che è un’accozzaglia di stupidaggini disparate e illogiche, ma di averlo saputo fare così bene da rendere il suo libro quasi geniale.

Firenze, 17/04/2012

L’OPPOSTO DI GIOVANNA D’ARCO

Michel Tournier - Gilles e Jeanne

Michel Tournier – Gilles e Jeanne

Michel Tournier ha pubblicato nel 1983 il romanzo storico “Gilles et Jeanne” (titolo originale). L’edizione italiana credo sia del 2009. Si tratta, dunque, di opera anteriore a “Giovanna e l’Angelo” (scritto nei primi anni del millennio e pubblicato nel 2007). Peraltro, sono venuto a conoscenza dell’opera del francese solo nel 2012.

Si tratta di opere diverse per numerosi motivi. Nel testo del francese il vero protagonista è Gilles De Rais, in “Giovanna e l’Angelo” è Giovanna D’Arco. Il primo è un romanzo storico, il secondo lo è solo per metà, divenendo poi un’ucronia.

Mi ha colpito però come in entrambi si sia immaginato di creare una figura che fosse il negativo della pulzella d’ Orléans.

Carlo Menzinger - Giovanna e l'Angelo

Carlo Menzinger – Giovanna e l’Angelo

In “Gilles e Jeanne” (titolo italiano), Tournier immagina che il Maresciallo di Francia Gilles De Rais nasca fondamentalmente con animo puro e rimanga tale fino al rogo di Giovanna D’Arco. Poiché si era invaghito della ragazza-maschio che l’eroina francese rappresentava, vederla finire tra le fiamme come un’eretica provoca in lui una reazione psicologica violenta che lo induce verso l’abominio della sua perfidia pedofila e assassina. Egli diviene malvagio per compensare il torto subito dalla santità della sua Jeanne. Ricerca in ogni ragazzo che violenta il corpo e il volto di Jeanne D’Arc.

In “Giovanna e l’Angelo” gli opposti di Giovanna D’Arco sono molteplici. Innanzitutto, la voce narrante è quella di un essere ignaro della propria natura, la fonte delle celebri Voci di Giovanna, un angelo che non conosce Dio. Un angelo maschio, anch’esso con uno sguardo un po’ pedofilo. Forse l’Arcangelo Michele. Quando Giovanna Barbablù muore sul rogo, nel suo sogno lei diviene maschio e l’angelo di muta in femmina e diviene Santa Caterina. Anche in “Giovanna e l’Angelo” c’è la contrapposizione con Gilles De Rais. Qui il ricco possidente viene visto come malvagio da sempre. Da sempre attento alla virtù e alla verginità di Giovanna/Jeanne. Lui solo, nella seconda parte onirica/ucronica del romanzo riconosce il cambiamento di Giovanna, lui solo ne contesta l’innaturalezza.

Barbablù

Barbablù

Giovanna, in “Giovanna e l’Angelo” è, infine, contrapposta al re-bambino d’Inghilterra Henry. Nel sogno, quando Giovanna diviene uomo e parte alla conquista della Francia, il re-bambino diventa una giovane regina e si invaghisce di Jeanne ormai divenuta Jean.

Tournier fa morire Giovanna/Jeanne nelle prime pagine del suo romanzo. A lui interessa soprattutto mostrare gli effetti di questa morte sull’animo debole e contorto di Gilles. È lui che segue con il suo racconto. A lui vediamo affiancarsi la perversione teologica del fiorentino Prelati e la condiscendenza dei suoi servi nell’opera di sterminio, che ci viene descritta nei dettagli, con tutti quei ragazzi violentati e fatti morire a completamento del piacere perverso del più ricco Signore di Francia.

Michel Tournier

Michel Tournier

Dalla sua malvagia brama sessuale nascerà poi la fiaba edulcorata di Barbablù, in cui la violenza sarà incanalata trai binari del matrimonio e dell’eterosessualità, fingendo che nelle cantine del Signore non vi fossero i resti maciullati di decine di ragazzi strappati alle loro povere famiglie, ma i corpi delle numerose mogli di Barbablù.

Nel leggere queste pagine, a loro modo originali e suggestive, continuo a ripensare con irritazione all’interpretazione di questa favola fatta da Clarissa Pinkola Estés in “Donne che corrono con i lupi”, in cui l’autrice si dimentica totalmente delle origini del mito e lo mostra come archetipo della violenza sulla donna!

Il Maresciallo Gilles de Rais

Il Maresciallo di Francia Gilles de Rais

La versione di Tournier mi pare, invece, rispettosa della Storia, per come la conosco, con la sola eccezione dell’aver sorvolato, pur accennandole, sulle sventure familiari di Gilles, allevato dal nonno, che a me parrebbero causa sufficiente a spiegarne la perversione, senza ricorrere, come poeticamente fa il francese, all’idea del contrappasso della vendetta psicologica verso Dio e gli uomini, per l’ingiusta morte della pastorella che conquistò Orléans.

Firenze, 1/4/2012

Giovanna d'Arco

Giovanna d’Arco

DONNE CHE SCRIVONO COME BESTIE

Clarissa Pinkola Estés - Donne che corrono con i lupi

Clarissa Pinkola Estés – Donne che corrono con i lupi

Il tema della “donna selvaggia” (ma anche quello dell’”uomo selvaggio”) è molto interessante. Le aspettative verso il libro “Donne che corrono con i lupi”, che si ripromette di analizzarlo, mostrando come sia stata trattato da diverse culture antiche, erano dunque, per me, molte.

Eppure affrontare le prime pagine, la lettura si è rivelata uno sforzo non indifferente, perché l’autrice Clarissa Pinkola Estés scrive in modo a dir poco indisponente: ripete lo stesso concetto decine di volte con parole diverse e rigira la stessa parola in elenchi interminabili di sinonimi o circonlocuzioni simili.

Forse in questo è condizionata dal tema trattato. Nella narrazione orale dei popoli antichi, infatti, la ripetizione serviva a fissare le idee e le immagini in lettori poco abituati all’uso della parola e quindi distratti. I primi elenchi della letteratura li troviamo in Omero (ma non sono mai di facile fruizione). Forse Pinkola pensa che anche il lettore moderno sia tendenzialmente distratto, rispetto a quello degli ultimi secoli, essendo sommerso di informazioni e “correndo” su di esse, passando da una all’altra. Se così è, però confonderebbe una “distrazione antica”, dovuta alla disabitudine alla parola con una “distrazione moderna”, basata sulla capacità di elaborare e digerire un gran numero di informazioni. L’uomo del XXI secolo vuole poche informazioni, chiare e precise. Il contrario opposto degli elenchi ripetitivi che ci propina costei! Il lettore moderno vuole un solo termine che condensi tutto. Preferisce l’inglese all’italiano per la sua capacità di sintesi e imbastardisce la lingua di Dante con termini anglosassoni in onore della precisione espressiva di certi termini tecnici.

Si riesce a proseguire nella lettura di “Donne che corrono con i lupi” solo per la promessa dell’autrice di mostrarci presto alcuni esempi di storie antiche (quante volte ci ripete, però, che sono degli archetipi! Basta!). Quando però i racconti arrivano, non riesce a tener chiusa quella sua boccaccia e continua a parlarci sopra. È come guardare un film con accanto un chiacchierone che non fa altro che commentare! Se alcuni autori (ho appena letto, ad esempio, una raccolta di Asimov) riescono a introdurre i propri racconti citando fatti personali con leggerezza e simpatia, le continue allusioni alla propria formazione “scientifica” e “umana” fatta dall’autrice ne mostrano solo la latente insicurezza e ce la rendono sempre più antipatica.

L’idea che in ogni donna ci sia un elemento selvaggio represso (che dovrebbe tornare alla luce) mi pare bello e corretto, ma perché questa donna si dimentica o ignora che questo è vero anche per l’uomo? Perché considera le donne una “razza” a parte, che paragona a quelle dei lupi e degli orsi?

L’essere umano non è forse composto di maschile e femminile?

Questo è altri aspetti minori, danno la sensazione della scarsa scientificità del saggio, anche se non mi sento titolato per valutarlo professionalmente. Le mie sono solo impressioni da lettore profano. Se ci si aggiunge la caoticità della scrittura, davvero non si riesce a capire il successo che ha sinora riscosso questo libro.

Ho comunque resistito fino alla parte in cui l’autrice comincia a raccontarci qualcuna di queste storie antiche, ma – orrore! – sceglie come “archetipo” la storia di Barbablu. Senza addentrarmi nelle infinite considerazioni che ci imbastisce sopra, trattando il racconto come una metafora psicologica della donna ingenua che cede alle lusinghe del maschio cacciatore e infido, cadendone preda, il mio disagio nasce dalla scelta di una fiaba con precise origini storiche, che ben poco mi fanno pensare al tanto strombazzato “archetipo”.

Il caso vuole che conosca abbastanza bene questa fiaba, avendo studiato il personaggio di Gilles De Rais quando scrivevo il romanzo “Giovanna e l’angelo” su Giovanna D’Arco, di cui Gilles fu Maresciallo.

Posso anche credere che la storia del pedofilo francese sia stata reinventata e trasformata nella fiaba di Barbablù con l’intento di farne il simbolo di concetti e istinti primordiali, ma quando rifletto sulle sue origini, mi riesce difficile immaginarla come frutto di una tradizione popolare femminile, con le quali le donne “istruivano” e mettevano in allarme altre donne dalla malvagità maschile.

Per quello che si sa, Gilles De Rais, nel suo castello, violentava, seviziava e uccideva i ragazzini – maschi – figli dei suoi contadini e ne conservava le ossa negli stessi scantinati in cui li aveva assassinati con la complicità di alcuni servi.

Questa storia fu edulcorata e i bambini divennero le numerose mogli di Barbablù, inquadrando quindi la storia tra due binari di normalità: il matrimonio e l’eterosessualità.

Sapendo che quando nella fiaba si dice “moglie”, si deve leggere “ragazzino”, mi riesce
davvero ostico accettare l’interminabile spiegazione della Pinkola sul femminino.

Clarissa Pinkola Estés

Clarissa Pinkola Estés

Annoiato e irritato, abbandono dunque, almeno per ora (ma forse per sempre), la lettura di questo libro, gesto che non compivo da circa quarant’anni, quando alle
elementari abbandonai la lettura di un romanzo di Verne intitolato Mrs Branican. Non so se sarà l’ultimo libro che abbandonerò, perché qualcosa sta cambiando in me. Finora consideravo impossibile abbandonare un libro prima dell’ultima pagina. Oggi mi pare che, grazie agli e-book e a internet, ci sia un’offerta così sterminata di libri che perder tempo dietro dei testi insulsi sia un vero peccato.

Firenze, 28/02/2012

LA VISIONE DEL FUTURO DI ASIMOV

Ho deciso di rileggere in ordine cronologico, con la dovuta calma, i romanzi (e i racconti) di Isaac Asimov presenti nei cicli Robot, Impero e Fondazione o a questi connessi tra loro. Tali libri descrivono, infatti, una successione di eventi e storie tra loro collegate e nella lettura fatta trent’anni fa non ero riuscito a seguire un ordine preciso.

Casualmente mi è capitato di leggere piuttosto di recente “La Fine dell’Eternità”, che, secondo alcuni, sebbene fuori ciclo, aprirebbe la serie. Dato che gli eventi narrati si svolgono nel 27° secolo, credo che andrebbe messo molto più avanti, ma non saprei dove. Per ora lo colloco alla fine. (RETTIFICA SUCCESSIVA: poiché “Tutti i miei robot” è ambientato ai giorni nostri e il Ciclo dei Robot tra mille anni, “La Fine dell’Eternità” si pone tra questi due gruppi di storie). Direi dunque la successione temporale dovrebbe cominciare con le raccolte di racconti sui robot. Avevo già letto da ragazzo “Io, Robot” e, in inglese, “Il Secondo Libro dei Robot” e, forse avevo letto anche qualche altro racconto sciolto. Non avevo però ancora letto la raccolta “Tutti i Miei Robot” che tali volumi riunisce, con l’aggiunta di storie non ricomprese nell’antologia. La raccolta comprende persino “L’Uomo Bicentenario” da cui fu tratto un bel film con Robin Williams, che avevo visto, senza sapere fosse tratto da un racconto di Asimov (non ancora letto).

Comincia dunque qui il mio viaggio nel tempo asimoviano.

Riporto di seguito la successione cronologica dei libri (se non vi torna, vi sarò grato se mi vorrete segnalare le incongruenze). Il prossimo passo sarà dunque leggere “Nemesis”, prima di calarmi del tutto nel ciclo dei Robot.

FUORI CICLO

*Tutti i miei Robot (Io robot, Il Secondo Libro dei Robot e racconti vari)

*La Fine dell’Eternità
*Nemesis

ROBOT

*Abissi d’acciaio (1954),
*Il Sole Nudo (1957),
*I Robot dell’Alba (1983),
*(Immagine speculare – racconto in “Il meglio di Asimov)
*I Robot e l’Impero (1985).

IMPERO

*Il Tiranno dei Mondi
*Le Correnti dello Spazio
*Paria dei Cieli

FONDAZIONE

* Preludio alla Fondazione (1988)
* Fondazione Anno Zero (1992)
* Fondazione o Cronache della Galassia o Prima fondazione (1951)
* Fondazione e Impero o Il crollo della Galassia Centrale (1952)
* Seconda Fondazione o L’Altra Faccia della Spirale (1953)
* L’Orlo della Fondazione (1982)
* Fondazione e Terra (1986)

Isaac Asimov - Tutti i miei Robot

Isaac Asimov – Tutti i miei Robot

La maggior parte dei racconti compresi in “Tutti i Miei Robot” (antologia di 31 racconti scritti tra il 1940 e il 1977, composta nel 1982 dallo stesso autore) furono realizzati negli anni ’40 e ’50 e alcuni descrivono un futuro che per noi è già passato. Si dice a un certo punto che erano passati cinquanta anni dalla Seconda Guerra Mondiale e una volta si dice esplicitamente che siamo negli anni ’90.

Gli ultimi racconti sono, invece ambientati in un futuro che è ancora tale.

Di fatto, dunque, la maggior parte delle storie si svolge prima del ciclo dei Robot, ma alcuni sono successivi, dimostrando come la successione cronologica appena proposta abbia i suoi limiti. Mi piace però l’idea di affrontare di nuovo questo mondo, che tanto mi aveva affascinato ai tempi del Liceo, leggendole in modo organico.

Anche a distanza di 30 anni da quando adoravo Asimov (portavo persino dei basettoni come i suoi), devo dire che la lettura di questa raccolta mi ha affascinato.

Trovo che l’autore sia abilissimo nel costruire storie che somigliano per struttura a dei gialli d’investigazione, pur avendo ambientazione e sviluppo diversi. La robopsicologa Susan Calvin mi fa pensare a una sorta di Sherlock Holmes della psiche robotica.

La maggior parte dei racconti (quasi tutti a dir il vero) si gioca sulle implicazioni delle ormai celeberrime Tre Leggi della Robotica di asimoviana invenzione (in sintesi un robot, primo, non può fare del male a un uomo; secondo, deve ubbidire ai suoi ordini, purché non in contrasto con la prima legge; terzo, deve proteggere la propria integrità, purché questo non contrasti con le altre due leggi).

È affascinante vedere quante implicazioni, contraddizioni e sviluppi Asimov riesca a trarre da quest’idea.

Partendo da questo concetto, costruisce, genialmente, nuovi mondi che avranno sviluppi futuri nei cicli che seguiranno. Gli stessi viaggi interstellari saranno resi possibili dalla creatività degli automi.

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Robin Williams ne “L’uomo bicentenario”

La sua scrittura è semplice, ma molto diretta ed efficace. A volte si lascia andare a spiegazioni tecniche, ma (quasi) sempre senza strafare. Mai viene voglia di saltare qualche riga (ci sono libri di altri autori in cui si salterebbero volentieri interi capitoli), perché riesce a tenere sempre desta l’attenzione (tranne forse quando descrive la nuova suddivisione politica della Terra).

Temevo che questa lettura mi avrebbe deluso per due motivi: la mia età più matura e il tempo trascorso da quando le storie furono scritte. Invece Asimov è così arguto che riesce ancora ad affascinarmi e la sua visione del futuro era così razionale e chiaroveggente che riesce a essere ancora attuale dopo sessant’anni.

Certo, su molte cose era stato decisamente ottimista (l’ottimismo forse è la cosa più ingenua che notiamo in lui, da tragici pessimisti del XXI secolo). Immaginava che già vent’anni fa ci fossero colonie sulla Luna e su Marte e che i robot umanoidi fossero in piena fase di sviluppo!

L’ottimismo nei confronti dei viaggi spaziali era una caratteristica di molta fantascienza di quegli anni (il Presidente Kennedy stesso parlava di viaggi spaziali negli anni ’90!), eppure l’umanità ha cancellato il sogno dello spazio in quei pochi anni passati dal primo all’ultimo allunaggio, allontanando stoltamente una frontiera che avrebbe potuto essere una valvola di sfogo per tanti problemi. Del resto oggi si ragiona in termini economici di breve periodo e lo spazio non potrà dare frutti altro che in termini temporali di così lungo periodo, che solo un genio come Asimov poteva immaginare.

Se per certi aspetti vedeva per la fine del XX secolo un mondo ben più evoluto di quanto siamo riusciti a farlo diventare finora, per altri gli erano sfuggiti altri campi di crescita. Fa sorridere, a esempio, quando racconta di un robot dedicato alla correzione di bozze, perché prendere un libro e trasformare le parole in codice per correggerlo e poi ritrasformare il codice elettronico di nuovo in parole sarebbe stato un processo troppo lungo: non aveva immaginato né la videoscrittura, né internet, né gli scanner!

Analogamente i suoi robot sfogliano i libri velocemente per raccogliere informazioni, senza immaginare la possibilità di immetterle nei loro cervelli sotto forma di file elettronici.

Peraltro, mentre parla con largo anticipo di aspetti della tecnologia che ancora si stanno sviluppando, come le colture idroponiche, dall’altra si basa su teorie che ci paiono ancora non plausibili come quando immagina viaggi a velocità superiore a quella della luce o definisce i cervelli dei robot “positronici”, come se fosse possibile immaginare una tecnologia in grado di manipolare l’antimateria costituita dai positroni in modo così agevole da inserirla in “scatole” piccole come una testa meccanica senza provocarne l’annichilimento.

La grandezza di questo autore e di questo libro sta comunque non solo nella capacità di immaginare mondi futuri, ma anche nella capacità di descriverli attraverso storie che, pur con semplici tratteggi, ci restituiscono personaggi di grande “umanità”, quale, ad esempio, Andrew, il robot che sognava di diventare un uomo e nella sottile ironia con cui scrive, che rende sempre piacevole la lettura.

Firenze, 24/03/2012

L’OSSESSIONE PER IL TEMPO DI DICK

Dick - Tempo Fuori Sesto

Philip K. Dick – Tempo Fuori Luogo

Tempo fuor di sesto è un romanzo di fantascienza dello scrittore americano Philip K. Dick. Il titolo originale “Time Out of Joint è una citazione dell’Amleto di William Shakespeare. In Italia il libro, che negli Stati Uniti è stato pubblicato nel 1959, è stato tradotto con titoli diversi: “Il tempo si è spezzato, “L’uomo dei giochi a premio e “Tempo fuori luogo.

Nell’edizione che ho letto, il titolo era “Tempo fuori luogo”.

Quest’opera anticipa di un buon decennio il più famoso (e direi maturo) “Ubik” pubblicato nel 1969, di cui ha in sé molti elementi, che saranno poi sviluppati nell’opera successiva.

In “Ubik è il tempo stesso a venire alterato. Qui ci troviamo invece semplicemente su un palcoscenico in cui il tempo è stato riportato indietro da un 1998 futuro agli anni ’50 a beneficio di una persona sola, Raggle Gum, un po’ come avviene nel film “The Truman Show” (guarda caso uscito nel 1998 reale).

Nel film di Peter Weir, Truman Burbank, impersonato da Jim Carrey, vive in questo mondo immaginario a beneficio del pubblico di una sorta di Grande Fratello televisivo (mi riferisco all’orrenda trasmissione, non al capolavoro di Orwell).

Il Raggle Gum di Dick vive risolvendo quiz su un giornale, ma facendo così, senza saperlo, salva il mondo. Dick immagina che nel 1992 la Luna sia stata colonizzata e si sia già ribellata alla Terra.

Raggle Gum è un genio delle previsioni balistiche, ma troppo stressato dalla responsabilità di dover salvare il mondo tutti i giorni. Per tranquillizzarlo gli hanno cancellato la memoria e si sono inventati un gioco che lui continua a risolvere, prevedendo così l’arrivo dei missili dei “lunatici”.

Risultati immagini per Philip K. Dick

Philip K. Dick

Raggle, come Truman, comincia a sospettare che qualcosa non torni in quel suo mondo perfetto, e decide di andarsene, scoprendo come stanno realmente le cose.

Quello che Dick comincia a fare in questo romanzo è mostrarci la progressiva alterazione del tempo, delle falle che lasciano entrare, come in “Ubik, nell’epoca in cui vive il protagonista elementi di un’altra.

Il concetto di alterazione del tempo, riveste dunque per Dick un’importanza cruciale. Direi che ne è ossessionato quasi quanto me! Non per nulla anche lui arriverà a scrivere un’ucronia come “La Svastica sul Sole”. Il tempo lineare non lo soddisfa. Sembra una visione troppo semplicistica. Con questo romanzo si prepara a riflessioni più approfondite sul tema. Mentre gran parte della fantascienza esplora, con i viaggi interplanetari, soprattutto i confini dello spazio, Dick, segue le orme di Wells, avventurandosi a mostrare le alterazioni del tempo.

 

Firenze, 10/03/2012

LA REALTÀ EVANESCENTE DI DICK

Ubik - Dick, Philip K.: 9788445008232 - AbeBooksChi conosce poco la fantascienza immagina che narri storie di alieni che invadono la terra e battaglie di astronavi. Pur essendoci in tale filone anche alcune storie valide, tendo a considerare questo tipo di racconti una sorta di fantascienza di serie B.

C’è poi un’altra parte di romanzi capace di affrontare temi di grande profondità, creando veri capolavori, che meriterebbero di stare accanto ai classici della letteratura mondiale.

Trai romanzi con questa capacità, oserei citare “Ubik” di P.K Dick (Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982). Romanzo, scritto nel 1968 e pubblicato nel 1969, che ha il dono di mostrarci il sottile confine tra realtà e sogno o, meglio ancora, la soggettività della realtà e la sua evanescenza.

Si tratta di una storia che affonda le sue radici nella filosofia platonica, in particolare nel concetto di Idea universale e nel Mito della Caverna. Per sua stessa ammissione, Dick non conosceva Empedocle, ma del filosofo siciliano ritroviamo in Ubik diversi concetti, innanzitutto il divenire, il continuo mutare delle cose. Poi la contrapposizione tra due forze contrapposte, φιλóτας (Amore) e νεῖκος (Discordia). Troviamo infine anche l’idea della metempsicosi, la reincarnazione di cui Empedocle parla nelle “Purificazioni”. Dick fa però, su questo tema, fa riferimento non al filosofo di Agrigento ma al Libro Tibetano dei Morti.

La narrazione è ambientata in un 1992, che Dick immagina assai più evoluto di quello reale, con Luna e Marte colonizzati, voli spaziali a disposizione dei privati e, soprattutto, un utilizzo dei poteri mentali assai sviluppato, con telepati e veggenti attivi come professioni riconosciute. Le anfetamine (di cui l’autore pare facesse uso) vengono vendute nei distributori automatici. Per ogni cosa occorre pagare, anche per aprire la porta della propria casa o il proprio frigorifero (piccola distopia satirica del consumismo).

Dick si dilunga spesso a descrivere i numerosi e bizzarri modi in cui vestivano i personaggi della storia, dimostrando in questo più che preveggenza (dato che nel 1992 non vestivamo affatto così), una notevole creatività: non certo i pigiamini blu, gialli e rossi di Star Trek!

I protagonisti, Joe Dick e il suo capo Glen Runciter, fanno parte di un’organizzazione che contrasta i poteri di telepati e veggenti. Rimangono però vittime di un attentato assieme ad altri dipendenti di Runciter.

Da tale momento, la realtà comincia a perdere consistenza. In quel 1992, quando la gente stava per morire, veniva congelata, conservando un minimo di attività cerebrale.

Joe crede di essere vivo e che Runciter sia morto e congelato. Runciter crede il contrario. Il lettore stenta a comprendere dove sia la realtà, che intanto si disgrega. L’ambigua figura di Pat Conley complica le cose. Il mondo in cui vive Joe comincia a regredire, tornando a forme tipiche del passato. In pratica lui e i suoi compagni, tutti vittime dell’attentato, regrediscono fino al 1939, in un viaggio nel tempo (anche se Dick precisa che non si tratta di questo) che rimane ancora oggi trai più originali del genere. Sono però in azione due forze contrapposte. Una che li porta indietro e un’altra che li porta avanti, verso un futuro in cui Runciter ha un ruolo centrale. Persino le banconote hanno il suo volto. Le due realtà non si conciliano tra loro. Gli abitanti del passato non accettano il denaro del futuro o il modo di esprimersi dei colleghi di Joe. Che cosa sono queste forze contrapposte? È Runciter stesso a spingerli verso il futuro? E chi li vuole annichilire, trascinandoli indietro nel passato?

Quando si comincia a credere di aver capito qualcosa, Dick rimescola abilmente le carte e il lettore rimane spiazzato. Lo farà persino nello splendido, fulminante, finale.

Empedocle

Empedocle

Opera visionaria, insomma, ma di grande intelligenza e profondità. Sicuramente un capolavoro della fantascienza, scritto da un autore considerato trai maggiori dell’ucronia. Dick, come nell’allostoria “La Svastica sul Sole”, anche qui gioca con il Tempo e la Storia. Se nel romanzo ucronico ci faceva vedere un mondo in cui la Germania aveva vinto la Seconda Guerra Mondiale, ma doveva mettere al bando un romanzo in cui si raccontava che a vincere erano stati invece gli alleati (in modo però diverso da come le cose sono andate), anche qui troviamo lo stesso gusto per le realtà contrapposte e contraddittorie, ma realizzate a un livello di creatività immaginaria che mi pare superiore.

Firenze, 26/02/2012

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–          La svastica sul sole

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–          Fatherland

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–          Il mondo perduto

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–          L’Ultima Tentazione di Cristo

–          Non Lasciarmi

–          Finzioni

–          Nero italiano

–          L’inattesa piega degli eventi

–          Roma eterna

–          Quali sono i principali romanzi ucronici (vecchio elenco)

–          Cos’è un ucronia? (precedente versione)

SOCIAL BOOK NETWORK – Intervista a Carlo Menzinger per tesi di Laurea

Margherita Corradi

Margherita Corradi

Su anobii ho incontrato Margherita Corradi, una studentessa universitaria che sta preparando una tesi intitolata “Leggere social. Social book network e social reading” per il corso di laurea in Cultura e Storia del Sistema Editoriale dell’Università degli Studi di Milano. Mi ha chiesto di contribuire alla sua tesi facendomi intervistare in merito al mio rapporto con i Social Book Network. Ecco la trascrizione dell’intervista.

Ciao e grazie mille per la tua disponibilità a rispondere a questa breve intervista. Prima di tutto presentati brevemente, mettendo in luce la tua esperienza e la tua carriera editoriale.

Grazie a te. Spero che il resoconto della mia esperienza ti possa essere utile. Sono uno scrittore dilettante, nel senso che non vivo dei proventi dei miei libri, ma del mio lavoro in banca. Ho, peraltro, pubblicato vari libri sia come autore singolo, sia come co-autore, curatore o partecipando ad antologie o pubblicando su riviste. Te ne vorrei parlare dal punto di vista del contributo del web alla mia attività di scrittura, pubblicazione, promozione e distribuzione di libri. Il mio editore principale è una casa editrice genovese, Liberodiscrivere, che dispone anche di un sito di scrittura preesistente alla sua attività editoriale. Il mio romanzo “Il Colombo Divergente” nel 2001 fu selezionato dai frequentatori del sito e fu uno dei primi 5 romanzi pubblicati da Liberodiscrivere, che ormai conta centinaia di titoli. Mi considero quindi, fin dall’inizio, un autore internet. Il laboratorio di scrittura di www.liberodiscrivere.it è stato per me molto importante, perché al suo interno ho potuto sviluppare vari progetti. Il volume “Parole nel Web”, per esempio, riunisce tre brani scritti da me, tramite internet ed e-mail, con altrettanti autori, due dei quali conosciuti sul sito www.scritturafresca.org dove i testi hanno cominciato a prendere forma, per essere poi sviluppati su www.liberodiscrivere.it, che li ha anche pubblicati. Sempre sul sito della casa genovese ho riunito 18 autori e realizzato un’antologia di racconti, da me curata, intitolata “Ucronie per il Terzo Millennio”. Su Liberodiscrivere e tramite il mio blog sulla piattaforma (ora chiusa) di Splinder ho realizzato la mia prima “gallery novel”, come mi piace chiamare questo tipo di romanzi collettivi illustrati da diversi artisti. “Il Settimo Plenilunio” riuniva tre autori e 17 artisti, tra disegnatori, pittori e fotografi, che hanno contribuito a illustrare la storia. Un altro lavoro che senza la rete non sarebbe mai nato. Più di recente ho sottoposto il mio romanzo “La Bambina dei Sogni” al web per farlo revisionare e farmi suggerire come migliorarlo prima di pubblicarlo. Ho chiamato la cosa “web-editing”. La revisione è avvenuta in spazi diversi: Liberodiscrivere, Facebook, Splinder, Anobii (dove ho costituito il Gruppo “Web-Editing”). Alla fine ne ho realizzato due edizioni cartacee, autopubblicate mediante i siti Lulu e IlMioLibro (La Repubblica), e un e-book in vari formati, che regalo in copyleft. Attualmente, dopo averlo sottoposto al web-editing, sto facendo illustrare anche il secondo volume della serie “I Guardiani dell’Ucronia”, intitolato “Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati”. Altri lavori, invece, sono nati senza un particolare supporto della rete, come il thriller “Ansia Assassina” o i romanzi “Giovanna e l’Angelo” o “Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale” (i due illustratori, però, li ho trovati sulla piattaforma per blog Splinder).   Quali sono i social book network che frequenti? Sei iscritto anche a social network di altro genere (Facebook, Twitter, Linkedin, Google+…)? Frequento soprattutto anobii, ma sono iscritto anche a Goodreads. Oltre ai siti di lettura frequento però anche quelli di scrittura, da un po’ di anni soprattutto www.liberodiscrivere.it.

anobii

anobii

A quando risale la tua iscrizione ai social book network?

Ho frequento vari siti di scrittura come Scritturafresca, Liberodiscrivere, FIAE almeno dal 2000, ma ho scoperto i veri social book network (che sono invece soprattutto siti di lettura), direi intorno al 2008. Non ne ho mai trovato un altro completo e funzionale come anobii, che, nonostante parecchi problemi tecnici, rimane un ottima community. In passato, in realtà, c’erano alcune piattaforme generiche di blog, come Splinder che ho frequentato per alcuni anni, che svolgevano egregiamente la funzione di community per lettori e scrittori, bastava crearsi la giusta cerchia di contatti. Poi è arrivato Facebook è ha assassinato i blog, un po’ come i supermercati cancellano i piccoli negozi. Sopravvivono solo quelli fortemente specializzati come, appunto, anobii.

Da autore, come utilizzi questi siti? Pensi sia importante monitorare le recensioni che pubblicano i lettori relativamente ai tuoi libri?

Goodreads

Goodreads

Ho tentato forme di promozione tradizionale, come presentazioni, interviste, articoletti su giornali, ma i ritorni erano modesti. La rete invece mi consente di raggiungere quei lettori che amano il genere di libri che scrivo e, con sforzo minore, posso raggiungerne numerosi. Seguo sempre con interesse i commenti dei miei lettori, soprattutto quelli negativi, perché mi aiutano a migliorarmi. Inoltre, vedere quante recensioni e quanti lettori hanno i miei libri su anobii mi dà un’idea di quanto si sta diffondendo il libro. L’ultimo romanzo, per esempio, “La Bambina dei Sogni” ha già superato le 45 recensioni e i 200 lettori e questo mi fa sperare che i lettori effettivi possano essere almeno mezzo migliaio se non il doppio. Non posso saperlo con certezza perché distribuisco il volume in copyleft, quindi ognuno può scaricarlo e copiarlo gratis. Un libro che dichiara migliaia di lettori ed è presente solo in cento Librerie di anobii per me non è credibile. C’è qualcosa che non torna. Le recensioni dei miei libri sono quasi sempre positive e questo mi induce ad andare avanti, anche se, non avendo un editore importante, non riesco ad accedere alla grande distribuzione e alla promozione e le vendite sono ridotte. Ogni recensione è utile: se sono positive danno la forza per continuare, se sono negative ci aiutano a correggerci.

Nell’estate 2012, Goodreads ha avuto problemi di “bullismo”: alcuni autori si sono sentiti bersaglio non solo di critiche, ma anche di attacchi personali da parte di utenti del social book network. Ti è mai capitato di sentirti “attaccato” da un lettore?

Assolutamente mai, in tanti anni. Credo che se si ha un comportamento corretto e si accettano le critiche intavolando un dialogo, difficilmente si rimane vittime di questi nervosismi della rete. Purtroppo ho visto spesso autori che si irritano se le loro opere vengono criticate, ma questo è sempre sbagliato. Non si può pensare di piacere a tutti, ma ogni critica va analizzata, perché contiene sempre una certa dose di verità. È solo cogliendola che riusciamo a migliorarci. La rete è una cosa stupenda, che ci aiuta a crescere in tanti modi, ma dobbiamo imparare a usarla correttamente.

I gruppi e le discussioni che si sviluppano sono un buon veicolo per farsi conoscere?

Carlo Menzinger di Preussenthal

Carlo Menzinger di Preussenthal

Io credo che siano praticamente la sola strada valida per autori esordienti che non siano già famosi e non abbiano alle spalle una grande casa editrice che li sostiene come uno dei libri di punta dell’anno. Non ci si può aspettare crescite vertiginose, ma una crescita costante e regolare. Non riesco a capire quando si dice di alcuni libri che in poche settimane, da sconosciuti, vendono un milione di copie con il solo passaparola. Se si fanno due conti, mi pare matematicamente impossibile. Raggiungere cento lettori nella prima settimana è un’impresa quasi impossibile per un autore che si muove da solo, ma, mettiamo che qualcuno lo aiuti e ci riesca, pensate che questi cento lettori leggano il libro nel corso della settimana? Direi che prima che la metà di loro lo abbia letto sarà passato almeno un mese, a essere molto ottimisti. Di questi cinquanta lettori, ammesso che il libro sia un piccolo capolavoro, quanti lo avranno apprezzato? Dato che è un capolavoro, diciamo quaranta (i gusti sono gusti e ci sono autori bravissimi disprezzati da vari lettori). Quanti di questi quaranta pensate faranno passa parola? Sempre a essere ottimisti, diciamo dieci e immaginiamo che riescano a contattare ciascuno altri dieci lettori (sempre ottimistico). Sono cento lettori contattati. Quanti acquisteranno il libro? Dato che i commenti dei loro amici erano entusiastici, diciamo una decina. Cinque di loro lo leggeranno nel corso del mese e due lo suggeriranno ad altri venti amici. Insomma, come vedete si arriva in fretta al milione di copie! Questo è invece possibile solo se vengono collocate subito migliaia di copie, cosa che un esordiente che pubblica con una casa minore non potrà mai fare. Nei Gruppi di lettura in rete, invece, ci si conosce poco per volta, si fa amicizia e i libri buoni trovano un loro spazio, anche se di nicchia.  

Ogni quanto accedi ai social book network?

Mi collego ad anobii quasi tutti i giorni, come per il social network generalista Facebook, e ogni due o tre giorni a WordPress, che, pur non essendo un SBN, può essere utilizzato come tale, selezionando i post con etichette specifiche come “libri” o “letture”.  

Quali sono, a tuo parere, i punti di forza e di debolezza dei social book network a cui sei iscritto? Secondo te come evolveranno nel tempo?

Anobii è uno spazio molto grande in cui si possono incontrare persone con ogni tipo di gusto letterario, ma non è dispersivo, perché chi ha gli stessi gusti si riunisce in appositi Gruppi, su ogni tipo di tema. Purtroppo il sito ha alcuni malfunzionamenti tecnici che ne rendono l’uso a volte difficile, ma trovo ottima la possibilità di sapere chi ha un libro e se è disposto a scambiarlo. In questo modo si riescono a trovare testi non facilmente reperibili nelle librerie. È positiva anche la possibilità di dialogare sia nelle Librerie dei vari utenti, in base alle letture di questi, sia nei Gruppi, per argomenti. Mi piace molto il Gruppo “Due Chiacchiere con gli Autori” in cui si può entrare in contatto diretto con chi scrive o,se sei un autore, dialogare con i propri lettori. Sono molto utili anche le Catene di Lettura di questo Gruppo: libri offerti in prestito e passati di mano in mano. Ora stanno predisponendo una versione Beta di anobii. Ne so poco, ma credo che sarà più commerciale, qualcosa tipo Amazon o InternetBookShop. La cosa mi interessa meno. La tendenza è quella di far rendere i siti e incorporarci le vendite dei libri, purtroppo, è qualcosa che sarà difficile evitare, come la comparsa della pubblicità (molto cresciuta su Facebook ma ancora assente da Anobii).

I siti che utilizzi forniscono funzioni o possibilità particolari pensate per gli autori?

Come scrivevo sopra, in Anobii ci sono alcuni Gruppi dedicati agli autori. La possibilità di presentarsi direttamente ai lettori è importante. Non ci sono però spazi di Laboratorio per la scrittura. Per questo mi rivolgo ancora a Liberodiscrivere, anche se, negli ultimi anni si è molto ridimensionato come numero di utenti. Li ho un mio spazio, con scheda autore, elenco dei volumi pubblicati con loro e brani on-line. Il Laboratorio permette anche di selezionare i brani per genere.  

Sei soddisfatto dei servizi forniti dalle piattaforme che frequenti o vorresti esplorarne di nuove? Esse, se ben utilizzate, sono un mezzo utile per un autore che desideri emergere?

Wordpress

WordPress

Purtroppo non riesco a seguire più di poche piattaforme per volta. Uso Google Sites per il mio sito personale www.menzinger.too.it e WordPress per il mio blog https://carlomenzinger.wordpress.com/  (che parlano solo di libri, anche se le piattaforme non sono dedicate). Come Social Book Network, a parte i problemi tecnici, Anobii è ottimo. La mia Libreria è http://www.anobii.com/menzinger/books. Come laboratorio di scrittura uso invece Liberodiscrivere, dove ho una Scheda personale qui: http://www.liberodiscrivere.it/autori/schedaAutore.asp?AnagraficaID=1207. Come vetrina verso il mondo, una sorta di ripetitore, uso Facebook (http://www.facebook.com/carlo.menzinger).   Ogni spazio ha la sua funzione, ma credo che un autore debba essere presente almeno in uno per ciascuna categoria. Per farsi conoscere il migliore è anobii, ma va usato linkando a sito, blog e laboratorio, dove è possibile avere una maggior personalizzazione. Uno spazio che facesse tutto ciò sarebbe il massimo.

Conosci siti di social reading che consentono la condivisione di sottolineature e annotazioni nel testo? Se non li utilizzi ancora, pensi possa essere un servizio di tuo interesse e perché?

Anobii consente di inserire note, citazioni, commenti e recensioni ai libri letti, però sul sito ci sono soprattutto schede dei libri, non ebook scaricabili come su IBS o Amazon. Ora, però, i gestori di Anobii stanno attivando anche uno spazio per scaricare gratis gli ebook senza copyright.  

Secondo la tua opinione personale, le potenzialità di Internet possono aiutare il mondo dell’editoria a uscire dalla cosiddetta ‘crisi della lettura’ (-8,7% per la vendita di libri in Italia nel 2012) o, al contrario, rischiano di peggiorare la situazione? Come mai secondo te, se ci sono sempre meno lettori, i servizi di social book network e social reading sono in crescita?

Il modo di leggere sta cambiando radicalmente e le case editrici mi pare non l’abbiano ancora compreso pienamente. Non è solo questione di passaggio da un supporto cartaceo a uno elettronico. Questo è il primo passo. L’e-book apre la prospettiva di un diverso tipo di editoria. Gli editori devono capire che gli e-book devono avere prezzo zero e che questo  non vuol dire non poter guadagnare. Vendere oggi un e-book a un qualsiasi prezzo, anche pochi centesimi è come pretendere che qualcuno paghi per accedere a un sito. In passato ci hanno provato, ma i siti a pagamento sono sempre stati dei fallimenti. Non ne ricordo che abbiano funzionato. Per i libri sarà lo stesso. La carta rimarrà per le edizioni di lusso, la fotografia, l’arte e poco più. Il resto sarà elettronico e dovrà essere gratuito. Come? Mi pare l’uovo di Colombo, per come la soluzione è banale eppure non capisco perché non ci si sia ancora arrivati: la pubblicità. Gli e-book, ma anche i cartacei, si dovranno ripagare mediante la pubblicità veicolata. Ormai è elementare riuscire a trovare e-book di ogni tipo gratuitamente, un po’ come per la musica. Negli e-book, però, è più facile inserire réclame. Non puoi interrompere una canzone di tre minuti con un avviso promozionale. Si deve mettere all’inizio. Nei libri è possibile averne all’inizio, alla fine e, con moderazione, all’interno. Nessuno si stupisce della pubblicità nei giornali: perché dovrebbe essere un tabù averla nei libri? La TV sempre più evoluta ruba certo spazio alla lettura, ma non ho la percezione che ci siano meno lettori. Credo siano le vendite a precipitare, perché gli editori non hanno ancora capito il semplice concetto che ho appena illustrato. Gli e-book circolano gratuitamente in rete. Non si riesce più a sapere in quanti li leggono. Il solo modo per capire se vengono letti per me sono siti come anobii. Se un libro è presente in cento librerie, forse ha venduto, poniamo, un migliaio di copie. Anobii rappresenta solo una porzione di lettori, ma dà un’idea di quali libri tirino veramente. Quando vedo un titolo molto letto e commentato, mi incuriosisco. Leggo i commenti e magari mi procuro il libro. Tutto gira lì. Non ho bisogno di altri canali per informarmi. La libreria come luogo fisico ha la vita breve. I libri si scelgono sugli scaffali virtuali dei nostri amici virtuali e a volte sono loro a farceli avere. Conta di più un loro parere di una recensione su un giornale. Qualcuno ha provato a immettere in rete commenti fasulli, ma la gente si conosce. Se un editore si inventa cento avatar e commenta solo i suoi libri, si capisce subito. La rete è limpida. Le informazioni sono più attendibili delle recensioni mercenarie sui media. C’è poi un altro fenomeno che l’editoria non ha ancora compreso: il TTS, il Text-To-Speech, la possibilità data dai sistemi di intelligenza artificiale per il riconoscimento dei testi, mediante i quali un e-reader riesce a riconoscere un testo in qualunque formato e a trasformalo in voce! Io nel 2012 ho cominciato a leggere mediante TTS e la quantità di libri che riesco a leggere in tal modo continua a crescere! Usando il viva-voce o l’auricolare, ascolto pdf, epub, mobi, doc e ogni altro tipo di file, letti da una voce sintetica. Questo mi permette di dedicare all’audio-lettura il tempo in cui guido o cammino o faccio sport! Ore guadagnate per i libri! Eppure sono ancora pochi gli e-reader ad avere il TTS (io uso Leggo di IBS) e quasi nulla è la promozione di questo strumento, che potrebbe far aumentare di buone percentuali letture e vendite!

Grazie per aver dato un contributo alla mia ricerca. Concludi liberamente, con una riflessione finale, un appunto o un messaggio che desideri veicolare attraverso questo lavoro di tesi.

Recensione Leggo IBS PB603 e-Reader

Leggo IBS PB603 e-Reader

Da amante dei libri, come autore e lettore, non posso che sperare che la grande rivoluzione in atto, per me superiore a quella dell’invenzione della stampa a caratteri mobili e forse persino a quella della carta o della scrittura, possa portare a una fortissima democratizzazione della lettura. Credo che, come Gutemberg ha reso possibile portare i libri, prima retaggio della nobiltà e del clero, nelle famiglie borghesi, così l’e-book potrà portarli nelle tasche, negli e-reader, nei tablet e nei cellulari della gente di tutto il mondo, avviando un processo di alfabetizzazione culturale senza pari. Penso, più che all’Europa, alla Cina, all’India e a tutto quello che chiamavamo il Terzo Mondo, dove i figli di persone analfabete potranno tenere in tasca, tutti assieme, migliaia di volumi, reperiti gratuitamente in rete e disporre così di immense biblioteche quali solo pochi potevano avere o usare nell’antichità.  

Buona giornata e ancora grazie!

Margherita 🙂              

Grazie a te e buone letture!

Carlo.

Questo post l’ho copiato dal blog di Evelyn Storm.

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