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LE DONNE IMMAGINARIE CI PARLANO

Il GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo l’antologia “Le sconfinate” su donne che nella storia si sono mosse fuori dalle righe (e tante altre antologie), ripropone ora una nuova raccolta di racconti realizzati dai propri soci sotto forma di monologo (come nel precedente volume) con protagoniste donne immaginarie presenti in opere artistiche, letterarie, cinematografiche, teatrali, del mito, della canzone, della fiaba, della poesia, operistiche o di altre forme creative. Tra i generi si va dai classici, al mainstream, alla fantascienza, al giallo, all’horror, al fantastico.

Ne è nato un volume che riunisce cinquantadue personaggi femminili, descritti da cinquantadue autori in cinquantuno racconti, riportati nel volume in ordine alfabetico, ciascuno illustrato da un disegno di Enrico Guerrini, immagini tutte poi riunite nella copertina. Il volume, intitolato “Le immaginate” (Il Foglio, giugno 2023) è curato da Nicoletta Manetti e Cristina Gatti, con l’aiuto di un comitato di lettura di membri del GSF.

Le donne di questo libro spesso sono figure che escono dalle pagine e si confrontano con le opere da cui sono nate e talora con gli autori stessi che le hanno create, a volte per protestare per come sono state “immaginate”. A volte le troviamo descritte nello stesso periodo della vita in cui furono originariamente rappresentate, altre volte gli autori del GSF le immaginano a anni di distanza o, addirittura, proiettate nel nostro tempo dalle epoche in cui erano vissute, anche se molto lontane o addirittura in spazi fittizi o nell’aldilà.

Se ogni scrittore ha scelto donne diverse, alcuni autori sono stati scelti più volte come Alessandro Manzoni, Quentin Tarantino e, soprattutto, Walt Disney, Omero (considerando che molti personaggi del mito compaiono anche nelle sue opere). Mi ha, invece, stupito l’assenza di figure bibliche.

Alice disegnata da Enrico Guerrini
  • Si parte con Aida, in un monologo di Elisabetta Braschi che è quasi un saggio letterario, in cui la protagonista si confronta con l’opera verdiana e gli spettacoli che di questa sono stati allestiti.
  • Terza Agnoletti affronta Alatiel dal Decamerone di Boccaccio, la figlia del sultano di Babilonia, che si smarca dalle storie inventate su di lei, come quella dei nove uomini che l’avrebbero posseduta ma anche da quella sulla sua presunta verginità.
  • Carlo Menzinger di Preussenthal (chi è costui?) immagina l’Alice di Carroll ormai adulta, se non invecchiata, rinchiusa in un ospedale psichiatrico e ancora ossessionata dalle visioni del Paese delle Meraviglie e nel contempo alla ricerca di un Tempo Perduto dal sapore proustiano.
  • Nel monologo su Amelie di Gabriella Becherelli, la protagonista del film di Jan Pierre Jeunet, questa, alla ricerca di se stessa, a volte quasi confusa con l’attrice Audrey Tautou che l’ha interpretata, si racconta, osservando anche la realizzazione del film, in un’atmosfera surreale fra realtà e immaginazione: “Del resto vestire i panni di un altro è qualcosa che riguarda un po’ tutti nella vita: ci travestiamo, cambiamo atteggiamento, mettiamo una maschera, oppure immaginiamo di essere qualcun altro”. Racconto che sembra quasi ricollegarsi a quello su Alice con “la scatola di metallo: piccoli giocattoli, bigliettini, dettagli significativi che descrivono il mondo perduto dell’infanzia”, l’uomo di vetro che mi ricorda Humpty Dumpty, “il cinema” che “in fondo infrange il tempo”, “il tempo” che “sembra avere le ossa fragili come l’uomo di vetro”.
  • Paolo Dapporto, da bravo chimico, con la sua Andromaca ci fa notare il colossale salto culturale della guerra di Troia con il passaggio dalle armi di bronzo alle armi di ferro: “Vi rendete conto di quello che ci propone Glauco? Di combattere contro i nostri nemici in modo sleale, usando armi che loro non possiedono. Non è così che siamo stati educati e che educhiamo i nostri figli alle future battaglie”.
  • Renato Campinoti affronta il difficile amore e il suicidio di Anna Karenina, raffigurandola nell’aldilà, dove incontra Virginia Wolf e mentre viaggia tra Londra e Parigi, scoprendo la filantropia grazie a Angela Burdett-Cutts.
  • Francesco Fattorini da voce ad Artemide, la dea della caccia, mostrandola come una donna che per desiderio di libertà rifugge l’amore.

Silvia Alonso fa parlare Beatrix Kiddo, in arte Black Mamba, la protagonista del film di Quentin Tarantino “Kill Bill”, una serial killer affiliata a una banda di assassini che fanno capo al malavitoso ‘Bill’, qui alla ricerca di vendetta armata della sua katana.

  • Clarice Starling, la protagonista de “Il Silenzio degli innocenti” viene immaginata da Fausto Meoli ormai pensionata, a Firenze, ma sempre angosciata da Hannibal Lecter.
  • Un altro personaggio che ritroviamo invecchiato a pensare al proprio passato è la cattivissima Crudelia De Mon de “La carica dei 101”, che Maria Di Lisio vede ancora ossessionata dall’amica-nemica Anita. Una donna così fredda che per scaldarsi ha bisogno di pellicce e pepe!
  • Manna Parsì ha scelto per il suo monologo Daisy Buchanan de “Il grande Gatsby” per farne quasi il simbolo di tutte le donne senza coraggio, incapaci di amare, frivole e superficiali.
  • La Desdemona dell’Otello disegnata da Sylvia Zanotto, come altre donne dell’antologia, rivendica la propria personalità e l’importanza del proprio ruolo, mostrando un rapporto con l’altro sesso quanto mai contrastato, quasi fosse incapace di accettare il proprio essere donna, “Quell’io femmina che l’io maschio travolge”.
  • Despina, la cameriera frivola e insidiosa dell’opera di Mozart “Così fan tutte” è rinarrata da Brunetto Magaldi nel contempo come personaggio e come attrice, che si sente in dovere di specificare: “Io, nella realtà, sono ben diversa da quella frivola e amorale Despina”.
  • Giovanna Archimede sceglie Prassede, la vecchia bigotta che custodisce la virtù della Lucia dei “Promessi sposi”.
  • Oscilla un ragno sul suo filo instabile, Io son quel ragno penso e guardo Menelao, il mio sposo novello”. Comincia così il racconto sulla spartana Elena, la prima grande femme fatale della letteratura e non posso non pensare alla mia trilogia “Via da Sparta” (“Il sogno del ragno”, “Il regno del ragno” e “La figlia del ragno”). So che Miriam Ticci li ha letti e non posso allora non chiedermi quanto questo racconto ne sia stato influenzato, ma la risposta è negativa: si tratta di ben altra storia e di una donna che alla fine proclama: “La verità è che io il mio primo uomo ancora l’aspetto, quello che avrà cura del nostro reciproco amore e per il quale io farò follie, costi quel che costi!
  • Il tenente Ellen Ripley interpretato da Sigourney Weaver in “Alien” e vari altri film successivi, romanzi, fumetti e videogiochi è una donna che pur non essendo bella ha molto stimolato l’immaginario maschile. Adriano Muzzi le rivendica un’altra identità:

“Chiariamo subito alcuni punti:

Io sono bionda, e non mora con i capelli appiccicaticci come l’attrice.

Sono muscolosa, ma anche formosa, ossia ‘bona’. Non sembro un maschiaccio.

Non sono affatto coraggiosa: ho agito come ho agito solo perché sono stata costretta dalle circostanze. Col cavolo che mi offrivo volontaria per cacciare quel maledetto mostro.”

Anche il suo rapporto con l’alieno assume una nuova connotazione nel racconto.

  • Giusy Frisina scrive di Emma Bovary: “Sognavo l’Amore, ero innamorata di questa parola” le fa dire. Le fa anche constatare che “Flaubert voleva comunque farmi diventare un’eroina a tutti i costi e ci è riuscito perfettamente, al punto da farmi apparire, nello stesso tempo, peccatrice e santa”. Come in altri racconti di questo volume, la protagonista si confronta con il proprio autore e l’opera da cui è uscita, spostandosi dal piano dell’immaginario a quello del reale.
  • Nell’opera di Collodi la Fata Turchina, come il Grillo Parlante, ha un ruolo di guida per Pinocchio, un po’ materno, un po’ da docente. Nel suo monologo Antonella Cipriani la immagina alle prese con un ragazzo contemporaneo svogliato e troppo attratto dai videogiochi.
  • L’orchessa Fiona di Donatella Bellucci è alla ricerca di riscatto e di un diverso destino. Se la prende con il proprio autore e con tutti coloro che hanno descritto le donne nelle fiabe (ma non solo): “Delle povere inette, ingenue a rischio della vita, addormentate per anni, avvelenate, vessate oltre ogni limite, rinchiuse nelle torri, private della voce.
  • Indiana immagina una Ginevra che “sgattaiola fuori dal suo castello sulle ali di una carrozza, rinunciando al trono di Regina di Camelot. Raggiunge Versailles”.
  • Nicoletta Manetti ci parla del difficile rapporto di Giselda Materassi con le sorelle più grandi e il difficile nipote Remo un po’ scavezzacollo. Sorella un po’ Cassandra, un po’ “grillo parlante”.
  • Cristina Gatti scrive della Lullaby di “Colazione da Tiffany”, ovvero Holly Golightly che fu interpretata da Audrey Hepburn “una ragazza, reduce da un passato difficile, al tempo stesso dolce, caparbia, cinica e sognatrice che vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità, eccessi e di espedienti”, “inconsapevolmente sexy” divenuta “un’icona di eleganza”. Il personaggio si rapporta criticamente con il romanzo e il film che l’hanno rappresentata.
  • Chiara Sardelli dà voce a una delle pochissime figure femminili delle opere su Sherlock Holmes, Irene Adler, che compare in un solo racconto. L’immagina viaggiatrice nel tempo, assoldata da Churchill come spia contro il nazismo, donna vittoriana che mal si adatta ai tempi “moderni”.
  • Gianni Paxia ci parla della Jeanne di Maupassant che ne descrive “una vita che si rivela piena di delusioni da parte degli esseri umani, e, causa di maggiore sofferenza, di delusioni che arrivano da persone a lei vicine, anche dai genitori.”, ragazza cresciuta in convento, che arriva impreparata al matrimonio e alla prima notte di nozze, alla ricerca di amore, ma sentendosi sempre tradita da tutti, persino dal figlio.
  • Eleonora Falchi si cimenta con un classico della letteratura per ragazze, dando voce a Jo March di “Piccole donne” e facendola confrontare con i tempi moderni.
  • Gabriele Antonacci dà voce a una ninfa, Lena, che allevò il Dio Bacco come raffigurata nei versi di Michele di Lando nel XIV secolo, trasformandola in una testimone della storia.
  • La Margherita che fa parlare Gabriella Tozzetti esce da uno dei più intriganti romanzi della letteratura, “Il Maestro e Margherita” di Bulgàkov, colei che, innamorata del Maestro, presiede al ballo di Satana.
  • Claudia Piccini immagina che Mary Poppins, per la sua “voglia di donarsi ai più piccoli” sia trasportata “in un bellissimo paese dell’Italia, per prendersi cura di una persona speciale”. “Anna è sola, i suoi genitori l’hanno abbandonata appena nata, in una cesta di paglia, sulla spiaggia in riva al mare”. La piccola, che nel 2021 vive a Livorno, è affetta dalla Sindrome di Down.
  • La Medea di Roberto Riviello è moderna e contemporanea: “Cos’altro potrebbe fare, oggi, questa folle Medea se non: Rimuovere, Rimuovere, Rimuovere.” Come la mia Alice e altre “immaginate” la ritroviamo in una “Casa di cura ma lo so bene che è un manicomio”.
  • La Medusa di Cristina Scrigna più che un mostro mitologico è una donna tormentata.
  • La Minnie di Giovanna Checchi è la non più eterna fidanzata di Topolino ma una donna-topa ormai matura, sposata e alquanto stanca del proprio rapporto con il troppo perfetto Mickey Mouse.
  • Devo confessare di non conoscere Modesty Blaise cui dà voce Raffaele Masiero Salvatori, dunque fatico a comprendere quanto l’autore si discosti dal personaggio originario, “un’agente dei servizi segreti inglesi dopo un passato criminale”.
  • Anche troppo conosciuta, invece, la Monaca di Monza che Alba Gaetana Avarello dipinge come donna innamorata di un amore appassionato e violento.
  • Nanà, l’Imperatrice-Sfinge è fra le opere più imponenti del Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Nilde Casale sceglie dunque non la protagonista di un romanzo, un film o un fumetto ma una statua. Una statua-casa. “Una Sfinge. Enorme e fluida, dai seni giganteschi, con due oblò al posto dei capezzoli. I capelli mi ricoprono la schiena e il sedere, ci puoi salire e camminare come su una terrazza.
  • Rosalba Nola anima Nora della “Casa di bambola” di Ibsen facendole incontrare in sogno il suo stesso creatore, che la vuole avvinta agli schemi da lui ideati: “Con voce flebile si disse lieto che avessi spezzato le catene del mio matrimonio. Ma poi si alzò e con rinnovato vigore mi promise che il miracolo mancato – di gloria, d’onore! – si sarebbe finalmente realizzato! Ma ancora una volta dovevo essere il personaggio obbediente che la sua penna aveva creato, continuare a fare sacrifici e senza mai un lamento”.
  • Vi ricordate di Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta? Forse no. Ma certo ricordate il suo soprannome Pippi Calzelunghe. Di lei scrive Marco Tempestini, immaginandola adulta, seppur sempre ribelle, pronta ad aiutare in ogni modo i bambini poveri, persino regalando parte delle sue mitiche monete d’oro.
  • “Il nome della rosa” di Umberto Eco non è certo un romanzo erotico ma contiene al suo interno una delle scene che ricordo, anche nella versione cinematografica, come tra le più sensuali della letteratura italiana: l’incontro tra il giovane novizio e la bella mendicante, la Ragazza Senza Nome di cui ci parla Andrea Zavagli.
  • Roberto Mosi sceglie invece Melina, la protagonista di una fiaba della Val d’Adige, su una giovane contadina che si nasconde in una cesta di mele e sposa un principe per aver spezzato l’incantesimo della strega Baldassarra che lo aveva trasformato in un coleottero.
  • Rose Da Silva, una madre amorevole che partirà alla disperata ricerca della sua bambina Sharon scomparsa nei tetri anfratti di Silent Hillè la figura scelta da Matteo Alulli per il suo monologo in cui affronta “gli incubi più cruenti e deformi che si trascinano nella nebbia cittadina, la cui comunità nasconde una macabra e diabolica verità”. La storia è occasione per riflessioni sulla morale.
  • Anche Fabrizio De Sanctis sceglie un horror per il suo racconto, anche se con l’ironia di Quentin Tarantino: “Dal tramonto all’alba”. La sua protagonista è Santanico Pandemonium, la “regina” dei vampiri che infestano il From Dusk Till Dawn e ci parla del potenziale erotico del vampirismo.
  • Caterina Perrone non poteva che scegliere l’eroina de “Le mille e una notte”, Sharazàd, che con il suo erotismo e “con le sue storie farà dimenticare al re Shahriyàr il suo desiderio di vendetta contro la moglie che lo ha tradito”.
  • Laura Vignali nel descrivere la signora Frola, la fa uscire dalle pagine del libro e confrontarsi, pirandellianamente (visto l’autore) con il suo pubblico.
  • Miriam Cividalli Canarutto decide di dar voce a un personaggio secondario dei romanzi di Simenon, la moglie del commissario Maigret.
  • Carlo Giannone sceglie la protagonista di una poesia, La Spigolatrice di Sapri, rappresentata anche in alcune statue in cui la donna non si riconosce.
  • Francesca Tofanari e Oliva Cordella trasportano Teresa Raquin nel 2022 è le fanno rescindere il “contratto” che la lega con l’autore Emile Zola, ma se sei un personaggio è difficile uscire dai propri panni.
  • Gli dei sono immortali, dunque nulla di strano che Andrea Carraresi faccia vivere Teti ai nostri giorni, per rimpiangere la futilità della propria bellezza che non le è stata poi di grande aiuto e per lamentarsi della morte del figlio Achille.
  • Il volume dovrebbe contenere dei monologhi, ma spesso all’interno di questi compaiono dei dialoghi. Se il monologo è fatto da due donne (che non parlano in coro o che finiscono una le frasi dell’altra) possiamo ancora definirlo tale? Saimo Tedino sceglie di far parlare Thelma e Louise, che si raccontano le loro difficili vicende e si interrogano su quale regista potrebbe mai rappresentare al cinema la loro storia o quali attrici interpretarle meglio.
  • La Valentina di Crepax nelle pagine di Andrea Improta rimpiange l’infanzia mai avuta (essendo stata disegnata già adulta) e la mancanza di un vero amore nella propria vita, sebbene simbolo di bellezza.
  • Uno degli autori più rilevanti per la successiva letteratura fantastica è Wells e il suo “La macchina del tempo” è una delle opere più significative e ricca di influenze sulla scrittura successiva. Un personaggio di quest’opera ha però avuto sinora poco rilievo: Weena. Una fragile fanciulla degli eloi, una delle due razze evolutesi dall’umanità. Massimo Acciai Baggiani coglie l’occasione di descrivere il suo rapporto con il protagonista giunto dal passato per mostrare le difficoltà delle differenze culturali anche in un rapporto amoroso, in un caso come questo caratterizzato da enorme distanza tra i due modelli sociali.

Con questo racconto si conclude questa enciclopedica carrellata di protagoniste e di monologhi, da leggersi soprattutto come invito alla lettura, alla conoscenza, alla visione e all’approfondimento delle opere citate, testimonianza dello sterminato patrimonio culturale in cui ci muoviamo, dove il mito, la fiaba, il fumetto, il cinema, la TV, la scultura, la poesia, l’opera, la canzone, la narrativa di ogni genere possono in pari misura generare nuovi stimoli culturali, nuove percezioni, nuove storie.

Il volume sarà presentato il 12 Giugno 2023 alle ore 16 presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour 14 (Firenze).

CONCORSI DI FANTASCIENZA,  SALONE DEL LIBRO, GATTI MAGICI E COSPLAY

Nelle prossime settimane ho alcuni importanti appuntamenti cui vi invito a partecipare tutti:

  • Il 13 maggio alle 16,00 ci sarà a Pavia, presso il Ctrl-Alt Museum, via Riviera, 39, la proclamazione dei vincitori del premio World SF Italia (Angelo Frascella e Carlo Menzinger a ex aequo) e dei vincitori del Premio Vegetti. Sono in finale nella categoria dei romanzi con Massimo Acciai Baggiani con il nostro volume di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022), mentre Chiara Sardelli è in finale per i saggi con il testo che si occupa della mia produzione “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli, 2022). Nella stessa occasione uscirà il nuovo numero della rivista World SF Italia Magazine curata da Luca Ortino con il mio racconto “Mecca e IGM”.
  • Il 16 maggio alle ore 18,00 presentazione a Villa Arrivabene (Piazza Alberti 1/A, Firenze) dell’antologia “A Firenze, Centro Storico” in cui è presente il mio racconto “Le Città Vaganti” che racconta di un futuro surreale in cui per salvarsi dall’inalzamento dei mari le città si trasformano in navi.
  • Presenterò per la prima volta “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023) e parlerò ancora di “Psicosfera” (Tabula fati, 2022) al Salone del Libro di Torino 2023 presso gli Stand di Tabula fati (C66) il 18 Maggio 2023 (dalle ore 16,00 alle ore 16,30) e il 19 Maggio 2023 (dalle ore 13,00 alle ore 13,30). Interverrò inoltre il 18 Maggio 2023 alle ore 18,15 presso la Sala Indaco assieme ad altri autori di genere fantastico. Si accede al Salone del Libro di Torino da Lingotto Fiere in Via Nizza 294 e via Matté Trucco 70.
  • Il 20 Maggio il racconto “La gatta impossibile” sarà premiato con il Premio Bastet (come il nome della gatta protagonista!) dall’Accademia dei Gatti Magici, Testimoni e Ispiratori nelle Arti e nelle Civiltà in occasione del Maggio Felino 2023 che si svolge a Fiesole (Firenze) dalle ore 16,00 in poi, alla Sala del Basolato di piazza Mino col patrocinio del Comune e della Biblioteca Comunale. “La gatta impossibile” è presente nell’antologia collettiva “In perfetta felitudine” (Pro Natura Valdarno, 2021) curato da Barbara Gori e nella silloge individuale “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023). A causa dell’alluvione l’evento è stato sospeso e rimandato a settembre.
  • Dal 2 al 4 giugno si svolgerà presso l’Anfiteatro del Parco delle Cascine il “Firenze Cosplay 2023”. Sarò presente per tutte le giornate allo stand di Tabula fati (Stand A9, presso l’Anfiteatro delle Cascine “Ernesto De Pascale” e il parco delle Cornacchie, di fronte all’Area spettacolo e accanto all’Area HP) dove potrete trovare i volumi da me editi con questa casa editrice. Saranno con me Massimo Acciai Baggiani, Chiara Saredelli, Melania Fusconi, Silvia Banzola e Sandra Moretti, con i loro libri.
  • Il 7 giugno 2023 presenteremo ancora “A Firenze, Centro Storico” con il mio racconto “Le Città Vaganti” alla Biblioteca delle Oblate (via Dell’Oriuolo, 24, Firenze).
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 9,00 andrà in onda la mia intervista su “Psicosfera” ma anche “Quel che resta di Firenze” con Silvia Aonzo ed Emanuela Ferrara nella rubrica Il cannocchiale.
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 16,00 nell’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour, 4, alla presenza della dott.ssa Cristina Giachi, presidente della V Commissione Cultura del Consiglio Regionale della Toscana, sarà presentata l’antologia di racconti del GSF – Gruppo Scrittori Firenze “Le immaginate”, che contiene il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto”.
  • Il 16 giugno 2023 alle ore 17,00 presenteremo alla Biblioteca del Giardino dell’Orticultura (Via Vittorio Emanuele II, $ e Via Bolognese 17, Firenze) l’antologia “A Firenze, Rifredi” che contiene il mio racconto su un incendiario ecologista “Nerone a Rifredi”.
  • Lunedì 19 giugno alle ore 19,00 al Fiorino Sull’Arno (lungarno Pecori Giraldi, 50, Firenze) presentazione dell’antologia “Le immaginate” (Il Foglio, 2023) curata da Cristina Gatti e Nicoletta Manetti con il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto” ispirato alla bambina immaginata da Carroll e a Proust. A seguire apericena e concerto dei BBQ.
Il presidente della World SF Italia, Carlo Menzinger e l’editore Marco Solfanelli del Gruppo Editoriale Tabula fati.
Presentando “Quel che resta di Firenze” in Sala Indaco al Salone del Libro di Torino
Presentando gli ultimi volumi al Salone del Libro di Torino

Qui alcuni video:

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: prima presentazione presso lo stand di Tabula fati.

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: presentazione degli autori di genere fantastico di Tabula fati presso la Sala Indaco.

19/05/2023, Salone del Libro di Torino: seconda presentazione presso lo stand di Tabula fati.

RACCONTARE IL CENTRO STORICO DI FIRENZE

La casa editrice Edizioni della Sera ha sfornato tutta una serie di raccolte di racconti “territoriali”, partendo dalle regioni italiane (per esempio il volume “Toscani per sempre”), passando poi a raccontare le singole città (ho partecipato a “Fiorentini per sempre”) o aspetti particolari di queste (un mio racconto è in “La prima volta a… Firenze”) e ora sta per uscire con una serie di antologie per vari quartieri (io ho aderito a quello sul quartiere di Rifredi “A Firenze , Rifredi” e a quello sul centro storico di Firenze “A Firenze, Centro Storico”).

Raccontare i luoghi e i territori del nostro vivere quotidiano è di sicuro suggestivo per gli autori ma può essere un bel modo per i lettori per riscoprire gli spazi in cui vivono o per osservarli da diversi punti di vista.

L’esperienza finisce sovente per essere un tuffo nel passato, quello storico o quello personale, e viaggiare sul filo del ricordo, ma a volte sfocia in autentiche creazioni immaginarie, soprattutto quando l’autore osa addentrarsi nel sempre più suggestivo territorio del fantastico o magari addirittura del surreale.

A Firenze centro storico” è volume curato da Camilla Cosi, cui hanno aderito, oltre a me, vari autori che conosco personalmente o con i quali ho condiviso altre esperienze letterarie. La stessa Camilla Cosi era con me nel volume “Fiorentini per sempre” e fa parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, cui collabora anche come giurata del Premio La Città sul Ponte e alcuni nomi sono stati da me suggeriti.

Il primo racconto, “A Firenze lasciate fare a me” è di Caterina Perrone, altra socia GSF, con cui ho curato l’antologia “Gente di Dante”, presente nel volume dell’associazione “Le sconfinate” e di cui ho letto vari romanzi. Il suo racconto, con i toni sognanti e un po’ poetici della sua narrativa che ben conosco, ci parla di un incontro tra due donne che parlano di danza e di speranze deluse.

Andrea Falcioni con il suo “Il pesce siluro” ci racconta una partenza (“L’ennesima ripartenza da quel luogo magico, come volessi migliorare qualcosa, nel riprovarci ancora”) e l’incontro con “una buona donna veramente particolare, tanto che i suoi animali quando morivano, non li seppelliva come faceva la maggioranza delle persone. Li faceva imbalsamare e li teneva nel salottino alla sinistra del corridoio della sua casa”. Un racconto con tanti ricordi della città (“Come non la smettessi di guardare in quel retrovisore rivolto alle mie spalle, a quel passato”), che pare citare Battiato (“mi mettevo a girare nel buio della stanza come i dervisci che avevo visto in Turchia. E giravo, giravo sempre più vicino alla finestra”).

Francesca Cappelli, autrice di genere fantastico e urban fantasy, con “Fuori corso” attraversa il centro partendo dalle varie sedi della facoltà di Lettere (“Eh, sì, Lettere è sparsa in giro per il centro, e pensa che ora è anche meglio”) al convento di Santa Maria degli Angeli, a “Via degli Alfani, via dei Servi, poi andiamo fino a via Sangallo”, alla Biblioteca Nazionale, passando per luoghi dove “se apri abbastanza la testa da accogliere tutto quello che brucia qui dentro, capirai che perché è facile, lasciarsi vincere da questa entusiasmante follia”, luoghi di studio per chi ha studiato a Firenze e per chi ancora studia anche se è “un po’ fuori corso” (“Non penso che mi laureerò mai. Ma non importa. Non ho concluso il mio percorso di studi né di vita, ma sono rimasto qui a raccogliere storie”).

Paola Beatrice Rossini,con “Ginevra degli Amieri” ci porta indietro nel tempo, agli anni d’oro di Firenze, il 1400 segnato dagli scontri tra Guelfi e Ghibellini, raccontandoci di una donna creduta morta e seppellita, che si risveglia e torna dal marito e dalla madre che la rifiutano credendola un fantasma. Può sembrare fantasia ma l’autrice dichiara che è storia vera e “che l’attuale via del Campanile una volta era chiamata via della Morta? Proprio dopo quella notte…”.

Luca Anichini, mio compagno nelle avventure di “Fiorentini per sempre, viaggio emozionale nel cuore di Firenze” (Edizioni della Sera, 2020) e “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021) è presente con il racconto “Il beccaio del Ponte Vecchio” che ci parla di quando sullo storico ponte non c’erano i gioiellieri come adesso, ma i macellai (“macellai, pescivendoli e i gestori di osterie e taverne” a Firenze erano detti beccai) “nel 1529-30, durante i quasi dieci mesi dell’assedio di Firenze da parte delle truppe Imperiali di Carlo V” e di quando “nel 1593 tutti i beccai del Ponte Vecchio furono costretti a lasciare le proprie botteghe, per traslocare al Mercato Vecchio nell’attuale Piazza della Repubblica”.

Altro autore, storico, del GSF è il giallista Fabrizio De Sanctis, con il quale ho condiviso le esperienze di “Gente di Dante”, “Accadeva a Firenze Capitale”, presente anche ne “Le sconfinate”. Nel suo “Il carro” fa parlare lo storico Brindellone o carro di fuoco, che scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, da 300 anni celebra la Pasqua a Firenze.

Gian Luca Caprili con “Il ritorno di Jessaline” ci parla dello “smisurato fascino che le vecchie canzoni esercitano su chi è un po’ in là con gli anni” e di come, “Incredibile, la bella Jessaline si rifaceva viva, a distanza di lustri”. Purtroppo, però, Jessaline era malata e “si era regalata un giro in Europa, poteva essere l’ultimo”.

Pierfrancesco Prosperi, veterano della scrittura, prossimo ormai credo a festeggiare i 60 anni dalla prima pubblicazione, autore edito da quasi ogni casa editrice italiana, cui Massimo Acciai Baggiani ha di recente dedicato il bel saggio “Architettura dell’ucronia” (dove con il contributo di vari autori, me compreso, potrete scoprire meglio questo autore che ho lì definito “Il re dell’ucronia”), ci parla de “L’isola dei morti”, il cosiddetto cimitero degli inglesi ma anche il quadro che a questa si ispira del pittore svizzero Arnold Böcklin e che era presente nella stanza dove Hitler si suicidò. Un viaggio nel tempo di cui Prosperi è maestro.

“La città vagante” del sottoscritto (Carlo Menzinger) è un racconto di fantascienza che immagina un futuro distopico in cui per sopravvivere all’innalzamento del mare le città si trasformano in navi e salpano nel Mediterraneo, dove infuria la guerra. La “Centro Storico di Firenze”, armata con potenti cannoni, naviga portandosi dietro i principali monumenti. Le problematiche ambientali fanno anche qui da sfondo come nell’antologia “Apocalissi fiorentine” o in quella ancora inedita “Quel che resta di Firenze”.

“La contessa Toni” di Elena Brachini ci parla dei salotti letterari degli anni ’30 del XX secolo e delle vicende di questa famiglia (compresa una tragica morte) che non saprei se sia immaginaria o piuttosto quella dei Conti Toni da Cigoli (originaria di Trevi e legata alla città di Spoleto. Cigoli invece, credo sia la frazione di San Miniato in provincia di Pisa).

Francesca Magrini, autrice di tre romanzi e alcuni racconti, firma “La latteria della Marisa”, storia di amori giovanili, corna, cazzotti e pestaggi.

È quindi la volta di Massimo Acciai Baggiani, autore di decine di opere, tra romanzi, racconti, poesie e saggi, membro oltre che del GSF anche della World SF Italia (come me), mio coautore per il romanzo “Psicosfera” e autore della mia biografia “Il sognatore divergente”. Il suo “La Pantera e il Viaggiatore” ci parla del 1990 e del movimento studentesco La Pantera, che prese il suo nome da uno di questi felini che la notte del 27 dicembre fu avvistato a Roma, in mezzo a Via Nomentana, ma anche alle Pantere Nere americane. Da autore amante del fantastico, inserisce nella storia un viaggio nel tempo.

Altrettanto fantastico è “Limbo” di Alessandro Ricci, che immagina che da Piazza del Limbo, vicino Borgo Santi Apostoli, si possa davvero accedere al Limbo dantesco e lì incontrare Aristotele.

Di Alessandro Bini, autore de “Il mirtillo” avevo già letto “Mi trovo bene ma non mi cerco mai” e il racconto in “Fiorentini per sempre”. Ci parla di questi anni di pandemia e di come il turismo fiorentino ne abbia risentito ma anche dello sguardo dei turisti verso la città, in particolare di quello dei bambini.

Con “Sabatino e la scuola dei ladri” siamo nel 1885. Anni che l’autore Sergio Calamandrei, specializzato soprattutto nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871), ben conosce. Ha, infatti, anche curato per il GSF l’antologia “Accadeva in Firenze Capitale” (Carmignani, 2021). Il protagonista Sabatino Arturi, un giornalista, lo ritroviamo in altri suoi racconti di questo periodo ed è un antenato del moderno detective Domenico Arturi, protagonista dei gialli di Calamandrei “L’unico peccato” e “Indietro non si può”, inseriti nel progetto “Sesso motore”. Qui il protagonista ha a che fare con la delinquenza minorile e il tentativo di portar via dalla strada un ragazzino.

Sconvolgente può essere la vista di un incidente, anche se la vittima è una cavalla investita da un SUV (“Ieri ha visto il sangue, e l’occhio della cavalla”), ci racconta Carlo Cuppini in “Sangue”. “La cavalla a terra, dalla bocca fuoriesce schiuma mista a sangue, il respiro spande la miscela sul lastricato a spina di pesce.” Tutto si tinge di rosso e il tempo pare impazzire, mescolando passato, presente e futuro. “Si accende nella sua mente il ricordo di un altro oggetto volante: un drone. Nelle orecchie gli risuona una voce. Cerca di scacciarla. Ma la gente intorno a lui sta già scomparendo…

È due anni prima. È il primo lockdown. Nessuno esce di casa. Lui soltanto, alle cinque di mattina, perché non vuole impazzire, a costo di essere multato, denunciato, lapidato. Cammina in mezzo alla carreggiata deserta, come un funambolo su una riga da cui, neanche volendo, si potrebbe cadere. Il silenzio è assordante. Nel silenzio, non riesce a far tacere la voce.”

In “Si chiamava Albertine” Enrico Zoi, giornalista e scrittore, ci parla dell’incontro con una francesina, anche se un po’ anonima, in quel crocevia temporale di fine anni settanta, in una casa d’aste del centro, che pare quasi la bottega di un rigattiere perché c’era davvero un po’ di tutto: paesaggi, nature morte, ritratti, tele di ogni tipo e qualità, e poi candelabri e posateria in peltro o in argento, serviti da tè o da pranzo laccati in oro, soprammobili, chincaglierie, cineserie, busti, statue e statuette di varia foggia e poi in Piazza dell’Olio, divenuta speciale per l’occasione.

È un ritorno a casa quello che ci narra Andrea Gamannossi, autore di numerosi romanzi gialli e noir e raccolte di racconti, in “Sulle orme del drago d’oro”. Tornai nel mio vecchio quartiere dopo tanti anni. Ero un quindicenne quando i miei genitori decisero di emigrare in Australia. Ritorno in Via del Drago d’Oro nel quartiere di Santo Spirito, con le botteghe degli artigiani ormai trasformate in locali moderni, per rivedere la propria vecchia casa, generando misteriosi déjà-vu, con volti del passato che riemergono giovanili.

Susanna Madarnàs (“Susy driver”) ci mostra uno dei momenti più difficili e pericolosi nella professione di tassista per una donna, anche in una città tranquilla come Firenze. Mestiere che ben conosce dato che lo esercita e su cui ha pubblicato un intero volume.

Prima che fosse trasferito nell’imponente edificio di via di Novoli, il Palazzo di Giustizia fiorentino era in Piazza San Firenze, come ci racconta il mio due volte collega Roberto Zatini (“Piazza San Firenze: una storia di ingiustizia”) mostrandoci le disavventure quasi kafkiane di una persona condannata per aver consegnato, assai ingenuamente, un pacco di cui nulla sapeva. Si era nel 1956 e si spera che oggi la giustizia funzioni meglio. Più che a “Il processo”, però il protagonista pare avere in mente Pinocchio, arrestato dai carabinieri per aver ferito alla testa l’amico Eugenio, colpendolo con un trattato di aritmetica.

La curatrice Camilla Cosi con “Uomini o pischelli” pare fare il verso forse più a Toto (siamo uomini o caporali) che a Steinbeck (uomini e topi) o Elio Vittorini (uomini e no). Storia di crescita e maturazione di un quindicenne nel 1987, che ci parla dei grandi, piccoli drammi adolescenziali (Avevo chiesto ai miei genitori di regalarmi un giubbotto di jeans con il pelo, come quello che avevano comprato a Simone) che a un adulto distratto possono parere poca cosa ma si portano dietro problematiche di inclusione e possibili bullismi, ma anche difetti di percezione dei rapporti familiari. Non per nulla, come si legge, tutto è legato ai rapporti dei due fratelli con le ragazze e tra loro.

Insomma, “A Firenze, Centro Storico” (Edizioni della Sera, 2023) è una bella chiacchierata scritta, con tanti amici e con altri che spero possano diventare tali, su come hanno vissuto o vivono l’antico, rinomato centro della loro città. Una visione non da turisti ma da figli di Firenze, non priva di trovate narrative originali. Un altro dei segnali che questa città forse non si è impantanata nei fasti del Rinascimento ma è ancora culturalmente viva.

BULLISMO E PUPISMO IERI E OGGI

Ricordo che quando ero bambino, non penso di aver avuto più di otto anni, il padre di un mio amico (una persona piuttosto diversa dai miei genitori a dir il vero) ci diceva qualcosa tipo: «Dovete imparare a diventare dei bulli. Dovete essere tosti, così le pupe vi correranno dietro».

Fu, credo una delle prime volte che sentii la parola “bullo” o quanto meno la prima in cui la vidi inserita in un contesto “morale”.

Durante la mia infanzia i bulli erano più che altro quelli del film “Bulli e pupe” con Marlon Brando e Frank Sinatra, “Bulli e pupe. Storia sentimentale degli anni cinquanta” di Steve Della Casa e Chiara Ronchini, “Giggi il bullo” con Alvaro Vitali ma ancor più “Poveri ma belli” di Dino Risi, anche se non ricordo se lì si usasse il termine.

Insomma, il bullo non era certo un modello di uomo o ragazzo da imitare, soprattutto per il mio tipo di formazione, ma era solo e soprattutto un ragazzo di borgata o periferia, sbruffone e cialtrone, non tanto un violento o un prevaricatore. Credo di averlo considerato spesso quasi un sinonimo di trasteverino, l’abitante di uno dei quartieri “antichi” di Roma.

Probabilmente la prima volta che ho usato il termine “bullismo” associandolo a un fenomeno di violenza e prevaricazione tra i giovani è stato quando ero ormai padre.

Questo non vuol dire che quando ero giovane questo fenomeno non esistesse. C’era eccome, ma i ragazzi imparavano a cavarsela da soli e, soprattutto, se non ci riuscivano, nessuno correva ad aiutarli.

Quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto fantasy sul bullismo ho pensato di parlare del clima di violenza che si respirava ai tempi in cui ero al liceo, in particolare il 1977-78: gli anni di piombo. La rivoluzione culturale pacifista del 1968 si era ormai trasformata in un periodo di terrorismo e lotta armata, di estreme destre ed estreme sinistre che facevano a gara a chi creasse un maggior clima di terrore.

In tempi di prevalenza della Democrazia Cristiana, con all’opposizione un diffuso Partito Comunista, mi trovai in un anomalo liceo in cui il Movimento Sociale aveva quasi la metà dei consensi (e molti facevano parte di movimenti come Terza posizione). I fascisti spadroneggiavano ma il loro comportamento, a scuola, era proprio quello dei “bulli”: minacce, pizzi, bande semi-organizzate, picchettaggi. La politica spesso era solo un pretesto, anche se molti di loro gravitavano attorno a quello che sarebbe dovuto diventare il mio professore di filosofia se non fosse stato arrestato prima di diventarlo in quanto accusato di essere il mandante di alcuni omicidi, tra cui quelli dei magistrati Vittorio Occorsio e Mario Amato, nonché della strage di Bologna, per cui venne successivamente assolto. Venne poi condannato per associazione sovversiva e banda armata. Molti dei suoi alunni erano i nostri bulli alcuni dei quali arrestati per terrorismo. Insomma, non proprio gente facile da affrontare. E non venitemi a dire che oggi il bullismo è peggiorato…

Nel mio racconto “La banda degli sfigati” ho immaginato un liceo popolato da giganti, nani, elfi, orchi e altre creature magiche, che si scontrano con le stesse dinamiche. Gli anni di piombo, sono diventati qui gli anni di ferro.

Trovo interessante come il termine bullismo solo in pochi decenni abbia finito per rappresentare situazioni e persone ben diverse.

Il racconto fa parte di un’antologia “Non ti temo più”, edita a settembre 2022 da Tabula Fati e curata da Paola De Giorgi. Il sottotitolo è “Storie di bullismo e Cyberbullismo”. Già, perché quello che ai miei tempi mancava era il bullismo on-line e oggi si deve parlare anche di quello.

Il volume mi ha colpito per la prevalenza di voci femminili, su un fenomeno che, nella mia ignoranza, configuravo soprattutto maschile, perché derivato da quel mondo di cui scrivevo sopra, ma non c’è dubbio che anche delle ragazze possono essere malvagie e crudeli verso altre ragazze o che il fenomeno possa avvenire anche tra sessi diversi. Ai miei tempi i comparti erano maggiormente separati. Alle elementari ero in una classe di soli maschi, tanto per dire. Le autrici sono, dunque, undici, i racconti di autori maschi solo sei (due scrivono in coppia). Quattro delle cinque prefazioni sono scritte donne. Non ho verificato quanti personaggi maschili e quanti femminili ci siano, ma l’impressione è stata di una prevalenza di queste ultime figure, mentre mi sarei aspettato quanto meno rapporti invertiti.

Credo che questo sia un segnale di come il bullismo si stia trasformando. Non più semplice connotazione sociale tipicamente maschile, ma fenomeno di disagio diffuso in cui le donne sono diventate protagoniste. Si potrebbe forse parlare di “pupismo”, dato che la connotazione credo possa essere diversa a seconda del sesso degli attori. Le ragazze “pupizzano” in modo differente, più psicologico, credo, da come i maschi bullizzano, con maggiore fisicità. Se per i maschi le vittime del bullismo sono soprattutto ragazzi che non seguono le regole del gruppo dei bulli (che possono anche essere ben diverse dalle regole della società nel suo insieme), che hanno comportamenti difformi dalla “norma”, per le femmine credo che l’aspetto esteriore sia una causa scatenante più forte: magrezza, obesità, bruttezza in generale. Non per nulla nel volume, con il suo sguardo femminile, si parla di bodyshaming e persino di grassofobia.  

Nelle storie femminili mi pare prevalga l’intervento risolutore esterno, mentre questo è meno presente in quelle maschili.

Il volume si caratterizza per una certa diffusione di elementi fantastici o magici.

Nel racconto di Loredana Pietrafesa che apre il volume abbiamo una bambina perseguitata da due gemelle che troverà nella voce fantasma del nonno morto (che le manda messaggi in rima su aeroplanini di carta) la forza per superare la situazione, grazie anche all’intervento degli adulti e alla magia del nonno-fantasma che farà confessare le gemelle.

Surreale il racconto di Chiara Onniboni in cui un bambino mangia tutte le merendine dei compagni per non farli ricattare dai bulli. Di nuovo a essere risolutivo è l’intervento delle “autorità adulte”.

Nella storia di Marco De Franchi un padre bullo si ritrova con un figlio bullizzato. La soluzione arriva ancora dall’esterno.

Melania Fusconi ci regala una vittima magica, la cui capacità di mutare forma diventa la propria tortura personale e la causa del bullismo contro di lui. L’aiuto è ancora esterno e magico.

Nella storia di Carla Dolazza la protagonista, isolata dai coetanei, cerca l’amicizia nel portiere dello stabile (come non pensare a “L’eleganza del riccio” della Burberry o a “Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca), che si rivela peggiore dei suoi compagni. Di nuovo abbiamo un intervento salvifico esterno.

Nel racconto di Alessandra Zenarola la causa del bullismo non è la bruttezza, ma il suo opposto, la bellezza. Qui sarà l’amicizia di un coetaneo a salvarla. Non occorre l’intervento di alcuna autorità. Sarà forse perché il bullismo contro una bella somiglia più all’invidia, mentre di solito è motivato dal disprezzo. Su questo però credo occorra fare una riflessione maggiore. Il bullo, credo, può essere spinto alla violenza proprio dal fatto di sentirsi “inferiore” nel contesto sociale in cui vive. Non credo sia tanto l’invidia verso la sua vittima a spingerlo ma piuttosto una sorta di invidia sociale verso il contesto in cui vive e in cui non riesce a eccellere a portarlo a dimostrare sui più deboli la propria fragile superiorità.

Analogamente la protagonista “Supplì” di Nicoletta Romanelli non doveva essere così “nerd” o brutta, se a salvare anche lei è l’amore di un ragazzo.

A salvare il protagonista di Andrea Gualchierotti è lui stesso, grazie a un sogno. Qui la causa del bullismo è solo una sua cicatrice. Come si diceva, però, per i maschi i problemi fisici sono facilmente superabili, soprattutto quando, come in questo caso non sono troppo marcati. Gli stessi difetti fisici posso essere causa di bullismo come non esserlo per nulla.

Il bullo di Errico Passaro insegue la propria vittima anche dopo essere morto, ma questa riesce a trovare in se stesso il modo per superare il problema.

Enrico & Vittorio Rulli decidono di usare il punto di vista del bullo, in una storia in cui la vittima di ragazzo è una ragazza, che lui prende in giro dicendole di amarla. Con pentimento postumo.

Un ragazzo magro ai limiti dell’anoressia nella narrazione di Donato Altomare riesce a ottenere il rispetto di chi lo bullizzava salvandoli in una situazione difficile. Risolve dunque da sé il problema in modo costruttivo e positivo, trasformando sapientemente il contesto e riuscendo a guadagnarsi la stima dei suoi avversari. Certo la sfortuna dell’incidente è stata per lui una discreta fortuna. Anche nel mio racconto uso il medesimo meccanismo, pur in un contesto diverso: la vittima vince aiutando i bulli e cambiandoli. Che è poi la mia esperienza personale in merito e quella che sento come più reale.

Nel racconto di Fiorella Borin l’essere bullizzati entrambi farà scoccare qualcosa tra un ragazzo e una ragazza.

Come nel racconto di Alessandra Zenarola, la vittima è una ragazza bella, che qui fa riemergere nell’insegnante i propri, simili, trascorsi giovanili.

Il racconto dai toni fantascientifici di Paola Giorgi ci mostra un futuro di una società divisa tra bulli (Alfa) e vittime (Omega). Purtroppo, non mancano al mondo ideologie che potrebbero portare in tale direzione.

La protagonista della vicenda narrata dalla curatrice Paola De Giorgi si presenta come una delle vittime più mature quando scopre che non c’è “nessuno a cui chiedere. Nessuno a cui rivolgersi in cerca d’aiuto” e quindi l’importante è che “Non devi arrenderti mai”.

Roberta Zimei immagina di intervistare un bullo pentito anni dopo che ha provocato involontariamente la morte della sua vittima.

Un argomento che il volume non tratta (del resto non è un saggio ma solo una raccolta di racconti) è il bullismo tra adulti. Devo dire che anche questo esiste e, anche se si dovrebbe presumere che un adulto siam meglio attrezzato per difendersi, ho visto persone prevaricarne altre sfruttando magari solo una posizione gerarchica superiore, non limitandosi a sfruttare la propria vittima, ma mettendola alla berlina davanti ai colleghi.

Insomma, un fenomeno a 360 gradi, che riguarda ogni fascia d’età e ogni sesso.

Il volume ha ricevuto il sostegno e la sponsorizzazione di molte associazioni. A fine volume si leggono i loghi della Commissione Pari Opportunità della Città di Porcia, dell’ADAO, Associazione Disturbi Alimentari e Obesità del Friuli, di Consult@noi, Associazione Nazionale Disturbi Alimentari e molti altri.

Una lettura importante per conoscerci meglio e riflettere sul nostro mondo, i rapporti interpersonali e il mondo giovanile.

PSICOSFERA: un romanzo e un progetto di antologia cui aderire

7 Giugno 2022 alla Biblioteca Buonarroti: tre autori, due libri, un progetto

Salve,

vorrei segnalarvi innanzitutto che sono gli ultimi giorni per partecipare al Premio La Città sul Ponte del GSF (il bando si chiude il 10 Giugno).

Vi aspettiamo poi il 7 Giugno alle 17,30 alla Biblioteca Buonarroti (viale Guidoni, 188, Firenze) dove non solo presenteremo un nuovo romanzo (“Psicosfera” di Acciai e Menzinger), e un nuovo saggio (“Suggestioni fiorentine” di Chiara Sardelli) ma anche un progetto di antologia di racconti cui spero potrete partecipare numerosi.

Psicosfera” è un romanzo che ci parla di forme di vita alternativa, del potere della mente e della confusione tra realtà e sogno. “Suggestioni fiorentine” ci accompagna attraverso i luoghi iconici e storici di Firenze.

La nuova antologia “Dal profondo”, ancora tutta da realizzare, dovrebbe raccogliere racconti inviati dai lettori di “Psicosfera”, che da tale romanzo si saranno fatti ispirare per creare loro storie che parlino del sogno e del potere della mente e magari di viaggi oltre la superficie della Terra, verso le sue profondità o verso lo spazio esterno.

Vi aspettiamo con la vostra curiosità e le vostre idee.

A presto.

Carlo

www.menzinger.it

BANDO DEL PROGETTO PER L’ANTOLOGIA DI RACCONTI “DAL PROFONDO”

Curatori: Massimo Acciai Baggiani e Carlo Menzinger di Preussenthal

Quando nasce un romanzo, nasce un mondo, che dispiace lasciar andare con la lettura dell’ultima pagina.

Come autori di “Psicosfera”, ci siamo chiesti come questo libro potesse continuare a vivere e rinnovarsi.

La nostra scommessa è creare un’antologia di racconti che si rifacciano al mondo di “Psicosfera”, ma non scritti da noi stessi, quanto dai lettori del romanzo.

I Curatori dell’antologia sono Carlo Menzinger di Preussenthal e Massimo Acciai Baggiani.

L’Editore non è ancora stato deciso e sarà scelto dai Curatori, a loro insindacabile giudizio, tra quelli che si dichiareranno interessati al progetto.

I principali argomenti che saranno trattati nel volume sono:

  • Viaggi spaziali e colonizzazione di altri mondi;
  • forme di vita alternativa;
  • il potere della mente e i misteri del sogno.

INVIO RACCONTI

Ogni Autore potrà inviare uno o più racconti inediti e da lui scritti, ispirati al romanzo “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022), scrivendo a entrambi gli indirizzi: menzin@virgilio.it e mensolino@tiscalit.it e specificando nell’oggetto dell’email “DAL PROFONDO – titolo del racconto”, sostituendo alle parole “titolo del racconto” il nome dato al proprio elaborato.

INVIO IMMAGINI

Si può partecipare all’antologia anche inviando immagini ispirate a “Psicosfera” e ai numerosi luoghi dell’opera (Firenze, Roma, San Pietroburgo, Mosca, Vilnius, Čeboksary, Giant’s Causeway, Castle Rock, Haukadalur, Bergen, Shigatse, Yokohama, Tamu Massif, Marte, lo spazio, e, ovviamente, l’interno della Terra e della Sfera). Saranno accettati disegni, dipinti e fotografie, purchè originali e ideate dall’artista. Si possono inviare sino 20 immagini per artista. L’invio di racconti non preclude la possibilità di inviare immagini. Potranno essere inviate anche immagini che illustrino il racconto inviato.

Le immagini saranno pubblicate in bianco e nero.

SCADENZA

La scadenza per partecipare è il 30 Giugno 2023.

Gli Autori dei testi selezionati per la pubblicazione saranno avvertiti entro il 30 settembre 2023.

CARATTERISTICHE DEI RACCONTI

Ogni racconto dovrà:

  • avere una lunghezza compresa tra i 5.000 e i 15.000 caratteri;
  • essere scritto secondo le Regole Editoriali riportate di seguito;
  • ogni Autore potrà presentare anche più racconti, ma per un massimo di 30.000 caratteri;
  • riportare in allegato la Scheda di Adesione di seguito qui riportata;
  • fare in qualche modo riferimento a “Psicosfera”, trattando, per esempio, i seguenti temi: Viaggi spaziali e colonizzazione di altri mondi; forme di vita alternativa; il potere della mente e i misteri del sogno.

CARATTERISTICHE DELLE IMMAGINI

Le immagini potranno essere inviate per la valutazione in formato jpeg o bpm, anche a bassa risoluzione, ma quelle selezionate ancdranno poi inviate all’editore nel formato concordato con questo.

SUGGERIMENTI PER LA SCRITTURA

Si invita a leggere “Psicosfera” per trarne ispirazione. Come supporto si suggeriscono alcuni temi presenti nel romanzo, per esempio:

  • Nulla è scontato.
  • la vita può essere diversa da come la conosciamo.
  • la mente può avere poteri maggiori di quelli noti.
  • il sogno può modificare la realtà.

Tra gli argomenti del libro si segnala:

  1. Sogni, visioni, apparizioni di santi, angeli e dei nel nostro passato sono tutti frutto del potere ESP di creature magmatiche che vivono nelle profondità della Terra e che guidano da sempre l’umanità e l’evoluzione di tutte le specie di superficie alla ricerca di quella più adatta a portare il loro pensiero tra le stelle.
  2. Sulla Terra c’è una comunità di telepati, la “Comunanza”, tra loro mentalmente connessi.
  3. Le creature magmatiche con poteri telepatici appartengono a specie tra loro diverse ma non sono parte del regno animale, né di quello vegetale, bensì di quello minerale. L’insieme di tutte queste creature è detto Popolo di Gaia. Tra loro sono in lotta per favorire una specie di superficie o un’altra e usarla per raggiungere le stelle. La cosiddetta Koinonia favorisce l’uomo. Sono loro ad avere creato la Psicosfera, in cui hanno teletrasportato alcuni astronauti per prepararli al viaggio verso Trappist-1.
  4. La Psicosfera è uno spazio chiuso all’interno della Terra, in continua evoluzione, per adattarsi alle esigenze degli esseri umani che vi sono rinchiusi, difenderli dalle forze magmatiche avverse e prepararli al viaggio verso le stelle.
  5. L’energia onirica ha generato la Psicosfera, ciò e coloro che contiene e potrà trasportarla verso le stelle.

I racconti possono, alternativamente e a titolo di esempio:

  • parlare di apparizioni, visioni o sogni guidati dagli esseri dell’abisso, anche ambientati nel passato o nel futuro, di telepati o persone capaci di teletrasportarsi;
  • essere sequel (seguendo o meno il suggerimento dell’epilogo di “Psicosfera”; ambientati sulla Terra come su Trappist-1), prequel  o spin-off del romanzo o storie comunque ambientate prima, durante o dopo dell’epoca del romanzo (ambientato nell’estate del 2036); possono svolgersi nella Psicosfera; sulla superficie terrestre o nello spazio;
  • approfondire alcuni dei suoi personaggi, narrandone la vita prima o dopo o durante gli eventi narrati in “Psicosfera”;
  • parlare delle creature magmatiche;
  • essere qualunque altra storia scelta dall’Autore che i Curatori dell’antologia reputeranno in qualche modo connessa con quanto narrato in “Psicosfera”.

Ove possibile i Curatori daranno supporto agli Autori pere rendere le loro storie il più possibili coerenti con il mondo di “Psicosfera”.

Insomma, massima libertà creativa. Vogliamo che dal romanzo possano nascere nuove idee, nuovi personaggi, nuovi mondi, nuove sensazioni.

Le opere che si richiameranno in modo più stretto a “Psicosfera” saranno privilegiate in fase di selezione.

Per sapere di più su “Psicosfera” consultare la pagina web: https://sites.google.com/site/carlomenzinger/home/psicosfera?authuser=0  e, in particolare le sezioni:

Trama

Spirito

Ambientazione

Personaggi

L’acquisto di una copia del romanzo è consigliata ma non obbligatoria. Chi lo acquistasse è invitato a mandare agli autori (scrivendo a menzin@virgilio.it e mensolino@tiscalit.it o postandola sui social) una propria foto con il libro, ma anche questo non è obbligatorio.

REGOLE EDITORIALI

  • File in formato .DOC o .DOCX (il formato .pdf non è ammesso);
  • Carattere Times New Roman corpo 12;
  • Interlinea 1.5;
  • Dialoghi tra i caporali «…»;
  • Pensieri e parole straniere in corsivo
  • Titoli tra le virgolette “…” (es. “La Divina Commedia”);
  • Frasi riferite all’interno di un dialogo, utilizzare le virgolette “…” (es. «Mi disse: “Troviamoci in Piazza della Signoria”»)
  • Punteggiatura fuori da virgolette o caporali;
  • Testo giustificato, senza spazi automatici fra i paragrafi e i rientri;
  • Rispetto delle regole grammaticali e ortografiche.


LIBERATORIA

Inviando il racconto, l’Autore autorizza i Curatori a concedere in licenza all’Editore il diritto esclusivo di pubblicare il proprio racconto nel Volume antologico relativo al presente progetto “Dal profondo” (il titolo dell’opera sarà definito in seguito).

L’esclusiva dell’Editore sarà limitata alla pubblicazione dei racconti all’interno dell’antologia, sia in formato cartaceo che in formato digitale, sia in Italia che all’estero.

I Curatori dell’antologia, a proprio insindacabile giudizio, selezioneranno i migliori racconti e li invieranno all’Editore, il quale potrà accettare o procedere a ulteriore scrematura prima della pubblicazione.

Nel caso non si raggiunga un idoneo numero di testi ritenuti validi non si procederà alla pubblicazione.

Puoi trovare il Bando anche qui.

RAGAZZE “CATTIVE”

Periodo intenso di pubblicazioni questo per il GSF Gruppo Scrittori Firenze che dopo aver pubblicato due antologie nel 2021, “Gente di Dante” (Tabula Fati) sul poeta fiorentino e “Accadeva in Firenze Capitale” (Carmignani), esce ora con la prima antologia per il 2022 e già annuncia la prossima. Si tratta del volume curato da Nicoletta ManettiLe sconfinate” (Carmignani) che riunisce i monologhi di 14 autori dell’associazione che danno voce a 15 donne “fuori dai confini”, contro-corrente, persino negative e violente.

Insomma non la solita antologia sulle donne e a favore delle donne, ma un volume dal quale emerge tutta la malvagità femminile, pur senza una critica verso questo sesso, che forse qui raggiunge la vera parità con i maschi: nella cattiveria, nella perversione, nella lussuria, nella violenza. “Non-eroine per eccellenza”. “A volte si tratta di donne perfide, crudeli, mostruose” si legge nella “Valutazione editoriale Premio Città di Come” che fa da prefazione al volume.

Sono soprattutto autrici ad aver aderito, ma non solo. Il primo racconto, per esempio, è di Roberto Mosi e dà voce ad Antigone che, come attraverso una sorta di macchina del tempo, parla a un gruppo di persone di oggi che sta allestendo a Pisa un’opera teatrale sull’opera sofoclea a lei dedicata. È proprio lei a parlare ma suona strano sentirle dire di precedenti contatti in videoconferenza! Una Pisa che ci narra, potrebbe avere origini, più mitiche che reali, proprio nella sua Tebe. Donna ribelle, Antigone, condannata a morire d’inedia, sepolta viva, come il Conte Ugolino, a Pisa, affinché “le nostre mani non si macchino del sangue di questa donna”. Come ai tempi dell’Inquisizione si bruciava gli eretici e le streghe per non versare il loro sangue. La condanna di Antigone è occasione per una riflessione politica: “fino a che punto lo Stato con le sue leggi più o meno arbitrarie può forzare a compiere atti aberranti”?

E poi eccoci a Cleopatra, la lussuriosa regina d’Egitto. Lussuriosa? “Amore? No, passione piuttosto, piacere senza limiti. Ossessione del piacere. Perché chiamarla lussuria? Suona spregevole?” afferma la sovrana per mano di Caterina Perrone, che ci mostra poi, con il suo punto di vista, i suoi rapporti con i grandi romani Cesare, Antonio e Ottaviano. Quest’ultimo non disposto a piegarsi al suo fascino di donna non troppo bella ma affascinante e sempre provocante, nelle movenze e negli abiti discinti.

Sceglie una serial killer Fabrizio De Sanctis, Ersébet Bathory, creatrice di macchine di tortura. Versione femminile di Barbablù (il Maresciallo De Rais di cui scrissi nel mio “Giovanna e l’angelo”), finché scelse le sue vittime tra il popolo rimase impunita. Sceglierle tra la piccola nobiltà segna la sua fine.

La vediamo ormai catturata: “Parlo al nulla. Il Nulla nel quale credete di avermi rinchiusa da… Da quanto? Non so. Non m’importa”.

Ecco poi Cristina Gatti, presidente dell’associazione, che ancora una volta si cimenta con la sua amata Mary Shelley, che ha portato anche a teatro. Una donna che è non solo la creatrice del celebre mostro, la creatura realizzata da Victor Frankestein mettendo assieme parti di cadaveri e dandogli vita, opera iniziatrice della fantascienza e nel contempo dell’horror e del romanzo gotico. Una donna che è stata anche poetessa, moglie affezionata e madre sfortunata, orbata dei suoi figli. La sua immagine più intima è quella che ci regale l’autrice.

Nel loro sconfinare queste donne non sempre diventano simboli del male, a volte il loro desiderio di andare contro le regole e il comune sentire è volto a un profondo desiderio di fare il bene, di salvare e aiutare l’umanità, non limitarsi a essere “la donna di un solo uomo. Troppo restrittivo, troppo confinato. Il mio destino è occuparmi dell’umanità intera, e posso farlo attraverso la cura e l’assistenza” fa dire l’infermiera Antonella Cipriani alla sua infermiera Florence Nightingale (1820-1910) in questo racconto ambientato durante un’altra Guerra di Crimea. Non mancano anche qui i toni cupi, un po’ pulp, anche se solo per negazione: “Adesso il fetore di escrementi, sangue rappreso, sudore, carne putrida, fogne maleodoranti è soltanto un lontano ricordo” perché “la mortalità malaria e colera è notevolmente calata”. Altri tempi, altri mali, stessi mali. Stessi anni in cui la mia bisnonna Teresita Ruata esercitava la medicina. Professione rara e difficile per una donna, che fu poi costretta ad abbandonare.

La donna scelta da Andrea Zavagli oggi l’avremmo chiamata hostess. All’epoca fu coniato un nome apposta per lei e altre come lei: lorette. Aveva inventato un modo nuovo di dare piacere agli uomini, accompagnandoli nella vita e non solo a letto. Si chiamava Rose Alphonsine Plessis ma si faceva chiamare Marie Duplessis. Di lei e della sua breve vita, stroncata ad appena ventitré anni (quante giovani vite stroncate troppo presto in questo volume, quasi un destino!), scriverà uno dei suoi amanti, Alexandre Dumas ne “La signora delle Camelie” ma anche il librettista de “La traviata” di Giuseppe Verdi.

Camille Claudel fu la modella, l’allieva e l’amante di Auguste Rodin e questo suo rapporto con il grande artista ha un po’ oscurato la sua arte. Nel racconto di Marco Tempestini la troviamo in manicomio che sogna di vivere su Marte, un pianeta dove trova finalmente la sua dimensione e tutti ne riconoscono l’autonoma grandezza.

Non mi chiamo Suzanne. Da piccola a Montmartre, ero Marie Clementine, la figlia bastarda della lavandaia” così si presenta Suzanne Valadon nel racconto della curatrice Nicoletta Manetti. Un’artista più nota per le sue relazioni che per la sua arte, madre di Maurice Utrillo, in rapporti con pittori come Degas, Renoir e Toulouse-Lautrec. Quest’ultimo le diede il nome biblico della donna spiata dai vecchioni, per la sua attività di modella.

Nel racconto troviamo una donna alla ricerca dell’arte e dell’amore “era dell’amore che in realtà ero innamorata. Comunque, in ognuno vedevo una possibile via d’uscita. Ero bugiarda, infedele, ma a mio modo ero vera. Facevo ciò che mi andava di fare, solo quello. Ero io a scegliere”.

Gabriella Tozzetti ci parla poi di Marina Cvetaeva e del suo innamoramento per Sonja Parnok. Anche in questo racconto ritroviamo la Crimea: suggestioni di questi tempi di guerra? Eppure, i racconti dovrebbero essere precedenti.

Mi ha colpito qui un’affermazione messa in bocca al personaggio “per scrivere avevo bisogno di entusiasmarmi, provare emozioni, innamorarmi più e più volte”. Nel leggere questo volume mi sono, infatti, chiesto quale sia la differenza di approccio al tema dell’antologia tra gli autori e le autrici e più in generale che cosa distingua lo scrivere maschile da quello femminile. Forse la risposta è proprio in questo bisogno tutto femminile. Credo che un uomo per scrivere non abbia bisogno tanto di emozioni quanto di idee, di ambientazioni, di contesti. Le emozioni ci sono, ovviamente, ma vengono dopo. O forse no. Merita una riflessione.

Ho sempre scritto per tutta la mia vita perché traboccavo di sentimenti, ma adesso non mi sono rimaste che l’umiliazione, la solitudine, la paura” scrive Gabriella Tozzetti. E io? Io ho sempre scritto perché trabocco di idee, di trame, di ambientazioni nuove, di personaggi. Umiliazione, solitudine e paura sarebbero semmai fonti d’ispirazione. Sta qui la differenza?

Arriviamo così a un racconto maschile, quello di Nicola Ronchi sulla saponificatrice di Correggio Leonarda Cianciulli. Non sarà dunque un caso se un uomo, come alcuni racconti prima Fabrizio De Sanctis, non sceglie una poetessa o una pittrice ma un’assassina? Non che questo racconto sia privo di emozioni e sentimenti, ma prevale la trama noir di questa donna malata, di cui delinea la psicologia sin dall’infanzia: “mia madre diceva che ero stata uno sbaglio”. Una donna la cui prima ossessione era: “dovevo uccidermi, dunque, e dovevo farlo in modo spettacolare, comico”.

Molti di questi racconti sono narrazioni delle protagoniste in fin di vita. Quasi che il loro essere sconfinate dovesse trovare un limite almeno nella morte.

Ecco poi alcune profezie infauste a incupire la narrazione: “avrai figliolanza, ma tutti i figli tuoi moriranno”. Sarà proprio la paura della morte del figlio a scatenare la furia omicida di Leonarda Cianciulli, dopo diciassette gravidanze con solo 4 figli sopravvissuti. Sono cose che ti provano. “Vedo nella tua mano destra il carcere e nella sinistra il manicomio”.

Ecco poi il racconto di Andrea Zurlo (non fatevi ingannare dal nome, si tratta di un’autrice argentina, non di un uomo). Quasi a voler contraddire quanto scrivevo sopra, la Zurlo sceglie, in modo forse un po’ maschile, un’eroina, Tina Modotti. Eroina? Sì, ma anche fotografa. Ecco! Personaggio che ha combattuto in Messico e Spagna. Donna determinata: “Domandati sempre chi sei e da dove vieni e dove vuoi andare. Devi decidere tu chi vuoi essere e non piegarti a diventare quello che gli altri pretendono da te, soprattutto se sei una donna” proclama all’inizio del racconto.

Gabriella Becherelli prende una sorta di macchina del tempo, un po’ come ha fatto Roberto Mosi nel primo racconto e fa dialogare Frida Kahlo e Artemisia Gentileschi in due monologhi intrecciati.

Io sono Artemisia,” “unica donna del mio tempo a essere una pittrice. Sono venuta per presentarvi Frida, l’altra donna che ha fatto della sua vita un autoritratto”. Monologhi alternati da versi.

Sylvia Zanotto parla della scrittrice Violette Leduc e del suo amore saffico non corrisposto per Simone de Beauvoir.

L’iraniana Manna Parsì sceglie l’autrice della sua terra Forough Farrokhzad, morta giovanissima in un incidente stradale. L’autrice ci parla dei rapporti familiari e con Dio: “Mio padre mi ripeteva che Dio era buono e nessuno era come lui. Ma io, peccatrice, sapevo bene che era come tutti gli altri. Anche lui non perdonava.”.

Chiude la raccolta il più giovane degli autori di questa raccolta, Saimo Tedino (che ha anche realizzato il bel trailer dell’antologia), con un racconto che appare il più moderno nei toni oltre che nella protagonista, la cantante Amy Whinehouse che dice di sé “Potevo essere felice e invece mi sono impegnata a essere triste.” Troppo alcol e troppe droghe. “Amy, tu ami chi non ti vuole, tu ami chi non sa amarti” le ripete ossessivo l’amico Reg, che le dice anche “Io non voglio essere complice della tua morte.

Alla fine, però, vediamo anche lei, troppo giovane, in fin di vita: “Sono morta guardando me stessa. Una pesciolina in un acquario di vodka e vergogna.”

Si chiude così questa rassegna di anti-eroine, ma l’avventura non finisce. Il Gruppo Scrittori Firenze, sta già programmando un altro volume sulle donne, non più donne della storia, ma donne nate dalla letteratura, dal cinema, dal fumetto, all’immaginario. Non so come si chiamerà il nuovo volume ma dentro di me lo chiamo già “Le immaginarie”.

Intanto, si parlerà ancora de “Le sconfinate” lunedì 22 marzo 2022 alle 17,30 alla BibiloteCanova, via Chiusi 4/3 A (Firenze). È richiesta la prenotazione.

PUBBLICAZIONI 2021 DI CARLO MENZINGER DI PREUSSENTHAL

L’ultimo romanzo da me pubblicato è il terzo della saga “Via da Sparta” ovvero “La figlia del ragno” (Porto Seguro, 2019). Nel 2021 pensavo sarebbe uscito il romanzo scritto assieme a Massimo Acciai Baggiani “Psicosfera”, ma l’editing si è rivelato assai più impegnativo del previsto e temo quindi che dovrà attendere il 2022. Lo stesso dicasi per l’antologia “Quel che resta di Firenze”, che prevedevo di pubblicare alcuni mesi dopo il romanzo.

Peraltro, il 2021, come l’altro anno pandemico, il 2020, è stato comunque ricco di pubblicazioni che vorrei provare a ricapitolare qui:

Racconti

  1. In aprile è uscito “Accadeva in Firenze Capitale“, un’altra antologia del GSF, per la quale oltre a far parte del comitato editoriale, ho scritto il racconto “Il collezionista inglese” su Frederick Stibbert e la comunità internazionale peresente a Firenze negli anni in cui fu capitale del Regno d’Italia.
  2. Aprile vede l’uscita della prima traduzione di un mio racconto “Ireni e rane” in esperanto sulla rivista internazionale Beletra Almanako (n. 40 del febbraio 2021) con il titolo “La ranoj” (traduzione di Massimo Acciai Baggiani). Il racconto fa parte della saga “Via da Sparta“.
  3. A metà anno abbiamo l’uscita dell’antologia “Contaminazioni” (Tabula Fati, Luglio 2021), che contiene il mio racconto “Supposte ucroniche” che contamina le mie saghe di Jacopo Flammer e “Via da Sparta” con una grottesca pandemia di obesità.
  4. Partecipazione con il racconto “La gatta impossibile” all’antologia di Pro Natura Valdarno “In Perfetta Felitudine”
  5. Continua la collaborazione con la rivista “Prospettive.Ing” con le uscite nel numero di aprile-giugno 2021 “Negotiation” dei racconti “Il negoziatore romano” e
  6. “Viaggio ad Arché” e
  7. Sul N. luglio-settembre 2021 “Cognitive Flexibility” del racconto “Passaggio per Fruchtbar”.
  8. A settembre Tabula Fati pubblica l’antologia da me curata assieme a Caterina Perrone per il GSF – Gruppo Scrittori Firenze in occasione dei 700 anni dalla morte dell’Alighieri “Gente di Dante” che contiene, tra i 36 racconti, il mio “I canti perduti”.
  9. A novembre il racconto “Felpato” appare nell’antologia “Soundscapes” (Edizioni Scudo). L’e-book è entrato in distribuzione pochi giorni dopo e si attende ora il cartaceo.
  10. Il 20 Novembre il racconto “L’oro di Ponte Vecchio” è on-line sulla rivista PASSPARnous. Prima collaborazione con la rivista.
  11. Nel numero del 2021 “Donne Parità Alterità” de “L’Area di Broca” si può leggere il racconto sulle mie “Bisnonne”.

Sono poi in attesa che esca l’ultimo numero del 2021 di Prospettive.Ing che dovrebbe contenere la versione italiana di “Ireni e rane” già uscita in esperanto su Beletra Almanako. Su PASSPARnous dovrebbe anche uscire il racconto “Florentia”, tratto da “Apocalissi fiorentine“.

Tabula fati
Amazon.it: Carlo Menzinger: Libri

Segnalo a parte i racconti apparsi sul blog del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, in occasione dei WEN – Week-End del Narratore che si ripetono con cadenza mensile:

  1. Invidia del pelo – racconto per la saga di Fruchtbar
  2. L’orgoglio delle donne – racconto per la saga “Via da Sparta
  3. La catarsi dell’hybris – racconto per la saga “Via da Sparta
  4. La superbia dell’uomo – racconto per la saga di Fruchtbar
  5. Obeso
  6. Il pasto delle menadi – racconto tratto da “Il sogno del ragno” per la saga “Via da Sparta
  7. Lasciatemi così – racconto per la saga “Via da Sparta
  8. L’abisso di Oblòmovka – racconto per la saga di Fruchtbar
  9. L’amore al tempo dei centauri – racconto per la saga di Fruchtbar
  10. Babiloniaracconto per la saga “Via da Sparta
  11. Agoghè – racconto per la saga “Via da Sparta
  12. Figlio di due mondi – racconto per la saga di Fruchtbar
  13. Una madre di Sparta – racconto tratto da “Il sogno del ragno” per la saga “Via da Sparta
  14.  Naufragio – racconto tratto da “Il regno del ragno” per la saga “Via da Sparta
  15. Più che fratelli – racconto per la saga “Via da Sparta
  16. Mio fratello non mi somiglia – racconto per la saga di Fruchtbar
  17. Troppi antenati – racconto per la storia di famiglia
  18. Una breve apparizione – racconto per la storia di famiglia
  19. I nostri antenati genocidi – racconto per la storia di famiglia
  20. Caro bisnonno sconosciuto – racconto per la storia di famiglia
  21. Una famiglia di stranieri – racconto per la storia di famiglia
  22. Parenti imparentati – racconto per la storia di famiglia
  23. Senza parole
  24. Proposta di nozze – racconto tratto da “Il regno del ragno” per la saga “Via da Sparta

A parte di un paio di racconti liberi, gli altri si ricollegano alle due saghe di “Via da Sparta” e Fruchtbar e alla raccolta di racconti familiari che spero un giorno di poter trasformare in libro.

Poesie

Dal 2013 non ho più scritto neanche una poesia. Nel 2021, però, ho riproposto per il WEN alcuni versi già pubblicati in antologie:

  1. Uccelli sulla città
  2. L’orrida chat
  3. A-mantide guerriera
  4. Nascere uomo
  5. Estate schiacciata
  6. Vivere veramente
  7. Arca
  8. Creolo
  9. Il Marchese e la masca
  10. Il tempo dell’uomo
  11. Figlia (haiku)
  12. Terra matrigna
  13. Gli uccelli nel cielo
  14. Il nome della donna
  15. All for the wild sake
  16. Vennero dal mare

Articoli

  1. Difendersi dai contagi oltre un secolo fa” (che parla de “Le insidie alla vita” di Teresita Ruata) è uscito sul numero di marzo della rivista di Pro Natura “L’Italia l’Uomo l’Ambiente”.
  2. A giugno Porto Seguro pubblica “Strani casi al tempo del covid” di Massimo Acciai Baggiani e Renato Campinoti, che contiene una mia introduzione sull’antologia e la pandemia.
  3. Nel numero di giugno della rivista di Pro Natura “L’italia, l’Uomo, l’Ambiente” si può leggere il mio articolo “La grande carestia sta arrivando”.
  4. Sul numero di settembre de “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” potete leggere gratis il mio articolo “La rivoluzione virale” sui mutamenti sciali indotti dalla pandemia.

Sono poi in attesa che esca l’ultimo numero del 2021 di Prospettive.Ing che dovrebbe il mio articolo “Rivoluzione virale”, già apparso su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” e il saggio biografico di Massimo Acciai Baggiani su Pierfrancesco Prosperi che conterrà il mio articolo su di lui “Il re dell’ucronia”.

Tralascio anche questa volta gli articoli e le recensioni pubblicate sui blog da me gestiti che si approssimano come sempre al centinaio annuo.

In conclusione, il 2021 ha visto una dozzina di pubblicazioni più importanti, cui si aggiungono i 24 racconti del WEN, per un totale di 36 racconti, le 16 poesie riedite sul blog del GSF e 4/5 articoli più importanti (insomma 56/57 pubblicazioni, non molto meno delle 58 del 2020) oltre alla recensione di tutto quanto da me letto (conterò a parte le letture ma presumo siano anche quest’anno attorno a un’ottantina) più qualche articolo come il presente, apparso sui blog.

SOUNDSCAPES: LA FANTASCIENZA MULTIMEDIALE

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Qualche mese fa mi fu segnalato dai curatori Giorgio Sangiorgi e Luca Oleastri (con cui avevo già avuto occasione di collaborare, in particolare, in relazione al romanzo “Il Settimo Plenilunio”, di cui Oleastri realizzò la copertina e numerose delle 117 illustrazioni) un insolito bando per la creazione di racconti di fantascienza ispirati a una playlist scelta appositamente. Per ascoltarla usare questo QR Code:

Già l’idea di contaminare musica e scrittura creativa sarebbe suggestiva. I curatori, però, hanno fatto un ulteriore passo avanti verso la multimedialità, corredando ciascun brano di una splendida illustrazione realizzata prevalentemente dal medesimo Luca Oleastri e da Paola Giari (quella per “Cuore di Drone”). Dunque, la musica ispira la narrazione e questa l’immagine!

Ne è nata così un’antologia molto moderna e assai affascinante nella sua ricchezza di contenuti, che ha visto il coinvolgimento di numerosi autori, alcuni anche ben noti nel panorama del fantastico italiano.

Avendo avuto l’onore di esser stato scelto e inserito, indegnamente, tra loro con il mio racconto distopico post-apocalittico “Felpato”, ho avuto il grande piacere di leggerlo in anteprima e vorrei quindi lasciarvi le mie fugaci impressioni, oltre che sull’opera nel suo insieme, il cui grande merito è appunto quello di fare fantascienza italiana con un approccio multimediale, ma anche di dire qualcosa dei singoli racconti.

Il volume, per ora inedito, sarà pubblicato da Edizioni Scudo, spero entro questo scorcio di 2021.

  1. Si comincia con un classico scontro con gli alieni ne “La battaglia dei tre capitani” del modenese Roberto Zocca, ispirato, come il mio “Felpato”, dal brano “Feldpato” dei Central Unit (Riccardo Lolli).
  2. “Nuova corsa” di Alessandro Schümperlin, il fondatore di Steampunk Italia, ispirato dal brano “Mechanical atmosphere” del Duo (Luca Oleastri), porta agli estremi il riciclaggio dei rifiuti, con un traffico di corpi di esseri umani, cyborg e replicanti.
  3. “Luce” di Simone Orlandi, ispirato dal brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, ci porta, dopo l’esplorazione di una gigantesca astronave ci porta, ad assistere a un’insolita nascita.
  4. “Odin” di Marco Milani (tra i fondatori del movimento Connettivista e della rivista NeXT, finalista per i premi Urania e Kipple), ispirato dal brano “Odin” di Giorgio Sangiorgi, mescola ispirazione musicale, influssi divini e fantascienza.
  5. Le avventure sottomarine in batiscafo di “Descending, ascending” dell’ingegnere Carlo Alberto Bentivoglio, ispirato dal brano “Space graphite” del DUO (Luca Oleastri), ci porta a incontrare misteriose creature medusiformi.
  6. In “Fino all’ultima nota” di Massimo Donda, ispirato dal brano “Piano ring” di Jagorart (Marco Besana), la musica, solo mezzo per distinguere tra uomini e macchine, sempre più simili, serve a combattere le virus-macchine, create per proteggerci dalle malattie ma la cui IA ha deciso che il peggior virus sono proprio gli umani e intendono distruggerli.
  7. In “Protocollo CE-5” del medico Edoardo Rosati (autore di saggi medici, medical thriller e medical noir e titolare della Punto Zero Edizioni), ispirato dal brano “Space Graphite” del DUO (Luca Oleastri), l’autopsia descritta ci riporta all’hard science fiction degli incontri ravvicinati di terzo tipo con gli UFO.
  8. “Dispnea” di Adriano Muzzi, ispirato dal brano “Hides Drama” di Ziege Unter Glas (Gabriele Lombardi) ci porta in atmosfere claustrofobiche e posta-apocalittiche con un malaugurato tentativo di fuga da una capsula medica nello spazio.
  9. Il drammatico racconto “Gli anelli” del prolifico e poliedrico Massimo Acciai Baggiani, ispirato al brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana) si sposta nella magia, con la sua pianista con dodici dita e anelli magici che la rendono insuperabile.
  10. “Felpato” di Carlo Menzinger di Preussenthal (che sarei io), ispirato al brano “Feldpato” dei Central
Illustrazione di Luca Oleastri per il racconto “Felpato” di Carlo Menzinger di Preussenthal (Soundscapes, Edizioni Scudo, 2021).
  1. Unit (Riccardo Lolli), è diviso in due parti. Nella prima assistiamo alla marcia disperata di un immane golem tecnologico di feldspato in uno scenario post-apocalittico, nella seconda comprendiamo come e perché sia nato.
  2. Ne “La ferrovia nella nebbia” del triestino Roberto Furlani (finalista in vari premi e fondatore della rivista telematica Continuum), ispirato dal brano “See you” dei Central Unit (Enrico Giuiani, Natale Nitti), abbiamo lo struggente addio all’amata di un uomo in partenza per un pianeta lontano.
  3. “La sosta” dello spezzino Paolo Durando, ispirato al brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, ci mostra il viaggio di un extraterrestre su un mondo alieno.
  4. In “Danza” di Marco Bertoli (autore di numerosi romanzi), ispirato al brano “Piano Rings” di Jagorart (Marco Besana) per preservare un amore interspecie con una femmina aliena il protagonista viaggia attraverso il tempo.
  5. Il concreto e vivace “Birra con cerianta” di Lorenzo Davia (finalista in vari premi e curatore d’antologia), ispirato al brano “See You” dei Central Unit (Enrico Giuliani, Natale Nitti), narra di una città circondata di cimiteri abitati da mostri e popolata da tombaroli che bevono birra con polpi urticanti vivi dentro, delle “cripte di Thanatolia dai mille tesori. E dai mille pericoli.”
  6. “Il teatro meccanico del prof. Von Kempelen” di Nicola Lombardi (membro dell’Horror Writers Association e autore di romanzi del genere), ispirato dal brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana), rovescia ironicamente i ruoli tra uomini e automi in un racconto a sorpresa.
  7. L’intrigante “Contronominale” della triestina Maddalena Antonini (autrice per Tabula Fati e membro della World SF Italia), ispirato dal brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, giocando con la logica della  proposizione contronominale ci narra di una spedizione alla ricerca di vita nella Galassia ma che dopo la visita a numerosi mondi non riesce a trovarne, ingannandosi sulla sua forma, come scopre in un sogno lucido il capitano.
  8. Ne “L’incubo del metallo” di Danilo Arona (autore esperto di science fiction, fantasy e mistery), ispirato dal brano “Mechanical atmosphere” del Duo (Luca Oleastri), i resti dell’Enola Gay, l’aereo che portò l’atomica su Hiroshima, continuano a generare incubi in chi dorme loro vicino.
  9. “Esploratore” di Annarita Stella Petrino (autrice per Tabula Fati e membro della World SF Italia), ispirato dal brano “Personal Itaka” di Mono Tono (Claudio Bisonti), si rifà al suo romanzo “Quando Borg posò lo sguardo su Eve” (Tabula Fati), vincitore del Premio Vegetti, e ci parla dell’emotività dei cyborg, narrando della scomparsa dell’androide Borg 34, con un protagonista che ruba il nome al celebre John Carter di Burrough e un altro, McKarty, che sembra voler ricordare il grande autore distopico Cormac McCarthy.  
  10. “La più grande evasione della storia” di Rino Casazza (autore di numerosi romanzi, racconti e poesie), ispirato dal brano “Mechanical atmosphere” del Duo (Luca Oleastri), parla di un carcere lunare, raggiungibile tramite un warmhole monodirezionale anti-evasione e di una fuga che si risolve con un paradosso sullo spazio-tempo.
  11. Angosciante l’atmosfera di “Effetto farfalla” di Angelo Marenzana (autore edito dalle principali case editrici italiane), ispirato dal brano “Chiaroscuri Flowers” di Jagorart (Marco Besana), in cui gli abitanti di un decadente condominio di lusso non riescono a resistere alla tentazione del suicidio.
  12. In “Muto parlante” dell’appassionato di UFO Giuseppe Massari, ispirato dal brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana), delle bombe aliene vengono disinnescate grazie alla visione di un vecchio film muto che cela un segreto.
  13. “Aspettando Roland” di Mariano Rampini (vincitore di importanti premi nel fantastico), ispirato dal brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana), come ben si comprende dal titolo, è ispirato all’eroe della stupenda saga della “Torre Nera” del grande maestro di narrativa Stephen King.
  14. In “Loop” di Raffaele Formisano (vincitore di numerosi premi), ispirato al brano “Chiaroscuri flowers” di Jagorart (Marco Besana), il protagonista rimane intrappolato in un ciclo temporale chiuso in cui rivive sempre la stessa fase del suo viaggio in autostrada.
  15. “Il segnale” dell’autore di biografie cinematografiche Roberto Frini, ispirato, come il mio, dal brano “Feldpato” dei Central Unit (Riccardo Lolli) ci parla di un pilota dal concreto potere di far piovere.
  16. In “Ciò su cui è costruito il mondo” del genovese Lorenzo Gallus, ispirato dal brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, che si apre con la simpatica dedica A Sara, che colora tutto di verde, una coppia a letto discute di fisica quantistica.
  17. In “Osate! Osate! Osate!” del disegnatore genovese Gino Andrea Carosini, ispirato dal brano “Hides Drama” di Ziege Unter Glas (Gabriele Lombardi), un cortocircuito temporale proietta un kamikaze giapponese contro le torri gemelle di New York.
  18. Nella distopia “Le onde di Non so” del bolognese Andrea Cavallini, ispirato dal brano “Chiaroscuri flowers” di Jagorart (Marco Besana), per produrre energia che alimenta il grande scudo di difesa, la gente è costretta a pedalare.
  19. In “Mani di terra” di Gianpaolo Roselli, ispirato dal brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana), una misteriosa radice a forma di mano cela strani poteri.
  20. “I cristalli del mondo invisibile” di Antonella Radogna, ispirato dal brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, introdotto dalla bella citazione L’uomo è infinitamente piccolo di fronte alla Natura, ma infinitamente grande se accetta di farne parte (Blaise Pascal), ci porta in un mondo gotico che assume toni fantasy con animali parlanti.
  21. Ecco poi le indagini attraverso il tempo di “Schegge” di Andrea Andreoni, ispirato dal brano “Mechanical atmosphere” del Duo (Luca Oleastri).
  22. Ne “Il ritorno degli Shogun Warriors…” di Davide Tarò (autore di animeucronia, membro del Museo del fantastico e della fantascienza di Torino), ispirato dal brano “Eureka” di Aldam Projet (Alfonso Dama, Michele Martone), in una Detroit in rovina dei giocattoli giapponesi hanno assunto la forma di grandi automi per la difesa urbana.
  23. In “Così non è vita” dell’autore di fantasy e stempunk Maurizio Matassi, ispirato dal brano “Mechanical atmosphere” di Duo (Luca Oleastri), un neo-vampiro, deluso dalla sua nuova non-vita decide di risalire socialmente tra i non-vivi uccidendo una discendente del mitico cacciatore di vampiri Van Helsing e nipote di una prigioniera dei campi di concentramento nazisti.
  24. In “Viridia” della biologa Tamara Vitacchio, ispirato dal brano “Piano rings” di Jagorart (Marco Besana), in una stazione di terraformazione che rischia la chiusura, una scienziata fa esperimenti su se stessa come una sorta di moderno Dottor Jeckyll.
  25. In “Cuore di Drone” di Giacomo Federico Rubini, ispirato dal brano “Crystals” di Giorgio Sangiorgi, un drone esplora un pianeta appena terraformato.
  26. Nell’affascinante “Porte” dello storico Bruno Vitiello (autore di svariati romanzi, racconti, saggi e articoli sia nel campo della science fiction che in quello del giallo storico, del thriller e del mystery, pubblicati in Italia e all’estero), ispirato dal brano “Personal Itaka” di Mono Tono (Claudio Bisonti), attraversando un tunnel labirintico il protagonista ritrova svariate versioni di sé, in una sorta di moderno “Canto di Natale” di Dickens ma che visivamente mi ricorda il finale di “2001, Odissea nello spazio”.
  27. “La mia vita atroce, la serie tv” del curatore Luca Oleastri (prolifico illustratore recentemente premiato con il Carità, musicista, scrittore ed editore) ispirato dal brano “Vulcan’s Hammer” di Fabio Vinciguerra) ci parla del reboot della sere TV, ormai in declino dopo tante stagioni, “La mia vita atroce”.

Insomma, trentasei racconti quanto mai vari, dietro i quali, però, si sente sempre vibrare la musica e si scorgono innumerevoli visioni di futuro.

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