Archive for giugno 2021

“SPARTA OVUNQUE” al Torrino Santa Rosa (Firenze)

Sparta ovunque” è una delle formule di saluto in uso nell’Impero di Sparta, che nella sua plurisecolare storia si è esteso quasi “ovunque” nel mondo, dominando gran parte dei continenti.

L’antologia “Sparta ovunque” raccoglie sette racconti di altrettanti autori ambientati nel mondo ucronico della saga “Via da Sparta” ideata da Carlo Menzinger di Preussenthal.

Un mondo attuale ma del tutto diverso dal nostro, a causa di una divergenza ucronica: Sparta, contrariamente a quanto avvenuto nel nostro flusso temporale, sconfigge Tebe a Leuttra nel 371 a.C. e diventa un impero che domina su metà del mondo.

I racconti di questa raccolta, si svolgono in epoche e zone diverse del mondo.

L’ucronia richiama la storia, ridisegna la geografia e si mescola alla fantascienza, immaginando diversi sviluppi della scienza, ma anche viaggi nel tempo e tecnologie di altri mondi, facendo incontrare, in un oggi alternativo, civiltà scomparse come quelle di spartani, samurai, aztechi e vichinghi, generando suggestioni inedite.

Massimo Acciai BaggianiDonato AltomareSergio CalamandreiLinda Lercari, Carlo Menzinger di PreussenthalPaolo Ninzatti e Pierfrancesco Prosperi reinterpretano a modo loro l’universo immaginario di “Via da Sparta”, in cui ventiquattro secoli di storia, hanno cambiato ogni aspetto, dalla società, all’economia, alla famiglia, al sesso, all’arte, alla scienza, alla tecnica, alla religione, agli usi e costumi, alla politica, all’alimentazione, all’urbanistica e architettura.

Per scoprire questo universo ti aspettiamo

il 15 luglio 2021 alle ore 18,30

presso

il giardino del Torrino Santa Rosa a Firenze

(Associazione La Rondinella – L.no Soderini 2, Firenze)

FOTO DI MURI GRAFFIATI

Roberto Mosi è autore fiorentino. La sua silloge poetica “Promethèus” ci parla di muri di ogni parte del mondo, ma si

Promethéus. Il dono del fuoco - Roberto Mosi - Libro - Mondadori Store

capisce che il poeta è di Firenze, città orfana delle mura di cinta, sin dal “risanamento” del Poggi che voleva mutarla in capitale d’Italia, ma ricca di “muri privati” onnipresenti. Mura di ville che cingono le strette viuzze collinari tra piccoli bastioni che celano la vista dei giardini retrostanti, case dalle mura di pietra e dalle alte finestre. Una città troppo fortificata per poterci ambientare una storia di zombie, quelle creature semi-vive che nei film americani dilagano ovunque abbattendo fragili porte-finestre e vetrate senza imposte o inferriate.

Una città priva delle grandi periferie delle metropoli ma non per questo orfana del tocco irriverente dei writer, che lasciano i propri graffiti in sottopassi, lungo i binari della ferrovia o su edifici che sono quasi archeologia industriale.

Lo sguardo poetico dell’autore va, infatti, spesso proprio alle opere di questi artisti di strada.

Il titolo “Promethèus” rimanda alla mitica figura che diede il fuoco all’uomo, ma anche “l’idea del calcolo” e “il sistema dei segni tracciati”. Padre, quindi, dell’energia, della tecnologia ma anche della scrittura e, perché no, dei graffiti, della “fantasia dei colori” che riempiono “strade periferiche/ muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche abbassate” in queste nostre “Città a misura d’automobile”. Sono quadri che “vivono dell’aria / delle strade, dei muri bagnati”.

Di quali muri ci parla?

Oltre a quelli di Firenze, quelli di Gerusalemme, di Berlino, del Messico, di Melbourne, di Rio de Janeiro.

Roberto Mosi (@poesia3000) | Twitter
Roberto Mosi, autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze

E chi si muove tra questi muri?

Ecco i pugili che “combattono miserie”, ecco “l’omino magro” che “esce dalla fogna”, “un grappolo di palloni in mano”, ecco che “il Giullare s’intrufola, follia / dei segnali / lo spray nella mano / la freccia stradale infilza un cuore / il Cristo pende dall’incrocio”.

Ecco i malati dei manicomi dipingere i muri delle loro case-prigione.

Ecco gli antenati dei writer all’opera nelle grotte di Lascaux.

Brevi poesie di grande forza visiva che sono fotografie. Del resto, si sente, il Mosi non è solo poeta, ma anche fotografo.

LA PANDEMIA E IL RAZZISMO

Il Pugno dell'Uomo (Urania) eBook: Del Popolo Riolo, Davide: Amazon.it:  Kindle Store

Niente dà felicità più della creazione. Solo nella creazione l’uomo manifesta la propria natura di poeta. L’arte è creazione e non c’è uomo più produttivo dell’artista.

È tutto vero. Però l’artista è schiavo dei mercanti e quindi non è davvero libero” scrive Davide del Popolo Riolo (pag. 75) nel romanzo “Il Pugno dell’Uomo” (Mondadori, 2020) con cui ha vinto il Premio Urania 2019.

Io sono, peraltro, solito dire che se l’arte è creazione, la forma più artistica di letteratura è quella che crea mondi. Ebbene, Davide del Popolo Riolo, con questo romanzo si pone di diritto nella categoria per me più elevata di autori, quella dei “creatori di mondi”, accanto a Stephen King, Rowling, Asimov, Lewis, Tolkien, Lovecraft, Scott Card, Le Guin, R.R. Martin, Galouye, Scalzi, Mièville, Herbert e tanti altri.

Il Pugno dell’Uomo”, infatti, immagina un pianeta lontano, nel tempo e nello spazio, in cui convivono varie razze umanoidi, tra cui umani di chiara origine terrestre, pallidi (o succhiasangue) che molto somigliano ai vampiri, pur senza rientrare negli stereotipi del genere (niente allergie all’argento, niente paletti di frassino) a parte l’abitudine di bere sangue umano, i canini retrattili e l’insofferenza alla luce solare. Accanto a loro le altre razze hanno ruoli solo di comparse, ma sono pur presenti e gli uomini-pesce mi fanno molto pensare alle creature della Leg Horn di Lukha B. Kremo.

Il conflitto di questi vampiri-alieni con gli umani si muove soprattutto su un piano socio-economico, un po’ com’è nel romanzo che scrissi con Simonetta Bumbi “Il Settimo Plenilunio” (Edizioni Liberodiscrivere, 2010) o in “Vlad 3.0” di Pierfrancesco Prosperi (Porto Seguro Editore, 2019).

Il romanzo mescola la tecnologia delle macchine a vapore dello steampunk con le atmosfere di quei romanzi che immaginano civiltà rifiorite dalle ceneri di mondi antichi (qui gli Antichi, venuti dalle stelle), come in “Universo senza luce” di Galouye e, soprattutto, in “Naufragio sul pianeta Tschai” e negli altri romanzi di questa saga di Jack Vance.

Chiacchierando con Davide del Popolo Riolo | ilcantooscuro
Davide del Popolo Riolo (Asti12 gennaio 1968)

Ne “Il Pugno dell’Uomo” è però forte la suggestione di un romanzo mainstream come “L’amico ritrovato” (1971) di Fred Uhlman, con la difficile amicizia tra due ragazzini, un umano e un pallido per Del Popolo Riolo, un ebreo e un nobile tedesco per Uhlman.

In effetti, il messaggio forte de “Il Pugno dell’Uomo” è quello della tolleranza, dell’anti-razzismo e della possibilità di convivenza tra specie aliene diverse. Se è possibile tra alieni, perché non dovrebbe esserlo tra umani?

Il Pugno dell’Uomo che dà il nome al romanzo è, infatti, un’associazione ultra-razzista che vuole liberare la Città dagli inumani e soprattutto dai succhiasangue. Scusa per attaccarli è una pandemia letale che si scatena tra gli umani, di cui i reazionari del Pugno dell’Uomo attribuiscono le colpe ai pallidi, fantascientifici untori, in realtà, ovviamente, innocenti.

Già, in questo romanzo premiato nel 2019 e quindi antecedente al Covid-19, si parla dei devastanti effetti sanitari ed economici di un’epidemia! E c’è ancora chi finge che il covid-19 sia stato qualcosa di imprevisto quando scienziati e scrittori scrivono di epidemie, passate e future, da sempre, basti pensare, tra i tanti, a “Il giorno dei trifidi” di Wyndham o “L’ombra dello scorpione” di King.

Insomma, una lettura interessante e intelligente, capace di divertire ma anche di far riflettere sul nostro mondo, riuscendo nel contempo a crearne uno nuovo, ricco e complesso. Esattamente quello che un romanzo dovrebbe sempre essere.

IL MAINSTREAM FANTASTICO DI BRADBURY

Amazon.it: i fiori di marte - ray bradbury - Libri

Tra i grandi autori di fantascienza del periodo classico Ray Bradbury è quello che, pur trattando tematiche tipiche del genere riesce comunque a mantenere un tocco molto mainstream. Lo si nota anche nella gradevolissima (per lettori di fantastico come no) antologia che in Italia è stata presentata nel 1998 con il titolo “I fiori di Marte” (“Quicker than the eye”, 1996), scelta di denominazione che poco ha a che fare con l’originale e con il contenuto del volume ma che da una parte richiama quella che forse è la sua opera più celebre, “Cronache marziane” e dall’altro, per assonanza, strizza l’occhio alla raccolta di Baudelaire “I fiori del male”.

Ecco quindi storie che ci parlano di psicologi allucinati, di architetti felici per i terremoti

Ray Bradbury - Wikipedia
Raymond Douglas Bradbury (Waukegan22 agosto 1920 – Los Angeles5 giugno 2012) è stato uno scrittore statunitense, innovatore del genere fantascientifico. Nella sua carriera è stato anche sceneggiatore cinematografico.

(ne ricordiamo un esempio nostrano recente e reale) e che complottano per nuove guerre, per poter poi guadagnare sulle ricostruzioni, ecco un gioco della campana dalle infinite caselle, ecco una strana variante del ritratto di Dorian  Gray, ecco il cimitero che regala la terra smossa dalle tombe, ecco un inquietante ragno assassino gigante, ecco la comparsa di uno strano sosia, ecco la famiglia sconvolta dalla morte del cane, ecco Stanlio e Ollio fantasmi ritornare nelle fantasie, ecco un immaginario inventore del velocipede, ecco la moglie che si rinnova ogni nove anni e così via.

Tante storie ai limiti della normalità, ma sempre con quel pizzico di fantastico che le rende magiche e poetiche, con il tocco che solo i grandi autori sanno dare.

I LOVE SHOPPING CON OMICIDIO

In punta di sangue - Francesca Tofanari - Libro - Navicellai - | IBS

Ho appena finito di leggere il giallo al femminileIn punta di sangue” (Novembre 2019) della fiorentina Francesca Tofanari, di cui avevo già letto un altro volume, scritto assieme a Matteo Poggi e Loriano Stagi, assai diverso da questo: “Sassaiole e Capirotti”, una sorta di saggio storico o memoria del passato intorno al quartiere fiorentino di San Frediano.

“In punta di sangue” è invece una detective story che mescola “I Love shopping” con “Sex and the city”, tingendoli di italianità. Ci narra di un mistero, che partendo dal ritrovamento di una borsa di marca, porta a omicidi, lotte per la sopravvivenza di una compagnia di danza, con tutte le complicazioni sociali che girano all’interno di una simile comunità.

È anche la storia di un’amicizia tra donne, uno spaccato sociale su una piccola borghesia moderna, una riflessione leggera sulla vita contemporanea.

Una sorpresa rispetto alla precedente lettura.

Gli autori - Francesca Tofanari - Navicellai

L’UMANITÀ TRISESSUATA

Una favolosa tenebra informe : Delany, Samuel R., Prezzavento, Paolo:  Amazon.it: Libri

Una favolosa tenebra informe” (The Einstein Intersection, 1967, Premio Nebula) di Samuel R. Delany (New York, 1º aprile 1942) è un breve romanzo di difficile definizione. Siamo su un mondo lontano e si pensa alla fantascienza, ci sono draghi da pascolare e cavalcare e non si può non pensare al fantasy, c’è una strana mitologia che mescola Orfeo con i moderni miti americani come Billy the Kid e i Beatles, ci sono i tormenti della gioventù come in un classico mainstream. Ci sono i dibattiti sulla natura della realtà tra Einstein e Gödel, come in un saggio filosofico. Il titolo poi si ispira a Yeats. Forse, però, l’etichetta che meglio lo potrebbe descrivere è speculative fiction.

Del resto anche quando lessi il suo “Dhalgren” feci fatica a classificarlo.

Devo dire che leggendo la prefazione mi sarei aspettato qualcosa di più. Leggendo in e-book non so mai quanto manca alla fine del libro e questa mi ha colto un po’ inaspettata e, forse troppo presto, quando ancora mi aspettavo chissà quali sviluppi. Un po’ come in “Dhalgren”, anche qui ho sentito la mancanza di una trama definita.

Notevole è l’idea dei mutanti trisessuati. Non è molta la fantascienza che parla di sessualità alternative, a parte il mitico “Neanche gli dei” di Isaac Asimov e, letto da poco, “Il riscatto di Ender” di Orson Scott Card. Insomma, un’altra etichetta per questo libro potrebbe essere “fantasessualità”, cui inserirei sia la mia saga “Via da Sparta” (sebbene più sociologico), sia i racconti della saga di “Fruchtbar”.

Opera di pregio per la sua originalità, ma che non mi ha però emozionato quanto avrei voluto.

Don't Romanticize Science Fiction: An Interview with Samuel Delany ‹  Literary Hub

Samuel R. Delany, nome completo Samuel Ray Delany Jr. (New York1º aprile 1942), è uno scrittoreglottoteta e critico letterario statunitense.

IL PROCESSO INCOMPIUTO

Il processo” (“Der Process”, “Der Proceß”, “Der Prozeß”, “Der Prozess”) è un romanzo incompiuto di Franz Kafka

L'assurdo in Franz Kafka - La Citta Immaginaria

(Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924) scritto in tedesco fra il 1914 e il 1915, pubblicato postumo per la prima volta nel 1925 e considerato una delle sue opere principali e di grande rilevanza per la letteratura mondiale. Pur essendo superfluo parlare ancora di un’opera su cui tanto è già stato scritto, vorrei qua riportare le mie modeste impressioni di comune lettore. Innanzitutto, essendo anche io un autore, trovo strano se non poco corretto leggere e valutare un’opera incompiuta. Le mie prime stesure sono sempre quanto mai dissimili dal progetto che ho in mente e dall’opera finale. Prendere quindi delle pagine non finite e pubblicarle può certo servire a non far andar perduto qualcosa di interessante o importante anche solo per ricostruire la scrittura di un dato autore, ma poi farvi sopra qualsivoglia considerazione qualitativa credo non sia giusto.

Detto ciò, segnalo che questa per me è stata una rilettura. Avevo letto, assieme ad altre opere di Kafka, “Il processo” ai tempi, ormai assai lontani, del liceo. L’ho ripreso in mano stimolato dal fatto che mia figlia sta predisponendo in questi giorni una tesi sulla durata del processo in Germania e Italia e quindi mi è tornato in mente e ho voluto rileggerlo (cosa che assai di rado faccio).

Amazon.it: Il processo - Kafka, Franz, Raja, A. - Libri

Il vago ricordo che ne avevo era di un romanzo in cui il protagonista si dibatteva contro le ingiustizie di un sistema giudiziario oppressivo.

In realtà, durante questa rilettura, non ho avuto per nulla quest’impressione. Il mondo in cui il protagonista K si muove non è oppressivo. Egli è libero di andare e venire, assumere e licenziare avvocati e altri personaggi, come lo strano pittore che vive circondato da uno stuolo di bambine invadenti, che lo aiutino nella sua causa. Lui stesso ha comportamenti poco corretti (tipo arrivare in ampio ritardo alla prima udienza, sebbene per la difficoltà di trovare l’aula, di cui non è responsabile o criticare la giuria) e impulsivi (come decidere di farsi aiutare dal ritrattista a trovare “agganci”, liquidando il proprio avvocato).

Essenzialmente è un contesto piuttosto surreale, per esempio, con l’aula di tribunale cui si accede da una lavanderia, con la causa che non assume mai una sua connotazione precisa, con gli imputati che non riescono a farsi un’idea precisa di come i processi di ciascuno si svolgano e possano giungere a fine. Questa strana forma di surreale credo che ormai sia comunemente definita con un aggettivo che deriva dal nome dell’autore stesso: “kafkiana”.

Per quanto incompiuta, l’opera non appare incompleta e si legge bene come se fosse ultimata. Fondamentale per comprendere tanta letteratura successiva. Il mio volume è corredato di alcune appendici con brani tagliati o scritti in modo un po’ diverso, ma che poco aggiungono alla lettura, anche se certo sono preziosi per meglio conoscere Frank Kafka e il suo approccio alla scrittura.

RIFLETTERE CON IRONIA SU DI NOI

Mi trovo bene ma non mi cerco mai” è una brillante e fantasiosa antologia di racconti pubblicata da Alessandro Bini

Mi trovo bene (ma non mi cerco mai) - Alessandro Bini - Libro - Mauro  Pagliai Editore - Pop heart | IBS

con Mauro Pagliai Editore nell’Ottobre 2013.

Il volumetto, che ho letto velocemente, in un pomeriggio di mare, parte proprio con un racconto di ambientazione marittima, in cui una scappatella in spiaggia con l’amante si trasforma in tragedia e, soprattutto, in grave imbarazzo.

Il secondo racconto mostra a quali eccessi possa portare, ai giorni d’oggi, un ambiente di lavoro stressante e di scarsa soddisfazione come quello in un call center.

A volte i cattivi odori, anche quelli di uno spurgo inopportuno, possono contribuire al naufragio di un amore come nella terza storia della raccolta.

La quarta vicenda ci mostra la lentezza di reazione di una vecchia signora messa davanti a una scena di violenza familiare.

“9 e 7 per la vita”, nel raccontare un amore giovanile, assume toni surreali con un genio che anziché uscire da una lampada esce dal bel culo della fanciulla addormentata, per fare esaudire tre desideri al contrario (cosa non vorresti mai).

Il legame tra gemelli, si sa, a volte raggiunge livelli patologici. Ce ne offre un esempio estremo il racconto “Una ragione semplice”.

La vicenda che dà il titolo alla raccolta mostra una famiglia al cospetto di una parente ultracentenaria in fin di vita.

In “Stiamo per saltare” parlare di sport estremi è occasione per affrontare in malintesi di coppia e le volte in cui ci comportiamo in dati modi per piacere ad altre persone, equivocando su ciò che a questi piace davvero.

Il racconto che segue si muove tra l’onirico, l’allucinato e il surreale con una bambina che forse in realtà è un colonnello in pensione. Bini esplora quindi la gelosia all’interno della famiglia, tra due fratellastri, ci mostra poi un tale che per campare presta il proprio sangue a chi deve fare esami anti-doping e con un racconto sul desiderio inappagato conclude questa raccolta assai piacevole che si legge con facilità ma non per questo manca di profondità e di analisi sociali che fanno riflettere.

Presentazione del libro: ” Mi trovo bene, ma non mi cerco mai” di Alessandro  Bini | Nell'Arte di Madre Natura

VIVERE UN NAUFRAGIO

Amazon.it: Più lontano dal mare. Cronaca di un naufragio - Cipriani,  Antonella - Libri

Chi non ricorda il naufragio della nave da crociera Costa Concordia e la vergognosa fuga del suo capitano Schettino il 13 gennaio 2012?

Non pensavo, però, di conoscere qualcuno che, in quella triste circostanza si fosse trovato a bordo. Partecipava a quel viaggio, invece, Antonella Cipriani, autrice come me del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, e su questa tragedia scrisse proprio il suo primo libro “Più lontano dal mare” (Vertigo, Novembre 2014), sottotitolo “Cronaca di un naufragio”.

Il volumetto si presenta intenso e vivo, proprio per la veridicità dei fatti narrati, dall’emozione di quella che, per lei, parrebbe la prima crociera, alle paure che già emergevano per il solo fatto di trovarsi in mare, alla paura vera quando la gravità degli eventi emerge poco alla volta, alla ricerca sempre più disperata di una via di fuga, fortunatamente poi trovata, alla grande solidarietà degli isolani del Giglio, nella casa di uno dei quali Antonella si ritrovò, in abito da sera e scalza, per ripararsi dal gelo di una notte invernale, all’approdo al centro di accoglienza che tanto ci ricorda quello dei piccoli e drammatici costanti naufragi dei migranti che approdano sulle nostre coste.

La vicenda non può non farmi tornare alla mente anche, quando

Antonella Cipriani

descrive l’inclinarsi della nave, il loro scivolare lungo pavimenti inclinati, analoga vicenda che vissi quando ero ancora bambino piccolissimo, durante l’incidente che capitò nel 1965 al transatlantico Raffaello, appena giunto nell’Atlantico e costretto a un lungo viaggio di ritorno con la nave inclinata su un fianco per la rottura degli stabilizzatori. In quell’occasione, per fortuna non ci furono morti ma solo una sessantina di feriti (e a qualche complicanza nel successivo parto di mia madre, nel dare alla luce mia sorella Silvia), ma sono viaggi che restano nella “storia familiare”.

Di Antonella Cipriani avevo già letto “Qualcosa di molto serio e altri racconti”, opera assai diversa in quanto di fantasia, ma vi si riconosce l’attenzione per le emozioni e uno stile accurato che ritroviamo anche in quest’opera prima.

LA FORTUNA ARRIDE ALLE BELLE INVESTIGATRICI

Fiamma e ombra - Emiliano Mecati - Alessio Seganti - - Libro - Solfanelli -  Pandora | IBS

Di Alessio Seganti ed Emiliano Mecati avevo già letto e apprezzato un romanzo di fantascienza dal titolo “Karma avverso” (Tabula Fati, 10/10/2018).

Alla coppia si è ora aggiunto Federico Marangoni per realizzare un’opera di genere assai diverso: un giallo storico, intitolato “Fiamma e ombra” (Solfanelli, Settembre 2020).

Eppure, i due romanzi hanno qualcosa in comune: una giovane, bella ed eroica protagonista e un’indagine. Anche questo personaggio, come la protagonista di “Karma avverso” pare essere particolarmente amata dalla Fortuna.

L’ambientazione è emiliana (il sottotitolo suona “Un intrigo bolognese”), nell’anno 1390 e si snoda attorno all’edificazione della grande cattedrale “popolare” di San Petronio, voluta dalla gente della città ma avversata dalla Chiesa di Roma.

La giovane Lucia Fiamma è una ragazza un po’ fuori dal suo tempo, figlia del professore di diritto Domenico Fiamma (che conduce l’indagine attorno a un misterioso incendio e a un furto), è quanto mai colta in varie discipline, atletica e spregiudicata e anche il padre appare di larghe vedute nel tollerare i suoi amori vedovili (Lucia ha perso in giovane età il marito) con il proprio studente provenzale Bertram, abile spadaccino. Il terzetto si destreggia tra intrighi e misteri, mettendo a repentaglio le loro stesse vite.

Un romanzo avvincente, intenso, ben scritto, che conferma la solidità narrativa di questa coppia di scrittori ora mutata in terzetto, con felice esito. L’esperienza storica di Marangoni ha certo contribuito positivamente al risultato.

Che altra sorpresa avremo da questi autori in futuro? Quale altra firma si aggiungerà alle loro e quale genere letterario vorranno esplorare? Visto i precedenti, non posso che attendere con curiosità le novità in arrivo.

Bologna Italy San Petronio from Asinelli.jpg
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