Posts Tagged ‘Carlo Menzinger di Preussenthal’

LE DONNE IMMAGINARIE CI PARLANO

Il GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo l’antologia “Le sconfinate” su donne che nella storia si sono mosse fuori dalle righe (e tante altre antologie), ripropone ora una nuova raccolta di racconti realizzati dai propri soci sotto forma di monologo (come nel precedente volume) con protagoniste donne immaginarie presenti in opere artistiche, letterarie, cinematografiche, teatrali, del mito, della canzone, della fiaba, della poesia, operistiche o di altre forme creative. Tra i generi si va dai classici, al mainstream, alla fantascienza, al giallo, all’horror, al fantastico.

Ne è nato un volume che riunisce cinquantadue personaggi femminili, descritti da cinquantadue autori in cinquantuno racconti, riportati nel volume in ordine alfabetico, ciascuno illustrato da un disegno di Enrico Guerrini, immagini tutte poi riunite nella copertina. Il volume, intitolato “Le immaginate” (Il Foglio, giugno 2023) è curato da Nicoletta Manetti e Cristina Gatti, con l’aiuto di un comitato di lettura di membri del GSF.

Le donne di questo libro spesso sono figure che escono dalle pagine e si confrontano con le opere da cui sono nate e talora con gli autori stessi che le hanno create, a volte per protestare per come sono state “immaginate”. A volte le troviamo descritte nello stesso periodo della vita in cui furono originariamente rappresentate, altre volte gli autori del GSF le immaginano a anni di distanza o, addirittura, proiettate nel nostro tempo dalle epoche in cui erano vissute, anche se molto lontane o addirittura in spazi fittizi o nell’aldilà.

Se ogni scrittore ha scelto donne diverse, alcuni autori sono stati scelti più volte come Alessandro Manzoni, Quentin Tarantino e, soprattutto, Walt Disney, Omero (considerando che molti personaggi del mito compaiono anche nelle sue opere). Mi ha, invece, stupito l’assenza di figure bibliche.

Alice disegnata da Enrico Guerrini
  • Si parte con Aida, in un monologo di Elisabetta Braschi che è quasi un saggio letterario, in cui la protagonista si confronta con l’opera verdiana e gli spettacoli che di questa sono stati allestiti.
  • Terza Agnoletti affronta Alatiel dal Decamerone di Boccaccio, la figlia del sultano di Babilonia, che si smarca dalle storie inventate su di lei, come quella dei nove uomini che l’avrebbero posseduta ma anche da quella sulla sua presunta verginità.
  • Carlo Menzinger di Preussenthal (chi è costui?) immagina l’Alice di Carroll ormai adulta, se non invecchiata, rinchiusa in un ospedale psichiatrico e ancora ossessionata dalle visioni del Paese delle Meraviglie e nel contempo alla ricerca di un Tempo Perduto dal sapore proustiano.
  • Nel monologo su Amelie di Gabriella Becherelli, la protagonista del film di Jan Pierre Jeunet, questa, alla ricerca di se stessa, a volte quasi confusa con l’attrice Audrey Tautou che l’ha interpretata, si racconta, osservando anche la realizzazione del film, in un’atmosfera surreale fra realtà e immaginazione: “Del resto vestire i panni di un altro è qualcosa che riguarda un po’ tutti nella vita: ci travestiamo, cambiamo atteggiamento, mettiamo una maschera, oppure immaginiamo di essere qualcun altro”. Racconto che sembra quasi ricollegarsi a quello su Alice con “la scatola di metallo: piccoli giocattoli, bigliettini, dettagli significativi che descrivono il mondo perduto dell’infanzia”, l’uomo di vetro che mi ricorda Humpty Dumpty, “il cinema” che “in fondo infrange il tempo”, “il tempo” che “sembra avere le ossa fragili come l’uomo di vetro”.
  • Paolo Dapporto, da bravo chimico, con la sua Andromaca ci fa notare il colossale salto culturale della guerra di Troia con il passaggio dalle armi di bronzo alle armi di ferro: “Vi rendete conto di quello che ci propone Glauco? Di combattere contro i nostri nemici in modo sleale, usando armi che loro non possiedono. Non è così che siamo stati educati e che educhiamo i nostri figli alle future battaglie”.
  • Renato Campinoti affronta il difficile amore e il suicidio di Anna Karenina, raffigurandola nell’aldilà, dove incontra Virginia Wolf e mentre viaggia tra Londra e Parigi, scoprendo la filantropia grazie a Angela Burdett-Cutts.
  • Francesco Fattorini da voce ad Artemide, la dea della caccia, mostrandola come una donna che per desiderio di libertà rifugge l’amore.

Silvia Alonso fa parlare Beatrix Kiddo, in arte Black Mamba, la protagonista del film di Quentin Tarantino “Kill Bill”, una serial killer affiliata a una banda di assassini che fanno capo al malavitoso ‘Bill’, qui alla ricerca di vendetta armata della sua katana.

  • Clarice Starling, la protagonista de “Il Silenzio degli innocenti” viene immaginata da Fausto Meoli ormai pensionata, a Firenze, ma sempre angosciata da Hannibal Lecter.
  • Un altro personaggio che ritroviamo invecchiato a pensare al proprio passato è la cattivissima Crudelia De Mon de “La carica dei 101”, che Maria Di Lisio vede ancora ossessionata dall’amica-nemica Anita. Una donna così fredda che per scaldarsi ha bisogno di pellicce e pepe!
  • Manna Parsì ha scelto per il suo monologo Daisy Buchanan de “Il grande Gatsby” per farne quasi il simbolo di tutte le donne senza coraggio, incapaci di amare, frivole e superficiali.
  • La Desdemona dell’Otello disegnata da Sylvia Zanotto, come altre donne dell’antologia, rivendica la propria personalità e l’importanza del proprio ruolo, mostrando un rapporto con l’altro sesso quanto mai contrastato, quasi fosse incapace di accettare il proprio essere donna, “Quell’io femmina che l’io maschio travolge”.
  • Despina, la cameriera frivola e insidiosa dell’opera di Mozart “Così fan tutte” è rinarrata da Brunetto Magaldi nel contempo come personaggio e come attrice, che si sente in dovere di specificare: “Io, nella realtà, sono ben diversa da quella frivola e amorale Despina”.
  • Giovanna Archimede sceglie Prassede, la vecchia bigotta che custodisce la virtù della Lucia dei “Promessi sposi”.
  • Oscilla un ragno sul suo filo instabile, Io son quel ragno penso e guardo Menelao, il mio sposo novello”. Comincia così il racconto sulla spartana Elena, la prima grande femme fatale della letteratura e non posso non pensare alla mia trilogia “Via da Sparta” (“Il sogno del ragno”, “Il regno del ragno” e “La figlia del ragno”). So che Miriam Ticci li ha letti e non posso allora non chiedermi quanto questo racconto ne sia stato influenzato, ma la risposta è negativa: si tratta di ben altra storia e di una donna che alla fine proclama: “La verità è che io il mio primo uomo ancora l’aspetto, quello che avrà cura del nostro reciproco amore e per il quale io farò follie, costi quel che costi!
  • Il tenente Ellen Ripley interpretato da Sigourney Weaver in “Alien” e vari altri film successivi, romanzi, fumetti e videogiochi è una donna che pur non essendo bella ha molto stimolato l’immaginario maschile. Adriano Muzzi le rivendica un’altra identità:

“Chiariamo subito alcuni punti:

Io sono bionda, e non mora con i capelli appiccicaticci come l’attrice.

Sono muscolosa, ma anche formosa, ossia ‘bona’. Non sembro un maschiaccio.

Non sono affatto coraggiosa: ho agito come ho agito solo perché sono stata costretta dalle circostanze. Col cavolo che mi offrivo volontaria per cacciare quel maledetto mostro.”

Anche il suo rapporto con l’alieno assume una nuova connotazione nel racconto.

  • Giusy Frisina scrive di Emma Bovary: “Sognavo l’Amore, ero innamorata di questa parola” le fa dire. Le fa anche constatare che “Flaubert voleva comunque farmi diventare un’eroina a tutti i costi e ci è riuscito perfettamente, al punto da farmi apparire, nello stesso tempo, peccatrice e santa”. Come in altri racconti di questo volume, la protagonista si confronta con il proprio autore e l’opera da cui è uscita, spostandosi dal piano dell’immaginario a quello del reale.
  • Nell’opera di Collodi la Fata Turchina, come il Grillo Parlante, ha un ruolo di guida per Pinocchio, un po’ materno, un po’ da docente. Nel suo monologo Antonella Cipriani la immagina alle prese con un ragazzo contemporaneo svogliato e troppo attratto dai videogiochi.
  • L’orchessa Fiona di Donatella Bellucci è alla ricerca di riscatto e di un diverso destino. Se la prende con il proprio autore e con tutti coloro che hanno descritto le donne nelle fiabe (ma non solo): “Delle povere inette, ingenue a rischio della vita, addormentate per anni, avvelenate, vessate oltre ogni limite, rinchiuse nelle torri, private della voce.
  • Indiana immagina una Ginevra che “sgattaiola fuori dal suo castello sulle ali di una carrozza, rinunciando al trono di Regina di Camelot. Raggiunge Versailles”.
  • Nicoletta Manetti ci parla del difficile rapporto di Giselda Materassi con le sorelle più grandi e il difficile nipote Remo un po’ scavezzacollo. Sorella un po’ Cassandra, un po’ “grillo parlante”.
  • Cristina Gatti scrive della Lullaby di “Colazione da Tiffany”, ovvero Holly Golightly che fu interpretata da Audrey Hepburn “una ragazza, reduce da un passato difficile, al tempo stesso dolce, caparbia, cinica e sognatrice che vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità, eccessi e di espedienti”, “inconsapevolmente sexy” divenuta “un’icona di eleganza”. Il personaggio si rapporta criticamente con il romanzo e il film che l’hanno rappresentata.
  • Chiara Sardelli dà voce a una delle pochissime figure femminili delle opere su Sherlock Holmes, Irene Adler, che compare in un solo racconto. L’immagina viaggiatrice nel tempo, assoldata da Churchill come spia contro il nazismo, donna vittoriana che mal si adatta ai tempi “moderni”.
  • Gianni Paxia ci parla della Jeanne di Maupassant che ne descrive “una vita che si rivela piena di delusioni da parte degli esseri umani, e, causa di maggiore sofferenza, di delusioni che arrivano da persone a lei vicine, anche dai genitori.”, ragazza cresciuta in convento, che arriva impreparata al matrimonio e alla prima notte di nozze, alla ricerca di amore, ma sentendosi sempre tradita da tutti, persino dal figlio.
  • Eleonora Falchi si cimenta con un classico della letteratura per ragazze, dando voce a Jo March di “Piccole donne” e facendola confrontare con i tempi moderni.
  • Gabriele Antonacci dà voce a una ninfa, Lena, che allevò il Dio Bacco come raffigurata nei versi di Michele di Lando nel XIV secolo, trasformandola in una testimone della storia.
  • La Margherita che fa parlare Gabriella Tozzetti esce da uno dei più intriganti romanzi della letteratura, “Il Maestro e Margherita” di Bulgàkov, colei che, innamorata del Maestro, presiede al ballo di Satana.
  • Claudia Piccini immagina che Mary Poppins, per la sua “voglia di donarsi ai più piccoli” sia trasportata “in un bellissimo paese dell’Italia, per prendersi cura di una persona speciale”. “Anna è sola, i suoi genitori l’hanno abbandonata appena nata, in una cesta di paglia, sulla spiaggia in riva al mare”. La piccola, che nel 2021 vive a Livorno, è affetta dalla Sindrome di Down.
  • La Medea di Roberto Riviello è moderna e contemporanea: “Cos’altro potrebbe fare, oggi, questa folle Medea se non: Rimuovere, Rimuovere, Rimuovere.” Come la mia Alice e altre “immaginate” la ritroviamo in una “Casa di cura ma lo so bene che è un manicomio”.
  • La Medusa di Cristina Scrigna più che un mostro mitologico è una donna tormentata.
  • La Minnie di Giovanna Checchi è la non più eterna fidanzata di Topolino ma una donna-topa ormai matura, sposata e alquanto stanca del proprio rapporto con il troppo perfetto Mickey Mouse.
  • Devo confessare di non conoscere Modesty Blaise cui dà voce Raffaele Masiero Salvatori, dunque fatico a comprendere quanto l’autore si discosti dal personaggio originario, “un’agente dei servizi segreti inglesi dopo un passato criminale”.
  • Anche troppo conosciuta, invece, la Monaca di Monza che Alba Gaetana Avarello dipinge come donna innamorata di un amore appassionato e violento.
  • Nanà, l’Imperatrice-Sfinge è fra le opere più imponenti del Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Nilde Casale sceglie dunque non la protagonista di un romanzo, un film o un fumetto ma una statua. Una statua-casa. “Una Sfinge. Enorme e fluida, dai seni giganteschi, con due oblò al posto dei capezzoli. I capelli mi ricoprono la schiena e il sedere, ci puoi salire e camminare come su una terrazza.
  • Rosalba Nola anima Nora della “Casa di bambola” di Ibsen facendole incontrare in sogno il suo stesso creatore, che la vuole avvinta agli schemi da lui ideati: “Con voce flebile si disse lieto che avessi spezzato le catene del mio matrimonio. Ma poi si alzò e con rinnovato vigore mi promise che il miracolo mancato – di gloria, d’onore! – si sarebbe finalmente realizzato! Ma ancora una volta dovevo essere il personaggio obbediente che la sua penna aveva creato, continuare a fare sacrifici e senza mai un lamento”.
  • Vi ricordate di Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta? Forse no. Ma certo ricordate il suo soprannome Pippi Calzelunghe. Di lei scrive Marco Tempestini, immaginandola adulta, seppur sempre ribelle, pronta ad aiutare in ogni modo i bambini poveri, persino regalando parte delle sue mitiche monete d’oro.
  • “Il nome della rosa” di Umberto Eco non è certo un romanzo erotico ma contiene al suo interno una delle scene che ricordo, anche nella versione cinematografica, come tra le più sensuali della letteratura italiana: l’incontro tra il giovane novizio e la bella mendicante, la Ragazza Senza Nome di cui ci parla Andrea Zavagli.
  • Roberto Mosi sceglie invece Melina, la protagonista di una fiaba della Val d’Adige, su una giovane contadina che si nasconde in una cesta di mele e sposa un principe per aver spezzato l’incantesimo della strega Baldassarra che lo aveva trasformato in un coleottero.
  • Rose Da Silva, una madre amorevole che partirà alla disperata ricerca della sua bambina Sharon scomparsa nei tetri anfratti di Silent Hillè la figura scelta da Matteo Alulli per il suo monologo in cui affronta “gli incubi più cruenti e deformi che si trascinano nella nebbia cittadina, la cui comunità nasconde una macabra e diabolica verità”. La storia è occasione per riflessioni sulla morale.
  • Anche Fabrizio De Sanctis sceglie un horror per il suo racconto, anche se con l’ironia di Quentin Tarantino: “Dal tramonto all’alba”. La sua protagonista è Santanico Pandemonium, la “regina” dei vampiri che infestano il From Dusk Till Dawn e ci parla del potenziale erotico del vampirismo.
  • Caterina Perrone non poteva che scegliere l’eroina de “Le mille e una notte”, Sharazàd, che con il suo erotismo e “con le sue storie farà dimenticare al re Shahriyàr il suo desiderio di vendetta contro la moglie che lo ha tradito”.
  • Laura Vignali nel descrivere la signora Frola, la fa uscire dalle pagine del libro e confrontarsi, pirandellianamente (visto l’autore) con il suo pubblico.
  • Miriam Cividalli Canarutto decide di dar voce a un personaggio secondario dei romanzi di Simenon, la moglie del commissario Maigret.
  • Carlo Giannone sceglie la protagonista di una poesia, La Spigolatrice di Sapri, rappresentata anche in alcune statue in cui la donna non si riconosce.
  • Francesca Tofanari e Oliva Cordella trasportano Teresa Raquin nel 2022 è le fanno rescindere il “contratto” che la lega con l’autore Emile Zola, ma se sei un personaggio è difficile uscire dai propri panni.
  • Gli dei sono immortali, dunque nulla di strano che Andrea Carraresi faccia vivere Teti ai nostri giorni, per rimpiangere la futilità della propria bellezza che non le è stata poi di grande aiuto e per lamentarsi della morte del figlio Achille.
  • Il volume dovrebbe contenere dei monologhi, ma spesso all’interno di questi compaiono dei dialoghi. Se il monologo è fatto da due donne (che non parlano in coro o che finiscono una le frasi dell’altra) possiamo ancora definirlo tale? Saimo Tedino sceglie di far parlare Thelma e Louise, che si raccontano le loro difficili vicende e si interrogano su quale regista potrebbe mai rappresentare al cinema la loro storia o quali attrici interpretarle meglio.
  • La Valentina di Crepax nelle pagine di Andrea Improta rimpiange l’infanzia mai avuta (essendo stata disegnata già adulta) e la mancanza di un vero amore nella propria vita, sebbene simbolo di bellezza.
  • Uno degli autori più rilevanti per la successiva letteratura fantastica è Wells e il suo “La macchina del tempo” è una delle opere più significative e ricca di influenze sulla scrittura successiva. Un personaggio di quest’opera ha però avuto sinora poco rilievo: Weena. Una fragile fanciulla degli eloi, una delle due razze evolutesi dall’umanità. Massimo Acciai Baggiani coglie l’occasione di descrivere il suo rapporto con il protagonista giunto dal passato per mostrare le difficoltà delle differenze culturali anche in un rapporto amoroso, in un caso come questo caratterizzato da enorme distanza tra i due modelli sociali.

Con questo racconto si conclude questa enciclopedica carrellata di protagoniste e di monologhi, da leggersi soprattutto come invito alla lettura, alla conoscenza, alla visione e all’approfondimento delle opere citate, testimonianza dello sterminato patrimonio culturale in cui ci muoviamo, dove il mito, la fiaba, il fumetto, il cinema, la TV, la scultura, la poesia, l’opera, la canzone, la narrativa di ogni genere possono in pari misura generare nuovi stimoli culturali, nuove percezioni, nuove storie.

Il volume sarà presentato il 12 Giugno 2023 alle ore 16 presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour 14 (Firenze).

VIVERE E IMMAGINARE RIFREDI

Continua la produzione di antologie sui quartieri fiorentini (e non solo) da parte delle Edizioni della Sera.

Leggo ora il volume “A Firenze, Rifredi” curato da Nicola Biagi, che parla del quartiere in cui vivo dall’ormai lontano 1995, nella zona del Poggetto, che sorge là dove finisce in città la via Bolognese, tra i parchi di Villa Ruspoli, del Museo Stibbert, di Villa Fabbricotti, del Giardino Baden Powell, gli Orti del Parnaso, il Giardino dell’Orticultura, il Parco di San Donato, il Giardino delle Officine Galileo e quello dei Ragazzi della SMS di Rifredi, tra cui amo passeggiare, quando non mi spingo verso il lungo fiume delle Cascine o il boscoso parco di Villa La Pietraia. Quartiere dunque sì tra i più popolati della città ma anche trai più vivibili e ricchi di verde.  

In questo quartiere ho ambientato molti dei miei racconti, alcuni presenti in “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati 2019), altri in “Quel che resta di Firenze” (Tabula Fati, 2023) di prossima pubblicazione e altri ancora usciti in antologie e riviste. In particolare ho dedicato al quartiere il volume “Il Narratore di Rifredi” (Lulu, 2018; Porto Seguro 2019) che parla sì dell’opera di Massimo Acciai Baggiani, autore assai radicato nel quartiere, ma anche di questo stesso, raccogliendo racconti, articoli e poesie di Acciai e miei su Rifredi. Perino la saga di “Jacopo Flammer” inizia qui.

Dopo la prefazione del giornalista Matteo Dovellini, la raccolta parte con un racconto proprio di Massimo Acciai Baggiani, “Un amore senile”, ambientato in quello che fino a poco tempo fa era il Bar Gherardini di Piazza Dalmazia e ora è il Bistrot Dalmazia, locale di cui è assiduo frequentatore. Sul finale vi compare lui stesso, seppur non è detto esplicitamente. Il racconto è ispirato a una storia vera raccontata dalla titolare del bar Elisabetta Salusest.

Il racconto di Gabriele Antonacci mi ha fatto molto pensare a Italo Calvino (più cha a Clarke, citato nel titolo) quasi che il suo “Odissea negli spazi” fosse un “Cosmicomiche” rifredino, con tutti quei “surreali porticati di palazzi metafisici”, “Spazi Iperbolici” e violazioni del 5° Postulato di Euclide.

Francesca Becagli ci racconta nel suo “Verde” di come sia evoluto il proprio rapporto con il bel Giardino dell’Orticultura, dove tante volte ho portato mia figlia a giocare, separato dal Parco del Parnaso dalla ferrovia, grande attrazione per i bambini.

Il curatore Nicola Biagi immagina in “Big Wheel Keep on burning” un protagonista border line, che vive al confine del quartiere, alla Fortezza da Basso. Il suo incontro con la nuova ruota panoramica che sotto le feste natalizie ora domina la città mi ha fatto venire in mente la recente lettura di “La ragazza dello Sputnik” di Haruki Murakami.

Renato Campinoti ci ripropone con “Una poliziotta nel Quartiere Cinque” la sua investigatrice Caterina con l’anziana amica Cesira che avevamo ben conosciuto in “Non mollare Caterina” e in altri racconti.

Fabrizio De Sanctis con “Il tabernacolo” dà voce a uno di questi, quello che sorge davanti all’Ospedale Meyer, ricordando il culto di San Giovanni e dell’Annunziata in cui onore il 25 marzo si festeggia il Capodanno Fiorentino.

Doloroso è “Il primo Natale senza Matteo” di Elisabetta Failla, che racconta l’improvvisa morte di un figlio di 22 anni.

Cristina Gatti con “Memorie di ordinaria resistenza” ripesca ricordi familiari (non so se inventati) di un nonno vittima dei rastrellamenti nazisti nella zona di Castello.

In “Come cambia in fretta il mondo” Dario Grazzini ci parla di tutta una vita passata nel quartiere, dalle prime partite a pallone con gli amici, ai primi incontri con le ragazze, al calcio praticato a livelli più alti. Pallone ma anche calcio storico. Viola e Azzurro, i colori della squadra della città e quello di uno dei gruppi di calcianti.

Con “Le mie stagioni a Rifredi” Carlo Guarducci ci parla soprattutto dei parchi che di questo quartiere sono, per me, la vera anima e in particolare del più magico di questi: il giardino degli ulivi, come lo chiama qualcuno, Villa Ruspoli, come recita l’insegna all’ingresso, un cancello che ti proietta all’improvviso dalla città in aperta campagna.

Francesca Jatta in “Sorprese d’Autunno” ci parla nel dettaglio del quartiere e, in particolare del Liceo Dante, per raccontarci poi di un commovente incontro con un cane e i suoi proprietari.

Difficile descrivere “Al 52” di Marcello Maccanti senza spoilerare. Un breve intenso racconto ricco di mistero, dove il protagonista, dopo quasi cinquant’anni torna nella casa in cui è nato, in via Paoletti 52, non lontano da quello che a Firenze si chiama impropriamente “Il Grattacielo” (in una città che non ne ha), per fare qualcosa che non vi posso raccontare.

Nel mio “Nerone a Rifredi” (Carlo Menzinger di Preussenthal) la storia parte con un sogno che somiglia alla realtà più del mondo che il folle protagonista ritrova al suo risveglio. Vi percorre un’onirica via Vittorio Emanuele II, che se non fosse deserta, somiglierebbe a quella attuale ma si risveglia in una Firenze futura in cui il surriscaldamento è diventato un problema serio. Il caldo d’agosto, poi, può dare alla testa, come capita al protagonista.

Nicoletta Murru ci parla della sua frequentazione, in compagnia dell’amato cane, di “Villa Fabbricotti”, con il suo piccolo spazio dedicato ai quattrozampe, e di come ne conosca ormai ogni singolo albero.

“Salve ragazzo” di Fabrizio Parissi va più indietro nel tempo di altre storie di questo volume, all’epoca in cui al posto del Parco di San Donato c’era la Fiat, con i suoi operai, e i dintorni si chiamavano “Zona Industriale” più che Novoli. Ora ne rimane solo una ciminiera, esempio di “archeologia industriale” e il quartiere è divenuto industriale. Va letto dunque questo racconto per ricordare come vi vivevano allora i ragazzi e quali erano i loro giochi. Vi scopro, per esempio, che il nome del Ristorante Ciribè deriva da un omonimo gioco.

“Quando a I’Sodo c’era un convento” di Caterina Perrone ci racconta una romantica storia d’amore tra un robusto carpentiere e una suora di clausura, da lui salvata e “liberata” durante l’incendio del convento.

Nel 1921 si andava affermando il fascismo e ricorrevano i 600 anni dalla morte di Dante. In quell’anno fu fondata la VIS – Visioni Italiane Storiche, gli studios cinematografici fiorentini di via della Panche 60, che esordirono con un film sul Divino Poeta, per celebrarne la ricorrenza (un secolo dopo, Caterina Perrone e io curammo per il GSF “Gente di Dante”, l’antologia di racconti su personaggi delle opere e del tempo di Dante). In “Muti” Simone Petralli racconta di questo film, attraverso gli occhi di una delle comparse.

“La Paolina di via delle Panche” di Riccardo Sacchettini ci racconta di come questa strada si sia man mano popolata e trasformata fino a diventare quella attuale, mentre la protagonista cresceva.

Quasi magica “La piccola fuga” di Massimiliano Scudeletti con un padre e la figlia che si calano nel Terzolle per un’avventura dal sapore fantasy nel rigagnolo popolato da animali dai nomi inventati.

Avrete capito dai molti link presenti in questo post che molti degli autori non mi sono nuovi, posso anzi considerare amici molti di loro, non solo per la condivisione di un quartiere, ma anche per aver collaborato in numerose iniziative letterarie o per aver letto le loro opere. Molti di noi, poi, fanno parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, un’associazione di volontariato culturale molto attiva del cui Comitato Direttivo sono parte e per il quale sono coordinatore generale dei due premi “La Città sul Ponte” per la narrativa e “La città sul ponte in versi” per la poesia (in collaborazione con La Camerata dei Poeti di Firenze) oltre a curare il blog e il Week-End del Narratore che vi si svolge. Tra i membri del GSF presenti nel volume, Massimo Acciai Baggiani, Gabriele Antonacci, Nicola Biagi, Renato Campinoti, Fabrizio De Sanctis, la presidente dell’associazione Cristina Gatti e Caterina Perrone (spero di non aver saltato nessuno).

Alcuni di loro hanno partecipato anche ad altre antologie delle Edizioni della Sera, come “Toscani per sempre”, “Fiorentini per sempre”, “La prima volta a… Firenze”, “Firenze Centro Storico”.

RACCONTARE IL CENTRO STORICO DI FIRENZE

La casa editrice Edizioni della Sera ha sfornato tutta una serie di raccolte di racconti “territoriali”, partendo dalle regioni italiane (per esempio il volume “Toscani per sempre”), passando poi a raccontare le singole città (ho partecipato a “Fiorentini per sempre”) o aspetti particolari di queste (un mio racconto è in “La prima volta a… Firenze”) e ora sta per uscire con una serie di antologie per vari quartieri (io ho aderito a quello sul quartiere di Rifredi “A Firenze , Rifredi” e a quello sul centro storico di Firenze “A Firenze, Centro Storico”).

Raccontare i luoghi e i territori del nostro vivere quotidiano è di sicuro suggestivo per gli autori ma può essere un bel modo per i lettori per riscoprire gli spazi in cui vivono o per osservarli da diversi punti di vista.

L’esperienza finisce sovente per essere un tuffo nel passato, quello storico o quello personale, e viaggiare sul filo del ricordo, ma a volte sfocia in autentiche creazioni immaginarie, soprattutto quando l’autore osa addentrarsi nel sempre più suggestivo territorio del fantastico o magari addirittura del surreale.

A Firenze centro storico” è volume curato da Camilla Cosi, cui hanno aderito, oltre a me, vari autori che conosco personalmente o con i quali ho condiviso altre esperienze letterarie. La stessa Camilla Cosi era con me nel volume “Fiorentini per sempre” e fa parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, cui collabora anche come giurata del Premio La Città sul Ponte e alcuni nomi sono stati da me suggeriti.

Il primo racconto, “A Firenze lasciate fare a me” è di Caterina Perrone, altra socia GSF, con cui ho curato l’antologia “Gente di Dante”, presente nel volume dell’associazione “Le sconfinate” e di cui ho letto vari romanzi. Il suo racconto, con i toni sognanti e un po’ poetici della sua narrativa che ben conosco, ci parla di un incontro tra due donne che parlano di danza e di speranze deluse.

Andrea Falcioni con il suo “Il pesce siluro” ci racconta una partenza (“L’ennesima ripartenza da quel luogo magico, come volessi migliorare qualcosa, nel riprovarci ancora”) e l’incontro con “una buona donna veramente particolare, tanto che i suoi animali quando morivano, non li seppelliva come faceva la maggioranza delle persone. Li faceva imbalsamare e li teneva nel salottino alla sinistra del corridoio della sua casa”. Un racconto con tanti ricordi della città (“Come non la smettessi di guardare in quel retrovisore rivolto alle mie spalle, a quel passato”), che pare citare Battiato (“mi mettevo a girare nel buio della stanza come i dervisci che avevo visto in Turchia. E giravo, giravo sempre più vicino alla finestra”).

Francesca Cappelli, autrice di genere fantastico e urban fantasy, con “Fuori corso” attraversa il centro partendo dalle varie sedi della facoltà di Lettere (“Eh, sì, Lettere è sparsa in giro per il centro, e pensa che ora è anche meglio”) al convento di Santa Maria degli Angeli, a “Via degli Alfani, via dei Servi, poi andiamo fino a via Sangallo”, alla Biblioteca Nazionale, passando per luoghi dove “se apri abbastanza la testa da accogliere tutto quello che brucia qui dentro, capirai che perché è facile, lasciarsi vincere da questa entusiasmante follia”, luoghi di studio per chi ha studiato a Firenze e per chi ancora studia anche se è “un po’ fuori corso” (“Non penso che mi laureerò mai. Ma non importa. Non ho concluso il mio percorso di studi né di vita, ma sono rimasto qui a raccogliere storie”).

Paola Beatrice Rossini,con “Ginevra degli Amieri” ci porta indietro nel tempo, agli anni d’oro di Firenze, il 1400 segnato dagli scontri tra Guelfi e Ghibellini, raccontandoci di una donna creduta morta e seppellita, che si risveglia e torna dal marito e dalla madre che la rifiutano credendola un fantasma. Può sembrare fantasia ma l’autrice dichiara che è storia vera e “che l’attuale via del Campanile una volta era chiamata via della Morta? Proprio dopo quella notte…”.

Luca Anichini, mio compagno nelle avventure di “Fiorentini per sempre, viaggio emozionale nel cuore di Firenze” (Edizioni della Sera, 2020) e “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021) è presente con il racconto “Il beccaio del Ponte Vecchio” che ci parla di quando sullo storico ponte non c’erano i gioiellieri come adesso, ma i macellai (“macellai, pescivendoli e i gestori di osterie e taverne” a Firenze erano detti beccai) “nel 1529-30, durante i quasi dieci mesi dell’assedio di Firenze da parte delle truppe Imperiali di Carlo V” e di quando “nel 1593 tutti i beccai del Ponte Vecchio furono costretti a lasciare le proprie botteghe, per traslocare al Mercato Vecchio nell’attuale Piazza della Repubblica”.

Altro autore, storico, del GSF è il giallista Fabrizio De Sanctis, con il quale ho condiviso le esperienze di “Gente di Dante”, “Accadeva a Firenze Capitale”, presente anche ne “Le sconfinate”. Nel suo “Il carro” fa parlare lo storico Brindellone o carro di fuoco, che scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, da 300 anni celebra la Pasqua a Firenze.

Gian Luca Caprili con “Il ritorno di Jessaline” ci parla dello “smisurato fascino che le vecchie canzoni esercitano su chi è un po’ in là con gli anni” e di come, “Incredibile, la bella Jessaline si rifaceva viva, a distanza di lustri”. Purtroppo, però, Jessaline era malata e “si era regalata un giro in Europa, poteva essere l’ultimo”.

Pierfrancesco Prosperi, veterano della scrittura, prossimo ormai credo a festeggiare i 60 anni dalla prima pubblicazione, autore edito da quasi ogni casa editrice italiana, cui Massimo Acciai Baggiani ha di recente dedicato il bel saggio “Architettura dell’ucronia” (dove con il contributo di vari autori, me compreso, potrete scoprire meglio questo autore che ho lì definito “Il re dell’ucronia”), ci parla de “L’isola dei morti”, il cosiddetto cimitero degli inglesi ma anche il quadro che a questa si ispira del pittore svizzero Arnold Böcklin e che era presente nella stanza dove Hitler si suicidò. Un viaggio nel tempo di cui Prosperi è maestro.

“La città vagante” del sottoscritto (Carlo Menzinger) è un racconto di fantascienza che immagina un futuro distopico in cui per sopravvivere all’innalzamento del mare le città si trasformano in navi e salpano nel Mediterraneo, dove infuria la guerra. La “Centro Storico di Firenze”, armata con potenti cannoni, naviga portandosi dietro i principali monumenti. Le problematiche ambientali fanno anche qui da sfondo come nell’antologia “Apocalissi fiorentine” o in quella ancora inedita “Quel che resta di Firenze”.

“La contessa Toni” di Elena Brachini ci parla dei salotti letterari degli anni ’30 del XX secolo e delle vicende di questa famiglia (compresa una tragica morte) che non saprei se sia immaginaria o piuttosto quella dei Conti Toni da Cigoli (originaria di Trevi e legata alla città di Spoleto. Cigoli invece, credo sia la frazione di San Miniato in provincia di Pisa).

Francesca Magrini, autrice di tre romanzi e alcuni racconti, firma “La latteria della Marisa”, storia di amori giovanili, corna, cazzotti e pestaggi.

È quindi la volta di Massimo Acciai Baggiani, autore di decine di opere, tra romanzi, racconti, poesie e saggi, membro oltre che del GSF anche della World SF Italia (come me), mio coautore per il romanzo “Psicosfera” e autore della mia biografia “Il sognatore divergente”. Il suo “La Pantera e il Viaggiatore” ci parla del 1990 e del movimento studentesco La Pantera, che prese il suo nome da uno di questi felini che la notte del 27 dicembre fu avvistato a Roma, in mezzo a Via Nomentana, ma anche alle Pantere Nere americane. Da autore amante del fantastico, inserisce nella storia un viaggio nel tempo.

Altrettanto fantastico è “Limbo” di Alessandro Ricci, che immagina che da Piazza del Limbo, vicino Borgo Santi Apostoli, si possa davvero accedere al Limbo dantesco e lì incontrare Aristotele.

Di Alessandro Bini, autore de “Il mirtillo” avevo già letto “Mi trovo bene ma non mi cerco mai” e il racconto in “Fiorentini per sempre”. Ci parla di questi anni di pandemia e di come il turismo fiorentino ne abbia risentito ma anche dello sguardo dei turisti verso la città, in particolare di quello dei bambini.

Con “Sabatino e la scuola dei ladri” siamo nel 1885. Anni che l’autore Sergio Calamandrei, specializzato soprattutto nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871), ben conosce. Ha, infatti, anche curato per il GSF l’antologia “Accadeva in Firenze Capitale” (Carmignani, 2021). Il protagonista Sabatino Arturi, un giornalista, lo ritroviamo in altri suoi racconti di questo periodo ed è un antenato del moderno detective Domenico Arturi, protagonista dei gialli di Calamandrei “L’unico peccato” e “Indietro non si può”, inseriti nel progetto “Sesso motore”. Qui il protagonista ha a che fare con la delinquenza minorile e il tentativo di portar via dalla strada un ragazzino.

Sconvolgente può essere la vista di un incidente, anche se la vittima è una cavalla investita da un SUV (“Ieri ha visto il sangue, e l’occhio della cavalla”), ci racconta Carlo Cuppini in “Sangue”. “La cavalla a terra, dalla bocca fuoriesce schiuma mista a sangue, il respiro spande la miscela sul lastricato a spina di pesce.” Tutto si tinge di rosso e il tempo pare impazzire, mescolando passato, presente e futuro. “Si accende nella sua mente il ricordo di un altro oggetto volante: un drone. Nelle orecchie gli risuona una voce. Cerca di scacciarla. Ma la gente intorno a lui sta già scomparendo…

È due anni prima. È il primo lockdown. Nessuno esce di casa. Lui soltanto, alle cinque di mattina, perché non vuole impazzire, a costo di essere multato, denunciato, lapidato. Cammina in mezzo alla carreggiata deserta, come un funambolo su una riga da cui, neanche volendo, si potrebbe cadere. Il silenzio è assordante. Nel silenzio, non riesce a far tacere la voce.”

In “Si chiamava Albertine” Enrico Zoi, giornalista e scrittore, ci parla dell’incontro con una francesina, anche se un po’ anonima, in quel crocevia temporale di fine anni settanta, in una casa d’aste del centro, che pare quasi la bottega di un rigattiere perché c’era davvero un po’ di tutto: paesaggi, nature morte, ritratti, tele di ogni tipo e qualità, e poi candelabri e posateria in peltro o in argento, serviti da tè o da pranzo laccati in oro, soprammobili, chincaglierie, cineserie, busti, statue e statuette di varia foggia e poi in Piazza dell’Olio, divenuta speciale per l’occasione.

È un ritorno a casa quello che ci narra Andrea Gamannossi, autore di numerosi romanzi gialli e noir e raccolte di racconti, in “Sulle orme del drago d’oro”. Tornai nel mio vecchio quartiere dopo tanti anni. Ero un quindicenne quando i miei genitori decisero di emigrare in Australia. Ritorno in Via del Drago d’Oro nel quartiere di Santo Spirito, con le botteghe degli artigiani ormai trasformate in locali moderni, per rivedere la propria vecchia casa, generando misteriosi déjà-vu, con volti del passato che riemergono giovanili.

Susanna Madarnàs (“Susy driver”) ci mostra uno dei momenti più difficili e pericolosi nella professione di tassista per una donna, anche in una città tranquilla come Firenze. Mestiere che ben conosce dato che lo esercita e su cui ha pubblicato un intero volume.

Prima che fosse trasferito nell’imponente edificio di via di Novoli, il Palazzo di Giustizia fiorentino era in Piazza San Firenze, come ci racconta il mio due volte collega Roberto Zatini (“Piazza San Firenze: una storia di ingiustizia”) mostrandoci le disavventure quasi kafkiane di una persona condannata per aver consegnato, assai ingenuamente, un pacco di cui nulla sapeva. Si era nel 1956 e si spera che oggi la giustizia funzioni meglio. Più che a “Il processo”, però il protagonista pare avere in mente Pinocchio, arrestato dai carabinieri per aver ferito alla testa l’amico Eugenio, colpendolo con un trattato di aritmetica.

La curatrice Camilla Cosi con “Uomini o pischelli” pare fare il verso forse più a Toto (siamo uomini o caporali) che a Steinbeck (uomini e topi) o Elio Vittorini (uomini e no). Storia di crescita e maturazione di un quindicenne nel 1987, che ci parla dei grandi, piccoli drammi adolescenziali (Avevo chiesto ai miei genitori di regalarmi un giubbotto di jeans con il pelo, come quello che avevano comprato a Simone) che a un adulto distratto possono parere poca cosa ma si portano dietro problematiche di inclusione e possibili bullismi, ma anche difetti di percezione dei rapporti familiari. Non per nulla, come si legge, tutto è legato ai rapporti dei due fratelli con le ragazze e tra loro.

Insomma, “A Firenze, Centro Storico” (Edizioni della Sera, 2023) è una bella chiacchierata scritta, con tanti amici e con altri che spero possano diventare tali, su come hanno vissuto o vivono l’antico, rinomato centro della loro città. Una visione non da turisti ma da figli di Firenze, non priva di trovate narrative originali. Un altro dei segnali che questa città forse non si è impantanata nei fasti del Rinascimento ma è ancora culturalmente viva.

FINALISTI PREMIO VEGETTI 2023

Oggi sono stati proclamati i finalisti del Premio Vegetti, uno dei maggiori riconoscimenti per la fantascienza indipendente.

Potete leggerli sul sito della World SF Italia, ma mi fa piacere riportarli anche qui:

Per la categoria Romanzo di Fantascienza

LA GIURIA
Presidente: Matteo Vegetti.
Giurati: V. Barbera, R. Del Piano, S. Giuffrida

OPERE FINALISTE (In stretto ordine alfabetico)

La farfalla dalle ali di Ossidiana di Andrea Carlo Cappi (Ed. Bonelli, 2022)


Le città galleggianti di Annarita Stella Petrino (Ed. Tabula Fati, 2022)
Psicosfera di Massimo Acciai Baggiani e Carlo Menzinger (Ed. Tabula Fati, 2022)
Whormole di Umberto Guidoni e Donato Altomare (Ed. Mursia, 2022)

Per la categoria Saggio di Fantascienza

LA GIURIA
Presidente: Matteo Vegetti.
Giurati: Tea C. Blanc, M. Conese, L. Sorge

OPERE FINALISTE (In stretto ordine alfabetico)

Architettura dell’Ucronia di Massimo Acciai Baggiani (Ed. Solfanelli 2022)
Fantascienza movie story, vol. 1 di Giovanni Mongini e Mario Luca Moretti (Ed. Scudo 2022)
La Percezione del Clima di Luca Ortino (Ed. Odoya 2021)
Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger di Chiara Sardelli (Ed. Solfanelli 2022)

Per la categoria Antologia di Fantascienza

LA GIURIA
Presidente: Matteo Vegetti.
Giurati: F. Calabrese, B. de Filippis, F. Radogna

OPERE FINALISTE (In stretto ordine alfabetico)

Gatti dall’altrove a cura di Marina Alberghini e Luca Ortino (Ed. Mursia, 2022)
Il varco nel cielo a cura di Vittorio Piccirillo (Ed. Tabula fati, 2022)
Oltre il reale a cura di Carmine Treanni (Ed. Delos Digital, 2021)
Terzo Millennio a cura della World SF Italia (Ed. Tabula fati, 2022)

Per la categoria Racconto di Fantascienza

LA GIURIA
Presidente: Matteo Vegetti.
Giurati: P. Giorgi, G. Lucchi, E. Palumbo

OPERE FINALISTE (In stretto ordine alfabetico)

Arancia Meccatronica di Maddalena Antonini (Cosmoril 16, Ed. Tabula fati, 2021)
Condominio Usher di Luca Ortino (Decamerovirus, Ed. Homo Scrivens, 2022)
Missione compiuta di Franco Piccinini (Gatti dall’altrove, Ed. Mursia, 2022)
Ortensie su Marte di Sandra Moretti (World SF Italia Magazine n. 2, Ed. Scudo, 2022)
Vacanza Premio di Andrea Coco (World SF Italia Magazine n. 1, Ed. Scudo, 2022)

Aggiungo soltanto che ho avuto l’onore di essermi classificato assieme a Massimo Accia Baggiani nella categoria romanzo con “Psicosfera” e sono lieto di vedere che anche il saggio di Chiara Sardelli “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” che parla delle mie “Apocalissi fiorentine” è in finale per la categoria omonima, in cui si è piazzato anche Massimo Acciai Baggiani con il suo saggio sul grande Pierfrancesco ProsperiArchitettura dell’ucronia”, cui ho contribuito con un articolo.

La proclamazione dei finalisti può essere vista qui.

Complimenti anche tutti gli altri ottimi finalisti.

TUTTI I LIBRI DEL 2022

In questo 2022, ho pubblicato un po’ meno racconti degli ultimi tempi, ma è uscito un romanzo, seppur scritto a quattro mani con Massimo Acciai Baggiani: “Psicosfera” (Tabula Fati, Maggio 2022).

Da notare che è anche uscito un secondo saggio sulla mia produzione letteraria: “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger“(Solfanelli, Maggio 2022) scritto da Chiara Sardelli.

Come opere brevi, ho visto la pubblicazione di 21 racconti e 9 poesie (queste già uscite in antologie cartacee anni fa).

I racconti apparsi su riviste o antologie sono:

  1. Florentia“, tratto da “Apocalissi fiorentine“, sulla rivista PassParNous (giugno 2022).
    1. “Il club degli sfigati” nell’antologia “Non ti temo più” (Tabula Fati) a cura di Paola De Giorgi.
    1. Ucronie ucraine” nell’antologia “SLAVA UKRAÏNI! (Tabula Fati) a cura di Pierfrancesco Prosperi.
    1. “Avvinto a te” nell’antologia “La prima volta a… Firenze“. (Edizioni della Sera) curata da Giacomo Cialdi.
    1. “Il consulente del lavoro” nel numero unico del 2022 della rivista Prospettive.Ing (Libò Edizioni);
    1. “Psicosfera per Solaris” apparso sul numero di dicembre 2022 di “IF – Insolito & Fantastico” dedicato a “Lem”.

Ho pubblicato sul blog del GSF – Gruppo Scrittori Firenze i seguenti racconti brevi:

  1. La bambina del sogno
  2. Maria e i corvi
  3. Annunciazione
  4. Incubo ucraino
  5. Incubo virale
  6. L’ombra nella camera
  7. La galleria
  8. Nuovi mondi
  9. Giovanna D’Arco mi vede
  10. Il tourettismo ai tempi del covid-19
  11. Odio canino
  12. La stagione di fuoco
  13. Bistecca fiorentina
  14. Mai togliere la maschera
  15. Turisti

E le seguenti poesie:

  1. Donna senza sembianza e senza aspetto
  2. Sogno
  3. Mi sogno nel vento
  4. Apocalipse you
  5. I blues delle donne
  6. Cybernetic lovers
  7. Pedoni e regine
  8. Limpido volo
  9. Impazzire in Menzingerstrasse

Il mio articolo “Il re dell’ucronia” è uscito nel saggio “Architettura dell’ucronia” (Solfanelli, Maggio 2022) di Massimo Acciai Baggiani. Il volume è dedicato all’opera di Pierfrancesco Prosperi.

Nel numero di Prospettive.Ing (Libò Edizioni) dedicato all’art. 1 della Costituzione si può leggere il mio articolo “La rivoluzione virale“.

Ho, inoltre pubblicato numerosi articoli e recensioni nel mio blog “La leggenda di Carlo Menzinger”. In particolare, ho, come sempre, recensito tutti i libri letti, elencati più sotto con i relativi link.

Le letture di questo 2022, sono state 87 (84 nel 2021 e 79 nel 2020), anche se alcuni iniziati nel 2021 e altri non ancora finiti ovvero, in ordine cronologico:

  1. Milena Beltrandi – Una crociera pericolosa – thriller – italiano – amici – GSF – cartaceo (iniziato nel 2021)
  2. Lovecraft – Le montagne della follia – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook (iniziato nel 2021)
  3. Lovecraft – Racconti vari – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook (iniziato nel 2021)
  4. Lovecraft – La maschera di Innsmouth – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook
  5. Lovecraft – L’uomo di pietra – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook
  6. Lovecraft – La cosa sulla soglia – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook
  7. Lovecraft – I miti di Chtulu – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook
  8. Lovecraft – L’abitatore del buio – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook
  9. Isaac Asimov – Sogni di robot – fantascienza- americano – ebook
  10. Stephen King – Shinning – horror – americano – ebook
  11. Stephen King – Doctor Sleep – horror – americano – ebook
  12. Richard Matheson – Tre millimetri al giorno – fantascienza – americano – ebook
  13. Frederick Brown – Il vagabondo dello spazio – fantascienza – americano – ebook
  14. Ann Leckie – Ancillary Justice – fantascienza- americano – ebook
  15. Antonietta Toso – Joannin – mainstream – italiano – cartaceo
  16. Margaret Moore – La sposa normanna – romance – canadese – ebook
  17. Robert Sheckley – Gli orrori di Omega – fantascienza – americano – ebook
  18. Carla Maria Russo – La sposa normanna – romanzo storico – italiano – ebook
  19. Liu Cixin – La materia del cosmo – fantascienza- cinese – ebook
  20. Garth Stein – L’arte di correre sotto la pioggia– mainstream – americano – ebook
  21. Banana Yoshimoto – La luce che c’è dentro le persone – mainstream – giapponese – ebook
  22. Alessandro Lazzeri – Il principe e il diplomatico – romanzo storico – italiano – cartaceo
  23. Gruppo Scrittori Firenze – Le Sconfinate – monologhi storici – italiano – cartaceo
  24. Emilio Salgari – I pirati della Malesia – avventura – italiano – ebook
  25. Davide Tarò – Oroboro – fantastico – italiano – cartaceo
  26. Nicoletta Manetti – Vico – mainstream – italiano – cartaceo
  27. AA.VV. – Le altrui scale – racconti storici – italiano – cartaceo
  28. Norman Spinrad – Il signore della svastica – ucronia – americano – ebook
  29. Oliver Sacks – Un antropologo su Marte – saggio – inglese – ebook
  30. Liu Cixin – Nella quarta dimensione – fantascienza – cinese – ebook
  31. Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie – fantastico – inglese – ebook
  32. Lewis Carroll – Attraverso lo specchio – fantastico – inglese – ebook
  33. N.K. Jemisin – La quinta stagione – fantastico – americano – ebook
  34. Ryan Graudin – Wolf – ucronia – americano – ebook
  35. Karel Capek, Kateřina Čupová – RUR Rossum’s Universal Robots – fantascienza – ceco – ebook
  36. Georgi Gospodinov – Cronorifugio – fantastico – bulgaro – ebook
  37. Chiara Sardelli – Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger – saggio- italiano – cartaceo
  38. Carlo Menzinger e Massimo Acciai – Psicosfera – fantascienza – italiano – cartaceo
  39. Arthur C. Clarke – La città e le stelle – fantascienza – americano – ebook
  40. Marco Toninelli – Molo 11. Vivere e morire – mainstream – italiano – cartaceo
  41. Banana Yoshimoto – Lucertola – mainstream – giapponese- ebook
  42. Julio Baghy – La verda koro (Il cuore verde) – utopistico – esperanto – ebook
  43. Robert A. Heinlein – Straniero in terra straniera – fantascienza – americano – ebook
  44. Paolo Dapporto – Nel giardino di Emma – mainstream – italiano – cartaceo
  45. Joe R. Lansdale – Fuoco nella polvere – western surreale – americano – ebook
  46. Ernest Hemingway – Addio alle armi – mainstream – americano – ebook
  47. Massimo Acciai Baggiani – Architettura dell’ucronia – saggio – italiano – cartaceo
  48. Alfred E. Van Vogt – Crociera nell’infinito – fantascienza – americano – ebook
  49. Maddalena Antonini – I girasoli di Shaah-Mall-A – fantascienza – italiano – cartaceo
  50. Carmine Treanni – Sulla luna – saggio – italiano – cartaceo
  51. Milena Beltrandi – Milo e la formula del sole – poliziesco – italiano – cartaceo
  52. Joshua Di Bello – Vitreo – thriller – italiano – cartaceo
  53. Orhan Pamuk – Il libro nero – mainstream – turco – ebook
  54. Lois McMaster Bujold – Gravità zero – fantascienza – americano – ebook
  55. Paolo Dapporto – A guardare il cielo – mainstream – italiano – cartaceo
  56. Bruno De Filippis – Toba – fantastico – italiano – ebook
  57. Ortino Luca, a cura di, AA.VV. – World SF Italia Magazine – fantascienza – italiano rivista – ebook
  58. Francesca Picone – Il dito ritrovato – poliziesco – italiano – cartaceo
  59. Kurt Vonnegut – Ghiaccio nove – fantascienza – americano – ebook
  60. Luigi De Rosa – Leonardo Da Vinci e l’uomo del disegno – fantastico – italiano – cartaceo
  61. Alberto Pestelli – La sala delle agitate – giallo storico – italiano – cartaceo
  62. Marco Toninelli – Il faro di Finisterre – mainstream – italiano – cartaceo
  63. Maria Fonte Fucci – Accad(d)e – mainstream – italiano – cartaceo
  64. E. Rucker Eddison – Il serpente Ouroboros – fantasy – inglese – ebook
  65. Lois McMaster Bujold – L’onore dei Vor – fantascienza – americano – ebook
  66. Alessandra Casati – Il mistero di Branca Doria – romanzo storico – italiano – cartaceo
  67. Steven Pinker – Il declino della violenza – saggio – americano – ebook
  68. Raffaele Formisano – Tahu-Nui-A-Rangi. Il grande incendio del cielo – fantascienza – italiano – ebook
  69. Paola De Giorgi, a cura di – Non ti temo più – mainstream – italiano – cartaceo
  70. AA.VV. – Avatar. Indian science fiction-Fantascienza indiana – fantascienza – indiano – cartaceo
  71. Lois McMaster Bujold – Barrayar – fantascienza – americano- ebook
  72. Bruno De Filippis – Cheronea – fantastico – italiano – ebook
  73. Alan Barclay – La città e il deserto – fantascienza – americano – ebook
  74. Johann Wolfgang von Goethe – I dolori del giovane Werther – mainstream – tedesco – ebook
  75. Ernst Hoffmann – Gli elisir del diavolo – fantastico – tedesco – ebook
  76. AA. VV., Pierfrancesco Prosperi, a cura di Slava Ukraïni! – fantastico – italiano – cartaceo
  77. Franz Kafka – Il processo – surreale – ceco – ebook
  78. Joseph Roth – La Marcia di Radetzky – romanzo storico – austriaco – ebook
  79. AA. VV., Paolo Mugnai, a cura di – La prima volta a… Firenze – racconti mainstram – italiano – cartaceo
  80. Robert Musil – I turbamenti del giovane Törless – mainstream – austriaco – ebook
  81. Stefan Zweig – Novella degli scacchi – mainstream – austriaco – ebook
  82. Arthur Schnitzler – Doppio sogno – mainstream – austriaco – ebook
  83. Roger Zelazny – Signore della luce – fantascienza – americano – ebook
  84. Frederik Pohl – Appuntamento con gli Heechee – fantascienza – americano – ebook
  85. Iain M. Banks – Pensa a Fleba – fantascienza – americano – ebook
  86. Ted Reynolds- Scontro finale – fantascienza – americano – ebook
  87. AA.VV. – IF – Insolito & Fantastico n. 28 – Stanislaw Lem (iniziato) – saggio – italiano – cartaceo

Noto che quest’anno sono tornato a leggere molti degli autori che ho maggiormente amato nella mia vita di lettore: Emilio Salgari, Stephen King, Isaac Asimov, Joe R. Lansdale, Lewis Carroll, Kafka e Liu Cixin. Raramente in un anno ne leggo tanti.

Quest’anno, su anobii, ho dato 5 stellette (il giudizio migliore) ai seguenti libri (in ordine cronologico inverso di lettura):

Alan Barcklay – La città e il deserto

AA.VV. – Avatar. Indian science fiction-Fantascienza indiana

Steven Pinker – Il declino della violenza

Carmine Treanni – Sulla luna

Alfred E. Van Vogt – Crociera nell’infinito

Massimo Acciai Baggiani – Architettura dell’ucronia

Chiara Sardelli – Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger

Massimo Acciai e Carlo Menzinger – Psicosfera

Ryan Graudin – Wolf

Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie

Liu Cixin – Nella quarta dimensione

Oliver Sacks – Un antropologo su Marte

Nicoletta Manetti – Vico

Liu Cixin – La materia del cosmo

Robert Sheckley – Gli orrori di Omega

Stephen King – Shinning

Isaac Asimov – Sogni di robot

Togliendo il saggio di Chiara Sardelli il cui protagonista amo troppo (eh, eh!) per avere un giudizio oggettivo e “Psicosfera” di cui sono uno dei due autori, se si esclude anche un capolavoro inarrivabile come “Alice nel paese delle meraviglie”, che peraltro ho già letto varie volte (ora riletto per scrivere un racconto che vede protagonista la bambina ormai cresciuta), tra i saggi spicca “Il declino della violenza”, libro che tutti dovrebbero leggere per comprendere meglio il mondo in cui viviamo, mentre per la narrativa gli ultimi due volumi della saga di Liu Cixin penso possano meritare il primo posto.

Anche quest’anno emergono tra i meglio votati molti romanzi di fantascienza (22), a conferma che questo rimane il mio genere preferito (a questa se ne aggiungono molti di genere fantastico, 17, e alcuni horror, surreali e ucronie) ma anche alcuni saggi (6).

Quest’anno gli italiani sono stati 31 (43 nel 2021, 53 nel 2020, 56 nel 2019 e 47 nel 2018), preceduti dagli americani (32), dagli autori di linga tedesca (6 tedeschi, austriaci e cechi) e dagli inglesi (4). Più numerose del solito le altre nazionalità (bulgari, turchi, indiani, cinesi, giapponesi).

39 le letture di tipo fantastico (41 nel 2021).

Gli ebook sono stati 59 (45 nel 2021), i cartacei 28 (39 nel 2021).

Ho conosciuto personalmente quasi tutti gli italiani che ho letto (a parte Emilio Salgari e Carla Maria Russo).

L’autore che ho letto di più nel 2022? Dato che ho completato la lettura di un file, iniziato nel 2021, che contiene numerose opere di Lovecraft, questo compare con 7 opere.

Molte delle recensioni che ho fatto le trovate nella mia libreria anobii e sul mio blog. Nell’elenco ci sono i link al blog.

I libri che ho letto gli anni precedenti li trovate qui:

E voi che cosa avete letto e che letture consigliate per il 2023?

UN NUMERO DI IF DEDICATO A LEM CHE PARLA ANCHE DI PSICOSFERA

Il numero 28 della bella e sempre molto interessante rivista di fantascienza diretta da Carlo BordoniIF -Insolito & Fantastico” (ora Odoya Edizioni) è dedicato all’autore ebreo polacco “Stalislaw Lem”, a un secolo dalla sua nascita, e curato da Tomasz Skocki (italianista all’Università di Varsavia).

Introduce il volume l’editoriale del Direttore Scientifico Alessandro Scarsella su “Il linguaggio trasversale del fantastico”, evidenziando come, in un momento come questo, autori come Lem rappresentino un ponte tra l’Europa dell’Ovest e quella dell’Est, di nuovo in parte divise del conflitto.

È seguito dall’introduzione del curatore “Un secolo di Stanisław Lem” e da un articolo del medesimo Skocki “Riscoprendo Lem”.

Stocki giustamente evidenza l’importanza di questo autore che spezza il lungo dominio anglo-americano della fantascienza, ponendosi come uno dei massimi autori del genere. Vi trovo evidenziato “il suo pessimismo circa la natura umana. Sopravvissuto agli orrori della guerra, del genocidio e della deportazione, esiliato dalla città dove era nato (e in cui non volle mai più tornare) e giunto alla maturità negli anni della guerra fredda e del pericolo atomico, Lem non poteva che provare orrore per un’umanità che pareva sempre pronta a dare il peggio di sé”.

In Lemun altro motivo ricorrente è quello dell’incomunicabilità tra umano e non umano e dell’estraneità e incomprensibilità del cosmo: nelle sue opere Lem critica e spesso irride l’antropocentrismo e la convinzione dell’uomo di poter realmente capire e dominare l’universo. Inevitabile menzionare anche il suo ateismo, che rende ancora più interessante la riflessione sull’oceano-Dio al centro del più celebre tra i suoi romanzi.

Interessante anche la parte del saggio sul successo postumo della sua opera.

Carlo Pagetti in “Ironie cosmiche e paradossi metanarrativi” fa un suggestivo e un po’ spiazzante raffronto tra il “Solaris” di Lem e il “Moby Dick” di Melville: “La stazione spaziale ricorda una balena, ma è anche una Pequod melvilliana tecnologicamente avanzata, che dovrebbe dare la caccia al Leviatano-oceano sotto di sé. Imperscrutabili risultano sia la balena bianca che l’oceano-pianeta alieno.

Interessante anche il raffronto con “The Drowned World” di J.G. Ballard (1962) e ancor più con i viaggi di Gulliver di Swift o con “Il castello” di Kafka.

Patrycja Polanowska invece raffronta la versione letteraria con quella cinematografica di “Solaris”.

Riccardo Gramantieri, invece, si concentra su un’altra opera di questo autore, “L’invincibile”. Gramantieri ci spiega che “Il tema della mancanza di comprensione dell’Altro, che ne L’Invincibile si traduce nella necessità di dare senso al comportamento di creature non-biologiche, può essere interpretato attraverso le teorie di Wilfred Bion, fautore di un modello concettuale sulla formazione dei processi mentali fra i più interessanti della psicoanalisi post-freudiana.”

Il romanzo L’Invincibile esplora una grande varietà di temi. È prima di tutto una storia di esplorazione spaziale, inoltre è il romanzo più “tecnologico” di Lem, nel quale lo scrittore non esita a descrivere astronavi, energobot e inforobot.”

“L’Invincibile è stato fra i primi romanzi di fantascienza a descrivere delle nano-macchine

e questo fa sì che il libro possa essere inserito nell’ambito della letteratura proto-postumanistica”. Centrale anche in questo romanzo è l’incomprensione, qui tra umani e micro-macchine.

Stanislaw Lem è stato, un po’ come Borges, un grande scrittore di apocrifi. Approfondisce il tema Matteo Maculotti. Del resto, persino “Uno degli aspetti più affascinanti di Solaris

consiste nell’invenzione della Solaristica, una disciplina sviluppatasi nel tentativo di studiare l’indecifrabile pianeta.” A differenza di Borges il polacco spesso crea apocrifi futuri, vere opere fantascientifiche. Tra questi il suo “Summa technologiae” gli permetterà nei decenni successivi di veder realizzate molte delle sue predizioni.

Agnieszka Gajewska esamina invece il pensiero filosofico del geniale polacco. “La narrativa di fantascienza aveva permesso a Lem di presentare la propria visione del futuro del mondo. I temi che lo affascinavano erano la fragile esistenza dell’animale uomo, i limiti conoscitivi derivanti dall’antropocentrismo, le sfide etiche generate dalle nuove tecnologie. Fin dai tempi dell’università si interessava di cibernetica, una conseguenza della sua passione giovanile legata alle scienze naturali e alla conoscenza delle opere di Charles Darwin. Facendo suo il punto di vista di Darwin e dello studioso di cibernetica Norbert Wiener sullo status della scienza, nei suoi racconti e romanzi Lem presentava l’opinione secondo cui non è possibile identificare lo sviluppo con il progresso, mentre i confini tra

ciò che è vivo e ciò che è artificiale, tra l’umano e il non umano, sono difficili da tracciare e mantenere stabili”.

La difficoltà di comprendere mondi alieni è sempre frutto di un insensato antropocentrismo, che ci rende incapaci di immedesimarci nell’altro tanto più è diverso da noi.

Nela parte non monografica della rivista, Carlo Bordoni intervista Alain Robbe-Grillet (1922-2008) scrittore, affabulatore e cineasta,  creatore del “nouveau roman”, ma anche di un nuovo modo di fare cinema e, in un altro articolo, ci offre un veloce ritratto dell’autore di fantascienza e ucronia aretino Pierfrancesco Prosperi.  Testo, peraltro, che ho letto anche nel volume “Architettura dell’ucronia” (Solfanelli, 2022), curato da Massimo Acciai Baggiani (che contiene anche un mio contributo su questo autore).

Segue proprio un racconto del nostro Prosperi, “Epicedio”, del lontano 1965, che vede per protagonista un autore di fantascienza e ci mostra una guerra nucleare in un futuribile 1970.

È di Bruce Mcallister il racconto successivo, “Inchiostro”, su ragazzo con problemi di emofilia che colleziona francobolli e che trasmette la propria malattia a una scatola di lettere, liberandosene, come in una sorta di “Ritratto di Dorian Gray” (Oscar Wilde, 1890). “Ash(2)” è, invece di Anonymous, in cui si immagina, come nella mia saga “Via da Sparta”, che ci sia un’età stabilita per legge per morire.

Segue, infine, “Psicosfera per Solaris” (Carlo Menzinger), un racconto che mescola il romanzo scritto con Massimo Acciai Baggiani “Psicosfera” (che molto deve aSolaris”) con il capolavoro di Lem.

Nel suo consueto “Annuario” Riccardo Gramantieri esamina la produzione nazionale e internazionale di fantascienza del 2021.

Quasi in conclusione del volume si può leggere la bella recensione di Maurizio J. Bruno per il romanzo “Psicosfera” (Massimo Acciai Baggiani e Carlo Menzinger di Preussenthal, Edizioni Tabula Fati 2022) che rimarca i collegamenti letterari di quest’opera con alcuni capolavori che lo hanno preceduto, in primis “Solaris” di Lem ed evidenzia necessità di “porsi la più classica delle domande: cos’è reale e cosa finzione? Siamo davvero quelli che crediamo di essere? O siamo soltanto copie di noi stessi che si illudono di essere gli originali?

Segue e chiude il volume un articolo-recensione di vari libri a firma di Riccardo Gramantieri.

MEMORIE FIORENTINE

Ho letto in anteprima il volume “La prima volta a… Firenze” (Novembre 2022) curato da Giacomo Cialdi per Edizioni della Sera, con il sottotitolo “Diario intimo della città toscana”. Opera antologica di narrativa, che, per l’argomento trattato, si rivela in buona parte libro di memorie e ricordi, nonostante la creatività e l’inventiva degli autori coinvolti abbia saputo rigenerare tali reminiscenze in racconti in cui talora la fantasia ha modo di spaziare oltre la realtà.

La prima volta a Firenze. Diario intimo della città toscana

Apre il volume la prefazione dello scrittore e giornalista del quotidiano locale “La Nazione” Stefano Cecchi che ci parla di come le prime volte di ciascuno restino indelebili nei nostri animi ma che “Sapere che comunque tutte quelle volte, probabilmente le più belle, le abbiamo vissute con intorno la cornice magnifica e struggente di Firenze, incendia e rende orgoglioso ancora di più il cuore.”

I racconti sono ordinati alfabeticamente per autore. Dunque, come sovente gli accade in tali casi, apre la serie Massimo Acciai Baggiani, prolifico autore di racconti, poesie ma anche di saggi e romanzi, di cui ho scritto spesso, dedicandogli persino la biografia letteraria “Il narratore di Rifredi” (Lulu, 2018, Porto Seguro, 2019). Il suo “La villa abbandonata” pur riportando alcuni episodi reali della vita dell’autore e luoghi altrettanto esistenti di Firenze, immagina come voce narrante quella di un trapassato che narra “La prima volta che… sono morto a Firenze”. Con Massimo Acciai ho di recente pubblicato il romanzo “Psicosfera” e stiamo curando un progetto di antologia fantascientifica.

Segue Elena Andreini, giornalista e autrice di opere a carattere locale. Con il suo “Il gol di Daria” ci racconta la magica esperienza infantile della prima partita di calcio.

Il racconto di Luca Anichini, autore che ho avuto in squadra per l’antologia “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021) e che ha condiviso con me anche l’esperienza di “Fiorentini per sempre” (Edizioni della Sera, 2020), “Il Ponte Vecchio e il profumo dell’amore”, ci porta indietro agli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell’arrivo degli Alleati a Firenze, facendoci vedere la storia con gli occhi di un giovane militare maori.

Anche Milena Beltrandi è autrice che ben conosco. Come me, Acciai, Anichini, Campinoti, Lunghini, Prosperi e Tofanari (tutti presenti in questo volume) fa parte del Gruppo Scrittori Firenze (GSF). Come loro ha partecipato all’antologia curata da Caterina Perrone e me “Gente di Dante”.

Di lei ho anche letto un paio di romanzi: “La formula del sole” e “Una crociera pericolosa”. L’avevo anche trovata in “Toscani per sempre” (Edizioni della Sera).

Il suo “Luna di miele singolare” vede una coppia di novelli sposi fiorentini scegliere proprio la loro stessa città per il viaggio di nozze, guardando Firenze per la prima volta con lo sguardo esterno e meravigliato del turista.

Con “Paura e amare riflessioni” Renato Campinoti affronta gli anni di piombo a Firenze, proprio il periodo cui ho dedicato un mio racconto sulla violenza politica che si viveva allora – appena pubblicato nel volume “Non ti temo più” (Tabula Fati, 2022). Erano anni di intensa partecipazione politica ma che stava perdendo la connotazione pacifica e pacifista del 1968. Anche Campinoti è autore che ben conosco, oltre che per le comuni esperienze antologiche (“Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze Capitale”), per aver io scritto l’introduzione alla silloge da lui scritta con Massimo Acciai “Racconti ai tempi de del coronavirus”, per la lettura del suoi giallo “Non mollare Caterina” e per la comune esperienza del Consiglio Direttivo del GSF.

Il promotore culturale Stefano Carloni ci mostra, come già Elena Andreini, il primo incontro con la squadra calcistica locale, riportandoci, come Campinoti agli anni ’70, ma qui l’università non è la facoltà di architettura, ma quella sorta di Università del calcio che era allora il Bar Marisa.

Con il giornalista e scrittore Giacomo Cialdi, curatore di questa antologia, avevo condiviso la bella esperienza di “Fiorentini per sempre”. Nel suo “Ricordi” il protagonista si aggira per Firenze osservandone i monumenti. Quando emerge dalla sua tasca una foto del 1988 scattata in Piazza della Signoria, il racconto prende una svolta a sorpresa.

Ne “La Luna senza tacchi” della poetessa Elena Falci, suggestionata dal nostro satellite, la protagonista si trova a ballare scalza un valzer popolare e a riscoprire il brivido dell’amore.

Gabriele Fredianelli ci parla di calcio, Fiorentina, la celebre Libreria Marzocco, libri in genere e libri sul calcio in “Tra Borges, Batigol e Gianni Brera” in un racconto d’amore tra un ragazzo e un libro.

Nel racconto del mio due volte collega (di banca e di scrittura) e semi-omonimo Carlo Legaluppi in “Lungarno degli Acciauoli”, il protagonista, pur avendo girato il mondo, non era mai stato prima a Firenze. Ci si reca per una missione da killer professionale con una vittima designata assai particolare. Di Legaluppi ricordo il thriller “La ottava croce celtica”.

Luca Lunghini ci fa tornare al 1991, alla Guerra del Golfo, che con lo sguardo di oggi pare poca cosa rispetto a quella in Ucraina. “E se cambiassimo il mondo” ci parla di Firenze e di una manifestazione pacifista. Per il protagonista “in prima Liceo” era “il periodo delle prime sigarette, delle prime birre il fine settimana, delle prime cotte, delle prime ore di lavoro per avere una maggiore indipendenza e dei primi amori”. Con lui ho condiviso la presenza in altre due antologie, “Gente di Dante” e “Fiorentini per sempre”.

Filippo Luti (come di recente già Sergio Calamandrei, non ricordo bene dove) ci ricorda che Firenze vide gli albori del ciclismo nel tempo in cui fu Capitale d’Italia.

Avvinto a te” del sottoscritto Carlo Menzinger di Preussenthal è forse il racconto più autobiografico che io abbia mai scritto (nella prima parte), mentre lo sviluppo finale è di totale fantasia. Questo potrà non sembrare evidente, dato che il protagonista si confronta non con una persona reale ma con una personificazione della città di Firenze e delle sue sorelle Siena, Livorno, Lucca, Pisa… in un’insolita storia d’amore ossessivo tra una città e un uomo.

Pierfrancesco Prosperi è un altro autore cui mi sento particolarmente legato, sia per il suo essere, come me, autore di ucronia e fantascienza, sia per la sua appartenenza al Gruppo Scrittori Firenze, sia per aver condiviso con me numerose antologie come “Sparta ovunque”, “Gente di Dante”, “Accadeva in Firenze Capitale” e altre in arrivo come quella da lui stesso curata sull’Ucraina e una sul centro storico di Firenze. Massimo Acciai Baggiani ha poi curato la sua biografia nel volume “Architettura dell’ucronia”, cui ho avuto l’onore di partecipare con un saggio. Troppo lungo elencare tutti i suoi libri che ho letto. Ho detto forse troppo di quello che Prosperi è per me, tralasciando di dire che cos’è per il mondo: un autore pluripremiato, pubblicato dalle maggiori case editrici con decine di libri, sceneggiatore di fumetti importanti come Topolino e Martin Mystere. Il suo “Un ricordo incancellabile” racconta di un’esperienza come angelo del fango durante l’alluvione del 1966, per il recupero dei libri danneggiati.

Sabrina Caterina Rossello nel suo “Lui e lei” ci racconta del dono di una penna che trasformerà una pasticcera topolina in

scrittrice.

Davide Savorelli, già autore del romanzo storico “I giorni prima”, ci porta gustare un Negroni al celebre caffè letterario Giubbe Rosse.

Con “Nel DNA e dietro la curva” il personaggio di Enzo Susiniriflette sugli anni che si sono susseguiti e che, arrivati a questo giorno, tornano a una ritualità nota” mentre “la sua testa vaga costantemente a cercare appigli del passato a cui aggrapparsi”.

Francesca Tofanari che mi aveva stupito per essere sia autrice di un giallo al femminile “In punta di sangue”, sia un saggio di ricostruzione di tradizioni locali come “Sassaiole e Capirotti”, sia per aver realizzato un racconto ironico per l’antologia “Gente di Dante”, in “Quando la città ti toglie i punti di riferimento” ci mostra una Firenze in movimento, che cambia e muta al punto da non sembrare quasi più se stessa. Racconto che parla anche del primo incontro con una stazione ferroviaria.

Insomma, un gran  bel libro, che riunisce tanti amici con molte cose in comune ma soprattutto una: Firenze, una città con tanta storia, tante storie e tanti ricordi. Grazie a Giacomo Cialdi e alle Edizioni della Sera per averci permesso di raccontarne alcune.

NOVE PENNE PER L’UCRAINA

Strani anni questi con cui è iniziato il decennio. Prima bloccati in casa per la pandemia, con l’economia in crisi per assenza di turismo, riduzione dei consumi, imprese chiuse, poi una guerra in Europa che sembra quasi sia la prima dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ma purtroppo non è per nulla così, persino in Ucraina già si era combattuto, ma anche in Bosnia, Kosovo, Cecenia e questo evitando di considerare atti bellici i numerosi attentati di varia matrice. La differenza sono le parti in causa e chi le sostiene, che sommano agli orrori di chi la guerra la subisce con morti, feriti e devastazioni gli effetti inusitati sulle tasche degli italiani e degli altri europei, che si apprestano a patire un gelido inverno russo con bollette di energia e gas e spese per riscaldamento alle stelle.

Ho appena finito di leggere lo splendido saggio “Il declino della violenza” di Pinker che, giustamente, sostiene che questa si sia ridotta enormemente in tutte le sue manifestazioni, anche quella bellica. Tra le tante cose, però, notava (il volume fu pubblicato nel 2011) che la cosiddetta Lunga Pace in Europa non sarebbe potuta durare ancora a lungo (statisticamente e storicamente parlando) e che il momento in cui le guerre iniziano e quello in cui finiscono non sono prevedibili, ma anche se la tendenza verso la pace è sempre più forte, questo non c’avrebbe esonerato da un nuovo importante conflitto europeo. Tra le possibili aree di crisi accennava ai rapporti tra la Federazione Russa e gli stati dell’ex-URSS.

Ebbene, eccoci qua, nel mezzo di questa invasione russa dell’Ucraina i cui sviluppi ed esiti restano ancora misteriosi. La Russia, ossessionata dall’idea dell’accerchiamento NATO e dell’avanzata di questa e dell’Unione Europea su quelli che un tempo furono suoi territori, volenterosa di riportare sotto l’ala di Mosca zone popolate da numerosi russi, ha sferrato un attacco che, si presume, immaginasse veloce, ma la comunità internazionale ha reagito come non aveva fatto nel caso di altre sue azioni in Georgia, Cecenia e nella stessa Ucraina, creando una drammatica situazione di stallo da cui appare difficile uscire.

In questo clima uno dei più importanti autori di genere ucronico e fantascientifico italiani, Pierfrancesco Prosperi, dopo aver scritto un racconto ispirato a queste vicende, ha pensato bene di chiamare a sé alcuni amici perché dessero ciascuno il proprio contributo narrativo.

Realizza così il volume “SLAVA UKRAÏNI!” con l’esemplificativo sottotitolo “9 Penne contro l’Orco”: “Poi mi è venuta l’idea di allargare il tiro, coinvolgendo altre penne, fantascientifiche e no, in un’Ùantologia partita col titolo provvisorio PENNE CONTRO L’ORCO, tanto per essere chiari, e poi diventata SLAVA UKRAÏNI!, dal grido di battaglia novecentesco che in italiano suona “Gloria all’Ucraina!”. Sarebbe stata, chiaramente, un’antologia di parte; non che non si potessero criticare gli ucraini, per carità, ma doveva essere ben chiaro chi era l’aggressore e chi l’aggredito” scrive lo stesso Prosperi nella sua introduzione.

Gli autori sono Massimo Acciai Baggiani, Renato Campinoti, Mauro Caneschi, Alberto Costantini, Alberto Henriet, Carlo Menzinger di Preussenthal, Thomas M. Pitt, Pierfrancesco Prosperi ed Erica Tabacco. L’editore è Tabula Fati. Acciai, Campinoti, Menzinger e Prosperi sono tutti membri dell’associazione culturale Gruppo Scrittori Firenze e già hanno collaborato tra loro in altri progetti.

Apre l’antologia Alberto Costantini con il suo “Nata il 24 febbraio” che ci mostra un “futuro allucinato e distopico” attraverso il diario di una ragazza nata il giorno in cui è iniziata la guerra e che ora vive in un’Italia e in un Europa soggiogate e in perenne stato di guerra.

Ho avuto l’onore di essere uno degli autori di questa raccolta e il mio “Ucronie ucraine” è il secondo della serie. Amo spesso usare allitterazioni nei miei titoli e questa volta ci stava proprio bene dato che vi si racconta di uno scienziato ucraino, fervente patriota, che, nel 2222 cerca di liberare la sua patria dal bisecolare dominio russo con strampalati e sempre più sfortunati viaggi nel tempo che creano universi ucronici distopici fino a un ironico e surreale finale.

“Cuore di ghiaccio”, la “cinica e beffarda cronaca di Mauro Caneschi, intrisa di echi dickiani” (come scrive Prosperi) ci porta in un’estensione del conflitto che vede i russi avanzare in territorio polacco, in una strategia volta a “indurre i paesi alleati dell’Ucraina ad accogliere ondate gigantesche di profughi che ne piegavano la logistica e le risorse”, mentre “L’Ucraina era una distesa di macerie”.

A proposito del racconto del curatore, “Il mio processo come criminale di guerra”, lascerei la parola allo stesso Prosperi che così ne parla nell’introduzione “Ribaltando la situazione, ho immaginato che gli americani, occupata inopinatamente Mosca in un prossimo futuro grazie al solito virus, sottopongano a processo il Presidente e il governo russo per i crimini di guerra commessi durante l’invasione del confinante paese di Ukronia, ottenendo dalla difesa di questi personaggi risposte e argomentazioni surreali e non troppo dissimili da quelle usate nei mesi scorsi dalle fonti ufficiali moscovite”.

Il conflitto immaginato è quanto mai duro con “una serie di incendi di origine chiaramente dolosa” che “ha devastato il principale istituto di ricerca sulle armi biologiche ad Aralsk, scatenando un virus che in pochi giorni ha sterminato tra i dieci e i quindici milioni di persone tra bambini e adulti” e sebbene si svolga nel Paese immaginario di Ukronia, i riferimenti alla storia attuale sono evidenti. Quando il conflitto pare volgere a favore degli americani, tutto cambia a sorpresa.

Ne “La guerra di Aleksej” di Alberto Henriet, il conflitto si mescola con il sadismo di chi la combatte in prima persona. Come scrive l’autore, “Aleksej ha trentadue, ed è russo. Fa parte di un gruppo paramilitare di estrema destra di San Pietroburgo, il Rusich. Combatte come volontario nell’operazione militare speciale, lanciata da Putin in Ucraina il 24 febbraio 2022. È un ufficiale al comando di giovani soldati totalmente inesperti”. “Aleksej il lupo del Rusich, è un gran figlio di puttana. Non è un militare, ma una bestia sadica. Continua ad andare in quel fottuto capanno. Per torturare Viktor, il soldato gay di Kiev.”

Uno dei suoi militari dice “Col mio blindato, a volte Aleksej mi costringe a schiacciare auto di civili ucraini, uccidendoli senza una ragione militare apparente. Il loro unico torto è di trovarsi sulla mia traiettoria.”

In “Una cinica decisione” di Thomas M. Pitt gli alleati dell’Ucraina si interrogano su come sbloccare una situazione che pare ormai senza vie d’uscita.

La sola autrice donna del volume, Erica Tabacco, giustamente, dedica il proprio “Bersaglio numero 2” a un’immaginaria eroica First Lady ucraina, vittima di un drammatico attentato.

Massimo Acciai Baggiani nel suo “Osservatore”, che vede protagonista una bambina, fa intervenire nel conflitto un utopistico alieno, lanciando una speranza di pace.

Ecco poi, a chiudere il libro, un insolito Renato Campinoti in veste fantascientifica, che immagina in “Il passato non è mai morto” gli sviluppi del conflitto nel 2024 e i nuovi assetti politici del pianeta.

Insomma, un’immagine spesso drammatica e dura dei possibili sviluppi futuri di questo conflitto devastante, con racconti scritti con impegno, partecipazione ma non privi di ironia, perché anche nelle tragedie è lecito sorridere o fare della satira e questo non abbassa il tono di un messaggio politico forte di condanna di un conflitto che questo XXI secolo e quest’Europa (che pareva aver ormai imparato la lezione dopo due conflitti mondiali), non avrebbero mai dovuto vedere.

ACQUISTALO SU AMAZON

ACQUISTALO SU IBS

ACQUISTALO SU MONDADORI STORE

Antonella Cipriani ne scrive qui su Testi e Parole.

BULLISMO E PUPISMO IERI E OGGI

Ricordo che quando ero bambino, non penso di aver avuto più di otto anni, il padre di un mio amico (una persona piuttosto diversa dai miei genitori a dir il vero) ci diceva qualcosa tipo: «Dovete imparare a diventare dei bulli. Dovete essere tosti, così le pupe vi correranno dietro».

Fu, credo una delle prime volte che sentii la parola “bullo” o quanto meno la prima in cui la vidi inserita in un contesto “morale”.

Durante la mia infanzia i bulli erano più che altro quelli del film “Bulli e pupe” con Marlon Brando e Frank Sinatra, “Bulli e pupe. Storia sentimentale degli anni cinquanta” di Steve Della Casa e Chiara Ronchini, “Giggi il bullo” con Alvaro Vitali ma ancor più “Poveri ma belli” di Dino Risi, anche se non ricordo se lì si usasse il termine.

Insomma, il bullo non era certo un modello di uomo o ragazzo da imitare, soprattutto per il mio tipo di formazione, ma era solo e soprattutto un ragazzo di borgata o periferia, sbruffone e cialtrone, non tanto un violento o un prevaricatore. Credo di averlo considerato spesso quasi un sinonimo di trasteverino, l’abitante di uno dei quartieri “antichi” di Roma.

Probabilmente la prima volta che ho usato il termine “bullismo” associandolo a un fenomeno di violenza e prevaricazione tra i giovani è stato quando ero ormai padre.

Questo non vuol dire che quando ero giovane questo fenomeno non esistesse. C’era eccome, ma i ragazzi imparavano a cavarsela da soli e, soprattutto, se non ci riuscivano, nessuno correva ad aiutarli.

Quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto fantasy sul bullismo ho pensato di parlare del clima di violenza che si respirava ai tempi in cui ero al liceo, in particolare il 1977-78: gli anni di piombo. La rivoluzione culturale pacifista del 1968 si era ormai trasformata in un periodo di terrorismo e lotta armata, di estreme destre ed estreme sinistre che facevano a gara a chi creasse un maggior clima di terrore.

In tempi di prevalenza della Democrazia Cristiana, con all’opposizione un diffuso Partito Comunista, mi trovai in un anomalo liceo in cui il Movimento Sociale aveva quasi la metà dei consensi (e molti facevano parte di movimenti come Terza posizione). I fascisti spadroneggiavano ma il loro comportamento, a scuola, era proprio quello dei “bulli”: minacce, pizzi, bande semi-organizzate, picchettaggi. La politica spesso era solo un pretesto, anche se molti di loro gravitavano attorno a quello che sarebbe dovuto diventare il mio professore di filosofia se non fosse stato arrestato prima di diventarlo in quanto accusato di essere il mandante di alcuni omicidi, tra cui quelli dei magistrati Vittorio Occorsio e Mario Amato, nonché della strage di Bologna, per cui venne successivamente assolto. Venne poi condannato per associazione sovversiva e banda armata. Molti dei suoi alunni erano i nostri bulli alcuni dei quali arrestati per terrorismo. Insomma, non proprio gente facile da affrontare. E non venitemi a dire che oggi il bullismo è peggiorato…

Nel mio racconto “La banda degli sfigati” ho immaginato un liceo popolato da giganti, nani, elfi, orchi e altre creature magiche, che si scontrano con le stesse dinamiche. Gli anni di piombo, sono diventati qui gli anni di ferro.

Trovo interessante come il termine bullismo solo in pochi decenni abbia finito per rappresentare situazioni e persone ben diverse.

Il racconto fa parte di un’antologia “Non ti temo più”, edita a settembre 2022 da Tabula Fati e curata da Paola De Giorgi. Il sottotitolo è “Storie di bullismo e Cyberbullismo”. Già, perché quello che ai miei tempi mancava era il bullismo on-line e oggi si deve parlare anche di quello.

Il volume mi ha colpito per la prevalenza di voci femminili, su un fenomeno che, nella mia ignoranza, configuravo soprattutto maschile, perché derivato da quel mondo di cui scrivevo sopra, ma non c’è dubbio che anche delle ragazze possono essere malvagie e crudeli verso altre ragazze o che il fenomeno possa avvenire anche tra sessi diversi. Ai miei tempi i comparti erano maggiormente separati. Alle elementari ero in una classe di soli maschi, tanto per dire. Le autrici sono, dunque, undici, i racconti di autori maschi solo sei (due scrivono in coppia). Quattro delle cinque prefazioni sono scritte donne. Non ho verificato quanti personaggi maschili e quanti femminili ci siano, ma l’impressione è stata di una prevalenza di queste ultime figure, mentre mi sarei aspettato quanto meno rapporti invertiti.

Credo che questo sia un segnale di come il bullismo si stia trasformando. Non più semplice connotazione sociale tipicamente maschile, ma fenomeno di disagio diffuso in cui le donne sono diventate protagoniste. Si potrebbe forse parlare di “pupismo”, dato che la connotazione credo possa essere diversa a seconda del sesso degli attori. Le ragazze “pupizzano” in modo differente, più psicologico, credo, da come i maschi bullizzano, con maggiore fisicità. Se per i maschi le vittime del bullismo sono soprattutto ragazzi che non seguono le regole del gruppo dei bulli (che possono anche essere ben diverse dalle regole della società nel suo insieme), che hanno comportamenti difformi dalla “norma”, per le femmine credo che l’aspetto esteriore sia una causa scatenante più forte: magrezza, obesità, bruttezza in generale. Non per nulla nel volume, con il suo sguardo femminile, si parla di bodyshaming e persino di grassofobia.  

Nelle storie femminili mi pare prevalga l’intervento risolutore esterno, mentre questo è meno presente in quelle maschili.

Il volume si caratterizza per una certa diffusione di elementi fantastici o magici.

Nel racconto di Loredana Pietrafesa che apre il volume abbiamo una bambina perseguitata da due gemelle che troverà nella voce fantasma del nonno morto (che le manda messaggi in rima su aeroplanini di carta) la forza per superare la situazione, grazie anche all’intervento degli adulti e alla magia del nonno-fantasma che farà confessare le gemelle.

Surreale il racconto di Chiara Onniboni in cui un bambino mangia tutte le merendine dei compagni per non farli ricattare dai bulli. Di nuovo a essere risolutivo è l’intervento delle “autorità adulte”.

Nella storia di Marco De Franchi un padre bullo si ritrova con un figlio bullizzato. La soluzione arriva ancora dall’esterno.

Melania Fusconi ci regala una vittima magica, la cui capacità di mutare forma diventa la propria tortura personale e la causa del bullismo contro di lui. L’aiuto è ancora esterno e magico.

Nella storia di Carla Dolazza la protagonista, isolata dai coetanei, cerca l’amicizia nel portiere dello stabile (come non pensare a “L’eleganza del riccio” della Burberry o a “Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca), che si rivela peggiore dei suoi compagni. Di nuovo abbiamo un intervento salvifico esterno.

Nel racconto di Alessandra Zenarola la causa del bullismo non è la bruttezza, ma il suo opposto, la bellezza. Qui sarà l’amicizia di un coetaneo a salvarla. Non occorre l’intervento di alcuna autorità. Sarà forse perché il bullismo contro una bella somiglia più all’invidia, mentre di solito è motivato dal disprezzo. Su questo però credo occorra fare una riflessione maggiore. Il bullo, credo, può essere spinto alla violenza proprio dal fatto di sentirsi “inferiore” nel contesto sociale in cui vive. Non credo sia tanto l’invidia verso la sua vittima a spingerlo ma piuttosto una sorta di invidia sociale verso il contesto in cui vive e in cui non riesce a eccellere a portarlo a dimostrare sui più deboli la propria fragile superiorità.

Analogamente la protagonista “Supplì” di Nicoletta Romanelli non doveva essere così “nerd” o brutta, se a salvare anche lei è l’amore di un ragazzo.

A salvare il protagonista di Andrea Gualchierotti è lui stesso, grazie a un sogno. Qui la causa del bullismo è solo una sua cicatrice. Come si diceva, però, per i maschi i problemi fisici sono facilmente superabili, soprattutto quando, come in questo caso non sono troppo marcati. Gli stessi difetti fisici posso essere causa di bullismo come non esserlo per nulla.

Il bullo di Errico Passaro insegue la propria vittima anche dopo essere morto, ma questa riesce a trovare in se stesso il modo per superare il problema.

Enrico & Vittorio Rulli decidono di usare il punto di vista del bullo, in una storia in cui la vittima di ragazzo è una ragazza, che lui prende in giro dicendole di amarla. Con pentimento postumo.

Un ragazzo magro ai limiti dell’anoressia nella narrazione di Donato Altomare riesce a ottenere il rispetto di chi lo bullizzava salvandoli in una situazione difficile. Risolve dunque da sé il problema in modo costruttivo e positivo, trasformando sapientemente il contesto e riuscendo a guadagnarsi la stima dei suoi avversari. Certo la sfortuna dell’incidente è stata per lui una discreta fortuna. Anche nel mio racconto uso il medesimo meccanismo, pur in un contesto diverso: la vittima vince aiutando i bulli e cambiandoli. Che è poi la mia esperienza personale in merito e quella che sento come più reale.

Nel racconto di Fiorella Borin l’essere bullizzati entrambi farà scoccare qualcosa tra un ragazzo e una ragazza.

Come nel racconto di Alessandra Zenarola, la vittima è una ragazza bella, che qui fa riemergere nell’insegnante i propri, simili, trascorsi giovanili.

Il racconto dai toni fantascientifici di Paola Giorgi ci mostra un futuro di una società divisa tra bulli (Alfa) e vittime (Omega). Purtroppo, non mancano al mondo ideologie che potrebbero portare in tale direzione.

La protagonista della vicenda narrata dalla curatrice Paola De Giorgi si presenta come una delle vittime più mature quando scopre che non c’è “nessuno a cui chiedere. Nessuno a cui rivolgersi in cerca d’aiuto” e quindi l’importante è che “Non devi arrenderti mai”.

Roberta Zimei immagina di intervistare un bullo pentito anni dopo che ha provocato involontariamente la morte della sua vittima.

Un argomento che il volume non tratta (del resto non è un saggio ma solo una raccolta di racconti) è il bullismo tra adulti. Devo dire che anche questo esiste e, anche se si dovrebbe presumere che un adulto siam meglio attrezzato per difendersi, ho visto persone prevaricarne altre sfruttando magari solo una posizione gerarchica superiore, non limitandosi a sfruttare la propria vittima, ma mettendola alla berlina davanti ai colleghi.

Insomma, un fenomeno a 360 gradi, che riguarda ogni fascia d’età e ogni sesso.

Il volume ha ricevuto il sostegno e la sponsorizzazione di molte associazioni. A fine volume si leggono i loghi della Commissione Pari Opportunità della Città di Porcia, dell’ADAO, Associazione Disturbi Alimentari e Obesità del Friuli, di Consult@noi, Associazione Nazionale Disturbi Alimentari e molti altri.

Una lettura importante per conoscerci meglio e riflettere sul nostro mondo, i rapporti interpersonali e il mondo giovanile.

PSICOSFERA: un romanzo e un progetto di antologia cui aderire

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: