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CHI STA FACENDO SPARIRE LE TRACCE DI DANTE ALIGHIERI?

Di Pier Luigi Coda, in vista del Salone del Libro, poiché avremmo condiviso alcuni spazi nello stand e durante una presentazione, avevo già letto “Il Signor William Shakespeare presenta La Vera Storia di King Lear alla Classe III A” (Tabula fati, 2023).

Coda è autore di saggi letterari ma anche, come in questo caso di opere di divulgazione scolastica.

Al Salone ho ricevuto autografato da lui un analogo volumetto “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri” (Effatà Editrice, 2019) sottotitolo “Il mistero dei robumani”, che immaginando dei furti seriali di opere legate al Sommo Poeta, mette in azione un’investigatrice soprannominata come il più celebre personaggio di Arthur Conan Doyle, utilizzando la trama come pretesto per parlare di Dante e dei dipinti che lo raffigurano o raffigurano le sue opere. Le tracce lasciate

Pier Luigi Coda

volutamente dai ladri sono versi dello stesso Poeta.

Se ne “La Vera Storia di King Lear” l’incontro del Bardo inglese con i ragazzi della III A avveniva grazie a un viaggio nel tempo, in “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri”la soluzione del mistero è non meno fantascientifica e coinvolge i robumani del sottotitolo, che altro non sono che androidi.

Singolare per un autore che dice non praticare il nobile genere della science-fiction l’uso di alcuni dei suoi tipici elementi.

Come per l’altra opera da me letta, anche qui rimane apprezzabile la volontà di avvicinare al pubblico giovanile le grandi figure della letteratura. Peccato non esserci conosciuti prima perché certo avrebbe potuto dare un bel contributo all’antologia “Gente di Dante”, sui personaggi del tempo e delle opere dell’Alighieri, da me curata con Caterina Perrone.

SPORT E VITA QUOTIDIANA

L’ingegnere fiorentino Brunetto Magaldi è autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, che ho conosciuto attraverso la comune partecipazione come autori di racconti alla rivista “Prospettive.Ing”. Ha poi aderito con grande entusiasmo all’iniziativa del GSF detta WEN, il Week-End del Narratore, da me curata, cui vari autori partecipano inviando mensilmente racconti e poesie a tema. So che da tale sua attività, Brunetto Magaldi ha tratto una raccolta che intende pubblicare e per la quale mi ha chiesto di scrivere la prefazione.  Di lui ho già letto “Artù, il gatto di Montecitorio e altri racconti”. Ha inoltre partecipato con dei racconti alle antologie del GSF “Le immaginate” e “Gente di Dante”. Rimando ai link per approfondimenti. Dunque leggendo ora l’antologia “Viaggio intorno al mio appartamento” (Porto Seguro, dicembre 2021), più volte di qualche racconto mi è venuto da pensare “questo devo averlo già letto”, magari in forma diversa, sul blog del GSF o sulla rivista “Prospettive.Ing”.

Di che cosa parlano questi suoi racconti, scritti con fresca immediatezza? Spesso della quotidianità, magari turbata da eventi particolari, spesso di sport (in gioventù Magaldi ne ha praticati numerosi) e, in generale, della vita.

Ing. Brunetto Magaldi

Il titolo del primo è già illustrativo “L’amore al tempo del covid”. “Le prime parolacce” è un quadretto familiare degli anni ’50. “Viaggio intorno al mio appartamento” di nuovo ci parla di covid e dei periodi di lockdown. “La strana disavventura del diavolo rosso” è sul ciclismo ma anche sulle rivalità amorose. “Il fratellino” è un altro quadretto familiare. “Il compleanno” è costruito attorno a un bell’episodio di solidarietà. “Era cominciato tutto

come un gioco” è una storia d’amore tra due giovani che vivono lontano l’uno dall’altra. “La maglia nera” ci parla ancora di ciclismo e dello strano uso di premiare chi arrivava ultimo. “Che cos’è l’accidia?” è storia che viene dritta dal WEN e ci parla della scoperta di questo termine e di altri usati nelle sacre scritture ma poco chiari per i bambini e non solo.

“Non di testa, né di destro, né di sinistro…” parla della fine carriera di un calciatore che non ha mai segnato un goal. “Il compito in classe di greco” ci riporta ai tempi del liceo e agli stratagemmi per copiare. Duro è sopportare la dieta ci racconta “È pronto in tavola”.

Può un santo intervenire in una partita di calcio? Ce ne parla “Il miracolo di San Barsanofio”. Tornare a salire sul ring è il dilemma de “Il pugile”.

Insomma, una carrellata di vicende umane, raccontate sempre, mi pare di vederlo, con un sorriso sul volto e la mente al passato.

IL CONCERTO DELLA VITA

Roberto Mosi è autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dall’intensa produzione letteraria che va dalla saggistica, alla narrativa alla poesia. Di lui ho già letto “I barbari”, “Navicello etrusco”, “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone”, “Promethèus”. Ha inoltre partecipato con dei racconti alle antologie del GSF “Le immaginate”, “Le sconfinate”, “Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze capitale”. Rimando ai link per approfondimenti.

Complice il lungo viaggio verso il Salone di Torino (rallentato dalla tragica alluvione romagnola), ho ora letto la sua silloge poetica “Concerto”, volumetto introdotto da una prefazione di Giuseppe Panella e chiuso da una Nota dell’autore.

Ne approfitto per citare Panella, ove scrive “Questa raccolta, Concerto, pone attenzione alle istanze della musica nella struttura sinfonica per movimenti e a quelle poetiche nello svolgersi delle evocazioni che generano immagini. Insieme le due istanze producono emozioni che si rincorrono nel flusso della coscienza, di frammenti di memoria.” Credo sia proprio questo lo spirito dell’opera: riallacciarsi alla musica per fare poesia.

Di nuovo ci insegna la prefazione: “I quattro movimenti del suo Concerto, allora, dedicati come sono alle quattro stagioni (seguendo una tradizione ben definita nella storia della musica), alternano ricostruzioni delle vicende di attualità a momenti di vita familiare, intercetta segni orribili di inciviltà persistente (il razzismo che i terribili fatti di Rosarno hanno mostrato come ancora prevalenti nella in-cultura della penisola) ma si apre a moti di speranza per il futuro delle generazioni che verranno.

Rimane quindi poco da aggiungere. Preferisco far parlare il poeta, citandone brevi stralci:

Populonia è muta / aggrappata alla costa, / ruscelli di melma / uccidono il mare”, dove leggo un’istanza ecologista ben radicata al territorio, approccio che mi è assai caro e vicino.

Bolle la pentola / il sogno d’Europa / ballano le fiamme / le streghe agitano il brodo.” Condivisibili desideri di unità continentale narrati con toni magici…

Ed ecco il mito che si fa strada: “Ulisse torna sempre a Itaca” o “Sono giunto alle terre / degli Etruschi. Le navi / passano il Bosforo, / bandiere al vento. / Inseguo Giasone / alla conquista del vello” o “Il filo di Arianna / nelle mani di Teseo, / legame d’amore”.

E per la magia della nascita, credo legata all’arrivo di un nuovo nipote, ci regala versi come “il colloquio / con le ombre diventi / sommesso. La vita / ha generato la vita.

Ed ecco che la musica si lega agli spazi geografici: “Batte leggero / il cuore dell’orchestra / sulla spiaggia del Golfo / di Baratti”.

In un paio di poesie Mosi gioca magicamente con i numeri:

Roberto Mosi

Marta è nel tempo / venti secondi per respirare / venti minuti per urlare / venti giorni per sognare / venti settimane per sorridere / venti mesi per giocare / venti anni per amare / Marta è il nostro tempo”, ma anche “Sessanta le olive / dell’olivo sul balcone / sessanta olive da spremere / per gli animali della fattoria / Sei cucchiai per le oche, / il cavallo e l’asinello. / Sei cucchiai per il gallo / e poi non ce n’è più”.

Gioca a volte, Mosi, con gli spazi della mente: “Labirinto miraggio / il nulla al centro / scomposizione del reale / seduzione dell’invisibile”.

Importanti anche le istanze sociali: “Rinasce Peretola / e la Casa del Popolo, / cultura e solidarietà.” o storiche “un anno sul Monte / da partigiano. Fummo/ circondati dai tedeschi. / Solo io mi salvai.” o “Il primo volo quello / di Zoroastro da Peretola” che si mescola quasi con la quotidianità dei voli dall’aeroporto fiorentino di Peretola.

Che cosa muove l’animo di questo poeta? Forse lo capiamo leggendo: “oggi c’è bisogno / di bellezza, di simboli / sereni del bello”, magari “per un nuovo Rinascimento”.

Cos’è per lui la poesia? “Un ammasso di argilla / da modellare a piene mani” perché poi “La poesia è pronta / per la polvere del giorno”, nata dalla materia concreta e pronta a calarsi nella vita e a esserne consumata.

LE DONNE IMMAGINARIE CI PARLANO

Il GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo l’antologia “Le sconfinate” su donne che nella storia si sono mosse fuori dalle righe (e tante altre antologie), ripropone ora una nuova raccolta di racconti realizzati dai propri soci sotto forma di monologo (come nel precedente volume) con protagoniste donne immaginarie presenti in opere artistiche, letterarie, cinematografiche, teatrali, del mito, della canzone, della fiaba, della poesia, operistiche o di altre forme creative. Tra i generi si va dai classici, al mainstream, alla fantascienza, al giallo, all’horror, al fantastico.

Ne è nato un volume che riunisce cinquantadue personaggi femminili, descritti da cinquantadue autori in cinquantuno racconti, riportati nel volume in ordine alfabetico, ciascuno illustrato da un disegno di Enrico Guerrini, immagini tutte poi riunite nella copertina. Il volume, intitolato “Le immaginate” (Il Foglio, giugno 2023) è curato da Nicoletta Manetti e Cristina Gatti, con l’aiuto di un comitato di lettura di membri del GSF.

Le donne di questo libro spesso sono figure che escono dalle pagine e si confrontano con le opere da cui sono nate e talora con gli autori stessi che le hanno create, a volte per protestare per come sono state “immaginate”. A volte le troviamo descritte nello stesso periodo della vita in cui furono originariamente rappresentate, altre volte gli autori del GSF le immaginano a anni di distanza o, addirittura, proiettate nel nostro tempo dalle epoche in cui erano vissute, anche se molto lontane o addirittura in spazi fittizi o nell’aldilà.

Se ogni scrittore ha scelto donne diverse, alcuni autori sono stati scelti più volte come Alessandro Manzoni, Quentin Tarantino e, soprattutto, Walt Disney, Omero (considerando che molti personaggi del mito compaiono anche nelle sue opere). Mi ha, invece, stupito l’assenza di figure bibliche.

Alice disegnata da Enrico Guerrini
  • Si parte con Aida, in un monologo di Elisabetta Braschi che è quasi un saggio letterario, in cui la protagonista si confronta con l’opera verdiana e gli spettacoli che di questa sono stati allestiti.
  • Terza Agnoletti affronta Alatiel dal Decamerone di Boccaccio, la figlia del sultano di Babilonia, che si smarca dalle storie inventate su di lei, come quella dei nove uomini che l’avrebbero posseduta ma anche da quella sulla sua presunta verginità.
  • Carlo Menzinger di Preussenthal (chi è costui?) immagina l’Alice di Carroll ormai adulta, se non invecchiata, rinchiusa in un ospedale psichiatrico e ancora ossessionata dalle visioni del Paese delle Meraviglie e nel contempo alla ricerca di un Tempo Perduto dal sapore proustiano.
  • Nel monologo su Amelie di Gabriella Becherelli, la protagonista del film di Jan Pierre Jeunet, questa, alla ricerca di se stessa, a volte quasi confusa con l’attrice Audrey Tautou che l’ha interpretata, si racconta, osservando anche la realizzazione del film, in un’atmosfera surreale fra realtà e immaginazione: “Del resto vestire i panni di un altro è qualcosa che riguarda un po’ tutti nella vita: ci travestiamo, cambiamo atteggiamento, mettiamo una maschera, oppure immaginiamo di essere qualcun altro”. Racconto che sembra quasi ricollegarsi a quello su Alice con “la scatola di metallo: piccoli giocattoli, bigliettini, dettagli significativi che descrivono il mondo perduto dell’infanzia”, l’uomo di vetro che mi ricorda Humpty Dumpty, “il cinema” che “in fondo infrange il tempo”, “il tempo” che “sembra avere le ossa fragili come l’uomo di vetro”.
  • Paolo Dapporto, da bravo chimico, con la sua Andromaca ci fa notare il colossale salto culturale della guerra di Troia con il passaggio dalle armi di bronzo alle armi di ferro: “Vi rendete conto di quello che ci propone Glauco? Di combattere contro i nostri nemici in modo sleale, usando armi che loro non possiedono. Non è così che siamo stati educati e che educhiamo i nostri figli alle future battaglie”.
  • Renato Campinoti affronta il difficile amore e il suicidio di Anna Karenina, raffigurandola nell’aldilà, dove incontra Virginia Wolf e mentre viaggia tra Londra e Parigi, scoprendo la filantropia grazie a Angela Burdett-Cutts.
  • Francesco Fattorini da voce ad Artemide, la dea della caccia, mostrandola come una donna che per desiderio di libertà rifugge l’amore.

Silvia Alonso fa parlare Beatrix Kiddo, in arte Black Mamba, la protagonista del film di Quentin Tarantino “Kill Bill”, una serial killer affiliata a una banda di assassini che fanno capo al malavitoso ‘Bill’, qui alla ricerca di vendetta armata della sua katana.

  • Clarice Starling, la protagonista de “Il Silenzio degli innocenti” viene immaginata da Fausto Meoli ormai pensionata, a Firenze, ma sempre angosciata da Hannibal Lecter.
  • Un altro personaggio che ritroviamo invecchiato a pensare al proprio passato è la cattivissima Crudelia De Mon de “La carica dei 101”, che Maria Di Lisio vede ancora ossessionata dall’amica-nemica Anita. Una donna così fredda che per scaldarsi ha bisogno di pellicce e pepe!
  • Manna Parsì ha scelto per il suo monologo Daisy Buchanan de “Il grande Gatsby” per farne quasi il simbolo di tutte le donne senza coraggio, incapaci di amare, frivole e superficiali.
  • La Desdemona dell’Otello disegnata da Sylvia Zanotto, come altre donne dell’antologia, rivendica la propria personalità e l’importanza del proprio ruolo, mostrando un rapporto con l’altro sesso quanto mai contrastato, quasi fosse incapace di accettare il proprio essere donna, “Quell’io femmina che l’io maschio travolge”.
  • Despina, la cameriera frivola e insidiosa dell’opera di Mozart “Così fan tutte” è rinarrata da Brunetto Magaldi nel contempo come personaggio e come attrice, che si sente in dovere di specificare: “Io, nella realtà, sono ben diversa da quella frivola e amorale Despina”.
  • Giovanna Archimede sceglie Prassede, la vecchia bigotta che custodisce la virtù della Lucia dei “Promessi sposi”.
  • Oscilla un ragno sul suo filo instabile, Io son quel ragno penso e guardo Menelao, il mio sposo novello”. Comincia così il racconto sulla spartana Elena, la prima grande femme fatale della letteratura e non posso non pensare alla mia trilogia “Via da Sparta” (“Il sogno del ragno”, “Il regno del ragno” e “La figlia del ragno”). So che Miriam Ticci li ha letti e non posso allora non chiedermi quanto questo racconto ne sia stato influenzato, ma la risposta è negativa: si tratta di ben altra storia e di una donna che alla fine proclama: “La verità è che io il mio primo uomo ancora l’aspetto, quello che avrà cura del nostro reciproco amore e per il quale io farò follie, costi quel che costi!
  • Il tenente Ellen Ripley interpretato da Sigourney Weaver in “Alien” e vari altri film successivi, romanzi, fumetti e videogiochi è una donna che pur non essendo bella ha molto stimolato l’immaginario maschile. Adriano Muzzi le rivendica un’altra identità:

“Chiariamo subito alcuni punti:

Io sono bionda, e non mora con i capelli appiccicaticci come l’attrice.

Sono muscolosa, ma anche formosa, ossia ‘bona’. Non sembro un maschiaccio.

Non sono affatto coraggiosa: ho agito come ho agito solo perché sono stata costretta dalle circostanze. Col cavolo che mi offrivo volontaria per cacciare quel maledetto mostro.”

Anche il suo rapporto con l’alieno assume una nuova connotazione nel racconto.

  • Giusy Frisina scrive di Emma Bovary: “Sognavo l’Amore, ero innamorata di questa parola” le fa dire. Le fa anche constatare che “Flaubert voleva comunque farmi diventare un’eroina a tutti i costi e ci è riuscito perfettamente, al punto da farmi apparire, nello stesso tempo, peccatrice e santa”. Come in altri racconti di questo volume, la protagonista si confronta con il proprio autore e l’opera da cui è uscita, spostandosi dal piano dell’immaginario a quello del reale.
  • Nell’opera di Collodi la Fata Turchina, come il Grillo Parlante, ha un ruolo di guida per Pinocchio, un po’ materno, un po’ da docente. Nel suo monologo Antonella Cipriani la immagina alle prese con un ragazzo contemporaneo svogliato e troppo attratto dai videogiochi.
  • L’orchessa Fiona di Donatella Bellucci è alla ricerca di riscatto e di un diverso destino. Se la prende con il proprio autore e con tutti coloro che hanno descritto le donne nelle fiabe (ma non solo): “Delle povere inette, ingenue a rischio della vita, addormentate per anni, avvelenate, vessate oltre ogni limite, rinchiuse nelle torri, private della voce.
  • Indiana immagina una Ginevra che “sgattaiola fuori dal suo castello sulle ali di una carrozza, rinunciando al trono di Regina di Camelot. Raggiunge Versailles”.
  • Nicoletta Manetti ci parla del difficile rapporto di Giselda Materassi con le sorelle più grandi e il difficile nipote Remo un po’ scavezzacollo. Sorella un po’ Cassandra, un po’ “grillo parlante”.
  • Cristina Gatti scrive della Lullaby di “Colazione da Tiffany”, ovvero Holly Golightly che fu interpretata da Audrey Hepburn “una ragazza, reduce da un passato difficile, al tempo stesso dolce, caparbia, cinica e sognatrice che vive una vita altamente sregolata, fatta di mondanità, eccessi e di espedienti”, “inconsapevolmente sexy” divenuta “un’icona di eleganza”. Il personaggio si rapporta criticamente con il romanzo e il film che l’hanno rappresentata.
  • Chiara Sardelli dà voce a una delle pochissime figure femminili delle opere su Sherlock Holmes, Irene Adler, che compare in un solo racconto. L’immagina viaggiatrice nel tempo, assoldata da Churchill come spia contro il nazismo, donna vittoriana che mal si adatta ai tempi “moderni”.
  • Gianni Paxia ci parla della Jeanne di Maupassant che ne descrive “una vita che si rivela piena di delusioni da parte degli esseri umani, e, causa di maggiore sofferenza, di delusioni che arrivano da persone a lei vicine, anche dai genitori.”, ragazza cresciuta in convento, che arriva impreparata al matrimonio e alla prima notte di nozze, alla ricerca di amore, ma sentendosi sempre tradita da tutti, persino dal figlio.
  • Eleonora Falchi si cimenta con un classico della letteratura per ragazze, dando voce a Jo March di “Piccole donne” e facendola confrontare con i tempi moderni.
  • Gabriele Antonacci dà voce a una ninfa, Lena, che allevò il Dio Bacco come raffigurata nei versi di Michele di Lando nel XIV secolo, trasformandola in una testimone della storia.
  • La Margherita che fa parlare Gabriella Tozzetti esce da uno dei più intriganti romanzi della letteratura, “Il Maestro e Margherita” di Bulgàkov, colei che, innamorata del Maestro, presiede al ballo di Satana.
  • Claudia Piccini immagina che Mary Poppins, per la sua “voglia di donarsi ai più piccoli” sia trasportata “in un bellissimo paese dell’Italia, per prendersi cura di una persona speciale”. “Anna è sola, i suoi genitori l’hanno abbandonata appena nata, in una cesta di paglia, sulla spiaggia in riva al mare”. La piccola, che nel 2021 vive a Livorno, è affetta dalla Sindrome di Down.
  • La Medea di Roberto Riviello è moderna e contemporanea: “Cos’altro potrebbe fare, oggi, questa folle Medea se non: Rimuovere, Rimuovere, Rimuovere.” Come la mia Alice e altre “immaginate” la ritroviamo in una “Casa di cura ma lo so bene che è un manicomio”.
  • La Medusa di Cristina Scrigna più che un mostro mitologico è una donna tormentata.
  • La Minnie di Giovanna Checchi è la non più eterna fidanzata di Topolino ma una donna-topa ormai matura, sposata e alquanto stanca del proprio rapporto con il troppo perfetto Mickey Mouse.
  • Devo confessare di non conoscere Modesty Blaise cui dà voce Raffaele Masiero Salvatori, dunque fatico a comprendere quanto l’autore si discosti dal personaggio originario, “un’agente dei servizi segreti inglesi dopo un passato criminale”.
  • Anche troppo conosciuta, invece, la Monaca di Monza che Alba Gaetana Avarello dipinge come donna innamorata di un amore appassionato e violento.
  • Nanà, l’Imperatrice-Sfinge è fra le opere più imponenti del Giardino dei Tarocchi di Capalbio. Nilde Casale sceglie dunque non la protagonista di un romanzo, un film o un fumetto ma una statua. Una statua-casa. “Una Sfinge. Enorme e fluida, dai seni giganteschi, con due oblò al posto dei capezzoli. I capelli mi ricoprono la schiena e il sedere, ci puoi salire e camminare come su una terrazza.
  • Rosalba Nola anima Nora della “Casa di bambola” di Ibsen facendole incontrare in sogno il suo stesso creatore, che la vuole avvinta agli schemi da lui ideati: “Con voce flebile si disse lieto che avessi spezzato le catene del mio matrimonio. Ma poi si alzò e con rinnovato vigore mi promise che il miracolo mancato – di gloria, d’onore! – si sarebbe finalmente realizzato! Ma ancora una volta dovevo essere il personaggio obbediente che la sua penna aveva creato, continuare a fare sacrifici e senza mai un lamento”.
  • Vi ricordate di Pippilotta Pesanella Tapparella Succiamenta? Forse no. Ma certo ricordate il suo soprannome Pippi Calzelunghe. Di lei scrive Marco Tempestini, immaginandola adulta, seppur sempre ribelle, pronta ad aiutare in ogni modo i bambini poveri, persino regalando parte delle sue mitiche monete d’oro.
  • “Il nome della rosa” di Umberto Eco non è certo un romanzo erotico ma contiene al suo interno una delle scene che ricordo, anche nella versione cinematografica, come tra le più sensuali della letteratura italiana: l’incontro tra il giovane novizio e la bella mendicante, la Ragazza Senza Nome di cui ci parla Andrea Zavagli.
  • Roberto Mosi sceglie invece Melina, la protagonista di una fiaba della Val d’Adige, su una giovane contadina che si nasconde in una cesta di mele e sposa un principe per aver spezzato l’incantesimo della strega Baldassarra che lo aveva trasformato in un coleottero.
  • Rose Da Silva, una madre amorevole che partirà alla disperata ricerca della sua bambina Sharon scomparsa nei tetri anfratti di Silent Hillè la figura scelta da Matteo Alulli per il suo monologo in cui affronta “gli incubi più cruenti e deformi che si trascinano nella nebbia cittadina, la cui comunità nasconde una macabra e diabolica verità”. La storia è occasione per riflessioni sulla morale.
  • Anche Fabrizio De Sanctis sceglie un horror per il suo racconto, anche se con l’ironia di Quentin Tarantino: “Dal tramonto all’alba”. La sua protagonista è Santanico Pandemonium, la “regina” dei vampiri che infestano il From Dusk Till Dawn e ci parla del potenziale erotico del vampirismo.
  • Caterina Perrone non poteva che scegliere l’eroina de “Le mille e una notte”, Sharazàd, che con il suo erotismo e “con le sue storie farà dimenticare al re Shahriyàr il suo desiderio di vendetta contro la moglie che lo ha tradito”.
  • Laura Vignali nel descrivere la signora Frola, la fa uscire dalle pagine del libro e confrontarsi, pirandellianamente (visto l’autore) con il suo pubblico.
  • Miriam Cividalli Canarutto decide di dar voce a un personaggio secondario dei romanzi di Simenon, la moglie del commissario Maigret.
  • Carlo Giannone sceglie la protagonista di una poesia, La Spigolatrice di Sapri, rappresentata anche in alcune statue in cui la donna non si riconosce.
  • Francesca Tofanari e Oliva Cordella trasportano Teresa Raquin nel 2022 è le fanno rescindere il “contratto” che la lega con l’autore Emile Zola, ma se sei un personaggio è difficile uscire dai propri panni.
  • Gli dei sono immortali, dunque nulla di strano che Andrea Carraresi faccia vivere Teti ai nostri giorni, per rimpiangere la futilità della propria bellezza che non le è stata poi di grande aiuto e per lamentarsi della morte del figlio Achille.
  • Il volume dovrebbe contenere dei monologhi, ma spesso all’interno di questi compaiono dei dialoghi. Se il monologo è fatto da due donne (che non parlano in coro o che finiscono una le frasi dell’altra) possiamo ancora definirlo tale? Saimo Tedino sceglie di far parlare Thelma e Louise, che si raccontano le loro difficili vicende e si interrogano su quale regista potrebbe mai rappresentare al cinema la loro storia o quali attrici interpretarle meglio.
  • La Valentina di Crepax nelle pagine di Andrea Improta rimpiange l’infanzia mai avuta (essendo stata disegnata già adulta) e la mancanza di un vero amore nella propria vita, sebbene simbolo di bellezza.
  • Uno degli autori più rilevanti per la successiva letteratura fantastica è Wells e il suo “La macchina del tempo” è una delle opere più significative e ricca di influenze sulla scrittura successiva. Un personaggio di quest’opera ha però avuto sinora poco rilievo: Weena. Una fragile fanciulla degli eloi, una delle due razze evolutesi dall’umanità. Massimo Acciai Baggiani coglie l’occasione di descrivere il suo rapporto con il protagonista giunto dal passato per mostrare le difficoltà delle differenze culturali anche in un rapporto amoroso, in un caso come questo caratterizzato da enorme distanza tra i due modelli sociali.

Con questo racconto si conclude questa enciclopedica carrellata di protagoniste e di monologhi, da leggersi soprattutto come invito alla lettura, alla conoscenza, alla visione e all’approfondimento delle opere citate, testimonianza dello sterminato patrimonio culturale in cui ci muoviamo, dove il mito, la fiaba, il fumetto, il cinema, la TV, la scultura, la poesia, l’opera, la canzone, la narrativa di ogni genere possono in pari misura generare nuovi stimoli culturali, nuove percezioni, nuove storie.

Il volume sarà presentato il 12 Giugno 2023 alle ore 16 presso l’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour 14 (Firenze).

AMOR MATURO

Dopo Nel giardino di Emma” e “A guardare il cielo” torno a leggere un volume di Paolo Dapporto, apprezzato autore del GSF Gruppo Scrittori Firenze, “Stelle”.

Se il romanzo “Nel giardino di Emma” era tratto da uno dei racconti di “A guardare il cielo”, ho l’impressione sia lo stesso per questo breve romanzo. Alcuni passi mi suonano, infatti, noti, consueti. La scrittura di Paolo Dapporto, del resto, comincia a suonarmi familiare e questo non è difficile perché il mondo che descrive, toscano, mi è molto vicino e lo stesso le epoche di cui parla, avendo io vissuto le stesse età della vita con poco scarto rispetto a lui. Toni e sensazioni, dunque, suonano familiari ma non credo sia solo per quanto scritto ora. Credo che molto dipenda dalla capacità empatica di questo autore di raccontare di vita, amicizie, amori, fatiche, come da un amico a un altro amico.

La trama, cercando di non svelarne troppo, anche se non si tratta di un giallo, vede l’incontro, l’amicizia e l’amore di una coppia dai nomi biblici, Giuseppe (detto Pino) e Maria, lui cassintegrato, lei prostituta, che trovano un modo per sostenersi a vicenda e vivere assieme. Una storia che, nel suo piccolo, vuole forse insegnarci a superare i nostri pregiudizi.

Lettura veloce e piacevole, consumata nel mio lungo viaggio tra Firenze e Torino per partecipare al Salone del Libro di Torino, funestato e rallentato dalla tragica alluvione di questi giorni.

17/12/2022, Parterre, Firenze: Paolo Dapporto e Carlo Menzinger
Paolo Dapporto

TRA MAGIA E TECNOLOGIA LA SCOPERTA DEL POTERE

E tre! Si dice che non c’è due senza tre e Melania Fusconi deve averlo ben chiaro, perché dopo i successi dei precedenti volumi della saga fantasy “Le anime di Leggendra” (“Le anime di Leggendra” e “La viaggiatrice”) si appresta a presentare al Salone del Libro di Torino e, a seguire, al Firenze Cosplay, il terzo volume: “Le origini” (Tabula fati, 2023).

Ho avuto l’onore di leggerlo in anteprima.

Si tratta di un fantasy ma con elementi fantascientifici (astronavi, viaggi spaziali, clonazione, olografie…) che vede la protagonista Alhena scoprire l’esistenza di una Setta di Viaggiatori e di una Culla della Vita in cui sono generati i corpi dei Leggendriani che serviranno per le reincarnazioni sue e dei suoi fratelli. In un succedersi di lotte e scontri politici, Alhena scopre di essere originaria di un Pianeta, Honua, andato distrutto da un potere apocalittico, Nega. Scopre anche di trovarsi su Leggendra per proteggere un altro grande potere, Posi.

Se in “Psicosfera” sogni e visioni sono generati dal popolo magmatico di Gaia ne “Le Origini” i sogni e gli incubi di Alhena sono i ricordi di Mahadeva, l’anima originale, che ha vissuto moltissime vite in corpi diversi. Riesce persino a comunicare con i suoi precedenti “Io”.

Aliena, Predestinata, Viaggiatrice, molte sono le identità di Alhena, pesanti il suo destino e la sua responsabilità con pirati e mostri alieni che insidiano il regno. Ci sono macchine speciali per conservare le memorie ma anche magie e Cimeli Ancestrali, contenenti l’antico potere dei Creatori, per aiutarla nella sua impresa, ma… prima deve trovarli.

Aspetto allora di incontrare Melania Fusconi a Torino e Firenze.

UN MAZZOLINO DI VITE VISSUTE

Primule, violaciocche e garofani rossi” (Tabula fati, 2023) di Rosa Romano, nonostante il titolo non è un testo di botanica e non parla di fiori, ma una raccolta di diciassette racconti di persone, soprattutto donne. Storie che ci parlano di amori (giovanili o senili), matrimoni, morti e funerali, di invecchiamenti e amicizie ritrovate, di case che si svuotano e di gente che ritorna, di ricordi di infanzie passate, di piccole e grandi battaglie, persino politiche e per la libertà, di prostituzione, di figlie perdute che dormono nei loro letti, di figlie adottive che vorrebbero conoscere i propri genitori, di piatti spezzati che la saggezza di una vecchia pazza può rendere nuovi, come i nostri cuori, come le nostre vite.

Primule, violaciocche e garofani rossi” è insomma un mazzolino di vite, di storie, di persone, tenute assieme dall’essere umani, sempre. Primule simbolo di primavera e giovinezza, violacciocche simbolo di fedeltà e amori ritrovati, garofani rossi simbolo di amore e orgoglio. Simbolo anche politico.

Un volume che potrete trovare al Salone del Libro di Torino, presso lo Stand C66 di Tabula fati, dove sarà presentato.

DI CIMA IN CIMA

Ho iniziato a leggere (ascoltandolo in TTS, come mio solito) “Tra le montagne” (Tabula fati, 2022) di Valentina Terlato scendendo dalla montagnola che sovrasta la città di Firenze detto Monte Morello (934 metri). Ben modesta passeggiata rispetto a quelle narrate dall’autrice che, facendoci saltare di cima in cima con le ali della fantasia, ci parla di scalate e arrampicate sui monti più impervi d’Italia e del mondo, dalle Dolomiti, alla grande sfida del Monte Bianco, al Kilimangiaro, ai monti di Asia e America e, meno montano, persino il Sentiero di Santiago di Compostela. Come non pensare in questo caso a “Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho. E se si deve pensare a delle letture, mi vengono allora anche in mente le passeggiate del premio nobel Peter Handke in “Il grande evento” e, a proposito di camminate che sono anche momenti di riflessione, ricordo ora alcuni dei libri di quel grande narratore di luoghi che è Paolo Ciampi come “L’aria ride” o “Per le foreste sacre”. Non di scalate o camminate parla “L’arte di correre” di Haruki Murakami, ma è altra lettura che sento vicina a questa. E poi la mente corre a opere come “Le montagne della follia” del maestro del fantastico H.P. Lovecraft, ma è bene fermarla perché mi sto spostando verso altri territori.

Tra le montagne” non è solo la storia di incontri con le montagne ma anche di viaggi attraverso paesi lontani e incontri con le popolazioni locali di ogni continente, con le guide che l’hanno accompagnate, con vari compagni di queste avventure, spesso uomini cui è rimasta variamente legata ma anche con cani, puma e altri animali, non sempre benevoli fino al misterioso vecchio alpinista che scompare all’improvviso.

L’autrice c’avverte che i suoi sono racconti e non un diario ma si sente tanta autobiografia dietro le pagine, non per nulla le protagoniste sono sempre donne e le storie raccontate in prima persona. Il volume sarà presentato al Salone del Libro di Torino 2023 presso gli stand dell’editore Tabula fati Solfanelli.

CONCORSI DI FANTASCIENZA,  SALONE DEL LIBRO, GATTI MAGICI E COSPLAY

Nelle prossime settimane ho alcuni importanti appuntamenti cui vi invito a partecipare tutti:

  • Il 13 maggio alle 16,00 ci sarà a Pavia, presso il Ctrl-Alt Museum, via Riviera, 39, la proclamazione dei vincitori del premio World SF Italia (Angelo Frascella e Carlo Menzinger a ex aequo) e dei vincitori del Premio Vegetti. Sono in finale nella categoria dei romanzi con Massimo Acciai Baggiani con il nostro volume di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022), mentre Chiara Sardelli è in finale per i saggi con il testo che si occupa della mia produzione “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli, 2022). Nella stessa occasione uscirà il nuovo numero della rivista World SF Italia Magazine curata da Luca Ortino con il mio racconto “Mecca e IGM”.
  • Il 16 maggio alle ore 18,00 presentazione a Villa Arrivabene (Piazza Alberti 1/A, Firenze) dell’antologia “A Firenze, Centro Storico” in cui è presente il mio racconto “Le Città Vaganti” che racconta di un futuro surreale in cui per salvarsi dall’inalzamento dei mari le città si trasformano in navi.
  • Presenterò per la prima volta “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023) e parlerò ancora di “Psicosfera” (Tabula fati, 2022) al Salone del Libro di Torino 2023 presso gli Stand di Tabula fati (C66) il 18 Maggio 2023 (dalle ore 16,00 alle ore 16,30) e il 19 Maggio 2023 (dalle ore 13,00 alle ore 13,30). Interverrò inoltre il 18 Maggio 2023 alle ore 18,15 presso la Sala Indaco assieme ad altri autori di genere fantastico. Si accede al Salone del Libro di Torino da Lingotto Fiere in Via Nizza 294 e via Matté Trucco 70.
  • Il 20 Maggio il racconto “La gatta impossibile” sarà premiato con il Premio Bastet (come il nome della gatta protagonista!) dall’Accademia dei Gatti Magici, Testimoni e Ispiratori nelle Arti e nelle Civiltà in occasione del Maggio Felino 2023 che si svolge a Fiesole (Firenze) dalle ore 16,00 in poi, alla Sala del Basolato di piazza Mino col patrocinio del Comune e della Biblioteca Comunale. “La gatta impossibile” è presente nell’antologia collettiva “In perfetta felitudine” (Pro Natura Valdarno, 2021) curato da Barbara Gori e nella silloge individuale “Quel che resta di Firenze” (Tabula fati, 2023). A causa dell’alluvione l’evento è stato sospeso e rimandato a settembre.
  • Dal 2 al 4 giugno si svolgerà presso l’Anfiteatro del Parco delle Cascine il “Firenze Cosplay 2023”. Sarò presente per tutte le giornate allo stand di Tabula fati (Stand A9, presso l’Anfiteatro delle Cascine “Ernesto De Pascale” e il parco delle Cornacchie, di fronte all’Area spettacolo e accanto all’Area HP) dove potrete trovare i volumi da me editi con questa casa editrice. Saranno con me Massimo Acciai Baggiani, Chiara Saredelli, Melania Fusconi, Silvia Banzola e Sandra Moretti, con i loro libri.
  • Il 7 giugno 2023 presenteremo ancora “A Firenze, Centro Storico” con il mio racconto “Le Città Vaganti” alla Biblioteca delle Oblate (via Dell’Oriuolo, 24, Firenze).
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 9,00 andrà in onda la mia intervista su “Psicosfera” ma anche “Quel che resta di Firenze” con Silvia Aonzo ed Emanuela Ferrara nella rubrica Il cannocchiale.
  • Lunedì 12 Giugno alle ore 16,00 nell’Auditorium del Consiglio Regionale della Toscana in via Cavour, 4, alla presenza della dott.ssa Cristina Giachi, presidente della V Commissione Cultura del Consiglio Regionale della Toscana, sarà presentata l’antologia di racconti del GSF – Gruppo Scrittori Firenze “Le immaginate”, che contiene il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto”.
  • Il 16 giugno 2023 alle ore 17,00 presenteremo alla Biblioteca del Giardino dell’Orticultura (Via Vittorio Emanuele II, $ e Via Bolognese 17, Firenze) l’antologia “A Firenze, Rifredi” che contiene il mio racconto su un incendiario ecologista “Nerone a Rifredi”.
  • Lunedì 19 giugno alle ore 19,00 al Fiorino Sull’Arno (lungarno Pecori Giraldi, 50, Firenze) presentazione dell’antologia “Le immaginate” (Il Foglio, 2023) curata da Cristina Gatti e Nicoletta Manetti con il mio racconto “Alice alla ricerca del tempo perduto” ispirato alla bambina immaginata da Carroll e a Proust. A seguire apericena e concerto dei BBQ.
Il presidente della World SF Italia, Carlo Menzinger e l’editore Marco Solfanelli del Gruppo Editoriale Tabula fati.
Presentando “Quel che resta di Firenze” in Sala Indaco al Salone del Libro di Torino
Presentando gli ultimi volumi al Salone del Libro di Torino

Qui alcuni video:

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: prima presentazione presso lo stand di Tabula fati.

18/05/2023, Salone del Libro di Torino: presentazione degli autori di genere fantastico di Tabula fati presso la Sala Indaco.

19/05/2023, Salone del Libro di Torino: seconda presentazione presso lo stand di Tabula fati.

RACCONTARE SHAKESPEARE AI RAGAZZI

Sempre meritevole è l’opera di chi cerchi di far conoscere la storia, la scienza, la letteratura e ogni altra disciplina ai ragazzi, cercando nuovi modi per raccontare le materie insegnate, per renderle non tanto più leggere ma soprattutto più vicine culturalmente e più attraenti per chi le deve affrontare. Pier Luigi Coda, dopo aver raccontato il “Giulio Cesare”, affronta una nuova opera di William Shakespeare nel suo “Il Signor William Shakespeare presenta La Vera Storia di King Lear alla Classe III A” (Tabula fati, 2023).

“Re Lear (King Lear) è una tragedia in cinque atti, in versi e prosa, scritta nel 1605-1606 da William Shakespeare.

La storia che ne fornisce l’intreccio principale affonda le radici nell’antica mitologia britannica. È un dramma a quadruplo intreccio (schema presente in molte opere dello stesso autore), nel quale la trama secondaria contribuisce a far risaltare e a commentare i vari momenti dell’azione principale” (Wikipedia). Su tale già complesso intreccio Pier Luigi Coda inserisce la sua meta-trama: immagina che una scolaresca dei nostri tempi che incontra proprio il Bardo inglese giunto con un insolito viaggio attraverso il tempo. Assieme leggeranno la tragedia e poi la commenteranno con l’insegnante e lo stesso artista.

La storia shakespeariana ci parla dell’antico sovrano dei Britanni e della gara proposta alle tre figlie Goneril, Regan e Cordelia per dimostrare il proprio affetto verso di lui, guadagnando così più terre migliore sarà stato il loro discorso.

È storia che ci parla dei sempre difficili rapporti familiari e, in particolare, di quelli tra i figli e i genitori. Argomento di sicuro interesse per la scolaresca che partecipa attenta alla lettura.

Il volume è arricchito da ampi brani in lingua originale, note sullo scrittore, la sua biografia e altre opere, presentandosi come un utile supporto didattico per gli insegnanti di letteratura inglese.

Il volume sarà presentato al Salone del Libro di Torino 2023 presso lo Stand del Gruppo Editoriale Tabula fati e presso la Sala Indaco, assieme al nostro “Psicosfera” cui è accomunato dalla presenza di importanti richiami shakespeariani a “La tempesta” e, soprattutto, a “Sogno di un notte di mezza estate”.

Dopo questa lettura non potrò che rileggermi quanto prima il “Re Lear”.

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