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LA NASCITA DI PSICOSFERA

Di rado, per me, scrivere un libro è cosa veloce. Innanzitutto, perché scrivere non è il mio mestiere e viene dopo molte altre cose. Troppo poco è il tempo che posso dedicargli.

Sta finalmente per uscire “Psicosfera”, il romanzo scritto a quattro mani con Massimo Acciai Baggiani. Ne iniziai il cammino con una certa ritrosia, quando Massimo me lo propose. Ho sempre troppe cose in mente da voler scrivere, per avviare altri progetti, ma pensavo sarebbe stato semplice e rapido. Avevo conosciuto Massimo il 28/09/2017 (alla presentazione de “Il sogno del ragno” presso l’Hotel Excelsior) e me lo propose, credo verso aprile 2018. Sono dunque trascorsi 4 anni tra il mio coinvolgimento e la pubblicazione.

Massimo mi presentò una bozza di romanzo scritto da lui nel 2016, da completare assieme. Lo aveva chiamato “Il tenebroso ignoto cuore” e parlava di una Terra cava all’interno, di telepati e teletrasporto. Ne discutemmo un po’ e immaginai di lavorarci qualche mese. Massimo, che conosce molto bene tutta la mia produzione avendo persino scritto la mia biografia letteraria “Il sognatore divergente”, avrebbe voluto inserirci il mio Jacopo Flammer, un personaggio dei romanzi della saga che lo vede protagonista, che, tra le altre cose, ha doti telepatiche, ma non mi convinse. Dovendo prendere qualche mio personaggio (questa era la sua idea), preferii attingere a “La bambina dei sogni” e ne rubammo la piccola Elena Dati, che diventò Yelena Adamov, e Oberon, che mantenne il nome. I due personaggi conservano alcune delle caratteristiche del mio romanzo, ma sono diventati altro.

Massimo aveva immaginato una Terra completamente vuota all’interno e aveva in mente soprattutto “Viaggio al centro della terra” di Jules Verne. Ci si chiese chi potesse popolare questo mondo. Pensando a Jacopo Flammer avrebbe anche avuto senso immaginare dei dinosauri evoluti, come gli intelliraptor della mia saga. Pensammo anche un mondo sotterraneo popolato di vampiri, magari riprendendo qualche personaggio da “Il Settimo Plenilunio”, che avevo scritto con Simonetta Bumbi. Un pianeta cavo mi pareva però troppo irrealistico. È nata così l’idea delle creature magmatiche. Da tempo pensavo che la fantascienza mostra poca fantasia nel generare alieni. Troppo antropomorfi e comunque troppo spesso sono animali. In alcuni racconti ne ho immaginati di vegetali. In un racconto, “Le pietre di Marte” (pubblicato su Dimensione Cosmica nel 2020, ma scritto vari anni prima), avevo immaginato degli alieni “di pietra”. Sviluppammo l’idea abbinandola al concetto di telepatia.

Due grandi romanzi ci hanno ispirato in particolar modo: “Solaris” di Lem e “2001 Odissea nello spazio” di Clarke. Dal primo abbiamo preso l’idea di un pianeta capace di creare persone dai sogni degli astronauti, dal secondo l’idea di un’evoluzione eterodiretta. A parte ciò “Psicosfera” ha ben poco dei due romanzi, a parte alcune citazioni-omaggio ma questi sono due elementi importanti.

Il romanzo è cresciuto soprattutto attorno ai personaggi inventati da Massimo Acciai, i cosmonauti russi, l’astronauta marziano, il ragazzo italiano capace di teletrasportarsi, la madre telepate del cosmonauta e la ragazza che l’aiuta. Rispetto alla bozza originale è cambiata però sia l’ambientazione che la trama, che l’intera impostazione dell’opera.

Abbiamo fatto leggere il romanzo a mia sorella Silvia che ci diede i primi suggerimenti, poi a un lettore esperto che ci fece una scheda di commento in base alla quale cambiammo molte cose. Lo presentammo quindi alla casa editrice Tabula Fati che ci affidò all’editor Silva Ganzitto che prima ci diede dei consigli generali sulla cui base rivedemmo ogni cosa. Le consegnammo quindi questa nuova versione del romanzo e lei entrò nei dettagli a correggere e modificare. Ci pareva di aver finalmente concluso. Il romanzo scorreva e aveva un senso, ma l’editor ci suggerì di passarlo a dei Beta-reader. Lo lessero quindi Sergio Calamandrei e Chiara Sardelli. Io credo che non esista un modo perfetto e unico per scrivere un romanzo, perché ogni “lettore critico” ha sempre qualcosa da suggerire. Accogliemmo i loro consigli, quanto mai sensati, stravolgendo ancora una volta l’impianto. L’editor non si aspettava un lavoro simile e rimase perplessa, avviando così un’ulteriore revisione! Ogni volta avevamo in mano un romanzo che era sempre lo stesso eppure diverso dal precedente! Migliorava? Credo di sì. Credo sia migliorato ogni volta anche se la prima versione che demmo in lettura penso che avrebbe potuto comunque funzionare. L’attuale “Psicosfera” è dunque un romanzo perfetto? Mi piacerebbe poter dire di sì, ma ovviamente non sarebbe vero. Chiunque potrebbe ancora darci consigli differenti per riscriverlo. È questa un’esperienza che feci già, molto più estesa, con “La bambina dei sogni”, che sottoposi alla lettura di una cinquantina di lettori prima di pubblicarlo: ognuno diede dei consigli diversi. Alcuni li misi in pratica. Lo pubblicai poi in self-publishing, continuando a sollecitare critiche e correzioni dai lettori. Ne ricevevo e continuavo a cambiarlo. Facendone decine di edizioni successive. Questo è uno dei vantaggi del self-publishing. Un editore mi avrebbe mandato al diavolo molto presto!

Del resto quasi tutti i miei romanzo sono stati oggetto di radicali riscritture, anche senza l’apporto di lettori esterni. Penso per esempio a “Il Colombo divergente”, scritto da diversi punti di vista e con diversi tempi.

Che cos’è diventato alla fine “Psicosfera”?

Un romanzo di fantascienza ESP che innova il concetto di alieni, che fornisce una spiegazione, fantasiosa, a divinità, apparizioni, visioni, sogni ma anche dà un senso all’evoluzione e alla propagazione della vita. È anche un romanzo che utilizza in modo diverso i poteri psionici ben noti a tanta letteratura. È una storia che non manca di lanciare il suo allarme per la devastazione del pianeta su cui viviamo, ma che nel denunciare i danni della perdita di biodiversità, desertificazione, inquinamento, sovrappopolazione e altro, lascia uno spazio all’ottimismo, seppur su basi del tutto fantasiose.

È anche una bella avventura, ricca di colpi di scena e sorprese che spero vi potrà avvincere e trascinare in una lettura che spero non sia fine a se stessa e possa lasciare qualcosa, un’occasione per una riflessione su chi siamo e dove stiamo andando.

Il volume sarà presentato il 20 e 21 maggio 2022 al Salone del Libro di Torino.

Massimo Acciai Baggiani e Carlo Menzinger di Preussenthal- Psicosfera – Tabula Fati, 2022

I LOVE SHOPPING CON OMICIDIO

In punta di sangue - Francesca Tofanari - Libro - Navicellai - | IBS

Ho appena finito di leggere il giallo al femminileIn punta di sangue” (Novembre 2019) della fiorentina Francesca Tofanari, di cui avevo già letto un altro volume, scritto assieme a Matteo Poggi e Loriano Stagi, assai diverso da questo: “Sassaiole e Capirotti”, una sorta di saggio storico o memoria del passato intorno al quartiere fiorentino di San Frediano.

“In punta di sangue” è invece una detective story che mescola “I Love shopping” con “Sex and the city”, tingendoli di italianità. Ci narra di un mistero, che partendo dal ritrovamento di una borsa di marca, porta a omicidi, lotte per la sopravvivenza di una compagnia di danza, con tutte le complicazioni sociali che girano all’interno di una simile comunità.

È anche la storia di un’amicizia tra donne, uno spaccato sociale su una piccola borghesia moderna, una riflessione leggera sulla vita contemporanea.

Una sorpresa rispetto alla precedente lettura.

Gli autori - Francesca Tofanari - Navicellai

LA FORTUNA ARRIDE ALLE BELLE INVESTIGATRICI

Fiamma e ombra - Emiliano Mecati - Alessio Seganti - - Libro - Solfanelli -  Pandora | IBS

Di Alessio Seganti ed Emiliano Mecati avevo già letto e apprezzato un romanzo di fantascienza dal titolo “Karma avverso” (Tabula Fati, 10/10/2018).

Alla coppia si è ora aggiunto Federico Marangoni per realizzare un’opera di genere assai diverso: un giallo storico, intitolato “Fiamma e ombra” (Solfanelli, Settembre 2020).

Eppure, i due romanzi hanno qualcosa in comune: una giovane, bella ed eroica protagonista e un’indagine. Anche questo personaggio, come la protagonista di “Karma avverso” pare essere particolarmente amata dalla Fortuna.

L’ambientazione è emiliana (il sottotitolo suona “Un intrigo bolognese”), nell’anno 1390 e si snoda attorno all’edificazione della grande cattedrale “popolare” di San Petronio, voluta dalla gente della città ma avversata dalla Chiesa di Roma.

La giovane Lucia Fiamma è una ragazza un po’ fuori dal suo tempo, figlia del professore di diritto Domenico Fiamma (che conduce l’indagine attorno a un misterioso incendio e a un furto), è quanto mai colta in varie discipline, atletica e spregiudicata e anche il padre appare di larghe vedute nel tollerare i suoi amori vedovili (Lucia ha perso in giovane età il marito) con il proprio studente provenzale Bertram, abile spadaccino. Il terzetto si destreggia tra intrighi e misteri, mettendo a repentaglio le loro stesse vite.

Un romanzo avvincente, intenso, ben scritto, che conferma la solidità narrativa di questa coppia di scrittori ora mutata in terzetto, con felice esito. L’esperienza storica di Marangoni ha certo contribuito positivamente al risultato.

Che altra sorpresa avremo da questi autori in futuro? Quale altra firma si aggiungerà alle loro e quale genere letterario vorranno esplorare? Visto i precedenti, non posso che attendere con curiosità le novità in arrivo.

Bologna Italy San Petronio from Asinelli.jpg

CHI STA UCCIDENDO I TASSISTI DI FIRENZE?

Fabrizio De Sanctis
Fabrizio De Sanctis (uno degli autori del GSF – Gruppo Scrittori Firenze)

Uno dopo l’altro i tassisti di Firenze vengono uccisi. Stessa arma, una Calibro 22, stesso giorno della settimana, il venerdì. A volte, però, il serial killer si prende delle libertà e ammazza anche una prostituta e un travestito e colpisce in altri giorni. La polizia indaga. Questa, in sintesi, la trama del romanzo di Fabrizio De SanctisUna vendetta quasi perfetta” (Libromania, 2017).

Perché l’ho letto? Perché in molti mi avevano detto quanto De Sanctis scriva bene e ne avevo avuto piena conferma leggendo dei suoi racconti. Solo che Fabrizio De Sanctis scrive soprattutto gialli e di dimensioni notevoli (questo con le sue oltre 300 pagine è uno dei più brevi) e io non amo i gialli! Se uno scrive bene, però, i suoi libri vanno letti lo stesso, anche se il genere non ci convince.

In effetti, “Una vendetta quasi perfetta” scorre proprio alla grande e si legge con piacere, grazie a uno

Una vendetta quasi perfetta di Fabrizio De Sanctis | Libri | DeA Planeta  Libri

sviluppo dell’indagine che rivela poco per volta, prima pare andare in una direzione per poi scoprire altre possibilità. Inoltre, il colpevole non appare solo all’ultimo, senza una ragione, come in opere meno riuscite di altri, e i personaggi hanno il loro spessore e il loro perché. Insomma, un bel libro, intenso, con dialoghi efficaci e realistici.

Considerate che se c’è una cosa che mi piace poco leggere, oltre ai gialli in genere, sono le detective story con poliziotti o carabinieri e qui. ci sono entrambi, eppure la buona scrittura di Fabrizio De Sanctis mi fa passare sopra questa mia allergia. Sarà, perché pur inserendo la storia in una precisa ambientazione fiorentina (di cui ritrovo luoghi e atmosfere), non indulge a creare macchiette o a toni strapaesani. Buon segno, no?

VIA DALLA GABBIA OSCURA

Inspired Digital Publishing, presenta "Drax - La Rinascita degli Haurrak"  di Elvira Mastrangelo - BOOKS HUNTERS BLOG
Elvira Mastrangelo

La Fiera del Thriller e del Noir tenutasi on-line alcuni giorni fa e organizzata dal Collettivo Scrittori Uniti è stata occasione per scoprire tanti nuovi autori e nuovi romanzi.

Dopo aver letto “Innocent” di Bruno Balloni, eccomi ora a completare la lettura del romanzo fantascientifico “Di luci e di ombre” di Elvira Mastrangelo.  

Devo dire che il titolo poco fa intuire sia della trama, sia del genere trattato. Si tratta di un thriller (come gli altri volumi presentati alla Fiera), ma è anche fantascienza, sia di tipo classico (sviluppi della genetica) ma anche di

libro

tipo ESP (telepatia). Se vogliamo è anche storia di ambiente militare.

Vi troviamo dei personaggi vittime di esperimenti scientifici che li trattano peggio che come cavie, ma che li trasformano in una sorta di supereroi (anzi wonder-woman, visto che la protagonista è una donna).

Si gioca anche sulla perdita di memoria, sulla difficoltà di creare e mantenere rapporti dopo un simile trattamento, sull’incapacità di riconoscere amici e nemici, bene e male.

Leggendo mi è venuto da pensare alla saga “The maze runner” di James Dashner, ma la Mastrangelo non dedica lo stesso spazio alla fuga e alle dinamiche del gruppo.  Ovviamente, gli esperimenti per la creazione di super-soldati non possono che ricordarmi quanto in merito ho scritto io stesso nella saga “Via da Sparta”, ma anche a “La ragazza meccanica” di Paolo Bacigalupi o magari a “Morire per vivere” di John Scalzi, con i suoi soldati “rinnovati” per combattere nello spazio. La possibilità di creare individui geneticamente modificati ricorda “Mendicanti di Spagna” di Nancy Kress.

Una lettura intensa, che scorre piacevole e veloce.

FRAMMENTI DI STORIA RACCONTATI

Paolo Ciampi e la passione per l'ambiente ⋆ La Nuova EcologiaLeggo sempre con piacere i libri del prolifico autore fiorentino Paolo Ciampi, per la sua capacità di descrivere luoghi e persone reali con sguardo di osservatore acuto e tocco da poeta mai sdolcinato od ovvio, sia nei saggi che nei brani di narrativa. Sono ogni volta occasione di riflessione.

Spesso i nostri cammini si sono incrociati tra presentazioni, incontri e festival letterari. A volte i nostri nomi sono apparsi appaiati in qualche volume o iniziativa. Penso ovviamente al suo contributo alla mia biografia “Il sognatore divergente” (Porto Seguro Editore, 2018), scritta da Massimo Acciai Baggiani, ma anche alla più recente antologia “Fiorentini per sempre” (Edizioni della Sera, 2020) in cui figuriamo entrambi come autori.

Leggo ora la sua raccolta di racconti “Tra una storia e una birra” (Betti Editrice, 2019) che mi autografò in occasione del Pisa Book Festival 2019. Durante la presentazione mi aveva particolarmente incuriosito la presenza di una storia sul Cimitero degli Inglesi, luogo cui avevo da poco dedicato anche io un racconto in “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati, 2019).

Il volume parte con un interessante parallelo tra due persone di nome Felice, il primo uno sfortunato imprenditore amico dell’autore, l’altro Felice Brancacci, il mecenate che finanziò, indebitandosi, l’omonima cappella fiorentina realizzata da Masaccio e Masolino.

Di un’altra imprenditrice parla il racconto che segue, una donna in carriera, che a un certo punto mollò tutto e si ritrovò a declamar versi nel mercato di Sant’Ambrogio, tra zingari e mendicanti. Si chiamava Beatrice, come la poetessa analfabeta di Pian degli Ontani, qui rammentata, cui Ciampi dedicò un delizioso libello.

Di nuovo, poi, Ciampi, parlando di un vecchio amico, si trova a narrarci anche di Filippo Pananti, un poeta minore.Amazon.it: Tra una birra e una storia - Ciampi, Paolo - Libri

Eccomi, quindi, a “Florence Spoon River”, il racconto che attendevo di leggere sul cimitero degli acattolici fiorentini, assai diverso da quello da me scritto (non avevo dubbi) ma così denso di nomi e vite e opere di tanti artisti stranieri che popolarono Firenze nel XIX e ancora nel XX secolo, quando tedeschi, russi o svedesi erano definiti dai fiorentini tutti “inglesi”. Alcuni di questi “acattolici”, come si diceva allora, sono gli stessi personaggi del mio testo.

Quello che segue è forse il racconto migliore e certo il più istruttivo. Nulla, infatti, sapevo della tragica fine degli oltre quattromila passeggeri del piroscafo Oria, misteriosamente affondato l’11 febbraio del 1944, trasportando soprattutto soldati italiani che, dopo il voltafaccia del 1943, si opponevano al Duce e che i tedeschi stavano deportando.

Quasi surreale la vicenda dell’uomo che vende errori, ma in fondo è pur vero che gli errori danno il sapore alla vita e, come dicevano i latini, sbagliando si impara, dunque non tutto il male viene per nuocere. Perché, allora, non comprarsi degli errori belli e confezionati, come un corso di vita vissuta?

Si parla poi di Siena e dell’affresco del Buongoverno, anche per dire che “questo è il Buon Governo, la terra che si è fatta sicura per chi cammina”. Frase e idea suggestiva. Ciampi è autore di viaggio che ama camminare (come me) e posso capirlo. A volte, questa frase può preludere a un intero programma politico, anche se non trovo sia una priorità. Credo che la presunzione che chi parta debba anche arrivare, sia una delle grandi debolezze del nostro tempo, mentre il viaggiare dovrebbe essere prima di tutto avventura, con tutti i suoi rischi e le sue incertezze.

Il blues finale ci mostra come persino un pasto nella stazione di Milano possa dare qualche soddisfazione.

GIGANTI, FATE, PITTORI E ASINI

Alberto Pestelli con la prima edizione de Il sogno del ragno.

Eccomi al terzo volume (Youcanprint, 2019) della saga di racconti lunghi “Un etrusco tra i nuraghes” di Alberto Pestelli, che narrano le indagini in Sardegna (ma non solo) del clan Fantini, una famiglia allargata che ruota attorno al ex-maresciallo fiorentino Cosimo Fantini, ormai in pensione.

Come elencato nell’introduzione, vi incontriamo sua moglie Carmen Mura, ex sergente maggiore della Sanità militare, sua figlia Laura Fantini, tenente dei carabinieri e molti altri parenti e personaggi con ruoli nell’esercito, nella magistratura o nel giornalismo.

Altrettanto vari sono i casi che la famiglia Fantini si trova ad indagare.

Ogni volume riunisce tre racconti. In questa terza antologia i titoli sono:

  • L’ombra dei Giganti e delle Fate,
  • La Sposa di Quirra,
  • La chiamavano Pinella.

In tutta la saga appaiono importanti l’ambientazione sarda, i riferimenti culinari ed enologici, gli sviluppi delle vicende familiari del clan. Le indagini si caratterizzano per la rapidità con cui i vari casi vengono risolti, sovente avvalendosi soprattutto di una sorta di sesto senso o del semplice intuito, spesso presentando sin da subito al lettore i colpevoli e a volte sorprende la facilità con cui gli investigatori associano fatti e persone apparentemente sconnessi.

L’ombra dei Giganti e delle Fate” parte con toni quasi alla Stephen King, mostrandoci il mondo con gli occhi di due ragazzini gemelli, imprigionati e violentati dal padre, che associano le persone a personaggi delle fiabe. I Fantini si trovano poi a indagare su un atto violenza, immaginandone subito la connessione a dei serial killer e alla vicenda dei due ragazzini, liberati molti anni prima.

La sposa di Quirra” gira attorno a un dipinto falso antico, un amore sfortunato, una lite tra un’artista e un critico.

Ne “La chiamavano Pinella” incontriamo un’asina che sa riconoscere le carte da gioco,  turisti tedeschi appassionatiUn etrusco tra i nuraghes. 3. - Alberto Pestelli - Libro ... del gioco della pinella o pinnacolo, faide familiari e rapimenti.

Arrivando a leggere i ringraziamenti finali ho scoperto che erano rivolti anche a me, per l’incoraggiamento e il sostegno. Non posso che cogliere l’occasione per ringraziare a mia volta Alberto Pestelli per essersi ricordato di me. I nostri cammini letterari, in effetti, si intrecciano ormai da vari anni, da quando alla fine del millennio scorso si frequentava entrambi il Laboratorio di Scrittura del nostro editore di allora, Liberodiscrivere, per il quale, tra le varie cose, abbiamo pubblicato assieme la raccolta di allostorie “Ucronie per il terzo millennio”, da me curata e che riuniva 17 autori, tra cui lo stesso Pestelli.

Ci troviamo ora a frequentare la medesima associazione ambientalista “Pro Natura Firenze” e sovente scrivo sulla rivista “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” di cui Pestelli è coordinatore di redazione e webmaster. Ovviamente ho letto varie cose sue, dal contributo a “Il volo dello struffello”, ai precedenti volumi I e II di “Un etrusco tra i nuraghes”, al romanzo “Gli addormentatori di via del Cocomero” e anche lui credo si possa annoverare tra i miei più assidui lettori.

 

INDAGINE SU SE STESSA

Viaggi irregolari” (NeP Edizioni, 2018) di Claudia Muscolino, autrice del

Il Giornale Di Roberto B.: Intervista a Claudia Muscolino, Autrice del  Libro "Il Drago E Le Nuvole", Edito da Rupe Mutevole Edizioni

GSF – Gruppo Scrittori Firenze, è un romanzo che, con i toni della detective story, porta il lettore non solo a scoprire il mistero apparentemente banale che la giovane investigatrice cerca di scoprire indagando sul possibile tradimento del marito di una contessa, ma arrivando a scoprire vicende assai più gravi, che affondano le loro radici in un tempo in cui lei era ancora bambina e che riguardano la tragedia che l’ha resa orfana molti anni prima.

L’autrice sceglie un sapiente tecnica di forward e backward per collegare gli eventi del passato a quelli del presente e l’immedesimazione nella protagonista per creare empatia.

In una vicenda che sembrerebbe già chiara riesce a inserire elementi di

Viaggi irregolari - Claudia Muscolino - Libro - NeP edizioni - | IBS

sorpresa e un epilogo sorprendente (che però non chiude l’opera). Alcuni elementi paranormali danno maggior spessore alla vicenda, pur non costituendone il tessuto fondante. La protagonista assume spessore grazie ai suoi desideri e alle sue fobie.

La lettura di questo primo romanzo di Claudia Muscolino scorre veloce e coinvolgente e ci si sente spinti a meglio comprendere le vicende familiari della giovane detective.

LA NOSTRA GENTE

Risultati immagini per c'è gente che MiliottiHo incontrato Anna Genni Miliotti in occasione di alcuni eventi organizzati da Porto Seguro Editore, tra cui la fiera letteraria Firenze Libro Aperto. Questo editore, tra le altre cose, ha pubblicato i primi due volumi della mia saga “Via da Sparta”, la mia biografia “Il sognatore divergente”, scritta da Massimo Acciai Baggiani, e il libro di memorie familiari “C’è gente che” di Anna Genni Miliotti. Ne avevo avuto notizia anche tramite un amico che è cugino dell’autrice e che in una pagina del volume è menzionato, anche se senza cognome.

Leggere storie familiari ingenera in me sempre dei sensi di colpa. Essendo uno che scrive (non oso usare il termine scrittore – come dice l’autore mio amico Sergio Calamandrei, noi, al più, siamo “scriventi”) e avendo una lunga e complessa storia familiare alle spalle (o forse “sulle” spalle, dato che è quanto mai “impegnativa”), in questi casi penso a tutto quello che potrei (e forse dovrei) scrivere.

Nel mio caso avrei materiale per descrivere più di 1200 anni di Storia e il mio grande dubbio è come metterlo in forma originale e gradevole per il lettore. Da dove partire poi?

Risultati immagini per Anna Genni Miliotti

Anna Genni Miliotti

Come risolve il problema Anna Miliotti? Direi che si limita alle ultime generazioni, alle persone che ha conosciuto direttamente e soprattutto non segue un ordine strettamente cronologico ma ritrae ora un personaggio, ora un altro. Ne risulta una scrittura semplice e immediata, in cui la buona conoscenza dei fatti e delle persone descritte rende particolarmente vivace e “vicini” i personaggi.

Non manca di dare alcune connotazioni d’ambiente, come quando parla delle “incomprensioni” campanilistiche tra fiorentini e pratesi, della difficoltà di definirsi per chi ha origini “miste” (ma pur sempre toscane, che dovrei dir io che ho sangue che affluisce da tutta Europa), dell’industria tessile pratese, dei rapporti tra pratesi e cinesi, dei nostri anni, dei nostri usi e costumi.

La sensazione, fin dalle prime pagine, è di un mondo a me sì vicino, dato che vivo ormai da anni a Firenze, ma “raggiunto” da strade ben diverse. E questo fa aumentare i miei sensi di colpa di cui all’inizio, dicendomi che anche la mia storia familiare meriterebbe di esser raccontata, perché ogni storia è diversa dalle altre e, come questa narrata dalla Miliotti, può stupire e incuriosire il lettore, proprio per questo misto di aspetti in cui ci riconosciamo con altri che ci sono del tutto alieni. Una ricetta agro-dolce, ma di sicuro effetto.

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Prato

Eppure io non oserei parlare di “gente che” mi è così vicina. Anna Genni Miliotti ha il coraggio di farlo e di renderci un quadro, proprio per questo emotivamente vivo e sentito.

Proprio mentre finivo di leggere le sue pagine, mi sono trovato a rovistare tra documenti e foto di un secolo fa. Queste e il suo libro, mi hanno messo voglia di scrivere, magari partendo proprio da lì, da quegli anni ‘20 di un altro secolo e di un altro millennio.

Gli anni di cui parla la Miliotti sono, invece, quelli della seconda metà del XX secolo e di questo primo ventennio. A vederla l’avevo giudicata più giovane, mia coetanea, ma leggo che nel 1969, quando io facevo ancora l’asilo, frequentava l’università. Anche questi pochi anni contribuiscono a mutare il punto di vista su un’epoca che entrambi stiamo attraversando.

UN’AMICIZIA LUNGA UNA VITA

KaijinHo conosciuto Linda Lercari un paio di mesi fa alla seconda edizione di Firenze Libro Aperto, dove presidiava il suo stand personale dal look nipponico. Presi allora da lei una copia del suo “Kaijin, l’ombra di cenere” e ora, alfine, l’ho letto.

Che storia è “Kaijin, l’ombra di cenere”, il romanzo di ambientazione giapponese scritto da Linda Lercari? Un po’ è romanzo storico, giacché vi si racconta, con dovizia di dettagli il periodo Kamakura, attorno al 1330, anche se non si toccano particolari eventi storici. È anche racconto di indagine e scoperta, poiché vediamo il signore Momokushi, riflettendo sulla morte del suo amato samurai Haka, scoprirne poco a poco aspetti ignorati e via via più intimi.

È dunque anche racconto di amicizia, quella tra il padrone e il suo migliore guerriero. Segretamente è anche storia d’amore.

Sono, queste vergate da Linda Lercari, pagine delicate ma ricche di particolari, che ci accompagnano in questo viaggio di scoperta di un essere umano, prima ancora che di un guerriero, che sotto la scorza dura che lo aveva fatto denominare “il demone”, nasconde un cuore ben diverso.

La sua è una scrittura scorrevole e coinvolgente e la lettura scivola via veloce e piacevole.

 

Settembre 2018 – Linda Lercari nel suo stand a Firenze Libro Aperto, mentre legge IL SOGNO DEL RAGNO.

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