Archive for agosto 2011

I BASTARDI UCRONICI DI TARANTINO

Bastardi senza gloria - Film (2009) - MYmovies.itNon so se Quentin Tarantino sia consapevole di aver girato, con “Bastardi senza gloria”, un film ucronico. Certo il suo intento principale deve essere stato piuttosto quello di descrivere, come solo lui sa fare, la malvagità umana e il desiderio di vendetta.

Tarantino, infatti, ha l’incredibile capacità di trattare con ironica leggerenza la violenza più estrema, un po’ come fa Almodovar con il sesso. I loro eccessi sono tali che diventano ironia pura.

Il titolo di questo film è quanto mai azzeccato, perché, in effetti, i protagonisti sono davvero dei bastardi della peggior specie. È un lurido bastardo il Colonello nazista Hans Landa, interpretato da Christoph Waltz), soprannominato “il cacciatore di ebrei”, ma sono dei veri bastardi anche il tenentino americano Aldo Raine (indossato con leggerezza da Brad Pitt) e persino la vittima vendicatrice Shosanna Dreyfus.

Sono invece delle macchiette ridicole (che Tarantino si poteva evitare) Hitler e Goebels. Assolutamente esagerato (e inutile) è, infatti, il Fuhrer che sghignazza al cinema guardando il cecchino tedesco che

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Brad Pitt in “Bastardi senza gloria”

uccide i nemici.

Quello che è interessante per me, in questo film, però è proprio la sua natura ucronica.

La divergenza allostorica si pone nella scena iniziale (nel Primo Capitolo, dato che anche qui Tarantino usa questa suddivisione “letteraria”), quando il Colonnello nazista punta la pistola nella schiena della fuggitiva ebrea Shosanna e poi decide di non sparare.

Se l’avesse fatto, il film non ci sarebbe stato e non c’avrebbe portato irrimediabilmente verso il finale, con il quale la Storia, quella vera, della Seconda Guerra Mondiale, prende un diverso corso, con (scusatemi lo spoiler) la morte prematura di Adolf Hitler e delle più alte gerarchie naziste.

In questo film troviamo dunque, in un certo senso, due divergenze. La prima, quella vera, è la scelta di non sparare del Colonnello e la seconda, sua conseguenza, è la Divergenza che pesa davvero nella Storia e la trasforma a livello mondiale: la morte dei gerarchi nazisti.

È questo, infatti, il vero spirito dell’ucronia: ogni piccolo gesto, apparentemente insignificante, muta per sempre la Storia. A volte di poco, a volte crescendo, come in questo caso, a valanga. 

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Quentin Tarantino

È lo stesso meccanismo che ho utilizzato scrivendo il romanzo “Il Colombo divergente”. Quando Cristoforo Colombo arriva in America interpella gli indigeni e dai loro gesti deduce che la sua meta sia verso nord, mutando la propria rotta e dirigendosi verso l’impero azteco. Il semplice gesto di un indigeno porterà al fallimento della spedizione e alla mancata scoperta dell’America, con tutto quello che ne consegue.

Tarantino non ci racconta come sarà il mondo grazie a queste morti impreviste. Il Colonnello Landa suggerisce che in questo modo la Seconda Guerra Mondiale si interromperà. Se fosse stato questo lo sviluppo, molte persone non sarebbero, forse, morte, la bomba atomica non sarebbe, magari, stata sperimentata su Hiroshima e Nagasaki. Sarebbe stato un mondo migliore? Non è detto. Una Germania che fosse uscita prima dalla Guerra avrebbe rinunciato a tutte le conquiste fatte sino a quel momento? Un’umanità che non avesse sperimentato gli orrori nucleari, sarebbe stata pronta a lanciare altrove bombe anche più potenti?

L’ucronia apre nuovi scenari e apre la mente a infinite possibilità. Anche per queste riflessioni ringraziamo Tarantino, oltre che per la sua innegabile capacità di ritrarre la perfidia umana.

Firenze, 07/03/2010
Leggi anche:

§ Una rivista sull’Ucronia

§ Giovanna e l’angelo

§ Ucronie per il terzo millennio

§ Ucronie sul fascismo

§ Ucronie sul nazismo – Fatherland

§ Ucronie sul nazismo – La svastica sul sole

§ Roma eterna

§ L’ucronia sul Vangelo di Saramago

§ L’ucronia sul Vangelo di Kazanzakis

§ L’ucronia di Borges

§ Ucronie preistoriche

 

Vita nuova su WIF – Worlds of IF

Nel nuovo numero di WIF un mio racconto tratto dalla raccolta “Ucronie per il terzo millennio” (Edizioni Liberodiscrivere):
VITA NOVADante e BeatriceNel numero 7 di IF – Insolito & Fantastico, dedicato alle distopie, c’è invece una mia recensione a “Il Vampiro” di Franco Mistrali, uno dei primi romanzi gotici italiani del XIX secolo.

Leggi anche:

IF n.1 – Robot
IF n.2 – Oltretomba
IF n.3 – Ucronia
IF n. 4 – Giallo & Noir
IF n. 5 – Vampiri
IF n. 6 – Altrimondi
– IF n. 7 – Distopie
IF – Insolito & Fantastico
Tutti i post su IF – Insolito & Fantastico
È uscito IF n. 6 – Altrimondi

Tre piccoli grandi autori

L’ANNO PALINDROMO DI PINOCCHIO


Comincia come la più cupa delle distopie il romanzo di
Silvio Donà Pinocchio 2112”. L’ho letto quasi in contemporanea con “La strada”, il capolavoro di McCarthy e all’inizio mi pareva quasi di leggere la stessa storia. Anche qui siamo in un futuro in cui la Terra non sembra aver fatto una gran bella fine. È il 21.12.2112, data palindroma come poche. La superficie del nostro pianeta è divenuta inabitabile e gli uomini, come novelli Morlock alla Wells, vivono, anzi sopravvivono nelle viscere oscure della Terra. La vita è una continua battaglia. Il protagonista è un uomo stanco e disilluso, senza più speranze che per campare fa il “cercatore di libri”. Questi sono divenuti ormai rari, come dopo un devastante “Fahrenheit 451” e anche se a saper leggere sono rimasti in pochi, c’è sempre qualcuno disposto a pagare per averli. Il Cercatore prima di liberarsene li legge. Dichiara:Silvio Donà 
Quando ho quei libri tra le mani io sono fuori.
Sono libero.

Sono vivo.” (pag. 33).
Ancora un atto d’amore d’un autore verso i libri e mi viene da pensare a Zafòn, a Kristof, a Lowry, solo per citare quelli che mi è capitato di leggere più di recente.
Il titolo mi pare un po’ fuorviante. Ci si aspetta una versione futuristica di Pinocchio (e questo non ispira) alla “L’uomo bicentenario” o “A.I. Intelligenza Artificiale”.
Cosa c’entra il burattino in questa storia? Poco a dir il vero, se non che ogni cosa si rivelerà essere una grande bugia e  che trai libri trovati dal nostro Cercatore c’è anche la favola di Collodi e sarà grazie a questa che farà amicizia con il boss degli abissi.
Prima però incontrerà un bambino, solo e bisognoso d’aiuto e d’affetto. Sarà lui a ridargli la voglia di vivere, prima di innamorarsi proprio della donna del ferocissimo boss. Ma non vorrei dir altro.
A.I. Intelligenza artificiale Segnalo solo che quando arriva l’amore, che sia quello verso un bambino o verso una donna, tutto cambia e la vita si colora, la speranza rinasce. Come l’uomo e il bambino di McCarthy vivono l’uno per l’altro e l’uno grazie all’altro, così il Cercatore di Donà e il bambino soprannominato Lucignolo (in omaggio al personaggio collodiano) trovano la gioia di vivere l’uno nell’altro e un cuore arido riuscirà a far fiorire in sé la più piena generosità.
Se questa distopia non raggiunge i livelli inarrivabili della prosa asciutta di McCarthy (che descrive e nulla racconta), con cui ingiustamente mi viene da paragonarla, rimane comunque un ottimo romanzo, ben scritto, scorrevole e coinvolgente, in cui non mancano passaggi da segnarsi a margine come l’iniziale:
Non so se quello in cui lei era ancora viva fosse un tempo migliore o se fossi io a esserlo o se  sono i ricordi a essere meglio di qualsiasi presente; quello che so è che ho estinto la voglia di sognare.” (pag. 11).
Insomma un altro autore poco noto ma degno di ben maggior fama.

 
Firenze, 19/05/2011

IL LABIRINTO DEL CUORE

Il labirinto d'acqua - Annalisa FracassoDi
Annalisa Fracasso avevo già letto e commentato “Bucce d’acino” e “Cuor di Briossshhh.
Ho letto ora anche “
Il labirinto d’acqua”, edito nel 2009 da Cinquemarzo. In prefazione si dice che è la rielaborazione di uno dei racconti di “Tre di me”, opera prima della Fracasso, che non ho letto e con cui non posso far paragoni per capire quanto il testo sia stato rimaneggiato.
Devo dire che di quelli suoi che ho letto questo mi è parso il romanzo più maturo e articolato.
Anche qui non manca un certo pessimismo di fondo che porta verso finali non lieti alcune delle storie che qui si susseguono, ma la conclusione drammatica è forse il suggello ideale di un amore appassionato e straordinario.
Interessante è l’idea (ma cosa mi ricorda?) della vita di una coppia di sfortunati amanti che si ripete a distanza di secoli in quella di altre due coppie.
Complice dunque la magia di una collana e il gorgo misterioso e labirintico di una fontana, l’incanto dell’amore travolge letteralmente le coppie moderne, che ripetendo inconsciamente i gesti dei loro precursori, scivolano inesorabilmente  verso il dramma.
La bella villa che fa da sfondo alle vicende arricchisce la scena, dando spessore all’ambientazione.
Sebbene alcuni quesiti rimangano aperti, credo volutamente (il sub è il marito di Alison? E come è finito nella fontana? È un caso  o no che Dessié stia per urtare Kamila con la moto? Perché Luca scopre che Dessié è morto – o morirà -, se non è vero?), la storia, pur surreale, trova una sua logica e i personaggi prendono forma e rilievo, imprimendosi nella mente del lettore come solo delle storie un po’ speciali riescono a fare.

Firenze, 7/6/2011

BASTASI COLPISCE ANCORA

La gabbia criminale - Alessandro BastasiDi
Alessandro Bastasi avevo già apprezzato molto il romanzo “La fossa comune” (ne ho scritto qui). Con “La gabbia criminale” questo autore migliora ulteriormente. Sarà forse che, sganciandoci un po’ di più dalla politica internazionale che nel precedente romanzo aveva un ruolo centrale, e calandosi in una realtà più ristretta, riesce a trovare maggiormente la misura umana del ricordo, della costruzione dei personaggi, della ricerca interiore, realizzando un prodotto più facilmente apprezzabile.

Qualcuno consigliava agli autori di scrivere di ciò che conoscono e hanno vissuto. Non sono totalmente d’accordo con quest’affermazione. A volte, soprattutto nella letteratura fantastica, è possibile svincolarsi da questa regola, a patto però di aver studiato bene il mondo, reale o immaginario, che si va a descrivere. L’expertise si compone di conoscenza e esperienza. Per scrivere non sempre occorrono entrambe. Basti pensare alle ricostruzioni salgariane di mondi esotici da lui mai visitati o alla Terra di Mezzo di Tolkien.
Credo però che scrivere di Treviso a un autore come Bastasi che in questa città c’è nato e vissuto, possa averlo aiutato a ritrovare una vena più sentita e sincera, facendo emergere ancor più l’ottima stoffa che già avevamo apprezzato ne “La fossa comune”, ambientato in Russia ai tempi di Eltsin.Alesandro Bastasi 
Quello che si snoda è un giallo il cui disvelamento è soprattutto riscoperta di memorie perdute, di vite passate di questa provincia italiana così per bene ma anche così carica di veleni e falsità.
E come da noi spesso accade è la famiglia, con i suoi vincoli e obblighi, a costruire intorno a ciascuno gabbie sempre più strette, al punto da divenire “criminali”.
È il familismo amorale che vi divora, che fa scomparire solidarietà, legami sociali, senso comune, questa gabbia criminale dalla quale sono scappato appena ho potuto. Questo intreccio di falsità contrabbandate per decoro, buon nome, reputazione, questo cazzo di legame del sangue in nome del quale si possono compiere le azioni più vigliacche” dice saggiamente il protagonista  verso la fine del romanzo (pag. 229), e a noi verrebbe da aggiungere che è da questo familismo che sono nate mafia, camorra e ndrangheta, è di questo familismo che si è nutrita la Chiesa e con essa certa politica per decenni, è da questo familismo che nasce la diffusione epidemica della raccomandazione, del favore e del favoritismo, è da tutto ciò che nasce la debolezza del nostro Paese, incapace di concepire un sistema sociale in cui il merito, la capacità, l’impegno, l’onestà prevalgano sui legami di sangue, di amicizia, di cordata, di schieramento, di partito.
Se dunque qui Bastasi rinuncia a parlare della politica fatta dai politici, ci parla però, tra le righe, della politica vera, della vita della città, in particolare di quella della sua Treviso (ma certi comportamenti sono comuni da nord a sud).
Se apprezziamo però questa lettura è soprattutto per il calore sincero dei suoi personaggi, che sembrano davvero prender vita e muoversi davanti ai nostri occhi.
Altro pregio di questo volume è un editore, Eclissi, che sembra in grado di confezionare un prodotto di qualità quanto meno migliore di quello delle 0111 Edizioni della precedente pubblicazione.
Auguro dunque ad Alessandro Bastasi tutto il successo che si merita e consiglio sicuramente la lettura.


Firenze, 12/07/2011

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