Archive for ottobre 2008

IL SETTIMO PLENILUNIO – Capitolo 12

Il sogno sintetico. Illustrazione di Pino SantoroEcco un nuovo illustratore per il proggetto "Il Settimo Plenilunio". Si tratta di Pino Santoro, l’artista che gestisce il blog Ceglie Messapica con Arte e un proprio sito web.

"Il Settimo Plenilunio" è il titolo della "gallery novel" che ho scritto assieme a Simonetta Bumbi, con la collaborazione di Sergio Calamandrei.

Siamo arrivati al dodicesimo capitolo del romanzo. Aspettiamo la vostra interpretazione GRAFICA della storia.

Come forse già sapete (se ci avete seguito sin qua) l’idea è di raccogliere in un libro i disegni di diversi illustratori.

La lupa. Illustrazione di Pino Santoro

Per ora hanno aderito al progetto Niccolò PizzornoSilvia Perosino, Massimo BernaAngelo Condello, Laura Fazio, Fraitz, Arturo di Grazia, Marco Ferrara e Lexi. Con Pino Santoro siamo a dieci illustratori!

Aspettiamo ancora altri disegnatori. Forza! Unitevi a noi.

Mandateci i vostri disegni scrivendo a menzin@virgilio.it

Questo è l’inizio del dodicesimo capitolo (il seguito lo potete trovare su www.liberodiscrivere.it).

SOGNI SINTETICI

L’aria era calda e si stava davvero bene.
La stagione invernale aveva finalmente lasciato spazio al bel tempo e il tepore, denso di memorie di primavera, cominciava a prolungarsi fino a sera. Il sole, nel suo calare, si rifletteva sui vetri a specchio dell’edificio della psycoteca, lasciando come l’impronta di un quadro soprannaturale. Il giallo delle pareti si maculava di rosso e le ombre dei palazzi circostanti si ritagliavano uno spazio nero, a fare da cornice a quell’inverosimile paesaggio.

Sonia era distesa nel divano siso della psycoteca e si stava godendo un sinto-sogno poliziesco.

 (CONTINUA QUI)

Leggi anche gli altri capitoli:

I disegni ricevuti sinora sono tutti su PLENILUNIO7.

Cliccando qui potete vedere tutti i post sul Settimo Plenilunio.

ILLUSTRAZIONI

I due disegni precedenti sono di Pino Santoro.

Il prossimo è di Angelo Condello.

Sonia in psycoteca. Illustrazione di Angelo Condello.

I prossimi sono di Niccolò Pizzorno.

Il divo dei siso Mark Spencer. Illustrazione di Niccolò Pizzorno.

Sonia Stefani in psycoteca. Illustrazione di Niccolò Pizzorno.

La poliziotta Stefani si riposa in psycoteca. Illuistrazione di Niccolò Pizzorno.

Segue un’illustrazione di Massimo Berna. 

Il sintosogno. Illustrazione di Massimo Berna.

ATTENTATO A NEW YORK PRIMA DELLE TORRI GEMELLE

 

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New York nel 1920

New York 1920”, uno dei romanzi scritti dalla felice coppia di autrici Laura Costantini e Loredana Falcone (edito da Marrosti & Lisanti), si apre ai giorni d’oggi, il fatidico 11 settembre 2001, con le parole di un vecchio centenario che subito minimizza l’epocale tragicità dell’attentato più drammaticamente famoso di questi anni: “Ho già visto scene di questo genere… È già successo proprio a due passi da qui, all’angolo tra Wall e Broad Street”.

Dopo il capitolo introduttivo il romanzo ci riporta indietro, fino all’anno del titolo, il 1920. Da quel momento, fino alla fine del libro, per oltre trecento pagine, seguiremo le avventure di Eugenio Pepe, quel vecchio quando era ancora giovane, e di sua sorella Cecilia. Fino a scoprire di cosa parlava, rivolto al nipote.

“New York 1920” si muta subito in una storia di emigrazione: l’avventura di due ragazzi che abbandonano una Napoli che amano ma troppo amara per viverci ancora

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Attentato a Wall Street nel 1920

e partono alla ricerca del sogno americano, in una New York dominata dalle bande malavitose, che si battono per lo smercio degli alcolici in pieno proibizionismo.

E nella lotta tra Cosa Nostra e i clan irlandesi, i due ragazzi trovano la loro strada, non facile, non pulita, non onesta, nonostante, in particolare, le reticenze di Cecilia, che vorrebbe essere migliore di quello che la vita li costringe ad essere. Ed in queste faide si sviluppano due storie d’amore parallele, dei due fratelli nei confronti di due amici irlandesi, come due coppie di Giulietta e Romeo moderni (come notano nel testo le stesse autrici), in un mondo in cui napoletani e irlandesi si odiano ma ancor più sono odiati dalla gente del posto che vede in loro solo gente rozza e violenta.

Laura Costantini e Loredana FalconeSe dunque questo romanzo parte come una riflessione sul terrorismo internazionale, si sviluppa invece più profondamente come una storia di razzismo e di violenza, in tutte le sue forme, anche quella sessuale, ma anche come una storia (anzi due) d’amore e soprattutto come una storia di sopravvivenza e adattamento.

Le due bravissime autrici, con uno stile impeccabile, un bel ritmo narrativo ci offrono personaggi con il giusto spessore e ci trascinano in una lettura che, per quanto lunga, vista la discreta mole del volume, non concede pause al lettore, spingendolo ad andare avanti. E, per non deluderlo, le autrici hanno già scritto ben due sequel della storia, ambientati uno nel 1944 e l’altro nel 1980, come annunciato in fondo al volume stesso e, vista la sua qualità, sono certo che, anche negli 

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Attentato a New York – 1920

altri, questo loro sodalizio avrà portato buoni frutti. Le vicende dei protagonisti si intrecciano con disinvoltura alla Storia e ci offrono un’efficace e realistico affresco dell’epoca.

Una lettura che non delude e ti prende.

Grazie ai lettori di Ansia assassina!

Ancora una volta mi sento in dovere di ringraziare quei lettori che dopo aver letto uno dei miei romanzi sono stati così gentili da pubblicare un loro commento o una recensione vera e propria.
Amicizia legame indissolubileAltri li avevo ringraziati qui, qui, qui, qui e qui e a tutti loro rinnovo i miei ringraziamenti.
 
I nuovi commenti sono talmente tanti che li dividerei in base al romanzo. In questo post citerei quelli di Ansia assassina, nei prossimi parleremo di "Giovanna e l’angelo" e de "Il Colombo divergente".
Colgo però l’occasione per ringraziare anche Miele2 e Giuliana Argenio che mi hanno fatto un gran piacere regalandomi il Premio Amicizia Legame Indissolubile.
Da quanto ho capito è un premio che va trasmesso ad altri, ma non a chi l’ha dato. Non c’è un limite al numero di destinatari. Sono ovviamente in imbarazzo nello scegliere ma lo trasmetto, tra gli amici di Splinder, a:
E a  tutti gli altri (che non me ne vogliano ma li citerò in un’altra occasione!)
 
ANSIA ASSASSINA
 
Comincerei con ricordare le generose parole di un’autrice che si sta facendo strada nel mondo del web, MP Black, che così commenta “Ansia assassina” su aNobii:
 
Una carambola di delitti ben giostrati dall’autore, che dimostra una notevole capacità di espressione, utilizzando una tecnica linguistica fresca, vivace, che rende il libro ancora più piacevole da leggere. Frasi rapide, immediate, che scandiscono una trama superba, dove nulla è lasciato al caso o dato per scontato. Una serie di delitti efferati collegati tra di loro da un filo unico, che porterà allo sconvolgente finale… un vero colpo da maestro. Complimenti all’autore, non è facile scrivere un thriller di questi livelli… Quattro stelle piene, ma, in effetti, anche cinque!!!
 
Sempre su aNobii, la bravissima autrice di “La morale di Pietra”, Monica Caira, che già aveva commentato “Giovanna e l’angelo”, così parla su aNobii e su IBS sempre di “Ansia assassina”:
 
Ansia assassina - seconda edizioneE’ uno stile diverso da quello più ricercato, studiato e a diversi strati di lettura cui Carlo Menzinger ci ha abituato. E’ un noir il cui titolo rappresenta un perfetto biglietto da visita, Ansia assassina.
Le pagine scorrono veloci, i termini sono diretti, i concetti arrivano dritti al cervello, nella loro crudezza.  Le morti si inseguono ad un ritmo che non può essere nel normale ordine delle cose, né può essere annoverato nella casualità, perché troppo serrato, ma diventa talmente incalzante da portarti alla certezza che non può neppure essere voluto, essere cioè il frutto della mente perversa di uno spietato killer, perché la dinamica dei vari accidenti è tale da non poter essere ragionevolmente ricondotta ad una sola mano.
Allora? Allora non si può far altro che andare avanti, come quando si è in fila per un evento eccezionale che ha richiamato un pubblico troppo numeroso, incanalato in un percorso obbligato. Ti senti una spinta invincibile che ti costringe ad un’unica direzione. Devi andare avanti e farlo in fretta perché il cervello continua ad elaborare ipotesi che si sgretolano man mano che si va avanti e, quindi, comincia ad avvilupparsi su se stesso e ti chiede conto di uno sforzo immane che non porta ad alcuna soluzione.
Allora dove mi sta conducendo Menzinger?
L’epilogo è sorprendente, inatteso, fuori dagli schemi, anche fuori dall’immaginario, quando la mente è così crudamente inzuppata nella più turpe delle sequenze quotidiane.
E’ una lettura che merita attenzione, è un giro sul filo della tensione per riflettere su un senso più alto della vita.
Ti passano per la mente il manicheismo (però non lo diciamo all’Autore), la carità cristiana e il primato dell’uomo…avrei anche detto "Egoismo letale".
Sei bravo Carlo, te l’aveva mai detto nessuno? ^_°
 
 
Rossella Drudi, una sceneggiatrici di successo e autrice di un bel thriller di cui ho parlato qui, che incidenteha letto il mio romanzo “Ansia assassina” e così ne ha parlato su Ditelo a me:
 
Ansia Assassina, il buon romanzo di Carlo Menzinger di Preussenthal si legge alla velocità della luce grazie allo scandire e al susseguirsi di tante piccole storie complete e non episodiche con un inizio e una fine. Se volessi descriverlo con taglio cinematografico lo definirei un insieme di corti ad episodi come quei bellissimi film in bianco e nero di una volta, inoltre, le piccole storie hanno tutte richiami demenziali con quel senso dell’humour inglese freddo, sadico e divertente che non guasta mai, anzi in alcuni casi fa riflettere su tutt’altre storie. All’inizio nello scorrere della lettura pensavo fosse un’esagerazione, tutte quelle morti e nei modi più improbabili, diventavano troppo esagerate anche nell’assurdo, attraverso dialoghi anche troppo espliciti si poteva capire con largo anticipo cosa sarebbe successo e come sarebbe finita al storia. Cosa che mi disturba molto perché non sopporto le telefonate in qualunque tipo di racconto, poi ho capito il senso e forse la volontà dell’autore, l’eccesso voluto era il soggetto principe del racconto stesso, dove l’importanza e l’interesse si spostava sul perché i fatti andavano in tale direzione e non sul come o sul chi. Da queste piccole storie si potrebbero realizzare dei cortometraggi o episodi in un unico film. La scrittura leggera e scorrevole di Menzinger si presta alla cinematografia, “visualizza” nello scrivere ogni minima cosa, particolare importante che in pochi adottano anche in sceneggiatura, esclusa me. Perdonatemi questo dualismo, ma sono una sceneggiatrice passata in sordina alla narrativa, inevitabile per me il confronto, visualizzo sempre ogni minimo dettaglio in scrittura e credo sia fondamentale farlo anche nella letteratura di genere. Termino segnalando “Ansia Assassina” ai produttori in cerca di romanzi da “usare” per trasformarli in film. Il giallo di Menzinger è un valido esempio di narrativa “scorrevole e immediata” per plot in stile e scrittura.
Non avevo mai scritto recensioni prima d’ora, sperando di non aver “vergato” astruse corbellerie, (letta la serietà e professionalità delle altre ) vi saluto sperando di avervi incuriosito alla lettura di: “Ansia Assassina, quando si afferma che l’ansia è dannosa assai.
Buona lettura.
 

Cupido assassinato

Una lettrice che si presenta su aNobii come 1949paperina così commenta “Ansia assassina” (su aNobii e e su IBS :
 
La prima cosa che mi viene in mente del libro di Carlo è spiazzante: in ogni senso. Leggi un capitolo, poi un altro, ti godi la scrittura molto piacevole (quella che adoro: frasi brevi, ogni tanto puntini sospensivi, il pensiero scandito da due o tre parole eppure estremamente incisivo), dopo un po’ pensi di aver capito "il metodo" e credi di poter anticipare cosa accadrà. Errore!!! Non voglio parlare della trama, toglierei in qualunque maniera lo facessi la sorpresa della lettura, della scoperta. Possiamo dire il genere giallo o noir? Mhmmm… Si può soltanto leggerlo, assaporarlo, senza volerlo ad ogni costo inserire in una categoria che non sia quella dei libri belli, ben scritti, da aver a portata di mano per rileggere ogni tanto. Bravissimo Carlo, grazie!
 
Sempre a proposito di “Ansia assassina” così ne parla Carla Casazza (alias Boskoop67), che già aveva letto e apprezzato “Giovanna e l’angelo”, su Carta e Calamaio, su aNobii su IBS e su Italian Bibliobloggers:
 
E’ sufficiente leggere  i primi periodi di Ansia Assassina di Carlo Menzinger per venire catturati da questo noir veloce, ritmato, notevolmente cruento, tanto da poter essere definito quasi pulp. Quasi, perché è molto marcato l’elemento di suspance, una tensione tangibile, densa, angosciosa, che accompagna il lettore fino all’ultima pagina. Che stupisce per un finale inaspettato, minimalista a confronto di tutto il resto della storia.
Un romanzo che si divora in due ore, per stomaci forti che riescano a reggere 17 morti violente e apparentemente immotivate. O meglio, originate da cause sempre molto banali e senza collegamento tra loro, ma che fanno pensare ad un folle deus ex machina, ad un serial killer animato da un’illogico movente che nessuno riesce ad individuare. Al di là della storia coinvolgente e ben scritta, l’autore non rinuncia ad alcuni passaggi che ne rivelano la sensibilità e la capacità di tratteggiare brevi istantanee di quotidiana poesia. come questo brano che descrive i lavavetri: "Tutti lì a togliere piccole gocce di nulla. Tutti lì a pretendere un goccio della nostra irraggiungibile e vicina opulenza di gente che arranca fino al ventisette del mese".
Grazie a tutte!
E già: siete tutte donne! Non pensavo di aver scritto un romanzo "femminile"!

IL SETTIMO PLENILUNIO – Capitolo 11

De Mastris e lo spam man- Ilustrazione di Angelo Condello"Il Settimo Plenilunio" è il titolo della "gallery novel" che ho scritto assieme a Simonetta Bumbi, con la collaborazione di Sergio Calamandrei.

Eccoci al undicesimo capitolo del romanzo. Aspettiamo la vostra interpretazione GRAFICA della storia.

Come forse già sapete (se ci avete seguito sin qua) l’idea è di raccogliere in un libro i disegni di diversi illustratori.

Per ora hanno aderito al progetto Niccolò PizzornoSilvia Perosino, Massimo BernaAngelo Condello, Laura Fazio, Fraitz, Arturo di Grazia, Marco Ferrara e, da poco Lexi.

Aspettiamo ancora altri disegnatori. Forza! Unitevi a noi.

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Questo è l’inizio del undicesimo capitolo (il seguito lo potete trovare su www.liberodiscrivere.it).

LO SPAM MAN

De Mastris era appena rientrato nella sua villa, quando sentì suonare al cancello. Riuscivano a raggiungerlo anche là, anche in quella campagna sperduta, anche dietro quelle alte mura, oltre quell’enorme giardino! C’era sempre qualcuno che si permetteva di suonare senza avere appuntamento. Questo lo irritava moltissimo. Ciononostante, andò ad aprire. Era un africano sconosciuto. Un uomo nero. De Mastris non aveva mai avuto paura dell’uomo nero. Non aveva mai avuto paura degli uomini. Di nessun uomo. Erano loro, casomai, ad aver paura di lui. A buon ragione. 

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ILLUSTRAZIONI

Ecco, di seguito, due illustrazioni dell’infaticabile Niccolò Pizzorno (che ho avuto il piacere di conoscere qualche giorno fa allaTerza Serata Ucronica). Il disegno sopra è invece di Angelo Condello.

Lo spam man segue l'auto di De Mastris nella villa. Illustrazione di Niccolò Pizzorno

De Mastris e lo spam man. Illustrazione di Niccolò Pizzorno.

DUE LETTURE RECENTI

VENDETTA DI PIERLUIGI CURCIO

Vendetta di Pierluigi CurcioVendetta” è un romanzo di Pierluigi Curcio (autore crotonese nato nel 1972), edito da Il Filo.

La storia è ambientata in Britannia, qualche anno prima delle gesta arturiane e nei primi anni successivi al ritiro delle legioni romane. Sebbene non manchi qualche riferimento storico e si parli di antichi Romani, Britanni e Sarmati, si tratta soprattutto di un lungo racconto d’avventura, con personaggi la cui caratterizzazione a volte fa pensare al fantasy. Il tema della narrazione è, come dice il titolo, la vendetta, perseguita ed inseguita dai protagonisti del libro. Il loro desiderio di vendetta potrebbe ammantarsi di nobili ideali o di desideri di indipendenza o di patriottismo, ma non è questa la volontà di Curcio, cui interessa maggiormente concentrarsi sulle vicende avventurose e sui diversi punti di vista dei protagonisti.

La caratteristica principale di questo romanzo è, infatti, proprio il punto di vista. La cosa mi ha interessato particolarmente, dato che io stesso, come autore, ho utilizzato punti di vista anomali nei miei romanzi (“Il Colombo divergente” è scritto in seconda persona e “Giovanna e l’angelo”, avendo un doppio protagonista, in una seconda persona che spesso diviene prima persona).

guerriero britannicoLa scelta di Pierluigi Curcio è, invece, quella di scrivere sempre in prima persona ma di Pierluigi Curcioalternare la voce narrante. Il risultato viene raggiunto facendo di ogni capitolo la parte di un diario di ciascuno dei numerosi personaggi: Danil, Fearghal, Fiamma, Parry, Furio Sabino Marcio, Taranis, Eirwheen, Pellegrino e vari altri.

I personaggi, infatti, sono molto numerosi e sono, in un certo senso, un po’ tutti protagonisti, anche se alcuni hanno un ruolo più centrale. Questo può creare qualche confusione nel lettore, ma la presenza di un chiaro titolo per ogni capitolo tipo “Dai diari di Danil” e di un disegno con l’immagine del personaggio narrante aiutano ad eliminare tale confusione.

Il romanzo, pur ricco delle riflessioni personali dei vari personaggi (che ci vengono offerte più spontaneamente proprio grazie all’alternarsi dei punti di vista) si presenta soprattutto come racconto di guerra, avventure, scontri, piccoli intrighi. La narrazione segue un costante succedersi di eventi, che conducono verso il finale atteso, con la piccola sorpresa della scoperta dell’identità del più misterioso ed enigmatico dei personaggi.

Pierluigi Curcio ha un blog su splinder intitolato IL CERCHIO DI PIETRE. Gestisce anche una libreria su aNobii, dove l’ho conosciuto.

Guerrieri brittanici

PRINCIPESSA ORCIDEA CEGLIESE DI FRANCA BASSI

"Principessa Orchidea Cegliese” è una piccola favola scritta da Franca Bassi per raccontare con toni da fiaba, appunto, la storia di un viaggio dal borgo di Ceglie Messapica, in provincia di Brindisi, al borgo di Civita di Bagnoreggio, in provincia di Viterbo.

Franca Bassi e il nipote Buzzichino recitano per Principessa Orchidea Cegliese

Non conosco personalmente l’autrice e di lei so soltanto che è nata a Roma il 17 dicembre 1938, come dice la scarna nota biografica in fondo al libro.
Se non avessi letto che è nata a Roma avrei potuto pensare che questa favola fosse una metafora di un viaggio d’emigrazione da Ceglie a Civita. Da un piccolo borgo ad una altro piccolo borgo. Così forse non è ma che questa storia abbia qualcosa di autobiografico mi sembra probabile, almeno nella descrizione dei luoghi e nella descrizione dei sentimenti. La storia potrebbe essere, forse contemporaneamente, anche metafora della morte. La partenza di Principessa somiglia, infatti, sia ad una partenza per un luogo lontano “senza una data per un ritorno” sia all’estrema dipartita da questo mondo, con lo sconcerto ed il dolore di chi rimane, soprattutto delle anime più semplici e pure. Quasi un saluto prematuro di chi sia consapevole dell’ineluttabilità dell’estremo passo.
Franca Bassi ha scelto la forma della favola, popolando il racconto di fate, folletti e fiori per descrivere  tutta una vita di emozioni, per parlarci di terre che certo deve aver amato, della natura e della vita in genere. Il risultato è questa piccola favola arricchita dalle illustrazioni di Alessandro Bassi e dai costumi dei personaggi realizzati dalla stessa autrice. Un libro che ha il sapore di un dono lasciato da Franca a chi ama, come ricordo di sé.

TERZA SERATA UCRONICA – il giorno dopo

Ieri mattina sono partito da Firenze assieme ad altri due autori dell’antologia “Ucronie per il terzoL'Area Liberodiscrivere millennio”, Sergio Calamandrei e Alberto Pestelli.

Siamo arrivati con largo anticipo presso l’Area Liberodiscrivere di Genova, dove alle 17,00 si sarebbe tenuta la Terza Serata Ucronica, che fa seguito a quelle di Firenze e Modena (vedi qui e qui).

Piombo, il cane di LiberodiscrivereAd accoglierci c’era un simpatico cagnolone e ci siamo subito rincuorati: “se non altro non si potrà dire che al nostro incontro non è venuto neanche un cane!” ci siamo detti.

Subito c’è venuto incontro Antonello Cassan, l’editore e l’ideatore di Liberodiscrivere, questa coraggiosa casa editrice che, partendo da un sito di scrittura nel 2000, ha oggi all’attivo oltre centocinquanta titoli editi, molti dei quali di scrittori cosiddetti “emergenti” ed è sempre presente in tutta Italia con manifestazioni e presentazioni dei suoi numerosi autori, di cui ho avuto il piacere di essere stato il primo edito da loro, con il mio “Il Colombo divergente”, che fu selezionato proprio dai lettori del sito www.liberodiscrivere.it.

La sala riunioni della casa editrice, tappezzata dai nostri libri e da alcune immagini della nuova La Saletta dell'Area Liberodiscriverecollana di fotografia, si è presto riempita oltre che di un nutrito drappello di autori dell’antologia anche di tanta altra gente, tra cui gli autori del Circolo Banchina (e Guido De Marchi ci ha subito piacevolmente sorpreso regalandoci una copia della loro rivista la cui quarta di copertina c’era stata interamente dedicata), la poetessa Elena Zucchini del Circolo culturale L’Alfiere e dell’Accademia Alfieri, il bravissimo e giovanissimo Niccolò Pizzorno che è uno degli illustratori più attivi della gallery novel Il Settimo Plenilunio, alcuni iscritti al blog di scrittura di Liberodiscrivere e tanti altri.

Il pubblico prima dell'inizioDopo i saluti dell’Editore, che ha ricordato l’ormai lungo cammino che abbiamo percorso assieme, ho, come nelle passate edizioni raccontato cos’è l’ucronia (e per questo rimando ai precedenti post), ricordando alcuni dei principali autori, quali Dick, Churcill, Tutledove, Harris, Harrison, Silverberg, Farneti, Stocco, Brizzi, e come questo libro sia nato dal desiderio di far conoscere meglio questo genere letterario così ricco di potenzialità.

Ha poi preso la parola un preparatissimo Renato Fancello (uno degli autori di Tr@mare, un romanzo collettivo che poco ha da invidiare a Wu Ming) che c’ha illustrato i collegamenti tra l’ucronia come branca storica e l’ucronia letterararia, gli impatti delle “divergenze” sul flusso storico e ha evidenziato la ricchezza di “Ucronie per il terzo millennio” che riunisce al suo interno racconti esemplificativi non solo di ogni epoca storica ma anche di ogni tipologia ucronica (racconti ambientati nel momento in cui nasce la divergenza e altri ambientati più avanti nel tempo), di ogni “tono stilistico” (dall’ironico, all’umoristico, all’ispirato, all’intimistico) e di diversi punti di vista.

Il suo intervento si è concentrato sulla diversa visione del rapporto causa-effetto che si può avere nella Storia come la studiamo negli ultimi decenni (improntata al cosiddetto Principio di Conservazione della Realtà percui anche se muto la Storia, questa poi riprende comunque il suo corso originario, essendo in un certo senso “predeterminata”) e nell’ucronia (che invece si rifà al principio del Battito d’ali della Farfalla che secondo Lorenz può provocare un tornado in Texas – vedi in merito il recentissimo post di Antares666).

Alcuni autori ucronici: Calamandrei, Menzinger, Pestelli, Segalerba, Rosati, Campanella

Ha poi parlato il giallista Sergio Calamandrei (autore, tra le altre cose, del romanzo “L’unico peccato), che ha presentato il suo racconto, un interessante esempio di storia ucronica sviluppata in due momenti, avendo al suo interno sia il momento della divergenza storica, sia la descrizione degli effetti a oltre 2.700 anni di distanza!

Dopo Calamandrei la poetessa genovese Gianna Campanella ha parlato della sua esperienza ucronica, dell’importanza “formativa” di questo genere letterario e ha letto dei brani del suo racconto, un esempio di ucronia ai confini con l’utopia, descrivendo un mondo utopico di serenità, ma con un ironico finale a sorpresa, che svela come questa felicità sia, in realtà “artificiale”.

È quindi intervenuto il giovane autore, Rossano Segalerba, che oltre ad evidenziare l’importanza dell’ironia e dell’umorismo in tutta la silloge, c’ha parlato del suo racconto, del tutto originale sia rispetto all’insieme del libro, sia, io credo, rispetto all’attuale produzione della letteratura ucronica, in quanto più che descrivere una divergenza ucronica o il suo effetto, descrive invece un mondo in cui un “pezzo di Storia” sia avvenuto in un altro luogo e in un altro tempo.

Angela Rosati (che oltre che una delle autrici più presenti nel libro, ha anche realizzato la copertina) c’ha poi parlato dei suoi otto racconti, che riuniscono molti dei possibili generi di ucronie (da quelle personali, a quelle umoristiche, a quelle “politiche”), facendoci notare come la caratteristica comune dei suoi racconti sia l’aver descritto personaggi in età giovanile. In effetti, l’intera antologia, trattando in prevalenza “ucronie biografiche” (legate cioè alla vita di specifici personaggi storici – cosa che meglio si presta alla dimensione del racconto, rispetto, ad esempio, a descrivere grandi mutamenti sociali) spesso parla di giovani. Del resto nella vita di ognuno di noi il momento delle scelte è spesso in questa fase della vita. Dunque non stupisce che possa essere durante la giovinezza dei personaggi che molti autori abbiano individuato il momento in cui la storia muta.

Ha chiuso la serata Alberto Pestelli, autore ben presente nell’antologia, che c’ha parlato delle sue storie, una che vede la scoperta dell’Europa da parte dei Maya e altre tre, scritte con dialoghi in vernacolo fiorentino, d’ambientazione toscana, una su Dante che muore senza completare la Divina Commedia, un’altra su Giotto che non diventa pittore e una terza, ambientata ai nostri giorni, in cui la Toscana è ancora un Granducato autonomo.

Gli interventi sono stati intervallati da varie domande del pubblico, in particolare sulla differenza tra ucronia e fantapolitica, ucronia e romanzo storico e sulla possibilità che l’autore ucronico induca il lettore nell’equivoco di prendere per vera la sua versione della Storia.

Dopo un aperitivo offerto dall’Editore, abbiamo concluso la serata in una vicina pizzeria dove abbiamo avuto modo di discutere ancora di questi argomenti e si è anche parlato delle potenzialità di tanti nuovi autori poco conosciuti ma di grande potenziale, tra cui sono stati ricordati, ad esempio Andrea Rossetti, Laura Costantini, Loredana Falcone, Vanni Santoni, Rossella Drudi, Monica Caira Monticelli, Lina Dettori, Luisa Ferretti e Giuliana Argenio.

Leggi anche:

Fatherland e le ucronie naziste

Ho letto in edizione Mondadori “Fatherland” di Robert Harris, un classico dell’ucronia.
Come “La svastica sopra il sole” di Dick (di cui ho già parlato qui), oltre ad essere entrambi due dei romanzi ucronici più famosi, tutti e due immaginano un mondo in cui la Germania abbia vinto la seconda guerra mondiale.

Il mondo nel 1964 secondo "Fatherland"

A parte questi due aspetti, i due romanzi sono però piuttosto diversi tra loro. Innanzitutto è diverso lo scenario: in Fatherland la Germania si è espansa soprattutto verso est, arrivando fino agli Urali, mentre nel romanzo visionario di Dick l’America è stata spartita tra Germania e Giappone. Qui, invece, il ruolo del Giappone appare minimo, dato che il solo vero trionfatore del conflitto è il Terzo Reich. In entrambi l’Italia non svolge alcun ruolo di rilievo.
Fatherland - il filmÈ stato scritto che “Fatherland” non sarebbe pienamente ucronico perché sulle ricostruzioni ambientali prevale la trama di tipo thriller/poliziesco. Non sarei d’accordo con una simile affermazione, perché credo che un romanzo ucronico non dovrebbe essere solo “ricostruzione storica” ma debba avere anche una trama che possa attrarre il lettore.
In ogni caso la ricostruzione di un mondo dominato da Berlino è realizzata con un’attenta documentazione e sembra molto plausibile.
Anche per quanto riguarda la trama, “Fatherland” è ben costruito e si seguono con piacere le avventure dell’ufficiale delle SS Xavier March che, nel 1964, indaga su alcune morti che sembrano avere la loro causa in una serie di furti di opere d’arte perpetrati da gerarchi nazisti durante la Guerra, riuscendo poi a scoprire… molto di più.
Belli pure i personaggi. Rimane molto impresso il bambino, figlio del protagonista, che per rispetto delle regole del nazismo, tradisce il suo stesso padre, di cui si vergogna, perché non sufficientemente “allineato” al regime, sebbene sia un ufficiale delle SS! Interessante anche la figura della giornalista americana, intorno alla quale si snoda il “doppio gioco”.
La storia si sviluppa come un ottimo romanzo di spionaggio con tanto di belle donne, interrogatori con tortura e fughe. Al punto, in effetti, che in certi momenti quasi ci si dimentica che lo scenario è inventato, che Joseph Kennedy non è mai stato presidente degli Stati Uniti, che non ha certo incontrato Adolf Hitler nel 1964 e che la Comunità Europea non è un insieme di stati satelliti del Terzo Reich.
Ciò che fa di questo romanzo un buon esempio di allostoria è anche il riuscire a farci riflettere su mondi possibili e, in particolare, dandoci un quadro per nulla caricaturale di un mondo germanizzato, ci consente di meglio apprezzare il nostro presente e meglio capire il passato, su cui, peraltro, fornisce importanti informazioni, ricostruendo, storicamente e non ucronicamente, l’orrore dei lager e della “soluzione definitiva” per lo sterminio del popolo ebraico.
 
* * * *
 
La seconda guerra mondiale, il nazismo e il fascismo sono argomenti stimolanti per gli autori ucronici, certo per la vicinanza degli eventi e per la loro enorme rilevanza storica, cosa che rende più facile immaginare gli effetti delle “divergenze” sul presente, rispetto ad eventi più antichi. Oltre a "The Man in the High Castle" di Philip Dick (La svastica sul sole – 1962), ricorderei "Se Hitler avesse vinto la guerra” di Winston Churchil; "Il signore della svastica" di Norman Spinrad, in cui Hitler diventa uno scrittore di fantascienza; "The plot against America" (il complotto contro l’America) di Philip Roth, in cui si ipotizza che il fanatico nazista Charles Lindberg vinca le elezioni al posto di Roosvelt; "Il sindacato dei poliziotti yiddish" di Michael Chabon, in cui si immagina che dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale gli ebrei trovino una nuova patria in Alaska; “Storia di domani" di Curzio Malaparte, in cui il PCI va al potere subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale; Nero italiano” e “Dea del caos” di Giampietro Stocco in cui si ipotizza che l’Italia fascista non sia entrata in guerra nel 1940 e il regime sia proseguito integro fino al 1975; La trilogia “Occidente” di Mario Farneti; e forse anche "I biplani di D’Annunzio" di Masali. Persino io ho pubblicato un racconto allostorico su Hitler nell’antologia “Ucronie per il terzo millennio".
Credo che questo sia il periodo storico più sfruttato in assoluto dalla storia controfattuale!
*****
A proposito di Ucronie per il terzo millennio, Vi ricordo che chiunque abbia voglia di discutere di libri e ucronia è invitato
SABATO 4 OTTOBRE 2008 ALLE ORE 17,00
 alla
SERATA UCRONICA
PRESSO L’AREA LIBERODISCRIVERE DI GENOVA
Via GT Invrea 38 rosso 1629 Genova
durante la quale altri autori ucronici ed io presenteremo la raccolta
 

Allostoria dell’umanità da Adamo a Berlusconi
Edizioni Liberodiscrivere (www.liberodiscrivere.it)
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