Quanti romanzi e quanti racconti ho già letto del fiesolano-sardoAlberto Pestelli? Difficile tenere il conto, perché spesso i suoi romanzi brevi escono in trilogie. Mi riferisco, in particolare, alle indagini della famiglia Fantini, che credo assommi a quattro trilogie.
Credo, peraltro, che “La sala delle agitate”, uscito, come di consueto in self-publishing con YouCanPrint, nel dicembre 2021, sia il più inteso e maturo dei suoi libri.
Il volume è il secondo della serie iniziata con “Gli addormentatori di via del Cocomero” con cui il nostro farmacista (speziale) scrittore non abbandona i toni del giallo investigativo delle detective story della saga dell’Etrusco tra i nuraghes, ma scopre una vena storica che arricchisce di contenuti la sua narrativa, portandoci qui a scoprire una Firenze all’inizio di quella breve esperienza storica che la vide capitale d’Italia, periodo cui come Gruppo Scrittori Firenze abbiamo dedicato il volume “Accadeva in Firenze Capitale” (Carmingnani, 2021). Non per nulla, tra i revisori dell’opera del Pestelli, leggiamo anche il nome del curatore storico di tale antologia Sergio Calamandrei. Indegnamente leggo anche il mio nome nei ringraziamenti finali e ne ringrazio l’autore, sebbene sono certo che tale opera sarebbe potuta nascere felicemente anche senza il mio, citato, sostegno.
L’opera prende ispirazione e si snoda dall’immagine di un dipinto omonimo di Telemaco Signorini del 1865 (in copertina) che ritrae una sala in cui vivono alcune pazienti affette da problemi mentali. Scopriremo che una di queste sventurate è implicata in una complessa vicenda di omicidi, scambi di persona, intrighi e tradimenti cui fa da sfondo una vivace e realistica ricostruzione della Firenze di quegli anni.
Alberto Pestelli
A indagare troviamo anche un collega dello Speziale degli Innocenti (come si definisce l’autore), il farmacista Efremio Primo Innocenti, che affianca l’Applicato di Pubblica Sicurezza Romualdo Noferini. Si conferma, dunque, l’impostazione che caratterizzava anche la precedente saga di indagini in cui accanto agli investigatori ufficiali, si uniscono parenti e amici, tipica della narrativa del Pestelli.
Mentre il mistero si dipana possiamo quindi nel contempo scoprire la Firenze che fu e i complessi rapporti familiari dei personaggi. La famiglia è, infatti, sempre al centro delle opere di questo autore che con “La sala delle agitate” ha dato prova di saperli gestire anche come elemento dell’intrigo giallo e non solo come rapporti tra gli investigatori come già avveniva nelle vicende del clan Fantini.
Joshua Di Bello, chi è costui? Nessuno e molti. Sulla quarta di copertina di “Vitreo” (Opera Indomita, Giugno 2022) si legge “Joshua Di Bello esordisce nel mondo della scrittura nel 2016, interpretando se stesso nel romanzo Gli affamati (Homo Scrivens) del collettivo letterario Gruppo Nove”.
Credo, in realtà, che dietro questo pseudonimo si nasconda un gruppo di autori che a tale collettivo fa capo.
E cos’è “Vitreo”? Un breve thriller-detective story con toni da horror soprannaturale, con una serie di morti inspiegabili così numerose da ricordarmi il mio “Ansia assassina” (Liberodiscrivere, 2007), anche se credo non superi il suo record di decessi.
Significativa la citazione iniziale, presa da Dylan Dog che a molti già spiega il tipo di atmosfere che si
possono aspettare. Tutto gira attorno a una miniera di quarzite dalle strane proprietà e alla litigiosa famiglia Smokey.
Non manca l’investigatore che con così tanti casi pensa al serial killer ma brancola nel buio e in un letale gioco di specchi.
Lettura veloce che fa divorare le pagine una dietro l’altra, con un ritmo serrato e unitario nonostante le molte mani che credo siano dietro quest’opera singolare.
Ho scoperto Silvia Aonzo, in arte Alonso, in occasione della selezione dei racconti per l’antologia “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021), da me curata assieme a Caterina Perrone per il Gruppo Scrittori Firenze per la ricorrenza dei 700 anni dalla morte dell’Alighieri. Avevamo indetto un bando e Silvia Alonso ha risposto inviando il suo racconto “Ready Infernum Player”, che mi colpì molto per l’accostamento tra il sommo poeta e Spielberg, oltre che per lo stile coinvolgente e la trasformazione del viaggio dantesco nei passaggi di livello di un videogame. Il racconto si è anche classificato secondo per la sessione racconti inediti sull’inferno dantesco al Premio Letterario Internazionale Creati-Vita Firenze (15 Maggio 2021).
Leggo ora un suo romanzo che nel titolo fa il verso, questa volta, al film “Il diavolo veste Prada” (2006) di David Frankel, con Meryl Streep. Si intitola, infatti, “L’angelo veste Sado” (Bré Edizioni, 2021), un giallo a forti luci rosse, ambientato nel mondo dei locali per soli uomini e del sado-masochismo, con Mistress dominatrici, Slaves assoggettati e pronti a godere del proprio dolore. Una detective-story in cui l’ambientazione prevale forse sull’indagine.
In comune con “Ready Infernum Player” ritroviamo poco più del nome di uno dei locali, Infernum, e una
Silvia Alonso
riflessione sull’esoterismo in Dante Alighiei. Per il resto si viaggia piuttosto sui binari della seduzione a tinte forti, dove la concretezza dell’attrazione fisica niente ha di platonico e in cui l’artisticità ginnica della pole dance sfuma nell’erotismo della lap dance, dove due ragazzine si avvicinano a quest’attività partendo dal fascino degli esercizi attorno a un palo ai giardinetti.
E come nel più classico dei gialli non mancano il morto e l’assassino.
Ora che Silvia Alonso è entrata a far parte del Gruppo Scrittori Firenze, il nostro Marco Cibecchini avrà finalmente un’altra autrice che si cimenta con l’erotismo con cui confrontarsi.
Alberto Pestelli ha dedicato al Maresciallo Fantini e alla sua famiglia di investigatori sardo-fiorentini ben 12 romanzi brevi o meglio 4 trilogie, dato che sono riuniti in volume di tre storie. Il quarto volume comprende i racconti lunghi “Il barrito della roccia”, “Il mirto di Dante” e “Un caso marcio…”.
In tutti ritroviamo, come già nei precedenti di cui ho avuto modo di scrivere, le vicende di questa famiglia che si intrecciano con le indagini, un’attenzione alla cucina, ai vini locali e agli aspetti paesaggistici.
Ne “Il barrito della roccia” Fantini va a ricercare le motivazioni della presunta morte di un caro amico avvenuta molti anni prima.
“Il mirto di Dante” ci parla invece di misteriosi avvelenamenti da mirto che provocano la morte di alcune figure al margine della società. Pulizia etnica, scarsa attenzione nella produzione o concorrenza molto sleale?
“Un caso marcio…” parte dalle riflessioni di un’insegnante insospettita dal tema di una sua allieva, che poco dopo è ritrovata morta. Ci parla di bullismo, di malattia e di gravidanza.
Questo racconto pare sarà anche l’ultimo con il Maresciallo Fantini, che, nel finale dichiara “La smetto qui… l’Etrusco tra i nuraghes ha detto basta!”
Alberto Pestelli
Lo stesso Alberto Pestelli nei ringraziamenti finali decreta che “ha termine la saga del Maresciallo Fantini”. Nuove storie saranno scritte con protagonista il farmacista (come Pestelli) Primo Innocenti, già incontrato ne “Gli addormentatori di via del Cocomero”.
Leggere i ringraziamenti è stata una piacevole sorpresa, perché oltre a citare la comune associazione Pro Natura e tanti amici che condividiamo (Gianni Marucelli, Sergio Calamandrei, Iole Troccoli, Maria Iorillo, Paolo Ciampi, Guido De Marchi, Oscar Montani e Caterina Perrone oltre ad altri) cita persino il sottoscritto. Ringrazio quindi qui per la considerazione ricevuta indegnamente e ne approfitto per ricordare l’incontro con Alberto Pestelli, che avvenne ormai molti anni fa nel Laboratorio di Scrittura di Liberodiscrivere e che portò alla collaborazione per la redazione dell’antologia multiatautore “Ucronie per il terzo millennio”, cui parteciparono anche alcuni dei nomi prima citati. La più recente delle nostre collaborazioni è invece la partecipazione all’antologia “In perfetta felitudine”, voluta da Pro Natura Valdarno, in collaborazione con Pro Natura Firenze, opera i cui proventi andranno in beneficienza per un gattile nel Valdarno. Il volume sarà presentato domenica 10 ottobre 2021 nel contesto del Firenze Animal Day, che si svolgerà a Firenze presso il Giardino dell’Orticoltura, alle 10,20 circa, alla presenza dell’Assessore Cecilia Da Re.
“Miraggi di silicio” (1994) di Massimo Pietroselli (Roma, 6 ottobre 1964) è un romanzo di fantascienza vincitore del Premio Urania. Per certi aspetti potremmo definirlo opera di anticipazione. Certo è stato scritto negli anni ’90 e non nel 1800, quando la strada dell’informatica era già ben delineata (nel 1990 persino la mia tesi di laurea era sull’intelligenza artificiale) ma la sua visione di un mondo in cui reale e virtuale si mescolano sembra sempre più somigliare al nostro futuro. Trovo che un’altra idea anticipatrice sia quella di immaginare una diffusione del telelavoro (oggi diremmo smart working) che allora poteva sembrare fantascienza ma che oggi, per effetto del covid-19, è divenuta brutalmente e rapidamente la realtà.
Interessante la considerazione che fa derivare da questo assunto: il ricorso massivo al telelavoro svuota di senso le città. Erano cresciute con l’industrializzazione, svuotando le campagne, per consentire a masse di persone sempre più grandi di essere vicine alle fabbriche e agli uffici. In un contesto di smart working, di consegne a domicilio (B2C), home entertainment, non abbiamo più bisogno delle città, ed ecco che queste si svuotano a favore di quelli che Pietroselli chiama Borghi. Sarà il nostro futuro? Salvo qualche probabile apocalisse che interrompa il processo, mi pare che la via oggi più di allora paia proprio questa.
Il romanzo si colloca quindi, anticipandole, dalle parti della saga cinematografica di “Matrix” (1999) Andy e Larry
Massimo Pietroselli
Wachowski (ma senza gli effetti speciali delle battaglie a tempo rallentato/ accelerato) o anche di “Ready Player One” il film di Steven Spielberg del 2018, che riprende il romanzo “Player One” (2010) di Ernst Cline.
Se vogliamo trovargli dei precedenti, possiamo pensare a un altro film, “Tron” di Steven Lisberger, del 1982. Qui, però siamo in un videogame o al romanzo “Il gioco di Ender” di Orson Scott Card, del 1985, in cui il protagonista crede di partecipare a un addestramento in ambiente virtuale ma in realtà combatte veramente.
Diciamo che è proprio questo il tema di “Miraggi di silicio”: quando il virtuale somiglia troppo al reale (o viceversa) non riusciamo più a distinguerli. Viviamo una vita credendola reale (come in Matrix) ma siamo solo “addormentati”, fisicamente in “Matrix”, mentalmente in “Miraggi di silicio”. Ed ecco quindi i virus (informatici) che mescolano le carte. Non posso non pensare a quelli che in “Matrix” diverranno in “deja-vu”. La confusione tra reale e artificiale fa anche pensare a “Blade Runner” (1982) e alla difficoltà di riconoscere i replicanti (film tratto dal racconto di Dick “Do Androids Dream of Electric Sheep?”) o ai cloni della serie TV “Orphan Black” (2013-17): tra tante ragazze uguali, qual è l’originale?
Opera, questa di Pietroselli, anticipatrice dunque del presente, del futuro ma anche di altre opere letterarie e cinematografiche. Un plauso anche alla giuria del Premio Urania per averlo percepito già nel 1994.
“La sottile lotta dei vinti” (Porto Seguro, Ottobre 2020) di Davide Gadda è una piacevole antologia ricca di sorprese e colpi di scena.
“Inganni e illusioni sono le prime parole che Davide Gadda utilizza per descrivere La sottile lotta dei vinti” si legge in quarta di copertina e, in effetti, sono undici racconti tutti giocati sulla scoperta e il disvelamento, ma anche storie che ci parlano di noi, del nostro tempo, fatto di personaggi che a volte ricorrono alla violenza per soddisfare desideri individualistici, sintomo di una società un po’ malata.
Undici racconti che possono essere anche occasione per parlare dello “ordinario
Davide Gadda
sperpero di denaro pubblico”, di mafie, appalti truccati, omicidi, persino di intrighi internazionali, piccoli e grandi saccheggi, regolamenti di conti, contrabbando e traffici illeciti.
Eppure in mezzo a questo substrato quanto mai reale ecco apparire talora personaggi più o meno surreali, come i personaggi usciti dall’opera di uno dei protagonisti, la strana vecchia nel bosco che forse è altra cosa o la stanza d’albergo popolata da presenze ultraterrene.
Un’interessante prova d’autore per questo milanese trapiantato in Toscana.
Ho appena finito di leggere il giallo al femminile “In punta di sangue” (Novembre 2019) della fiorentina Francesca Tofanari, di cui avevo già letto un altro volume, scritto assieme a Matteo Poggi e Loriano Stagi, assai diverso da questo: “Sassaiole e Capirotti”, una sorta di saggio storico o memoria del passato intorno al quartiere fiorentino di San Frediano.
“In punta di sangue” è invece una detective story che mescola “I Love shopping” con “Sex and the city”, tingendoli di italianità. Ci narra di un mistero, che partendo dal ritrovamento di una borsa di marca, porta a omicidi, lotte per la sopravvivenza di una compagnia di danza, con tutte le complicazioni sociali che girano all’interno di una simile comunità.
È anche la storia di un’amicizia tra donne, uno spaccato sociale su una piccola borghesia moderna, una riflessione leggera sulla vita contemporanea.
Di Alessio Seganti ed Emiliano Mecati avevo già letto e apprezzato un romanzo di fantascienza dal titolo “Karma avverso” (Tabula Fati, 10/10/2018).
Alla coppia si è ora aggiunto Federico Marangoni per realizzare un’opera di genere assai diverso: un giallo storico, intitolato “Fiamma e ombra” (Solfanelli, Settembre 2020).
Eppure, i due romanzi hanno qualcosa in comune: una giovane, bella ed eroica protagonista e un’indagine. Anche questo personaggio, come la protagonista di “Karma avverso” pare essere particolarmente amata dalla Fortuna.
L’ambientazione è emiliana (il sottotitolo suona “Un intrigo bolognese”), nell’anno 1390 e si snoda attorno all’edificazione della grande cattedrale “popolare” di San Petronio, voluta dalla gente della città ma avversata dalla Chiesa di Roma.
La giovane Lucia Fiamma è una ragazza un po’ fuori dal suo tempo, figlia del professore di diritto Domenico Fiamma (che conduce l’indagine attorno a un misterioso incendio e a un furto), è quanto mai colta in varie discipline, atletica e spregiudicata e anche il padre appare di larghe vedute nel tollerare i suoi amori vedovili (Lucia ha perso in giovane età il marito) con il proprio studente provenzale Bertram, abile spadaccino. Il terzetto si destreggia tra intrighi e misteri, mettendo a repentaglio le loro stesse vite.
Un romanzo avvincente, intenso, ben scritto, che conferma la solidità narrativa di questa coppia di scrittori ora mutata in terzetto, con felice esito. L’esperienza storica di Marangoni ha certo contribuito positivamente al risultato.
Che altra sorpresa avremo da questi autori in futuro? Quale altra firma si aggiungerà alle loro e quale genere letterario vorranno esplorare? Visto i precedenti, non posso che attendere con curiosità le novità in arrivo.
Fabrizio De Sanctis (uno degli autori del GSF – Gruppo Scrittori Firenze)
Uno dopo l’altro i tassisti di Firenze vengono uccisi. Stessa arma, una Calibro 22, stesso giorno della settimana, il venerdì. A volte, però, il serial killer si prende delle libertà e ammazza anche una prostituta e un travestito e colpisce in altri giorni. La polizia indaga. Questa, in sintesi, la trama del romanzo di Fabrizio De Sanctis “Una vendetta quasi perfetta” (Libromania, 2017).
Perché l’ho letto? Perché in molti mi avevano detto quanto De Sanctis scriva bene e ne avevo avuto piena conferma leggendo dei suoi racconti. Solo che Fabrizio De Sanctis scrive soprattutto gialli e di dimensioni notevoli (questo con le sue oltre 300 pagine è uno dei più brevi) e io non amo i gialli! Se uno scrive bene, però, i suoi libri vanno letti lo stesso, anche se il genere non ci convince.
In effetti, “Una vendetta quasi perfetta” scorre proprio alla grande e si legge con piacere, grazie a uno
sviluppo dell’indagine che rivela poco per volta, prima pare andare in una direzione per poi scoprire altre possibilità. Inoltre, il colpevole non appare solo all’ultimo, senza una ragione, come in opere meno riuscite di altri, e i personaggi hanno il loro spessore e il loro perché. Insomma, un bel libro, intenso, con dialoghi efficaci e realistici.
Considerate che se c’è una cosa che mi piace poco leggere, oltre ai gialli in genere, sono le detective story con poliziotti o carabinieri e qui. ci sono entrambi, eppure la buona scrittura di Fabrizio De Sanctis mi fa passare sopra questa mia allergia. Sarà, perché pur inserendo la storia in una precisa ambientazione fiorentina (di cui ritrovo luoghi e atmosfere), non indulge a creare macchiette o a toni strapaesani. Buon segno, no?
Immaginate un serial killer che prediliga le donne incinta, che asporti dal loro ventre i bambini non nati, che ami gli indovinelli a base di opere d’arte. Immaginate il tema del doppio. Immaginate un diario crittografato che potrebbe nascondere oppure no la soluzione del dramma in corso. Immaginate una detective story in cui l’investigatore corra contro il tempo per salvare dalle grinfie di un serial killer una persona a lui molto cara. Immaginate che soffra della sindrome di Asperger. Avrete così un’idea dell’intenso thriller ideato da Diego Pitea “L’ultimo rintocco” (edito da GoWare), romanzo che ho scoperto grazie alla Fiera del Thriller e del Noir organizzata di
recente dal Collettivo Scrittori Uniti.
Il ritmo a volte si fa serrato, la curiosità è stimolata e il lettore si sente coinvolto nella risoluzione del mistero e nello svolgimento dell’azione, che non manca. Inevitabile pensare a Dan Brown, e anche se Pitea si muove diversamente la qualità del testo non è poi così diversa.
Il finale fornisce persino il profilo psicologico dell’assassino.
Nato a Roma il 3 Gennaio 1964, dove si laurea in Economia e Commercio, vive a Firenze, dove lavora nel project finance.Con la moglie Antonella, ha una figlia, Federica.
Pubblica con Liberodiscrivere Il Colombo divergente (2001), Giovanna e l’Angelo (2007), Ansia assassina (2007), Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale (2010), il romanzo collettivo illustrato Il Settimo Plenilunio (2010), la raccolta di testi a quattro mani Parole nel Web (Liberodiscrivere, 2007) e cura l’antologia collettiva Ucronie per il Terzo Millennio (2007).
Sperimenta le tecniche del web-editing e del copyleft per il secondo volume della serie I Guardiani dell’Ucronia (Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati (2013) e per La Bambina dei Sogni (più edizioni tra il 2012 e il 2013). Il Settimo Plenilunio e Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati sono romanzi illustrati da numerosi artisti (c.d. gallery novel). Con Porto Seguro Editore pubblica in tre volumi Via da Sparta: Il sogno del ragno (2017), Il regno del ragno (2018), La figlia del ragno (2019), nonché il saggio Il narratore di Rifredi (2019).
Tabula Fati nel 2019 pubblica la sua raccolta di racconti Apocalissi fiorentine, opera finalista al Premio Vegetti 2021, il cui racconto Collasso domotico è stato scelto per il volume Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019 (edito da Delos e vincitore del Premio Italia); e nel 2020 la fan-fiction di sette autori Sparta ovunque (Tabula Fati), finalista al Premio Vegetti, ispirata ai romanzi della saga Via da Sparta.
Cura con Caterina Perrone l’antologia Gente di Dante (Tabula Fati, 2021).
Pubblica con Massimo Acciai Baggiani il romanzo di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022)
Ha inoltre pubblicato vari racconti, poesie, articoli, recensioni e altro in antologie, riviste e siti internet
Su di lui sono stati scritti i saggi “Il sognatore divergente” (Porto Seguro Editore, 2018) di Massimo Acciai Baggiani e “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli.
PSICOSFERA - Non siamo soli sulla Terra. Non lo siamo mai stati.
Apocalissi Fiorentine – Gruppo Editoriale Tabula Fati
GENTE DI DANTE - antologia del Gruppo Scrittori Firenze curata da Carlo Menzinger e Caterina Perrone
Sparta ovunque – 7 racconti di 7 autori ambientati nel mondo di “Via da Sparta”
Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza indipendente italiana 2019
La figlia del ragno (Via da Sparta) Porto Seguro Editore
Il sognatore divergente – La produzione letteraria di Carlo Menzinger di Preussenthal tra ucronia, fantascienza e horror – di Massimo Acciai Baggiani – Porto Seguro Editore
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER - Chiara Sardelli ricerca i riferimenti storici, geografici e culturali fiorentini nell'antologia "Apocalissi fiorentine"
Il regno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
Il sogno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
La Bambina dei Sogni – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Il Colombo divergente – Edizioni Liberodiscrivere
Giovanna e l’angelo – Edizioni Liberodiscrivere
Ansia assassina – Edizioni Liberodiscrivere
Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale – Edizioni Liberodiscrivere
Il narratore di Rifredi – Porto Seguro Editore
Il Settimo Plenilunio – Edizioni Liberodiscrivere
Parole nel Web – Edizioni Liberodiscrivere
Ucronie per il Terzo Millennio – Edizioni Liberodiscrivere
Il Terzultimo Pianeta – Ed. Lulu ed E-book gratuito
Schiavi part-time – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Spada di inchiostro – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Sangue blues – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Rossi di sangue sono dell’uomo l’alba e il tramonto – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Carlo Menzinger è membro del GSF -Gruppo Scrittori Firenze
Carlo Menzinger, membro del Consiglio Direttivo del GSF dal 2019, ne ha curati con Barbara Carraresi gli incontri letterari, gestisce il blog e dal 2022 coordina il Premio Letterario La Città sul Ponte. Nel 2021 ha curato, con Caterina Perrone, per il GSF l'antologia "Gente di Dante".
Carlo Menzinger è membro dell’associazione degli autori di fantascienza “World SF Italia”