Archive for marzo 2012

GLI ALIENI SONO TRA NOI

Yukio Mishima

Stella meravigliosa” dell’autore giapponese Yukio Mishima (letto nell’edizione Guanda), è forse uno dei romanzi che meglio rappresenta l’angoscia da guerra fredda, la paura della bomba atomica e la perdita di riferimenti degli anni ’60 del secolo scorso. Non a caso a scriverlo è proprio un autore nato nel solo Paese ad aver subito il devastante effetto di due esplosioni nucleari, barbaramente provocate su una popolazione civile.

Mishima, pseudonimo di Hiraoka Kimitake (平岡公威) (Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970) è autore particolare, apolitico per auto-definizione, ma nazionalista e militarista per comportamento. Si toglierà la vita in diretta televisiva mediante la cerimonia rituale del seppuku “taglio dello stomaco”). Per i giapponesi, infatti, il ventre è la sede dell’anima e con questo suicidio se ne mostra l’immacolatezza, confermando il proprio onore non macchiato.

Stella meravigliosa” ci parla di una famiglia di alieni che vive sulla Terra. Il padre viene da Marte, la madre da Giove, la figlia da Venere, il figlio da Mercurio. Sulla Terra poi i membri di questa insolita famiglia non sono i soli extra-terrestri. Ce ne sono anche altri del sistema solare e persino provenienti da stelle lontane. Detto così vengono in mente storielle buffe alla Mork & Mindy o qualche cartone animato, al massimo Men in Black. Il romanzo, però, ha ben altro tono e spirito.

Stella Meravigliosa -Yukio Mishima

Come può essere che alieni di pianeti diversi siano parenti? Semplicemente perché tutti loro sono esattamente uguali a noi. Un po’ come ne l’Invasione degli Ultracorpi, anche qui abbiamo a che fare con alieni nel corpo di esseri umani. Solo che non ci sono arrivati traumaticamente. Semplicemente un giorno, di solito alla vista di un UFO, hanno scoperto di non essere umani e hanno intuito di provenire da un pianeta o da un altro.

Insomma, una famiglia di svitati? Forse, ma Mishima non li descrive nettamente come tali. Pur lasciandoci il dubbio, segue le loro vicende con partecipazione. Questi alieni sono consapevoli di non dover dare nell’occhio, di non dover mostrare la loro “superiorità”, ma hanno una missione: salvare la Terra dall’incombente minaccia nucleare e l’umanità dalla quasi sicura prossima autodistruzione.

Possiamo aspettarci che, da un momento all’altro, per motivi accidentali, scoppi una guerra. Basterà che qualcuno prema il pulsante di un telecomando e un antimissile, un missile Nike, uno ICBM a combustibile solido o un minuteman voleranno alla velocità oraria di ventitremila chilometri. Nessuno potrà sfuggire.. non avranno neppure il tempo soffrire” (pag. 117).

Seppuku di Yukio Mishima

Il padre JñichirÜ allora si espone, cercando di far proseliti, tenendo conferenze in cui annuncia che i dischi volanti che qualcuno vede in cielo (gli extraterrestri li vedono più facilmente e questo provoca in loro una vera estasi) compaiono per avvertire l’umanità del pericolo incombente.

Ci sono, però, anche gli alieni provenienti dalla costellazione del Cigno. Anche loro amano l’umanità. Anche loro la vogliono salvare, ma hanno altri metodi. Sono convinti che per noi non ci siano più speranze e vedono l’esistenza degli umani come una dolorosa e inutile agonia. Vogliono dunque accelerare il nostro processo di autodistruzione, provocando un’eutanasia di massa.

 
 

 

 

 

 

Un giorno riescono a trovare il padre e gli espongono le loro teorie. Spiegano che “gli esseri umani sono caratterizzati da tre malattie congenite, ovvero da tre difetti predestinati. Il primo è l’interesse per gli oggetti, il secondo l’interesse per gli esseri umani , il terzo l’interesse per le divinità. Se l’umanità rinunciasse a questi tre interessi potrebbe forse evitare la distruzione, ma a mio parere sono malattie inguaribili” (pag. 156). Secondo gli alieni del Cigno, che argomentano filosoficamente la questione, tutte e tre queste malattie portano alla costruzione della bomba atomica e, inevitabilmente, alla sua attivazione.

JñichirÜ si mostra d’accordo con loro, ma lui combatte ancora per far affermare la Pace. Ha maggior fiducia nell’umanità, che ritiene avere, a compensazione delle tre malattie, cinque pregi, quelli che il marziano vorrebbe scrivere sul nostro epitafio:

Suicidio atomico

Mentivano spudoratamente.

Ornavano di fiori sia la gioia sia il dolore.

Tenevano in gabbia uccellini.

Arrivavano in ritardo agli appuntamenti.

Ridevano sovente.

Riposino in pace nel sonno eterno>>.

Che, tradotto nella vostra lingua, suona:

<<Qui giace la specie umana che abitava in un pianeta chiamato Terra.

Erano degli artisti.

Usavano gli stessi simboli sia per la gioia sia per il dolore.

Privavano gli altri della libertà affermando per contrario la propria.

famiglia di alieni

Conoscevano l’arte di spazzare via temporaneamente il vuoto con il loro fiato.

Riposino in pace nel sonno eterno” (pag. 174).

Questi al marziano sembrano motivi sufficienti per salvarci. Uscito però dalla lunga discussione con gli altri extraterrestri, qualche giorno dopo il padre si ammala e conscio di avere ormai poco da vivere nel suo corpo umano decide di partire con tutta la famiglia i cui membri, dividendosi, sarebbero tornati ciascuno al proprio pianeta.

C’è in questo totale rassegnazione e impotenza.

“<<Ma che cosa accadrà all’umanità dopo la nostra partenza?>> domandò Kazuo attento a evitare la folla.

Iyoko scorse un sorriso sul volto del marito, che rispose con un tono insolitamente rude e frettoloso:

<<Si arrangerà.>>” (pag. 198).

E la famiglia raggiunge dei dischi volanti e, effettivamente, parte, lasciandoci soli con le nostre paure e angosce da guerra fredda, con l’incubo nucleare, senza neppure quel gruppetto di pazzoidi visionari a difenderci da noi stessi.

L'esercito di Mishima

Forse Mishima ha saputo cogliere la vera ragione di tutte le apparizioni di dischi volanti tanto frequenti in quegli anni: eravamo spaesati, due guerre micidiali avevano sconvolto il mondo, un’altra totale e finale, c’attendeva, pronta a sconvolgere e devastare l’intero pianeta. La scoperta delle potenza dell’energia nucleare ci lasciava attoniti e, in tutto ciò dov’era Dio, dov’erano gli Dei? Come poteva Dio permettere tutto questo? Se lo permetteva era un Dio inutile. Stavamo cominciando a esplorare lo spazio e allora cominciammo a sognare che un aiuto ci potesse davvero venire dal cielo, un cielo concreto e reale, questa volta, non quello astratto della Fede. Da quel cielo cominciarono ad arrivare gli alieni. A volte minacciosi, pronti ad accelerare la nostra follia suicida, come gli extra-terrestri della costellazione del Cigno, altre volte portatori di un messaggio di pace.

Mishima, però, non sembra credere nella Pace (non per nulla aveva fondato un proprio esercito personale). I suoi protagonisti che per la Pace combattono ci appaiono come dei poveri invasati e non siamo poi così convinti, come loro stessi affermano, della loro superiorità. E da cosa nascerebbe tale superiorità?

Forse dalla “indispensabile caratteristica degli extraterrestri di nutrirsi delle verità più terribili riuscendo a trasformarle in sogno”. (pag. 193).

Di contro questo è il più grande difetto dell’umanità: non accettiamo la verità, per quanto ovvia e evidente e non sappiamo più sognare.

Romanzo questo, dunque, che ci presenta gli alieni in modo del tutto peculiare, lontano dalle impostazioni della fantascienza. Gli extraterrestri sono in fondo solo uomini che si preoccupano delle sorti del mondo e dell’umanità. Pochi tra tantissimi. Ognuno a modo suo. Tutti un po’ “fuori dal mondo”, un po’ alieni, appunto. Eppure bastano una gravidanza o una malattia a colpire i loro corpi in prestito, perché la prospettiva delle cose anche per loro muti e il personale torni a contare di più del generale. Alla fine anche loro, spaventati dai dolori del vivere quotidiano, sono tornati a essere umani e come tali a disinteressarsi dell’uomo. Perché se una delle tre malattie dell’uomo e l’interesse per gli altri uomini, il suo continuare a parlare di loro, a ragionare come se l’Uomo fosse il metro e il centro di tutte le cose, questo non toglie che, quando le esigenze del corpo chiamano, il solo uomo cui all’uomo importi è se stesso.

Con una simile visione delle cose non sorprende che Mishima si sia suicidato, seppur in modo tanto preordinato e plateale: quale speranza si può nutrire con una simile visione del mondo?

Firenze, 15/05/2011

Questo commento è stato pubblicato nel n. 9 (“Alieni”) di “IF – Insolito & Fantastico”, edizioni Tabula Fati, del marzo 2012.

IF – Insolito e Fantastico n. 8 – Fumetti

IF – Insolito & Fantastico n. 9 – Fumetti

Il numero 8 di IF – Insolito e Fantastico porta la data di Ottobre 2011, ma ho ricevuto dall’editore Tabila Fati la mia copia solo adesso.

In attesa di leggerlo, segnalo quanto riportato nel blog della rivista.

Dedicato ai fumetti. Un numero veramente speciale.

Raccoglie gli atti del convegno tenutosi a Venezia sul tema della letteratura disegnata, per iniziativa di Alessandro Scarsella, docente presso l’Università Cà Foscari, assieme ad altri interventi dei nostri collaboratori: Enrico Fornaroli, Elena Romanello, Giuseppe Panella, Riccardo Gramantieri, Renato Pestriniero. Completano il numero l’intervista a Giuseppe Lippi, editor storico di “Urania”, i racconti di Roberto Barbolini, Piero Giorgi, Bruce McAllister, Fernando Sorrentino e il promesso thriller di Douglas Preston e Lincoln Child, “Andando a pesca”, dove compare per la prima volta da solo, senza l’ineffabile Pendergast, il tenente Vincent D’Agosta. Una storia da non perdere, ancora inedita in Italia. E poi le rassegne di Claudio Asciuti, Walter Catalano, Gian Filippo Pizzo. Le recensioni, i film e un omaggio al grande Carlo Peroni, ottantadue anni portati (bene) con la matita. La copertina è illustrata, come sempre, dal mitico Franco Brambilla con una tavola realizzata per Infect@ di Dario Tonani (Urania 1521, aprile 2007).

IF è distribuita principalmente in abbonamento postale. Ogni copia di 128 pagine illustrate al prezzo di

Il Settimo Plenilunio - Menzinger, Bumbi, Calamandrei

8,00 euro. La campagna abbonamenti è ancora in corso: solo 30,00 euro per quattro numeri. Ai nuovi abbonati (e a quanti rinnovano) è riservata una copia omaggio del romanzo di Carlo Bordoni, In nome del padre (Baroni editore, 2001).
Per informazioni, abbonamenti e richieste rivolgersi a: rivistaif@yahoo.it

Aggiungo solo che tra gli articoli, a fine volume, c’è anche una recensione di Antonio Daniele alla gallery novelIl Settimo Plenilunio” da me curata e di cui sono uno degli autori assieme a Simonetta Bumbi e Sergio Calamandrei.

Si tratta di un romanzo iperillustrato, con oltre 100 disegni realizzati da 17 tra pittori, illustratori e fotografi. L’ambientazione è fantascientifica e i protagonisti sono vampiri e licantropi, in una sorta di anticipazione di Twilight (essendo stato scritto prima del suo successo).

L’OMBRA GOTICA VENUTA DA TEMPI ARCANI E ARCAICI

Howard Phillips Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft

Howard Phillips Lovecraft è un autore idolatrato da alcuni amanti della fantascienza/horror e la sua scrittura è stata a volte persino paragonata alla mia, per cui mi sono sentito in dovere di andare a conoscerlo meglio. Ho dunque acquistato tre libri suoi (mai fermare il giudizio su un autore a un libro solo!). Francamente, per quel che ho letto sinora, non lo definirei né un autore fantascientifico (troppo forte è la componente fantastica rispetto a quella scientifica), né horror (non mi ha mai suscitato né paura, né orrore o raccapriccio) ma neppure fantasy (cosa c’entra il suo mondo gotico inumano con elfi, fate e troll?).

Il primo suo libro che ho letto è stato “Il guardiano dei sogni” (l’ho scelto perché il tema del sogno è ricorrente in alcuni miei scritti ed ero curioso di scoprire le presunte somiglianze, ma ne ho trovate ben poche) e ne sono stato colpito (ma non troppo) e abbastanza deluso: la prima parte è una sorta di infinito delirio, che prende senso solo con la lettura delle parti successive.

L’approccio con il secondo libro “L’ombra venuta dal tempo” è stato forse un po’ più felice che con il “Il guardiano dei sogni”, ma anche questo libro non mi ha entusiasmato come mi aspettavo.

L’idea di base è interessante: la terra in passato è stata popolata da numerose altre razze e culture e molte altre succederanno agli umani. Una di queste antichissime, arcaiche e arcane culture ha il potere di muoversi nel tempo. Lo fa entrando nel corpo delle creature delle epoche successive. Questo avviene in sogno (o forse no) e accade anche al protagonista. La sua mente si trova così per qualche anno a vivere in un remotissimo passato pre-umano, mentre un alieno viene in visita da noi, nei primi anni del XX secolo, per apprendere qualcosa della nostra cultura e riportarla nella loro immensa Biblioteca (che una simile cultura usi i libri mi è parsa un’ingenuità, che a un autore del secolo scorso possiamo anche perdonare).

mostro lovecraftiano

mostro lovecraftiano

Lo stile narrativo di Lovecraft è ridondante, oscuro, magico, pesante e tutti questi aggettivi, messi assieme, rappresentano il pregio della sua scrittura, la potenza gotica dei suoi scritti.

Qui, rispetto al “Guardiano dei sogni”, almeno la trama è un po’ più estesa (nell’altro libro manca quasi del tutto) e questo rende la lettura più accessibile, considerate anche le poche pagine del volume.

Affascinante è il mondo totalmente inumano che descrive e suggestivo il ricorso agli pseudobiblia, di cui l’autore è maestro. L’uso del sogno che faccio nei miei romanzi, però mi pare altra cosa.

C’è anche qualcosa di vecchio, nel suo scrivere, quando fa raccontare al protagonista le assurdità vissute, come se si rivolgesse a un pubblico che da questo debba essere stupito. Credo che oggi si descriverebbe e basta il mondo immaginario, senza cercare giustificazioni con il lettore.

Devo ancora leggere “La casa stregata”, che ho già in libreria. Spero che l’autore si riscatti ulteriormente con questa terza lettura, altrimenti penso che non insisterò oltre con lui.

 

Firenze, 27/08/2010

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: