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NOVE PENNE PER L’UCRAINA

Strani anni questi con cui è iniziato il decennio. Prima bloccati in casa per la pandemia, con l’economia in crisi per assenza di turismo, riduzione dei consumi, imprese chiuse, poi una guerra in Europa che sembra quasi sia la prima dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ma purtroppo non è per nulla così, persino in Ucraina già si era combattuto, ma anche in Bosnia, Kosovo, Cecenia e questo evitando di considerare atti bellici i numerosi attentati di varia matrice. La differenza sono le parti in causa e chi le sostiene, che sommano agli orrori di chi la guerra la subisce con morti, feriti e devastazioni gli effetti inusitati sulle tasche degli italiani e degli altri europei, che si apprestano a patire un gelido inverno russo con bollette di energia e gas e spese per riscaldamento alle stelle.

Ho appena finito di leggere lo splendido saggio “Il declino della violenza” di Pinker che, giustamente, sostiene che questa si sia ridotta enormemente in tutte le sue manifestazioni, anche quella bellica. Tra le tante cose, però, notava (il volume fu pubblicato nel 2011) che la cosiddetta Lunga Pace in Europa non sarebbe potuta durare ancora a lungo (statisticamente e storicamente parlando) e che il momento in cui le guerre iniziano e quello in cui finiscono non sono prevedibili, ma anche se la tendenza verso la pace è sempre più forte, questo non c’avrebbe esonerato da un nuovo importante conflitto europeo. Tra le possibili aree di crisi accennava ai rapporti tra la Federazione Russa e gli stati dell’ex-URSS.

Ebbene, eccoci qua, nel mezzo di questa invasione russa dell’Ucraina i cui sviluppi ed esiti restano ancora misteriosi. La Russia, ossessionata dall’idea dell’accerchiamento NATO e dell’avanzata di questa e dell’Unione Europea su quelli che un tempo furono suoi territori, volenterosa di riportare sotto l’ala di Mosca zone popolate da numerosi russi, ha sferrato un attacco che, si presume, immaginasse veloce, ma la comunità internazionale ha reagito come non aveva fatto nel caso di altre sue azioni in Georgia, Cecenia e nella stessa Ucraina, creando una drammatica situazione di stallo da cui appare difficile uscire.

In questo clima uno dei più importanti autori di genere ucronico e fantascientifico italiani, Pierfrancesco Prosperi, dopo aver scritto un racconto ispirato a queste vicende, ha pensato bene di chiamare a sé alcuni amici perché dessero ciascuno il proprio contributo narrativo.

Realizza così il volume “SLAVA UKRAÏNI!” con l’esemplificativo sottotitolo “9 Penne contro l’Orco”: “Poi mi è venuta l’idea di allargare il tiro, coinvolgendo altre penne, fantascientifiche e no, in un’Ùantologia partita col titolo provvisorio PENNE CONTRO L’ORCO, tanto per essere chiari, e poi diventata SLAVA UKRAÏNI!, dal grido di battaglia novecentesco che in italiano suona “Gloria all’Ucraina!”. Sarebbe stata, chiaramente, un’antologia di parte; non che non si potessero criticare gli ucraini, per carità, ma doveva essere ben chiaro chi era l’aggressore e chi l’aggredito” scrive lo stesso Prosperi nella sua introduzione.

Gli autori sono Massimo Acciai Baggiani, Renato Campinoti, Mauro Caneschi, Alberto Costantini, Alberto Henriet, Carlo Menzinger di Preussenthal, Thomas M. Pitt, Pierfrancesco Prosperi ed Erica Tabacco. L’editore è Tabula Fati. Acciai, Campinoti, Menzinger e Prosperi sono tutti membri dell’associazione culturale Gruppo Scrittori Firenze e già hanno collaborato tra loro in altri progetti.

Apre l’antologia Alberto Costantini con il suo “Nata il 24 febbraio” che ci mostra un “futuro allucinato e distopico” attraverso il diario di una ragazza nata il giorno in cui è iniziata la guerra e che ora vive in un’Italia e in un Europa soggiogate e in perenne stato di guerra.

Ho avuto l’onore di essere uno degli autori di questa raccolta e il mio “Ucronie ucraine” è il secondo della serie. Amo spesso usare allitterazioni nei miei titoli e questa volta ci stava proprio bene dato che vi si racconta di uno scienziato ucraino, fervente patriota, che, nel 2222 cerca di liberare la sua patria dal bisecolare dominio russo con strampalati e sempre più sfortunati viaggi nel tempo che creano universi ucronici distopici fino a un ironico e surreale finale.

“Cuore di ghiaccio”, la “cinica e beffarda cronaca di Mauro Caneschi, intrisa di echi dickiani” (come scrive Prosperi) ci porta in un’estensione del conflitto che vede i russi avanzare in territorio polacco, in una strategia volta a “indurre i paesi alleati dell’Ucraina ad accogliere ondate gigantesche di profughi che ne piegavano la logistica e le risorse”, mentre “L’Ucraina era una distesa di macerie”.

A proposito del racconto del curatore, “Il mio processo come criminale di guerra”, lascerei la parola allo stesso Prosperi che così ne parla nell’introduzione “Ribaltando la situazione, ho immaginato che gli americani, occupata inopinatamente Mosca in un prossimo futuro grazie al solito virus, sottopongano a processo il Presidente e il governo russo per i crimini di guerra commessi durante l’invasione del confinante paese di Ukronia, ottenendo dalla difesa di questi personaggi risposte e argomentazioni surreali e non troppo dissimili da quelle usate nei mesi scorsi dalle fonti ufficiali moscovite”.

Il conflitto immaginato è quanto mai duro con “una serie di incendi di origine chiaramente dolosa” che “ha devastato il principale istituto di ricerca sulle armi biologiche ad Aralsk, scatenando un virus che in pochi giorni ha sterminato tra i dieci e i quindici milioni di persone tra bambini e adulti” e sebbene si svolga nel Paese immaginario di Ukronia, i riferimenti alla storia attuale sono evidenti. Quando il conflitto pare volgere a favore degli americani, tutto cambia a sorpresa.

Ne “La guerra di Aleksej” di Alberto Henriet, il conflitto si mescola con il sadismo di chi la combatte in prima persona. Come scrive l’autore, “Aleksej ha trentadue, ed è russo. Fa parte di un gruppo paramilitare di estrema destra di San Pietroburgo, il Rusich. Combatte come volontario nell’operazione militare speciale, lanciata da Putin in Ucraina il 24 febbraio 2022. È un ufficiale al comando di giovani soldati totalmente inesperti”. “Aleksej il lupo del Rusich, è un gran figlio di puttana. Non è un militare, ma una bestia sadica. Continua ad andare in quel fottuto capanno. Per torturare Viktor, il soldato gay di Kiev.”

Uno dei suoi militari dice “Col mio blindato, a volte Aleksej mi costringe a schiacciare auto di civili ucraini, uccidendoli senza una ragione militare apparente. Il loro unico torto è di trovarsi sulla mia traiettoria.”

In “Una cinica decisione” di Thomas M. Pitt gli alleati dell’Ucraina si interrogano su come sbloccare una situazione che pare ormai senza vie d’uscita.

La sola autrice donna del volume, Erica Tabacco, giustamente, dedica il proprio “Bersaglio numero 2” a un’immaginaria eroica First Lady ucraina, vittima di un drammatico attentato.

Massimo Acciai Baggiani nel suo “Osservatore”, che vede protagonista una bambina, fa intervenire nel conflitto un utopistico alieno, lanciando una speranza di pace.

Ecco poi, a chiudere il libro, un insolito Renato Campinoti in veste fantascientifica, che immagina in “Il passato non è mai morto” gli sviluppi del conflitto nel 2024 e i nuovi assetti politici del pianeta.

Insomma, un’immagine spesso drammatica e dura dei possibili sviluppi futuri di questo conflitto devastante, con racconti scritti con impegno, partecipazione ma non privi di ironia, perché anche nelle tragedie è lecito sorridere o fare della satira e questo non abbassa il tono di un messaggio politico forte di condanna di un conflitto che questo XXI secolo e quest’Europa (che pareva aver ormai imparato la lezione dopo due conflitti mondiali), non avrebbero mai dovuto vedere.

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BULLISMO E PUPISMO IERI E OGGI

Ricordo che quando ero bambino, non penso di aver avuto più di otto anni, il padre di un mio amico (una persona piuttosto diversa dai miei genitori a dir il vero) ci diceva qualcosa tipo: «Dovete imparare a diventare dei bulli. Dovete essere tosti, così le pupe vi correranno dietro».

Fu, credo una delle prime volte che sentii la parola “bullo” o quanto meno la prima in cui la vidi inserita in un contesto “morale”.

Durante la mia infanzia i bulli erano più che altro quelli del film “Bulli e pupe” con Marlon Brando e Frank Sinatra, “Bulli e pupe. Storia sentimentale degli anni cinquanta” di Steve Della Casa e Chiara Ronchini, “Giggi il bullo” con Alvaro Vitali ma ancor più “Poveri ma belli” di Dino Risi, anche se non ricordo se lì si usasse il termine.

Insomma, il bullo non era certo un modello di uomo o ragazzo da imitare, soprattutto per il mio tipo di formazione, ma era solo e soprattutto un ragazzo di borgata o periferia, sbruffone e cialtrone, non tanto un violento o un prevaricatore. Credo di averlo considerato spesso quasi un sinonimo di trasteverino, l’abitante di uno dei quartieri “antichi” di Roma.

Probabilmente la prima volta che ho usato il termine “bullismo” associandolo a un fenomeno di violenza e prevaricazione tra i giovani è stato quando ero ormai padre.

Questo non vuol dire che quando ero giovane questo fenomeno non esistesse. C’era eccome, ma i ragazzi imparavano a cavarsela da soli e, soprattutto, se non ci riuscivano, nessuno correva ad aiutarli.

Quando mi è stato chiesto di scrivere un racconto fantasy sul bullismo ho pensato di parlare del clima di violenza che si respirava ai tempi in cui ero al liceo, in particolare il 1977-78: gli anni di piombo. La rivoluzione culturale pacifista del 1968 si era ormai trasformata in un periodo di terrorismo e lotta armata, di estreme destre ed estreme sinistre che facevano a gara a chi creasse un maggior clima di terrore.

In tempi di prevalenza della Democrazia Cristiana, con all’opposizione un diffuso Partito Comunista, mi trovai in un anomalo liceo in cui il Movimento Sociale aveva quasi la metà dei consensi (e molti facevano parte di movimenti come Terza posizione). I fascisti spadroneggiavano ma il loro comportamento, a scuola, era proprio quello dei “bulli”: minacce, pizzi, bande semi-organizzate, picchettaggi. La politica spesso era solo un pretesto, anche se molti di loro gravitavano attorno a quello che sarebbe dovuto diventare il mio professore di filosofia se non fosse stato arrestato prima di diventarlo in quanto accusato di essere il mandante di alcuni omicidi, tra cui quelli dei magistrati Vittorio Occorsio e Mario Amato, nonché della strage di Bologna, per cui venne successivamente assolto. Venne poi condannato per associazione sovversiva e banda armata. Molti dei suoi alunni erano i nostri bulli alcuni dei quali arrestati per terrorismo. Insomma, non proprio gente facile da affrontare. E non venitemi a dire che oggi il bullismo è peggiorato…

Nel mio racconto “La banda degli sfigati” ho immaginato un liceo popolato da giganti, nani, elfi, orchi e altre creature magiche, che si scontrano con le stesse dinamiche. Gli anni di piombo, sono diventati qui gli anni di ferro.

Trovo interessante come il termine bullismo solo in pochi decenni abbia finito per rappresentare situazioni e persone ben diverse.

Il racconto fa parte di un’antologia “Non ti temo più”, edita a settembre 2022 da Tabula Fati e curata da Paola De Giorgi. Il sottotitolo è “Storie di bullismo e Cyberbullismo”. Già, perché quello che ai miei tempi mancava era il bullismo on-line e oggi si deve parlare anche di quello.

Il volume mi ha colpito per la prevalenza di voci femminili, su un fenomeno che, nella mia ignoranza, configuravo soprattutto maschile, perché derivato da quel mondo di cui scrivevo sopra, ma non c’è dubbio che anche delle ragazze possono essere malvagie e crudeli verso altre ragazze o che il fenomeno possa avvenire anche tra sessi diversi. Ai miei tempi i comparti erano maggiormente separati. Alle elementari ero in una classe di soli maschi, tanto per dire. Le autrici sono, dunque, undici, i racconti di autori maschi solo sei (due scrivono in coppia). Quattro delle cinque prefazioni sono scritte donne. Non ho verificato quanti personaggi maschili e quanti femminili ci siano, ma l’impressione è stata di una prevalenza di queste ultime figure, mentre mi sarei aspettato quanto meno rapporti invertiti.

Credo che questo sia un segnale di come il bullismo si stia trasformando. Non più semplice connotazione sociale tipicamente maschile, ma fenomeno di disagio diffuso in cui le donne sono diventate protagoniste. Si potrebbe forse parlare di “pupismo”, dato che la connotazione credo possa essere diversa a seconda del sesso degli attori. Le ragazze “pupizzano” in modo differente, più psicologico, credo, da come i maschi bullizzano, con maggiore fisicità. Se per i maschi le vittime del bullismo sono soprattutto ragazzi che non seguono le regole del gruppo dei bulli (che possono anche essere ben diverse dalle regole della società nel suo insieme), che hanno comportamenti difformi dalla “norma”, per le femmine credo che l’aspetto esteriore sia una causa scatenante più forte: magrezza, obesità, bruttezza in generale. Non per nulla nel volume, con il suo sguardo femminile, si parla di bodyshaming e persino di grassofobia.  

Nelle storie femminili mi pare prevalga l’intervento risolutore esterno, mentre questo è meno presente in quelle maschili.

Il volume si caratterizza per una certa diffusione di elementi fantastici o magici.

Nel racconto di Loredana Pietrafesa che apre il volume abbiamo una bambina perseguitata da due gemelle che troverà nella voce fantasma del nonno morto (che le manda messaggi in rima su aeroplanini di carta) la forza per superare la situazione, grazie anche all’intervento degli adulti e alla magia del nonno-fantasma che farà confessare le gemelle.

Surreale il racconto di Chiara Onniboni in cui un bambino mangia tutte le merendine dei compagni per non farli ricattare dai bulli. Di nuovo a essere risolutivo è l’intervento delle “autorità adulte”.

Nella storia di Marco De Franchi un padre bullo si ritrova con un figlio bullizzato. La soluzione arriva ancora dall’esterno.

Melania Fusconi ci regala una vittima magica, la cui capacità di mutare forma diventa la propria tortura personale e la causa del bullismo contro di lui. L’aiuto è ancora esterno e magico.

Nella storia di Carla Dolazza la protagonista, isolata dai coetanei, cerca l’amicizia nel portiere dello stabile (come non pensare a “L’eleganza del riccio” della Burberry o a “Il giorno prima della felicità” di Erri De Luca), che si rivela peggiore dei suoi compagni. Di nuovo abbiamo un intervento salvifico esterno.

Nel racconto di Alessandra Zenarola la causa del bullismo non è la bruttezza, ma il suo opposto, la bellezza. Qui sarà l’amicizia di un coetaneo a salvarla. Non occorre l’intervento di alcuna autorità. Sarà forse perché il bullismo contro una bella somiglia più all’invidia, mentre di solito è motivato dal disprezzo. Su questo però credo occorra fare una riflessione maggiore. Il bullo, credo, può essere spinto alla violenza proprio dal fatto di sentirsi “inferiore” nel contesto sociale in cui vive. Non credo sia tanto l’invidia verso la sua vittima a spingerlo ma piuttosto una sorta di invidia sociale verso il contesto in cui vive e in cui non riesce a eccellere a portarlo a dimostrare sui più deboli la propria fragile superiorità.

Analogamente la protagonista “Supplì” di Nicoletta Romanelli non doveva essere così “nerd” o brutta, se a salvare anche lei è l’amore di un ragazzo.

A salvare il protagonista di Andrea Gualchierotti è lui stesso, grazie a un sogno. Qui la causa del bullismo è solo una sua cicatrice. Come si diceva, però, per i maschi i problemi fisici sono facilmente superabili, soprattutto quando, come in questo caso non sono troppo marcati. Gli stessi difetti fisici posso essere causa di bullismo come non esserlo per nulla.

Il bullo di Errico Passaro insegue la propria vittima anche dopo essere morto, ma questa riesce a trovare in se stesso il modo per superare il problema.

Enrico & Vittorio Rulli decidono di usare il punto di vista del bullo, in una storia in cui la vittima di ragazzo è una ragazza, che lui prende in giro dicendole di amarla. Con pentimento postumo.

Un ragazzo magro ai limiti dell’anoressia nella narrazione di Donato Altomare riesce a ottenere il rispetto di chi lo bullizzava salvandoli in una situazione difficile. Risolve dunque da sé il problema in modo costruttivo e positivo, trasformando sapientemente il contesto e riuscendo a guadagnarsi la stima dei suoi avversari. Certo la sfortuna dell’incidente è stata per lui una discreta fortuna. Anche nel mio racconto uso il medesimo meccanismo, pur in un contesto diverso: la vittima vince aiutando i bulli e cambiandoli. Che è poi la mia esperienza personale in merito e quella che sento come più reale.

Nel racconto di Fiorella Borin l’essere bullizzati entrambi farà scoccare qualcosa tra un ragazzo e una ragazza.

Come nel racconto di Alessandra Zenarola, la vittima è una ragazza bella, che qui fa riemergere nell’insegnante i propri, simili, trascorsi giovanili.

Il racconto dai toni fantascientifici di Paola Giorgi ci mostra un futuro di una società divisa tra bulli (Alfa) e vittime (Omega). Purtroppo, non mancano al mondo ideologie che potrebbero portare in tale direzione.

La protagonista della vicenda narrata dalla curatrice Paola De Giorgi si presenta come una delle vittime più mature quando scopre che non c’è “nessuno a cui chiedere. Nessuno a cui rivolgersi in cerca d’aiuto” e quindi l’importante è che “Non devi arrenderti mai”.

Roberta Zimei immagina di intervistare un bullo pentito anni dopo che ha provocato involontariamente la morte della sua vittima.

Un argomento che il volume non tratta (del resto non è un saggio ma solo una raccolta di racconti) è il bullismo tra adulti. Devo dire che anche questo esiste e, anche se si dovrebbe presumere che un adulto siam meglio attrezzato per difendersi, ho visto persone prevaricarne altre sfruttando magari solo una posizione gerarchica superiore, non limitandosi a sfruttare la propria vittima, ma mettendola alla berlina davanti ai colleghi.

Insomma, un fenomeno a 360 gradi, che riguarda ogni fascia d’età e ogni sesso.

Il volume ha ricevuto il sostegno e la sponsorizzazione di molte associazioni. A fine volume si leggono i loghi della Commissione Pari Opportunità della Città di Porcia, dell’ADAO, Associazione Disturbi Alimentari e Obesità del Friuli, di Consult@noi, Associazione Nazionale Disturbi Alimentari e molti altri.

Una lettura importante per conoscerci meglio e riflettere sul nostro mondo, i rapporti interpersonali e il mondo giovanile.

I LUMACONI E IL LARDO DI COLONNATA ALLA CONQUISTA DELLA TERRA

I girasoli di Shaa-Mall-a” (avrò scritto bene il titolo? Mica facile!) di Maddalena Antonini, edito nella collana “Sci-fi Collection” di Tabula Fati nel 2017 è, a prima lettura, un romanzo di fantascienza umoristica, che fa pensare a romanzi come “Guida galattica per autostoppisti” o a serie TV come “Orville”, ma che nasconde al suo interno alcuni messaggi profondi. Come scrive la stessa autrice nella postfazione, è un romanzo “che assomiglia a una favola ed è pieno di buoni sentimenti”, ma nasconde dentro di sè alcuni significati da scoprire, per esempio dei riferimenti numerici alla cabala, dei simbolismi da scovare, dei messaggi etici. Sempre nella prefazione leggiamo che “il tema centrale della storia infatti è sicuramente l’empatia, quindi l’amore, che ho esposto in modo volutamente graduale”. Già, perché “l’unica cosa che esiste veramente nell’universo è l’emozione”.

Il tutto è anche, in parte una sorta di prematuro “testamento spirituale” e nel contempo “un omaggio alla cucina toscana” (che mi porta alla mente “Space food” di Andrea Coco, che ha in comune con questo libro una strana presenza di cucina italiana nello spazio profondo. Ma, soprattutto, non vi dimenticate che “L’Umorismo è la Grande Legge dell’Universo secondo Waa-Sha”.

La trama? Senza spoilerare troppo, immaginatevi una donna e un uomo che vengano rapiti da brutti

Maddalena Antonini

alieni simili a lumaconi giganti che si riveleranno poi molto più amichevoli e socievoli di quanto pareva a prima vista. Immaginatevi poi il tentativo di comprensione reciproca tra alieni e terrestri. Si rischia, però, la catastrofe, perché, “gli Americani ci bombarderanno, è una cosa che fanno spesso, una specie di abitudine per loro anche sulla Terra” spiega Linda agli alieni che la tengono prigioniera.

Il tutto scritto con i toni leggeri dell’umorismo, con abbondanti citazioni di musica rock. E con tanta cucina toscana, in particolare i crostoni con il lardo di Colonnata. Almeno questa ve la devo spiegare: la cucina toscana viene in realtà dallo spazio! E il titolo? Cosa fanno i girasoli? Seguono la nostra stella in cielo. E in un mondo con più soli? Si attorciglierebbero nel disperato tentativo di cercare la luce. E qui c’è dietro una metafora, ovviamente.

UN LIBRO CHE PARLA DI UN LIBRO CHE PARLA DELLE CRISI DI FIRENZE

Sono solito recensire, ormai da vari anni, tutto quello che leggo. Non ho, però, sinora lasciato neppure un commento di “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” di Chiara Sardelli. La ragione si può forse intuire dal titolo: non è facile parlare di un libro che parla di un proprio libro. Pur avendo avuto il piacere di leggere il volume in anteprima, tempo fa, è uscito solo in questo mese di maggio 2022, dunque prima sarebbe stato prematuro parlarne.

Ma eccoci qui! Un libro che parla di un mio libro? Ebbene sì. “Suggestioni fiorentine” è proprio questo: un saggio che esplora i racconti del mio “Apocalissi fiorentine”.

Che cosa dirne allora? Innanzitutto, che fa sempre effetto quando esce un proprio libro, ma ne fa molto di più quando esce un libro che parla di noi. Non pensate? Dovrei cominciare forse ad abituarmi, ma ancora non mi sono del tutto ripreso dal colpo di vedere gran parte della mia produzione recensita, nel 2018, da Massimo Acciai Baggiani nel suo voluminoso saggio “Il sognatore divergente”, edito da Porto Seguro.

Suggestioni fiorentine” di Chiara Sardelli è stato invece pubblicato da Solfanelli, nella prestigiosa collana Micromegas (negli stessi giorni in questa collana è uscito anche il saggio curato da Massimo Acciai Baggiani “Architettura dell’ucronia” dedicato a Pierfrancesco Prosperi, cui ho contribuito con un articolo).

Ho trovato il saggio davvero accurato e pregevole. “Apocalissi fiorentine” è un volume che gioca con la Storia mescolandola con la fantasia, per lanciare un messaggio ecologista: il mondo è a rischio, ma non pensiate che deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità, surriscaldamento e pandemie siano problemi lontani. Riguardano tutti noi. Possono riguardare anche le nostre stesse città. La mia stessa città, Firenze. “Apocalissi fiorentine” racconta storie che mostrano momenti di crisi della città, passati e futuri, reali e immaginari, per dirci che nulla è scontato e che tutto potrebbe essere andato o andare in futuro in modo diverso. La recente pandemia dovrebbe averci insegnato come il nostro modo di vivere possa essere facilmente stravolto.

Con “Suggestioni fiorentine”, lasciando un po’ tra le righe queste considerazioni, Chiara Sardelli esplora soprattutto i luoghi iconici e gli episodi storici che compaiono in ciascun racconto. C’è poi una parte in cui mi intervista. L’introduzione è di Massimo Acciai Baggiani, la postfazione di Sergio Calamandrei.

Il volume è stato appena presentato al Salone del Libro di Torino (20 e 21 Maggio 2022).

Di seguito i link ai due eventi principali del Salone:

Ne parleremo ancora alla Biblioteca Buonarroti di Firenze il 7 Giugno 2022, ore 17,30, in Viale Guidoni, 188. Ingresso libero. Vi aspettiamo.

In conclusione, vorrei ringraziare Chiara Sardelli per avermi onorato con la lettura del mio volume e per averne saputo trarne un’analisi tanto accurata e ricca di riferimenti storici e culturali, che dimostrano la sua grande cultura e la ricchezza delle sue letture.

Ringrazio anche Acciai e Calamandrei per aver partecipato al volume e per aver sempre fortemente sostenuto le mie opere. Non può, poi, mancare un ringraziamento per l’editore che ha sostenuto questo progetto.

Salone del Libro di Torino – Stand B52 Tabula Fati e Solfanelli – 20 Maggio 2022 – Chiara Sardelli, Massimo Acciai Baggiani, Carlo Menger e Sergio Calamandrei

STORIA FUTURA DI UN MONDO IN FUGA

Il romanzo di fantascienza “Le zampe del centauro” (Tabula Fati, 2020) di Laura Segnalati è quasi un saggio di storia futura. Gli abitanti di una Terra che sta per essere bruciata da un sole in espansione esplosiva decidono, anziché di evacuare il pianeta, di fuggire portandoselo dietro in un viaggio verso Alfa Centauri. Non può non venire in mente la serie TV “Spazio 1999” con la Luna e la base su di essa che viaggiano nello spazio, ma la storia qui è ben diversa.

Per affrontare il viaggio verso “Le zampe del Centauro” l’umanità si rifugia sottoterra, nel Sottocrosta, dove sono state ricostruite intere città e nazioni, con i loro nomi originari: Parigi, Roma, Vienna, Praga, Svizzera, Norvegia, Svezia e così via. La partenza è stata il 3 giugno 3001, ma la narrazione si svolge oltre tre secoli dopo. La clonazione consente di vivere quasi in eterno, cambiando corpo, ma conservando, se si vuole la memoria pregressa.

In ogni caso, per abolire la morte, l’unico mezzo era non produrre vita” (pag. 115).

Sembra un mondo quasi perfetto, dove “i tecnocrati cognitivi, già dalla metà del terzo millennio, si erano affannati a promuovere nella popolazione comportamenti virtuosi con suggerimenti mai coercitivi” (pag. 113). La vita, però, nel gelo dello spazio, non è facile e occorrono sacrifici, grandi sacrifici, che coinvolgono intere parti del pianeta sotterraneo.

Ci sarà pure un criterio per stabilire chi merita la vita e chi no?” (pag.101).

Scelte che sembrano spettare ai Venticinque Cervelli, ma non tutti concordano.

Eppure… “la storia dell’uomo è terribile, e farla cessare sembrava davvero opera meritoria”.

Insomma, Laura Segnalati, autrice che aveva esordito nel giallo e che con quest’opera affronta anche la SF, ci offre un affresco a trecentosessanta gradi, da segnalare, di questo nostro mondo alla deriva, in cerca di un nuovo e diverso futuro, reimmaginando, con buona fantasia, una società diversa. Un po’ fantascienza sociologica, un po’ persino fantapolitica. Un prodotto curato, come consuetudine per la collana “Sci-fi collection” di Tabula Fati, in cui il volume si inserisce.

PILLOLE DI FANTASCIENZA CURATIVA

Cosmoril 16 - Maddalena Antonini - copertina

La quarta di copertina di “Cosmoril 16”, l’antologia di racconti di Maddalena Antonini, edita da Tabula Fati (2021) che inaugura la nuova collana di fantascienza per i membri della World SF Italia “Orizzonti della Fantascienza”, recita così:

Cosmoril 16 è un farmaco a base di cosmopirina. Indicazioni: per malati di fantascienza. Principi attivi: fanta-matematica, fanta-meccanica quantistica, fanta-domotica, fantascienza sociale, alieni, i.a., coloranti e aromi innaturali. Posologia: un racconto al giorno, a stomaco pieno. Avvertenze: può contenere sorprese e colpi di scena. Sotto l’effetto di questi racconti è sconsigliato mettersi alla guida di astronavi o utilizzare macchinari del tempo.

Perché riportare qui la quarta di copertina? Innanzitutto, per la sua originalità e simpatia e poi perché in questo caso rende piuttosto bene la mescolanza di profondità e leggerezza ironica che caratterizza molti dei racconti, a volte brevi o brevissimi (delle “pillole”) presenti nel volumetto (sono appena 96 pagine, tutto compreso).

Il libro si divide in quattro parti più un racconto flash: “Fanta-quanta”, “Fanta-tecno”, “Fanta-fulmini” e “Fanta-società”. Titoli che solo in parte si spiegano da

soli.

“Fanta-quanta” ha al suo centro i paradossi della fisica quantistica (fantascienza impegnativa, insomma). “Fanta-tecno” ci parla ovviamente degli sviluppi della tecnologia e delle loro implicazioni: droni, domotica, intelligenza artificiale e tutto quanto connesso.

I “Fanta-fulmini” sono storie brevissime, quasi come quella che chiude il volume.

“Fanta-società” è uno sguardo preoccupato su questo nostro presente che fa presagire futuri distopici, soprattutto per colpa della nostra disattenzione verso la fragilità dell’ambiente.

Il racconto finale è di 9 sillabe e l’autrice sostiene sia il più breve mai scritto in fantascienza. Sarà vero?

Insomma, tante piccole pillole di fantasia e fantascienza, per aiutarci ad affrontare meglio la giornata e, soprattutto, il futuro.

L’INNOCENZA PERDUTA TRA LE STELLE

Di Vittorio Picirillo, autore della scuderia Tabula Fati, il vivace gruppo editoriale abruzzese, avevo già letto

Innocenza. Galassie perdute (Vol. 1) : Piccirillo, Vittorio: Amazon.it:  Libri

un insolito romanzo breve, “Legio Accipitris” (Tabula Fati), che descriveva un incontro tra antichi romani e alieni, scritto in italiano con testo a fronte in latino!

Sono poi stato coinvolto dallo stesso Piccirillo in un interessante esperimento: un’antologia (“Contaminazioni”, Tabula Fati 2021) che riunisce alcuni racconti di autori della casa editrice che riprendono personaggi o ambientazioni di proprie opere per parlare di pandemie e contagi.

Piccirillo che di questo volume era curatore vi ha pubblicato anche il suo racconto “Un futuro diverso”, connesso ai romanzi della saga “Galassie perdute” (Tabula Fati, 2017, 2018 e 2021).

Sono quindi giunto a leggere il primo volume di tale saga “Galassie perdute – Innocenza”.

Si tratta di space opera, ovvero quella parte della fantascienza in cui predomina la presenza di astronavi e viaggi spaziali tra mondi lontani.

Vittorio Piccirillo e la space opera - Associazione World SF Italia
Vittorio Piccirillo (Milano 1967)

L’ambientazione mi ricorda molto il più classico degli Asimov, quello dei cicli “Fondazione” e “Impero”, in cui l’umanità si è espansa per la Galassia, senza incontrare traccia di vita aliena intelligente. Sono dunque mondi extraterrestri ma estremamente simili alla Terra. Dei mondi asimoviani mancano anche i robot del ciclo omonimo del grande russo-amaericano.

In “Innocenza” si narra di Kendra, una ragazza normale, di una famiglia normale, come sottolinea l’autore, che da una “luna agricola” si trova sbalzata in avventure forse più grandi di lei, con un mistero che riguarda lei stessa e il perché tutti la cerchino.

La scrittura piana e lineare di Vittorio Picirillo ci accompagna tra pianeti alieni, astronavi e pirati spaziali.

Per saperne di più penso che andranno letti gli altri romanzi di questa saga.

CONTAGI E CONTAMINAZIONI LETTERARIE

Anni strani questi del covid-19, iniziati sul finire del 2019 e che ancora si trascinano ora che il 2022 non pare poi così lontano. Era dal 1919, un secolo fa, che non ricordavamo una pandemia globale come questa. I giornali ne hanno parlato tutti i giorni e ancora lo fanno. Inevitabile che anche chi scrive racconti, romanzi o poesie subisca l’incanto malefico di questa musa.

Sono già fiorite varie antologie sul tema e io stesso ho preso parte ad alcune, da “Racconti ai tempi del covid” (Booksprint Edizioni, agosto 2020), che contiene il mio racconto “La maschera rubata” e persino il primo scritto da mia figlia Federica, a “Voci dall’Esilio” pubblicato con gli amici di Banchina (giugno 2020), che contiene i miei racconti “La maschera filtrante” e “L’ultimo respiratore” e ho scritto l’introduzione per la raccolta di racconti a quattro mani scritta da Massimo Acciai Baggiani e Renato Campinoti “Strani casi al tempo del covid” (Porto Seguro, 2021). Per non parlare di tutti quelli pubblicati on-line (“La maschera filtrante”, “Capodanno 2021”, “L’ultimo respiratore”, “L’untrice di Rifredi”, “Sogno mascherato”, “In quanti siamo rimasti”, “Sicurezza”, “Nulla di nuovo”, “Il cliente”).

Un mio articolo, “La rivoluzione virale” sugli effetti sociali del coronavirus è appena apparso su “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente” e dovrebbe uscire anche su Prospettive.Ing.

Ho poi partecipato a un lavoro che parla anch’esso di pandemia ma che spicca per originalità. Si tratta dell’antologia di racconti “Contaminazioni” (Tabula Fati, Settembre 2021) curata da Vittorio Piccirillo, che è anche uno degli autori.

L’idea peculiare è che ogni racconto, pur parlando di pandemia, fa riferimento ad ambientazioni o personaggi di opere dell’autore di ciascuno.

L’ordine scelto è quello alfabetico per cognome degli autori. Si parte così con il simpatico racconto di Massimo Acciai Baggiani “Il vecchio” che fa riferimento all’antologia multiautore “Sparta ovunque” (Tabula Fati, 2020). La cosa singolare è che, a sua volta “Sparta ovunque” (cui hanno partecipato oltre a lui, Pierfrancesco Prosperi, Donato Altomare, Paolo Ninzatti, Sergio Calamandrei, Linda Lercari e io stesso) è una sorta di fan-fiction (preferisco però dire friend-fiction) in cui tutti noi ambientiamo delle storie dell’universo immaginario e divergente della saga di romanzi e racconti “Via da Sparta”, da me stesso ideata.

Dunque, questo primo racconto, che ci porta in un lontano oriente alternativo, è una sorta di spin-off (un prequel a dir il vero) di un racconto che è a sua volta una ripresa di una serie di romanzi! Ovviamente, ringrazio ancora qui l’autore per questo suo ulteriore omaggio alla mia opera. La storia fa parte, realtà, di un trittico, assieme al breve “Ade”.

“La fine di Mall” di Maddalena Antonini è ambientato nel contesto del suo romanzo “I Girasoli di Shaa-Mall-A” (Tabula Fati, 2017) e racconta di un popolo costretto a migrare sulla propria luna, abbandonando il pianeta d’origine devastato da un’epidemia di provenienza aliena.

Il racconto “Il nemico invisibile” di Silvia Banzola è ambientato nel mondo dei romanzi “Kate e il regno dimenticato” (Tabula Fati, 2017 e 2018) e ci porta in un mondo magico, in cui i vampiri che si ammalano di covid-19 diventano particolarmente aggressivi. Un druido cerca una cura per le creature magiche ma anche per gli umani.

In “C.O.V.I.D.”  ritroviamo il piccolo robot geniale della spy story fantascientifica “Ralf” (Tabula Fati, 2020) di Maurizio J. Bruno, che quando i suoi padroni prendono il coronavirus, comincia a indagare nel web per comprendere la malattia, mentre un software manomesso cerca di minimizzare la gravità della pandemia.

“Ippocrate” di Andrea Coco riprende, ironico e surreale come sempre i temi del romanzo “Spacefood” (Tabula Fati, 2020) con mafiosi spaziali, come Don Vito Siderale (un nome che è tutto un programma!), che si incontrano/ scontrano con chef “stellari”.

Singolare l’ambientazione di “Yako – L’era del morbo” di Giulia Massini, ambientato nel mondo de “La terra sul filo di seta” (Tabula Fati, 2019), con queste creature per metà umane e per metà volpi, proprio come in uno dei racconti di “Sparta ovunque”, che si nominava prima, quello di Linda Lercari. Entrambe si rifanno, infatti, al medesimo mito giapponese.

“Il destino di Jast Island” dei Emiliano Mecati e Alessio Seganti ci fa incontrare ancora la simpatica, graziosa ed erotica sinto-investigatrice del loro romanzo “Karma avverso” (Tabula Fati, 2018), Lidy.

Eccoci quindi a “Supposte ucroniche”, del sottoscritto Carlo Menzinger, in cui mi riaggancio a uno dei racconti di “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati, 2019), che vede come protagonista Jacopo Flammer, che già avevamo conosciuto, quando era ancora bambino nei romanzi “Jacopo Flammer e il popolo delle amigdale” e “Jacopo Flammer nella terra dei suricati” e, da ragazzo, in alcuni racconti. Qui si ritrova, obeso tra gli obesi, ad affrontare un’ironica pandemia che induce tutti a mangiare senza posa. Per salvare se stesso e il mondo deve cercare la cura in un universo divergente. Non ci giungerà tramite uno dei soliti portali usati da lui e dagli altri Guardiani dell’Ucronia, ma trasportato niente meno che da Elena, la protagonista de “La bambina dei sogni”. Dove troverà la cura? Nel mondo divergente della mia saga di romanzi e racconti “Via da Sparta”, lo stesso della già citata antologia “Sparta ovunque” (Tabula Fati, 2020), arrivando in un futuro ucronico popolato da gente di quattro sessi, di insolita bellezza. Molti altri i collegamenti a mie opere in questo racconto. Vorrei solo aggiungere che Elena la ritroveremo in un altro romanzo che sarà presto pubblicato da Tabula Fati “Psicosfera”, scritto a quattro mani con Massimo Acciai, mentre Jacopo Flammer comparirà ancora anche nell’antologia “Quel che resta di Firenze”, da un po’ in attesa di pubblicazione.

Anche l’ambientazione di “Anno 2820: la grande pandemia” mi è ben nota, essendo quella dei romanzi di Sandra MorettiL’isola di Heta” e “L’isola di Heta – Diversi mondi” (Tabula Fati, 2016 e 2018) già letti e recensiti. Ho apprezzato la considerazione:

«Cos’è la grande pandemia?»

«È la risposta alla tua domanda: è stata il fattore scatenante dell’ipertecnologia su Heta».

Giusto! Trovo che uno degli effetti rilevanti anche della pandemia di covid-19 sia stata l’accelerazione di tutte le tecnologie legate allo smart working e all’home entertainment.

La narrazione di Annarita Stella Petrino si ricollega al suo romanzo per young adults “Quando Borg posò lo sguardo su Eve” (Tabula Fati, 2019) che parla d’amore tra umani e una specie artificiale superiore detta borg. Qui il virus uccide le donne quando restano incinta.

Importante è anche la considerazione che fa il curatore Vittorio Piccirillo nel suo racconto “Un futuro diverso”, connesso ai romanzi della saga “Galassie perdute” (Tabula Fati, 2017, 2018 e 2021): “Sfruttiamo le risorse senza badare alle conseguenze. Forse siamo troppo aggressivi. Abbiamo spezzato l’equilibrio, e la malattia è un modo per metterci in guardia”. È vero: le pandemie sono anche un effetto dell’alterazione dell’ecosistema, quando è in atto una colossale estinzione di massa di tutte le specie viventi e l’umanità, globalizzata, è onnipresente e mobile, diviene habitat ideale per virus e batteri. Il peggio lo dobbiamo ancora vedere.

Pierfrancesco Prosperi, con “Letto 224”, connesso ai romanzi sull’agente segreto italo-israeliano Stefano Leone, precedendo il quarto (“Incubo su Lubecca”, Tabula Fati, 2021). Il tema angosciante del suo racconto è la scelta dei medici su quale malato salvare quando le risorse non bastano. Una scelta sbagliata può avere effetti devastanti.

Chiude la raccolta Enrico Zini con il suo “Il fuoco di Setheos” che si rifà alla saga di “Esperia” e, in particolare al romanzo “Esperia, la rivolta” (Tabula Fati, 2017), in cui troviamo un altro argomento rilevante in fatto di pandemia: chi è l’untore? Come all’inizio del covid-19 ci si “guardava” dai cinesi, ritenuti più contagiosi o si suggerivano complotti militari vuoi cinesi, vuoi americani, qui “le persone accusavano le sue figlie di aver portato la malattia, perché ne erano immuni e il morbo si era diffuso dopo il loro arrivo”.

Insomma, “Contaminazioni” si presenta come un volume di narrativa fantastica, sì, ma come spesso avviene è proprio il fantastico a meglio descrivere il mondo reale, proprio per la sua grande capacità di evidenziarne le storture. Ritroviamo dunque qui tutti i grandi temi che ci hanno accompagnato in questi due anni pandemici: da dove viene la malattia? Che cosa l’ha generata e favorita? Come curarla? Quali effetti ha sul nostro modo di vivere, sulla nostra conoscenza del mondo, sulla tecnologia? Ci rende umanamente migliori o peggiori? Quando avrà fine?

Qui un’intervista su Pillole dal Futuro (Universal Talk) con alcuni degli autori: https://www.facebook.com/100083013768571/videos/462591849210150

HETA, L’ISOLA PARALLELA

moretti sandra - l'isola di heta. diversi mondi

Diversi mondi” (Tabula Fati, 2018) è il secondo volume della saga “L’isola di Heta”, ideata da Sandra Moretti. Del primo volume, che si chiama come la saga stessa, ho già parlato, raccontando come il desiderio di creare realtà parallele alternative abbia spinto Sandra Moretti a immaginare una semplice isola, collegata al nostro mondo, in cui tutto è molto simile a quanto c’è sulla Terra, ma con un’altra società, un’altra organizzazione e altre regole. Potrebbe davvero essere solo una isola sperduta nell’oceano. Persino la lingua è la nostra. Non è, insomma, un vasto pianeta variegato, ma una realtà più simile a una città con i suoi quartieri. Degli esperimenti su Heta hanno portato a una sorta di corto-circuito con la Terra e la protagonista Thea, poiché sua madre era in viaggio tra i due mondi quando l’aspettava, ha il potere di spostarsi da una realtà all’altra.

Heta è governata dal Sistema cui si oppongono i Ribelli e, Thea, che nulla sapeva di Heta, si ritrova al centro di lotte di potere e rivolte. Assistiamo a imprigionamenti e fughe, con un sapore forse più fantasy che fantascientifico, mentre scopriamo sempre più questo mondo, in un’avventura che non si conclude con questo romanzo, perché altri già sono stati pubblicati. Il prossimo volume è intitolato “Fuoco amico”.

Sandra Moretti e un nuovo capitolo della sua saga
Sandra Moretti (La Spezia, 1979)

“SPARTA OVUNQUE” al Torrino Santa Rosa (Firenze)

Sparta ovunque” è una delle formule di saluto in uso nell’Impero di Sparta, che nella sua plurisecolare storia si è esteso quasi “ovunque” nel mondo, dominando gran parte dei continenti.

L’antologia “Sparta ovunque” raccoglie sette racconti di altrettanti autori ambientati nel mondo ucronico della saga “Via da Sparta” ideata da Carlo Menzinger di Preussenthal.

Un mondo attuale ma del tutto diverso dal nostro, a causa di una divergenza ucronica: Sparta, contrariamente a quanto avvenuto nel nostro flusso temporale, sconfigge Tebe a Leuttra nel 371 a.C. e diventa un impero che domina su metà del mondo.

I racconti di questa raccolta, si svolgono in epoche e zone diverse del mondo.

L’ucronia richiama la storia, ridisegna la geografia e si mescola alla fantascienza, immaginando diversi sviluppi della scienza, ma anche viaggi nel tempo e tecnologie di altri mondi, facendo incontrare, in un oggi alternativo, civiltà scomparse come quelle di spartani, samurai, aztechi e vichinghi, generando suggestioni inedite.

Massimo Acciai BaggianiDonato AltomareSergio CalamandreiLinda Lercari, Carlo Menzinger di PreussenthalPaolo Ninzatti e Pierfrancesco Prosperi reinterpretano a modo loro l’universo immaginario di “Via da Sparta”, in cui ventiquattro secoli di storia, hanno cambiato ogni aspetto, dalla società, all’economia, alla famiglia, al sesso, all’arte, alla scienza, alla tecnica, alla religione, agli usi e costumi, alla politica, all’alimentazione, all’urbanistica e architettura.

Per scoprire questo universo ti aspettiamo

il 15 luglio 2021 alle ore 18,30

presso

il giardino del Torrino Santa Rosa a Firenze

(Associazione La Rondinella – L.no Soderini 2, Firenze)

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