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RACCONTARE IL CENTRO STORICO DI FIRENZE

La casa editrice Edizioni della Sera ha sfornato tutta una serie di raccolte di racconti “territoriali”, partendo dalle regioni italiane (per esempio il volume “Toscani per sempre”), passando poi a raccontare le singole città (ho partecipato a “Fiorentini per sempre”) o aspetti particolari di queste (un mio racconto è in “La prima volta a… Firenze”) e ora sta per uscire con una serie di antologie per vari quartieri (io ho aderito a quello sul quartiere di Rifredi “A Firenze , Rifredi” e a quello sul centro storico di Firenze “A Firenze, Centro Storico”).

Raccontare i luoghi e i territori del nostro vivere quotidiano è di sicuro suggestivo per gli autori ma può essere un bel modo per i lettori per riscoprire gli spazi in cui vivono o per osservarli da diversi punti di vista.

L’esperienza finisce sovente per essere un tuffo nel passato, quello storico o quello personale, e viaggiare sul filo del ricordo, ma a volte sfocia in autentiche creazioni immaginarie, soprattutto quando l’autore osa addentrarsi nel sempre più suggestivo territorio del fantastico o magari addirittura del surreale.

A Firenze centro storico” è volume curato da Camilla Cosi, cui hanno aderito, oltre a me, vari autori che conosco personalmente o con i quali ho condiviso altre esperienze letterarie. La stessa Camilla Cosi era con me nel volume “Fiorentini per sempre” e fa parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, cui collabora anche come giurata del Premio La Città sul Ponte e alcuni nomi sono stati da me suggeriti.

Il primo racconto, “A Firenze lasciate fare a me” è di Caterina Perrone, altra socia GSF, con cui ho curato l’antologia “Gente di Dante”, presente nel volume dell’associazione “Le sconfinate” e di cui ho letto vari romanzi. Il suo racconto, con i toni sognanti e un po’ poetici della sua narrativa che ben conosco, ci parla di un incontro tra due donne che parlano di danza e di speranze deluse.

Andrea Falcioni con il suo “Il pesce siluro” ci racconta una partenza (“L’ennesima ripartenza da quel luogo magico, come volessi migliorare qualcosa, nel riprovarci ancora”) e l’incontro con “una buona donna veramente particolare, tanto che i suoi animali quando morivano, non li seppelliva come faceva la maggioranza delle persone. Li faceva imbalsamare e li teneva nel salottino alla sinistra del corridoio della sua casa”. Un racconto con tanti ricordi della città (“Come non la smettessi di guardare in quel retrovisore rivolto alle mie spalle, a quel passato”), che pare citare Battiato (“mi mettevo a girare nel buio della stanza come i dervisci che avevo visto in Turchia. E giravo, giravo sempre più vicino alla finestra”).

Francesca Cappelli, autrice di genere fantastico e urban fantasy, con “Fuori corso” attraversa il centro partendo dalle varie sedi della facoltà di Lettere (“Eh, sì, Lettere è sparsa in giro per il centro, e pensa che ora è anche meglio”) al convento di Santa Maria degli Angeli, a “Via degli Alfani, via dei Servi, poi andiamo fino a via Sangallo”, alla Biblioteca Nazionale, passando per luoghi dove “se apri abbastanza la testa da accogliere tutto quello che brucia qui dentro, capirai che perché è facile, lasciarsi vincere da questa entusiasmante follia”, luoghi di studio per chi ha studiato a Firenze e per chi ancora studia anche se è “un po’ fuori corso” (“Non penso che mi laureerò mai. Ma non importa. Non ho concluso il mio percorso di studi né di vita, ma sono rimasto qui a raccogliere storie”).

Paola Beatrice Rossini,con “Ginevra degli Amieri” ci porta indietro nel tempo, agli anni d’oro di Firenze, il 1400 segnato dagli scontri tra Guelfi e Ghibellini, raccontandoci di una donna creduta morta e seppellita, che si risveglia e torna dal marito e dalla madre che la rifiutano credendola un fantasma. Può sembrare fantasia ma l’autrice dichiara che è storia vera e “che l’attuale via del Campanile una volta era chiamata via della Morta? Proprio dopo quella notte…”.

Luca Anichini, mio compagno nelle avventure di “Fiorentini per sempre, viaggio emozionale nel cuore di Firenze” (Edizioni della Sera, 2020) e “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021) è presente con il racconto “Il beccaio del Ponte Vecchio” che ci parla di quando sullo storico ponte non c’erano i gioiellieri come adesso, ma i macellai (“macellai, pescivendoli e i gestori di osterie e taverne” a Firenze erano detti beccai) “nel 1529-30, durante i quasi dieci mesi dell’assedio di Firenze da parte delle truppe Imperiali di Carlo V” e di quando “nel 1593 tutti i beccai del Ponte Vecchio furono costretti a lasciare le proprie botteghe, per traslocare al Mercato Vecchio nell’attuale Piazza della Repubblica”.

Altro autore, storico, del GSF è il giallista Fabrizio De Sanctis, con il quale ho condiviso le esperienze di “Gente di Dante”, “Accadeva a Firenze Capitale”, presente anche ne “Le sconfinate”. Nel suo “Il carro” fa parlare lo storico Brindellone o carro di fuoco, che scortato da 150 fra armati, musici e sbandieratori del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, da 300 anni celebra la Pasqua a Firenze.

Gian Luca Caprili con “Il ritorno di Jessaline” ci parla dello “smisurato fascino che le vecchie canzoni esercitano su chi è un po’ in là con gli anni” e di come, “Incredibile, la bella Jessaline si rifaceva viva, a distanza di lustri”. Purtroppo, però, Jessaline era malata e “si era regalata un giro in Europa, poteva essere l’ultimo”.

Pierfrancesco Prosperi, veterano della scrittura, prossimo ormai credo a festeggiare i 60 anni dalla prima pubblicazione, autore edito da quasi ogni casa editrice italiana, cui Massimo Acciai Baggiani ha di recente dedicato il bel saggio “Architettura dell’ucronia” (dove con il contributo di vari autori, me compreso, potrete scoprire meglio questo autore che ho lì definito “Il re dell’ucronia”), ci parla de “L’isola dei morti”, il cosiddetto cimitero degli inglesi ma anche il quadro che a questa si ispira del pittore svizzero Arnold Böcklin e che era presente nella stanza dove Hitler si suicidò. Un viaggio nel tempo di cui Prosperi è maestro.

“La città vagante” del sottoscritto (Carlo Menzinger) è un racconto di fantascienza che immagina un futuro distopico in cui per sopravvivere all’innalzamento del mare le città si trasformano in navi e salpano nel Mediterraneo, dove infuria la guerra. La “Centro Storico di Firenze”, armata con potenti cannoni, naviga portandosi dietro i principali monumenti. Le problematiche ambientali fanno anche qui da sfondo come nell’antologia “Apocalissi fiorentine” o in quella ancora inedita “Quel che resta di Firenze”.

“La contessa Toni” di Elena Brachini ci parla dei salotti letterari degli anni ’30 del XX secolo e delle vicende di questa famiglia (compresa una tragica morte) che non saprei se sia immaginaria o piuttosto quella dei Conti Toni da Cigoli (originaria di Trevi e legata alla città di Spoleto. Cigoli invece, credo sia la frazione di San Miniato in provincia di Pisa).

Francesca Magrini, autrice di tre romanzi e alcuni racconti, firma “La latteria della Marisa”, storia di amori giovanili, corna, cazzotti e pestaggi.

È quindi la volta di Massimo Acciai Baggiani, autore di decine di opere, tra romanzi, racconti, poesie e saggi, membro oltre che del GSF anche della World SF Italia (come me), mio coautore per il romanzo “Psicosfera” e autore della mia biografia “Il sognatore divergente”. Il suo “La Pantera e il Viaggiatore” ci parla del 1990 e del movimento studentesco La Pantera, che prese il suo nome da uno di questi felini che la notte del 27 dicembre fu avvistato a Roma, in mezzo a Via Nomentana, ma anche alle Pantere Nere americane. Da autore amante del fantastico, inserisce nella storia un viaggio nel tempo.

Altrettanto fantastico è “Limbo” di Alessandro Ricci, che immagina che da Piazza del Limbo, vicino Borgo Santi Apostoli, si possa davvero accedere al Limbo dantesco e lì incontrare Aristotele.

Di Alessandro Bini, autore de “Il mirtillo” avevo già letto “Mi trovo bene ma non mi cerco mai” e il racconto in “Fiorentini per sempre”. Ci parla di questi anni di pandemia e di come il turismo fiorentino ne abbia risentito ma anche dello sguardo dei turisti verso la città, in particolare di quello dei bambini.

Con “Sabatino e la scuola dei ladri” siamo nel 1885. Anni che l’autore Sergio Calamandrei, specializzato soprattutto nel periodo di Firenze Capitale (1865-1871), ben conosce. Ha, infatti, anche curato per il GSF l’antologia “Accadeva in Firenze Capitale” (Carmignani, 2021). Il protagonista Sabatino Arturi, un giornalista, lo ritroviamo in altri suoi racconti di questo periodo ed è un antenato del moderno detective Domenico Arturi, protagonista dei gialli di Calamandrei “L’unico peccato” e “Indietro non si può”, inseriti nel progetto “Sesso motore”. Qui il protagonista ha a che fare con la delinquenza minorile e il tentativo di portar via dalla strada un ragazzino.

Sconvolgente può essere la vista di un incidente, anche se la vittima è una cavalla investita da un SUV (“Ieri ha visto il sangue, e l’occhio della cavalla”), ci racconta Carlo Cuppini in “Sangue”. “La cavalla a terra, dalla bocca fuoriesce schiuma mista a sangue, il respiro spande la miscela sul lastricato a spina di pesce.” Tutto si tinge di rosso e il tempo pare impazzire, mescolando passato, presente e futuro. “Si accende nella sua mente il ricordo di un altro oggetto volante: un drone. Nelle orecchie gli risuona una voce. Cerca di scacciarla. Ma la gente intorno a lui sta già scomparendo…

È due anni prima. È il primo lockdown. Nessuno esce di casa. Lui soltanto, alle cinque di mattina, perché non vuole impazzire, a costo di essere multato, denunciato, lapidato. Cammina in mezzo alla carreggiata deserta, come un funambolo su una riga da cui, neanche volendo, si potrebbe cadere. Il silenzio è assordante. Nel silenzio, non riesce a far tacere la voce.”

In “Si chiamava Albertine” Enrico Zoi, giornalista e scrittore, ci parla dell’incontro con una francesina, anche se un po’ anonima, in quel crocevia temporale di fine anni settanta, in una casa d’aste del centro, che pare quasi la bottega di un rigattiere perché c’era davvero un po’ di tutto: paesaggi, nature morte, ritratti, tele di ogni tipo e qualità, e poi candelabri e posateria in peltro o in argento, serviti da tè o da pranzo laccati in oro, soprammobili, chincaglierie, cineserie, busti, statue e statuette di varia foggia e poi in Piazza dell’Olio, divenuta speciale per l’occasione.

È un ritorno a casa quello che ci narra Andrea Gamannossi, autore di numerosi romanzi gialli e noir e raccolte di racconti, in “Sulle orme del drago d’oro”. Tornai nel mio vecchio quartiere dopo tanti anni. Ero un quindicenne quando i miei genitori decisero di emigrare in Australia. Ritorno in Via del Drago d’Oro nel quartiere di Santo Spirito, con le botteghe degli artigiani ormai trasformate in locali moderni, per rivedere la propria vecchia casa, generando misteriosi déjà-vu, con volti del passato che riemergono giovanili.

Susanna Madarnàs (“Susy driver”) ci mostra uno dei momenti più difficili e pericolosi nella professione di tassista per una donna, anche in una città tranquilla come Firenze. Mestiere che ben conosce dato che lo esercita e su cui ha pubblicato un intero volume.

Prima che fosse trasferito nell’imponente edificio di via di Novoli, il Palazzo di Giustizia fiorentino era in Piazza San Firenze, come ci racconta il mio due volte collega Roberto Zatini (“Piazza San Firenze: una storia di ingiustizia”) mostrandoci le disavventure quasi kafkiane di una persona condannata per aver consegnato, assai ingenuamente, un pacco di cui nulla sapeva. Si era nel 1956 e si spera che oggi la giustizia funzioni meglio. Più che a “Il processo”, però il protagonista pare avere in mente Pinocchio, arrestato dai carabinieri per aver ferito alla testa l’amico Eugenio, colpendolo con un trattato di aritmetica.

La curatrice Camilla Cosi con “Uomini o pischelli” pare fare il verso forse più a Toto (siamo uomini o caporali) che a Steinbeck (uomini e topi) o Elio Vittorini (uomini e no). Storia di crescita e maturazione di un quindicenne nel 1987, che ci parla dei grandi, piccoli drammi adolescenziali (Avevo chiesto ai miei genitori di regalarmi un giubbotto di jeans con il pelo, come quello che avevano comprato a Simone) che a un adulto distratto possono parere poca cosa ma si portano dietro problematiche di inclusione e possibili bullismi, ma anche difetti di percezione dei rapporti familiari. Non per nulla, come si legge, tutto è legato ai rapporti dei due fratelli con le ragazze e tra loro.

Insomma, “A Firenze, Centro Storico” (Edizioni della Sera, 2023) è una bella chiacchierata scritta, con tanti amici e con altri che spero possano diventare tali, su come hanno vissuto o vivono l’antico, rinomato centro della loro città. Una visione non da turisti ma da figli di Firenze, non priva di trovate narrative originali. Un altro dei segnali che questa città forse non si è impantanata nei fasti del Rinascimento ma è ancora culturalmente viva.

I BARBARI A FIRENZE

L’impero romano stava per cadere. Una delle ultime fortunate battaglie si svolse a Florentia, la città voluta cinque secoli prima da Giulio Cesare per contrastare i catilinari di Fiesole.

Dello scontro tra le orde barbare (Goti ma anche molti altri popoli nordici quali Vandali, Suebi, Burgundi, Vendi ed Eruli) del 405 d.C. alle porte della sua Firenze ci parla il grande affabulatore fiorentino Roberto Mosi nel suo “Barbari”, un romanzo veloce e snello, che con i toni della narrativa non perde occasione per istruirci e aggiornarci su quegli eventi ormai lontani quasi fosse un saggio storico, tale è la ricchezza dei particolari e la profondità delle analisi effettuate dall’autore. Il sottotitolo suona “Dalle steppe a Florentia alla porta Contra Aquilonem”.

La brevità dei capitoli scandisce il ritmo serrato della breve storia. Alle vicende del protagonista Rufo si mescolano quelle delle figure reali, dal vescovo fiorentino Zanobi, al comandante romano Stilicone, al sovrano dei Goti Radagaiso (Radegast I, forse, in realtà un Obodrita slavo).

Si legge dei successi romani con una certa malinconia, immaginando l’inutilità dei successi di Stilicone di fronte a un destino che pare ormai aver segnato le sorti dell’impero più vasto che l’Europa avesse mai conosciuto. Nel 476  d.C. il generale sciro Odoacre avrebbe deposto l’ultimo imperatore, Romolo Augusto, due nomi fondanti della storia romana, uniti a segnarne la fine.

Roberto Mosi fa parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, per il quale ha partecipato alle antologie “Le sconfinate”, “Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze Capitale”.

Di Mosi ho anche letto “Navicello etrusco”, “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone” e “Promethèus”.

Roberto Mosi

MEMORIE FIORENTINE

Ho letto in anteprima il volume “La prima volta a… Firenze” (Novembre 2022) curato da Giacomo Cialdi per Edizioni della Sera, con il sottotitolo “Diario intimo della città toscana”. Opera antologica di narrativa, che, per l’argomento trattato, si rivela in buona parte libro di memorie e ricordi, nonostante la creatività e l’inventiva degli autori coinvolti abbia saputo rigenerare tali reminiscenze in racconti in cui talora la fantasia ha modo di spaziare oltre la realtà.

La prima volta a Firenze. Diario intimo della città toscana

Apre il volume la prefazione dello scrittore e giornalista del quotidiano locale “La Nazione” Stefano Cecchi che ci parla di come le prime volte di ciascuno restino indelebili nei nostri animi ma che “Sapere che comunque tutte quelle volte, probabilmente le più belle, le abbiamo vissute con intorno la cornice magnifica e struggente di Firenze, incendia e rende orgoglioso ancora di più il cuore.”

I racconti sono ordinati alfabeticamente per autore. Dunque, come sovente gli accade in tali casi, apre la serie Massimo Acciai Baggiani, prolifico autore di racconti, poesie ma anche di saggi e romanzi, di cui ho scritto spesso, dedicandogli persino la biografia letteraria “Il narratore di Rifredi” (Lulu, 2018, Porto Seguro, 2019). Il suo “La villa abbandonata” pur riportando alcuni episodi reali della vita dell’autore e luoghi altrettanto esistenti di Firenze, immagina come voce narrante quella di un trapassato che narra “La prima volta che… sono morto a Firenze”. Con Massimo Acciai ho di recente pubblicato il romanzo “Psicosfera” e stiamo curando un progetto di antologia fantascientifica.

Segue Elena Andreini, giornalista e autrice di opere a carattere locale. Con il suo “Il gol di Daria” ci racconta la magica esperienza infantile della prima partita di calcio.

Il racconto di Luca Anichini, autore che ho avuto in squadra per l’antologia “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021) e che ha condiviso con me anche l’esperienza di “Fiorentini per sempre” (Edizioni della Sera, 2020), “Il Ponte Vecchio e il profumo dell’amore”, ci porta indietro agli anni della Seconda Guerra Mondiale e dell’arrivo degli Alleati a Firenze, facendoci vedere la storia con gli occhi di un giovane militare maori.

Anche Milena Beltrandi è autrice che ben conosco. Come me, Acciai, Anichini, Campinoti, Lunghini, Prosperi e Tofanari (tutti presenti in questo volume) fa parte del Gruppo Scrittori Firenze (GSF). Come loro ha partecipato all’antologia curata da Caterina Perrone e me “Gente di Dante”.

Di lei ho anche letto un paio di romanzi: “La formula del sole” e “Una crociera pericolosa”. L’avevo anche trovata in “Toscani per sempre” (Edizioni della Sera).

Il suo “Luna di miele singolare” vede una coppia di novelli sposi fiorentini scegliere proprio la loro stessa città per il viaggio di nozze, guardando Firenze per la prima volta con lo sguardo esterno e meravigliato del turista.

Con “Paura e amare riflessioni” Renato Campinoti affronta gli anni di piombo a Firenze, proprio il periodo cui ho dedicato un mio racconto sulla violenza politica che si viveva allora – appena pubblicato nel volume “Non ti temo più” (Tabula Fati, 2022). Erano anni di intensa partecipazione politica ma che stava perdendo la connotazione pacifica e pacifista del 1968. Anche Campinoti è autore che ben conosco, oltre che per le comuni esperienze antologiche (“Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze Capitale”), per aver io scritto l’introduzione alla silloge da lui scritta con Massimo Acciai “Racconti ai tempi de del coronavirus”, per la lettura del suoi giallo “Non mollare Caterina” e per la comune esperienza del Consiglio Direttivo del GSF.

Il promotore culturale Stefano Carloni ci mostra, come già Elena Andreini, il primo incontro con la squadra calcistica locale, riportandoci, come Campinoti agli anni ’70, ma qui l’università non è la facoltà di architettura, ma quella sorta di Università del calcio che era allora il Bar Marisa.

Con il giornalista e scrittore Giacomo Cialdi, curatore di questa antologia, avevo condiviso la bella esperienza di “Fiorentini per sempre”. Nel suo “Ricordi” il protagonista si aggira per Firenze osservandone i monumenti. Quando emerge dalla sua tasca una foto del 1988 scattata in Piazza della Signoria, il racconto prende una svolta a sorpresa.

Ne “La Luna senza tacchi” della poetessa Elena Falci, suggestionata dal nostro satellite, la protagonista si trova a ballare scalza un valzer popolare e a riscoprire il brivido dell’amore.

Gabriele Fredianelli ci parla di calcio, Fiorentina, la celebre Libreria Marzocco, libri in genere e libri sul calcio in “Tra Borges, Batigol e Gianni Brera” in un racconto d’amore tra un ragazzo e un libro.

Nel racconto del mio due volte collega (di banca e di scrittura) e semi-omonimo Carlo Legaluppi in “Lungarno degli Acciauoli”, il protagonista, pur avendo girato il mondo, non era mai stato prima a Firenze. Ci si reca per una missione da killer professionale con una vittima designata assai particolare. Di Legaluppi ricordo il thriller “La ottava croce celtica”.

Luca Lunghini ci fa tornare al 1991, alla Guerra del Golfo, che con lo sguardo di oggi pare poca cosa rispetto a quella in Ucraina. “E se cambiassimo il mondo” ci parla di Firenze e di una manifestazione pacifista. Per il protagonista “in prima Liceo” era “il periodo delle prime sigarette, delle prime birre il fine settimana, delle prime cotte, delle prime ore di lavoro per avere una maggiore indipendenza e dei primi amori”. Con lui ho condiviso la presenza in altre due antologie, “Gente di Dante” e “Fiorentini per sempre”.

Filippo Luti (come di recente già Sergio Calamandrei, non ricordo bene dove) ci ricorda che Firenze vide gli albori del ciclismo nel tempo in cui fu Capitale d’Italia.

Avvinto a te” del sottoscritto Carlo Menzinger di Preussenthal è forse il racconto più autobiografico che io abbia mai scritto (nella prima parte), mentre lo sviluppo finale è di totale fantasia. Questo potrà non sembrare evidente, dato che il protagonista si confronta non con una persona reale ma con una personificazione della città di Firenze e delle sue sorelle Siena, Livorno, Lucca, Pisa… in un’insolita storia d’amore ossessivo tra una città e un uomo.

Pierfrancesco Prosperi è un altro autore cui mi sento particolarmente legato, sia per il suo essere, come me, autore di ucronia e fantascienza, sia per la sua appartenenza al Gruppo Scrittori Firenze, sia per aver condiviso con me numerose antologie come “Sparta ovunque”, “Gente di Dante”, “Accadeva in Firenze Capitale” e altre in arrivo come quella da lui stesso curata sull’Ucraina e una sul centro storico di Firenze. Massimo Acciai Baggiani ha poi curato la sua biografia nel volume “Architettura dell’ucronia”, cui ho avuto l’onore di partecipare con un saggio. Troppo lungo elencare tutti i suoi libri che ho letto. Ho detto forse troppo di quello che Prosperi è per me, tralasciando di dire che cos’è per il mondo: un autore pluripremiato, pubblicato dalle maggiori case editrici con decine di libri, sceneggiatore di fumetti importanti come Topolino e Martin Mystere. Il suo “Un ricordo incancellabile” racconta di un’esperienza come angelo del fango durante l’alluvione del 1966, per il recupero dei libri danneggiati.

Sabrina Caterina Rossello nel suo “Lui e lei” ci racconta del dono di una penna che trasformerà una pasticcera topolina in

scrittrice.

Davide Savorelli, già autore del romanzo storico “I giorni prima”, ci porta gustare un Negroni al celebre caffè letterario Giubbe Rosse.

Con “Nel DNA e dietro la curva” il personaggio di Enzo Susiniriflette sugli anni che si sono susseguiti e che, arrivati a questo giorno, tornano a una ritualità nota” mentre “la sua testa vaga costantemente a cercare appigli del passato a cui aggrapparsi”.

Francesca Tofanari che mi aveva stupito per essere sia autrice di un giallo al femminile “In punta di sangue”, sia un saggio di ricostruzione di tradizioni locali come “Sassaiole e Capirotti”, sia per aver realizzato un racconto ironico per l’antologia “Gente di Dante”, in “Quando la città ti toglie i punti di riferimento” ci mostra una Firenze in movimento, che cambia e muta al punto da non sembrare quasi più se stessa. Racconto che parla anche del primo incontro con una stazione ferroviaria.

Insomma, un gran  bel libro, che riunisce tanti amici con molte cose in comune ma soprattutto una: Firenze, una città con tanta storia, tante storie e tanti ricordi. Grazie a Giacomo Cialdi e alle Edizioni della Sera per averci permesso di raccontarne alcune.

UN LIBRO CHE PARLA DI UN LIBRO CHE PARLA DELLE CRISI DI FIRENZE

Sono solito recensire, ormai da vari anni, tutto quello che leggo. Non ho, però, sinora lasciato neppure un commento di “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” di Chiara Sardelli. La ragione si può forse intuire dal titolo: non è facile parlare di un libro che parla di un proprio libro. Pur avendo avuto il piacere di leggere il volume in anteprima, tempo fa, è uscito solo in questo mese di maggio 2022, dunque prima sarebbe stato prematuro parlarne.

Ma eccoci qui! Un libro che parla di un mio libro? Ebbene sì. “Suggestioni fiorentine” è proprio questo: un saggio che esplora i racconti del mio “Apocalissi fiorentine”.

Che cosa dirne allora? Innanzitutto, che fa sempre effetto quando esce un proprio libro, ma ne fa molto di più quando esce un libro che parla di noi. Non pensate? Dovrei cominciare forse ad abituarmi, ma ancora non mi sono del tutto ripreso dal colpo di vedere gran parte della mia produzione recensita, nel 2018, da Massimo Acciai Baggiani nel suo voluminoso saggio “Il sognatore divergente”, edito da Porto Seguro.

Suggestioni fiorentine” di Chiara Sardelli è stato invece pubblicato da Solfanelli, nella prestigiosa collana Micromegas (negli stessi giorni in questa collana è uscito anche il saggio curato da Massimo Acciai Baggiani “Architettura dell’ucronia” dedicato a Pierfrancesco Prosperi, cui ho contribuito con un articolo).

Ho trovato il saggio davvero accurato e pregevole. “Apocalissi fiorentine” è un volume che gioca con la Storia mescolandola con la fantasia, per lanciare un messaggio ecologista: il mondo è a rischio, ma non pensiate che deforestazione, inquinamento, perdita di biodiversità, surriscaldamento e pandemie siano problemi lontani. Riguardano tutti noi. Possono riguardare anche le nostre stesse città. La mia stessa città, Firenze. “Apocalissi fiorentine” racconta storie che mostrano momenti di crisi della città, passati e futuri, reali e immaginari, per dirci che nulla è scontato e che tutto potrebbe essere andato o andare in futuro in modo diverso. La recente pandemia dovrebbe averci insegnato come il nostro modo di vivere possa essere facilmente stravolto.

Con “Suggestioni fiorentine”, lasciando un po’ tra le righe queste considerazioni, Chiara Sardelli esplora soprattutto i luoghi iconici e gli episodi storici che compaiono in ciascun racconto. C’è poi una parte in cui mi intervista. L’introduzione è di Massimo Acciai Baggiani, la postfazione di Sergio Calamandrei.

Il volume è stato appena presentato al Salone del Libro di Torino (20 e 21 Maggio 2022).

Di seguito i link ai due eventi principali del Salone:

Ne parleremo ancora alla Biblioteca Buonarroti di Firenze il 7 Giugno 2022, ore 17,30, in Viale Guidoni, 188. Ingresso libero. Vi aspettiamo.

In conclusione, vorrei ringraziare Chiara Sardelli per avermi onorato con la lettura del mio volume e per averne saputo trarne un’analisi tanto accurata e ricca di riferimenti storici e culturali, che dimostrano la sua grande cultura e la ricchezza delle sue letture.

Ringrazio anche Acciai e Calamandrei per aver partecipato al volume e per aver sempre fortemente sostenuto le mie opere. Non può, poi, mancare un ringraziamento per l’editore che ha sostenuto questo progetto.

Salone del Libro di Torino – Stand B52 Tabula Fati e Solfanelli – 20 Maggio 2022 – Chiara Sardelli, Massimo Acciai Baggiani, Carlo Menger e Sergio Calamandrei

APOCALISSI E SUGGESTIONI FIORENTINE

La mia antologia di racconti “Apocalissi fiorentine” mi sta dando delle buone soddisfazioni. Con questo libro ho voluto raccontare momenti di crisi della storia della città, passati e futuri, per mostrare la fragilità del nostro mondo applicata a un contesto urbano. Spero si possa, comunque, considerare anche un libro divertente e piacevole. Lo arricchiscono le immagini realizzate dagli studenti della facoltà di architettura di Firenze.

Tra tutti quelli editi in Italia nel 2019, il racconto “Collasso domotico”, presente in questo volume, è stato scelto per l’antologia “Mondi paralleli” (Delos Digital) curata da Carmine Treanni e che riunisce, come recita il sottotitolo “Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019”. “Apocalissi fiorentine” è entrata in finale per il Premio Vegetti 2021 e l’antologia “Mondi Paralleli” ha vinto addirittura il Premio Italia!

E ora sta per uscire un intero saggio (autrice Chiara Sardelli, editore Solfanelli) dedicato a questi racconti: “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger”!

Dopo che Massimo Acciai Baggiani mi aveva dedicato il volume “Il sognatore divergente” (Porto Seguro Editore, 2018), che analizza la mia produzione letteraria fino al 2018, sono stato dunque ora onorato da questo secondo saggio sulle mie opere.

Vorrei dunque ringraziare Chiara Sardelli e Massimo Acciai Baggiani per questo grande impegno, Carmine Treanni per aver selezionato il racconto, le giurie dei Premi Vegetti e Italia per il loro apprezzamento, i tre editori per aver pubblicato e sostenuto queste opere.

MERCATO DELL’ARTE AL PARTERRE DI FIRENZE

Sabato 11 e domenica 12 Dicembre 2021, dalle 10,00 alle 19,00 si svolgerà nella Sala dei Marmi del Parterre di Firenze (Piazza della Libertà 12) il “Mercato dell’Arte”.

Il GSF – Gruppo Scrittori Firenze sarà presente con un proprio banco e i libri di alcuni soci.

Io porterò questi (tutti scontati al prezzo indicato qua sotto):

VIA DA SPARTA Vol. 1 – IL SOGNO DEL RAGNO (Porto Seguro, 2017)

Autore: Carlo Menzinger di Preussenthal

Genere: ucronia

La bella schiava Aracne, stuprata senza diritto di ribellarsi, fugge dal violento mondo ucronico dominato da Sparta, che ha cancellato Atene e i suoi insegnamenti, alla ricerca della libertà, dell’amore e di un mondo migliore per sé e per il bambino che porta in grembo. Altrove la ricca e ribelle Nymphodora sogna incompresa città diverse.

Prezzo: € 10,00

VIA DA SPARTA Vol. 2 – IL REGNO DEL RAGNO (Porto Seguro, 2018)

Autore: Carlo Menzinger di Preussenthal

Genere: ucronia

Nel mondo violento e spietato dominato da Sparta, la giovane e bella schiava Aracne, con la sua padrona, amica e amante Nymphodora, fugge all’inseguimento di un sogno, della libertà e della vita per sé e per suo figlio, nato dall’ennesimo stupro da lei subito. Tra mille avventure scopriranno, a loro rischio e pericolo, letali segreti, tra cui uno che riguarda la sua stessa esistenza.

Prezzo: € 10,00

Il regno del ragno. Via da Sparta

VIA DA SPARTA Vol. 3 – LA FIGLIA DEL RAGNO (Porto Seguro, 2019)

Autore: Carlo Menzinger di Preussenthal

Genere: ucronia

Il ragno tatuato sulla fronte di Aracne è un marchio il cui significato nasconde scomodi segreti, che porteranno nuovi guai alla giovane donna e ai suoi amici in fuga verso un mitico nord dove sperano di trovare un mondo diverso, ma dovranno prima affrontare nuove avventure, fronteggiare un’accoglienza piuttosto “gelida” e adattarsi a un modo nuovo di vivere.

Prezzo: € 10,00

La figlia del ragno. Via da Sparta

VIA DA SPARTASPARTA OVUNQUE (Tabula Fati, 2002)

Autori: Massimo Acciai Baggiani, Donato Altomare, Sergio Calamandrei, Linda Lercari, Carlo Menzinger di Preussenthal, Paolo Ninzatti, Pierfrancesco Prosperi

Genere: ucronia

7 autori, con storie ambientate in luoghi ed epoche diverse, reinterpretano a modo loro l’universo immaginario di “Via da Sparta”, in cui ventiquattro secoli di storia, hanno cambiato ogni aspetto, dalla società, all’economia, alla famiglia, al sesso, all’arte, alla scienza, alla tecnica, alla religione, agli usi e costumi, alla politica, all’alimentazione, all’urbanistica e architettura.

Prezzo: € 10,00

Sparta ovunque. Sette racconti ambientati nell'universo di Via Da Sparta

APOCALISSI FIORENTINE (Tabula Fati, 2020)

Autore: Carlo Menzinger di Preussenthal

Genere: distopia

Narra di fragilità urbane e ambientali e di come Firenze, nel passato, abbia rischiato di scomparire e come, in futuro, potrebbe trovarsi a cessare di esistere. Contiene 46 illustrazioni degli studenti di Architettura di Firenze. Il racconto “Collasso domotico” è stato selezionato per “Mondi paralleli- Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019”, vincitrice del Premio Italia 2021.

Prezzo: € 10,00

Apocalissi fiorentine

GENTE DI DANTE (Tabula Fati, 2021)

Autori: Gruppo Scrittori Firenze

Curatori: Carlo Menzinger di Preussenthal e Caterina Perrone

Genere: racconti storici

Omaggio del GSF ai settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. La “Gente di Dante” non è solo quella di Firenze del 1200 e 1300 o delle sue opere, siamo anche noi, che a lui ancora ci ispiriamo, scrittori appassionati e coinvolti non da un ricordo ma dalla presenza viva della sua figura e della sua storia. Volume diviso in “La suggestione della storia” e “L’incanto della fantasia”.

Prezzo: € 15,00

Gente di Dante. 1321-2021. Racconti per i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri

Vi aspettiamo! Se non potete venire, potete comunque acquistare i volumi sui principali store, seguendo i link.

Carlo Menzinger di Preussenthal

www.menzinger.it

GLI SPIRITI PROTETTORI DEI CAVALCANTI

Gli eserciti dei santi. Eternal war - Livio Gambarini - copertina

Tra pochi giorni a Milano ci sarà la nuova edizione di Stranimondi, il festival del fantastico. Durante l’ultima edizione avevo acquistato, tra le altre cose, il romanzo Eternal War – L’esercito dei santi” (Acheron Books, 2015) scritto dal giovane Livio Gambarini. Sinora non avevo ancora trovato il tempo di leggerlo. Ora che l’antologia “Gente di Dante”, che sto curando per il GSF – Gruppo Scrittori Firenze, è prossima alla pubblicazione con Tabula Fati, mi è parso il momento opportuno per leggere un romanzo che, per tema, ben avrebbe potuto figurare (se fosse stato un racconto) in tale volume. Si parla, infatti della famiglia fiorentina dei Cavalcanti e, in particolare, del poeta Guido Cavalcanti, contemporaneo dell’Alighieri. Anche l’autore della “Divina Commedia” compare alla fine del volume, che si chiude con la celebre battaglia di Campaldino, cui partecipò.

Questo libro (come gli altri tre della saga) non è, però, un semplice romanzo storico.

Alle vicende dei Cavalcanti e delle altre famiglie del tempo (peccato qualche refuso nei loro nomi), che si svolgono nella Materia, si alternano quelle immaginarie degli Spiriti, dei Genius loci, delle anime dei morti e degli Ancestrarchi, che si muovono nel parallelo mondo dello Spirito. Sono esseri che combattono tra loro per proteggere e aiutare le famiglie di cui sono come angeli custodi. Sono esseri spirituali, ma che nel loro mondo hanno corpi e sembianze umane ben precise e che possono star male, guarire, guadagnare potere (Virtù) e persino soccombere.

Guido Cavalcanti è figura centrale per lo spirito protettore dei Cavalcanti, Kabal, che molto ha investito su di lui. A differenza di altri, infatti, sia lui, sia Dante Alighieri, hanno due anime e gli Spiriti credono siano destinati a grandi cose.

Lettura interessante e suggestiva, che, dopo la recente immersione nel tempo dantesco (di cui quest’anno ricorrono i 700 anni dalla morte), ho potuto meglio apprezzare che se lo avessi letto appena acquistato.

Acheron Books presenta: Eternal War - Inferno, di Livio Gambarini. Novità  Novembre - YouTube

FOTO DI MURI GRAFFIATI

Roberto Mosi è autore fiorentino. La sua silloge poetica “Promethèus” ci parla di muri di ogni parte del mondo, ma si

Promethéus. Il dono del fuoco - Roberto Mosi - Libro - Mondadori Store

capisce che il poeta è di Firenze, città orfana delle mura di cinta, sin dal “risanamento” del Poggi che voleva mutarla in capitale d’Italia, ma ricca di “muri privati” onnipresenti. Mura di ville che cingono le strette viuzze collinari tra piccoli bastioni che celano la vista dei giardini retrostanti, case dalle mura di pietra e dalle alte finestre. Una città troppo fortificata per poterci ambientare una storia di zombie, quelle creature semi-vive che nei film americani dilagano ovunque abbattendo fragili porte-finestre e vetrate senza imposte o inferriate.

Una città priva delle grandi periferie delle metropoli ma non per questo orfana del tocco irriverente dei writer, che lasciano i propri graffiti in sottopassi, lungo i binari della ferrovia o su edifici che sono quasi archeologia industriale.

Lo sguardo poetico dell’autore va, infatti, spesso proprio alle opere di questi artisti di strada.

Il titolo “Promethèus” rimanda alla mitica figura che diede il fuoco all’uomo, ma anche “l’idea del calcolo” e “il sistema dei segni tracciati”. Padre, quindi, dell’energia, della tecnologia ma anche della scrittura e, perché no, dei graffiti, della “fantasia dei colori” che riempiono “strade periferiche/ muri della ferrovia / sottopassi nell’ombra / saracinesche abbassate” in queste nostre “Città a misura d’automobile”. Sono quadri che “vivono dell’aria / delle strade, dei muri bagnati”.

Di quali muri ci parla?

Oltre a quelli di Firenze, quelli di Gerusalemme, di Berlino, del Messico, di Melbourne, di Rio de Janeiro.

Roberto Mosi (@poesia3000) | Twitter
Roberto Mosi, autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze

E chi si muove tra questi muri?

Ecco i pugili che “combattono miserie”, ecco “l’omino magro” che “esce dalla fogna”, “un grappolo di palloni in mano”, ecco che “il Giullare s’intrufola, follia / dei segnali / lo spray nella mano / la freccia stradale infilza un cuore / il Cristo pende dall’incrocio”.

Ecco i malati dei manicomi dipingere i muri delle loro case-prigione.

Ecco gli antenati dei writer all’opera nelle grotte di Lascaux.

Brevi poesie di grande forza visiva che sono fotografie. Del resto, si sente, il Mosi non è solo poeta, ma anche fotografo.

FIRENZE CAPITALE, NASCITA DI UN’ANTOLOGIA

La città di Firenze fu capitale del Regno d’Italia per un breve periodo di sei anni, dal 3 febbraio 1865 al 3 febbraio 1871. Che non sarebbe durata oltre si capì già con la presa di Roma, il 20 settembre 1870.

L’anno scorso Cristina Gatti, la Presidentessa del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, propose di predisporre un’antologia che ricordasse quegli anni, da presentare in occasione dei 150 anni dalla breccia di Porta Pia.

C’è stata poi l’epidemia di covid-19 e, vista l’impossibilità di presentare il volume in presenza, fu fatta scivolare l’uscita all’aprile 2021, che forse è anno anche più adeguato per celebrare la fine di questo periodo assai interessante per la nostra città.

Per preparare il volume, la pandemia ci diede ancora il tempo per uno degli Incontri letterari che presentavo in Laurenziana con Barbara Carraresi per il GSF, martedì 11 Febbraio 2021. Per l’occasione invitai il giallista Sergio Calamandrei, che ha un’autentica passione per quegli anni, sui quali ha raccolto, letto e studiato un’invidiabile biblioteca.

Il suo intervento piacque all’uditorio e lo aggregammo subito come consulente storico per l’antologia in preparazione.

Il grande impegno che subito mise nel collaborare alla stesura della raccolta, ha fatto sì che da consulente fu presto “promosso” a curatore, andando ad affiancare nel ruolo Cristina Gatti.

Personalmente ho avuto l’onore di figurare nel Comitato Editoriale assieme a Fabrizio De Sanctis, Maila Meini e Vincenzo Sacco.

Il volume ha così raccolto i racconti (in ordine di apparizione nel volume) di Fabrizio De Sanctis, Caterina Perrone, Vincenzo Sacco, Cristina Gatti, Gabriele Antonacci, Barbara Carraresi, il sottoscritto Carlo Menzinger di Preussenthal, Nicoletta Manetti, Renato Campinoti, Maila Meini, Roberto Mosi, Pierfrancesco Prosperi, Sergio Calamandrei. Chiude la serie il racconto-postfazione di Paolo Ciampi.

Il volume è arricchito anche da una parte saggistica con gli interventi di Pietro Tornabene, Giuseppe Matulli e Andrea Cantile e da un ricco corredo fotografico, comprensivo di tavole a colori.

Il pregio del volume è accentuato dall’insolito formato.

Diversi sono i toni e gli stili dei vari autori, così come i personaggi che si succedono in queste pagine intense e vivaci, da quelli più popolari ai frequentatori dei salotti, dai fiorentini ai torinesi, ai tanti stranieri, che in quegli anni rappresentavano ben due terzi della buona società fiorentina.

Ed ecco il celebre oste Gigi Porco nel racconto di De Sanctis, ecco Marie Bonaparte nei salotti descritti da Caterina Perrone, ecco l’ispettore di Vincenzo Maria Sacco che indaga nientemeno che sul furto del David di Donatello, ecco l’incontro tra un conte e un lustrascarpe nella narrazione di Cristina Gatti, ecco la meraviglia delle prime linee ferroviarie nel “volo dell’ippogrifo” di Gabriele Antonacci, ecco il mendicante Pipetta di Barbara Carraresi che assiste all’inaugurazione della statua di Dante, ecco nel mio racconto il dialogo tra la città di Firenze e il grande collezionista Frederick Stibbert che ci regalerà uno dei più suggestivi musei d’armature, ecco  Dostoevskij descritto da Nicoletta Manetti, ecco il patriota Beppe Dolfi dipinto da Renato Campinoti, ecco la domestica di Maila Meini, ecco gli abitanti delle case di ferro e legno di Roberto Mosi, ecco una Firenze rimasta capitale ancora oggi nella geniale immaginazione di quel re dell’ucronia italiana che è Pierfrancesco Prosperi, ecco la partecipazione alla presa di Roma di un predecessore (il giornalista Sabatino) del celebre ispettore Arturi di Sergio Calamandrei. Inutile evidenziare la consueta poeticità del racconto-postfazione del giornalista Paolo Ciampi, che ripercorre in una sorta di sintesi tutti i racconti precedenti.

Non mancano nel volume le occasioni per raffigurare le difficoltà derivanti dal veloce trasferimento della burocrazia torinese nel capoluogo toscano, che alterò i prezzi e creò non pochi disagi alla popolazione, sia per gli imponenti lavori di trasformazione urbana, sia per l’alterazione demografica avvenuta in breve tempo su una città di medie dimensioni qual’era Firenze allora.

Volume, dunque, ricco ed elegante, piacevole da leggere, istruttivo e ottimo da conservare nella propria libreria per riletture future, che si aggiunge alle altre antologie pubblicate dall’associazione e cui presto farà seguito la silloge dedicata ai settecento anni dalla scomparsa dell’Alighieri “Gente di Dante”, che sto curando con Caterina Perrone per il GSF.

IL FANTASMA DI MARY SHELLEY

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Patrizia Torsini

Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851), è stata una scrittrice, saggista e filosofa britannica. È celebre per aver scritto il romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818, una delle opere precorritrici della moderna fantascienza. Assieme al marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo, Lord Byron, Polidori, e la sua sorellastra (nonché amante di Byron) Claire Clairmont, una sera di giugno del 1816, nel salotto di Villa Diodati, vicino Ginevra, inventarono il romanzo gotico, che tanto successo riscuote ancora oggi. Era, inoltre, figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. A Mary Shelley dobbiamo anche uno dei primi esempi di romanzo apocalittico “L’ultimo uomo”.

Si tratta, dunque, non solo di una grande precorritrice della letteratura moderna, ma in quanto donna, una figura di rilievo nel campo dell’emancipazione femminile. Non sorprende quindi che il suo fascino sia ancora forte.

Deve averlo subito, in qualche misura, anche Patrizia Torsini, la moderna autrice di “L’importanza di chiamarsi Bloody Mary” (Edizioni Jolly Roger, Luglio 2020), che in questo romanzo dal titolo da aperitivo wildiano, pur non eleggendo la nostra romanziera a protagonista, le fa avere un ruolo centrale, in una vicenda di morti sospette e simulazioni di apparizioni di fantasmi, un thriller contemporaneo che ha poco del gotico, ma che vede l’amica di Lord Byron al centro di una sorta di venerazione da parte di una coppia di librai e lo

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spunto per un camuffamento, con conseguenze nefaste e imprevedibili.

La narrazione si dipana tra storie di amicizie e amori, piccoli viaggi e piccole avventure, indagini attorno a questa misteriosa serie di “morti di paura”. C’è una connessione tra loro o solo la casualità?

Questo corposo e denso romanzo, di ben 400 pagine, è la terza prova di quest’autrice, di recente approdata nel GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo “Acqua alla gola” (2015) e “Killer on the road” (Porto Seguro, 2017). Con quest’ultimo romanzo, che me l’ha fatta scoprire in occasione di un Porto Seguro Show, “L’importanza di chiamarsi Bloody Mary” ha in comune oltre ai toni da thriller, l’amore per la scoperta di luoghi impervi della nostra Toscana e una volontà, che condivido, di metterci in guardia contro i drammatici danni che stiamo provocando all’ambiente.

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