Mi riallaccio al post odierno di Sergio Calamandrei, nel quale giustamente segnala una certa confusione in merito all’applicazione delle regole grammaticali. Se come segnalo nel mio precedente post, l’italiano è ormai una lingua a rischio d’estinzione o almeno di profonda trasformazione, non dobbiamo, però, dimenticarci che dispone di regole, il cui rispetto consente una miglior comprensione reciproca e una più agevole lettura. Tra queste regole, alcune fra le più bistrattate e, forse, meno note sono quelle che concernono i segni d’interpunzione e, in particolare, la virgola.
La virgola, come recita wikipedia (enciclopedia web priva di alcuna autorià ufficiale, ma talmente consultata da potersi considerare ormai uno dei punti fermi – per i qualche secondo! – della nostra cultura globalizzata) è un segno d’interpunzione, il cui nome viene dal latino virgula, ae, che significa "bastoncino, piccola verga": la denominazione rimanda chiaramente alla forma che essa possiede anche nei testi attuali. Essendo il più breve segno di pausa, essa corrisponde nella lettura ad un minutissimo intervallo della voce.
Nella lingua italiana le norme per regolare l’uso della virgola sono piuttosto complesse, ma possono essere riassunte in alcuni punti:
- La virgola deve essere usata per dividere i singoli elementi paralleli di una lista o di un elenco: Per fare il pane occorrono: la farina, il lievito, l’acqua, un pizzico di sale.
- La virgola è usata per separare la proposizione dipendente (o secondaria) della preposizione reggente da cui dipende (cioè la principale). Questo può avvenire in tre casi diversi:
1.Quando la secondaria precede la principale: Se fossi ricco, mi comprerei un’isola
2.Quando la secondaria segue la principale: Nel deserto vivono pochi animali, perché le condizioni ambientali sono proibitive
3.Quando la secondaria è inserita all’interno della principale: Il mio migliore amico, che è un grande tennista, ha vinto molti tornei
Invece, è opportuno non usare la virgola quando la proposizione secondaria è strettamente connessa alla proposizione principale: Non devi guardare il sole se non vuoi ferirti la vista.
(Da capirsi quando questa connessione stretta si realizzi, dico io).
- La virgola è usata per separare proposizioni tra di loro indipendenti: La bambina corre nel prato, vede un fiore, si ferma, lo guarda e poi lo coglie
- Viene usata anche dopo le espressioni Sì e No: Sì, sono stato io a chiamarti; No, non mi interessa.
- Viene usata dopo le frasi introduttive: Visto che è tardi, me ne andrò a dormire; Se i miei calcoli non sono errati, dovresti farcela.
- La virgola va usata anche dopo le interiezioni (Ehi, dico a te!), dopo le esortazioni (Ti prego, scrivimi ogni tanto) e dopo i vocativi (Andrea, ricordati le chiavi di casa!).
- La virgola si usa anche per separare le frasi incidentali (Mario rispose, senza alcun dubbio, che era pronto per l’incarico) e le apposizioni(Giacomo Leopardi, famoso poeta italiano, è nato a Recanati).
Fin qui wikipedia. Ho trovato, però, anche altre regolette.
La virgola va anche usata:
dopo le· congiunzioni infatti, in effetti, di fatto:
”Laura ha l’influenza. Infatti, non uscirà.”
prima delle· congiunzioni ma, tuttavia, però, anzi:
”Mi piace la musica moderna, ma preferisco quella classica.”
– anche se, benché, per quanto, sebbene:
”Mi siederò a tavola con voi, sebbene non abbia appetito.”
– mentre, quando: ”Laura entrava, mentre Carlo usciva.”
– giacché, poiché: ”Era a conoscenza della verità, poiché lo avevano informato.”
dopo un· avverbio, un’espressione avverbiale, un’interiezione:
”Certamente, so tutto quel che c’è da conoscere.”
”Benissimo, ci vedremo questa sera.”
”In modo particolare, m’interesso d’antiquariato.”
nelle· date di uno scritto, dopo il nome del luogo da cui si scrive:
”Modena, 23 aprile 2000”
nelle frasi coordinate per· asindeto:
”Si presentò a cena, mangiò, se ne andò.”
con tutti i· complementi la cui presenza non influisce sul contesto:
”Per me, puoi andare dove ti pare.”
per indicare che si è tralasciato un termine o un gruppo· di termini:
”Sei di questi libri sono miei, tre [di questi libri sono] di Laura, due [di questi libri sono] di Carlo.”
per evitare ambiguità:·
”Per Maria, Antonietta è una cara amica.”
Senza la virgola, si parlerebbe della regina Maria Antonietta.
Rimane una questione spinosa: l’uso della virgola davanti al “ma”.
L’affermazione precedente “la virgola va usata prima della congiunzione ma” mi soddisfa solo parzialmente. Penso possa essere considerata come una regola generale, al cui interno, però, c’è, direi, una sottoregola.
Qualcuno (w00dy) ha scritto “La virgola è consentita prima delle congiunzioni. Considerala come una pausa tra le note; se sai suonare uno strumento, saprai cosa intendo.” Da un punto di vista logico, l’affermazione mi pare assai sensata e mi piace molto. 
Andrebbe, però, visto se lo sia altrettanto da un punto di vista grammaticale.
Nel mio lavoro di correzione delle bozze per l’antologia UCRONIE PER IL TERZO MILLENNIO, vedendo che ogni autore si comportava diversamente, ho cercato di approfondire la cosa e mi è parso che se “ma” fa da congiunzione (collega due frasi principali) allora la virgola non va messa, se invece “ma” precede una frase che si oppone alla prima, allora va messa la virgola.
La stessa cosa può anche essere detta così: “ma” è congiunzione, ma quando unisce due proposizioni, una principale e l’altra subordinata o avversativa, deve essere preceduta dalla virgola.
Questa, purtroppo, è una di quelle regole assai chiare come enunciato, ma assai meno come applicazione. Dove ci troviamo in un caso e dove nell’altro?
Inoltre, non mi convince troppo: se uso la virgola per separare principale e subordinata, a maggior ragione, secondo me, dovremmo usarla per separare due principali, che tra loro sono più indipendenti! Non vi pare?
Ai blogger l’ardua sentenza!
Se in passato tendevo, dunque, a evitare l’uso della virgola con il ma, considerando questo una congiunzione e ritenendo che la medesima funzione fosse assolta dalla virgola e che, quindi, il loro abbinamento costituisse un’inutile ripetizione. Ora, invece, tendo ad abbinarle quasi sempre.
La questione, però, per me non è chiusa. Sono pronto ad accogliere nuove versioni e spiegazioni.
Vorrei, poi, sollevare qualche altra questione: 
– se inizio una frase con un “poi”, questo deve essere seguito dalla virgola?
– Se è vero che infatti, in effetti, tuttavia e però devono sempre essere seguite da una virgola, quando sono inserite all’interno di una frase vanno considerate incidentali e devono quindi anche essere precedute dalla virgola?
– Lo stesso vale per dunque, comunque e pertanto?
Virgo prudentissima, ora pro illa.
Virgo veneranda, ora pro illa.
Virgo praedicanda, ora pro illa.
Virgo potens, ora pro illa.
Virgo clemens, ora pro illa.
Virgo fidelis, ora pro illa.
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