Archive for marzo 2010

EMERGENDO DAL VIRTUALE

24 marzo 2010 Sergio Calamendrei, Simonetta Bumbi e Carlo MenzingerInsolita serata quella di ieri. Serata in cui l’emergere del reale dal virtuale ha dato più volte prova di sé. Serata che si è svolta nella bella cornice dell’Hotel Relais Certosa, accanto all’evocativa dimora certosina di Firenze. Momento particolare che mi ha permesso di incontrare finalmente dal vivo una persona con cui ho avuto contatti virtuali, via e-mail, blog e altri spazi web, per circa dieci anni, una persona con cui ho firmato ben due libri, “Parole nel web” e “Il Settimo Plenilunio”, appena uscito. iostoconletartarughe di Simonetta BumbiSto parlando della poetessa e scrittrice Simonetta Bumbi. “Parole nel web” è un volume che raccoglie tre miei scritti a quattro mani, uno dei quali “Cybernetic love”, l’ho scritto con Simonetta. “Cybernetic love” è uno strano divertissement che ha preso la forma di una storia in versi scritta in cinque atti. È la storia di un tragicomico triangolo amoroso nato da una chat e scritto, come una sorta di collage di citazioni di autori classici, riscritte modernamente in un ironico linguaggio informatico. “Il Settimo Plenilunio” è un romanzo scritto a sei mani con Simonetta e con il giallista fiorentino Sergio Calamandrei (autore, tra l’altro di un romanzo sul mistero che si cela nella Biblioteca Nazionale Fiorentina “L’Unico Peccato”) e illustrato da ben diciassette artisti. Una storia di vampiri e licantropi che ci parla di un mondo multiculturale e consumistico.
L’occasione di quest’incontro “reale” con la verissima e umanissima Simonetta Bumbi è stato la presentazione del suo libro “iostoconletartarughe”, una sorta di dialogo-diario-blog cartaceo con cui Simonetta ci racconta, a cuore aperto, la sua lotta contro il dolore del mondo, che sembra aggredirla da ogni parte.
La presentazione è stata molto ben organizzata e divisa in tre parti. In una prima parte due attori si alternavano tra loro nel leggere brani del libro, lasciando spazio a una relatrice che ci parlava del significato e della simbologia della tartaruga nella mitologia di numerose culturale del mondo.
Nella seconda, un’altra relatrice, con l’ausilio di un proiettore, ha accostato le parole dense di sensibilità di Simonetta a immagini e musica.
Nella terza è stato dato spazio a Simonetta per rispondere alle domande di un pubblico numeroso e molto interessato ed è stato annunciato che dal volume sarà tratto uno spettacolo teatrale che avrà le sue prime rappresentazioni a Pistoia.
24 marzo 2010 Simonetta Bumbi, Carlo Menzinger e Sergio CalamandreiIl momento più emozionante è stato però l’incontro con l’immediatezza, l’umanità e la schietta amicizia di Simonetta Bumbi. A completare l’evento c’era la presenza con noi anche del citato Sergio Calamandrei, realizzando così per la prima volta un incontro tra i tre autori de “Il Settimo Plenilunio”. Ovviamente abbiamo approfittato dell’occasione per immortalare lo “storico evento” con alcune foto.
Il libro di Simonetta è, esso stesso testimonianza del prendere corpo di qualcosa nato nel web. Se i testi dai nostri scritti assieme nascono da uno scambi di e-mail e prima di apparire su carta sono stati rodati sul Laboratorio di Scrittura dell’Editore Liberodiscrivere o sul blog http://menzinger.splinder.com, “iostoconletartarughe” nasce proprio come un blog. Un blog divenuto libro e ora, presto, spettacolo teatrale, dunque sempre più concreto e reale.
Dunque il web vive, è vero. Dal web emergono idee, progetti, libri e, persino, persone. A volte persone vere come Simonetta Bumbi.
 
La presentazione del volume era inserita in una serata articolata in vari interventi di relatori diversi, che hanno toccato temi assai interessanti e vari, dalla semantica, alla filosofia, alla funzione della musica nei riti, all’ermetismo, tema, quest’ultimo che mi ha felicemente riportato alla mente alla simbologia nascosta del mio romanzo “Il Colombo divergente”.
 
Raimondo Di Sangro Principe Di San SeveroL’intervento finale, poi, mi ha personalmente colpito, dato che trattava del più misterioso dei miei antenati, l’alchimista, studioso e inventore Raimondo Di Sangro, la cui affascinante cappella San Severo a Napoli, guarda caso, mi era capitato di visitare di recente proprio con il citato Sergio Calamandrei e le nostre famiglie. Il Principe Di Sangro, di cui è ricorso il 30 gennaio il trecentennale della nascita, era all’epoca considerato una sorta di stregone per i suoi studi di chimica e, addirittura un vampiro (come i personggi de Il Settimo Plenilunio!), per i suoi studi sulla circolazione sanguigna.

ZAFON COLPISCE ANCORA

Come mai i sequel sono spesso più lunghi dell’originale?
A volte perché l’autore ha finalmente raggiunto la fama e può permettersi di scrivere tranquillamente, senza eccessive distrazioni e, soprattutto l’editore è disposto a pubblicare un volume più corposo e i lettori a leggerlo.

Non saprei se questo sia il caso di due libri di Carlos Ruiz Zafòn (autore che la fama ha certo già raggiunto, meritatamente, con opere tradotte in quaranta lingue e milioni di lettori). Sto parlando, ovviamente delle 439 pagine in paperback de “L’ombra del vento” (di cui dico qui) e delle 676 pagine in copertina rigida de “Il gioco dell’angelo”.
Non saprei se questo sia il caso, perché, in realtà “Il gioco dell’angelo” non è affatto un sequel, ma piuttosto un nuovo libro ambientato negli stessi luoghi (una Barcellona barocca e fumosa come una Londra ottocentesca degna di Jack lo Squartatore) e con alcuni personaggi in comune (i librai Sempere, padre e figlio).
Anche nelle atmosfere e nei personaggi ci sono delle somiglianze, dato che dietro a tutto (ne “Il gioco dell’angelo” maggiormente) c’è, oltre al mistero, un tocco di magia soprannaturale e dato che si parla sempre di scrittori e di libri.
Le due storie sono però perfettamente autonome e si può scegliere di cominciare la lettura da quella che si preferisce. Non appare neanche poi così scontato capire quale delle due sia stata scritta prima, anche se “Il gioco dell’angelo” è comunque ambientato in un arco temporale successivo a “L’ombra del vento”.
Leggendo il primo avevo avuto la sensazione che Zafòn fosse particolarmente innamorato della scrittura e che questa fosse un momento centrale della sua vita, al punto dal farne il cuore di un romanzo e questo mi aveva (erroneamente) fatto pensare si trattasse di una di quelle opere prime con cui un autore racconta le proprie tribolazioni sulla via del successo letterario.
Questo libro trasmette la medesima sensazione (ma ormai l’inganno non è più possibile!), anche se forse si vede una maggior maturazione non dico dell’autore (già maturo ed efficace ne “l’Ombra del vento”) ma della struttura dell’opera che ricalca quella della precedente, consentendo quindi all’autore di dilungarsi su aspetti che nel precedente non aveva sviluppato. Ed ecco che l’atmosfera di Barcellona sembra farsi ancor più cupa e barocca, ecco che la magia assume sempre maggior sostanza e si sente il respiro della letteratura sudamericana che emerge dalle stratificazioni culturali europee, ecco che il linguaggio si arricchisce di fantasiose creazioni stilistiche e di riflessioni lasciate lì, en passant, pronte per trasformarsi in citazioni.
Ne vorrei riportare alcune, tanto per rendere l’idea:
Un ragazzo è il soldato perfetto. Possiede un grande potenziale di aggressività e una scarsa o nulla capacità critica per analizzarlo e decidere come incanalarlo”.
La maggior parte delle grandi religioni ha tratto origine, o ha raggiunto il proprio punto critico di espansione e influenza, nei momenti storici in cui le società che le adottavano avevano una base demografica più giovane e impoverita”.
A mano a mano che la vita avanza e che bisogna rinunciare alle illusioni, ai sogni e ai desideri della gioventù, aumenta la sensazione di essere vittime del mondo e degli altri”.
Ogni religione organizzata, con scarse eccezioni, ha come pilastro fondamentale il soggiogamento, la repressione e l’annullamento  della donna nel gruppo”.
Gli esseri umani imparano e assorbono idee e concetti attraverso narrazioni, storie, non attraverso lezioni magistrali o discorsi teorici”.
Voglio che impari la grammatica, non la morale della favola”.

Un bel libro, comunque, che si legge bene, velocemente, con interesse e piacere, nonostante le dimensioni quasi da volume enciclopedico.

Tre autori poco noti

PRENDIMI E LEGGIMI

Prendimi l'animaArgeta Brozi è una presenza che aleggia negli spazi web con una ricorrenza e costanza invidiabile e i suoi libri riscuotono trai lettori della rete un certo successo, mi sono così persuaso a leggere la sua raccolta di racconti dal titolo “Prendimi l’anima” (Edizioni Il Filo).

Ho già avuto modo di dire che, come lettore (ma anche come autore) preferisco alla dimensione del racconto quella del romanzo, in cui di più si riesce a esprimere e in cui il lettore ha il tempo di immedesimarsi nella storia e enei personaggi e di appassionarsi alle loro vicende.
In un certo senso, dunque, scrivere buoni racconti può essere più difficile che scrivere buoni romanzi.
Per scrivere poi una raccolta di novelle occorre anche avere un buon numero di idee da sviluppare e riuscire a portarle a compimento in uno spazio ristretto.
Per questo trovo ammirevole questo lavoro di Argeta Brozi che riesce ad offrirciben 44Argeta Brozi racconti, sempre freschi e nuovi, in sole 102 pagine. Riesce a farlo, poi, muovendosi soprattutto lungo i sentieri dell’anima, dei sentimenti, dei rapporti interpersonali, dando quindi alla silloge una certa unitarietà narrativa.
Ogni racconto è un veloce flash su una vita (o magari due vite che si incontrano o separano) ma la narrazione non è pura descrizione: spesso veniamo allietati da finali che, pur non stravolgendo il senso della storia, ci riservano una piccola sorpresa che rende la lettura più divertita e lieve.
Intense, pur nella loro brevità, sono certe caratterizzazioni. Simpatiche alcune trovate, come quella (amara) del racconto d’apertura con il bambino che chiede ai genitori “posso venire a divorziare con voi?”
Sono racconti che a volte mettono a nudo le incertezze della vita familiare: è davvero lei mia madre? Sono davvero figli miei? E l’eterno: mi ami?
Sono racconti in cui piccoli elementi, quasi minimalisti, come una zanzara, una telefonata, il tappo di una vasca, fanno muovere gli eventi e assumono quell’importanza che nella nostra realtà di gesti quotidiani spesso davvero hanno.
Sono racconti essenziali e non particolarmente elaborati ma che sanno andare dritti al cuore e “prenderti l’anima”.
Sarei davvero curioso di vedere qualcuno di questi personaggi trovare il suo spazio in un romanzo, dove possano interagire con realtà narrative più complesse.
 
IL RAP DI PRACANICA
 
I racconti dell'età del rap - Alessio PracanicaCome definireste questi nostri anni? Magari l’età del web o l’età del PC o l’età della comunicazione. Se doveste farlo con una musica, quale scegliereste? Forse la Disco Music, che ha segnato gli anni ’70 e che ha lasciato trascichi fino a ora. Oppure il Rock, che non muore mai. Personalmente non avrei mai pensato a definire la nostra epoca o nessun’altra come “età del rap”.
Secondo la bibbia di quest’inizio millennio, ovvero wikipedia, “Il rap è uno stile musicale diventato parte di spicco della cultura moderna. Il termine è stato inventato dal cantante di colore Joe Tex. Il rap è la componente vocale della cultura hip hop e consiste essenzialmente nel "parlare" seguendo un certo ritmo, questa tecnica vocale è eseguita da un MC (freestyler), mentre il DJ (turntablist, beatmaking, scratching) accompagna l'MC.”
Ebbene Alessio Pracanica ha scritto una raccolta di racconti e l’ha intitolata “I racconti dell’età del rap” (Edizioni Creativa). Il titolo è senz’altro suggestivo e promettente.
Cosa mi sarei aspettato da un titolo simile? Perlomeno una silloge di storie in cui siAlessio Pracanica parlasse di musica rap, di hip hop, di cantanti, musicisti e ballerini. Oppure una serie di racconti in cui il ritmo fosse quello veloce e ripetitivo del rap. Ebbene di musica e musicisti non si parla, se non per caso o quasi, come nell’ultimo racconto. Uno stile un po’ rap c’è in alcuni brani, soprattutto per l’uso voluto delle ripetizioni, però nel complesso questa raccolta mi è parso parlasse d’altro e usasse altri stili. Poco male. Per una raccolta un titolo vale l’altro, soprattutto se i racconti sono tanti e tanto diversi tra loro, come in questo caso. Se il titolo in sé è buono e attraente, non chiediamo altro.
Il volume comprende, infatti, ventidue racconti e si parte da uno umoristico con un grottesco Leonardo Da Vinci, che parla con un suo aiutante, tra le altre cose, del teorema di Pitagora (cosa che mi avrebbe già indotto a smettere di leggere, ma non sarebbe stato giusto – peccato esordire con questa storia che è forse la peggiore). Più divertente mi è parso il secondo racconto, basato su un gioco di parole, che si può capire dal titolo stesso “Il figlio di Troia” e che parla dell’incontro pieno di equivoci tra Enea e il re dei Latini. Qualche risata mi è anche scappata, nonostante il gioco un po’ triviale.
C’è poi una parodia di Arthur Conan Doyle, con una lettera scritta dal futuro mastino di Baskervile.
Per poter parlare di rap (per lo stile più ritmato) bisogna però forse aspettare il quarto racconto “Boom boom Jack”, una vicenda ambientata nel West, che ci offre un bel ritratto di idiot savant che di mestiere sgrava vacche. Direi che il volume comincia a decollare qui.
Un racconto ironico sulla stupidità umana (o dei burocrati) c’è offerto dalle elucubrazioni di un povero sergente in “Hommes 40 Chevaux 8” e mi sembra quasi di sentire l’umorismo realistico di certi racconti russi.
C’è poi la storia simbolica del nostro consumismo sfrenato, che parla di un tipo che vuole comprare la torre Eiffel per la moglie o ci sono le complicazioni burocratiche di un altro tale che vuole aprire una finestra in casa sua, storia che a volte ha persino una certa poeticità. C’è quindi il ritratto di un insolito torturatore, che si rivela essere altro.
C’è quindi il racconto più consistente e allucinato, quello di un reduce di guerra che si trasforma in assassino e quello surreale e strapaesano al tempo stesso, forse il meglio riuscito, della zia che non esce più da sotto il tavolo del ristorante.
C’è un perfetto quadro di vita di paese nel racconto di Don Carmelo. C’è un altro racconto west, che come il precedente, ha qualcosa di rap nello stile.
C’è la satira fantapolitica della macchina per votare e la follia del povero Lou, perseguitato dal “quasi” e c’è la fantascienza, che è satira politica, degli immigrati venuti da molto lontano e dell’invalido che vince una gara di corsa. C’è poi il morto che indaga sulla sua stessa morte.
C’è l’articolo fantascientifico che sembra ispirato dalla Fuga di Logan, ci sono le fisime del grosso e grasso Walter che vive con la mamma, che non sopporta. C’è la giornataccia di Mr. Smith, c’è l’agghiacciante mostro di Morodia e c’è il trombettista trombato.
 
Insomma, l’avrete capito, i racconti sono molto diversi tra loro ma quasi sempre con una nota umoristica, un’umorismo triste o un po’ pulp, però, che dietro cela realtà amare o disperate. Ed è questa la capacità di Alessio Pracanica: saper disegnare un sorriso anche dove descrive realtà drammatiche o crudeli. Francamente l’ho preferito dove il tono si mantiene meno comico, dove disegna con ironia personaggi che attraversano da soli il mondo. Preciso, però, che di solito non amo la letteratura umoristica.
*****
Un appunto all’editore: mentre leggevo il volume si è spaccato in due, perdendo una buona parte dei fogli. L’ho forse forzato un po’, piegandolo per leggerlo, però quando la rilegatura è buona il libro di solito regge.
 
FOLLIA O NON FOLLIA?
 
Ufollia”, il romanzo di Giuseppe Marrone, autoprodotto tramite Lulu e in cerca di un editore, ha un titolo strano, che mi ha incuriosito.
Da autore ucronico, leggo nella “u” iniziale un “ou” greco di negazione e leggerei dunque il titolo come “Non-follia”, così come “utopia” è un “non-luogo” e “ucronia” un “non-tempo”, e potrebbe anche essere una chiave di lettura, dato che la pazzia di cui parla non è (o potrebbe non essere) vera follia.
Poiché all’interno della storia si parla di U.F.O., gli Unidentified Flying Object tanto di moda negli anni ’70 (ricordate la serie di telefilm omonima?), penso che una lettura più probabile sia UFO-follia, nel senso di fissazione per interventi alieni sulla vita delle persone e del protagonista in particolare. Gli extraterrestri, infatti, non li vedrete in questo libro, ma li percepirete solo nelle teste dei personaggi.
Superato il titolo, aprendo il libro si viene subito travolti da un primo capitolo davvero “tosto”, nel senso di piuttosto “hard”, con un personaggio, l’ing Davide Giorgi di 37 anni, che si lascia andare a una violenza sessuale suicida. Non mancano altri capitoli con una discreta tensione erotica, che Marrone sembra piuttosto abile a suscitare.
Il bello è che il personaggio che vediamo morire nelle prime pagine sarà proprio il protagonista che, in un doppio flashback, ci accompagnerà in un alternarsi di momenti narrativi che descrivono un’infanzia da metà anni ’70 (anni in cui ritrovo i miei) e una trama che si snoda nell’ultimo anno dello scorso millennio, tra Ravenna e Mosca.
Le parti che mi sono piaciute di più sono forse quelle che descrivono i rapporti tra il protagonista bambino e i suoi coetanei, le difficoltà di inserimento, le prime amicizie, il primo amore, rapporti che solo in parte spiegano il comportamento di Davide da adulto, le sue difficoltà nel gestire i rapporti con l’altro sesso e le sue paranoie. Queste ultime sono la parte che meno mi ha convinto, perché non mi sono parse adeguatamente giustificate.
La scrittura, comunque, scorre piacevolmente e il libro, con una struttura non complessa ma neanche elementare, si lascia leggere volentieri. Ne aspettiamo però una versione con un’impaginazione e un’editing degni di questo nome, dato che il volume, al momento, si presenta quasi come un dattiloscritto, augurando all’autore di trovare presto un editore che lo sappia mettere nella dovuta evidenza.

IL SETTIMO PLENILUNIO E' COMINCIATO

Il Settimo Plenilunio - Carlo Menzinger, Simonetta Bumbi, Sergio Calamandrei e 17 illustraotori - www.menzinger.too.itAlla fine ci siamo riusciti!
Siamo arrivati alla svolta di quest’avventura iniziata il 19 marzo 2006, quando, assieme a Simonetta Bumbi e Sergio Calamandrei, cominciai a scrivere quello che doveva essere solo il quarto racconto del volume “PAROLE NEL WEB” e che invece si è trasformato in un vero e proprio romanzo: “IL SETTIMO PLENILUNIO”,   una storia con vampiri e licantropi, ambientata in un prossimo futuro.
Abbiamo impiegato un anno esatto a scrivere, scambiandoci un gran numero di e-mail.
Abbiamo, quindi, pensato di trasformare questa storia in qualcosa di più, in una “gallery novel”: un romanzo illustrato da diciassette artisti (pittori, disegnatori e fotografi). Ciascuno di loro ha così reinterpretato a modo suo la vicenda narrata, portando alla realizzazione di numerossissime immagini, di cui ben 117 sono presenti nel volume ora edito da Liberodiscrivere Edizioni.
  
La ricerca degli ilustratori è partita dal mio blog il 24 Aprile 2008 ed è durata un altro anno. Quest’estate, poi, c’è stato l’assenso alla pubblicazione da parte dell’Editore Liberodiscrivere.Illustrazione di Luca Oleastri per Il Settimo Plenilunio
I volumi stampati nel corso del mese di Febbraio 2010 e completati durante… il Plenilunio del 28 Febbraio, sono oggi in distribuzione.
 
Chiunque volesse acquistarne una copia può farlo direttamente dal sito dell’Editore.
Personalmente ne ho disponibili alcune copie che sarò lieto di far avere al prezzo scontato di € 16,00 ai primi che si prenoteranno. Però affrettatevi, perché sono già quasi tutte opzionate.
Dei diciotto illustratori che avevano aderito al progetto on-line, solo uno ha deciso di non essere presente nel volume cartaceo. Ci dispiace, perché era un ottimo artista e qui lo salutiamo.
I diciassette illustratori presenti sono comunque tutti di grande qualità, come potete vedere dalle immagini che si trovano su PLENILUNIO7 (non tutte – ma quasi – sono rientrate nel volume). I loro nomi sono:
 
Questi sono i primi capitoli:
§ Capitolo 1 
 
 
 
Ringrazio Elena Masia per aver realizzato questo simpatico booktrailer.
 
La copertina è stata realizzata da Luca Oleastri, un vero professionista dell’illustrazione.
 
Per maggiori dettagli visitate il mio sito www.menzinger.too.it o www.scrivo.too.it
 
Illustrazione di Niccolò Pizzorno per Il Settimo Plenilunio
Grazie a tutti quelli che ci hanno seguito sinora.
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