“Crociera nell’infinito” (1950 – The Voyage of the Space Beagle) è un romanzo di space opera del canadese E.A. Van Vogt il cui titolo originale s’ispira alla celebre opera di Charles Darwin e che riunisce quattro racconti pubblicati tra il 1939 e il 1950 e poi uniti per formare un romanzo unitario.
Indubbiamente le quattro parti riescono a essere autonome tra loro pur offendo nell’insieme un’opera coerente e amalgamata. La sensazione è di avere davanti una versione più intelligente dei viaggi dell’Enterprise di “Star Trek”. Più intelligente, in quanto qu gli alieni non sono umani con le orecchie a punta o la fronte butterata, ma vere creature immaginarie, diverse da noi, come è ben più probabile siano eventuali extra-terrestri.
Bisogna, anzi, dire, che tali personaggi si potrebbero bene inserire in un elenco di migliori alieni della fantascienza.
Il primo, Coeurl, sebbene dall’aspetto di felino munito di tentacoli, è creatura quasi eterna dotata di notevoli poteri mentali ESP. Non è il rappresentante di una specie intelligente ma il prodotto sperimentale di una di queste, ormai estinta, parrebbe per carestia dovuta a problemi ecologici. Coeurl si rivela intelligente, sebbene finga di non esserlo, e spietato.
L’incontro con i Riim, una specie discendente da uccelli non volatori, porta a involontarie interferenze mentali con i terrestri.
Ixtl è, addirittura, un essere proveniente da un altro universo, che esisteva prima del Big Bang e che sopravvive da eoni nel vuoto intergalattico, una delle figure più originali della fantascienza, anche se quando deposita le sue uova nei corpi degli astronauti, non si può non pensare al celebre “Alien” (1979) cinematografico di Ridley Scott, che immagino sia debitore di Van Vogt. In effetti, leggo che Van Vogt minacciò di fare causa alla produzione del film.

Che dire poi, dell’Anabis, che si presenta sotto forma di polvere cosmica, ma capace di apprendere dalle vittime di cui si nutre, evolvendo sino a considerarsi quasi Dio?
Protagonista del romanzo è lo scienziato connettivista Grosvenor e l’intero romanzo esalta molto questa disciplina: la capacità di mettere a fattor comune le conoscenze derivanti da diverse discipline scientifiche per avere una visione comune. È solo grazie a Grosvernor e il suo metodo scientifico che l’equipaggio della Beagle riesce a comprendere questi insoliti alieni e a trovare il modo per affrontare le minacce che tutti rappresentano. Un po’ come dire che se sulla Beagle di Darwin abbiamo scoperto l’evoluzione, su quella di Grosvenor si scopre il potere del connettivismo. Il romanzo, peraltro, mostra proprio il grande potere dell’evoluzione, nel creare forme di vita da basi diverse.
Opera, insomma, giocata, guarda caso, proprio sui due grandi temi dell’ultimo romanzo da me pubblicato con Massimo Acciai “Psicosfera” (Tabula Fati, maggio 2022): il potere della mente e la possibilità che la Vita assuma forme molto diverse dalla nostra.
Non gli sono debitore per la stesura di “Psicosfera” non avendolo letto prima (né Acciai me ne ha parlato), ma sicuramente sono opere in sintonia, così come mi trovo perfettamente in linea con il connettivismo e la necessità di unificare le teorie scientifiche. In particolare, da profano, sostengo che la vita possa essere considerata una forma di compensazione dell’entropia e andrebbe studiata in termini fisici di termodinamica e non solo biologici.
Un’altra singolarità di questo romanzo è il sistema organizzativo adottato in cui le cariche vengono scelte democraticamente per elezione, a differenza di quanto di solito si vede sulle astronavi che sono comandate in base a rigide gerarchie militari.
Interessante anche la considerazione su come spesso le spedizioni interstellari falliscano per l’insorgere di dissidi interni.
Non posso quindi che apprezzare molto questo lavoro, pur con il limite della mancanza di una trama davvero unitaria. Come detto all’inizio, è considerata space opera (sottogenere della fantascienza che non mi entusiasma), ma le profonde riflessioni filosofiche sull’universo, la vita e la mente lo rendono degno della miglior speculative fiction.
P.S. Questo romanzo tratta due temi che saranno anche quelli dell’antologia dal titolo provvisorio “Dal profondo” (il potere della mente e forme di vita diverse), per la quale stiamo raccogliendo racconti e immagini. Il bando per partecipare è qui