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PSICOSFERA: un romanzo e un progetto di antologia cui aderire

LA PROFUGA CHE AMAVA I LIBRI

L' analfabeta. Racconto autobiografico - Agota Kristof - copertina

Dell’autrice ungherese Ágota Kristóf  (Csikvánd, 30 ottobre 1935 – Neuchâtel, 27 luglio 2011]) avevo molto apprezzato “La trilogia della città di K.” (1986-91), opera visionaria e inquietante sulla Verità e la Menzogna. Ho poi letto il romanzo edipico “Ieri” (1995). Scaricando quindi sullo smartphone “L’analfabeta” (2004), non avendo chiaro neanche le dimensioni del file, immaginavo di iniziare la lettura di un nuovo romanzo. “L’analfabeta”, invece, è un racconto autobiografico di poche pagine, in cui l’autrice racconta soprattutto il suo rapporto con i libri, da lettrice assai precoce (4 anni), narratrice sin da bambina, fino ai primi approcci editoriali, le rappresentazioni teatrali e la svolta con le rappresentazioni radiofoniche dei suoi racconti che le diedero il successo.

Nel racconto c’è, però, anche, in parallelo, la narrazione della vita di una profuga.

Fuggita dall’Ungheria da giovane, attraversando avventurosamente i confini, si è ritrovata in Austria, Svizzera e in Francia, di nuovo “analfabeta”, incapace di comprendere tedesco e francese. Dopo il rifiuto in età scolastica di apprendere davvero il russo (ma anche gli insegnanti ungheresi non la incoraggiavano), si trova così a imparare dal nulla il francese, sino a dominare la lingua e diventare una scrittrice affermata proprio usandola. Storia di una profuga e di una migrante, in anni in cui questi attraversavano l’Europa piuttosto che giungere da altri continenti.

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Ágota Kristóf

LETTERA AGLI AUTORI CHE NON LEGGONO

Scrivere e leggere sono due azioni strettamente connesse. Questo vale per il semplice atto, quello che impariamo a scuola, ma anche per le relative attività di scrittore e lettore.

Diffido fortemente dagli autori che pubblicano libri e non leggono. Magari lo dichiarano persino, spavaldamente.

Scrivere oggi presume far seguito a tutto ciò che altri hanno scritto prima di noi. I libri scritti nella storia dell’umanità sono milioni, forse miliardi, non possiamo certo leggerli tutti, ma dovremmo sforzarci, se vogliamo dirci scrittori, di leggerne almeno alcuni. Quanti ne leggete in un anno? Dieci, cento? Non esiste un numero minimo, ma più scriviamo, più questo dovrebbe essere alto.

Non basta leggere i classici. Per essere attuali, dobbiamo leggere i nostri contemporanei. Se facciamo letteratura di genere, dobbiamo conoscere le principali opere di questo e le ultime scritte.Il Lettore zero non nasce per caso | Left

Non solo. Uno scrittore per essere tale, salvo casi rari, deve far parte di una comunità. Uno scrittore sarà letto, salvo i pochi fortunati nati famosi, solo se vi entrerà. Non si può avere l’arroganza e la presunzione di parteciparvi, se non leggiamo ciò che gli altri scrivono. Non mi riferisco ai libri di chi è già famoso, che un autore poco noto dovrà leggere ma dovrà dare spazio prevalentemente a chi è al suo medesimo livello. Se siamo neofiti della scrittura o se siamo comunque autori da poche copie, è nostro dovere morale leggere chi è nella nostra stessa condizione. Se non leggiamo gli altri autori, nessuno di noi avrà mai la possibilità di raggiungere un pubblico più ampio. Gli autori devono essere i nostri primi lettori. Farsi leggere da amici e parenti serve solo a far vivere le piccole case editrici.

Se non leggiamo quello che scrivono i nostri colleghi, perché loro dovrebbero leggere noi? Questo non vuol dire che dovrò leggere un libro di qualcun altro per ogni mio libro che questo legge, ma che dovrò dare il mio contributo alla comunità, sforzandomi, per quel che posso.

Non solo. Dopo aver letto, che l’esperienza ci sia piaciuta o meno, dobbiamo parlarne, ovvero dobbiamo lasciare commenti in rete. Ci sono miriadi di spazi web per farlo. Usiamoli. Non lasciamo la nostra lettura fine a se stessa. Condividiamola. Siamo nell’era della condivisione? Allora condividiamo il più possibile le nostre impressioni. Nessun testo è senza valore. Ogni volume ha qualcosa di buono. Impariamo a trovarlo e parliamone in rete. Alcuni saranno migliori di altri: parliamone meglio e di più.

Lo so che tutto questo è faticoso e che i risultati sono modesti, ma diamo a ogni autore i lettori che si merita. Spesso saranno pochi, ma senza quei pochi, nessuno si accorgerà di loro. Se saranno validi, forse, avranno qualche possibilità in più per farsi vedere.

Non dite a un autore: “non ho tempo per leggerti”. Se lo fate, lui vi risponderà lo stesso. Non dite “non sono in grado di scrivere una recensione”. Non siete autori? Qualche parola saprete trovarla. In rete bastano due righe o quattro parole per aiutare un romanzo o un’antologia. Questa non è la ricetta per il successo, sono solo suggerimenti per regole di convivenza.

Se siete d’accordo, fate girare questo messaggio. Se non siete d’accordo, parliamone, magari avete scoperto qualcosa che mi sfugge. Non sono nessuno e sono qui per migliorare.

ANNO NUOVO, TEMPO DI ASSOCIARSI

Inizia un nuovo decennio, con datazioni che mi ricordano troppo la fantascienza di quando ero giovane per sembrarmi reali.

L’inizio d’anno è il momento per iscriversi alle associazioni o per rinnovarle.

In particolare, vorrei segnalare che sono aperte quelle all’associazione degli operatori della fantascienza e del fantastico World SF Italia.Associazione World SF Italia

In questi giorni fervono attività attorno a due eventi: il “Premio al Lettore”, con il quale saranno valutate le migliori recensioni di opere di fantascienza o di altri generi fantastici, e le candidature effettuate dai soci per le migliori opere di fantascienza del biennio 2018-19 per il “Premio Vegetti”.

Quest’ultimo prevede quattro sessioni: miglior romanzo (o antologia personale), miglior saggio, miglior antologia collettiva e miglior racconto.

Io avrei opere candidabili per tutte le sessioni: il romanzo “La figlia del ragno”, l’antologia “Apocalissi fiorentine”, il saggio “Il narratore di Rifredi” e vari racconti che trovate elencati qui. Suggerirei il racconto “Lezioni di creatività”.

 

Consiglio poi agli autori toscani l’iscrizione (nuovo IBAN qui) al GSF Gruppo Scrittori Firenze, associazione assai presente sul territorio con premi, presentazioni, incontri letterari e non, antologie, teatro e arte varia. Personalmente curo con Barbara Carraresi gli incontri letterari del martedì pomeriggio presso l’ASD Laurenziana (Firenze Nova).

Sono aperte fino al 15 Febbraio 2020 le iscrizioni per il premio letterario “La città sul ponte”.

 

Infine, gli amanti del territorio, della natura e del nostro pianeta, possono aderire alla più antica associazione ambientalista italianaPro Natura Firenze”, con cui collaboro scrivendo sulla rivista “L’Italia, l’Uomo, l’Ambiente”.

UTILI CONSIGLI DI SCRITTURA (DI VIAGGIO MA NON SOLO)

Risultati immagini per pAROLE in viaggio CaimpiDurante l’incontro letterario del GSF presso l’ASD LaurenzianaScrivere i luoghi”, in cui Paolo Ciampi c’ha aiutato a capire come meglio descrivere il mondo che ci circonda, il nostro relatore ha omaggiato i presenti di un utile manualetto dal titolo “Parole in viaggio”, dall’esplicativo sottotitolo “Piccola guida di scrittura per viaggiatori veri e immaginari”. Già, anche “viaggiatori immaginari”, non per nulla ci sono magnifici narratori di luoghi, come il nostrano Emilio Salgari, che hanno descritto luoghi esotici mai visitati. C’è anche una letteratura che descrive luoghi inesistenti, come “Le città invisibili” di Calvino o certi luoghi di Borges, come abbiamo raccontato nel precedente incontro “Creare mondi immaginari” in cui  io stesso, Massimo Acciai Baggiani e Barbara Mancini abbiamo illustrato l’importanza dell’ambientazione nella scrittura fantastica. “Mi viene da chiedermi se una storia può essere raccontata da uno scrittore senza che ci metta dentro la sua immaginazione” scrive Ciampi nel volume, citando Barbini (pag. 71).

Parole in viaggio” riunisce tre scritti di Alessandro Agostinelli (“In qualsiasi posto”), Tito Barbini (“In cammino scrivendo”) e Paolo Ciampi (“Qualche consiglio da un giornalista”).

Il volume è breve (108 pagine di piccolo formato) ma quanto mai intenso di suggestioni e suggerimenti per chi ama abbinare lettura e scrittura al viaggio e tutti e tre gli scritti sono estremamente ricchi di affascinanti citazioni.

 

Viaggiare. Non ci sono altri modi per visitare più da vicino noi stessi” scrive Agostinelli e subito ci dà uno dei possibili sensi e valori del viaggio.

 

Citando Magris, Barbini afferma “viaggiare è un’attività inseparabile dalla scrittura”. Forse non è vero per tutti, ma certo il viaggio, arricchendoci, ci invita a trasmettere agli altri la nostra esperienza, tanto che poco dopo cita Baudelaire “Ma i veri viaggiatori partono per partire”, come a dire che il viaggio non dovrebbe avere seconde finalità, forse neppure quella di essere raccontato. Eppure, come viaggiare senza portarsi dentro le tasche o la mente alcuni libri? “Lo diceva sempre Terzani: In viaggio i libri sono importanti”. Non devono, però, essere solo guide di viaggio, spiega Barbini (e più avanti Ciampi si allinea): “Quasi ogni volta, devo dire, si tratta di grandi classici della letteratura piuttosto che di specifica letteratura di viaggio”.

Paolo Ciampi e Tito Barbini

Barbini si interroga su cosa sia la narrativa di viaggio: “Forse si tratta di generi diversi che si mescolano tra loro”.

Barbini (come Ciampi) insiste sul fatto che si viaggia “sempre verso casa”, perché “il viaggio in fondo è sempre un ritorno, perlomeno un ritorno a se stesso”.

Tra i grandi viaggiatori cita Riszard Kapuscinski (“In viaggio con Erodoto”).

Con chi viaggiare? Per Barbiniil vero viaggio non può che essere solitario” anche se, come dicono gli swahili “al viaggio è connaturale l’incontro con il diverso da te, che ti apre a prospettive nuove e ti fa scoprire quello che sei” o come conclude Ciampiun racconto di viaggio è sempre una storia di incontri”.

 

Ciampi esordisce citando Carver: “Non si scrive per dire qualcosa, si scrive perché si ha qualcosa da dire”, idea che dovrebbe valere per ogni genere di scrittura.

Dobbiamo sempre pensare per chi scriviamo: “Credo fino a un certo punto nello scrivere per noi stessi. O meglio non ci credo per niente”, scrive Ciampi, è poi ci ricorda tre domande da tenere sempre presenti scrivendo:

  1. Che cosa voglio effettivamente comunicare?
  2. Che interesse può avere quanto sto comunicando?
  3. Quanto e come posso essere capito?

Il secondo punto credo sia cruciale: da giornalista aggiunge “domandarsi sempre se c’è o non c’è la notizia”. Questo vale anche per la narrativa, perché “la letteratura dà notizie che rimangono attuali”.

Immagine correlataSi deve anche “dire molto con la massima economia di mezzi”.

Dice poi qualcosa in cui mi trovo assai allineato, essendo uno che scrive per stratificazioni e tagli, “il vero lavoro non è la scrittura, ma la riscrittura; che quasi sempre nella riscrittura bisogna procedere per sottrazione” e “non crediamo alla scrittura di getto, quella va bene per gli appunti”.

Cita anche quello che considero uno dei migliori autori viventi, Stephen King (“On writing”): “la vita non è un supporto per l’arte. È il contrario”.

Un’altra domanda importante da porsi è “state raccontando il viaggio o una storia che sta dentro il viaggio?

Uno che sapeva trovare la storia nelle piccole cose era il giornalista Pyle, di cui Ciampi cita una magistrale descrizione della spiaggia dopo lo sbarco in Normandia degli alleati, perché, come scriveva Proust “un vero viaggio di scoperta non è cercare nuove terre, ma avere nuovi occhi”.

Occorre fare “attenzione alle descrizioni”, scrive Ciampi,se non ci si può accontentare del proprio ombelico, non è nemmeno necessario rappresentare il reale nella sua interezza”.

Evocare spesso funziona di più e meglio che dettagliare”, credo sia un insegnamento da non dimenticare mai. Quanto possono essere noiose certe descrizioni prolisse che ho letto tra gli esordienti ma anche in autori acclamati!

Casomai, si può tentare di “puntare sul dettaglio che può fare la differenza”.

Mi rendo conto che sto riempiendo questa recensione di citazioni, ma il volume è talmente colmo di grandi suggestioni che non posso non appuntarmele così e segnalarle a chi mi leggesse.

Mi permetto allora di riportate anche la citazione che Ciampi fa del grande Marquez: “la vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda per raccontarla”. Non esiste una vera Storia, aggiungerei, ma solo la Storia che ci vogliamo raccontare.

E per concludere, potrà parere scontato, ma è il succo di tutto: “Scrivere significa anche leggere – leggere molto gli altri e molto ciò che abbiamo scritto – leggere e rileggere e rimetterci le mani e correggere infinte volte. Significa cancellare molte cose e – talvolta – anche aggiungere qualcosa”.

 

SCRIVERE I LUOGHI: PAOLO CIAMPI E LA NARRATIVA DI VIAGGIO

Caterina Perrone e Paolo Ciampi

Durante l’incontro letterario del GSF presso la Laurenziana del 19 Settembre 2019 abbiamo parlato di “Creare mondi immaginari”, spiegando l’importanza, nella narrativa fantastica, di una buona ambientazione originale.

Come ideale prosecuzione di quell’incontro, oggi (10 Dicembre 2019), sempre in via Magellano 13 rosso (Firenze Nova), abbiamo ospitato il grande narratore di luoghi Paolo Ciampi (che ho già più volte letto, recensito e apprezzato per la grande poeticità descrittiva) che c’ha raccontato come l’ambientazione sia al centro anche della narrativa di viaggio. I luoghi sono importanti non solo come percorsi ma possono essere descritti in quanto tali. Il tema della serata era, infatti “Scrivere i luoghi: la narrativa di viaggio”.

Ciampi ha evidenziato l’importanza di lanciare suggestioni piuttosto che fornire complesse descrizioni. A tal proposito ha citato il piccolo saggio da lui scritto con Alessandro Agostinelli e Tito Barbini “Parole in viaggio – Piccola guida di scrittura per viaggiatori veri e immaginari”, in cui è citato a sua volta (possiamo parlare di meta-citazione?) Ernie Pyle, che ha saputo descrivere lo sbarco in Normandia attraverso piccoli dettagli come gli strani oggetti che i soldati si erano portati dietro o anche ha raccontato come la grande domanda da porci sia “state raccontando un viaggio o guardandovi l’ombelico?” e come la narrazione sia a metà tra questi due approcci (il secondo simboleggia il parlarsi addosso ma può essere anche una certa autoreferenzialità: “parlo eternamente di me” scriveva Chateaubriand).

Come descrivere, dunque, i luoghi? Possiamo farlo in modo asciutto e distaccato o possiamo trasmettere le emozioni che questi ci danno (da quel che ho letto di Ciampi, mi pare questo il suo approccio).

Alcuni libri di Paolo Ciampi

E che cosa si porta dietro un autore durante i suoi viaggi? Si documenta prima o si lascia trasportare dalla scoperta?

Oggi con internet si è perso molto del gusto dell’esplorazione che era l’anima anche dei piccoli viaggi, tutto è già conosciuto e rischiamo di perdere il gusto della sorpresa.

Anche il narratore che voglia descrivere dei luoghi rischia di non saper più come dire qualcosa di nuovo, ma deve sempre ricordarsi di descrivere il mondo attraverso i propri occhi, che sono il valore aggiunto per ogni storia, attraverso la propria fantasia, che sempre aggiunge qualcosa di nuovo e originale anche ai luoghi più consueti ed ecco che la narrativa “realistica” o mainstream non sembra più tanto distante da quella fantastica, perché entrambe reinterpretano il mondo, chi meno, chi più. Per narrare i luoghi allora le suggestioni possono venirci da testi che parlano di cose magari del tutto diverse o possiamo portarci dietro le suggestioni di letture giovanili (come penso possa aver fatto Ciampi scrivendo la biografia dell’esploratore Beccari ne “Gli occhi di Salgari”) oi possiamo seguire i passi di un altro autore (come mi pare possa aver fatto in “Beatrice” o in “L’aria ride”).

Raffaele Masiero Salvatori, dell’Istituto Geografico Militare ha dato il suo contributo portando alcune riviste, antiche e recenti, prodotte da tale istituto.

Gli autori Caterina Perrone, Renato Campinoti, Paolo Orsini, Carlo Giannone e Antonella Cipriani

Spero che si possa presto organizzare qualcosa assieme a questo con anche Paolo Ciampi, autore anche di un piccolo libro di riflessioni sulla cartografia “Il sogno delle mappe”, la cui presentazione penso che ben si abbinerebbe con una visita ai loro archivi.

Ciampi ha anche accennato alla rivista di viaggi “Erodoto108” che meriterebbe di essere meglio scoperta, magari in un prossimo incontro.

Il prossimo martedì (17/12/2019) saremo sempre alla Laurenziana, questa volta con Gianni Marucelli, Presidente di Pro Natura Firenze e direttore della rivista L’Italia l’Uomo l’Ambiente e affronteremo un tema non poi così distante: “Scrivere per l’ambiente”. Valuteremo anche possibilità per gli autori di collaborare alla rivista, che affronta non solo tematiche ambientali ma anche, appunto, “racconta i luoghi”.

 

 

 

Paolo Ciampi, Carlo Menzinger, la presidente del GSF Cristina Gatti e Massimo Acciai

 

COME SCRIVERE GIALLI E NOIR

Anche il Quinto Incontro (29/10/2019) del GSF – Gruppo Scrittori Firenze all’ASD Laurenziana è stato quanto mai interessante.

Il giallista e saggista Sergio Calamandrei ha relazionato i presenti sul tema “La struttura nascosta sotto la superficie del giallo e del noir” ovvero “come scrivere, dal punto di vista tecnico, un giallo o un noir che catturi il lettore”.

Il tema è già stato trattato in più occasioni da Calamandrei e se ne può leggere sia nel numero 4 del 2010 della rivista IF – Insolito & Fantastico diretta da Carlo Bordoni (Tabula Fati Edizioni), sia sul sito www.calamandrei.it alla pagina http://www.calamandrei.it/la-struttura-profonda-del-giallo-e-del-noir/ .

Avevo già sentito questa relazione, trovandola molto utile, persino per chi come me non scrive gialli.

Per esempio, l’individuazione dei personaggi Archetipi dell’Eroe (Il Re / Demiurgo;           Il Guerriero; Il Mago / Ricercatore; L’Amante / Marito), le Stazioni della narrazione (sette obbligatorie e quattro facoltative), i Quattro Strumenti di Costruzione Espliciti (Buildings Tools), i Cinque Strumenti di Costruzione Nascosti (Hidden Tools), la Mousetrap e, soprattutto l’Ottagono Magico (il Risolutore, il Dissolutore, il Mentore, il Traditore / la Spia, il Razionale, l’Emotivo, lo Scettico, l’Entusiasta) possono essere applicati a qualunque genere di scrittura. Mi riprometto di tenerli presenti anche per il romanzo che sto scrivendo.

Abbiamo avuto il piacere di avere tra i nostri ospiti in sala anche Leonardo Gori, uno dei maggiori giallisti fiorentini (celebre la sua serie di romanzi con protagonista il Capitano Bruno Arcieri, citati dallo stesso Calamandrei), che ha contribuito con interessanti osservazioni e manifestando il proprio apprezzamento per l’intervento di Sergio Calamandrei e la condivisione di quanto descritto.

Gli incontri del GSF proseguiranno Martedì 12 Novembre, sempre alle ore 18,00 all’ASD Laurenziana di via Magellano 13 R, con Vanni Santoni (autore Mondadori, Feltrinelli, La Terza, ecc.), che già aveva partecipato sul tema “Come pubblicare con un grande editore” e che interverrà su “Dagli Interessi in comune ai Fratelli Michelangelo, Vanni Santoni racconta il suo ultimo libro e il percorso fatto per arrivarci dall’esordio”.

Qui è possibile vedere il video integrale dell’incontro.

Sergio Calamandrei all'ASD Laurenzina il 29/10/2019.

Sergio Calamandrei all’ASD Laurenzina il 29/10/2019.

LA VITA, LA SCRITTURA, LA BELLEZZA E I RAPPPORTI IRRISOLTI CON IL PADRE

Risultati immagini per nelle case della gente tondiAvevo già incontrato nelle mie letture varie volte Mirko Tondi, presente con suoi racconti nelle antologie “La gioia di vivere”, “Nero urlante” e “Nelle fauci del mostro”, prima di leggere un intero suo romanzo, questo “Nelle case della gente”, che ci parla, tra le altre cose, dei difficili rapporti di un trentaseienne con il proprio padre sessantenne, in una Firenze che ben si riconosce.

Analogamente ci siamo incrociati alcune volte, senza mai conoscerci davvero, poi, durante l’inaugurazione della nuova libreria a Firenze (via Pisana 100R) del nostro comune editore Porto Seguro, mi sono fermato per un po’ a parlare con lui e alla fine ho acquistato “Nelle case della gente”.

Incuriosito da questo autore, che mi avevano indicato come uno dei migliori del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, cui entrambi apparteniamo, ho così letto presto il suo romanzo, nonostante abbia ampie pile di libri ancora da aprire, scompaginando come sempre l’ordine di lettura che mi ero prefisso.

Mirko Tondi è uno che la scrittura la conosce, tanto è vero che la insegna in appositi corsi, alcuni anche organizzati dallo stesso GSF. Questo lo sapevo dai racconti e ne ho avuto conferma dal romanzo.

Forse prende modelli un po’ troppo elevati e seri. “Nelle case della gente” cita Proust, Joyce, Kafka, Conrad, Nothomb, Turgenev, Calvino, Poe, Balzac, Malloch, Jackson, Fitzgerald, Dostojevskij, Mann, Roth, McCarthy e non so quanti altri.

In questo libro si interroga sul rapporto con il padre e lo racconta dal punto di vista di un figlio (non saprei dire quanto autobiograficamente), ma anche sul mestiere di scrivere.

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Mirko Tondi

Nei “Ringraziamenti” finali esordisce con un “Non è il libro che ho sempre voluto scrivere. È sta un’opera faticosa dettata dalla necessità di voler raccontare” e si sente che c’è del vissuto che pesa nelle parole che compongono il romanzo.

Rispetto allo scrivere, il suo personaggio ha dei momenti di scoramento: “non ci pensare nemmeno a fare lo scrittore”, si dice. Qua e là emergono suggerimenti da docente di scrittura creativa, alcuni da segnarsi come “ribadisce quanto sia importante scrivere ogni giorno per trovare continuità”.

Quando scrive “Per lungo tempo ha creduto che per lui scrivere volesse dire non essere qui, andarsene in qualche modo e da qualche parte, andarsene per ritornare sempre ma intanto allontanarsi da se stesso. Adesso, invece, sa che per lui scrivere è l’esatto opposto, una maniera per rimanere, per andare verso il suo vero Io, e se ci pensa bene, scrivere altro non è che questo appunto, la ricerca della verità” (pag. 72), non riesco, invece, a immedesimarmi nel personaggio, perché per me scrivere è altro, è gioco, è invenzione, è creazione di mondi nuovi e nulla ha a che fare con cercare o fuggire se stesso e men che mai con la ricerca della verità, che non è materia per la narrativa, che dovrebbe occuparsi proprio del suo opposto, perché non può che essere finzione e simulazione e mai sarà copia della realtà, che non potrà che uscire mediata dalle mani dello scrittore.

Il protagonista pensa che “scrivendo, mai si finisce di cercare il miglioramento, ed è questo uno dei motivi che spinge a continuare pure senza gloria alcuna”, ma io credo che si scriva e si scriva ancora perché le storie si accavallano nella nostra mente e scalpitano per uscire fuori, bene o male, brutte o belle che siano, e poco importa la gloria, mentre il desiderio di miglioramento può esserci ma non è quello a spingere l’autore.

 

Quanto al padre, vero co-protagonista di questo volume, è “un padre non tagliato per il ruolo di padre”, che “non parla altro che di lavoro” (pag. 138), che “non era il tipo che non ti portava mai al cinema per risparmiare”. Il protagonista “non vuole credere che suo padre possa mai essere considerato il migliore dei padri” (pag. 140).

In questo continuo raffrontarsi con un padre quasi assente c’è una sorta di sindrome di Peter Pan e “pur invecchiando rimaniamo i bimbi che sempre siamo stati” (pag. 141).

Per parlare di questo padre usa uno strano inizio di paragrafo “La storia finisce” che prosegue in vari modi come “nel bagno di un cinema”, “con una televisione accesa”, “con un viaggio nei ricordi”, “con un incontro casuale” e così via, quasi a rimarcare questo desiderio di troncare un rapporto psicologicamente doloroso.

 

Nelle case della gente” non parla solo di scrittura e rapporti filiali, ma della vita in genere, della bellezza, delle cose che ci circondano:

Crede che nella vita ci siano vuoti di varia dimensione che vadano riempiti” (pag. 9),

a lui le feste non piacciono affatto”,

Servillo ha detto una cosa che l’ha colpito a proposito della bellezza ovvero che è anonima, non ce ne accorgiamo, anzi svanisce nel momento in cui la cogliamo” (pag. 53),

la bellezza (la sua personale forma di epifania?) è questa quotidiana rivelazione a contatto con la sua casa” (pag. 45),

gli piace osservare le cose mentre si rovinano sotto i suoi occhi” (pag. 51),

più a lungo guardate un oggetto e più mondo ci vedete dentro” (pag. 45) eRisultati immagini per padre e figlio

C’è un’unica cosa che può guarirci dalla malattia di essere ciò che siamo: seguire il sogno, seguire il sogno, e così, eternamente” (pag. 44).

Emerge poi vigoroso il personaggio di Giada che “vuole affermare a tutti i costi la propria identità di donna, vuole essere riconosciuta come tale e non un trans” (pag. 80).

Romanzo, dunque, con poca trama e ancor meno dialoghi, costruito sui pensieri del protagonista e sulla sua visione di ciò che gli sta a cuore. Opera, in fondo, introspettiva, che fa ragionare e riflettere su come siamo e cosa facciamo.

COME PUBBLICARE, CON CHI E PERCHÉ

Durante la Quinta Serata “RIFLESSIONI SULL’EDITORIA” del GSF presso la Laurenziana abbiamo ragionato assieme sulle alternative di pubblicazione offerte agli autori poco noti (non mi piace il termine esordienti), anche alla luce di quanto detto nel precedente incontro “Come pubblicare con un grande editore” e di quanto emerso a Firenze Rivista.

Ha introdotto Barbara Carraresi, ricordando che la finalità di questi incontri negli spazi gentilmente offerti dalla ASD Laurenziana al GSF Gruppo Scrittori Firenze è avere un’occasione per tutti gli autori locali di confrontarsi direttamente su vari temi. La riunione del 1 ottobre è stato un dovuto momento di riflessione sulle informazioni, per alcuni scioccanti, ricevute durante l’incontro “Come pubblicare con un grande editore” e ritarare le nostre strategie di approccio all’editoria.

Interessante il contributo di Sergio Calamandrei sulle funzioni cui dovrebbe assolvere l’editore (e che spesso svolge solo in parte). Vi consiglio di leggere il suo articolo in merito, assai esauriente, che trovate qui.

Marco Scaldini ha raccontato come sia diventato autore Rizzoli, venendo pubblicato “dall’interno”, nel senso che già lavorava per la casa editrice come traduttore.

Massimo Acciai ha raccontato la sua esperienza di editor presso case editrici di varie dimensioni. In particolare, citava una stanza nei locali di un editore importante, piena di “manoscritti” inviati dagli autori, che nessuno leggeva, salvo rari stagisti volenterosi, e che dopo un po’ andavano al macero, questo a riprova di quanto detto nel precedente incontro sull’inutilità di mandare testi alle grandi case editrici, senza un’adeguata presentazione.

La considerazione generale è stata che tutto quanto detto nell’incontro “Come pubblicare con un grande editore” è giusto e utile se si vuole arrivare alle major, ma se ci si accontenta di pubblicare con piccoli volumi, rimangono percorribili sia l’approccio al self-publishing (sebbene questa forma rende l’opera ancora meno credibile che se edita da un piccolo editore), sia quello alla piccola editoria senza una distribuzione cartacea nelle librerie. Per chi ambisce a maggiori risultati, invece, rimane utile poter accedere a case con distribuzione cartacea (e che paghino anticipi), se si vuole ambire a maggiori risultati. Non mancano comunque esempi di volumi editi da piccole case che hanno fatto un salto di livello.

Insomma, si sceglie con chi pubblicare soprattutto in base alle proprie ambizioni e possibilità (ci sono editori disponibili a prendere in considerazione i nostri testi e altri che non lo fanno), cercando di concentrarsi sugli editori più affini per generi pubblicati. Non si deve mandare testi a case editrici che non si siano prima “studiate”, cercando di capire se assolvono a tutte le “funzioni” elencate da Calamandrei o solo ad alcune, se queste sono per noi sufficienti e se il nostro testo si inserisce nella loro linea produttiva. Gli editori vanno cioè anche scelti in base al genere che pubblicano, evitando di rivolgersi a case che pubblicano testi troppo differenti dal nostro. Anche per questo il mio prossimo lavoro “Apocalissi fiorentine” uscirà il 12 Ottobre 2019 con il gruppo Tabula Fati, nella loro collana di fantascienza. La presentazione in anteprima avverrà durante l’importante festival  milanese “Stranimondi”, che raccomando agli appassionati del genere.

Ovviamente si sconsiglia vivamente di ricorrere agli editori che chiedono agli autori non solo un contributo in termini promozionali e di editing, ma anche di denaro.

Anche il ricorso ad agenzie letterarie è apparso ai presenti aggiungere ben poco a un’attività di contatto diretto con gli editori, salvo non rivolgersi ai grandi agenti, non meno difficili da raggiungere delle case editrici maggiori.

Tutto sommato, soluzioni come la locale Porto Seguro Editore, che vanta numerosissime pubblicazioni rimane un’opzione per chi voglia entrare in modo “amatoriale” nel mondo delle pubblicazioni, senza dover spendere nulla di più del proprio tempo. Lo stesso direi per il mio precedente editore genovese Liberodiscrivere, che ho lasciato solo per questioni di logistica. Ritengo, infatti, che avere un editore nella propria città, a parità di condizioni, sia un vantaggio, perché consente di partecipare più agevolmente agli eventi che organizza. I presenti, inoltre, concordano che Porto Seguro Editore è stato ed è un importante riferimento di aggregazione per molti autori locali e hanno apprezzato la qualità delle copertine.

Marco Cibecchini ha raccontato perché sia ricorso al self-publishing (YouCanPrint), che offre il vantaggio di assoluta autonomia in tutte le scelte (copertina, impaginazione, promozione), anche se priva di un supporto, per quanto a volte effimero intermini di editing e promozione. Ci sono comunque forme di aggregazione tra autori auto-prodotti che possono aiutare a pubblicizzare la propria opera. Personalmente ho usato il self-publishing (Lulu e IlMioLibro) quando ho portato avanti l’esperimento di web-editing de “La bambina dei sogni”: a ogni commento di nuovi lettori (che chiedevo fossero “cattivi”) ne facevo una nuova edizione (circa una a settimana). Cosa impossibile con un editore, per quanto disponibile.

Chiara Sardelli e altri presenti hanno riportato le proprie esperienze di lettori e aspiranti autori. In particolare, Chiara Sardelli ha ricordato l’importanza di essere presenti nei gruppi di lettura on-line, come anobii, spazio in cui sono presenti gruppi dedicati alla lettura di “autori poco noti” oltre a gruppi di vario interesse (dalla fantascienza, al romanzo storico, al giallo, a fan di vari autori, gruppi locali e altro), spazi per scambio libri cartacei ed ebook,  per regalare libri, per annunciare presentazioni letterarie, per farsi aiutare nell’editing o per organizzare incontri.

Anobii, inoltre, consente di archiviare la propria libreria e di lasciare commenti a tutti i libri letti.

Renato Campinoti ha insistito sull’importanza di trovare una strada non solo per pubblicare, ma per far sì che la nostra attività si colleghi con il territorio e le sue associazioni, cercando di avere, come Gruppo, una presenza nelle librerie locali.

Possibili nuovi temi potrebbero essere una strategia di approccio al web come gruppo e un sistema per collegarsi maggiormente alle realtà fiorentine.

Chiedo scusa se non cito tutti gli interventi, ma non prendevo appunti e la mia memoria è fallace. Se volete fatemi sapere se posso correggere o integrare.

Il prossimo appuntamento è fissato per martedì 29 Ottobre, sempre alle 18,00, sul tema: “LA STRUTTURA NASCOSTA SOTTO LA SUPERFICIE DEL GIALLO E DEL NOIR – Come scrivere, dal punto di vista tecnico, un giallo o noir che catturi il lettore”. Ne parlerà il giallista Sergio Calamandrei.

Torneremo a parlare di editoria, approfondendo il tema delle riviste letterarie spero in novembre.

 

FIRENZE RIVISTA E ALTRI EVENTI LETTERARI

Gli ultimi giorni a Firenze sono stati particolarmente intensi in termini di incontri ed eventi letterari.

 

Giovedì 19 Settembre c’è stato l’incontro del GSF Gruppo Scrittori Firenze presso l’ASD Laurenziana sul tema “Creare mondi immaginari

Da venerdì 20 a domenica 22 alle Murate di Firenze c’è stato il festival dell’editoria e delle riviste letterarie “Firenze Rivista”.

Ieri, lunedì 23, presso il Centro dell’Età Libera Rifredi-Romito-Vittoria c’è stato l’incontro/ presentazione del “Il sognatore divergente” e de “Il narratore di Rifredi”.

 

Durante l’incontro “Creare mondi immaginari”, presentato da Barbara Carraresi, Massimo Acciai Baggiani, Barbara Mancini e Carlo Menzinger hanno parlato dell’importanza delle ambientazioni in narrativa e di come queste siano determinanti per fantascienza, fantasy e ucronie.

Qui potete vedere il video dell’incontro.

IL GSF alla Laurenziana

Potete leggere in proposito:

L’importanza di un’ambientazione originale” di Carlo Menzinger

I costruttori di universi” di Carlo Menzinger

“Creatori di mondi nella fantascienza” di Massimo Acciai

I mondi ucronici” di Carlo Menzinger

Barbara Mancini e Carlo Menzinger

 

La tre giorni di “Firenze Rivista” è stata un momento importante nella vita culturale di Firenze, con la presenza di tanti editori e, soprattutto, tante riviste letterarie che si sono confrontate in un ricco programma di conferenze.

Personalmente ho seguito alcuni incontri sabato e domenica pomeriggio.

Francesca Matteoni, Vanni Santoni, Ilaria Gaspari, Edoardo RIalti e Francesco D’Isa presentano “Il sacro e il metafisico in letteratura”

Ho cominciato sabato con “Menelique magazine numero zero”. Presentava questa nuova rivista culturale il direttore editoriale de “L’indiscreto” Francesco D’Isa. Per “Menelique” hanno parlato Giovanni Tateo, Fabrizio Soldano e Silvia De Marco.

La rivista nasce come sfida politico-culturale contro l’emarginazione, le discriminazioni e le violenze. Non si presenta solo come un contenitore di articoli sociologici, ma offre spazi tematici alla narrativa. Il prossimo numero sarà dedicato al mondo del lavoro.

Fabrizio Soldano, Giovanni Tateo, Silvia De Marco, Francesco D’Isa

Mi sono quindi spostato in platea, dove di nuovo Francesco D’Isa presentava il convegno “Il sacro e il metafisico in letteratura” con Ilaria Gaspari, Francesca Matteoni, Edoardo Rialti e Vanni Santoni.

Se Rialti si è concentrato sul metafisico, Gaspari ha dato più spazio al sacro e Matteoni ha sottolineato il ruolo della magia e del panteismo, lanciando interessanti suggestioni. Vanni Santoni c’ha parlato delle nuove dimensioni del fantastico, dal novo sconcertante italico, alla specular fiction, al fantastico speculativo, al realismo magico.

Francesca Matteoni, Vanni Santoni, Ilaria Gaspari, Edoardo RIalti e Francesco D’Isa presentano “Il sacro e il metafisico in letteratura”

L’incontro “Shitposting: centrifugare il linguaggio”, con Alessandro Lolli, Matteo Grilli e altri, mi ha aperto un mondo di conoscenze sulla pratica del post compulsivo e sistematico di testi sconnessi su più piattaforme in contemporanea.

 

Ho ritrovato, a fine serata, Edoardo Rialti non più in veste di critico letterario ma di traduttore de “Il trono di spade” in “Tradurre il trono di spade” e c’ha parlato delle dificoltà di tradurre una serie di libri, quando non si conoscono ancora i volumi successivi. Partecipavano anche la doppiatrice di Arya Stark, Sara Labidi (che c’ha raccontato che doppiava senza vedere l’intera scena che era segretata) e Leonardo Taiuti.

Sara Labidi, Leonardo Taiuti e Sara Labidi

 

La domenica ho cominciato con un incontro sul Premio Calvino “Piccoli grandi esordi” guidato dal presidente del Premio, Mario Marchetti, con la presenza di due case editrici, NN Editore e Dalia Edizioni, rappresentate la prima dalla redattrice Serena Cabibbo e dell’autrice Serena Patrignanelli, la seconda dalla redattrice Roberta Argenti e dall’autore Nicola Nucci, che c’hanno spiegato il lavoro di squadra che svolgono entrambe le case editrici quando pubblicano un esordiente. Da notare il lavoro di reimpaginazione effettuato da Dalia Edizioni su “Trovami un modo semplice per uscirne” di Nicola Nucci, e il cospicuo taglio di pagine effettuato da NN Editore su “La fine dell’estate” di Serena Patrignanelli.

Nicola Nucci, Mario Marchetti, Serena Cabibbo e Roberta Argenti

Ho potuto seguire solo in parte “Storie illustrate” in cui le riviste RVM Magazine (Agnese Porto), StreetBook Magazine (Simone Piccinni) e Settepagine” (Elena Zuccaccia) hanno raccontato come mettono assieme testi di narrativa e immagini.

 

Ultimo incontro per me è stato quello con la rivista Il rifugio dell’Ircocervo, che presentava “Intorno al racconto”, un affascinante dialogo sulla difficoltà di individuare in rete racconti di qualità, sul (poco) interesse di editori e lettori per i racconti (quasi pari al disinteresse verso le poesie). Presenti Francesco Quatraro (Effequ), Luca Ricci (autore), Marco Marrucci (autore), Giuseppe Rizzi e Loreta Minutilli (Rifugio dell’Ircocervo).

Francesco Quatraro, Luca Ricci, Loreta Minutilli, Marco Marrucci e Giuseppe Rizzi

Qui trovate il programma di Firenze Rivista.

Potete leggere in merito:

Le palestre degli scrittori” di Vanni Santoni

Firenze Rivista” di Massimo Acciai Baggiani

 

Nell’incontro “Il sognatore divergente e il narratore di Rifredi” Carlo Menzinger e Massimo Acciai hanno raccontato l’uno la vasta produzione dell’altro, i loro punti in comune e alcune “divergenze”, il loro rapporto con il quartiere di Rifredi.

Potete vedere qui il video dell’incontro.

Qui maggiori dettagli su:

Il sognatore divergente” di Massimo Acciai Baggiani

Il narratore di Rifredi” di Carlo Menzinger di Preussenthal

 

Nuovi importanti momenti di incontro sono in arrivo:

 

Giovedì 26 Settembre alle 19,30 ci sarà in Via Pisana 100 rosso l’inaugurazione della Libreria Porto Seguro, con open bar.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone in piedi e testo

Il 1 ottobre 2019 alle 18,00 ci sarà presso l’ASD Laurenziana (via Magellano 13 rosso – Firenze Nova) il nuovo incontro “Riflessioni sull’editoria – Come pubblicare, con chi e perché”, nel quale approfondiremo quanto detto nell’incontro del 5 Settembre 2019 “Come pubblicare con un grande editore”.

 

Vi aspettiamo.

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