La città di Firenze fu capitale del Regno d’Italia per un breve periodo di sei anni, dal 3 febbraio 1865 al 3 febbraio 1871. Che non sarebbe durata oltre si capì già con la presa di Roma, il 20 settembre 1870.
L’anno scorso Cristina Gatti, la Presidentessa del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, propose di predisporre un’antologia che ricordasse quegli anni, da presentare in occasione dei 150 anni dalla breccia di Porta Pia.
C’è stata poi l’epidemia di covid-19 e, vista l’impossibilità di presentare il volume in presenza, fu fatta scivolare l’uscita all’aprile 2021, che forse è anno anche più adeguato per celebrare la fine di questo periodo assai interessante per la nostra città.
Per preparare il volume, la pandemia ci diede ancora il tempo per uno degli Incontri letterari che presentavo in Laurenziana con Barbara Carraresi per il GSF, martedì 11 Febbraio 2021. Per l’occasione invitai il giallista Sergio Calamandrei, che ha un’autentica passione per quegli anni, sui quali ha raccolto, letto e studiato un’invidiabile biblioteca.
Il suo intervento piacque all’uditorio e lo aggregammo subito come consulente storico per l’antologia in preparazione.
Il grande impegno che subito mise nel collaborare alla stesura della raccolta, ha fatto sì che da consulente fu presto “promosso” a curatore, andando ad affiancare nel ruolo Cristina Gatti.
Personalmente ho avuto l’onore di figurare nel Comitato Editoriale assieme a Fabrizio De Sanctis, Maila Meini e Vincenzo Sacco.
Il volume ha così raccolto i racconti (in ordine di apparizione nel volume) di Fabrizio De Sanctis, Caterina Perrone, Vincenzo Sacco, Cristina Gatti, Gabriele Antonacci, Barbara Carraresi, il sottoscritto Carlo Menzinger di Preussenthal, Nicoletta Manetti, Renato Campinoti, Maila Meini, Roberto Mosi, Pierfrancesco Prosperi, Sergio Calamandrei. Chiude la serie il racconto-postfazione di Paolo Ciampi.
Il volume è arricchito anche da una parte saggistica con gli interventi di Pietro Tornabene, Giuseppe Matulli e Andrea Cantile e da un ricco corredo fotografico, comprensivo di tavole a colori.
Il pregio del volume è accentuato dall’insolito formato.
Diversi sono i toni e gli stili dei vari autori, così come i personaggi che si succedono in queste pagine intense e vivaci, da quelli più popolari ai frequentatori dei salotti, dai fiorentini ai torinesi, ai tanti stranieri, che in quegli anni rappresentavano ben due terzi della buona società fiorentina.
Ed ecco il celebre oste Gigi Porco nel racconto di De Sanctis, ecco Marie Bonaparte nei salotti descritti da Caterina Perrone, ecco l’ispettore di Vincenzo Maria Sacco che indaga nientemeno che sul furto del David di Donatello, ecco l’incontro tra un conte e un lustrascarpe nella narrazione di Cristina Gatti, ecco la meraviglia delle prime linee ferroviarie nel “volo dell’ippogrifo” di Gabriele Antonacci, ecco il mendicante Pipetta di Barbara Carraresi che assiste all’inaugurazione della statua di Dante, ecco nel mio racconto il dialogo tra la città di Firenze e il grande collezionista Frederick Stibbert che ci regalerà uno dei più suggestivi musei d’armature, ecco Dostoevskij descritto da Nicoletta Manetti, ecco il patriota Beppe Dolfi dipinto da Renato Campinoti, ecco la domestica di Maila Meini, ecco gli abitanti delle case di ferro e legno di Roberto Mosi, ecco una Firenze rimasta capitale ancora oggi nella geniale immaginazione di quel re dell’ucronia italiana che è Pierfrancesco Prosperi, ecco la partecipazione alla presa di Roma di un predecessore (il giornalista Sabatino) del celebre ispettore Arturi di Sergio Calamandrei. Inutile evidenziare la consueta poeticità del racconto-postfazione del giornalista Paolo Ciampi, che ripercorre in una sorta di sintesi tutti i racconti precedenti.
Non mancano nel volume le occasioni per raffigurare le difficoltà derivanti dal veloce trasferimento della burocrazia torinese nel capoluogo toscano, che alterò i prezzi e creò non pochi disagi alla popolazione, sia per gli imponenti lavori di trasformazione urbana, sia per l’alterazione demografica avvenuta in breve tempo su una città di medie dimensioni qual’era Firenze allora.
Volume, dunque, ricco ed elegante, piacevole da leggere, istruttivo e ottimo da conservare nella propria libreria per riletture future, che si aggiunge alle altre antologie pubblicate dall’associazione e cui presto farà seguito la silloge dedicata ai settecento anni dalla scomparsa dell’Alighieri “Gente di Dante”, che sto curando con Caterina Perrone per il GSF.