La quarta di copertina di “Cosmoril 16”, l’antologia di racconti di Maddalena Antonini, edita da Tabula Fati (2021) che inaugura la nuova collana di fantascienza per i membri della World SF Italia “Orizzonti della Fantascienza”, recita così:
“Cosmoril 16 è un farmaco a base di cosmopirina. Indicazioni: per malati di fantascienza. Principi attivi: fanta-matematica, fanta-meccanica quantistica, fanta-domotica, fantascienza sociale, alieni, i.a., coloranti e aromi innaturali. Posologia: un racconto al giorno, a stomaco pieno. Avvertenze: può contenere sorprese e colpi di scena. Sotto l’effetto di questi racconti è sconsigliato mettersi alla guida di astronavi o utilizzare macchinari del tempo.”
Perché riportare qui la quarta di copertina? Innanzitutto, per la sua originalità e simpatia e poi perché in questo caso rende piuttosto bene la mescolanza di profondità e leggerezza ironica che caratterizza molti dei racconti, a volte brevi o brevissimi (delle “pillole”) presenti nel volumetto (sono appena 96 pagine, tutto compreso).
Il libro si divide in quattro parti più un racconto flash: “Fanta-quanta”, “Fanta-tecno”, “Fanta-fulmini” e “Fanta-società”. Titoli che solo in parte si spiegano da
soli.
“Fanta-quanta” ha al suo centro i paradossi della fisica quantistica (fantascienza impegnativa, insomma). “Fanta-tecno” ci parla ovviamente degli sviluppi della tecnologia e delle loro implicazioni: droni, domotica, intelligenza artificiale e tutto quanto connesso.
I “Fanta-fulmini” sono storie brevissime, quasi come quella che chiude il volume.
“Fanta-società” è uno sguardo preoccupato su questo nostro presente che fa presagire futuri distopici, soprattutto per colpa della nostra disattenzione verso la fragilità dell’ambiente.
Il racconto finale è di 9 sillabe e l’autrice sostiene sia il più breve mai scritto in fantascienza. Sarà vero?
Insomma, tante piccole pillole di fantasia e fantascienza, per aiutarci ad affrontare meglio la giornata e, soprattutto, il futuro.
Lafayette Ronald Hubbard, generalmente noto con il nome di L. Ron Hubbard (Tilden, 13 marzo 1911 – Creston, 24 gennaio 1986) è stato considerato uno degli uomini più influenti del mondo, grazie al pensiero da lui sviluppato a partire dal suo saggio “Dianetics: la forza del pensiero sul corpo” che lo ha portato alla fondazione dell’associazione Scientology, ma soprattutto detiene un primato nella pubblicazione di testi: 1.084.
Hubbard è anche uno degli autori di fantascienza degli anni d’oro. Il suo “Ritorno al domani” (“To the Stars” o anche “Return to Tomorrow”) è stato pubblicato nel 1950. Come lui stesso scrive in prefazione, l’obiettivo degli autori in quel periodo era soprattutto quello di convincere i lettori e l’opinione pubblica in generale dell’importanza e opportunità di sviluppare l’esplorazione spaziale. Il problema degli editori di SF dell’epoca era, invece, che molti di questi scrittori erano scienziati, assai più attenti alla descrizione degli aspetti tecnici e scientifici che illustravano che non alla costruzione della trama e, soprattutto, dei personaggi. Quando a Hubbard fu chiesto di scrivere sceince fiction non era un genere che trattava ma vi apportò
L. Ron. Hubbard
tutta la sua esperienza e capacità di autore mainstream, riuscendo così, con questo romanzo, a creare una storia umanamente credibile, che vede al centro il dramma di uomini sbalzati avanti nel tempo per effetto della nota legge in base alla quale più ci si avvicina alla velocità della luce, più all’interno dell’astronave il tempo rallenta rispetto all’ambiente esterno. Chi partiva per lo spazio, tornando trovava un mondo mutato.
In mezzo alle dominanti utopie che circolavano in materia, Hubbard, tra i primi, riesce a fare un’opera che mescola il grande sogno della conquista dello spazio con la distopia dell’adattamento degli astronauti ad ambienti trasformati, alla perdita di punti di riferimento e affetti. Immagina quindi grandi navi interstellari trasformate in navi pirata, che rapiscono uomini per farne la propria ciurma, trafficano con ricchezze incommensurabili prese in mondi lontani ma ovunque vadano sono fuori tempo e fuori luogo, dei reietti.
Insomma, fantascienza classica ma di grande modernità. E poco c’entra qui Scientologiy, tranquilli.
La fantascienza, purtroppo, viene spesso ingiustamente considerata come una forma di letteratura di serie B o, quanto meno, per ragazzi. Questo è un grave errore, ma che deriva anche dal fatto che troppo spesso vengono prodotti e classificati come tali libri e film incentrati su astronavi, battaglie spaziali, spade laser e omini verdi con le antenne. Questo genere offre, invece molto di più e opere assai più interessanti e profonde.
Un buon esempio (sebbene forse il romanzo sia un po’ troppo complesso per consigliarlo come primo approccio al genere) è il romanzo “Eon” (1985) di Greg Bear. Un libro in cui la parola “scienza” ha ancora un significato nella definizione del genere.
Un asteroide lungo trecento chilometri compare all’improvviso vicino alla Terra, presentando al suo interno una serie crescente di sorprese. Bear ci parla di spazio-tempo, di viaggi nel tempo, di universi alternativi, di alieni come dovrebbero essere (cioè non antropomorfi come
nelle serie di Star Trek, del tutto assurde), di un’umanità futura evoluta (e non rimasta immutata come spesso capita vedere). Inserisce il tutto in un catastrofico conflitto tra americani e sovietici (immaginando che la guerra fredda continui ancora all’inizio del XXI secolo) e in difficili relazioni scientifiche internazionali. Il romanzo è stato pubblicato prima della caduta del muro di Berlino e, quindi, non immagina la reale situazione di questi anni.
Ci mostra futuri alternativi e passati ucronici. Affascinante l’idea di un corridoio infinito in cui avanzando nello spazio si avanzi anche nel tempo. Come autore della saga “Via da Sparta” (che immagina la creazione di un impero spartano che si protrae sino a oggi) non posso non apprezzare il pur veloce accenno a un universo parallelo in cui l’Egitto antico esiste ancora, pur essendosi molto evoluto.
Il romanzo fa parte di un ciclo composto da altri due libri, “Sfida all’eternità” (1988) e “Contro evoluzione” (1995).
L’autore ha vinto varie volte il premio Hugo e il premio Nebula con i suoi romanzi e i suoi racconti.
Nicola Pastorino, cultore e appassionato di kung-fu e cultura orientale, trasfonde questa sua passione nel romanzo “Il tempio del drago purpureo” (Curcio, 31 Ottobre 2021) che ho potuto leggere in anteprima.
“Il tempio del drago purpureo” narra una sorta di quest (o per i francofoni quête), un po’ come quella del Sacro Graal da parte dei cavalieri della tavola rotonda di Re Artù.
Quest ma anche iniziazione. Romanzo quindi di formazione e crescita interiore, che si muove su una duplice trama intrecciata, da una parte il bambino fiorentino contemporaneo Michele, dall’altra l’antico cinese Cheng, collegati da un ponte onirico.
Personaggi che crescono davanti agli occhi del lettore.
Da Firenze Michele parte per la Cina, spinto dalla sua passione per il kung-fu e la ricerca di un maestro, ma nel contempo parte la
Tempio buddista nel distretto di Sam Phran, in provincia di Nakhon Pathom, una quarantina di chilometri a ovest di Bangkok.
ricerca del leggendario tempio del drago purpureo. Le identità di Michele e Cheng quasi si mescolano e confondono, così le loro personali quest.
Insomma, un romanzo d’avventura, ma ricco di rimandi e suggestioni verso molta letteratura. Una lettura coinvolgente, che sembra pronta per portarci verso futuri sequel. In effetti, mi dice Pastorino, la storia si svolge in una saga di tre libri, già scritti e consegnati all’editore, ognuno raccontato in prima persona da un personaggio differente. Una sorta di trinità rappresentata dalle tre lame dell’amuleto.
Di Vittorio Picirillo, autore della scuderia Tabula Fati, il vivace gruppo editoriale abruzzese, avevo già letto
un insolito romanzo breve, “Legio Accipitris” (Tabula Fati), che descriveva un incontro tra antichi romani e alieni, scritto in italiano con testo a fronte in latino!
Sono poi stato coinvolto dallo stesso Piccirillo in un interessante esperimento: un’antologia (“Contaminazioni”, Tabula Fati 2021) che riunisce alcuni racconti di autori della casa editrice che riprendono personaggi o ambientazioni di proprie opere per parlare di pandemie e contagi.
Piccirillo che di questo volume era curatore vi ha pubblicato anche il suo racconto “Un futuro diverso”, connesso ai romanzi della saga “Galassie perdute” (Tabula Fati, 2017, 2018 e 2021).
Sono quindi giunto a leggere il primo volume di tale saga “Galassie perdute – Innocenza”.
Si tratta di space opera, ovvero quella parte della fantascienza in cui predomina la presenza di astronavi e viaggi spaziali tra mondi lontani.
Vittorio Piccirillo (Milano 1967)
L’ambientazione mi ricorda molto il più classico degli Asimov, quello dei cicli “Fondazione” e “Impero”, in cui l’umanità si è espansa per la Galassia, senza incontrare traccia di vita aliena intelligente. Sono dunque mondi extraterrestri ma estremamente simili alla Terra. Dei mondi asimoviani mancano anche i robot del ciclo omonimo del grande russo-amaericano.
In “Innocenza” si narra di Kendra, una ragazza normale, di una famiglia normale, come sottolinea l’autore, che da una “luna agricola” si trova sbalzata in avventure forse più grandi di lei, con un mistero che riguarda lei stessa e il perché tutti la cerchino.
La scrittura piana e lineare di Vittorio Picirillo ci accompagna tra pianeti alieni, astronavi e pirati spaziali.
Per saperne di più penso che andranno letti gli altri romanzi di questa saga.
Dal 22 al 23 Ottobre, a Castelnuovo Berardenga, presso il Teatro Alfieri, saranno proclamati i vincitori del Premio Vegetti della World SF Italia per il 2020 (premiazione sospesa a causa del covid-19) e 2021.
Tra le opere finaliste per il 2021 ci saranno, invece l’antologia “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati) di Carlo Menzinger di Preussenthal e l’antologia collettiva “Sparta ovunque” (Tabula Fati).
“Apocalissi fiorentine”, un’antologia di racconti di genere fantastico che descrivono momenti di crisi della città di Firenze, passati e futuri, per mettere in guardia sulla fragilità della Storia e del nostro mondo. Sono narrazioni che vanno dall’ucronia al surreale, alla fantascienza.
“Sparta ovunque” è, invece, una sorta di fan-fiction in cui sette autori (Massimo Acciai Baggiani, Donato Altomare, Sergio Calamandrei, Linda Lercari, Carlo Menzinger di Preussenthal, Paolo Ninzatti e Pierfrancesco Prosperi) ambientano sette racconti nell’universo ucronico della saga di romanzi di Carlo Menzinger di Preussenthal “Via da Sparta”, in cui la città greca ha annientato Atene e la sua cultura consegnandoci un mondo contemporaneo del tutto diverso.
Ho scoperto Silvia Aonzo, in arte Alonso, in occasione della selezione dei racconti per l’antologia “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021), da me curata assieme a Caterina Perrone per il Gruppo Scrittori Firenze per la ricorrenza dei 700 anni dalla morte dell’Alighieri. Avevamo indetto un bando e Silvia Alonso ha risposto inviando il suo racconto “Ready Infernum Player”, che mi colpì molto per l’accostamento tra il sommo poeta e Spielberg, oltre che per lo stile coinvolgente e la trasformazione del viaggio dantesco nei passaggi di livello di un videogame. Il racconto si è anche classificato secondo per la sessione racconti inediti sull’inferno dantesco al Premio Letterario Internazionale Creati-Vita Firenze (15 Maggio 2021).
Leggo ora un suo romanzo che nel titolo fa il verso, questa volta, al film “Il diavolo veste Prada” (2006) di David Frankel, con Meryl Streep. Si intitola, infatti, “L’angelo veste Sado” (Bré Edizioni, 2021), un giallo a forti luci rosse, ambientato nel mondo dei locali per soli uomini e del sado-masochismo, con Mistress dominatrici, Slaves assoggettati e pronti a godere del proprio dolore. Una detective-story in cui l’ambientazione prevale forse sull’indagine.
In comune con “Ready Infernum Player” ritroviamo poco più del nome di uno dei locali, Infernum, e una
Silvia Alonso
riflessione sull’esoterismo in Dante Alighiei. Per il resto si viaggia piuttosto sui binari della seduzione a tinte forti, dove la concretezza dell’attrazione fisica niente ha di platonico e in cui l’artisticità ginnica della pole dance sfuma nell’erotismo della lap dance, dove due ragazzine si avvicinano a quest’attività partendo dal fascino degli esercizi attorno a un palo ai giardinetti.
E come nel più classico dei gialli non mancano il morto e l’assassino.
Ora che Silvia Alonso è entrata a far parte del Gruppo Scrittori Firenze, il nostro Marco Cibecchini avrà finalmente un’altra autrice che si cimenta con l’erotismo con cui confrontarsi.
La mia antologia di racconti “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati Edizioni) mi sta dando delle buone
soddisfazioni.
Con questo libro ho voluto raccontare momenti di crisi della storia della città, passati e futuri, per mostrare la fragilità del nostro mondo applicata a un contesto urbano. Spero si possa, comunque, considerare anche un libro divertente e piacevole.
Lo arricchiscono le immagini realizzate dagli studenti della facoltà di architettura di Firenze.
L’anno scorso, tra quelli editi in Italia nel 2019, il racconto “Collasso domotico”, presente in questo volume, è stato scelto per l’antologia “Mondi paralleli” (Delos Digital) curata da Carmine Treanni e che riunisce, come recita il sottotitolo “Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019”.
Quest’anno poi “Apocalissi fiorentine” è entrata in finale per il Premio Vegetti 2021 (il vincitore sarà proclamato a fine ottobre) e l’antologia “Mondi Paralleli” ha vinto addirittura il Premio Italia!
Ho alcune copie di “Apocalissi fiorentine” che mi fa piacere far avere agli amici a prezzo di costo (€ 10,00 comprese le spese di spedizione).
Nato a Roma il 3 Gennaio 1964, dove si laurea in Economia e Commercio, vive a Firenze, dove lavora nel project finance.Con la moglie Antonella, ha una figlia, Federica.
Pubblica con Liberodiscrivere Il Colombo divergente (2001), Giovanna e l’Angelo (2007), Ansia assassina (2007), Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale (2010), il romanzo collettivo illustrato Il Settimo Plenilunio (2010), la raccolta di testi a quattro mani Parole nel Web (Liberodiscrivere, 2007) e cura l’antologia collettiva Ucronie per il Terzo Millennio (2007).
Sperimenta le tecniche del web-editing e del copyleft per il secondo volume della serie I Guardiani dell’Ucronia (Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati (2013) e per La Bambina dei Sogni (più edizioni tra il 2012 e il 2013). Il Settimo Plenilunio e Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati sono romanzi illustrati da numerosi artisti (c.d. gallery novel). Con Porto Seguro Editore pubblica in tre volumi Via da Sparta: Il sogno del ragno (2017), Il regno del ragno (2018), La figlia del ragno (2019), nonché il saggio Il narratore di Rifredi (2019).
Tabula Fati nel 2019 pubblica la sua raccolta di racconti Apocalissi fiorentine, opera finalista al Premio Vegetti 2021, il cui racconto Collasso domotico è stato scelto per il volume Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019 (edito da Delos e vincitore del Premio Italia); e nel 2020 la fan-fiction di sette autori Sparta ovunque (Tabula Fati), finalista al Premio Vegetti, ispirata ai romanzi della saga Via da Sparta.
Cura con Caterina Perrone l’antologia Gente di Dante (Tabula Fati, 2021).
Pubblica con Massimo Acciai Baggiani il romanzo di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022)
Ha inoltre pubblicato vari racconti, poesie, articoli, recensioni e altro in antologie, riviste e siti internet
Su di lui sono stati scritti i saggi “Il sognatore divergente” (Porto Seguro Editore, 2018) di Massimo Acciai Baggiani e “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli.
PSICOSFERA - Non siamo soli sulla Terra. Non lo siamo mai stati.
Apocalissi Fiorentine – Gruppo Editoriale Tabula Fati
GENTE DI DANTE - antologia del Gruppo Scrittori Firenze curata da Carlo Menzinger e Caterina Perrone
Sparta ovunque – 7 racconti di 7 autori ambientati nel mondo di “Via da Sparta”
Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza indipendente italiana 2019
La figlia del ragno (Via da Sparta) Porto Seguro Editore
Il sognatore divergente – La produzione letteraria di Carlo Menzinger di Preussenthal tra ucronia, fantascienza e horror – di Massimo Acciai Baggiani – Porto Seguro Editore
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER - Chiara Sardelli ricerca i riferimenti storici, geografici e culturali fiorentini nell'antologia "Apocalissi fiorentine"
Il regno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
Il sogno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
La Bambina dei Sogni – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Il Colombo divergente – Edizioni Liberodiscrivere
Giovanna e l’angelo – Edizioni Liberodiscrivere
Ansia assassina – Edizioni Liberodiscrivere
Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale – Edizioni Liberodiscrivere
Il narratore di Rifredi – Porto Seguro Editore
Il Settimo Plenilunio – Edizioni Liberodiscrivere
Parole nel Web – Edizioni Liberodiscrivere
Ucronie per il Terzo Millennio – Edizioni Liberodiscrivere
Il Terzultimo Pianeta – Ed. Lulu ed E-book gratuito
Schiavi part-time – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Spada di inchiostro – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Sangue blues – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Rossi di sangue sono dell’uomo l’alba e il tramonto – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Carlo Menzinger è membro del GSF -Gruppo Scrittori Firenze
Carlo Menzinger, membro del Consiglio Direttivo del GSF dal 2019, ne ha curati con Barbara Carraresi gli incontri letterari, gestisce il blog e dal 2022 coordina il Premio Letterario La Città sul Ponte. Nel 2021 ha curato, con Caterina Perrone, per il GSF l'antologia "Gente di Dante".
Carlo Menzinger è membro dell’associazione degli autori di fantascienza “World SF Italia”