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SE ACCADE DI NUOVO QUEL CHE ACCADDE

Che cosa si nasconde dietro l’apparentemente vita grigia del primario Giacomo che è appena andato in pensione?

Nelle 114 pagine di “Accad(d)e” (Policromia, 2020), il romanzo breve di Maria Fonte Fucci, si scoprono poco per volta i dolori che hanno devastato la sua famiglia e lo hanno portato a una vita tutt’altro che invidiabile. Si scopre che cosa ha ridotto sua moglie all’ombra di se stessa, che cosa ha guastato i rapporti con il figlio e, soprattutto, si scopre una storia inaspettata di inusitata violenza che pare relegata a un passato ormai lontano, quando questo pare volersi replicare orrendamente nel presente.

Con pagine intense e vive, Maria Fonte Fucci ci svela poco per volta i suoi personaggi e ci regala un thriller cupo e sanguigno che si va facendo via via più avvincente.

Maria Fonte Fucci

LE TENEBRE NELLO SPECCHIO

Joshua Di Bello, chi è costui? Nessuno e molti. Sulla quarta di copertina di “Vitreo” (Opera Indomita, Giugno 2022) si legge “Joshua Di Bello esordisce nel mondo della scrittura nel 2016, interpretando se stesso nel romanzo Gli affamati (Homo Scrivens) del collettivo letterario Gruppo Nove”.

Credo, in realtà, che dietro questo pseudonimo si nasconda un gruppo di autori che a tale collettivo fa capo.

E cos’è “Vitreo”? Un breve thriller-detective story con toni da horror soprannaturale, con una serie di morti inspiegabili così numerose da ricordarmi il mio “Ansia assassina” (Liberodiscrivere, 2007), anche se credo non superi il suo record di decessi.

Significativa la citazione iniziale, presa da Dylan Dog che a molti già spiega il tipo di atmosfere che si

possono aspettare. Tutto gira attorno a una miniera di quarzite dalle strane proprietà e alla litigiosa famiglia Smokey.

Non manca l’investigatore che con così tanti casi pensa al serial killer ma brancola nel buio e in un letale gioco di specchi.

Lettura veloce che fa divorare le pagine una dietro l’altra, con un ritmo serrato e unitario nonostante le molte mani che credo siano dietro quest’opera singolare.

ENERGIA PULITA PER TUTTI

Come definire il romanzo “La formula del sole” (2020) di Milena Beltrandi?

Direi che è soprattutto un thriller avventuroso, ma il tema sottostante, la scoperta di una portentosa formula per la produzione di energia pulita ha toni fantascientifici se non da climate fiction.

Le etichette, però, si sa, non hanno mai molto senso perché ogni libro è sempre un po’ di questo e un po’ di quello. Possono aiutare comunque il lettore a sintetizzare un’idea del testo che potrebbe leggere.

Storia avventurosa, dunque, ricca di eventi e colpi di scena, con dei personaggi molto umani e in continua azione.

Una curiosità per questi tempi di conflitto: tra gli antagonisti troviamo degli ucraini cattivi, che spesso sono definiti più genericamente russi.

Già, perché nel 2020 chi di noi faceva poi molta distinzione tra di loro?

A investigare ritroviamo l’agente speciale Milo, che avevo già conosciuto in “Una crociera pericolosa”, romanzo sempre edito nel 2020. Non saprei dire quale libro venga prima dell’altro, ma sono comunque del tutto autonomi.

In comune hanno la capacità di Milo di risolvere con coraggio e arguzia i molti problemi che si trova ad affrontare.

Qui accompagna un professore di chimica e i suoi studenti nella difficile impresa di non far cadere la

Milena Beltrandi

preziosa formula energetica in mani sbagliate prima del suo brevetto. Sono in molti, infatti, ad ambire al potere e alla ricchezza che questo ritrovato offrirebbe e altrettanti sono quindi i pericoli da affrontare. Anche i “piccoli chimici” si riveleranno però ossi duri per i delinquenti che tenteranno di affrontarli.

Un romanzo quanto mai attuale oggi, con i prezzi dell’energia che vanno alle stelle e il mondo in guerra per il gas.

CRUISE THRILLER AVVENTUROSO

Una crociera pericolosa - Milena Beltrandi - copertina

Milena Beltrandi l’ho conosciuta e apprezzata per la prima volta leggendo un suo racconto presente nell’antologia “Toscani per sempre” (Edizioni della Sera, 2019), curata da Paolo Mugnai, con prefazione di Eugenio Giani e postfazione di Alessandro Benvenuti. L’abbiamo quindi accolta con un suo contributo nel volume “Gente di Dante” (Tabula Fati, 2021), che ho curato con Caterina Perrone, e quindi nelle fila del GSF – Gruppo Scrittori Firenze.

Leggo ora per la prima volta un suo romanzo, “Una crociera pericolosa” (Europa Edizioni 2020) restandone favorevolmente colpito per la vivacità narrativa e la ricchezza di dettagli.

Si tratta di un thriller di spionaggio-poliziesco, la lotta di due agenti speciali contro una cosca malavitosa legata alle case da gioco illegali e alla prostituzione, con un Console da salvare da un oscuro ricatto e un difficile tentativo di infiltrazione.  Terza figura di rilievo è l’amica-collega del protagonista, che questo cerca di mettere in salvo per essere poi aiutato da lei stessa.

Va detto che la copertina, con un paesaggio marittimo, pur mosso, non rende pienamente l’idea del

ILMIOLIBRO - AZZURRO COME GLI OCCHI DI LORETTA - Libro di Milena Beltrandi
Milena Beltrandi (Fidenza, 25 Giungo 1954)

romanzo, che si rivela un’autentica avventura, ricca di colpi di scena. Non mi aspettavo poi l’accuratezza con cui Milena Beltrandi descrive alcuni passaggi, come, uno per tutti, l’intervento chirurgico subito da Milo. Non so se questi particolari siano sempre corretti, ma appaiono sempre verosimili. Frasi come “le lenti ad alta definizione con trattamento multistrato” aiutano, poi, a dare una percezione di conoscenze tecniche alla narrazione.

Una buona prova per quest’autrice di cui leggerò presto altro.

L’ORRORE NEGLI OCCHI

Il cacciatore di occhi by Sebastian Fitzek

Il cacciatore di occhi” non è “Il collezionista di occhi” di Stuart MacBride, sebbene anche in questo romanzo ci sia un collezionista di occhi. Il primo lo ha scritto Sebastian Fitzek (Berlino, 13 ottobre 1971), uno scrittore tedesco, ed è un notevole esempio di thriller continentale, anzi un thriller così intenso e malato da essere quasi un horror, non per nulla vi compaiono persino fantasmi e chiaroveggenti, seppur ben lontani da quelli del gotico o dell’ESP. Sono parti di menti malate. Un po’ come nei migliori romanzi di Stephen King, si legge un thriller ma si indaga i limiti della follia umana.

Che cosa c’è poi di più terrificante di un serial killer che ammazza le madri, sequestra i figli, ricatta i padri, acceca le ragazze? “Il cacciatore di occhi” è un romanzo agghiacciante in cui nessuno è quel che sembra, in cui ogni pagina che avanza presenta una nuova sconvolgente sorpresa, in cui quando il finale sembra essere dietro l’angolo scopri che dietro la vetta che sembrava l’ultima si nasconde una nuova catena di picchi montuosi in cui perdersi.

Sebastian Fitzek

Crudeltà inaudita con dei buoni che nutrono sentimenti di rabbia e vendetta quasi peggiori di quelli dei cattivi. Ma chi sono davvero i buoni e i cattivi? In una storia di serial killer psicopatici dovrebbe sembrare facile dirlo ma non è così.

La chiaroveggente cieca (il cui potere pare essere una capacità eccezionale di elaborazione statistica), il padre ossessionato dalla ricerca del figlio al punto da scorgerne il fantasma, l’infermiera-attrice maniaca, il chirurgo folle sono solo alcuni dei geniali personaggi di questo terrificante psyco-thriller.

Credo che una delle scene cinematografiche sugli occhi più angoscianti sia quella di “Arancia meccanica”. Un film tratto da questo libro, potrebbe farla impallidire.

IL FANTASMA DI MARY SHELLEY

Risultato immagini per Patrizia TOrsini
Patrizia Torsini

Mary Shelley, nata Mary Wollstonecraft Godwin (Londra, 30 agosto 1797 – Londra, 1º febbraio 1851), è stata una scrittrice, saggista e filosofa britannica. È celebre per aver scritto il romanzo gotico Frankenstein (Frankenstein: or, The Modern Prometheus), pubblicato nel 1818, una delle opere precorritrici della moderna fantascienza. Assieme al marito Percy Bysshe Shelley, poeta romantico e filosofo, Lord Byron, Polidori, e la sua sorellastra (nonché amante di Byron) Claire Clairmont, una sera di giugno del 1816, nel salotto di Villa Diodati, vicino Ginevra, inventarono il romanzo gotico, che tanto successo riscuote ancora oggi. Era, inoltre, figlia della filosofa Mary Wollstonecraft, antesignana del femminismo, e del filosofo e politico William Godwin. A Mary Shelley dobbiamo anche uno dei primi esempi di romanzo apocalittico “L’ultimo uomo”.

Si tratta, dunque, non solo di una grande precorritrice della letteratura moderna, ma in quanto donna, una figura di rilievo nel campo dell’emancipazione femminile. Non sorprende quindi che il suo fascino sia ancora forte.

Deve averlo subito, in qualche misura, anche Patrizia Torsini, la moderna autrice di “L’importanza di chiamarsi Bloody Mary” (Edizioni Jolly Roger, Luglio 2020), che in questo romanzo dal titolo da aperitivo wildiano, pur non eleggendo la nostra romanziera a protagonista, le fa avere un ruolo centrale, in una vicenda di morti sospette e simulazioni di apparizioni di fantasmi, un thriller contemporaneo che ha poco del gotico, ma che vede l’amica di Lord Byron al centro di una sorta di venerazione da parte di una coppia di librai e lo

Risultato immagini per l'importanza di chiamarsi bloody mary

spunto per un camuffamento, con conseguenze nefaste e imprevedibili.

La narrazione si dipana tra storie di amicizie e amori, piccoli viaggi e piccole avventure, indagini attorno a questa misteriosa serie di “morti di paura”. C’è una connessione tra loro o solo la casualità?

Questo corposo e denso romanzo, di ben 400 pagine, è la terza prova di quest’autrice, di recente approdata nel GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dopo “Acqua alla gola” (2015) e “Killer on the road” (Porto Seguro, 2017). Con quest’ultimo romanzo, che me l’ha fatta scoprire in occasione di un Porto Seguro Show, “L’importanza di chiamarsi Bloody Mary” ha in comune oltre ai toni da thriller, l’amore per la scoperta di luoghi impervi della nostra Toscana e una volontà, che condivido, di metterci in guardia contro i drammatici danni che stiamo provocando all’ambiente.

L’AMMAZZAFETI

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Diego Pitea

Immaginate un serial killer che prediliga le donne incinta, che asporti dal loro ventre i bambini non nati, che ami gli indovinelli a base di opere d’arte. Immaginate il tema del doppio. Immaginate un diario crittografato che potrebbe nascondere oppure no la soluzione del dramma in corso. Immaginate una detective story in cui l’investigatore corra contro il tempo per salvare dalle grinfie di un serial killer una persona a lui molto cara. Immaginate che soffra della sindrome di Asperger. Avrete così un’idea dell’intenso thriller ideato da Diego PiteaL’ultimo rintocco” (edito da GoWare), romanzo che ho scoperto grazie alla Fiera del Thriller e del Noir organizzata di

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recente dal Collettivo Scrittori Uniti.

Il ritmo a volte si fa serrato, la curiosità è stimolata e il lettore si sente coinvolto nella risoluzione del mistero e nello svolgimento dell’azione, che non manca. Inevitabile pensare a Dan Brown, e anche se Pitea si muove diversamente la qualità del testo non è poi così diversa.

Il finale fornisce persino il profilo psicologico dell’assassino.

INCUBI DI PIETRA

Al limite del sogno” (96, Rue de La Fontaine Edizioni, 2019) di Carlotta Amerio è un altro dei romanzi scoperti al Festival del Thriller e del Noir 2020 organizzato dal Collettivo Scrittori Uniti, un bell’evento on-line che mi ha permesso di incontrare molti autori nuovi.

Al limite del sogno”, il consumo e la diffusione delle droghe nel romanzo  di Carlotta Amerio – S&H Magazine
Carlotta Amerio

Durante il Festival presentavo un mio romanzo (“La bambina dei sogni”) che ha qualche affinità con questo di Carlotta Amerio, oltre l’appartenenza al genere thriller: la presenza di sogni di una concretezza allarmante (“Sto facendo incubi tutte le notti. E ogni volta mi sento fisicamente in quel luogo” – pag. 98. “Pur non avendo alcun controllo su quello che sognavo, in qualche modo me ne sentivo responsabile” – pag. 99). I sogni di Giulia, la protagonista de “Al limite del sogno” sono forse meno inquietanti ma certo non meno angoscianti e più sanguinolenti di quelli del mio Paolo. Sviluppa quasi una sorta di schizofrenia. L’assassina dei suoi sogni è lei stessa? “Rimasi pietrificata. Ero io. Aveva i miei stessi occhi, la mia stessa fossetta sul mento” (pag. 168). “Inseguendo quella donna nei miei sogni, non facevo altro che avvicinarmi sempre più a lei. E non si trattava soltanto di una distanza fisica. Ci assomigliavamo sempre di più. Stavo diventando lei. E lei era me” (pag.169).

Giulia per liberarsene arriva a ricorrere alla droga, infilandosi in una spirale viziosa che sembra tutt’altro che la giusta soluzione. Le difficoltà economiche la portano alla prostituzione in un processo di degrado che pare non riuscire ad arrestare.

Sconfiggere la roba sarebbe stato un primo passo per distruggere quella

96 rue de La Fontaine Edizioni - Carlotta Amerio - Al Limite Del Sogno -  ePRICE

parte di me che la disperazione aveva trasformato in un essere vuoto e quasi demoniaco” (pag.172).

Anche il sesso sembra solo “il disperato tentativo di unirsi in un’entità superiore, al di sopra dell’abisso nel quale stavamo piombando” (pag. 117) di “due disperati appesi a un fragile fuscello sul ciglio di un burrone” (pag. 98).

Al limite del sogno” è il primo romanzo di Carlotta Amerio. Un buon inizio, cui le auguro di dar seguito con altre storie altrettanto intense.

VIA DALLA GABBIA OSCURA

Inspired Digital Publishing, presenta "Drax - La Rinascita degli Haurrak"  di Elvira Mastrangelo - BOOKS HUNTERS BLOG
Elvira Mastrangelo

La Fiera del Thriller e del Noir tenutasi on-line alcuni giorni fa e organizzata dal Collettivo Scrittori Uniti è stata occasione per scoprire tanti nuovi autori e nuovi romanzi.

Dopo aver letto “Innocent” di Bruno Balloni, eccomi ora a completare la lettura del romanzo fantascientifico “Di luci e di ombre” di Elvira Mastrangelo.  

Devo dire che il titolo poco fa intuire sia della trama, sia del genere trattato. Si tratta di un thriller (come gli altri volumi presentati alla Fiera), ma è anche fantascienza, sia di tipo classico (sviluppi della genetica) ma anche di

libro

tipo ESP (telepatia). Se vogliamo è anche storia di ambiente militare.

Vi troviamo dei personaggi vittime di esperimenti scientifici che li trattano peggio che come cavie, ma che li trasformano in una sorta di supereroi (anzi wonder-woman, visto che la protagonista è una donna).

Si gioca anche sulla perdita di memoria, sulla difficoltà di creare e mantenere rapporti dopo un simile trattamento, sull’incapacità di riconoscere amici e nemici, bene e male.

Leggendo mi è venuto da pensare alla saga “The maze runner” di James Dashner, ma la Mastrangelo non dedica lo stesso spazio alla fuga e alle dinamiche del gruppo.  Ovviamente, gli esperimenti per la creazione di super-soldati non possono che ricordarmi quanto in merito ho scritto io stesso nella saga “Via da Sparta”, ma anche a “La ragazza meccanica” di Paolo Bacigalupi o magari a “Morire per vivere” di John Scalzi, con i suoi soldati “rinnovati” per combattere nello spazio. La possibilità di creare individui geneticamente modificati ricorda “Mendicanti di Spagna” di Nancy Kress.

Una lettura intensa, che scorre piacevole e veloce.

CHI SPARA PER UCCIDERE PUÒ ESSERE INNOCENTE?

Morti 2008 - BALLONI BRUNO - 332163 - Necrologie Il Tirreno
Bruno Balloni

Bruno Balloni con il suo “Innocent” (Leucotea, 2020) non si limita a scrivere un romanzo processuale (o se preferite un legal thriller), ma offre ai lettori un interessante spunto di riflessioni su alcuni temi di attualità: il razzismo, la violenza delle forze di polizia, l’immigrazione, la giustizia e i processi, ma anche su interrogativi più profondi come il valore della vita e il diritto di portarla via, i limiti dell’auto-difesa e della giustizia fai da te.

La vicenda da cui parte si può riassumere in breve: un Maresciallo della Guardia di Finanza, fuori servizio, mentre fa la spesa, assiste a un tentativo di rapina violento, interviene e uccide il rapinatore, di colore e assuntore di crack.

In Italia, e non solo, una simile vicenda si presta facilmente a strumentalizzazioni politiche, da una parte contro la violenza degli immigranti, dall’altra contro quella della polizia e dei militari.

La scelta di Balloni e di assumere come voce narrante il Maresciallo, pienamente convinto della propria innocenza. La pubblica accusa appare dunque come “condizionata” (anche da una precedente storia personale) e particolarmente persecutoria.

Il lettore sa bene che cosa passasse per la testa dell’accusato, desideroso di fare il suo dovere (anche se la vicenda si è svolta fuori dal suo orario e dalle sue competenze), di difendere degli innocenti e di salvare la sua stessa vita quando messa in pericolo. Difficile quindi non parteggiare per lui, anche se, per chi non è nella sua testa, le cose possono non essere così semplici, del resto si dimostra uomo violento anche dopo l’evento, aggredendo un lavavetri e persino un giornalista, sebbene piuttosto invasivo. Lui è certo di non aver agito per razzismo, ma per gli altri questo non è così evidente.

Certo il suo comportamento appare piuttosto poco professionale. Spinto dalla paura uccide il rapinatore, invece di limitarsi a sparare in maniera non letale. Eppure, il tempo per riflettere lo aveva avuto. Inoltre, agisce sebbene non fosse in servizio. Un eroe? Magari tutti avessero il coraggio di intervenire di fronte all’ingiustizia, ma questo può essere pericoloso se non fatto nel giusto modo.

Altro tema affrontato è quello della stampa, sempre pronta a ricamare su

Innocent

vicende simili, anche se il finale, in merito, stupirà.

Certo anche l’autore sembra capire che in una vicenda così non possa essere tutto o bianco o nero, nonostante una sentenza senza ombre di dubbio o attenuanti. Un omicidio è pur sempre un omicidio. Poi la vicenda prende uno sviluppo inatteso, che fa quasi pensare a un intervento di giustizia divina. Giustizia spietata da Dio degli Eserciti, di cui è sin troppo piena la Bibbia, che lascia la strada aperta al desiderio di vendetta.

Insomma, un’opera che scorre via piacevolmente ma da leggere per riflettere.

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