Il 30 Maggio alle 18,00 sarò alla Libreria IBS di Firenze (quello che prima era il Melbookstore di via dei Cerretani 16/R) per presentare due libri:
– “Sangue gratis e altri favolosi racconti” – di Sergio Calamandrei
– “Arrivederci, mondo” – di Graziano Braschi.
Entrambi i volumi sono autoprodotti dagli autori con Youcanprint.
Con l’occasione vorrei fare alcune domande agli autori, che anticipo qui. Giovedì, però, lo prometto, sarò molto meno prolisso e cercherò di sintetizzare le domande, lasciando spazio agli autori per dire la loro.
DOMANDA 1
La prima domanda che vorrei fare a entrambi riguarda proprio questa scelta.
Il mondo dell’editoria è cambiato moltissimo in questi ultimi anni grazie all’avvento degli e-book, del print-on-demand, dei siti di auto-pubblicazione, dei siti di scrittura e lettura virtuale.
In che misura questi nuovi strumenti hanno cambiato il vostro rapporto con la lettura e la scrittura? Quali opportunità e rischi offrono questi nuovi sistemi?
DOMANDA 2

Graziano Braschi
C’è un altro aspetto che accomuna questi due libri: la satira della società. Il romanzo di Braschi, sebbene pubblicato oggi, fu scritto nella seconda metà degli anni ’70, in quelli che chiamavamo gli anni di piombo. Si tratta di un mordace libello, che narra proprio di quegli anni di fanfaniana-leonesca memoria, all’apparenza diversi dai nostri tempi berlusconiani, ma in realtà non meno corrotti e malati, solo più ingenui e ignari.
Nel romanzo si dipana, anzi, no si aggroviglia una gran matassa di eventi, idee e situazioni, un gran bailamme, un guazzabuglio letterario che mescola umoristicamente considerazioni sull’inquinamento, l’omosessualità e la cattiva alimentazione, con colpi di Stato e gruppi di pattuglianti democratici che si scontrano tra loro dandosi reciprocamente del fascista, con personaggi emersi da spazi letterari più vari, come il Gatto e la Volpe collodiani e l’Alfonso Menegatti, garzone di macelleria, che kafkianamente si muta in insetto, ma viene accolto con gioia dai familiari (sarà vero quel che si dice a Napoli che “ogni scarrafone è bello a mamma soia”).
È, insomma, questa di cui si prende mestamente gioco Braschi, un’Italia di quarant’anni fa così malconcia e malata e così tristemente simile a quella in crisi di oggi, da farci domandare come diavolo si sia riusciti ad attraversarli davvero questi quarant’anni e come si faccia a non essere in un baratro ancor più profondo di quello in cui purtroppo siamo, con politici per i quali la sostanza della propria attività era nell’affermazione che qui compare in un bollettino della Democrazia Cristiana: “È soprattutto urgente strappare ai comunisti l’egemonia del ballo liscio!” La politica era spettacolo già prima che ci inventassimo il Presidente Telegenico.
Sorprende ritrovare in queste pagine “antiche”, appena riemerse in questo millennio, un’attenzione verso la sofisticazione alimentare, verso le diete iper-proteiche, qui ironicamente criticate con immagini come quella del dottore che sostiene il crollo delle qualità morali della classe operaia in connessione con il maggior consumo di carne o dei due tizi che, penetrati nottetempo in un supermercato si sfidano alla “roulette alimentare”, aprendo a turno un barattolo dopo l’altro, fino a trovare quello avvelenato da qualche suo componente.
Che dire poi della descrizione delle concerie di Pontedera, direi ben poco mutate, “antri bui e spettrali in cui si muovono e annaspano, tuffando gli stivali su uno strato di fanghiglia nera e pestilenziale, pochi uomini col volto contratto e gli occhi gonfi per il gas”!
Insomma il soldato Italo attraversa, nel suo folle on-the-road da redivivo “buon soldato Švejk” di Hašekiana memoria, un’Italia surreale e grottesca ma allo stesso tristemente reale, come può esserlo una vignetta di Altan, uno di quelle piene di merda.
Graziano Braschi viene da un’esperienza nella rivista satirica “Ca Balà”. Gli vorrei quindi chiedere quale sia il suo rapporto con la satira letteraria e, soprattutto, come pensi che questa sia cambiata dagli anni ’70 a oggi.
DOMANDA 3

Sangue gratis- Sergio Calamandrei
Anche il libro di Sergio Calamandrei presenta aspetti di satira sociale. “Sangue gratis” è, infatti, una raccolta di tre racconti, il primo dei quali “Sangue gratis e altre favolose offerte”, che dà il titolo al volume, narrando degli incontri-scontri di un vampiro con alcuni personaggi, è l’occasione per mostrarci le storture di un sistema consumistico sempre più esasperato.
Vi incontriamo una società telefonica che fa offerte mirabolanti che non è in grado di mantenere, una banca i cui contratti articolatissimi nascondono commissioni e balzelli fantascientifici, “spam-man” che si aggirano come zombie offrendo prodotti mirabolanti.
Vorrei chiedere anche a Sergio Calamandrei del suo rapporto con la satira e che ci parli della sua scelta di affrontarla inserendola in un racconto di vampiri.
DOMANDA 4
In ”Arrivederci, Mondo”, in un caleidoscopio di personaggi, compresi alcuni emersi dalle nostre memorie letterarie come il Gatto e la Volpe di Collodi e un insetto kafkiano, troviamo il soldato Italo, che ricorda il “buon soldato Švejk” di Hašek. Vorrei chiedere a Braschi quale sia il rapporto di questo romanzo con i suoi precedenti letterari.
DOMANDA 5

Gli autori de “Il Settimo Plenilunio”: Sergio Calamandrei, Simonetta Bumbi e Carlo Menzinger
Gli autori de “Il Settimo Plenilunio”: Sergio Calamandrei, Simonetta Bumbi e Carlo Menzinger “Sangue Gratis e Altri Racconti” scritto da Sergio Calamandrei è una storia che nasce dalla costola del romanzo “Il Settimo Plenilunio” da me scritto assieme a Simonetta Bumbi e, come ha voluto lui si dicesse “con la collaborazione determinante di Sergio Calamandrei”.
Avevo definito “Il Settimo Plenilunio”, edito da Liberodiscrivere nel 2007, una gallery novel, per dire che è un’opera collettiva, scritta da tre autori e reintepretata da ben 17 artisti tra illustratori, pittori e fotografi.
Ebbene “Sangue Gratis e altre Favolose Offerte” si potrebbe forse considerare come una nuova reinterpretazione del romanzo, questa volta non in forma grafica, ma narrativa. Non è né un sequel, né un prequel, né una storia parallela. Forse è uno spin-off. Vi ritroviamo, infatti, lo stesso “Piero De Mastris” de “Il Settimo Plenilunio” e altri personaggi, già presenti nel romanzo, dalla commerciale con i capelli rossi, al tecnico, allo spam-man, al bancario, anche se con altri nomi.
Vorrei chiedere a Sergio Calamandrei, come pensa che potremmo definire “Sangue Gratis e altre Favolose Offerte”, il primo dei tre racconti lunghi che compongono il volume, e, soprattutto, come è nata in lui l’idea di riscrivere questa storia.
DOMANDA 6

Arrivederci, mondo – Graziano Braschi
Un aspetto di “Arrivederci, mondo” mi ha colpito particolarmente: lo stile.
L’argomento del libro è umoristico-satirico, il linguaggio è arguto e raffinato al punto da perdersi in giochi di parole, nell’uso di termini volutamente pomposi in alternanza con altri volgarmente popolareschi se non coprologici e altri dal sapore di neologismo. Basti leggere, per questo, l’incipit:
La notte, il maresciallo Ciavantesta scende nient’affatto bel bello gli orti di Portici. Striscia,
lavorando sodo di gomiti e di ginocchia, tra file di cavoli. Quei cavoli non sono normali. Formano
un’ipertrofica vegetazione con riflessi elettrici e lumacosi, di un verde vomichevole.
– Com’è che dice il poeta? C’è a chi ci piacciono i vruoccoli, i crauti. Ma perché, diosanto? A me danno l’acido in pancia e rutti nel gorgozzule – sagra arrancando.
Le scoregge al cavolo sono le sue spiacevoli madeleines. Gli risvegliano angosce infantili: puzzo di povero, zaffate di lavori pericolosi, il grisou, i minatori, la diossina.
– Ma insomma che è questa puzza!?
Scivola come un lombrico in quella minigiungla. All’improvviso una frenata di gomiti. Davanti a lui un piccolo ostacolo cumuliforme. Rimane di princisbecco. Una merda fresca con pochi minuti di vita, massimo un quarto d’ora. Una neonata. Bestemmiando, cambia filare. Lì ce n’è un’altra ancora più fresca! All’improvviso intravede qualcosa davanti a sé. Una montagnola bianca! Un escremento alieno che si drizza davanti ai suoi occhi esterrefatti.
Che importanza ha l’uso di un termine piuttosto di un altro, l’espressione oscena o quella ostentatamente pomposa?
DOMANDA 7
Con il secondo racconto, “Tsunami”, Calamandrei ci porta negli orrori delle isole di Sumatra, dello Sri Lanka e dell’Indonesia, devastate non solo dallo tsunami del 2004, ma anche dalla presenza di un vampiro che si rifà non alla tradizione europea e “transilvana”, ma a quella locale, sebbene non si differenzi molto da quelli che conosciamo. Lo chiama Vagharen.

Il mito del vampiro trae le sue origini dalle leggende popolari di gran parte dell’Europa e si collega a figure di esseri non-morti presenti in numerose culture umane. Tra i non-morti, il vampiro si caratterizza per l’abitudine di succhiare il sangue. Il termine ha origine slava. Come figura nasce dall’antica paura che un morto possa tornare in vita e tormentare i viventi. L’usanza di seppellire i morti può avere motivazioni igieniche, ma il deporre sulla tomba pesanti lapidi, sembra riconducibile alla medesima paura: non sia mai che il defunto lasci la tomba!
Pare che il più antico testo che parli di esseri simili a vampiri sia una tavoletta babilonese, su cui è incisa una formula magica per proteggersi dagli etimmé, i demoni succhia-sangue.
Di simili esseri parlano anche gli antichi romani (Filostrato e Flegone Tralliano) e il mito trova sviluppi in epoche successive.
Sarà però il XIX secolo a delineare questa figura nelle sue caratteristiche attuali.
Pare che, in una sera del giugno 1816, nel salotto di Villa Diodati, vicino Ginevra, alcuni personaggi illustri della letteratura si riunirono e, per gioco, inventarono il romanzo gotico.
Si trattava di Lord Byron, Mary Wollstonecraft, il futuro marito di lei Percy Shelley e la di lei sorellastra (nonché amante di Byron) Claire Clairmont, nonché il medico di Byron, Polidori.
Byron e Shelley si erano già cimentati con i temi della paura, rispettivamente con “Giaour” (1813) e il racconto “Incubo” (1810), che Shelley aveva scritto con il cugino Thomas Medwin. Mary Shelley, dopo quella sera, avrebbe realizzato il suo celeberrimo “Frankestein”.
Fu Byron, in tale occasione, a proporre che ognuno scrivesse un racconto che parlasse di vampiri e scrisse appositamente il c.d. “Frammento”. Lì per lì Polidori non scrisse nulla. Più avanti, però, utilizzando il “Frammento” di Byron, una storia incompiuta, ne riprese vari elementi, sviluppandola.
Prima di leggere “Tsunami” non avevo mai sentito parlare di vampiri con il termine di “vagharen”. Vorrei chiedere a Sergio Calamandrei se si tratta di una sua invenzione o se ha scoperto che anche nella cultura di Sumatra e dello Sri Lanka erano presenti figure assimilabili ai non-morti occidentali.
DOMANDA 8

il “buon soldato Švejk” di Hašek
Ancora una domanda a Graziano Braschi. Nel suo romanzo c’è una strana caccia al tesoro, una mappa che porta al Campo dei Miracoli (forse più collodiano che pisano), una Macchina-Fine-del- Mondo da attivare e che il “buon soldato Italo”, si ripromette di utilizzare. Si cela qui la morale di questa storia? È questa la sorte che attende, non dico l’umanità, ma almeno “l’italianità” raccontata in queste pagine?
DOMANDA 9
In “Alba a Chinde”, l’ultimo dei racconti di Calamandrei, troviamo un demone malinconico e viveur, un ricco Conte, che per sfuggire alla maledizione della luce del giorno, vive in un’eterna notte volando di città in città, di continente in continente, cercando sempre di precedere l’alba, ma questa, lo sanno tutti, prima o poi arriva. Mi ha spiegato Sergio Calamandrei che questo personaggio non è un vero vampiro, ma un demone, eppure ha in comune con i vampiri l’orrore per la luce solare. Questo racconto non è in fondo una metafora delle nostre vite? Non corriamo sempre in avanti, cercando di essere più veloci di una morte che comunque sappiamo che prima o poi arriverà? È questo il senso del racconto o l’autore intendeva parlarci d’altro?
DOMANDA 10
Graziano Braschi è stato redattore della rivista satirica “Ca Balà”, suoi disegni e scritti umoristici sono apparsi su importanti riviste italiane ed estere e ha curato numerose antologie, tra cui la recente “Riso Nero”. Vorrei chiedergli di parlarci di queste sue esperienze passate?
DOMANDA 11
Sergio Calamandrei ha pubblicato un interessante romanzo giallo ambientato tra scrittori emergenti nella Biblioteca Nazionale di Firenze “L’Unico Peccato” e ha partecipato a varie altre pubblicazioni, compreso “Il Settimo Plenilunio” di cui abbiamo parlato. Chiederei anche a lui di parlarci delle sue esperienze precedenti di scrittura e pubblicazione.
Per conoscere le risposte, non avete che da venire a Firenze, alla Libreria IBS di Firenze di via dei Cerretani 16/R, il 30 Maggio alle 18,00.
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