L’opera prima del fiorentino Vanni Santoni, “Personaggi precari”, edita da RGB Scrittomisto, non è un romanzo e non è neppure, propriamente, una raccolta di racconti.
Mi sono chiesto spesso quale sia il confine, che separa il romanzo dal racconto. Che il racconto possa avere, oltre ad una dimensione massima, anche una dimensione minima, al di sotto del quale non sia corretto parlare di racconto, era un’idea a cui non avevo, invece, ancora pensato.
Eppure, leggendo “Personaggi precari” il dubbio su come definire i brevissimi “racconti” che lo compongono mi è venuto. Nelle 111 pagine che formano il libro, incontriamo infatti qualche centinaio di “scenette”, ciascuna del tutto indipendente dalle altre. Ognuna rappresenta un ritratto. Ci incontriamo così, uno dopo l’altro con qualche centinaio di personaggi, su ciascuno dei quali potrebbe, in effetti, esser scritto un racconto vero e proprio se non un romanzo: qualche centinaio di personaggi in cerca d’autore (magari lo stesso Santoni) che li renda protagonisti di una storia.
Ogni ritratto è scritto in modi diversi, a volte c’imbattiamo in descrizioni più fisiche, a volte più incentrate sul carattere, a volte che colgono un tic, altre volte che caratterizzano il personaggio per un suo gesto, una sua azione.
Questi brani hanno quasi sempre la lunghezza dell’aforisma. Di aforismi, però, non si tratta giacché “l’aforisma o aforismo (dal greco aphorismós, definizione) è una breve frase che condensa – similmente alle antiche locuzioni latine – un principio specifico o un più generale sapere filosofico o morale”. Santoni, invece, non vuole trasmetterci nessun tipo di sapere.
Definirei allora il libro come una raccolta di veloci ritratti (se non erro solo un paio superano la lunghezza della pagina), di sketch.
Credo che il modo migliore per darne un’idea, sia con degli esempi.
<<Federico stanotte si è alzato, ha finalmente preso lo spray fluorescente comprato varie settimane prima, è andato davanti a casa di Lidia e ha scritto sull’asfalto “Chicca pedonami”. Senza la R. Che nervi.>>
<<A Luca piacerebbe far fare un sondaggio dalla Doxa sul tema “Come Luca è percepito dagli altri”.
Il risultato, inimmaginabile per lui così pieno di sé, sarebbe “Un tizio pelato che sembra scemo”>>
<<Ore 20:10 Marco manda un sms a una tipa che ha conosciuto in fila alla Coop.
Ore 20:20 la tipa non ha ancora risposto. Marco manda altro sms: “E rispondi brutta troia!”>>
Sono, dunque, ritratti fulminanti, spesso ironici, che con brevissime pennellate riescono a renderci a pieno un’intera storia, a volte un’intera vita.
Il risultato è un libro senz’altro originale, proprio per la forma in cui è scritto, di facile e veloce lettura, da consumarsi ovunque, al mare, come in piedi in autobus, assaporando uno dietro l’altro queste veloci miniature dalle quali traspare tutta una provincia italiana di gente che ciascuno di noi ha incontrato almeno una volta, a volte con il sapore di certi aneddoti passati di bocca in bocca.
Vanni Santoni, che ho conosciuto su aNobii come Sarmigezetusa poi ha scritto un romanzo che è stato edito da Feltrinelli. Ho letto anche quello e ne parlerò a breve anche su questo blog. Si intitola gli “Interessi in comune“.
Qualche tempo fa ho avuto il piacere di assistere alla sua prima presentazione pubblica. Ne ho parlato qui.