Archive for giugno 2011

Tre autori che avevo già letto

Mi piace leggere cose sempre nuove e diverse, percui non mi capita spesso di affrontare più libri dello stesso autore. Se poi è “poco noto” questo è qualcosa di ancora più raro, sebbene io legga molti esordienti.

Ciò non toglie che di recente ho letto il secondo romanzo sia di Barbara Risoli che di Valeria Marzoli Clemente e addirittura il terzo di Marco Mazzanti.

COME SPOSARE UN ANTICO RE GRECO CON L’AIUTO DEGLI DEI

L'errore di Cronos - Barbara RisoliL’Errore di Cronos”, il romanzo fantasy di Barbara Risoli (di cui avevo già letto “Il veleno del cuore) edito da Runde Taarn, narra di un viaggio nel tempo. A consentirlo però non è qualche strana teoria fisica, un’apposita macchina o altri artifici scientifici ma il volere degli Dei dell’antica Grecia, Cronos e il Fato in primo luogo.

Non ci si deve dunque stupire quando la bellissima sedicenne Zaira D’Este, trovandosi d’un tratto proiettata dall’Italia contemporanea e ritrovandosi nella Grecia preclassica dei tempi Omero (che incontrerà) scoprirà senza alcuna sorpresa di capire perfettamente il greco antico. Questo non sarà merito dei suoi accurati studi, ma, probabilmente, un altro trucco di quegli stessi Dei, che pare le siano tutti quanto mai benevoli.

Tanto da farla subito accogliere come una principessa nella reggia del più temuto sovrano dell’antichità, il potente e fascinoso Dunamis di Astos e da far sì che entrambi si innamorino l’uno dell’altra (complici soprattutto Venere e Eros), come in ogni Cronos buon romance. Barbara Risoli ha poi l’abilità di rendere questo amore non facile e non immediato, portando entrambi persino a odiarsi vicendevolmente, per poi tornare più volte a innamorarsi.

A incombere sulla coppia c’è soprattutto il fatto che la protagonista, ribattezzata Zaira d’Enotria, sa di dover fare ritorno nel suo tempo.

Gli Dei, che compaiono in carne e divine ossa a dialogare con i personaggi umani, le daranno la possibilità di scegliere se restare e diventare regina o tornare dai suoi poveri genitori che l’attendono affranti. E lei farà una scelta e quando tutto sembrerà deciso la modificherà.

L’autrice si dimostra, infatti, assai abile nel capovolgere e modificare le situazioni, rendendo laBarbara Risoli trama vivace e movimentata, affiancando ai due protagonisti alcuni personaggi con un certo spessore e aiutandoci a entrare nella loro psicologia, per osservarne i tormenti, mentre Zaira da  collegiale si trasforma in amazzone e in regina e il re Dunamis muta, per amore di lei, il suo carattere violento e chiuso.

Insomma un romance in cui gli aspetti sentimentali prevalgono sulle ricostruzioni storiche. Consigliato soprattutto per ragazze dell’età della protagonista.

Firenze, 10/04/2011

QUANTO SONO CATTIVI I BAMBINI!

 

Scricchiolino - Valeria Marzoli Clemente Che la storia dell’innocenza dell’infanzia fosse solo una leggenda lo sanno ormai tutti. I bambini sanno essere dispettosi, maliziosi, prepotenti, egoisti, egocentrici e non solo.

Nel suo breve romanzo intitolato “Scricchiolino” (pubblicato con Lulu), Valeria Marzoli Clemente, l’autrice anche di “Delitto perfetto”, ci offre il ritratto di un ragazzino di undici anni vittima degli scherzi malevoli e del bullismo dei suoi compagni di classe, mostrandoci come sia facile a quell’età lasciarsi portare dal gioco e dallo scherzo oltre i confini leciti, arrivando a far del male, se non fisico almeno psicologico a chi, come Scricchiolino, è più debole.

Si tratta di un piccolo racconto di formazione, perché Andrea riuscirà a trovare la forza per liberarsi dalla cappa asfissiante delle cure materne e, quindi, per trovare il coraggio e l’orgoglio per affrontare i compagni che lo maltrattano, anche a costo di farsi davvero male. Riuscirà dunque, nonostante la sordità della propria famiglia alle richieste di aiuto lanciate, a trovare una propria strada per cessare di essere Scricchiolino e diventare Andrea, cioè un uomo vero, come insegna l’etimologia greca del suo nome. 

Una breve storia, questa, adatta ai coetanei di Andrea, per aiutarli a capire che non è giusto subire, ma anche e soprattutto per chi ha dei figli, per rendersi conto che ascoltare le loro parole e i loro silenzi è importante e che bisogna capire quando è il momento per tirarsi indietro e lasciare ai figli lo spazio di cui hanno bisogno, perché senza è impossibile crescere.

 

Firenze, 27/04/2011

 

LO SCRITTORE CON IL PENNELLO

 

Image result for la nave del destino MazzantiDopo aver letto tre romanzi di Marco Mazzanti, posso confermare la forte valenza per questo autore dei cromatismi nella sua scrittura.

Avevo già descritto “L’uomo che dipingeva con i coltelli (Deinotera Editrice – ottobre 2008) come  un romanzo cromaticamente tagliente. Descriveva infatti le sensazioni e le vicende di un ragazzo albino cieco che riacquista la vista a sedici anni e diventa poi un pittore molto particolare.

Ho poi letto “Demetrio dai capelli verdi”  (Eiffel Edizioni – 2010). Se nell’altro romanzo il protagonista aveva i capelli bianchi, rappresentando quindi un’anomalia cromatica ma restando pur sempre nell’ambito del reale, in quest’altro romanzo, il terzo pubblicato da Mazzanti, Demetrio ha, appunto, proprio i capelli verdi e la sua pelle è azzurrina e lucente. Anche questo personaggio è un diverso e l’unicità del suo colore serve a descrivere con toni da fiaba il disagio di tutti i diversi, ancor più che i problemi del razzismo.

Il terzo romanzo che ho letto di questo giovane autore si intitola “La nave del destino – Asia” ed è edito da Deinotera nell’ottobre 2008.

Anche in questa lunga fiaba troviamo quella che, a tal punto, definirei quasi l’ossessione  mazzantiana per il colore dell’epidermide. Asia, la splendida protagonista ha infatti capelli azzurri e quasi trasparenti, come quelli di una fata e lentiggini d’oro. È così bella che deve nascondersi sotto un burqua. Suo padre è un albino.

Anche questa storia, come le altre due, è ambientata in un passato strano, in cui alla Storia vera, appena accennata, si mescola una storia fantastica e fiabesca, peraltro senza alcuna pretesa ucronica. Anche la geografia mescola nomi reali e spesso esotici con altri che riterrei di pura fantasia.

Oltre alla protagonista, la cui bellezza è tanto straordinaria che se solo si sfilasse il burqa sconvolgerebbe il mondo, ci sono altri personaggi da fiaba, quali i tre gemelli dai capelli arancioni (ancora colore!), uno buono, uno cattivo e uno assente e i personaggi del circo, quali la coppia di donne barbute, la bella equilibrista Nina, il mangiatore di spade. Altri hanno connotazioni fantasy, come l’inquietante Garland, l’immortale Re dei Troll e le sue innumerevoli mogli sirene o l’uomo lucertola e suo

Marco Mazzanti con una copia di Jacopo Flammer e il popolo delle amigdale

fratello.

Quella che si svolge è una fiaba, ma sufficientemente lunga e ampia da accogliere tra le sue ali amori corrisposti e non, delitti, avventure, salvataggi, viaggi e altro ancora.

Forse qualche brano scorre un po’ meno di altri e pare superfluo ma nel complesso la storia si legge bene e la seconda parte, con il gemello buono, ormai rimasto solo, che cerca di salvare la bella Asia dalle grinfie di Re Garland, imbarcandosi verso terre esotiche e misteriose, diventa coinvolgente e spinge a leggere velocemente.

Questo romanzo, pubblicato in contemporanea a “L’uomo che dipingeva con i coltelli”,  contiene in nuce molti elementi degli altri due. È, forse, il più denso, proprio per l’accavallarsi di tante storie, come spesso capita con un’opera prima a un autore prolifico, che ha dentro di sé ancora tanto da narrare. Gli altri due sono più concentrati e lineari.

Lo stile, l’impostazione, il tipo di personaggi e di ambientazioni comunque si mantengono costanti al punto da caratterizzare fortemente e chiaramente questa fase produttiva di Mazzanti, rendendo la sua scrittura (sempre pulita e leggibile) come ben individuabile e riconoscibile. Garanzia questa per quei lettori che, apprezzato uno dei suoi testi, ne vorranno provare un altro.

Firenze, 14/05/2011
 

Articolo su IF e nuova intervista

Ed eccomi a segnalarvi una nuova intervista, pubblicata da Yabooks e fatta da Ivano Bocceda  (che ringrazio (chee l'attesa uscita del nuovo numero di IF intitolato "Altrimondi", che contiene anche un mio articolo intitolato "i dinosauri sono tra noi", in cui parlo delle ucronie preistroriche, da "Viaggio al centro della terra" di Verne e "Il mondo perduto" di Conan Doyle, a "I libri degli Yilané" di Harrison e "Darwinia" di Wilson, per finire con il mio "Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale".

Così ne parla l'editore (appena avrò finito di leggere ne scriverò anch'io più dettagliatamente.

È USCITO IF6 ALTRIMONDI!IF 6 Altrimondi

È in distribuzione il n. 6 di IF (Insolito e Fantastico) dedicato a un tema classico della fantascienza: ALTRIMONDI.In questo numero Riccardo Gramantieri analizza "Solaris"di Stanislaw Lem; Panella scrive su Robert Sheckley, Pestriniero su Clifford D. Simak, Annamaria Fassio su Jack Vance, mentre Bordoni ripropone la sua postfazione per "Lotteria dello spazio" di Philip K. Dick. Completano la densa sezione saggistica Gianfranco de Turris su Tolkien, Carlo Menzinger sui dinosauri e Claudio Asciuti con un prezioso testo su Borges creatore di altri mondi.La sezione narrativa ospita lo scrittore uruguayano, Ramiro Sanchiz, e poi Vincenzo Bosica, Giuseppe Magnarapa, Giuseppe Picciariello, Pierluigi Larotonda, Andrea Coco.Completano questo numero interventi e recensioni di Walter Catalano (“Del sublime immondo”), Maurizio Landini sulla fantascienza militare e Renzo Montagnoli, che intervista Maurizio Cometto.La copertina è illustrata, come sempre splendidamente, da Franco Brambilla con una tavola per “Delany City”.
Un numero da non perdere!

La rivista è distribuita principalmente in abbonamento postale. Ogni copia 128 pagine illustrate al prezzo di 8,00 euro.La campagna abbonamenti a IF per il 2011 è in corso: soli 30,00 euro per quattro numeri.
Ai nuovi abbonati (e a quanti rinnovano) è riservata una copia omaggio del romanzo di Carlo Bordoni, "In nome del padre" (Baroni editore, 2001).

 Ed ecco l'inizio dell'intervista di Ivano Bocceda (che ringrazio molto). 

Bighellonando qua e là nella rete, quell’universo ricco di esperienze offerte alla conoscenza di tutti e di umanità reali, che qualcuno si ostina a definire mondo virtuale, mi sono ritrovato a discutere di libri in uno di quei social network a ciò dedicati e, in quel contesto ho incontrato lo scrittore Carlo Menzinger, un autore nato e cresciuto nella rete, che ha gentilmente accettato di rispondere alle curiosità dei lettori di Yabooks.

Ecco l'intervista che ho realizzato per voi.

Ivano Mario BoccedaLeggo di te che fin a bambino ti divertivi a scrivere storie a fumetti, da ragazzo hai scritto poesie e racconti e a 25 anni hai pubblicato il tuo primo libro. Ci vuoi raccontare come nonostante questa tu passione per lo scrivere, poi ti sei laureato in Economia e commercio e ti sei ritrovato a lavorare in banca? 

Ivano Mario Boceda 

(CONTINUA QUI)

Leggi anche:

IF n.1 – Robot
IF n.2 – Oltretomba
IF n.3 – Ucronia
IF n. 4 – Giallo & Noir
IF n. 5 – Vampiri
IF – Insolito & Fantastico
Tutti i post su IF – Insolito & Fantastico

Tutte le interviste a Carlo Menzinger
Le interviste di:
Ivano Bocceda su Yabooks

– Stefano Cafaggi su Fragmenta
– Irene Pecikar su Tutto sui Libri
– Barbara Risoli su Nobili Possidenti
– Barbara Risoli su Il Sovrano Lettore
– Argeta Brozi su Ali di cuore
– Chiara Sardelli su Lafinestrasulcortile
– LadyAileen su Una Passione e Oltre
– Teresa Di Gaetano su Due di cuori e Creativity Station 

 

Decennali e ventennali

Il tempo volaCome vola il tempo!
Stavo riflettendo sul fatto che in questi mesi cade la ricorrenza di vari eventi della mia vita che rislagono a 10 o 20 anni fa.

Sono, ade esempio, ormai 10 anni che lavoro continuativamente a Firenze e tra poco saranno 20 anni dalla prima volta che ci ho vissuto.
Il 4 giugno 2001 ho infatti cominciato a lavorare in Viale Mazzini per quello che allora si chiamava Mediocredito Toscano.
Dopo poco ha cambiato nome (e vocazione) in MPS Merchant (all’epoca lavoravo nel marketing e ne curai la trasformazione), per diventare poi MPS Banca per l’Impresa e quindi MPS Capital Services, quale è ancora.
Nel corso di questi dieci anni ho cambiato varie volte attività e anche sede di lavoro ma restando sempre a Firenze.
Del resto di Firenze è mia moglie, qui ci siamo sposati ed è nata, tredici anni fa, nostra figlia.

Il primo luglio 1991 invece ho iniziato uno stage presso il Monte dei Paschi e di lì a poco mi sono trasferito per la prima volta nel capoluogo toscano. Era il 28 ottobre 1991. A lavorare a Firenze sono rimasto solo un paio d’anni, per tornarci solo, come detto, nel 2001. Nel frattempo però era diventata la mia città e con pendolarismi vari (dal Veneto, dalla Lombardia, dall’Emilia, dal Piemonte e, infine, da Siena) vi ho sempre fatto ritorno. 

Fortezza da Basso - Firenze (foto di Carlo Menzinger- Aprile 2013)

Fortezza da Basso – Firenze (foto di Carlo Menzinger- Aprile 2013)

 

Fu in quel periodo (settembre 1991) che conobbi quella che diverrà mia moglie e che ci siamo messi assieme (14 dicembre 1991). Altri vent’anni!
I venti anni dalla mia prima pubblicazione
sono ormai passati da un po’ (ho publicato la raccolta di poesie “Viaggio intorno allo specchio” nel 1989) ma presto saranno 10 anni dalla pubblicazione del mio primo romanzo “Il Colombo divergente” (Ottobre 2001). 

Laura Costantini parla di 5 libri di Carlo Menzinger e Michele Ciardelli lo intervista

Laura Costantini, un'autrice che stimo molto, il 4 giugno 2011 mi ha dedicato questo bell'articolo in cui parla de "Il Colombo divergente", "Giovanna e l'angelo", "Parole nel web", "Il Settimo Plenilunio" e "Ansia assassina". Questa è la Libreria su anobii di Laura Costantini e Loredana Flacone (ovvero LauraetLory) (scrivono in coppia) e questo è il loro blog. Di loro ho scritto qui e qui.Giovanna e l'angelo - Carlo MenzingerCon questo post vorrei ringraziare due persone: Laura Costantini e Michele Ciardelli.

Laura Costantini, un'autrice che stimo molto, il 4 giugno 2011 mi ha dedicato questo bell'articolo in cui parla de "Il Colombo divergente", "Giovanna e l'angelo", "Parole nel web", "Il Settimo Plenilunio" e "Ansia assassina".
Ai miei libri non mancano certo recensioni e commenti, ma una panoramica su cinque testi è qualcosa che mi pare degno di essere segnalato, soprattutto quando a farla è una delle autrici più promettenti del panorama nazionale.

Questa è la Libreria su anobii di Laura Costantini e Loredana Flacone (ovvero LauraetLory) (scrivono in coppia) e questo è il loro blog. Di loro ho scritto qui e qui.

 
Lo stesso giorno Michele Ciardelli mi ha intervistato su Apostrofando.

Anche lui è un valido autore di cui ho parlato qui.

Il commento di Laura Costantini comincia così:

Oggi vi parlo di: Carlo Menzinger di Preussenthal

 

Ci sono autori che meriterebbero molto di più. Storia vecchia? Come il mondo, probabilmente. Ma senza voler aprire un nuovo capitolo nella vexata quaestio circa le capacità di talent-scout dell’editoria italiana, voglio parlarvi di un autore che se pubblicato da una grande casa editrice sarebbe, senza ombra di dubbio, un nome di spicco nel panorama letterario italiano. Il nome è altisonante: Carlo Menzinger di Preussenthal. E’ nato a Roma, vive a Firenze e scrive in una dimensione temporale che appartiene solo a lui. Menzinger è uno scrittore ucronico. Non solo, ma principalmente. Cos’è un’ucronia? In parole povere è immaginare come sarebbero andate le cose se la Storia avesse preso un altro corso. Se scrivere un romanzo storico credibile è una bella fatica, scrivere un romanzo ucronico credibile è un’impresa titanica. Eppure a Menzinger riesce con quella facilità apparente che solo i veri talenti sanno imprimere alle loro opere. 

(CONTINUA QUI)
 

E questo è l'inizio dell'intervista fattami da Michele Ciardelli:

Il Colombo divergente - Carlo Menzinger1 Innanzitutto carissimo Carlo, ti ringrazio per avere accettato d’essere intervistato da me, che intervistatore non sono. Poi volevo metterti in guardia, perché sono anch’io, come te, toscano, e quindi irriverente. Sei pronto a partire? Ok, partiamo…
Hai scritto molti libri, fra cui alcuni di genere fantasy che toccano un argomento che spesso ci poniamo come domanda: “cosa sarebbe successo, se…” Ovvero l’Ucronia. Spiegami esattamente cos’è.

R- Non so se l’Ucronia possa essere definita Fantasy in senso stretto. Lo è in senso lato, in quanto narrativa fantastica, ma come genere si pone a metà strada tra il romanzo storico e la fantascienza. Mi piace dire che l’Ucronia è la Storia Sognata. Scrivere allostorie significa raccontare qualcosa in un contesto storico ricostruito in cui un dato evento che nella realtà si è verificato nella finzione del romanzo non è accaduto. O viceversa. Credo che un esempio possa aiutare. Nel mio romanzo “Il Colombo divergente” immagino che il navigatore genovese arrivato nella prima isola americana cambi rotta e rimanga così prigioniero degli aztechi, mutando la propria storia e quella dell’umanità, orba della scoperta dell’America. 

(CONTINUA QUI)e lui è An A  A

IL SERIAL KILLER DELLE ROSE

16 rose arancioni - Michele Ciardelli 16 rose arancioni”, il romanzo di Michele Ciardelli, letto nella nuova edizione GDS, si apre con un gioco di sguardi cinematografico, che lega con maestria persone e storie lontane in viaggio, preannunciando con stile legami che il seguito della storia rivelerà.
Ed ecco che ci troviamo sulla scena di un delitto agghiacciante, che ricorda subito certe scene alla Dan Brown, con riferimenti mistici e rituali: un uomo crocifisso a testa in giù, con dei versi impressi nel ventre e un camino acceso nonostante sia estate.
Da qui però lo sviluppo della narrazione non è quello tipico dell’autore de “Il Codice da Vinci”, anche se ritroveremo altri delitti e altri simili rituali. I riferimenti sono però più immediati e non necessitano indagini complesse per essere interpretati, basta conoscere un po’ la Bibbia. Difatti, l’autore non si perde nel cercare di spiegarceli ma sviluppa invece un racconto intorno ai vivi, più che ai morti, a quell’Antonio che, il giorno del suo diciottesimo compleanno, torna a casa trova il padre crocifisso e la madre impazzita, ad Altero l’amico di famiglia che svolge le indagini, alle loro donne e al piccolo Sergio, il figlio di otto anni di Altero. Il tutto con i toni familiari e spesso rilassati delle fiction televisive, come viene fatto notare all’interno del libro stesso.
La storia comincia in terza persona e verso la metà vira bruscamente assumendo la prima persona. Sarà l’assassino a continuare la narrazione, rivolgendosi direttamente e confidenzialmente al lettore, e questo ci farà capire come mai la sua conoscenza della famiglia sia molto approfondita ma non precisa. Come mai ad esempio quel ragazzino di otto anni si comporti con la saggezza di un adulto e stia sempre nel mezzo anche quando qualunque genitore assennato avrebbe cercato di tenerlo un po’ in disparte. Perché il padre lo coinvolge, dopo che ha da poco perso la mamma, in una storia d’amore appena iniziata e incerta? Anche la parte iniziale, infatti, scopriamo essere la sua versione, quella dell’assassino. Non dobbiamo allora stupirci che certe ricostruzioni psicologiche non siano perfette, del resto un serial killer non può che avere una visione un po’ “strana” della psicologia.
Poi il killer torna a scrivere in terza persona e infine a parlare è l’investigatore.
Gioco questo del cambio del punto di vista non facile, originale ma non nuovo (ne ho appena letto una prova magistrale nelle pagine de “La Trilogia della Città di K.”) ma che impreziosisce il volume, rendendolo un po’ più articolato.
La spettacolarità dei delitti descritti (e, come detto, l’incipit) ben si presterebbe a una resa cinematografica… ma solo per chi non è debole di stomaco, soprattutto per la violenza dell’ultimo.

Firenze, 26/04/2011

INTERVISTA A MICHELE CIARDELLI

Dopo aver letto il suo romanzo, ho avuto l’opportunità di fare qualche domanda a Michele Ciardelli, ecco cosa gli ho chiesto e cosa mi ha risposto.

D – Leggendo il tuo romanzo “16 rose arancioni” ho notato delle somiglianze con Dan Brown, ad esempio nella scena del padre crocifisso a testa in giù, o con Agota Kristof o Kundera per i ripetuti cambi di punto di vista. Ti sei in qualche modo ispirato a loro? C’è qualche autore che ti ha influenzato maggiormente?

R- Devo dire che ho letto il libro di Dan Brown a cui fai riferimento (presumo intendessi Il codice da Vinci nella rappresentazione dell’uomo vitruviano!) alcuni anni dopo aver scritto il mio libro. Di Milan Kundera ho letto l’insostenibile leggerezza dell’essere e non ricordo dei passaggi fra la terza e la prima persona, mentre Agota Kristof confesso di non averla mai letta. Quindi, ti rispondo semplicemente dicendoti: no non mi ha influenzato nessuno. Non a caso non ho un genere preferito né di lettura, né di scrittura e nemmeno un autore preferito.

D- Alcune scene di “16 rose arancioni” mi sono parse molto cinematografiche. Quando scrivi pensi “per immagini”? Quanto ti influenza il cinema? Se il tuo romanzo fosse trasformato in un film a quale regista ti vorresti affidare? Quali interpreti preferiresti?

Micaela RamazzottiSì, hai centrato il punto. Penso per immagini. Ovvero chiudo gli occhi e descrivo ciò che “vedo”.
Come per i libri, anche il cinema non mi ha mai influenzato. Anche perché la vedo dura che un film animato come Il Grinch, oppure Jumanji, La fabbrica di cioccolato o Edward mani di forbice (i miei film in assoluto preferiti) possano influenzarmi tanto da creare delle scene così cruente.
Il regista può essere chiunque… non saprei scegliere. Come interpreti vedrei benissimo: nella parte del pazzo Marco, Raoul Bova (così dimostrerebbe d’essere bravo, oltre che bello!), di Altero, Tirabassi, di Monica , la mia donna preferita: Micaela Ramazzotti. Io vorrei partecipare attivamente alla stesura della scenografia, perché modificherei il libro in un certo modo, e devo dirti che saprei anche come!

D- Ho notato che cambi spesso editore. Persino  “16 rose arancioni” prima l’avevi pubblicato con SBC Communication  e ora con GDS Edizioni. “Due giorni in più” invece l’hai pubblicato con Demian. Come mai? Cosa cerchi in un editore? Che opinione hai del mercato editoriale attuale?

 Raul Bova Qui tocchiamo un tasto molto dolente. Ho cambiato tre case editrici, per motivi differenti. La SBC Communication, la mia prima casa editrice, l’ho cambiata perché mi ha chiesto e ottenuto soldi per pubblicare. L’ho fatto la prima volta perché non sapevo che esistessero anche quelle non a pagamento. La seconda, la Demian, pubblica gratuitamente, ma non fa, come quasi tutte le case editrici pubblicità. Quindi è inutile pubblicare se nessuno sa che è uscito. Le oltre 6000 case editrici che ci sono in Italia pubblicano i libri, facendo a tutti gli effetti dei tipografi, ma non si preoccupano di promuovere. Perché sanno che la richiesta, noi autori, è alta e non si preoccupano di far fare pubblicità, perché ci pensano gli autori stessi.
Cerco due cose: la pubblicazione gratuita e l’aiuto promozionale. Ovviamente non sono Dan Brown e non posso permettermi di dettare le regole; ma niente mi obbliga ad accettarle! Quindi o trovo tutto o smetto di pubblicare… non è un problema. Io scrivo per divertimento, passione, non per far guadagnare le case editrici. Probabilmente il prossimo libro te lo spedirò per mail… tanto il mio obiettivo non è diventare ricco, ma far leggere a quante persone possibili i miei scritti! Non a caso i proventi della vendita di 16 rose arancioni vanno all’Associazione ONLUS Domenico Marco Verdigi, che si occupa di dare un futuro migliore ai bambini che ne hanno bisogno. Se vendessi un milione di copie, quasi interamente la somma andrebbe a loro… ergo: mi interessa farmi conoscere, non guadagnarci.

D- Come è cambiata, se lo è, la tua scrittura tra “La Falena”, “16 rose arancioni” e “Due giorni in più”?

R – E’ cambiata moltissimo. Il libro La falena l’ho finito di scrivere nel 2002, Due giorni in più Michele Ciardellinel 2010. In questi otto anni di differenza ci sono stati molti mesi di vero e proprio studio sui libri di grammatica e di analisi logica per colmare le molte lacune, retaggi dei miei 4 scolastici. Oltre alle ore perse dal professore che mi ha dato un sacco di ripetizioni in Italiano… Perché volevo essere capito da tutti. E, come dico sempre, per rispettare il lettore.
Ho mantenuto, però, uno stesso modus scrivendi. Ovvero del cambio di prospettiva, che è la peculiarità del mio scrivere.
I generi sono totalmente differenti. La falena è un noir, 16 rose arancioni è un giallo, Due giorni in più un romanzo. Il quarto che, ovviamente non sai, La vita che vorrei per te, terminato a settembre del 2010, è una favola per adulti. Oltre ad aver scritto 3 racconti brevi: due fantasy storici (La stele di Aker e Il calice della bellezza) e una fiaba (La spiga di grano). E 5 racconti brevissimi, fra cui uno è stato edito nell’antologia 365 storie cattive, dove hanno pubblicato anche Buticchi e Roversi.

D- Ora parliamo un po’ di te. Che peso ha la scrittura nella tua vita? Ho letto che hai preso la maturità tecnico-nautica ma in “16 rose arancioni” non si parla di mare o di navi. C’è qualche connessione tra quello che scrivi e la tua vita di tutti i giorni?

R – Generalmente no. Io scrivo tutto ciò che la mia mente partorisce… e la mia fantasia mi permette di inventare tutto. Mi sento d’avere la stessa fantasia di un bambino che gioca con i soldatini e a cui fa fare tutto quello che vuole, anche morire. Io sono cresciuto e quei soldatini sono diventati i miei personaggi… a cui faccio fare di tutto! Poi tutto inizia con un nuovo gioco… e quindi con un nuovo libro.

D-“16 rose arancioni” è un noir con tinte quasi horror. Percepisci il mondo come un luogo in cui simili delitti siano possibili e frequenti o consideri i mondi che descrivi come fantastici?

La morte non è sempre la fine di qualcosa, ma spesso è l’inizio di altro. Ecco come ho concepito i delitti. Purtroppo la realtà che scopriamo dai telegiornali è di gran lunga più lugubre della fantasia più sfrenata. Il libro vuol essere un’accusa alla famiglia e alla società che spesso per fretta non si accorge di ciò che gli gira intorno fino a che non si trova davanti a fatti violenti…

D- E per il futuro? Che progetti hai? Quale Ciardelli incontreremo domani?

A livello di opere… vedo un domani sterminato. Ho talmente tante idee e storie da raccontare che dovrei diventare un moderno Asimov… Ma io preferisco anche e soprattutto vivere una vita “normale”, e scrivere quando ho voglia di giocare, non perché “devo”. Ogni storia dovrà aspettare… il suo turno.
Vuoi degli esempi? Ho in mente un on-the-road: una storia che si svolge durante un viaggio. La  sceneggiatura di un’opera teatrale: una sorta di 6 personaggi in cerca d’autore al contrario… classico di noi autori emergenti che ci sbattiamo tanto per trovare un nostro pubblico. Il continuo di 16 rose arancioni, che sarà intitolato “L’amore della morte”. Un fantasy che sto scrivendo “Tra le righe di un desiderio”, i cui lettori che prenderanno un libro dalla libreria appena aperta, si troveranno a leggere la storia che hanno sempre sognato di leggere, tanto da viverla realmente! Un fantasy intitolato “L’O.D.I.O”. (L’odio dona irrimediabilmente odio) dove i personaggi (Oliandro, Danilo, Ilaria e Olga… O.D.I.O. appunto) che sono figlio, padre, madre e figlia di una stessa famiglia, proveranno lo stesso tremendo sentimento: l’odio. Finché non finiranno nel castello della loro anima. Continuo?
A livello di pubblicazioni, come ti ho detto non lo so. Se trovo quello che cerco, bene, altrimenti li manderò in PDF agli amici.
Personalmente lo vedo perfetto. Con tutte le bellezze (mia moglie, la mia gatta) che spero percorrano come me il futuro e con tutte le bruttezze (morte di mio padre, di mio fratello e di mi zio) annesse. La vita non è sempre perfetta e da fiaba. Spesso ti mette di fronte agli orrori della vita: mio fratello è morto che pesava 26 kg.
Voglio farmi un auspicio da solo: spero di rimanere operaio a vita e scrittore per passione, che diventare scrittore per lavoro. Perché vorrebbe dire che ho ucciso tutti i miei soldatini… e che non mi divertirei più, dato che inizierei ad avere scadenze e quant’altro!
Caro Carlo ti ringrazio d’avermi dato modo di avermi fatto questa bella intervista. Ha  solo un difetto… è corta!

Lo so, si vorrebbe dire sempre di più! Lascio però qui un link alla tua scheda su Apostrofando, con cui collabori, nel caso qualcuno volesse sapere ancora qualcosa di te.
Ciao e grazie a te.

ALLA RICERCA DELL’ETERNITÀ

 

Fred Vargas - Nei boschi eterniAmo leggere un po’ di tutto ma i gialli non mi ispirano mai molto. “Nei boschi eternidi Fred Vargas, Edizioni Einaudi, però sebbene, innegabilmente, appartenga a questa categoria, mi è piaciuto.

Bisogna dire comunque che l’atmosfera non somiglia affatto a quella di genere (come me l’immagino io, almeno, nella mia ignoranza in materia). Fin dalle prime pagine si ha subito l’impressione di avere a che fare con un romanzo gotico, paranormale o magari horror.

Non per nulla si parla subito del fantasma di un’assassina. Il commissario Adamsberg percepisce poi la presenza di un’Ombra. Due delitti su cui indaga portano alla profanazione di altrettante tombe.

Sembrerebbe dunque di essere su un terreno assai poco razionale. Lo stesso protagonista, Adamsberg, poi segue ragionamenti tutti suoi, quasi un anti-Holmes per quanto appare guidato dalle emozioni piuttosto che dalla razionalità.

La trama però poi si sviluppa. Non direi che si appiana, perché l’autrice (si tratta di una donna,  Frédérique Audouin-Rouzeau, anche se scrive sotto lo pseudonimo di Fred Vargas) riesce a rendere la narrazione complessa e articolata, ma si dipana verso una soluzione meno irrazionale di quanto si potrebbe pensare, in un processo che mi è parso un po’ l’inverso di quello di “Ansia assassina.

Da brava giallista ci offre una sospettata, della cui colpevolezza restiamo convinti fino alle Fred Vargasultime pagine per poi scoprire che la verità è altrove, con un doppio cambio di prospettiva.

La trama si giova di un arricchimento continuo grazie alla comparsa di strane ricette per ottenere l’immortalità, “omicidi” di gatti e cervi, al riaffiorare di antichi conflitti infantili, che riportano al presente odii mai sopiti, e di amori dimenticati da vent’anni, che hanno però lasciato il segno.

I personaggi sono affascinanti e fantasiosi. Dal commissario un po’ lunatico, al “Nuovo” che parla in versi, alla poliziotta grassona e indistruttibile, all’esperta della scientifica specializzata in dissociazione, al coltissimo Danglard, braccio destro di Adamsberg, al commissario depresso, alla “congrega degli uomini”, al bambino Tom, al gatto Palla, lento e pigro, tutti contribuiscono a trasformare questo romanzo in qualcosa di più di un semplice giallo, in una vera opera di letteratura, che merita senz’altro molta attenzione. Finalmente un romanzo originale e fantasioso.

Il tutto poi pare sia arricchito ulteriormente dai vari giochi di parole che nella traduzione italiana  non ho potuto gustare (ad esempio, il titolo “Nei boschi eterni”, in francese significa anche “nei palchi eterni” e “nei legni eterni”, traduzioni valide e significative, come si potrà capire leggendo il libro).

Consigliatissimo.

Firenze, 16/02/10


 

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