Mi piace leggere cose sempre nuove e diverse, percui non mi capita spesso di affrontare più libri dello stesso autore. Se poi è “poco noto” questo è qualcosa di ancora più raro, sebbene io legga molti esordienti.
Ciò non toglie che di recente ho letto il secondo romanzo sia di Barbara Risoli che di Valeria Marzoli Clemente e addirittura il terzo di Marco Mazzanti.
COME SPOSARE UN ANTICO RE GRECO CON L’AIUTO DEGLI DEI
“L’Errore di Cronos”, il romanzo fantasy di Barbara Risoli (di cui avevo già letto “Il veleno del cuore”) edito da Runde Taarn, narra di un viaggio nel tempo. A consentirlo però non è qualche strana teoria fisica, un’apposita macchina o altri artifici scientifici ma il volere degli Dei dell’antica Grecia, Cronos e il Fato in primo luogo.
Non ci si deve dunque stupire quando la bellissima sedicenne Zaira D’Este, trovandosi d’un tratto proiettata dall’Italia contemporanea e ritrovandosi nella Grecia preclassica dei tempi Omero (che incontrerà) scoprirà senza alcuna sorpresa di capire perfettamente il greco antico. Questo non sarà merito dei suoi accurati studi, ma, probabilmente, un altro trucco di quegli stessi Dei, che pare le siano tutti quanto mai benevoli.
Tanto da farla subito accogliere come una principessa nella reggia del più temuto sovrano dell’antichità, il potente e fascinoso Dunamis di Astos e da far sì che entrambi si innamorino l’uno dell’altra (complici soprattutto Venere e Eros), come in ogni buon romance. Barbara Risoli ha poi l’abilità di rendere questo amore non facile e non immediato, portando entrambi persino a odiarsi vicendevolmente, per poi tornare più volte a innamorarsi.
A incombere sulla coppia c’è soprattutto il fatto che la protagonista, ribattezzata Zaira d’Enotria, sa di dover fare ritorno nel suo tempo.
Gli Dei, che compaiono in carne e divine ossa a dialogare con i personaggi umani, le daranno la possibilità di scegliere se restare e diventare regina o tornare dai suoi poveri genitori che l’attendono affranti. E lei farà una scelta e quando tutto sembrerà deciso la modificherà.
L’autrice si dimostra, infatti, assai abile nel capovolgere e modificare le situazioni, rendendo la trama vivace e movimentata, affiancando ai due protagonisti alcuni personaggi con un certo spessore e aiutandoci a entrare nella loro psicologia, per osservarne i tormenti, mentre Zaira da collegiale si trasforma in amazzone e in regina e il re Dunamis muta, per amore di lei, il suo carattere violento e chiuso.
Insomma un romance in cui gli aspetti sentimentali prevalgono sulle ricostruzioni storiche. Consigliato soprattutto per ragazze dell’età della protagonista.
Firenze, 10/04/2011
QUANTO SONO CATTIVI I BAMBINI!
Che la storia dell’innocenza dell’infanzia fosse solo una leggenda lo sanno ormai tutti. I bambini sanno essere dispettosi, maliziosi, prepotenti, egoisti, egocentrici e non solo.
Nel suo breve romanzo intitolato “Scricchiolino” (pubblicato con Lulu), Valeria Marzoli Clemente, l’autrice anche di “Delitto perfetto”, ci offre il ritratto di un ragazzino di undici anni vittima degli scherzi malevoli e del bullismo dei suoi compagni di classe, mostrandoci come sia facile a quell’età lasciarsi portare dal gioco e dallo scherzo oltre i confini leciti, arrivando a far del male, se non fisico almeno psicologico a chi, come Scricchiolino, è più debole.
Si tratta di un piccolo racconto di formazione, perché Andrea riuscirà a trovare la forza per liberarsi dalla cappa asfissiante delle cure materne e, quindi, per trovare il coraggio e l’orgoglio per affrontare i compagni che lo maltrattano, anche a costo di farsi davvero male. Riuscirà dunque, nonostante la sordità della propria famiglia alle richieste di aiuto lanciate, a trovare una propria strada per cessare di essere Scricchiolino e diventare Andrea, cioè un uomo vero, come insegna l’etimologia greca del suo nome.
Una breve storia, questa, adatta ai coetanei di Andrea, per aiutarli a capire che non è giusto subire, ma anche e soprattutto per chi ha dei figli, per rendersi conto che ascoltare le loro parole e i loro silenzi è importante e che bisogna capire quando è il momento per tirarsi indietro e lasciare ai figli lo spazio di cui hanno bisogno, perché senza è impossibile crescere.
Firenze, 27/04/2011
LO SCRITTORE CON IL PENNELLO
Dopo aver letto tre romanzi di Marco Mazzanti, posso confermare la forte valenza per questo autore dei cromatismi nella sua scrittura.
Avevo già descritto “L’uomo che dipingeva con i coltelli” (Deinotera Editrice – ottobre 2008) come un romanzo cromaticamente tagliente. Descriveva infatti le sensazioni e le vicende di un ragazzo albino cieco che riacquista la vista a sedici anni e diventa poi un pittore molto particolare.
Ho poi letto “Demetrio dai capelli verdi” (Eiffel Edizioni – 2010). Se nell’altro romanzo il protagonista aveva i capelli bianchi, rappresentando quindi un’anomalia cromatica ma restando pur sempre nell’ambito del reale, in quest’altro romanzo, il terzo pubblicato da Mazzanti, Demetrio ha, appunto, proprio i capelli verdi e la sua pelle è azzurrina e lucente. Anche questo personaggio è un diverso e l’unicità del suo colore serve a descrivere con toni da fiaba il disagio di tutti i diversi, ancor più che i problemi del razzismo.
Il terzo romanzo che ho letto di questo giovane autore si intitola “La nave del destino – Asia” ed è edito da Deinotera nell’ottobre 2008.
Anche in questa lunga fiaba troviamo quella che, a tal punto, definirei quasi l’ossessione mazzantiana per il colore dell’epidermide. Asia, la splendida protagonista ha infatti capelli azzurri e quasi trasparenti, come quelli di una fata e lentiggini d’oro. È così bella che deve nascondersi sotto un burqua. Suo padre è un albino.
Anche questa storia, come le altre due, è ambientata in un passato strano, in cui alla Storia vera, appena accennata, si mescola una storia fantastica e fiabesca, peraltro senza alcuna pretesa ucronica. Anche la geografia mescola nomi reali e spesso esotici con altri che riterrei di pura fantasia.
Oltre alla protagonista, la cui bellezza è tanto straordinaria che se solo si sfilasse il burqa sconvolgerebbe il mondo, ci sono altri personaggi da fiaba, quali i tre gemelli dai capelli arancioni (ancora colore!), uno buono, uno cattivo e uno assente e i personaggi del circo, quali la coppia di donne barbute, la bella equilibrista Nina, il mangiatore di spade. Altri hanno connotazioni fantasy, come l’inquietante Garland, l’immortale Re dei Troll e le sue innumerevoli mogli sirene o l’uomo lucertola e suo
Marco Mazzanti con una copia di Jacopo Flammer e il popolo delle amigdale
fratello.
Quella che si svolge è una fiaba, ma sufficientemente lunga e ampia da accogliere tra le sue ali amori corrisposti e non, delitti, avventure, salvataggi, viaggi e altro ancora.
Forse qualche brano scorre un po’ meno di altri e pare superfluo ma nel complesso la storia si legge bene e la seconda parte, con il gemello buono, ormai rimasto solo, che cerca di salvare la bella Asia dalle grinfie di Re Garland, imbarcandosi verso terre esotiche e misteriose, diventa coinvolgente e spinge a leggere velocemente.
Questo romanzo, pubblicato in contemporanea a “L’uomo che dipingeva con i coltelli”, contiene in nuce molti elementi degli altri due. È, forse, il più denso, proprio per l’accavallarsi di tante storie, come spesso capita con un’opera prima a un autore prolifico, che ha dentro di sé ancora tanto da narrare. Gli altri due sono più concentrati e lineari.
Lo stile, l’impostazione, il tipo di personaggi e di ambientazioni comunque si mantengono costanti al punto da caratterizzare fortemente e chiaramente questa fase produttiva di Mazzanti, rendendo la sua scrittura (sempre pulita e leggibile) come ben individuabile e riconoscibile. Garanzia questa per quei lettori che, apprezzato uno dei suoi testi, ne vorranno provare un altro.
Firenze, 14/05/2011