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DICK ERA UN C… DI PRECOGNITIVO

Leggendo oggi l’antologia “Tutti i racconti – Vol. 3 (1955-1963)” di Philip K. Dick colpisce la sua grande capacità di anticipazione di molte tematiche tipiche del nostro tempo. Affronta infatti temi tipici della fantascienza di quegli anni come i viaggi spaziali e gli incontri con alieni, ma sono davvero rilevanti i racconti sociologici in cui immagina i mutamenti del nostro modo di vivere, riuscendo a cogliere nel segno le tendenze attuali, pur svuotate dei contenuti tecnologici dell’elettronica, dei videogiochi e del web, come a dimostrare che certe deformazioni comportamentali non sono implicite in tali strumenti ma in una tendenza evolutiva della società che Dick, molto meglio di altri, ha saputo cogliere con decenni di anticipo.

Nel racconto “Veterano di guerra” (1955) siamo in un futuro di quelli che la fantascienza immaginava nei suoi anni d’oro, con Venere e Marte abitate ma non da alieni bensì da mutanti umani giunti dalla Terra, rispettivamente i cosiddetti “piedi palmati” e i “corvi”. Due popoli in lotta con i terrestri. Un uomo ritorna dal futuro annunciando l’esito della guerra che deve cominciare e pregiudicandone quindi il suo stesso avvio. Trama già ricca ma che riserva altre sorprese.

Philip K. Dick, all’anagrafe Philip Kindred Dick (Chicago, 16 dicembre 1928 – Santa Ana, 2 marzo 1982)

In “Commercio temporale” (19559 una commerciante si sposta attraverso speciali portali offrendo le sue merci in epoche in cui sono carenti o assenti: gli effetti sull’economia dei viaggi tra universi.

Nanny” (1955), uno dei racconti avveniristici più inquietanti, specula sul tema della facile obsolescenza degli elettrodomestici immaginando delle tate-robot che vengono costruite sempre più grosse e armate in modo che quando si incontrano si combattono e distruggono a vicenda. I genitori ne vogliono di sempre più potenti e le fabbriche speculano sulla possibilità di venderne a ritmi sempre maggiori e prezzi sempre più alti.

In “Mutazione imperfetta” o “Il fabbricante di cappucci” (1955) i telepati sono usati per il controllo sociale ma delle speciali cuffie impediscono loro di carpire i pensieri in un mondo in cui l’innocenza deve essere dimostrata la colpevolezza è sempre presunta. I nuovi impianti di intelligenza artificiale che potrebbero connettersi direttamente alla mente degli utenti potrebbero essere le prime avvisaglie dell’avverarsi, ancora una volta di uno dei presagi ammonitori di Dick.

I personaggi di “Incursione in superficie” (1955) fanno pensare a “La macchina del tempo” di Wells. L’umanità, come nel romanzo ottocentesco, si è evoluta dividendosi in due specie diverse, una, i Tecno, che vive in superficie come gli Eloi e una, gli omo, che vive sottoterra come i Morlock. I Tecno salgono in superficie per catturare alcuni Omo ma il ragazzo protagonista, colpito dall’industriosità di quelle creature considerate primitive e incuriosito da una giovane artigiana, rinuncia alla copertura dell’invisibilità dei suoi compagni per farsi vedere da una ragazza di superficie, scatenando una grande agitazione.

Inquietante la vicenda di “Servizio Assistenza” (1955) in cui un tecnico riparatore di misteriosi sbibli, per errore giunge dal futuro. Nel suo tempo gli sbibli esistono sin dal lontano 1963, nati dopo la piccola guerra mondiale del 1961, assai minore di quella degli anni ’70, per controllare le devianze politiche. Il protagonista cerca di scoprire qualcosa del futuro e di queste macchine organiche che controlleranno l’umanità. Anche questo racconto ci mette in guardia dall’invadenza delle IA.

Oltre il recinto” o “Saltare il fosso” (1955) affronta il tema dell’invadenza della pubblicità, immaginando un futuro diviso tra il partito dei Puristi, ossessionati dalla pulizia (e dall’uso dei prodotti per l’igiene pubblicizzati) e i Naturalisti non assoggettati a tale visione. È un racconto che oggi appare addirittura iperrealista, con quei poliziotti che arrestano chi non è ben pulito o ha l’alitosi! La pubblicità al potere: fantascienza?

Qui come altrove Dick dimostra di saper cogliere gli aspetti più surreali del nostro mondo, anticipandone gli sviluppi o esasperandoli per mostrarne l’intrinseca follia.

Ancor più profetico e, quindi, inquietante, è il racconto “Yanci” (1955) che anticipa il mondo dei social (pur senza parlarne) e degli influencer, immaginando che sulla luna Callisto, popolata da 80 milioni di persone, un certo Yanci abbia un grande seguito, dicendo ovvietà o facendo affermazioni che la volta dopo contraddice, influenzando il comportamento della popolazione e portandolo verso l’omologazione e l’assenza di capacità critica. Spoilero dicendo che in realtà Yanci non esiste: è un personaggio “artificiale” creato apposta per suggestionare la gente. Ne deriva un totalitarismo non violento ma basato sulla persuasione ma che ha come obiettivo persuadere gli abitanti di Callisto a fare la guerra a Ganimede, perché “le guerre sono male ma una guerra è giusta quando difende il nostro modo di vivere”. Un’anticipazione dell’IA ma anche di certe forme di marketing e di politica.

Autofac” (1955) ci porta al nostro presente dominato da Amazon e dalle consegne a domicilio. Ben prima che la società e il sistema nascessero, Dick ne mostrava la degenerazione, con la grande fabbrica globale Autofac che continua a produrre merci, depauperando e inquinando il pianeta, anche se la gente non ne ha bisogno e non le vuole. I protagonisti cercano disperatamente di fermare le consegne continue di beni non richiesti, senza riuscirci e scontrandosi contro un sistema dominato dall’intelligenza artificiale, verso il quale l’uomo sembra non poter intervenire. Altro tema è la capacità di sistemi complessi automatizzati.

In “PSI” troviamo un personaggio in grado di teletrasportarsi indietro nel tempo per incontrare un generale spiegandogli che da lì a un anno lui e quasi tutto il mondo saranno morti nella guerra che sta per scatenare tra Russia e America. Entrambe le parti vorrebbero coinvolgere gli ESP per averli dalla loro parte ma telepati e precognitivi non vogliono schierarsi.

In “Umano è” (1955) abbiamo la tematica resa celebre da “L’invasione degli ultracorpi”, che trova le sue origini nella scrittura di Lovecraft, di un alieno che prende possesso del corpo di un bambino che comincia a comportarsi in modo diverso dal solito, in quanto i Rexoriani, fuggiti su Venere dal loro pianeta morto, hanno conoscenze della Terra di duecento anni prima e quindi anche il loro comportamento è antiquato. Non è detto ma il classico problema, centrale per esempio nel ciclo “Invasione”, che i tempi dei viaggi stellari sono tali da rendere vetuste le informazioni assunte in partenza, quando abbiamo civiltà in rapida evoluzione. Centrale peraltro è la speculazione su che cosa ci renda davvero umani.

In “Foster, sei morto” (1954) un bambino si trova bullizzato e isolato perché non ha diritto di accedere ai rifugi durante i bombardamenti sovietici. Quando suo padre finalmente decide di sacrificarsi comprando un bunker per la famiglia, i sovietici inventano nuovi missili perforanti che lo rendono desueto e inutile, salvo aggiornarlo ma le griglie da applicare sono troppo costose e la famiglia deve rinunciarci. Oltre al tema del bullismo legato alla ricchezza personale, c’è qui, come spesso in Dick, una forte critica del consumismo, con prodotti effimeri che devono sempre essere aggiornati, secondo un’esigenza che non più solo di adeguamento sociale ma estremizzata diventando del tipo “compra o muori”.

Moltissimi sono i racconti di Dick che hanno dato vita a film celebri, in primis “Gli androidi sognano

Minority report

pecore elettriche?” da cui deriva una pietra miliare della fantascienza come “Blade Runner”. “Minority report” è uno di questi, nato dal racconto “Rapporto di minorità” (1957) che vede un sistema di prevenzione del crimine effettuato mediante i pre-cog, i precognitivi, persone in grado di vedere i delitti prima che accadano. Questo ha portato a un mondo con un solo omicidio in 5 anni. Il meccanismo alla base è che se due precog hanno la stessa visione, quella del terzo precog (in minoranza) deve essere errata. Questo però può non essere sempre vero, perché chi ha accesso ai rapporti dei precognitivi può alterare il futuro e quindi anche i rapporti dei precognitivi che ancora non si sono espressi.

In “Al servizio del padrone” (1956) è in corso una guerra contro i robot perché c’è chi sostiene che il lavoro nobiliti l’uomo e quindi gli uomini debbano lavorare, ma ne deriva un mondo senza automi, in rovina, in cui gli uomini sono schiavizzati e costretti a lavorare sottoterra. Ma è davvero per questo che gli uomini avevano abolito gli androidi o piuttosto questi volevano dominare il mondo?

In “Diffidate delle imitazioni” (1956) troviamo un’umanità decaduta aiutata dagli alieni che riproducono gli oggetti per uso quotidiano anche se ormai non riescono a farlo più bene e questi oggetti non funzionano più. Gli stessi alieni nello sforzo di aiutare l’umanità sono diventati sterili e si stanno estinguendo. Così gli uomini sono costretti a imparare di nuovo a costruire oggetti per conto loro.

La macchina” (1956) è quasi un giallo con robot mutaforma che dopo aver ucciso un uomo si trasforma in televisore. Anticipazione della micro-robotica modulare, in cui numerosi moduli intelligenti possono aggregarsi per dar vita a macchine diverse. Forse un possibile futuro.

In “Allucinazioni” o “Le illusioni degli altri” (1957) ci sono alcuni individui paracinetici (con poteri PK), capaci di passare attraverso i muri, che il governo cerca di tenere sotto controllo. Un po’ come ne “La bambina dei sogni” o in “Psicosfera”, hanno la capacità di manipolare le proprie allucinazioni.

Modello 2” (1953) descrive una guerra tra Russi e Americani, in cui questi ultimi hanno costruito dei robot militari capaci di autorigenerarsi in forme sempre più evolute. Sono detti Artigli. L’arma si ritorce contro l’intera umanità, perché le nuove generazioni di Artigli assumono aspetto umano, spesso inerme o ferito, per avvicinarsi ai militari e ucciderli, senza badare più alla loro nazionalità, portando ciascuno a dubitare degli altri, temendo che ogni uomo possa essere un robot assassino. Se le macchine costruiranno altre macchine lo faranno sempre per il bene dell’umanità?

In “Zero-0” o “Non-0” (1958) troviamo un paranoide perfetto senza nessuna capacità empatica che considera tutto il mondo in guerra contro di lui. I mutanti paranoici Zero-0 sono in collegamento telepatico tra loro e mirano a distruggere il mondo. Vedono la suddivisione dell’universo in singoli oggetti come una convenzione e pensano che tutto vada ricondotto a unità mediante esplosioni di bombe sempre più potenti.

Tornando a casa” (1959) vede il rientro di sei astronauti da Marte, creduti morti e scambiati per alieni.

In “Meccanismo di richiamo” o “Meccanismo di ricordo” (1959) la paura dell’altezza si contrappone alla passione per questa.

Selvaggina pregiata” o “Una preda allettante” (1959) un fisico ha strane visioni di un grande occhio che lo osserva e trova persino un misterioso lingotto d’oro. Si è forse aperta una breccia tra il nostro e un altro mondo?

Ne “Il gioco della guerra” (1959) una fabbrica produce giocattoli “bellici” per educare i bambini ad affrontare le difficoltà della vita. Produce anche “Sindrome” una sorta di monopoli al contrario in cui vince chi perde tutto, mentre i soldatini robotizzati danno l’assalto alla cittadella e programmano la costruzione di bombe atomiche. Ulteriore riflessione sull’evoluzione dell’automazione e anticipazione dell’AI e della robotica.

In “Presidente di riserva” (1969) il sostituto del Presidente degli USA è un uomo qualunque che si trova a fronteggiare un’invasione aliena. Deve affrontare anche un uomo che controlla le TV durante le elezioni. Vi ricorda qualcuno?

In “Cosa ne facciamo di Ragland Park?” (1963) Culture è un programma ministeriale per la ricostruzione delle città abbandonate per lo spopolamento della Terra a seguito della colonizzazione di altri mondi. Un tizio che scrive ballate che si rivelano fare riferimento a persone reali forse grazie a suoi particolari poteri telepatici, è assunto da Culture per scrivere ballate politici che incastrino i loro nemici.

Come in “Yanci” anche con “Se non ci fosse Benny Cemoli” (1963) Dick affronta l’idea di personaggi immaginari che influenzano l’opinione della gente, anticipando i nostri tempi. Benny Cemoli è un presunto agitatore politico che nessuno ha mai visto. Esiste davvero? Di lui parla il Times, un giornale omeostatico che si scrive da solo.

Ancor più inquietante e attuale è “I giorni di Perky Pat” (1963). Dopo una Catastrofe che ha reso inabitabile la superficie della Terra, ricoperta di polvere e abitata da pseudogatti e pseudocani feroci, gli adulti passano in tempo ad arredare la casa della bambola Perky Pat, che ricorda il mondo ante-Catastrofe. Un’anticipazione della realtà virtuale, senza elettronica e web. I giocatori spendono tutto quello che hanno per migliorare la loro bambola. Quando scoprono che in un altro Pozzo c’è una bambola diversa, sono presi dal desiderio di conoscerla e possederla. I bambini invece sembrano immuni e passano il tempo cacciando animali mutanti in superficie.

Tante visioni diverse di un futuro che somiglia sempre più al nostro presente o che pare avvicinarsi pericolosamente. A che cosa servono, allora, gli avvertimenti degli autori di fantascienza? Siamo ancora in tempo per imparare dal genio anticipatore di Dick o le sue derive sociali sono ormai inevitabili per noi? Un autore che se tutti avessero studiato a scuola negli anni ’60, forse avrebbe potuto cambiare il mondo.

CHI STA FACENDO SPARIRE LE TRACCE DI DANTE ALIGHIERI?

Di Pier Luigi Coda, in vista del Salone del Libro, poiché avremmo condiviso alcuni spazi nello stand e durante una presentazione, avevo già letto “Il Signor William Shakespeare presenta La Vera Storia di King Lear alla Classe III A” (Tabula fati, 2023).

Coda è autore di saggi letterari ma anche, come in questo caso di opere di divulgazione scolastica.

Al Salone ho ricevuto autografato da lui un analogo volumetto “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri” (Effatà Editrice, 2019) sottotitolo “Il mistero dei robumani”, che immaginando dei furti seriali di opere legate al Sommo Poeta, mette in azione un’investigatrice soprannominata come il più celebre personaggio di Arthur Conan Doyle, utilizzando la trama come pretesto per parlare di Dante e dei dipinti che lo raffigurano o raffigurano le sue opere. Le tracce lasciate

Pier Luigi Coda

volutamente dai ladri sono versi dello stesso Poeta.

Se ne “La Vera Storia di King Lear” l’incontro del Bardo inglese con i ragazzi della III A avveniva grazie a un viaggio nel tempo, in “Sherlock Holmes sulle tracce di Dante Alighieri”la soluzione del mistero è non meno fantascientifica e coinvolge i robumani del sottotitolo, che altro non sono che androidi.

Singolare per un autore che dice non praticare il nobile genere della science-fiction l’uso di alcuni dei suoi tipici elementi.

Come per l’altra opera da me letta, anche qui rimane apprezzabile la volontà di avvicinare al pubblico giovanile le grandi figure della letteratura. Peccato non esserci conosciuti prima perché certo avrebbe potuto dare un bel contributo all’antologia “Gente di Dante”, sui personaggi del tempo e delle opere dell’Alighieri, da me curata con Caterina Perrone.

IL CONCERTO DELLA VITA

Roberto Mosi è autore del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, dall’intensa produzione letteraria che va dalla saggistica, alla narrativa alla poesia. Di lui ho già letto “I barbari”, “Navicello etrusco”, “Elisa Baciocchi e il fratello Napoleone”, “Promethèus”. Ha inoltre partecipato con dei racconti alle antologie del GSF “Le immaginate”, “Le sconfinate”, “Gente di Dante” e “Accadeva in Firenze capitale”. Rimando ai link per approfondimenti.

Complice il lungo viaggio verso il Salone di Torino (rallentato dalla tragica alluvione romagnola), ho ora letto la sua silloge poetica “Concerto”, volumetto introdotto da una prefazione di Giuseppe Panella e chiuso da una Nota dell’autore.

Ne approfitto per citare Panella, ove scrive “Questa raccolta, Concerto, pone attenzione alle istanze della musica nella struttura sinfonica per movimenti e a quelle poetiche nello svolgersi delle evocazioni che generano immagini. Insieme le due istanze producono emozioni che si rincorrono nel flusso della coscienza, di frammenti di memoria.” Credo sia proprio questo lo spirito dell’opera: riallacciarsi alla musica per fare poesia.

Di nuovo ci insegna la prefazione: “I quattro movimenti del suo Concerto, allora, dedicati come sono alle quattro stagioni (seguendo una tradizione ben definita nella storia della musica), alternano ricostruzioni delle vicende di attualità a momenti di vita familiare, intercetta segni orribili di inciviltà persistente (il razzismo che i terribili fatti di Rosarno hanno mostrato come ancora prevalenti nella in-cultura della penisola) ma si apre a moti di speranza per il futuro delle generazioni che verranno.

Rimane quindi poco da aggiungere. Preferisco far parlare il poeta, citandone brevi stralci:

Populonia è muta / aggrappata alla costa, / ruscelli di melma / uccidono il mare”, dove leggo un’istanza ecologista ben radicata al territorio, approccio che mi è assai caro e vicino.

Bolle la pentola / il sogno d’Europa / ballano le fiamme / le streghe agitano il brodo.” Condivisibili desideri di unità continentale narrati con toni magici…

Ed ecco il mito che si fa strada: “Ulisse torna sempre a Itaca” o “Sono giunto alle terre / degli Etruschi. Le navi / passano il Bosforo, / bandiere al vento. / Inseguo Giasone / alla conquista del vello” o “Il filo di Arianna / nelle mani di Teseo, / legame d’amore”.

E per la magia della nascita, credo legata all’arrivo di un nuovo nipote, ci regala versi come “il colloquio / con le ombre diventi / sommesso. La vita / ha generato la vita.

Ed ecco che la musica si lega agli spazi geografici: “Batte leggero / il cuore dell’orchestra / sulla spiaggia del Golfo / di Baratti”.

In un paio di poesie Mosi gioca magicamente con i numeri:

Roberto Mosi

Marta è nel tempo / venti secondi per respirare / venti minuti per urlare / venti giorni per sognare / venti settimane per sorridere / venti mesi per giocare / venti anni per amare / Marta è il nostro tempo”, ma anche “Sessanta le olive / dell’olivo sul balcone / sessanta olive da spremere / per gli animali della fattoria / Sei cucchiai per le oche, / il cavallo e l’asinello. / Sei cucchiai per il gallo / e poi non ce n’è più”.

Gioca a volte, Mosi, con gli spazi della mente: “Labirinto miraggio / il nulla al centro / scomposizione del reale / seduzione dell’invisibile”.

Importanti anche le istanze sociali: “Rinasce Peretola / e la Casa del Popolo, / cultura e solidarietà.” o storiche “un anno sul Monte / da partigiano. Fummo/ circondati dai tedeschi. / Solo io mi salvai.” o “Il primo volo quello / di Zoroastro da Peretola” che si mescola quasi con la quotidianità dei voli dall’aeroporto fiorentino di Peretola.

Che cosa muove l’animo di questo poeta? Forse lo capiamo leggendo: “oggi c’è bisogno / di bellezza, di simboli / sereni del bello”, magari “per un nuovo Rinascimento”.

Cos’è per lui la poesia? “Un ammasso di argilla / da modellare a piene mani” perché poi “La poesia è pronta / per la polvere del giorno”, nata dalla materia concreta e pronta a calarsi nella vita e a esserne consumata.

SI CONCLUDONO LE AVVENTURE DI THEA IN UN MONDO PARALLELO

Heta è un mondo parallelo rispetto alla Terra e Thea è “un’anomalia” sospesa tra i due mondi. Sandra Moretti ne parla in una trilogia in quattro volumi. In che senso? Beh, il terzo episodio “Fuoco amico” è diviso in due libri: “Vol. 1” e “Vol. 2”.

Ho finito di leggere ora a leggere quello conclusivo, iniziato prima di avviarmi al Salone del Libro di Torino dove Sandra Moretti lo ha presentato in alcuni eventi presso lo stand di Tabula fati e nello stesso presso la Sala Indaco cui ho partecipato anche io con il mio “Quel che resta di Firenze”, assieme anche ad altri due autori di genere fantastico della casa editrice, Pier Luigi Coda e Melania Fusconi. Incontrandoci ho avuto l’onore di consegnarle il Premio Vegetti 2023 della World SF Italia da lei vinto a Pavia (dove non ha potuto essere presente) per il miglior racconto con “Ortensie su Marte”.

Grande il successo per Sandra e il suo libro al Salone, andato in sold out.

I due mondi, Heta e Terra, scopriamo che sono fortemente interconnessi. La fine di uno potrà essere la fine dell’altro o di Thea che è cavallo dei due? Una protagonista che dice “non desidero essere unica, voglio solo essere felice, ordinaria” ma ha un grande fardello sulle spalle e verrebbe quasi da citare Spiderman con il suo “Grandi poteri comportano grandi responsabilità”.

Scopriremo leggendo se Thea riuscirà a trovare il suo equilibrio in un’avventura che ci parla di teletrasporto e di cloni, anche questi connessi al loro orginale, costretti a morire se questo muore. Sembra quasi che il messaggio di questo libro sia: tutto è connesso, dobbiamo trovare il modo di collaborare o tutto sarà distrutto. Una logica da guerra fredda o di una rinnovata solidarietà?

ALLA SCOPERTA DELLA STORIA TOSCANA

Alba Gaetana Avarello, autrice del GSF Gruppo Scrittori Firenze ha dedicato a Francesco Burlamacchi (Lucca, 27 settembre 1498 – Milano, 14 febbraio 1548), il politico toscano, il suo romanzo-saggio “Francesco Burlamacchi” (Angelo Pontercorboli Editore, 2020) che porta l’esplicativo sottotitolo “L’avversione a ogni forma di tirannia”.

L’opera è scritta in forma romanzata ma è chiaramente frutto di attenti e dettagliati studi, che traspaiono in ogni pagina, dove l’intento informativo e descrittivo spesso prevarica quello narrativo, in un volume di assai gradevole e interessante lettura per la scoperta di un personaggio piuttosto noto ai toscani, ma meno ad altri, contemporaneo dei Medici, cui, da gonfaloniere delle Repubblica di Lucca, cercò di avversare il potere dilagante sulla Toscana, vedendoli più come tiranni che come i mecenati dipinti dalla storiografia fiorentina. Fu però l’imperatore asburgico Carlo V, sotto la cui protezione era la stessa Lucca, per impedire il conflitto a farlo decapitare.

Corredano il volume un glossario e un interessante bibliografia.

Parterre, Firenze, 17/12/2022 Carlo Menzinger presenta Alba Avarello che parla del suo “Francesco Burlamacchi”
Parterre, Firenze, 17/12/2022 Alba Avarello presenta il suo “Francesco Burlamacchi”.

PERDERSI NELLE TEORIE APOCALITTICHE ISLAMICHE

Nell’intento di documentarmi sulle apocalissi, scrivendo le due raccolte di racconti “Apocalissi fiorentine” (2018) e “Quel che resta di Firenze” (2023) (poi entrambe pubblicate con Tabula fati) e i due romanzi inediti “La felicità affogata” (che ha da poco ricevuto a Pavia il primo premio ad ex-aequo World Sf Italia) e “L’Eterno e la Stella Vagante”, tempo fa avevo acquistato al Pisa Book Festival 2019 “L’apocalisse nell’Islam” (2011) di Jean-Pierre Filiu.

Il volume, per quanto interessante, però si presenta un po’ troppo specialistico per le mie finalità. Il concetto stesso di Apocalisse, che nella cristianità ha un testo principale di riferimento nell’Apocalisse di Giovanni oltre ad alcune apocalissi gnostiche, nell’Islam vede un proliferare di testi e versioni diverse, che le differenti dottrine accettano in vario modo. Un mondo dunque articolato e complesso, che vede il fiorire di nuove “apocalissi anche in epoche recenti”. Molto è legato “all’avvento del Mahdi, discendente di Maometto, che affronterebbe i miscredenti alla testa degli eserciti dell’Islam”. Mahdi visto spesso come Signore del Tempo.

Quello che non pensavo di trovare in questo volume è l’analisi di quel fenomeno che nella letteratura mussulmana degli ultimi 25 anni (dalla data del volume) si è occupato di apocalissi ricercando “i segni dell’Ora nell’interpretazione numerologica o nelle apparizioni di UFO”.

Poco mi interessava inoltre leggere di tante diverse teorie dell’apocalisse, come quella, per citarne una, di Bahira.

Più interessante la parte storica, ma da occidentale devo confessare di essermi un po’ perso tra le varie diatribe tra sunniti, sciiti e altri.

Interessante comprendere la visione di un Occidente e, in particolare, di un’America visti come malati, eretici, se non demoniaci.

Peraltro, si ritrovano molte figure, come Gesù, l’Anticristo, Mosè, gli arcangeli Gabriele, Michele e tanti altri, e simbologie cristiane.

Se per i cristiani l’anno Mille fu considerato quello dell’avverarsi dell’apocalisse, per i mussulmani le date sono variate innumerevoli volte nei tempi e a seconda delle correnti religiose.

In sostanza un volume comunque interessante, ma magari da leggersi dopo aver letto (o meglio studiato) un po’ di storia della religione islamica.

Scoprire l’Amazzonia con la fotografia

Amazonia” è il catalogo della splendida mostra di fotografie di Sebastiao Salgado vista al Museo del Vapore di Milano il 20 Maggio 2023. Non solo immagini di grande potenza visiva, nell’elegante bianco e nero, ma anche molto istruttivo sulla vita delle popolazioni dell’Amazzonia, tanti popoli all’apparenza simili ma con importanti differenze. Un modo di vivere che non si penserebbe sia ancora possibile nel XXI secolo: cacciando e mangiando scimmie, pescando pesci con il veleno (ammalondosi quindi inevitabilmente). Un territorio purtroppo devastato, portando in crisi la vita indigena.

ALLA RICERCA DEL PADRE PERDUTO

Di Camilla Cosi, curatrice dell’antologia “A Firenze, Centro Storico” (Edizioni della Sera, 2023) che sarà presentata per la prima volta a Villa Arrivabene (Firenze) questo martedì 20 Maggio 2023, leggo ora “Doppio inganno” (Porto Seguro, 2022).

Si tratta di un romanzo che si muove lungo il classico filone della ricerca delle origini, che tanta importanza ha in letteratura, ma specialmente nel fantasy. Si tratta però di opera mainstream, quasi un thriller, nel quale la protagonista diciottenne Giulia, in lite con una madre poco amorevole e poco disponibile a rivelarle segreti familiari, tra cui la vera identità del proprio padre, se ne distacca, partendo alla ricerca di questo. Una serie di sconvolgenti sorprese le riveleranno, anche qui quasi fosse un fantasy ma senza alcuna magia, che la realtà è ben diversa da come l’immaginava. Due ragazzi l’accompagnano nella sua quest e ovviamente tra i due nasce un conflitto che vede l’amore di Giulia come causa scatenante.

Romanzo coinvolgente e intenso, il terzo per l’autrice, che ha scritto anche racconti. La conobbi, infatti, grazie al suo “Grande cervo in una palude” nell’antologia “Fiorentini per sempre” (Edizioni della Sera, 2020). In seguito è diventata anche socia del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, partecipando alla giuria del Premio La Città sul Ponte.

Camilla Cosi e Carlo Menzinger (Firenze, dicembre 2022).

TRA MAGIA E TECNOLOGIA LA SCOPERTA DEL POTERE

E tre! Si dice che non c’è due senza tre e Melania Fusconi deve averlo ben chiaro, perché dopo i successi dei precedenti volumi della saga fantasy “Le anime di Leggendra” (“Le anime di Leggendra” e “La viaggiatrice”) si appresta a presentare al Salone del Libro di Torino e, a seguire, al Firenze Cosplay, il terzo volume: “Le origini” (Tabula fati, 2023).

Ho avuto l’onore di leggerlo in anteprima.

Si tratta di un fantasy ma con elementi fantascientifici (astronavi, viaggi spaziali, clonazione, olografie…) che vede la protagonista Alhena scoprire l’esistenza di una Setta di Viaggiatori e di una Culla della Vita in cui sono generati i corpi dei Leggendriani che serviranno per le reincarnazioni sue e dei suoi fratelli. In un succedersi di lotte e scontri politici, Alhena scopre di essere originaria di un Pianeta, Honua, andato distrutto da un potere apocalittico, Nega. Scopre anche di trovarsi su Leggendra per proteggere un altro grande potere, Posi.

Se in “Psicosfera” sogni e visioni sono generati dal popolo magmatico di Gaia ne “Le Origini” i sogni e gli incubi di Alhena sono i ricordi di Mahadeva, l’anima originale, che ha vissuto moltissime vite in corpi diversi. Riesce persino a comunicare con i suoi precedenti “Io”.

Aliena, Predestinata, Viaggiatrice, molte sono le identità di Alhena, pesanti il suo destino e la sua responsabilità con pirati e mostri alieni che insidiano il regno. Ci sono macchine speciali per conservare le memorie ma anche magie e Cimeli Ancestrali, contenenti l’antico potere dei Creatori, per aiutarla nella sua impresa, ma… prima deve trovarli.

Aspetto allora di incontrare Melania Fusconi a Torino e Firenze.

DI CIMA IN CIMA

Ho iniziato a leggere (ascoltandolo in TTS, come mio solito) “Tra le montagne” (Tabula fati, 2022) di Valentina Terlato scendendo dalla montagnola che sovrasta la città di Firenze detto Monte Morello (934 metri). Ben modesta passeggiata rispetto a quelle narrate dall’autrice che, facendoci saltare di cima in cima con le ali della fantasia, ci parla di scalate e arrampicate sui monti più impervi d’Italia e del mondo, dalle Dolomiti, alla grande sfida del Monte Bianco, al Kilimangiaro, ai monti di Asia e America e, meno montano, persino il Sentiero di Santiago di Compostela. Come non pensare in questo caso a “Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho. E se si deve pensare a delle letture, mi vengono allora anche in mente le passeggiate del premio nobel Peter Handke in “Il grande evento” e, a proposito di camminate che sono anche momenti di riflessione, ricordo ora alcuni dei libri di quel grande narratore di luoghi che è Paolo Ciampi come “L’aria ride” o “Per le foreste sacre”. Non di scalate o camminate parla “L’arte di correre” di Haruki Murakami, ma è altra lettura che sento vicina a questa. E poi la mente corre a opere come “Le montagne della follia” del maestro del fantastico H.P. Lovecraft, ma è bene fermarla perché mi sto spostando verso altri territori.

Tra le montagne” non è solo la storia di incontri con le montagne ma anche di viaggi attraverso paesi lontani e incontri con le popolazioni locali di ogni continente, con le guide che l’hanno accompagnate, con vari compagni di queste avventure, spesso uomini cui è rimasta variamente legata ma anche con cani, puma e altri animali, non sempre benevoli fino al misterioso vecchio alpinista che scompare all’improvviso.

L’autrice c’avverte che i suoi sono racconti e non un diario ma si sente tanta autobiografia dietro le pagine, non per nulla le protagoniste sono sempre donne e le storie raccontate in prima persona. Il volume sarà presentato al Salone del Libro di Torino 2023 presso gli stand dell’editore Tabula fati Solfanelli.

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