Continua la produzione di antologie sui quartieri fiorentini (e non solo) da parte delle Edizioni della Sera.
Leggo ora il volume “A Firenze, Rifredi” curato da Nicola Biagi, che parla del quartiere in cui vivo dall’ormai lontano 1995, nella zona del Poggetto, che sorge là dove finisce in città la via Bolognese, tra i parchi di Villa Ruspoli, del Museo Stibbert, di Villa Fabbricotti, del Giardino Baden Powell, gli Orti del Parnaso, il Giardino dell’Orticultura, il Parco di San Donato, il Giardino delle Officine Galileo e quello dei Ragazzi della SMS di Rifredi, tra cui amo passeggiare, quando non mi spingo verso il lungo fiume delle Cascine o il boscoso parco di Villa La Pietraia. Quartiere dunque sì tra i più popolati della città ma anche trai più vivibili e ricchi di verde.
In questo quartiere ho ambientato molti dei miei racconti, alcuni presenti in “Apocalissi fiorentine” (Tabula Fati 2019), altri in “Quel che resta di Firenze” (Tabula Fati, 2023) di prossima pubblicazione e altri ancora usciti in antologie e riviste. In particolare ho dedicato al quartiere il volume “Il Narratore di Rifredi” (Lulu, 2018; Porto Seguro 2019) che parla sì dell’opera di Massimo Acciai Baggiani, autore assai radicato nel quartiere, ma anche di questo stesso, raccogliendo racconti, articoli e poesie di Acciai e miei su Rifredi. Perino la saga di “Jacopo Flammer” inizia qui.
Dopo la prefazione del giornalista Matteo Dovellini, la raccolta parte con un racconto proprio di Massimo Acciai Baggiani, “Un amore senile”, ambientato in quello che fino a poco tempo fa era il Bar Gherardini di Piazza Dalmazia e ora è il Bistrot Dalmazia, locale di cui è assiduo frequentatore. Sul finale vi compare lui stesso, seppur non è detto esplicitamente. Il racconto è ispirato a una storia vera raccontata dalla titolare del bar Elisabetta Salusest.
Il racconto di Gabriele Antonacci mi ha fatto molto pensare a Italo Calvino (più cha a Clarke, citato nel titolo) quasi che il suo “Odissea negli spazi” fosse un “Cosmicomiche” rifredino, con tutti quei “surreali porticati di palazzi metafisici”, “Spazi Iperbolici” e violazioni del 5° Postulato di Euclide.
Francesca Becagli ci racconta nel suo “Verde” di come sia evoluto il proprio rapporto con il bel Giardino dell’Orticultura, dove tante volte ho portato mia figlia a giocare, separato dal Parco del Parnaso dalla ferrovia, grande attrazione per i bambini.
Il curatore Nicola Biagi immagina in “Big Wheel Keep on burning” un protagonista border line, che vive al confine del quartiere, alla Fortezza da Basso. Il suo incontro con la nuova ruota panoramica che sotto le feste natalizie ora domina la città mi ha fatto venire in mente la recente lettura di “La ragazza dello Sputnik” di Haruki Murakami.
Renato Campinoti ci ripropone con “Una poliziotta nel Quartiere Cinque” la sua investigatrice Caterina con l’anziana amica Cesira che avevamo ben conosciuto in “Non mollare Caterina” e in altri racconti.
Fabrizio De Sanctis con “Il tabernacolo” dà voce a uno di questi, quello che sorge davanti all’Ospedale Meyer, ricordando il culto di San Giovanni e dell’Annunziata in cui onore il 25 marzo si festeggia il Capodanno Fiorentino.
Doloroso è “Il primo Natale senza Matteo” di Elisabetta Failla, che racconta l’improvvisa morte di un figlio di 22 anni.
Cristina Gatti con “Memorie di ordinaria resistenza” ripesca ricordi familiari (non so se inventati) di un nonno vittima dei rastrellamenti nazisti nella zona di Castello.
In “Come cambia in fretta il mondo” Dario Grazzini ci parla di tutta una vita passata nel quartiere, dalle prime partite a pallone con gli amici, ai primi incontri con le ragazze, al calcio praticato a livelli più alti. Pallone ma anche calcio storico. Viola e Azzurro, i colori della squadra della città e quello di uno dei gruppi di calcianti.
Con “Le mie stagioni a Rifredi” Carlo Guarducci ci parla soprattutto dei parchi che di questo quartiere sono, per me, la vera anima e in particolare del più magico di questi: il giardino degli ulivi, come lo chiama qualcuno, Villa Ruspoli, come recita l’insegna all’ingresso, un cancello che ti proietta all’improvviso dalla città in aperta campagna.
Francesca Jatta in “Sorprese d’Autunno” ci parla nel dettaglio del quartiere e, in particolare del Liceo Dante, per raccontarci poi di un commovente incontro con un cane e i suoi proprietari.
Difficile descrivere “Al 52” di Marcello Maccanti senza spoilerare. Un breve intenso racconto ricco di mistero, dove il protagonista, dopo quasi cinquant’anni torna nella casa in cui è nato, in via Paoletti 52, non lontano da quello che a Firenze si chiama impropriamente “Il Grattacielo” (in una città che non ne ha), per fare qualcosa che non vi posso raccontare.
Nel mio “Nerone a Rifredi” (Carlo Menzinger di Preussenthal) la storia parte con un sogno che somiglia alla realtà più del mondo che il folle protagonista ritrova al suo risveglio. Vi percorre un’onirica via Vittorio Emanuele II, che se non fosse deserta, somiglierebbe a quella attuale ma si risveglia in una Firenze futura in cui il surriscaldamento è diventato un problema serio. Il caldo d’agosto, poi, può dare alla testa, come capita al protagonista.
Nicoletta Murru ci parla della sua frequentazione, in compagnia dell’amato cane, di “Villa Fabbricotti”, con il suo piccolo spazio dedicato ai quattrozampe, e di come ne conosca ormai ogni singolo albero.
“Salve ragazzo” di Fabrizio Parissi va più indietro nel tempo di altre storie di questo volume, all’epoca in cui al posto del Parco di San Donato c’era la Fiat, con i suoi operai, e i dintorni si chiamavano “Zona Industriale” più che Novoli. Ora ne rimane solo una ciminiera, esempio di “archeologia industriale” e il quartiere è divenuto industriale. Va letto dunque questo racconto per ricordare come vi vivevano allora i ragazzi e quali erano i loro giochi. Vi scopro, per esempio, che il nome del Ristorante Ciribè deriva da un omonimo gioco.
“Quando a I’Sodo c’era un convento” di Caterina Perrone ci racconta una romantica storia d’amore tra un robusto carpentiere e una suora di clausura, da lui salvata e “liberata” durante l’incendio del convento.
Nel 1921 si andava affermando il fascismo e ricorrevano i 600 anni dalla morte di Dante. In quell’anno fu fondata la VIS – Visioni Italiane Storiche, gli studios cinematografici fiorentini di via della Panche 60, che esordirono con un film sul Divino Poeta, per celebrarne la ricorrenza (un secolo dopo, Caterina Perrone e io curammo per il GSF “Gente di Dante”, l’antologia di racconti su personaggi delle opere e del tempo di Dante). In “Muti” Simone Petralli racconta di questo film, attraverso gli occhi di una delle comparse.
“La Paolina di via delle Panche” di Riccardo Sacchettini ci racconta di come questa strada si sia man mano popolata e trasformata fino a diventare quella attuale, mentre la protagonista cresceva.
Quasi magica “La piccola fuga” di Massimiliano Scudeletti con un padre e la figlia che si calano nel Terzolle per un’avventura dal sapore fantasy nel rigagnolo popolato da animali dai nomi inventati.
Avrete capito dai molti link presenti in questo post che molti degli autori non mi sono nuovi, posso anzi considerare amici molti di loro, non solo per la condivisione di un quartiere, ma anche per aver collaborato in numerose iniziative letterarie o per aver letto le loro opere. Molti di noi, poi, fanno parte del GSF – Gruppo Scrittori Firenze, un’associazione di volontariato culturale molto attiva del cui Comitato Direttivo sono parte e per il quale sono coordinatore generale dei due premi “La Città sul Ponte” per la narrativa e “La città sul ponte in versi” per la poesia (in collaborazione con La Camerata dei Poeti di Firenze) oltre a curare il blog e il Week-End del Narratore che vi si svolge. Tra i membri del GSF presenti nel volume, Massimo Acciai Baggiani, Gabriele Antonacci, Nicola Biagi, Renato Campinoti, Fabrizio De Sanctis, la presidente dell’associazione Cristina Gatti e Caterina Perrone (spero di non aver saltato nessuno).
Alcuni di loro hanno partecipato anche ad altre antologie delle Edizioni della Sera, come “Toscani per sempre”, “Fiorentini per sempre”, “La prima volta a… Firenze”, “Firenze Centro Storico”.