Chi legge poca fantascienza tende spesso a confonderla con la space opera (l’epopea spaziale o epica spaziale) che, in realtà ne sarebbe solo un sottogenere, ambientato tipicamente nello spazio esterno, caratterizzato dall’avventura romantica e spesso melodrammatica con viaggi interstellari e, non di rado, battaglie spaziali, in immensi universi spesso dominati da imperi galattici (come ci spiega wikipedia). La fantascienza offre molti altri scenari.
Nell’ambito della space opera appare assai frequente l’incontro con alieni umanoidi. Basti pensare alla celeberrima saga Star Trek o a Star Wars (seppur caratterizzata da una maggior varietà di tipologie aliene).
Personalmente credo altamente improbabile incontrare alieni antropomorfi. Sono certo che la natura ha molta più fantasia di noi e dubito che eventuali razze intelligenti abbiano fattezze simili alle nostre. Dubito anche che le razze intelligenti debbano diventare per forza razze tecnologiche. Come ho già scritto penso, anzi, che le specie tecnologiche siano condannate a una brevissima esistenza, cosa che le rende particolarmente rare.
Mario Ragionieri, fiorentino della scuderia di Porto Seguro, è un autore assai prolifico ma che si diletta abitualmente nello scrivere corposi saggi storici sugli ultimi secoli. Lessi, per esempio, un suo studio sui rapporti tra Togliatti e Stalin.
Tra un saggio e l’altro, Ragionieri si dedica talora anche alla fantascienza, di cui si professa cultore.
Ho letto così il suo “Viaggio nel cuore del sistema di Antares” (Porto Seguro Editore, Ottobre 2018) che rientra appunto nella space opera con alieni antropomorfi.
Il romanzo ha molto di Star Trek o di Spazio 1999, con il continuo passare di questa nave da esplorazione da un mondo sconosciuto all’altro, incontrando ogni sorta di ominidi, da quelli tecnologicamente evoluti a quelli che vivono come cavernicoli. Certo le differenze tra loro e noi non sembrano essere molte, se ogni tanto nasce persino qualche rapporto erotico. Più che far l’amore, i nostri astronauti direi però che pensano a far la guerra. Su ognuno dei numerosissimi mondi visitati non mancano occasioni per sparatorie, incendi (strano nello spazio vuoto!) e scontri di ogni tipo con armi laser o di altro genere.
Come Ragionieri ricorda ripetutamente, la nave spaziale è armatissima e si trova assai spesso coinvolta in pesanti scontri militari con varie razze aliene. Siamo nel 2287 e l’umanità è ormai in grado di padroneggiare i viaggi nell’iperspazio, anche se spesso vediamo i nostri esploratori muoversi alla velocità di 70.000 chilometri al minuto tra un pianeta e l’altro, affrontando ominidi cannibali o variamente aggressivi. Sebbene gli umani cerchino sempre di lanciare messaggi di pace, lo fanno assai goffamente, come quando bombardano, a mo’ di saluto, una nave aliena, facendola oscillare pericolosamente e poi si stupiscono che il loro saluto sia confuso con un atto ostile.
Ho più volte scritto (a proposito, per esempio, de “L’enigma di Pitagora”, “Fantaetruria” o “Apocalissi fiorentine”) che gli autori italiani di fantastico dovrebbero cercare di ambientare le loro storie nel proprio Paese. Ragionieri è andato oltre questo proposito. Su questa nave i personaggi hanno tutti nomi italiani (il protagonista si chiama Mario come l’autore): insomma, sembrerebbe che l’autore, patriotticamente, immagini che tra 267 anni avremo un’Italia superpotenza spaziale! Se gli italiani già ora si possono incontrare in ogni parte del pianeta, sembrerebbe che in questo futuro saranno ovunque nella Galassia! Italia ovunque! (per parafrasare il titolo di un’antologia cui partecipo, di prossima pubblicazione). E mi viene in mente il film “Fascisti su Marte” (2006) di Corrado Guzzanti e Igor Skofic.
E voi che ne dite? Credete negli alieni antropomorfi? Ci saranno italiani fuori del sistema solare?