L’UOMO ESSENZIALE (QUASI FANTASCIENZA)

Una giornata di Ivan Denissovic” è un breve romanzo, edito nel 1962, scritto da Aleksandr Isaevič Solženicyn (in russo: Алекса́ндр Иса́евич Солжени́цын?, traslitterato anche come Aleksandr Isaevič Solženitsyn o Aleksandr Isaevich Solzhenitsyn, autore nato Kislovodsk l’11 dicembre 1918 e morto a Mosca il 3 agosto 2008, premio nobel nel 1970).

Racconta la dura vita di un campo di prigionia in cui i carcerati sono costretti a lavori forzati in un ambiente gelido, con temperature inferiori a -30 gradi e che raggiungono anche i 40 gradi sotto zero.

Vessati dai carcerieri e dagli altri detenuti, i carcerati si arrangiano per sopravvivere e per trarre un minimo di soddisfazione persino da un’esistenza tanto sfortunata.

Dopo averci mostrato tanto orrore, l’autore conclude la descrizione della giornata del suo protagonista con le parole:

Quel giorno aveva avuto molta fortuna: non l’avevano ficcato in prigione, la squadra non era stata mandata al <<Villaggio Socialista>>, a pranzo era riuscito a rimediare una sbobba, il caposquadra aveva sistemato bene la percentuale, Sciuchov aveva lavorato con gioia al muro, alla tastata non gli avevano trovato il pezzo di sega, la sera aveva guadagnato qualcosa da Tsezar e aveva comprato il tabacco. E non si era ammalato, ce l’aveva fatta. Era trascorsa una bella giornata, quasi felice.

Piccole soddisfazioni che fanno risaltare la miseria in cui sono inserite, ma che mostrano anche la grande adattabilità degli esseri umani (almeno di alcuni), capaci di trovare ragioni di speranza e di conforto anche là dove non ce ne sono affatto o sembrano non esserci.

La bellezza di questo romanzo sta proprio nel riuscire a mostrare questa forza che risiede in noi, quest’energia che ci aiuta a superare l’avversità. Quelli che vediamo nelle grandi difficoltà sono gli uomini veri, non certo quelli che vivono in case riscaldate, che pranzano in ristoranti eleganti, sorseggiano cocktail, vanno a fare shopping.

Gli uomini del gulag ricordano i sopravvissuti delle migliori storie di fantascienza, gli uomini degli albori della storia, i naufraghi: uomini che della civiltà hanno ormai solo un vago ricordo o una vaga idea, uomini per i quali tirare avanti un altro giorno è già un successo.

Solgenitsin

Aleksandr Isaevič Solženicyn

È questo l’uomo che abbiamo perso. È questo lo spirito che il nostro mondo moderno non ha più. È per questo che ci affascinano telefilm come “The walking dead” o “Lost”, romanzi come “La strada” di Cormac Mc Carthy, “Robinson Crusoe” di Defoe, “Io sono leggenda” di Richard Matheson o“Ayla figlia della terra” della Auel. Sono mondi devastati, ma vi scorgiamo l’uomo vero che alza la testa.

La scrittura semplice e lineare di Solgenitsin ben si sposa con questa narrazione cruda.

Il romanzo riesce a essere dunque qualcosa di più di una testimonianza storica, di una denuncia politica e diventa opera narrativa pura, che descrive l’uomo nella sua essenza, come riesce a fare soprattutto la letteratura fantastica, che potendosi astrarre dal reale, a volte, arriva all’essenziale. Il drammaturgo russo, invece, ci riesce partendo dalla descrizione di un’esperienza personale, dai suoi anni passati in un gulag sovietico. Sembra una distopia, ma era la realtà.

Se in questo 2015 il messaggio di denuncia dei gulag sovietici perde di rilievo, essendo ormai l’Unione Sovietica un ricordo della Storia, è proprio il momento di rileggere Solgenitsin come autore per apprezzarne la semplice capacità narrativa, astraendosi da giudizi politici.

2 responses to this post.

  1. […] Aleksandr Solgenitsing – Una giornata di Ivan Denissovic – (cartaceo) – romanzo […]

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  2. […] Quasimodo, Steinbeck, Neruda, Sartre, Becket, Marquez, Golding, Morrison, Saramago, Grass e Solženicyn, possa essere riconosciuto anche a  Doris Lessing, Orhan Pamuk, Alice Munro o Patrick […]

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