Leggendo oggi l’antologia “Tutti i racconti – Vol. 3 (1955-1963)” di Philip K. Dick colpisce la sua grande capacità di anticipazione di molte tematiche tipiche del nostro tempo. Affronta infatti temi tipici della fantascienza di quegli anni come i viaggi spaziali e gli incontri con alieni, ma sono davvero rilevanti i racconti sociologici in cui immagina i mutamenti del nostro modo di vivere, riuscendo a cogliere nel segno le tendenze attuali, pur svuotate dei contenuti tecnologici dell’elettronica, dei videogiochi e del web, come a dimostrare che certe deformazioni comportamentali non sono implicite in tali strumenti ma in una tendenza evolutiva della società che Dick, molto meglio di altri, ha saputo cogliere con decenni di anticipo.
Nel racconto “Veterano di guerra” (1955) siamo in un futuro di quelli che la fantascienza immaginava nei suoi anni d’oro, con Venere e Marte abitate ma non da alieni bensì da mutanti umani giunti dalla Terra, rispettivamente i cosiddetti “piedi palmati” e i “corvi”. Due popoli in lotta con i terrestri. Un uomo ritorna dal futuro annunciando l’esito della guerra che deve cominciare e pregiudicandone quindi il suo stesso avvio. Trama già ricca ma che riserva altre sorprese.

In “Commercio temporale” (19559 una commerciante si sposta attraverso speciali portali offrendo le sue merci in epoche in cui sono carenti o assenti: gli effetti sull’economia dei viaggi tra universi.
“Nanny” (1955), uno dei racconti avveniristici più inquietanti, specula sul tema della facile obsolescenza degli elettrodomestici immaginando delle tate-robot che vengono costruite sempre più grosse e armate in modo che quando si incontrano si combattono e distruggono a vicenda. I genitori ne vogliono di sempre più potenti e le fabbriche speculano sulla possibilità di venderne a ritmi sempre maggiori e prezzi sempre più alti.
In “Mutazione imperfetta” o “Il fabbricante di cappucci” (1955) i telepati sono usati per il controllo sociale ma delle speciali cuffie impediscono loro di carpire i pensieri in un mondo in cui l’innocenza deve essere dimostrata la colpevolezza è sempre presunta. I nuovi impianti di intelligenza artificiale che potrebbero connettersi direttamente alla mente degli utenti potrebbero essere le prime avvisaglie dell’avverarsi, ancora una volta di uno dei presagi ammonitori di Dick.
I personaggi di “Incursione in superficie” (1955) fanno pensare a “La macchina del tempo” di Wells. L’umanità, come nel romanzo ottocentesco, si è evoluta dividendosi in due specie diverse, una, i Tecno, che vive in superficie come gli Eloi e una, gli omo, che vive sottoterra come i Morlock. I Tecno salgono in superficie per catturare alcuni Omo ma il ragazzo protagonista, colpito dall’industriosità di quelle creature considerate primitive e incuriosito da una giovane artigiana, rinuncia alla copertura dell’invisibilità dei suoi compagni per farsi vedere da una ragazza di superficie, scatenando una grande agitazione.
Inquietante la vicenda di “Servizio Assistenza” (1955) in cui un tecnico riparatore di misteriosi sbibli, per errore giunge dal futuro. Nel suo tempo gli sbibli esistono sin dal lontano 1963, nati dopo la piccola guerra mondiale del 1961, assai minore di quella degli anni ’70, per controllare le devianze politiche. Il protagonista cerca di scoprire qualcosa del futuro e di queste macchine organiche che controlleranno l’umanità. Anche questo racconto ci mette in guardia dall’invadenza delle IA.
“Oltre il recinto” o “Saltare il fosso” (1955) affronta il tema dell’invadenza della pubblicità, immaginando un futuro diviso tra il partito dei Puristi, ossessionati dalla pulizia (e dall’uso dei prodotti per l’igiene pubblicizzati) e i Naturalisti non assoggettati a tale visione. È un racconto che oggi appare addirittura iperrealista, con quei poliziotti che arrestano chi non è ben pulito o ha l’alitosi! La pubblicità al potere: fantascienza?
Qui come altrove Dick dimostra di saper cogliere gli aspetti più surreali del nostro mondo, anticipandone gli sviluppi o esasperandoli per mostrarne l’intrinseca follia.
Ancor più profetico e, quindi, inquietante, è il racconto “Yanci” (1955) che anticipa il mondo dei social (pur senza parlarne) e degli influencer, immaginando che sulla luna Callisto, popolata da 80 milioni di persone, un certo Yanci abbia un grande seguito, dicendo ovvietà o facendo affermazioni che la volta dopo contraddice, influenzando il comportamento della popolazione e portandolo verso l’omologazione e l’assenza di capacità critica. Spoilero dicendo che in realtà Yanci non esiste: è un personaggio “artificiale” creato apposta per suggestionare la gente. Ne deriva un totalitarismo non violento ma basato sulla persuasione ma che ha come obiettivo persuadere gli abitanti di Callisto a fare la guerra a Ganimede, perché “le guerre sono male ma una guerra è giusta quando difende il nostro modo di vivere”. Un’anticipazione dell’IA ma anche di certe forme di marketing e di politica.
“Autofac” (1955) ci porta al nostro presente dominato da Amazon e dalle consegne a domicilio. Ben prima che la società e il sistema nascessero, Dick ne mostrava la degenerazione, con la grande fabbrica globale Autofac che continua a produrre merci, depauperando e inquinando il pianeta, anche se la gente non ne ha bisogno e non le vuole. I protagonisti cercano disperatamente di fermare le consegne continue di beni non richiesti, senza riuscirci e scontrandosi contro un sistema dominato dall’intelligenza artificiale, verso il quale l’uomo sembra non poter intervenire. Altro tema è la capacità di sistemi complessi automatizzati.
In “PSI” troviamo un personaggio in grado di teletrasportarsi indietro nel tempo per incontrare un generale spiegandogli che da lì a un anno lui e quasi tutto il mondo saranno morti nella guerra che sta per scatenare tra Russia e America. Entrambe le parti vorrebbero coinvolgere gli ESP per averli dalla loro parte ma telepati e precognitivi non vogliono schierarsi.
In “Umano è” (1955) abbiamo la tematica resa celebre da “L’invasione degli ultracorpi”, che trova le sue origini nella scrittura di Lovecraft, di un alieno che prende possesso del corpo di un bambino che comincia a comportarsi in modo diverso dal solito, in quanto i Rexoriani, fuggiti su Venere dal loro pianeta morto, hanno conoscenze della Terra di duecento anni prima e quindi anche il loro comportamento è antiquato. Non è detto ma il classico problema, centrale per esempio nel ciclo “Invasione”, che i tempi dei viaggi stellari sono tali da rendere vetuste le informazioni assunte in partenza, quando abbiamo civiltà in rapida evoluzione. Centrale peraltro è la speculazione su che cosa ci renda davvero umani.
In “Foster, sei morto” (1954) un bambino si trova bullizzato e isolato perché non ha diritto di accedere ai rifugi durante i bombardamenti sovietici. Quando suo padre finalmente decide di sacrificarsi comprando un bunker per la famiglia, i sovietici inventano nuovi missili perforanti che lo rendono desueto e inutile, salvo aggiornarlo ma le griglie da applicare sono troppo costose e la famiglia deve rinunciarci. Oltre al tema del bullismo legato alla ricchezza personale, c’è qui, come spesso in Dick, una forte critica del consumismo, con prodotti effimeri che devono sempre essere aggiornati, secondo un’esigenza che non più solo di adeguamento sociale ma estremizzata diventando del tipo “compra o muori”.
Moltissimi sono i racconti di Dick che hanno dato vita a film celebri, in primis “Gli androidi sognano
pecore elettriche?” da cui deriva una pietra miliare della fantascienza come “Blade Runner”. “Minority report” è uno di questi, nato dal racconto “Rapporto di minorità” (1957) che vede un sistema di prevenzione del crimine effettuato mediante i pre-cog, i precognitivi, persone in grado di vedere i delitti prima che accadano. Questo ha portato a un mondo con un solo omicidio in 5 anni. Il meccanismo alla base è che se due precog hanno la stessa visione, quella del terzo precog (in minoranza) deve essere errata. Questo però può non essere sempre vero, perché chi ha accesso ai rapporti dei precognitivi può alterare il futuro e quindi anche i rapporti dei precognitivi che ancora non si sono espressi.
In “Al servizio del padrone” (1956) è in corso una guerra contro i robot perché c’è chi sostiene che il lavoro nobiliti l’uomo e quindi gli uomini debbano lavorare, ma ne deriva un mondo senza automi, in rovina, in cui gli uomini sono schiavizzati e costretti a lavorare sottoterra. Ma è davvero per questo che gli uomini avevano abolito gli androidi o piuttosto questi volevano dominare il mondo?
In “Diffidate delle imitazioni” (1956) troviamo un’umanità decaduta aiutata dagli alieni che riproducono gli oggetti per uso quotidiano anche se ormai non riescono a farlo più bene e questi oggetti non funzionano più. Gli stessi alieni nello sforzo di aiutare l’umanità sono diventati sterili e si stanno estinguendo. Così gli uomini sono costretti a imparare di nuovo a costruire oggetti per conto loro.
“La macchina” (1956) è quasi un giallo con robot mutaforma che dopo aver ucciso un uomo si trasforma in televisore. Anticipazione della micro-robotica modulare, in cui numerosi moduli intelligenti possono aggregarsi per dar vita a macchine diverse. Forse un possibile futuro.
In “Allucinazioni” o “Le illusioni degli altri” (1957) ci sono alcuni individui paracinetici (con poteri PK), capaci di passare attraverso i muri, che il governo cerca di tenere sotto controllo. Un po’ come ne “La bambina dei sogni” o in “Psicosfera”, hanno la capacità di manipolare le proprie allucinazioni.
“Modello 2” (1953) descrive una guerra tra Russi e Americani, in cui questi ultimi hanno costruito dei robot militari capaci di autorigenerarsi in forme sempre più evolute. Sono detti Artigli. L’arma si ritorce contro l’intera umanità, perché le nuove generazioni di Artigli assumono aspetto umano, spesso inerme o ferito, per avvicinarsi ai militari e ucciderli, senza badare più alla loro nazionalità, portando ciascuno a dubitare degli altri, temendo che ogni uomo possa essere un robot assassino. Se le macchine costruiranno altre macchine lo faranno sempre per il bene dell’umanità?
In “Zero-0” o “Non-0” (1958) troviamo un paranoide perfetto senza nessuna capacità empatica che considera tutto il mondo in guerra contro di lui. I mutanti paranoici Zero-0 sono in collegamento telepatico tra loro e mirano a distruggere il mondo. Vedono la suddivisione dell’universo in singoli oggetti come una convenzione e pensano che tutto vada ricondotto a unità mediante esplosioni di bombe sempre più potenti.
“Tornando a casa” (1959) vede il rientro di sei astronauti da Marte, creduti morti e scambiati per alieni.
In “Meccanismo di richiamo” o “Meccanismo di ricordo” (1959) la paura dell’altezza si contrappone alla passione per questa.
“Selvaggina pregiata” o “Una preda allettante” (1959) un fisico ha strane visioni di un grande occhio che lo osserva e trova persino un misterioso lingotto d’oro. Si è forse aperta una breccia tra il nostro e un altro mondo?
Ne “Il gioco della guerra” (1959) una fabbrica produce giocattoli “bellici” per educare i bambini ad affrontare le difficoltà della vita. Produce anche “Sindrome” una sorta di monopoli al contrario in cui vince chi perde tutto, mentre i soldatini robotizzati danno l’assalto alla cittadella e programmano la costruzione di bombe atomiche. Ulteriore riflessione sull’evoluzione dell’automazione e anticipazione dell’AI e della robotica.
In “Presidente di riserva” (1969) il sostituto del Presidente degli USA è un uomo qualunque che si trova a fronteggiare un’invasione aliena. Deve affrontare anche un uomo che controlla le TV durante le elezioni. Vi ricorda qualcuno?
In “Cosa ne facciamo di Ragland Park?” (1963) Culture è un programma ministeriale per la ricostruzione delle città abbandonate per lo spopolamento della Terra a seguito della colonizzazione di altri mondi. Un tizio che scrive ballate che si rivelano fare riferimento a persone reali forse grazie a suoi particolari poteri telepatici, è assunto da Culture per scrivere ballate politici che incastrino i loro nemici.
Come in “Yanci” anche con “Se non ci fosse Benny Cemoli” (1963) Dick affronta l’idea di personaggi immaginari che influenzano l’opinione della gente, anticipando i nostri tempi. Benny Cemoli è un presunto agitatore politico che nessuno ha mai visto. Esiste davvero? Di lui parla il Times, un giornale omeostatico che si scrive da solo.
Ancor più inquietante e attuale è “I giorni di Perky Pat” (1963). Dopo una Catastrofe che ha reso inabitabile la superficie della Terra, ricoperta di polvere e abitata da pseudogatti e pseudocani feroci, gli adulti passano in tempo ad arredare la casa della bambola Perky Pat, che ricorda il mondo ante-Catastrofe. Un’anticipazione della realtà virtuale, senza elettronica e web. I giocatori spendono tutto quello che hanno per migliorare la loro bambola. Quando scoprono che in un altro Pozzo c’è una bambola diversa, sono presi dal desiderio di conoscerla e possederla. I bambini invece sembrano immuni e passano il tempo cacciando animali mutanti in superficie.
Tante visioni diverse di un futuro che somiglia sempre più al nostro presente o che pare avvicinarsi pericolosamente. A che cosa servono, allora, gli avvertimenti degli autori di fantascienza? Siamo ancora in tempo per imparare dal genio anticipatore di Dick o le sue derive sociali sono ormai inevitabili per noi? Un autore che se tutti avessero studiato a scuola negli anni ’60, forse avrebbe potuto cambiare il mondo.