DIFENDERSI DAI CONTAGI OLTRE UN SECOLO FA

La mia bisnonna paterna, Teresita Ruata, è una sorta di mito familiare. Di lei si racconta che fu una delle prime donne italiane a laurearsi in medicina, pare addirittura la seconda. Nacque nel 1877 a Bergamo e morì a Roma nel 1968, a 91 anni. Nel 1906 sposò Guido Menzinger di Preussenthal, un militare che partecipò persino alla Guerra dei Boxer in Cina nel 1901, alla guerra italo-turca del 1911-12 e ad alcune battaglie in Libia e lasciò per sempre la moglie e i due figli Carlo (mio nonno) e Mario il 21 maggio del 1916, combattendo con il grado di tenente colonnello del regio esercito italiano nella battaglia di Costesin, mentre era al comando del II Battaglione del 156º Reggimento fanteria della Brigata “Alessandria”, meritandosi, alla memoria, la Medaglia d’oro al valor militare. A Napoli c’è ancora una via in suo onore.

Dott.ssa Teresita Ruata (Bergamo 1877, Roma 1968)

Teresita Ruata ha lasciato tracce della sua attività medica in alcuni volumi come, per esempio, il saggio da lei pubblicato nel 1901 “La crioscopia delle urine nelle malattie infettive: ricerche ed osservazioni” (Unione Tipografica Cooperativa), “Principi d’igiene per le scuole” o l’antologia divulgativa in materia d’igiene del 1906 “Insidie della vita” (U.T.E.) di cui vorrei parlare qui.

Con il matrimonio, nel 1906, credo che abbia abbandonato la medicina, ma non era certo tipo da far la casalinga. Suo padre l’aiutò a portare avanti la famiglia, ma lei, in qualche modo, entrò subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale in un’associazione per le vedove e gli orfani di guerra.

Dal 1936 fu presidente dell’ANFCDG, l’associazione nazionale delle famiglie dei caduti e dei feriti in guerra, un organismo preesistente al fascismo. Nel 1938, fu nominata ispettrice nazionale, il massimo grado cui una donna potesse ambire nel Partito Fascista Italiano (nel giugno 1941, lo ricoprivano solo 11 donne, tra cui lei).

Volendo scrivere un racconto su di lei, alla ricerca di maggiori informazioni, ho trovato in vendita in rete un testo da lei scritto e pubblicato nel lontano 1906. Si intitola “Insidie alla vita”, ed è edito da Unione Tipografico-Editrice di Torino.

Teresita Ruata vi compare definita come “Assistente alla cattedra di Materia Medica dell’Università di Perugia”.

Il volume ha per sottotitolo “Letture di igiene moderna per le famiglie e per la gioventù” che, come spiegato anche nell’introduzione, ci fa ben capire per chi sia stato scritto e perché abbia questa strana forma a metà tra un’antologia di racconti e un saggio di divulgazione medica.

Teresita Ruata inizia il volume con due racconti.

Ecco nel primo “Per un bicchier d’acqua!” una giovane coppia di sposi che dopo una passeggiata sulla Riviera Ligure, non resiste dal bere della limpidissima acqua di fonte, nonostante i consigli di un medico di passaggio che li avverte dei rischi del tifo in quelle zone. Il finale è drammatico.

Nel secondo, “Storia triste”, assistiamo al ritorno di un giovane partito da casa per studiare legge e ammalatosi di tisi per aver preso una stanza d’affitto non opportunamente disinfettata. Colpisce la descrizione dei genitori come dei teneri vecchi canuti: se il figlio di anni ne aveva ventidue, considerato che la gente si sposava presto, magari non ne avevano neppure cinquanta. Ancora una volta leggendo testi del passato mi colpisce quanto giovani fossero i vecchi di un tempo! Penso, per esempio, al “vecchietto di quasi cinquant’anni” di Dostojevsky o alla signora quarantenne che ancora si atteggia come una ragazza in “Guerra e Pace” di Tolstoj. E dire che l’autrice supererà i novant’anni. Chissà cosa pensava, se li ricordava, di questi suoi anziani personaggi, quando era ormai la mia bisnonna.

Re Umberto II di Savoia e la baronessa Teresita Ruata Menzinger di Preussenthal

A leggere l’inizio di questo volume, mi è parso quasi una raccolta di racconti con l’intento di mettere in guardia dalle malattie e dai comportamenti che favoriscono il contagio, ma già il terzo capitolo “I nostri nemici invisibili” è un piccolo saggio divulgativo su virus e batteri, Continua a parlarci di microbi il successivo “Che cosa sono questi esseri viventi piccolissimi?”, con sotto-capitoli dedicati a “Micrococchi”, “Bacilli e spirilli” e “Sostanze velenose”.

Ci parla di “Malattie infettive in generale” il capitolo che segue, con i tempi di incubazione, così importanti nel diffondersi delle epidemie.

Ne “I danni delle malattie infettive” ne raffronta gli esiti letali con quelli delle grandi battaglie di quegli anni evidenziando come “le sole malattie infettive in Italia uccidono ogni anno circa 250.000 persone. Di fronte a questa cifra spaventosa, che cosa sono gli eccidi delle maggiori battaglie’”.

Ed ecco che con il capitolo “Che cosa sia l’igiene” Teresita Ruata ci mostra la grande rivoluzione di quegli anni: la consapevolezza che la diffusione delle malattie possono essere arrestate con il rispetto di norme igieniche. Definisce l’igiene “la scienza che studia le cause delle malattie ed i modi di combattere tali cause”.

Assai interessante e la carrellata delle malattie che affliggevano l’inizio del secolo scorso in “Le principali malattie infettive” in cui esamina non solo il modo in cui si diffonda il contagio per ciascuna, ma fornisce anche interessanti statistiche sui morti da esse causati negli anni dal 1887 al 1902, da cui si vede il netto declino di molte di queste, penso per effetto dell’applicazione crescente di norme igieniche. Ecco, per esempio, il vaiolo che nel 1888 faceva 18.110 morti e nel 1902 “solo” 2.385 o la difterite che da 28.206 morti nel 1887 passa a 4.575 nel 1902.

Ritroviamo qui alcuni brevi racconti, tra cui uno (preso da una storia vera) su come il vaiolo si sia diffuso nel 1887 per l’acquisto

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 146882732_470538951001380_9051184286111111335_n-1.jpg

di abiti usati da un morto per la malattia e per l’uso di parenti e amici di far visita ai malati, mentre, scrive, “i medici ora, con sostanze adatte, disinfettano l’ammalato, tutti gli oggetti della sua camera, tutti coloro che debbono entrarvi e vi lasciano entrare solamente quelli che devono necessariamente prodigare le loro cure all’infermo” (pag. 43). “Prima di entrare i visitatori debbono lavarsi le mani e la faccia con un disinfettante e indossare una lunga veste di tela, che li copre da capo a piedi; e quindi seggono a qualche distanza dall’ammalato, senza toccarlo. Uscendo dall’ospedale devono nuovamente lavarsi, e la lunga veste, appena tolta, viene subito disinfettata” (pag. 45). Novità per quei tempi, ma quanto attuali in questi mesi di pandemia!

In tal proposito mi ha colpito particolarmente il paragrafo “Influenza” che narra del diffondersi di una versione di questa, forse proveniente dalla Manciuria, che nel 1889 da Pietroburgo a Parigi a tutta l’Europa, che dava “febbre, tosse, forte abbattimento, dolore alle estremità, e che lasciava l’individuo molto debole, dopo alcuni giorni di durata.” (pag. 69). Dal 1889 l’influenza ogni anno uccideva parecchie migliaia di persone.

La cura e la pulizia della pelle sono i temi de “L’importanza della pelle come difesa contro certe malattie”. Si parla qui anche della “trovata” del dottor Lister, ideatore della disinfezione degli strumenti chirurgici, che, dal 1877, fece diminuire drasticamente la mortalità in sala operatoria.

Nel capitolo non si parla solo delle malattie che attaccano la cute, di croste, insetti e tigna ma anche della malaria e di come si scoprì che non era provocata, come si era creduto per tanti secoli, dall’aria “cattiva” (donde il nome), ma dalla puntura delle zanzare (e spiega anche di quali e come riconoscerle). È questa occasione per narrarci la morte di Anita Garibaldi a causa di questo morbo, che tanti personaggi importanti si è portato via. Di recente ho scritto un racconto (“I canti perduti”) in merito alla morte di Dante Alighieri, che avvenne appunto per colpa della malaria. Parla poi di tubercolosi, tisi ed etisia e dell’importanza, quando il bacillo della tubercolosi attecchisce di evitare, respirando aria buona, che nell’organismo entrino microrganismi piogeni, il cui effetto combinato porta ai più gravi danni se non alla morte.

Dopo averci parlato di polmoniti, bronchiti, febbre tifoidea, tifo e vermi intestinali questo lungo capitolo si chiude e comincia quello detto “L’importanza del risanamento”, quanto mai interessante in quanto mostra come la maggior mortalità italiana rispetto a quella inglese dipendesse dal non aver risanato le proprie città, allargando le vie, abbattendo case fatiscenti e sovraffollate. Di nuovo, già allora, un tema di “distanziamento sociale” come prevenzione da ogni malattia infettiva. Parla, in particolare, della diffusione del colera.

Il capitolo “Alimentazione” affronta un tema più ampio di quanto potrebbe sembrare dal titolo. Teresita Ruata, infatti, scrive:

L’alimento necessario al lavoro ed alla vita delle cellule si introduce nel nostro corpo per due vie: per la via della bocca (…) e per la via del naso, che serve a introdurre un altro tipo di cibo nei polmoni, mediante la respirazione”. Insomma, invita a un’alimentazione igienica (evitando i cibi guasti), ancor più che sana in senso contemporaneo, ma soprattutto a respirare aria pulita e non viziata.

Riadatta anche il detto socratico:

“Conosci te stesso: conosci la tua anima, per vincere i tuoi difetti, e saper perdonare quelli degli altri; conosci il tuo corpo, perché tu non commetta mai quei grossolani errori che talvolta sono causa di malattia e forse anche di morte”.

La bisnonna Teresita Ruata con il pronipote Carlo Menzinger

Il capitolo finale “Redenzione” è di nuovo un racconto, che ci mette in guardia contro l’uso smodato di alcolici.

Questa lettura che non solo mi ha aiutato a conoscere meglio quest’antenata (scoprendo sia la sua particolare attenzione verso la prevenzione dalle malattie infettive, così attuale oggi, ma anche una sua vena letteraria di cui mai avevo sentito parlare), ma mi ha fornito un interessantissima panoramica sullo stato delle malattie infettive oltre un secolo fa e sui progressi fondamentali avvenuti proprio allora nella difesa da questi “nostri nemici invisibili”: una lettura particolarmente istruttiva in questi tempi di pandemia.

Da notare che fu scritto prima della pandemia di spagnola che fra il 1918 e il 1920 uccise forse cinquanta milioni di persone nel mondo (con stime che vanno dai 15 milioni ai 100 milioni di morti), contagiandone mezzo miliardo, in un pianeta che aveva al massimo due miliardi di abitanti e in cui la gente e le merci viaggiavano assai meno di ora. Come se il covid-19 oggi uccidesse 196.000.000 di persone (il conteggio a fine febbraio 2021 è di 2,5 milioni di decessi). Allora, come oggi, non mancava chi mettesse, invano, in guardia dai pericoli.

Fonti

Leggilo anche sl numero di marzo 2021 de “L’Italia L’Uomo L’Ambiente” di Pro Natura.

2 responses to this post.

  1. […] Teresita Ruata, una donna dalla vita forse meno avventurosa ma ancor più rilevante, essendo stata una delle […]

    Rispondi

  2. […] Insidie della vita – saggio – italiano – parenti – cartaceo […]

    Rispondi

Lascia un commento