Alba Gaetana Avarello, autrice del GSF Gruppo Scrittori Firenze ha dedicato a Francesco Burlamacchi (Lucca, 27 settembre 1498 – Milano, 14 febbraio 1548), il politico toscano, il suo romanzo-saggio “Francesco Burlamacchi” (Angelo Pontercorboli Editore, 2020) che porta l’esplicativo sottotitolo “L’avversione a ogni forma di tirannia”.
L’opera è scritta in forma romanzata ma è chiaramente frutto di attenti e dettagliati studi, che traspaiono in ogni pagina, dove l’intento informativo e descrittivo spesso prevarica quello narrativo, in un volume di assai gradevole e interessante lettura per la scoperta di un personaggio piuttosto noto ai toscani, ma meno ad altri, contemporaneo dei Medici, cui, da gonfaloniere delle Repubblica di Lucca, cercò di avversare il potere dilagante sulla Toscana, vedendoli più come tiranni che come i mecenati dipinti dalla storiografia fiorentina. Fu però l’imperatore asburgico Carlo V, sotto la cui protezione era la stessa Lucca, per impedire il conflitto a farlo decapitare.
Corredano il volume un glossario e un interessante bibliografia.
Parterre, Firenze, 17/12/2022 Carlo Menzinger presenta Alba Avarello che parla del suo “Francesco Burlamacchi”
Parterre, Firenze, 17/12/2022 Alba Avarello presenta il suo “Francesco Burlamacchi”.
Nell’intento di documentarmi sulle apocalissi, scrivendo le due raccolte di racconti “Apocalissi fiorentine” (2018) e “Quel che resta di Firenze” (2023) (poi entrambe pubblicate con Tabula fati) e i due romanzi inediti “La felicità affogata” (che ha da poco ricevuto a Pavia il primo premio ad ex-aequo World Sf Italia) e “L’Eterno e la Stella Vagante”, tempo fa avevo acquistato al Pisa Book Festival 2019 “L’apocalisse nell’Islam” (2011) di Jean-Pierre Filiu.
Il volume, per quanto interessante, però si presenta un po’ troppo specialistico per le mie finalità. Il concetto stesso di Apocalisse, che nella cristianità ha un testo principale di riferimento nell’Apocalisse di Giovanni oltre ad alcune apocalissi gnostiche, nell’Islam vede un proliferare di testi e versioni diverse, che le differenti dottrine accettano in vario modo. Un mondo dunque articolato e complesso, che vede il fiorire di nuove “apocalissi anche in epoche recenti”. Molto è legato “all’avvento del Mahdi, discendente di Maometto, che affronterebbe i miscredenti alla testa degli eserciti dell’Islam”. Mahdi visto spesso come Signore del Tempo.
Quello che non pensavo di trovare in questo volume è l’analisi di quel fenomeno che nella letteratura mussulmana degli ultimi 25 anni (dalla data del volume) si è occupato di apocalissi ricercando “i segni dell’Ora nell’interpretazione numerologica o nelle apparizioni di UFO”.
Poco mi interessava inoltre leggere di tante diverse teorie dell’apocalisse, come quella, per citarne una, di Bahira.
Più interessante la parte storica, ma da occidentale devo confessare di essermi un po’ perso tra le varie diatribe tra sunniti, sciiti e altri.
Interessante comprendere la visione di un Occidente e, in particolare, di un’America visti come malati, eretici, se non demoniaci.
Peraltro, si ritrovano molte figure, come Gesù, l’Anticristo, Mosè, gli arcangeli Gabriele, Michele e tanti altri, e simbologie cristiane.
Se per i cristiani l’anno Mille fu considerato quello dell’avverarsi dell’apocalisse, per i mussulmani le date sono variate innumerevoli volte nei tempi e a seconda delle correnti religiose.
In sostanza un volume comunque interessante, ma magari da leggersi dopo aver letto (o meglio studiato) un po’ di storia della religione islamica.
“Amazonia” è il catalogo della splendida mostra di fotografie di Sebastiao Salgado vista al Museo del Vapore di Milano il 20 Maggio 2023. Non solo immagini di grande potenza visiva, nell’elegante bianco e nero, ma anche molto istruttivo sulla vita delle popolazioni dell’Amazzonia, tanti popoli all’apparenza simili ma con importanti differenze. Un modo di vivere che non si penserebbe sia ancora possibile nel XXI secolo: cacciando e mangiando scimmie, pescando pesci con il veleno (ammalondosi quindi inevitabilmente). Un territorio purtroppo devastato, portando in crisi la vita indigena.
Sempre meritevole è l’opera di chi cerchi di far conoscere la storia, la scienza, la letteratura e ogni altra disciplina ai ragazzi, cercando nuovi modi per raccontare le materie insegnate, per renderle non tanto più leggere ma soprattutto più vicine culturalmente e più attraenti per chi le deve affrontare. Pier Luigi Coda, dopo aver raccontato il “Giulio Cesare”, affronta una nuova opera di William Shakespeare nel suo “Il Signor William Shakespeare presenta La Vera Storia di King Lear alla Classe III A” (Tabula fati, 2023).
“Re Lear (King Lear) è una tragedia in cinque atti, in versi e prosa, scritta nel 1605-1606 da William Shakespeare.
La storia che ne fornisce l’intreccio principale affonda le radici nell’antica mitologia britannica. È un dramma a quadruplo intreccio (schema presente in molte opere dello stesso autore), nel quale la trama secondaria contribuisce a far risaltare e a commentare i vari momenti dell’azione principale” (Wikipedia). Su tale già complesso intreccio Pier Luigi Coda inserisce la sua meta-trama: immagina che una scolaresca dei nostri tempi che incontra proprio il Bardo inglese giunto con un insolito viaggio attraverso il tempo. Assieme leggeranno la tragedia e poi la commenteranno con l’insegnante e lo stesso artista.
La storia shakespeariana ci parla dell’antico sovrano dei Britanni e della gara proposta alle tre figlie Goneril, Regan e Cordelia per dimostrare il proprio affetto verso di lui, guadagnando così più terre migliore sarà stato il loro discorso.
È storia che ci parla dei sempre difficili rapporti familiari e, in particolare, di quelli tra i figli e i genitori. Argomento di sicuro interesse per la scolaresca che partecipa attenta alla lettura.
Il volume è arricchito da ampi brani in lingua originale, note sullo scrittore, la sua biografia e altre opere, presentandosi come un utile supporto didattico per gli insegnanti di letteratura inglese.
Il volume sarà presentato al Salone del Libro di Torino 2023 presso lo Stand del Gruppo Editoriale Tabula fati e presso la Sala Indaco, assieme al nostro “Psicosfera” cui è accomunato dalla presenza di importanti richiami shakespeariani a “La tempesta” e, soprattutto, a “Sogno di un notte di mezza estate”.
Dopo questa lettura non potrò che rileggermi quanto prima il “Re Lear”.
Dopo “Tempo di seconda mano”, torno a leggere un libro della giornalista bielorussa premio nobel Svetlana Aleksievič (Stanislav, 31 maggio 1948).
Già con tale lettura avevo manifestato la mia perplessità a considerare letteratura la sua opera. Semmai mi pare degna di un premio per il giornalismo. Lo conferma l’interessante saggio “Ragazzi di zinco” (1991), un volume corale in cui l’autrice dà voce agli afgancy, i ragazzi russi che la guerra in Afghanistan tra il 1979 e il 1989 ha trasformato in assassini e vittime. “Ragazzi di zinco” perché di un milione di ragazzi e ragazze partiti per sostenere la “grande causa internazionalista e patriottica”; almeno quattordicimila di loro furono rimpatriati chiusi nelle casse di zinco e sepolti di nascosto.
Svetlana Aleksievič dà voce a loro e alle loro madri (e i padri dove sono?) per raccontare l’orrore di un’altra guerra, fatta di violenza, stupri e prevaricazioni anche fuori dai campi di battaglia, in cui le donne combattenti erano considerate soprattutto puttane.
Un libro di voci, come scrive l’autrice. Si passa così da un racconto all’altro, con sempre nuove voci narranti. Fatti veri? L’autrice fu processata per calunnia, antipatriottismo e diffamazione. Alcune delle sue voci testimoniarono a favore, altre contro.
Certo l’Afghanistan non fu come il Vietnam per gli Americani, ma non mancano dei parallelismi. Svetlana Aleksievič scrive negli anni di Gorbacev, ma la Perestrojka aveva ancora da fare del lavoro. La guerra afgana era ancora un segreto di Stato, di cui ai reduci non era permesso parlare. Un errore politico di cui furono costretti a vergognarsi. I combattenti russi in Afganisthan, come quelli americani in Vietnam non ebbero l’onore di essere considerati eroi.
Eppure le guerre sbagliate pare non impediscano ai Paesi di farne ancora.
In questo 2022, ho pubblicato un po’ meno racconti degli ultimi tempi, ma è uscito un romanzo, seppur scritto a quattro mani con Massimo Acciai Baggiani: “Psicosfera” (Tabula Fati, Maggio 2022).
Il mio articolo “Il re dell’ucronia” è uscito nel saggio “Architettura dell’ucronia” (Solfanelli, Maggio 2022) di Massimo Acciai Baggiani. Il volume è dedicato all’opera di Pierfrancesco Prosperi.
Nel numero di Prospettive.Ing (Libò Edizioni) dedicato all’art. 1 della Costituzione si può leggere il mio articolo “La rivoluzione virale“.
Ho, inoltre pubblicato numerosi articoli e recensioni nel mio blog “La leggenda di Carlo Menzinger”. In particolare, ho, come sempre, recensito tutti i libri letti, elencati più sotto con i relativi link.
Le letture di questo 2022, sono state 87 (84 nel 2021 e 79 nel 2020), anche se alcuni iniziati nel 2021 e altri non ancora finiti ovvero, in ordine cronologico:
Milena Beltrandi – Una crociera pericolosa – thriller – italiano – amici – GSF – cartaceo (iniziato nel 2021)
Lovecraft – Le montagne della follia – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook (iniziato nel 2021)
Lovecraft – Racconti vari – Ciclo di Chtulu – fantastico – americano – ebook (iniziato nel 2021)
Noto che quest’anno sono tornato a leggere molti degli autori che ho maggiormente amato nella mia vita di lettore: Emilio Salgari, Stephen King, Isaac Asimov, Joe R. Lansdale, Lewis Carroll, Kafka e Liu Cixin. Raramente in un anno ne leggo tanti.
Quest’anno, su anobii, ho dato 5 stellette (il giudizio migliore) ai seguenti libri (in ordine cronologico inverso di lettura):
Alan Barcklay – La città e il deserto
AA.VV. – Avatar. Indian science fiction-Fantascienza indiana
Chiara Sardelli – Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger
Massimo Acciai e Carlo Menzinger – Psicosfera
Ryan Graudin – Wolf
Lewis Carroll – Alice nel paese delle meraviglie
Liu Cixin – Nella quarta dimensione
Oliver Sacks – Un antropologo su Marte
Nicoletta Manetti – Vico
Liu Cixin – La materia del cosmo
Robert Sheckley – Gli orrori di Omega
Stephen King – Shinning
Isaac Asimov – Sogni di robot
Togliendo il saggio di Chiara Sardelli il cui protagonista amo troppo (eh, eh!) per avere un giudizio oggettivo e “Psicosfera” di cui sono uno dei due autori, se si esclude anche un capolavoro inarrivabile come “Alice nel paese delle meraviglie”, che peraltro ho già letto varie volte (ora riletto per scrivere un racconto che vede protagonista la bambina ormai cresciuta), tra i saggi spicca “Il declino della violenza”, libro che tutti dovrebbero leggere per comprendere meglio il mondo in cui viviamo, mentre per la narrativa gli ultimi due volumi della saga di Liu Cixin penso possano meritare il primo posto.
Anche quest’anno emergono tra i meglio votati molti romanzi di fantascienza (22), a conferma che questo rimane il mio genere preferito (a questa se ne aggiungono molti di genere fantastico, 17, e alcuni horror, surreali e ucronie) ma anche alcuni saggi (6).
Quest’anno gli italiani sono stati 31 (43 nel 2021, 53 nel 2020, 56 nel 2019 e 47 nel 2018), preceduti dagli americani (32), dagli autori di linga tedesca (6 tedeschi, austriaci e cechi) e dagli inglesi (4). Più numerose del solito le altre nazionalità (bulgari, turchi, indiani, cinesi, giapponesi).
39 le letture di tipo fantastico (41 nel 2021).
Gli ebook sono stati 59 (45 nel 2021), i cartacei 28 (39 nel 2021).
Ho conosciuto personalmente quasi tutti gli italiani che ho letto (a parte Emilio Salgari e Carla Maria Russo).
L’autore che ho letto di più nel 2022? Dato che ho completato la lettura di un file, iniziato nel 2021, che contiene numerose opere di Lovecraft, questo compare con 7 opere.
Molte delle recensioni che ho fatto le trovate nella mia libreria anobii e sul mio blog. Nell’elenco ci sono i link al blog.
I libri che ho letto gli anni precedenti li trovate qui:
Forse una trentina d’anni fa lessi un saggio (di cui non ricordo né titolo né autore) che trovai molto illuminante su come l’epoca moderna sia notevolmente meno violenta di quelle antiche, anche se la percezione comune sembra immaginare l’opposto.
Questa discrepanza tra realtà e percezione credo derivi dal fatto che anche una piccola dose di violenza appare come disturbante e quindi ci lascia insoddisfatti come se fosse assai maggiore di quanto è. I media poi ce la mostrano, amplificata, come se fosse onnipresente.
Leggo ora un saggio più recente e molto più elaborato che riprende la medesima idea: “Il declino della violenza” (“The Better Angels of Our Nature: Why Violence Has Declined”, 2011) di Steven Pinker, un saggio di ben 898 pagine nell’edizione italiana (Mondadori). Un libro impegnativo per dimensioni ma accessibile a tutti per contenuti e che tutti dovrebbero leggere per capire chi siamo, come siamo e perché.
Come lo stesso Pinker nota nelle sue conclusioni, infatti, il declino della violenza è il fenomeno storico più importante della Storia, ma anche il meno conosciuto e studiato. Occorre porre fine a questa situazione perché si porta dietro equivoci deleteri nella descrizione del mondo contemporaneo, che, come faccio notare spesso, tutto sommato, pur con i suoi difetti, sembra essere proprio uno dei migliori mondi possibili che si possano immaginare, ma rischia di non restarlo a lungo se non lo proteggiamo adeguatamente.
Secondo, enorme, pregio di questo libro è che sa esaminare la Storia con uno sguardo scientifico, facendo ricorso a statistica, demografia, psicologia e persino psichiatria.
Credo, infatti, che lo studio della Storia sia ancora, spesso, a livelli primitivi e molta strada debba essere fatta ancora per trasformarla in una Scienza. Anche l’uso dell’ucronia, con lo studio dei mondi alternativi possibili sarebbe uno strumento di cui ogni storico dovrebbe dotarsi nelle sue analisi. La Storia è, poi, molto poco scientifica nello studiare i propri numeri.
Non a caso Steven Arthur Pinker (Montréal, 18 settembre 1954), un canadese naturalizzato statunitense, è uno scienziato cognitivo, professore di psicologia all’Università di Harvard e non uno storico. Non per nulla un altro dei migliori autori di saggi storici per me è Jared Diamond (autore, per esempio, di “Armi, acciaio e malattie” e “Collasso”). Jared Mason Diamond (Boston, 10 settembre 1937) è un biologo, fisiologo, ornitologo, antropologo e geografo statunitense.
Steven Arthur Pinker
Solo grazie a veri scienziati si riesce a dare un approccio moderno e scientifico alla Storia.
“Il declino della violenza” sostiene che questa nel mondo è diminuita sia nel lungo che nel breve periodo e in tutti i suoi aspetti (guerra, genocidio, stupro, bullismo, omicidio, trattamento di bambini, donne, minoranze, razzismo…).
L’autore affronta l’argomento sotto diversi punti di vista, tutti estremamente documentati, sia con dati statistici, sia con riferimenti alla letteratura precedente. Non solo analizza le tendenze storiche, ma ne cerca le motivazioni sia nel succedersi degli eventi, sia a livello psicologico e psichiatrico.
Come scrive wikipedia “Sottolinea il ruolo dei monopoli di stato-nazione sulla forza, del commercio (facendo in modo che “altre persone diventino più preziose vive che morte”), di maggiore alfabetizzazione e comunicazione (promotrice dell’empatia), nonché un aumento di un orientamento razionale alla risoluzione dei problemi come possibili cause di questa diminuzione della violenza. Egli osserva che, paradossalmente, la nostra impressione di violenza non ha seguito questo declino, forse a causa di una maggiore comunicazione, e che un ulteriore declino non è inevitabile, ma è subordinato alle forze che sfruttano le nostre migliori motivazioni come l’empatia e l’aumento della ragione.”
Innumerevoli sono stati per me gli spunti di riflessione. Vorrei ricordarne solo alcuni (per quanto abbastanza numerosi):
Leggendo la Bibbia avevo già evidenziato la quantità di violenza che vi è presente. Pinker esamina questo e altri testi antichi, che dipingono un mondo in cui la violenza era decisamente più diffusa e accettata.
La violenza non è un prodotto della civiltà: Anche i primi ritrovamenti di corpi umani evidenziano morti per violenza. L’uomo è un grande genocida fin dalla preistoria, come ci insegnano opere come “Da animali a dèi” di Harari e “La sesta estinzione” di Kolbert.
Nell’analizzare il cristianesimo ne emerge la grande ipocrisia tra la predicazione dell’amore fraterno e la pratica della violenza contro chi non professa la fede (crociate, inquisizione, streghe, cavalleria composta da gentiluomini assassini…).
Anche la letteratura successiva abbonda di violenza, basti pensare alle tragedie di Shakespeare e alle fiabe dei fratelli Grimm.
Interessante lo studio degli antichi galatei che, nell’indicare come ci si dovesse comportare, mettevano in evidenza i comportamenti antisociali dell’epoca in cui furono scritti. Si pensi all’introduzione delle posate in Europa al posto dei coltelli da guerra e caccia e alla loro totale eliminazione dalle tavole cinesi.
Come nell’evoluzione si passa dai microrganismi monocellulari a organismi complessi così nelle società umane si passa da nuclei più piccoli e meno organizzati ad altri che lo sono maggiormente. Questo, sia a livello evolutivo, sia a livello sociale, porta a una riduzione del conflitto tra le singole parti, che ora collaborano tra loro per un bene comune. La crescita della dimensione degli Stati fa diminuire la frequenza dei conflitti.
Nell’analizzare le differenze geografiche della diffusione della violenza, nota come alcuni Stati nordamericani abbiamo tassi di violenza tra i più alti del mondo. Analizza quindi come negli Stati Uniti del sud vi sia maggior tolleranza verso la violenza se serve a tutelare se stessi, e come vi sia più forte la cultura dell’onore. Alcuni sostengono che nel sud emigrarono gli scozzesi allevatori mentre nel nord maggiormente agricoltori. Gli allevatori sono più a rischio di essere derubati perché gli animali possono essere portati via la terra no e questo li rende più violenti. Questo però non sembrerebbe vero. Sembrerebbe invece che vi arrivarono popolazioni provenienti da zone montane e più impervie in cui il senso dell’onore era più importante essendo lo stato meno presente. Nell’ovest invece prevalse la cultura di cowboy (allevatori).
Il boom di natalità degli anni sessanta portò a un enorme impennata di violenza: difficile gestire questi nuovi barbari da educare. La tv rese la violenza una conoscenza comune degli adolescenti che si potevano ispirare a comportamenti che le generazioni precedenti non avevano conosciuto. I baby boomer rappresentavano un popolo interconnesso grazie a TV e radio. Le élite si sentirono logorate dalla informalizzazione dei rapporti (si veda la progressiva abolizione dell’uso del Lei).
Non c’è correlazione tra economia (come maggior ricchezza o povertà) e violenza in particolare omicidi. Casomai la povertà accresce i danni alla proprietà, se cresce la disoccupazione.
Un ambiente ordinato fa ridurre la criminalità.
La morale stabilisce i propri principi come frutto della ponderazione di costi e benefici.
Le guerre di religione, l’inquisizione, la lotta contro gli eretici hanno fatto molti più morti (in proporzione alla popolazione del tempo) delle guerre mondiali. Dare importanza all’anima al posto della vita porta a far perdere valore alla vita stessa e quindi fa aumentare gli omicidi. La morale può essere grave fonte di istigazione alla violenza. Pinker descrive poi le atrocità delle torture.
La diffusione della pulizia ha reso gli esseri umani meno ripugnanti e quindi meno soggetti a essere oggetto di violenza da parte di altri che li consideravano come non umani.
Il miglioramento dell’economia (ricchezza) ha portato in modo maltusiano a un incremento della popolazione e quindi a una ricchezza pro capite invariata fino alla rivoluzione industriale.
Nel 1700 la diffusione dei testi scritti e della lettura favorirono l’empatia e la rivoluzione umanitaria.
Raffrontando i morti nelle principali guerre della storia umana con la popolazione vivente in ciascuna epoca, si scopre come le guerre del ventesimo secolo in rapporto al numero di abitanti del mondo fossero confrontabili con quelle di molti altri conflitti dei secoli passati. Le morti per eventi singoli possono sommarsi raggiungendo numeri molto maggiori delle grandi guerre. Si pensi alle morti per incidenti automobilistici che nello stesso arco di tempo della Seconda Guerra Mondiale portano altrettante vittime. “delle 21 cose peggiori (a nostra conoscenza) che gli esseri umani hanno fatto gli uni agli altri, quattordici si situano in secoli anteriori al XX”. Di grandissimo interesse la tabella nel Capitolo V che riparametra i morti dei principali conflitti sull’entità della popolazione del tempo. “Il peggiore massacro di tutti i tempi fu provocato dalla rivolta e guerra civile di An Lushan che, scoppiata in Cina sotto la dinastia Tang, durò otto anni e, secondo i censimenti, comportò la perdita di due terzi dei sudditi dell’impero, un sesto della popolazione mondiale del tempo”. I suoi 36 milioni di morti, se parametrati alla popolazione mondiale del XX secolo, sarebbero stati ben 429 milioni, contro i 55 milioni della Seconda Guerra Mondiale. Si era negli anni tra il 755 e il 763 d.C.
Le guerre iniziano in modo casuale e finiscono in modo casuale. Non conta la durata del periodo di pace o di guerra precedente. Difficile quindi predire quanto dureranno o quanto dureranno i periodi di pace.
Dalle statistiche sulla pace emerge che dopo la Seconda Guerra Mondiale nei Paesi sviluppati tutti gli indici sulla violenza sono pari a zero. Questo non esclude, come abbiamo ben visto in questi mesi, che il processo possa arrestarsi. Il calcolo delle probabilità diceva nel 2011 come fosse pressoché inevitabile lo scoppio di una nuova guerra in Europa. La lunga pace nucleare sembra essere un’eccezione nella Storia. Già dal 1989 gli studiosi sostenevano che la lunga pace stava per finire.
Pare che non sia la minaccia nucleare a impedire la guerra ma la volontà di evitare una guerra convenzionale.
Gli Americani hanno un’esperienza della guerra molto ridotta rispetto agli Europei, che le hanno affrontate per secoli, forse per questo accettano la diffusione delle armi tra i cittadini e hanno una maggior volontà di combattere.
Guardando le statistiche, le democrazie fanno meno guerre degli stati illiberali.
Le grandi potenze sono diventate più interessate a far finire in fretta i conflitti scatenati dai loro alleati che non ha farli vincere.
Nei Paesi in via di sviluppo la morte per fame e malattie durante i periodi di guerra si sta riducendo. Questo sembra effetto dell’assistenza umanitaria fornita dalle altre nazioni a livello sanitario.
Nel XX secolo i genocidi hanno causato più morti delle guerre. Il disgusto spesso è alla base del genocidio e l’ideologia lo sostiene. Ideologie utopiche ricercano la perfezione e portano al genocidio per eliminare chi non risponde ai canoni. Gli utopisti si sentono molto buoni ma non si rendono conto che la loro ideologia portata all’estremo può diventare razzista e generare genocidi. I genocidi sono stati molto meno studiati delle guerre dagli storici. Primi esempi di genocidi furono gli stermini delle altre specie di Homo. A leggere la Bibbia uno dei primi grandi genocidi fu… Dio.
In alcune specie, pensiamo ai leoni per esempio, quando ci sono più maschi adulti sono i maschi che lasciano il gruppo. Nei primati (scimpanzè e uomini in particolare) invece semmai sono le femmine che si allontanano, mentre i maschi rimangono nello stesso gruppo familiare e questo crea forme di solidarietà che poi degenerano, per meccanismi di conservazione genetica, in una maggior propensione a sacrificarsi per i propri parenti e quindi anche una propensione alla guerra. Molti terroristi suicidi sono affetti da questa forma di sacrificio per la famiglia. A volte i terroristi suicidi sono scapoli giovani con numerosi fratelli, che beneficeranno di eventuali guadagni offerti dalle cellule terroristiche e per collocare poi il resto della famiglia in modo migliore nella società.
Terrorismo nel lungo periodo si estingue, degenerando in violenza estrema che non trova più supporto nella società civile.
Nell’analizzare il rischio di guerra provocata da paesi islamici e lo stato della democrazia di questi, emerge dai dati una forte diffusione del pacifismo islamico.
Nell’evidenziare l’importanza della cultura nel ridurre la violenza, cita Voltaire “Coloro che possono farvi credere assurdità, possono farvi commettere atrocità”.
Un altro assurdo luogo comune è che i bambini siano innocenti e la violenza si impari. Già la psicoanalisi ci ha mostrato come questo sia del tutto falso. I dati di Pinker mostrano come l’età in cui siamo più violenti è fino ai due anni: i bambini non imparano la violenza, imparano a non praticarla.
Come diceva Platone e ripeteva Freud, i buoni sognano di compiere violenza, ma i cattivi la fanno.
Nella psicologia della violenza, il colpevole ha sempre una motivazione.
Pinker passa poi a esaminare quali parti del cervello si attivino in casi di violenza vendetta e simili, quali sostanze o comportamenti rendano più violenti: l’ossitocina rende più empatici, la lettura di opere di narrativa espande l’empatia, fondamentale lo sviluppo dell’autocontrollo, le tendenze aggressive possono essere ereditabili, il calo della violenza è stato troppo veloce per essere giustificato a livello genetico biologico, il senso morale genera violenza.
La tolleranza e le regole di mercato allontanano la violenza come soluzione ai conflitti. Le sanzioni economiche come nuova forma di guerra (lo vediamo anche ora in Ucraina).
Studi sulla gravità delle guerre intraprese dagli USA mostrano come sia collegata con l’intelligenza (Q.I.) dei loro presidenti.
L’irrazionalità genera violenza.
Il Quoziente di intelligenza medio della popolazione (americana) da un secolo a questa parte è aumentato enormemente. Un cittadino medio del 1910 oggi avrebbe un quoziente intorno a un 70. Nei test sui Q.I. risultano migliorati i risultati soprattutto su somiglianze e matrici.
Capacità di immaginare mondi ipotetici ci rende più intelligenti, comprensivi e meno violenti. In ambito letterario sottolineerei l’importanza della diffusione di ucronia e fantascienza per aprire le menti.
La scuola prima insegnava a imparare a memoria ora insegna a comprendere. È cresciuta l’intelligenza astratta.
La stupidità morale favorisce il razzismo.
I liberali hanno un Quoziente di intelligenza superiore a quello dei conservatori, ma le persone più intelligenti pensano in modo economico, hanno una visione commerciale dei rapporti umani e questo le porta a una minore violenza. L’educazione prepara alla democrazia. La politica per slogan ne ha abbassato il livello di razionalità portando al ritorno di alcuni episodi bellici.
Insomma, come già scritto, un libro ricchissimo di spunti, che si possono anche non condividere ma da cui partire per comprendere meglio il nostro mondo e migliorare il nostro modo di ragionare. Anche perché una cosa che questo saggio non dice è che se la violenza contro la nostra stessa specie è diminuita, quella contro il nostro mondo sta aumentando vertiginosamente e rischiamo di distruggerlo: non è forse una violenza peggiore che poi si ritorcerà contro tutti noi, che, anzi, già si sta ritorcendo?
Quanti insuccessi prima di far mettere piede a Neil Armstrong sulla Luna! Da quando, ancora bambino nell’estate del 1969 mi lasciai incantare dalla telecronaca fiume del primo allunaggio umano sul nostro satellite, quel ricordo ha alimentato la mia fantasia e il mio amore per i viaggi spaziali e la fantascienza.
Da bambino mi ero molto interessato a tutto ciò che era girato dietro alle missioni Apollo e alle parallele imprese russe in quella incredibile sfida spaziale.
Non mi ero reso conto (o non me ne ricordavo più) di quanti fallimenti avessero preceduto i pochi successi della nostra ancora primitiva storia dell’esplorazione spaziale. Ero cosciente che l’allunaggio fosse stato il frutto fortunato di un’impresa quanto mai ardita, con rischi che oggi non credo oseremmo più correre, spinta dal vento per una volta fausto della competizione politica.
Leggendo il bel saggio “Sulla luna” (Edizioni Cento Autori, 2019) di Carmine Treanni ho così potuto scoprire i tanti retroscena di questa mirabile e per ora irripetuta impresa di inviare una “sporca dozzina” di ragazzotti americani su quel pallido volto notturno che tanto ha ispirato poeti e romanzieri.
Il saggio di Treanni, per l’appunto, alterna la narrazione della storia della conquista del nostro satellite a quella della letteratura che vi è fiorita attorno, rendendo il volume due volte interessante. Tre volte, anzi, se si considera che si conclude con la descrizione dei progetti futuri di esplorazione.
Era fallace l’articolo de “Il giorno” che titolava il 16 Luglio 1969: “Addio fantascienza!” pensando che il metter piede su quella roccia polverosa avrebbe spento ogni ardore creativo dei narratori: è vero che i viaggi spaziali si sono rivelati assai deludenti per chi ci vedeva in questo millennio viaggiare di stella in stella, ma la fantascienza ha saputo trovare molte altre “mete”, molti altri temi.
Carmine Treanni
Il sogno della Luna rimane una delle più belle imprese dell’umanità che “decise, dopo una sanguinosa e terribile guerra mondiale, di rivolgere il proprio sguardo verso le stelle” in un affascinante succedersi di prime volte: il primo razzo, il primo satellite artificiale, il primo essere vivente nello spazio, il primo uomo in orbita, il primo rendez-vous spaziale, la prima donna nello spazio, la prima “passeggiata spaziale”, il primo allunaggio, il primo uomo sulla Luna. E quante difficoltà, quanti problemi con una tecnologia ancora così primitiva.
Ed ecco che la penna di Treanni ci ricorda spettacoli e libri fondanti per la nostra cultura: Luciano di Samosata, l’Ariosto, Cyrano di Bergerac, il barone di Münchhausen, Jules Verne, Emilio Salgari, Wells, Mélies, Hamilton, Williamson, Heinlein, Clarke, Campbell, Simak e tanti altri dopo di loro. Serie TV come le indimenticabili “Spazio 1999”, “UFO”. In merito ricordo una bella antologia che raccoglie vari racconti sulla Luna: “Mille e una luna”
Insomma, un bel volume da leggere, conservare e magari rileggere, per non dimenticarci mai che, sì, sulla Luna ci siamo stati. Se abbiamo fatto questo, cos’altro potremmo fare un giorno? E per chi sostiene che non è vero, Carmine Treanni ha scritto un capitolo apposta che aiuta a capire quanto si sbagliano i negazionisti.
Ho appena finito di leggere, con grande piacere, il volume curato da Massimo Acciai Baggiani“Architettura dell’ucronia” che porta il significativo sottotitolo“Invito alla lettura di Pierfrancesco Prosperi”, che è stato edito da Solfanelli a maggio 2022 nella preziosa collana Micromegas.
Il volume, presentato per la prima volta al Salone del Libro di Torino 2022, è una sorta di saggio antologico, come già era stato il precedente “Il sognatore divergente” (Porto Seguro, 2018) di Massimo Acciai Baggiani, nel senso che si compone di una breve Introduzione in cui il curatore parla del volume e del soggetto del testo: il prolifico scrittore prevalentemente di genere fantastico Pierfrancesco Prosperi. Fanno seguito poi una parte composta da alcune recensioni di Massimo Acciai Baggiani a opere di Prosperi, un’intervista di Acciai a questo grande autore ucronico con alle spalle quasi sessant’anni di pubblicazioni con editori grandi e piccoli, un terzetto di racconti, una quarta parte composta dei contributi di altri autori che scrivono di Prosperi e della sua opera e, infine una bibliografia completa e aggiornata dell’autore, che ne evidenzia la grande ricchezza.
Il piacere di questa lettura deriva, innanzitutto, dal conoscere io personalmente sia l’autore/ curatore del saggio, sia Prosperi, sia, in misura forse minore, molti degli autori che hanno dato il loro contributo (Donato Altomare, Carlo Bordoni, Adalberto Cersosimo, Gianfranco De Turris, io stesso ed Errico Passaro). L’impressione è quindi quasi di fare una chiacchierata tra amici. Sento le loro voci tra le pagine.
Se per me l’interesse è accresciuto dunque da questa conoscenza personale, credo che questo rimanga comunque alto per un qualsiasi altro lettore, sia per la grande e varia produzione letteraria di Prosperi la cui esplorazione mantiene sempre desta la curiosità e l’attenzione, sia per la qualità di tutti i testi che compongono il volume.
Se le singole recensioni credo di averle già lette prima in rete e riguardavano soprattutto opere prosperiane a me ben note, la mia curiosità è cresciuta leggendo la bella e ricca intervista dalla quale ho potuto scoprire aspetti di Prosperi che ancora non conoscevo e, persino, nuove e ulteriori comunanze d’interessi. Siamo, infatti, entrambi autori che hanno scritto molte ucronie (in merito ho avuto anche il piacere e un po’ la sorpresa di veder citato il mio nome svariate volte nell’opera e di questo ringrazio Acciai e Prosperi).
Come non ritrovarsi allora in affermazione di Prospericome: “Ritengo che per scrivere in modo decente occorra non solo aver studiato (magari anche senza seguire corsi regolari e tradizionali) ma ancor di più aver letto moltissimo e continuare a leggere, per tutta la vita”. A me pare scontato, ma non lo è. Ci sono autori che, incredibilmente, non leggono!
Carlo Menzinger e Pierfrancesco Prosperi
Come non ritrovarsi quando Prosperi definisce l’ABC della fantascienza: Asimov, Bradbury e Clarke. Da questo ABC credo di essere partito anche io, così come condivido le basi italiane in Buzzati e Calvino. Basi queste per moltissime altre letture ovviamente, ma l’amore per la lettura è nato lì.
Bella, semplice e condivisibile anche la sua definizione di fantascienza: “Letteratura del possibile (come dal titolo della prima, mitica antologia di Solmi & Fruttero)”: A chi confonde i generi è anche bene ricordare, come fa lui, che “Il fantasy è impossibile per definizione, la sf ha una possibilità anche infinitesimale di verificarsi”.
Sui sottogeneri di ucronia ho già scritto in altre occasioni ma in quest’intervista Prosperi ne fa una interessante: “Ci sono due tipi di ucronia, quelle che non contemplano passaggi tra gli Universi paralleli, ovvero si limitano a descrivere una realtà alternativa non comunicante con la nostra (…) e quelle in cui gli Universi paralleli, benché paralleli si incontrano, perché qualcuno riesce a passare, magari involontariamente, dall’uno all’altro”. Su questo ci sarebbe molto da dire e qualcosa ne scrivo nel mio articolo, contenuto in questo volume “Il re dell’ucronia italiana” (come definisco il nostro Prosperi), osservazioni alle quali Prosperi risponde nel libro stesso.
Bella anche l’idea che l’automobile sia “Un’occasione di progresso sprecata”. Se volete sapere perché, leggete l’intervista.
E non vi trovate anche voi nella sua frase: “Sono stato in Francia (tre volte a Parigi a distanza di circa dieci anni, e ogni volta la trovavo diversa mentre le nostre città non cambiano mai)”. Ma perché siamo così refrattari al cambiamento? Perché appena abbiamo qualche novità urbanistica gridiamo allo scandalo, invece di rendere le nostre città qualcosa di vivo e progressivo?
Fulminante e di grande ispirazione la frase, una sorta di uovo di Colombo, “Israele, un Paese che non avrebbe dovuto esistere, uno Stato la cui stessa esistenza è fantascientifica”. Un’idea a cui non avevo pensato neppure quando scrissi il racconto ucronico “L’altra Gerusalemme” apparso su IF – Insolito & Fantastico n. 18, in cui, appunto, Israele non è mai esistita.
Ed eccoci ai racconti, tre perle. Nel primo, “Francesco è scomparso”, il protagonista vede sparire dalla sua vita il figlio, senza che nessuno ne ricordi più l’esistenza. Solo il primo passo verso altro, ancor più sorprendente.
Di espressa ispirazione borgesiana è “Il computer di Babele” in cui una sorta di nerd appassionato dal racconto di Borges sulla biblioteca infinita, in cui sono contenuti non solo tutti i libri scritti, ma tutte le loro varianti e tutti i libri possibili, anche se privi di senso, decide di ricostruirla a casa sua,
“Ritornano a volte” porta in un’ambientazione ucronica che vede una Firenze islamizzata il ritorno del celebre Mostro di Firenze, l’assassino di coppiette, che ha dato fiato a tante ipotesi e ispirato vari testi, tra cui ricorderei una mia recente lettura “Nelle fauci del mostro”, curato da Andrea Gammanossi, un’interessante antologia noir.
La maggior parte dei contributi sono di autori che ricordano Prosperi da molti anni, sia come persona e amico, sia come autore tra i più prematuri, avendo pubblicato per la prima volta, come, è qui spesso ricordato a quattordici anni, nel 1959, il racconto “Lo stratega” sulla rivista “Oltre il Cielo”. Come scrive Carlo Bordoni, a vent’anni aveva già un racconto tradotto e pubblicato in Giappone.
Da queste pagine, oltre a quanto già detto traspare la sua attenzione per la storia, i temi sociali e politici oltre che per il fantastico, la fantascienza e l’ucronia.
Due parole sul titolo: “Architettura dell’ucronia”, che sottende alcuni temi. Innanzitutto, fa riferimento al mestiere di Prosperi, Piero, per gli amici che ne scrivono qui, l’architettura e in particolare l’urbanistica, come emerge anche da alcuni suoi racconti (non molti) che risentono della sua formazione professionale (penso per esempio a quello contenuto nell’antologia “Accadeva in Firenze Capitale”, del Gruppo Scrittori Firenze, con cui di recente Prosperi ha collaborato in più occasioni, sebbene aretino). L’altra parola centrale del titolo è “ucronia”, non per nulla intitolo il mio articolo “Il re dell’ucronia italiana”, dato che, sebbene abbia sceneggiato fumetti (da Topolino a Martin Mystere), scritto fantascienza, gialli, horror e gotico, il suo genere prevalente appare proprio l’allostoria, la storia alternativa, il narrare come la storia avrebbe potuto essere e non è stata.
Massimo Acciai Baggiani e Pierfrancesco Prosperi – Febbraio 2020
Per scrivere ucronie, occorre, in effetti, una sorta di progetto architettonico, immaginare diversi sviluppi della storia e in questa struttura scrivere la narrazione. Mestiere che Prosperi ben conosce e che pratica con impegno e grande costanza, dote fondamentale di un autore per restare sempre attivo e prolifico come lui per decenni, producendo oltre 140 racconti e più di 40 romanzi, che ha pubblicato, un po’ con tutti, perché, come conclude Passaro “Propseri è nel catalogo dei grandi editori, ma è anche e soprattutto il fiore all’occhiello di tanti marchi minori disdegnati da scribi con la puzza sotto il naso. Questo è il suo segreto, questo il suo esempio”.
Un autore, aggiungerei, sempre disponibile, pronto a lanciarsi in nuovi progetti per il gusto e il piacere di scrivere, senza domandare chi ci sarà con lui nell’antologia, chi la pubblicherà, che vendite avrà. Come solo chi ama lo scrivere e i libri in loro stessi può fare, come solo chi è consapevole di sé e non ha nulla da dimostrare perché la sua stessa esistenza dice tutto.
Ringraziamo, infine, Massimo Acciai Baggiani per averci consentito con questo suo nuovo volume di conoscere meglio uno caposaldo della letteratura italiana contemporanea.
“Psicosfera” è un romanzo che ci parla di forme di vita alternativa, del potere della mente e della confusione tra realtà e sogno. “Suggestioni fiorentine” ci accompagna attraverso i luoghi iconici e storici di Firenze.
La nuova antologia “Dal profondo”, ancora tutta da realizzare, dovrebbe raccogliere racconti inviati dai lettori di “Psicosfera”, che da tale romanzo si saranno fatti ispirare per creare loro storie che parlino del sogno e del potere della mente e magari di viaggi oltre la superficie della Terra, verso le sue profondità o verso lo spazio esterno.
Vi aspettiamo con la vostra curiosità e le vostre idee.
Nato a Roma il 3 Gennaio 1964, dove si laurea in Economia e Commercio, vive a Firenze, dove lavora nel project finance.Con la moglie Antonella, ha una figlia, Federica.
Pubblica con Liberodiscrivere Il Colombo divergente (2001), Giovanna e l’Angelo (2007), Ansia assassina (2007), Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale (2010), il romanzo collettivo illustrato Il Settimo Plenilunio (2010), la raccolta di testi a quattro mani Parole nel Web (Liberodiscrivere, 2007) e cura l’antologia collettiva Ucronie per il Terzo Millennio (2007).
Sperimenta le tecniche del web-editing e del copyleft per il secondo volume della serie I Guardiani dell’Ucronia (Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati (2013) e per La Bambina dei Sogni (più edizioni tra il 2012 e il 2013). Il Settimo Plenilunio e Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati sono romanzi illustrati da numerosi artisti (c.d. gallery novel). Con Porto Seguro Editore pubblica in tre volumi Via da Sparta: Il sogno del ragno (2017), Il regno del ragno (2018), La figlia del ragno (2019), nonché il saggio Il narratore di Rifredi (2019).
Tabula Fati nel 2019 pubblica la sua raccolta di racconti Apocalissi fiorentine, opera finalista al Premio Vegetti 2021, il cui racconto Collasso domotico è stato scelto per il volume Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza italiana indipendente 2019 (edito da Delos e vincitore del Premio Italia); e nel 2020 la fan-fiction di sette autori Sparta ovunque (Tabula Fati), finalista al Premio Vegetti, ispirata ai romanzi della saga Via da Sparta.
Cura con Caterina Perrone l’antologia Gente di Dante (Tabula Fati, 2021).
Pubblica con Massimo Acciai Baggiani il romanzo di fantascienza ESP “Psicosfera” (Tabula Fati, 2022)
Ha inoltre pubblicato vari racconti, poesie, articoli, recensioni e altro in antologie, riviste e siti internet
Su di lui sono stati scritti i saggi “Il sognatore divergente” (Porto Seguro Editore, 2018) di Massimo Acciai Baggiani e “Suggestioni fiorentine nella narrativa di Carlo Menzinger” (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli.
PSICOSFERA - Non siamo soli sulla Terra. Non lo siamo mai stati.
Apocalissi Fiorentine – Gruppo Editoriale Tabula Fati
GENTE DI DANTE - antologia del Gruppo Scrittori Firenze curata da Carlo Menzinger e Caterina Perrone
Sparta ovunque – 7 racconti di 7 autori ambientati nel mondo di “Via da Sparta”
Mondi paralleli – Il meglio della fantascienza indipendente italiana 2019
La figlia del ragno (Via da Sparta) Porto Seguro Editore
Il sognatore divergente – La produzione letteraria di Carlo Menzinger di Preussenthal tra ucronia, fantascienza e horror – di Massimo Acciai Baggiani – Porto Seguro Editore
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER (Solfanelli Editore, 2022) di Chiara Sardelli
SUGGESTIONI FIORENTINE NELLA NARRATIVA DI CARLO MENZINGER - Chiara Sardelli ricerca i riferimenti storici, geografici e culturali fiorentini nell'antologia "Apocalissi fiorentine"
Il regno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
Il sogno del ragno (Via da Sparta) – Porto Seguro Editore
La Bambina dei Sogni – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Il Colombo divergente – Edizioni Liberodiscrivere
Giovanna e l’angelo – Edizioni Liberodiscrivere
Ansia assassina – Edizioni Liberodiscrivere
Jacopo Flammer nella Terra dei Suricati – Edizioni Lulu ed ebook gratuito
Jacopo Flammer e il Popolo delle Amigdale – Edizioni Liberodiscrivere
Il narratore di Rifredi – Porto Seguro Editore
Il Settimo Plenilunio – Edizioni Liberodiscrivere
Parole nel Web – Edizioni Liberodiscrivere
Ucronie per il Terzo Millennio – Edizioni Liberodiscrivere
Il Terzultimo Pianeta – Ed. Lulu ed E-book gratuito
Schiavi part-time – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Spada di inchiostro – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Sangue blues – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Rossi di sangue sono dell’uomo l’alba e il tramonto – Ed. Lulu ed ebook gratuito
Carlo Menzinger è membro del GSF -Gruppo Scrittori Firenze
Carlo Menzinger, membro del Consiglio Direttivo del GSF dal 2019, ne ha curati con Barbara Carraresi gli incontri letterari, gestisce il blog e dal 2022 coordina il Premio Letterario La Città sul Ponte. Nel 2021 ha curato, con Caterina Perrone, per il GSF l'antologia "Gente di Dante".
Carlo Menzinger è membro dell’associazione degli autori di fantascienza “World SF Italia”