Tre romanzi russi, l'Ucraina e niente ucronia

Ecco dei commenti che ho scritto circa un anno fa ma che ancora non ero riuscito a pubblicare e che riguardano due romanzi di Bulgakov e uno di Cechov.
LA GUARDIA BIANCA
BulgakovMikhail Bulgakov con questo romanzo non raggiunge gli elevatissimi livelli di creatività del suo capolavoro “Il Maestro e Margherita” ma rimane comunque un testo interessante soprattutto per chi sia curioso di conoscere la storia dell’Ucraina (*) e di quel difficile periodo a cavallo tra il 1918 e il 1919 in cui questa passò dal regime zarista a quello bolscevico attraverso le esperienze di governo etmanico di Skoropadskji (Hetman è il termine con cui è chiamato il capo dei cosacchi ucraini) e la veloce ed effimera conquista di Petljura (nazionalista ucraino). Brevi settimane ma di intensa violenza e cariche di enormi cambiamenti per questo popolo.
Splendide le frasi che aprono e chiudono il romanzo, da sole valgono l’intera lettura:
Grande fu, e terribile, l’anno 1918 dopo la nascita di Cristo, il secondo dall’inizio della rivoluzione. Fu ricco di sole in estate, ricco di neve in inverno, e due stelle stettero particolarmente alte nel cielo: la vespertina Venere,La guardia bianca - Michail Bulgakov - copertina stella dei pastori, e il rosso, fremente Marte.”
(Michail Bulgakov – La guardia bianca – Mosca 1923-24- incipit)
 Tutto passa. Passano le sofferenze e i dolori, passano il sangue, la fame, la pestilenza. La spada sparirà, le stelle invece resteranno, e ci saranno, le stelle, anche quando dalla terra saranno scomparse le ombre persino dei nostri corpi e delle nostre opere. Non c’è uomo che non lo sappia. Ma perché allora non vogliamo rivolgere lo sguardo alle stelle? Perché?”
(Michail Bulgacov – La guardia bianca – Mosca 1923-24- finale)
 
(*) qui si parla di Ucrania, non di ucronia, nonostante il commento sia del sottoscritto! 😉
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UN BAMBINO SPEDITO NELLA STEPPA COME UN PACCO (CECHOV)
Anton Cechov - La Steppa - [PDF Document]Ho letto “La Steppa” di Anton P. Cechov, in un vecchio volume edito da Nuova Italia. Mi sono recentemente occupato di ucronia ed è, ora, tempo di occuparmi un po’ anche dell’Ucraina (che con l’ucronia ha in comune solo l’assonanza dei nomi, il che non è poco, dice qualcuno). Leggo su Wikipedia che nel 1887, Cechov, a causa dei suoi problemi di salute (primi sintomi della tubercolosi) fece un viaggio in Ucraina e al suo rientro iniziò a scrivere “La Steppa“. Fu questo l’inizio della sua attività di scrittore a tempo pieno. Dunque, si tratta di un romanzo d’esordio per questo celeberrimo autore e questo mi rende particolarmente interessante la lettura, dato che recentemente ho letto molti romanzi di autori esordienti. Mi piace, dunque, ricercarvi i vezzi narrativi di chi scrive per la prima volta (o quasi). Devo dire, però, che di questi vezzi (auto-riferimento, mancanza d’ambientazione, astrattezza…) non ne ho colti molti. Vi è forse solo una certa esilità della trama ma è ampiamente compensata dalla ricchezza descrittiva dei personaggi e delle loro azioni.
I personaggi sono descritti, infatti, assai più tramite le loro azioni che tramite i loro pensieri. Indubbiamente, già da questa prima opera si coglie la grandezza dell’autore.
 
La riflessione principale che ho fatto riguardo questo libro di poche pagine (circa 100) steppariguarda, però, soprattutto il personaggio principale. Il titolo è “la steppa” ed è ambientato in Ucraina, dandoci un quadro affascinante di questo Paese che, proprio mentre leggevo, alcuni mesi fa, è stata oggetto di cronaca in merito all’eventualità di un suo ingresso nella Nato. Nonostante il titolo, però, l’autore sembra curarsi, piuttosto che del paesaggio, del giovane protagonista, Jegòruska, un bambino di nove anni che attraversa la steppa, prima con uno zio e poi con sconosciuti, per andare in una città in cui proseguire gli studi.
La riflessione che induce a fare questa lettura è su come, in poco più di un secolo sia cambiato il modo di rapportarsi degli adulti verso i bambini. Il mutamento, in realtà riguarda soprattutto gli ultimi anni, dato che fino ad una generazione o due fa le cose somigliavano molto a come le descrive Cechov.
Al giorno d’oggi i bambini (in Italia) sono dei piccoli principi a cui tutto è concesso e della cui salute psico-fisica tutti si preoccupano. Un tempo, come in questo racconto, non era così. Ne “La steppa” non siamo certo dalle parti di “David Copperfield”, nessuno fa o vuol fare del male a “Giorgietto” (come potremmo tradurre il suo nome), nessuno lo vuole sfruttare. Il bambino è, anzi, un piccolo privilegiato, un “signorino” che sta andando a studiare lontano da casa. Ciononostante, Jegòruska sembra solo un pacco sul carro dei viaggiatori, siano essi lo zio e l’amico prete o gli sconosciuti cui è affidato per un tratto. Lo zio, infatti, lo abbandona senza alcun rimorso o perplessità, come cosa di poca importanza.
Nessuno si preoccupa di lui, nessuno cerca di non farlo annoiare (cosa per la quale tanti genitori d’oggi si danno molto da fare). Quando si bagna o si ammala nessuno se ne cura più di tanto. Per non parlare del vitto, che non è certo studiato apposta per lui. Nessuno si preoccupa (forse un poco il vecchio) dell’umore di un bambino che è rimasto orfano di padre, ha abbandonato per un lungo periodo la madre ed è stato appena lasciato con sconosciuti dallo zio.
Davvero dei valori diversi, davvero un’assai diversa importanza dei bambini, di cui solo uno scrittore con la sensibilità di Cechov pare in grado d’interessarsi!
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ROMANZO TEATRALE
 
Romanzo teatrale. Le memorie di un defunto : Bulgakov, Michail, Martinelli,  Milli: Amazon.it: LibriPrima di partire per la Russia (dove sono stato la scorsa estate), avevo rispolverato un po’ di classici di questa terra.
Ho amato moltissimo Bulgakov per il suo “Il Maestro e Margherita“, che non finirà mai di incantarmi. Da ragazzo ho apprezzato molto anche “Cuore di cane“. Più sopra ho già detto de “La guardia bianca”.
Qualche mese fa ho, dunque letto anche “Romanzo Teatrale” o “Le memorie di un defunto”. Non è solo interessante perché scritto da un grande autore, perché descrive un Paese tutto da scoprire, ma anche per la sua ambientazione in un mondo al confine tra quello degli scrittori e quello del teatro. Narra, infatti, le tribolazioni di un piccolo giornalista sconosciuto che scrive un romanzo e tenta prima di pubblicarlo e poi di mandarlo in scena. Nonostante le difficoltà, sembra prossimo a realizzare i suoi sogni ma si scontra con un mondo chiuso in se stesso, che lo rifiuta non perché “incapace” o “inadatto”, ma proprio perché questo mondo è spaventato dal successo, che gli altri temono possa derivare dalla sua opera.
È una storia dal tocco finemente satirico (in cui si possono riconoscere le caricature dei divi del tempo), che ci insegna quanto poco siano, in sostanza, cambiate le cose. Le difficoltà incontrate dal protagonista Maksudov (piuttosto autobiografico) non sembrano molto diverse da quelle di un moderno autore ai tempi di internet, del print-on-demand e dell’informatica. Gli uomini sono sempre gli stessi e le invidie non hanno nazionalità o epoca. Il nuovo fatica sempre ad emergere e, spesso, viene sconfitto. I vecchi attori, se proprio non possono adattare la nuova commedia alla loro senescenza, preferiscono farla scomparire.
Questa trovata bulgakoviana pare quasi una metafora del mondo.

7 responses to this post.

  1. Posted by angeliss on 27 Maggio 2009 at 21:52

  2. Posted by annalisaeffe on 29 Maggio 2009 at 20:36

    A me piace molto Dickens e ho letto sia David Copperfield che Oliver Twist. E’ proprio come dici tu, i bambini non erano i sovrani assoluti che sono ora, e poi, basta pensare a come trattavano noi (parlo per me, che sono del lontano 1959)..eravamo un mondo a parte: c’erano gli adulti e c’eravamo noi e ognuno viveva nella sua sfera….ciao Carlo, bella riflessione la tua, complimenti!

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  3. Posted by passandoperme on 31 Maggio 2009 at 15:09

    ci dicono tutto da un sacco di tempo, sono così attuali e vicini a noi che sembrano essere stati scritti oggi. l.

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  4. Posted by angeliss on 1 giugno 2009 at 18:49

    se passi da me ho una proposta da farti

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  5. Posted by anneheche on 11 giugno 2009 at 19:57

    Parli di libri che amo molto! E lo fai in modo perffetto.

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  6. […] autore de “Il Maestro e Margherita”, “Cuore di cane” e “Le uova fatali” nonché de “La Guardia bianca” e “Romanzo […]

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  7. Posted by Caterina Perrone on 1 marzo 2022 at 14:50

    Interessanti questi suggerimenti. A parte Il Maestro e Margherita che ho letto più di una volta e ogni volta ho capito qualcosa in più, gli altri dovrò leggerli

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