LE COMPLESSE RIVELAZIONI DEGLI AMARANTINI

Alastair Reynolds

Un romanzo che immagina un’antica razza aliena estinta, discendente da una specie alata, ma non più capace di volare (gli Amarantini), dei cyborg umani superintelligenti dislocati su Marte (i Conjoiner), degli oceani intelligenti (alla “Solaris”) presenti su vari pianeti, capaci di riprodurre i sistemi nervosi di chiunque (i Giocolieri), delle astronavi popolate da chimere umane e biomeccaniche (gli Ultranauti), dei pianeti chiusi all’interno di una sfera invalicabile di distorsione gravitazionale (le Cortine Nere) che consentono la comprensione dei misteri dell’universo, un misterioso, antichissimo alieno detto Il Ladro di Stelle, e immagina connessioni tra la coscienza e lo spazio-tempo si presenta già sufficientemente ricco e vario per collocarsi tra le grandi opere dei creatori di mondi.

Eppure, forse per l’estrema densità di contenuti e idee, forse per un’attenzione agli aspetti tecnici e scientifici rispetto a quelli narrativi ed emozionali, il romanzo “Revelation space” del britannico Alastair Reynolds (Barry, 1º aprile 1966), pubblicato in Italia da Urania in due volumi, “Rivelazione /1” e “Rivelazione /2”, non si presenta come una lettura facile e forse neppure sufficientemente piacevole.

Rivelazione” fa parte di una saga che conta al momento 5 titoli:

  • Rivelazione (Revelation Space, 2000)
  • La città del cratere (Chasm City, 2001)
  • Redemption Ark (Redemption Ark, 2002)
  • Absolution Gap (Absolution Gap, 2003)
  • Il Prefetto (The Prefect, 2007)
  • I fuochi di Elysium (Elysium fire, 2018)

In effetti, ho in mente saghe o romanzi altrettanto complessi (per esempio “I Canti di Hyperion” di Dan Simmons o “Tre Corpi” di Cixin Liu o “La Torre Nera” di Stephen King), che mi hanno fortemente appassionato. Credo quindi che la debolezza di un’opera, con un simile elevato potenziale, sia più nel modo di approcciare la storia da parte dell’autore che non nella complessità dei temi.

Reynolds è un astronomo e la sua formazione scientifica si sente, nel bene e nel male.

Va peraltro detto che spesso le saghe vanno lette per intero per essere apprezzate correttamente. In effetti, già il secondo volume risulta più coinvolgente, proprio, forse, per la “maggior familiriatà” raggiunta con i temi trattati.

Il quesito centrale del romanzo è il paradosso di Fermi ovvero perché ancora non siamo riusciti a

incontrare degli alieni, lo stesso, in pratica dei “Tre Corpi”. Anche qui, come nell’opera del cinese, degli alieni ci sono, ma sono estinti. Gli Amarantini da un milione di anni e i Cortiniani, sembrerebbe, da milioni di anni.

La spiegazione di Cixin Liu all’assenza di contatti extra-terrestri era, in breve, che gli alieni si nascondono per timore di incontrare civiltà pericolose. Quella Reynolds  è che una razza molto potente, gli Inibitori, li abbia sterminati tutti, mentre milioni di anni fa la Galassia sarebbe stata assai più popolata.

Incontriamo quindi un’antica civiltà in grado di utilizzare i buchi neri alimentandoli con stelle nane rosse per farne una sorta di macchina intelligente, il buco nero unifica spazio e tempo, la Stella viene bloccata in una fase intermedia e oscilla tra due fasi quantiche senza diventare un vero buco nero, l’oggetto apparentemente all’esterno assume l’aspetto di una stella di neutroni.

Lascio la parola a Reynolds:

Mentre precipitavano, le particelle continuavano a seguire specifiche orbite attorno al nucleo del buco nero. Tempo e spazio si fondevano tra loro fino a non essere più separabili. E, questo era il punto cruciale, c’era un gruppo di traiettorie in cui tempo e spazio si invertivano, tanto che un’orbita nello spazio diveniva un’orbita nel tempo.

Ma non era tutto: un loro sottogruppo diventava capace di far viaggiare nel passato la materia, raggiungendo un tempo precedente nella storia del buco nero.”

L’oggetto oscillava tra i due stati, obbedendo al principio di indeterminazione. Finché l’indeterminazione si fissava e quel che ne rimaneva era qualcosa di unico nell’universo, a parte il fatto che, in altri punti, venivano praticate analoghe trasformazioni su altri buchi neri, e nascevano altri paradossi causali simili a quello.

L’oggetto finiva per assumere una configurazione stabile, e per questo motivo la sua natura paradossale non era immediatamente ovvia all’universo esterno. Visto dall’esterno assomigliava a una stella di neutroni, almeno per i primi centimetri della sua crosta. Al di sotto, la materia nucleare si era cristallizzata generando strutture complesse in grado di effettuare calcoli con la velocità del lampo, un’organizzazione che era emersa spontaneamente dalla combinazione dei due stati opposti.”

Ecco quindi l’umanità usata come esca dai Cortiniani (che sono altro rispetto a quanto si credeva all’inizio del romanzo) per scoprire se gli Inibitori siano ancora pericolosi.

Insomma, un’opera importante e complessa, da non ignorare. Sebbene abbia faticato un po’ nella lettura, non escluderei di cercare i prossimi volumi.

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