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LO SCRITTORE DI RITRATTI

Smettere di scrivere? Quale autore non l’ha mai pensato, sia egli di successo o meno? “Mr Gwyn”, il protagonista dell’omonimo romanzo di Alessandro Baricco non si è limitato a farlo, ma l’ha dichiarato alla stampa e poi ha davvero smesso di scrivere, nonostante fosse un autore amato dal pubblico.

Per fare cosa? Per cambiare vita e mestiere, ma senza sapere bene come. Poi capisce che vorrebbe fare il Copista? Ma cos’è un Copista ai giorni d’oggi? Nel medioevo l’avremmo visto in un convento copiare antichi testi in bella calligrafia. Nel XXI secolo il termine mi fa pensare all’equivalente moderno dei monaci copisti: un creatore di e-book, quell’oscura figura di pirata informatico che ricopia digitalmente romanzi, saggi, antologie e quant’altro e trasforma tutto in epub, mobi, pdf o altri formati idonei alla lettura su e-reader.  Un antico copista medievale preservava i libri dall’usura del tempo e li tramandava ai posteri. Un creatore di e-book moltiplica all’infinito i libri che tocca, in una sorta di miracolo tecnologico e li consegna al libero scambio, fuori da ogni logica commerciale e di copyright, rendendo, per la seconda volta nella storia, la letteratura popolare e fruibile. Se la stampa a caratteri mobili di Gutenberg aveva creato il libro economico, l’e-book dona al mondo il libro gratuito o semigratuito, rendendo la cultura accessibile a tutti e libera come l’aria.

 

Alessandro Baricco

Il libro di Baricco però non parla per nulla di questo. Mr Gwyn non ha intenzione di diventare un paladino del copyleft. Non sa cosa voglia dire fare il copista, pur desiderando essere proprio questo. Un giorno poi scopre, grazie a una vecchia signora, che si trasformerà in una sorta di “amica immaginaria” con cui confidarsi, che per lui fare il Copista significa “copiare le persone”! Ma come si possono copiare le persone? Immagina allora di far loro dei ritratti. Non sapendo dipingere ma scrivere, saranno ritratti scritti.

La scrittura e la pittura si sono spesso imitate a vicenda e scambievolmente, ma di solito imitando i risultati, gli effetti finali, le sensazioni provocate, i temi narrati o viceversa le premesse, le motivazioni, la cause scatenanti. Difficilmente imitano l’una gli strumenti dell’altra.

Mr Gwyn, invece, vuole fare questo e così si prepara un incredibile studio-loft in cui fare i suoi ritratti letterari, scrivendo “dal vero”, con un modello vivo da ritrarre. La sola descrizione dello studio vale già la lettura del romanzo, ma è solo poca cosa rispetto al resto!

Comincia così la sua avventura alla scoperta di se stesso, di un nuovo mestiere e di una nuova visione della scrittura.

Vediamo così Gwyn inventarsi un modo suo per “scrivere ritratti” e già questo basterebbe a fare uno splendido racconto, ma Baricco ci stupisce poi proseguendo oltre il primo ritratto fino a una svolta che parrebbe conclusiva e con la quale il libro sarebbe potuto finire, essendo già così un ottimo romanzo, ma alla svolta ne segue un’altra e come in una passeggiata in montagna, all’improvviso, dietro una curva, scopriamo una vista sulle vette che non ci saremmo aspettati e una splendida passeggiata si trasforma in una gita indimenticabile. Tre parti di un tutto, che se fossero state più lunghe sarebbero stati tre episodi di un ciclo, ognuno con la sua autonomia, ma Baricco ce li regala tutti assieme, in un numero di pagine saggiamente limitato. Spesso i libri migliori hanno una simile concisione, non facile da trovare. Saper moderare la lunghezza dei romanzi è dote di pochi.

Insomma, se l’incipit mi aveva affascinato, la prima parte mi ha fatto pensare a un piccolo capolavoro, la seconda a qualcosa di più, con la terza mi sono convinto di poter mettere questo libro tra i migliori romanzi che io abbia avuto la fortuna di leggere. Il finale? Lascerebbe spazio a un’ulteriore svolta, a un nuovo sviluppo, ma Baricco, direi con sapiente moderazione, decide di non abusare e si ferma lì.

Ritratto di Monet eseguito da Manet

Il risultato complessivo è un romanzo che ci parla della scrittura, senza insegnarci come scrivere, anche perché l’esperimento di Gwyn mi parrebbe difficilmente riproducibile nella realtà, ma l’analisi che Baricco fa di questo processo è acuta e affascinante e si pone accanto alla sua originale visione della cultura moderna espressa nel saggio “I barbari”. Se Gwyn scrive ritratti dei suoi clienti, Baricco dipinge il ritratto della Scrittura. Se i clienti di Gwyn si ritrovano e riconoscono nei suoi ritratti, come autore mi vedo ritratto in queste pagine, pur non avendo io nulla a che vedere con Mr Gwyn e non somigliandogli affatto.

Ancora una volta, con questa brillantissima e originale prova, Baricco dimostra di essere uno dei migliori e più intelligenti autori italiani viventi.