Interessante la raccolta di racconti selezionati dall’Editore Tabula fati nel volume realizzato in collaborazione con la World SF Italia (l’associazione nazionale degli operatori del fantastico e della fantascienza) intitolata “Terzo millennio”, con sottotitolo “I migliori racconti di fantascienza del XXI secolo della World Science Fiction Italia”.
Individuati alcuni autori dell’associazione è stato chiesto a loro stessi di proporre la loro opera più significativa prodotta nel primo ventennio di questo secolo. Il volume è edito nel Febbraio 2022.
In effetti, chi meglio dell’autore stesso può indicare la propria opera più significativa? Difficile trovare curatori di antologie che possano averne letto e valutato tutti i racconti di un autore.
Altra gradevole trovata è quella di far precedere ogni storia da una mezza paginetta in cui l’autore stesso spiega la motivazione della selezione effettuata.
Si parte con il presidente stesso della World SF Italia, Donato Altomare e il suo “Il cacciatore di randagi”. Si tratta di un viaggio nel tempo, che l’autore dice essere il tema “senza dubbio il più difficile da interpretare. La ragione è semplice: bisogna rispettare delle regole… mai scritte, inventate e che nessuno può autenticare.” Non posso che concordare, anche se di recente ho sentito, durante una presentazione affermare il contrario e mi sono dovuto trattenere a forza dal controbattere. Sono stato dunque ben lieto di poterne leggere in tal senso dopo poco.
Bella e che fa riflettere anche l’affermazione di Altomare: “tanto il passato che il futuro sono immutabili perché non esistono”. L’idea del racconto è che per spostarsi più velocemente da un luogo a un altro le famiglie del futuro potranno usare delle “autostrade temporali”, delle sorte di scorciatoie attraverso il tempo.
Tullio Bologna, che segue in ordine alfabetico con il suo “Cala la tela” ci parla di una delle presunte date dell’apocalisse finale, la più recente credo, quella della presunta profezia Maya sulla fine del mondo che sarebbe dovuta avvenire il 12 Dicembre 2012. Dopo i viaggi nello spazio-tempo, un altro tema classico della fantascienza.
Il protagonista è convinto di ciò e ossessionato al punto da vivere i suoi ultimi tempi preparandosi al drammatico evento.
“I danzatori nel vento” di Adalberto Cersosimo viene dall’antologia “Costituzioni future” e si ricollega al suo ciclo dell’Impero, come scrive lui “in sostanza un fantasy ricco di connotazioni fantascientifiche”. Il testo proposto ci porta a incontrare una sorta di cantastorie che ha la sua da raccontare.
Per Luigi De Pascalis il fantastico deve essere “un grimaldello metaforico con cui scardinare e reinterpretare la realtà”. Altra bella definizione che ci regala questo volume.
Nel suo racconto “Il Treno” questo rappresenta metaforicamente l’Unione Europea e, come scrive, la narrazione fa riferimento a quella magnifica opera sull’attesa che è “Il deserto dei Tartari” di Dino Buzzati. Questo treno infinito a me però ha fatto pensare soprattutto a Borges e alla sua biblioteca infinita: uno spazio illimitato e, paradossalmente, concluso al contempo. Con simili suggestioni il racconto non può che trasmettere, come fa, una sensazione di magico mistero.
“La torre dell’Eclissi”, ultimo racconto scritto da Gianfranco De Turris, prima di lasciare la produzione diretta di narrativa, è un racconto carico di amara ironia, su un’Italia “andata avanti” verso un degrado e una divisione sempre più profondi, descrivendo una situazione sociale quasi paradossale (basti pensare ai rom trasformati in poliziotti!) in un mondo dove anche l’ambiente è stato devastato, con le acque che salgono a invadere ogni cosa. Mi ricorda le mie ultime antologie!
“Nella casa del gigante del ghiaccio” di Diego Gnesi Bartolani è un fantasy di ambientazione norrena. Nell’introduzione l’autore considera eccezionale il fatto di averlo scritto “senza pretese, senza avere in mente un finale e – non inorridite! – persino senza una scaletta.” Beh, io non inorridisco davvero. A volte finale e scaletta nascono strada facendo persino se si scrive un romanzo. Per un racconto se ne può far ben a meno, io penso.
Il racconto narra di un cantastorie, “primo tra gli scaldi” che si ammala e non riesce più a comporre versi, cessando persino di nutrirsi e, soprattutto, di avere desideri.
Max Gobbo ama quella che chiama “fantascienza umanistica” “ovvero una fantascienza incentrata sulla psicologia del vissuto dei protagonisti”, in cui “spesso sarà proprio la vita quotidiana, con tutti i suoi problemi pratici, a rappresentare la vera scommessa da vincere”.
Nel suo “Decompressione” siamo su Encelado, una delle lune di Saturno. Il protagonista, che lavora in una miniera di ghiaccio secco, affronta una drammatica e fantascientifica lite tra la propria madre e la propria moglie.
“La lacrima di Innana” di Andrea Gualchierotti è storia tra il fantasy, lo sword & sorcery e il fantascientifico che ci parla di unioni e matrimoni tra umani e dei, con persino un viaggio nel regno dei morti.
Annarita Guarnieri scegli con “Finché il sole non ci separi” di parlare di vampiri, con ironia e con finale… felino.
Renato Pestriniero riscrive in chiave fantastica il ricordo infantile di una magica casa veneziana coperta di girandole in “La casa delle girandole”.
Pierfrancesco Prosperi con “Mario Rossi, l’uomo che vinse l’Italia” fa della fantastatistica, forse più che della fantapolitica, immaginando che nel gioco del lotto il 6 non esca per quasi vent’anni, facendo lievitare il montepremi a cifre disastrose per il bilancio nazionale.
Enrico Rulli ci presenta un racconto, “Pioggia”, ormai forse non troppo fantascientifico viste le drammatiche vicende della nostra nazione e del mondo, dato che immagina un drammatico e inarrestabile diluvio che travolge un paese, portando gli abitanti a sfidare persino la divinità.
Monica Serra mescola fantascienza e fantasy nel suo “Sangue alieno”, che presenta un difficile incontro tra due amici-nemici.
Nicola Verde, come già alcune pagine prima aveva fatto Tullio Bologna, ci parla della presunta apocalisse Maya del 12/12/2012. Qui compare un misterioso gioco di doppi.
Al termine della lettura del volume, quello che sorprende un po’ è il gran numero di racconti non prettamente fantascientifici che in un’antologia di Sci-fi non ci si aspetterebbe. Si trovano infatti racconti fantasy, sword&sorcery, di semplice magia o horror gotico.
Una bell’antologia, comunque, alla quale mi sarebbe certo piaciuto partecipare anche se mi sarei trovato in grande difficoltà nello scegliere il mio eventuale miglior racconto di fantascienza. Ultimamente ne pubblico almeno una ventina l’anno solo su riviste e antologie multiautore cartacee, per non parlare delle mie raccolte personali e del web, per cui materiale non mi sarebbe mancato, ma una cosa è quando mi chiedono un racconto su un dato tema, cosa che per me è sempre stimolante. Altra cosa è scegliere il “meglio”. Sono in difficoltà a valutare il meglio scritto da altri, figuriamoci quello scritto da me! Ogni racconto (o romanzo o altro) ha sempre qualche pregio e qualche difetto. Come in natura, non esistono mutazioni evolutive migliori di altre ma solo le più adatte, così in narrativa: posso solo scegliere il racconto “più adatto” per un dato volume, considerato l’argomento, il genere, il curatore, l’editore, ecc. Ma se il “più adatto” deve essere il migliore? È un problema. Dunque complimenti a questi autori che sono riusciti a scegliere e l’hanno fatto bene, visto il risultato.