
Elizabeth Kolbert
Il saggio di Elizabeth Kolbert, vincitrice del Premio Pulitzer, “La sesta estinzione”, ha un titolo importante e tratta un tema cruciale, che nessuno può e deve ignorare: l’umanità sta distruggendo tutte le altre specie viventi, portando all’estinzione, in tempi rapidissimi, milioni di specie, come e più dei cinque grandi mutamenti che in passato portarono a gravissime perdite di biodiversità, il più famoso dei quali (anche se non il più grave), fu quello che decretò la fine dei dinosauri.
Un pianeta così depauperato sarà un pessimo mondo, infernale direi, da lasciare ai nostri figli e che potrebbe privare i nostri nipoti del mondo civile e socialmente organizzato cui ci siamo colpevolmente abituati, trasformandoci in consumatori accaniti.
Elizabeth Kolbert (1961) non è una scienziata e neppure, mi pare, un’ecologista accanita, ma solo una giornalista che ha fatto scrupolosamente il suo dovere indagando sul più atroce dei delitti, il genocidio di milioni di specie vegetali, animali e micotiche, perpetrato dalla scimmia glabra sin dalla sua comparsa sulla Terra.
La sua indagine mostra, infatti, come già molti di noi sanno ma altri si rifiutano di credere, che la distruzione delle altre specie a opera dell’ingiustamente detto homo sapiens è stata perpetrata fin dalla preistoria, dimostrando come gli animali di grossa taglia si siano estinti nelle varie parti del mondo ogni volta che vi compariva lo spietato sapiens.
Allo stesso modo la favoletta del sapiens come evoluzione degli altri tipi di homo se è indubbiamente vera nel senso che discendiamo da specie di primati meno “evolute” e questi da altri tipi di scimmie, non è però da leggersi come uno sviluppo lineare in cui una specie di homo semplicemente muta in un’altra. Man mano che nascevano delle mutazioni, le specie da cui queste provenivano continuavano a esistere. Vi fu, dunque, una coesistenza, sul pianeta, di diverse specie di homo e queste sono scomparse là dove sono entrate in contatto con la specie più invasiva: il sapiens, come assai bene racconta anche il saggio “Da animali a Dei” di Yuval Noha Harari.
Dalla rivoluzione industriale in poi la nostra opera distruttrice ha subito una spaventosa accelerazione che i tempi tecnologici attuali, con una crescita demografica esponenziale e irresponsabile, abbinata a un’impennata dei consumi di risorse naturali pro-capite, hanno portato a ritmi da catastrofe apocalittica totale.
Non potevo, dunque, non leggere questo saggio della Kolbert, (la quarta edizione del 2018, edita da Beat – prima edizione originale del 2014), di cui già avevo letto degli stralci, che ebbi l’occasione di citare nel mio post “Sopravvivremo alla sesta estinzione di massa?”, cui rimanderei per un’analisi più dettagliata del fenomeno.
Per quanto riguarda il libro, va detto, che speravo di trovarvi un’analisi più sistematica della perdita di biodiversità che stiamo affrontando. La scelta della giornalista, comunque interessante, invece, è piuttosto quella di esaminare alcuni eventi specifici (direi quasi alcune “prove” da presentare a un ipotetico giudice che volesse giudicare questo folle genocida che devasta la Terra), come la scomparsa dei mastodonti, dell’uomo di Neanderthal, dell’alca gigante, delle ammoniti, dei rinoceronti, dei pipistrelli, delle rane, del po’ouli e della barriera corallina e, nel contempo, di esaminare alcuni fenomeni come la nascita della Nuova Pangea (le comunicazioni umane hanno trasportato specie da una parte all’altra del pianeta, cancellando le distanze che in passato avevano favorito il crearsi delle biodiversità), la creazione di “isole sulla terraferma” (ovvero la frammentazione degli habitat naturali a opera delle infrastrutture umane, che rendono gli ambienti troppo piccoli perché molte specie possano sopravvivere), l’acidificazione dei mari (che li rende inabitabili), il drammatico effetto del surriscaldamento sugli alberi (incapaci di migrare abbastanza in fretta verso zone con temperature a loro adatte), l’innegabile effetto antropico sulle estinzioni.
Interessante è anche l’analisi di come il concetto di estinzione delle specie abbia faticato ad affermarsi ancor più di quello di evoluzione, di cui è evidente corollario. Nel XIX secolo non si riusciva a comprendere che delle specie potessero non esistere più e si immaginava che, da “qualche parte” se ne trovassero ancora degli esemplari. Da qui la grande difficoltà di spiegare i resti fossili dei mastodonti e dei dinosauri che cominciavano a emergere.
“La vita, Cuvier fu il primo a riconoscerlo, aveva una storia; e questa storia era segnata da perdite e costellata da eventi troppo terribili perché la mente umana potesse anche solo immaginarli” (pag.119).
“Il termine catastrofista venne coniato nel 1832 da William Whewell, uno dei primi presidenti della Società Geologica di Londra” (pag. 63), che non voleva attribuirgli connotazioni negative e si definiva egli stesso un “catastrofista”. Fino ad allora non c’era neppure un termine per chi studiava questo tipo di eventi!
Condivo poi la visione della Kolbert sulla casuale (e direi presunta) superiorità dell’uomo, secondo la quale “la ragione per cui questo libro è stato scritto da un bipede munito di peli e non da uno ricoperto di squame, ha più a che fare con la disgraziata sorte dei dinosauri che con una qualunque particolare virtù dei mammiferi” (pag. 115).
Affascinante i riferimenti al ruolo di muschi e funghi come forze in grado di favorire l’estinzione o la sopravvivenza di specie animali e vegetali. I muschi “contribuirono a sottrarre all’aria anidride carbonica. Se fosse così, la Prima Estinzione di Massa sarebbe stata causata dalle piante” (pag.130). “Il fungo aveva sterminato praticamente ogni castagno negli Stati Uniti, qualcosa come 4 miliardi di alberi”. Di questi tempi ci si preoccupa di virus tutto sommato non troppo devastanti come il covid-19. Un fungo potrebbe creare danni simili a quelli provocati al castagno anche ad altre specie.
Peraltro, c’è un’ipotesi per spiegare le precedenti grandi estinzioni ovvero che “il riscaldamento degli oceani abbia favorito il proliferare di batteri che producono idrogeno solforato, il quale risulta velenoso per la maggior parte delle altre forme di vita” (pag. 130): un messaggio dal passato che ci parla di un possibile futuro.
Pare ormai innegabile, infatti, il surriscaldamento in corso. “L’attuale concentrazione di diossido di carbonio nell’aria – di poco sopra le 400 parti per milione – è superiore a quella registrata in qualunque altro momento negli ultimi ottocentomila anni. Molto probabilmente è più alta che in qualunque altro momento negli ultimi milioni di anni” (pag. 141). Tutto questo sta portando a innalzamenti della temperatura globale media dai 2 ai 3,8 gradi centigradi.
Il diossido di carbonio non è il solo killer da noi assoldato per autodistruggerci. “L’acidificazione degli oceani ha giocato un ruolo in almeno due delle estinzioni incluse nei Big Five” (pag. 149) e ci sta dando un’ottima mano a far piazza pulita della vita nei mari.
Alla fine degli anni Ottanta E.O. Wilson calcolò che “il tasso di estinzione attuale fosse «maggiore nell’ordine delle diecimila volte rispetto a quello di fondo riscontrato in natura»” (pag. 225) e temo che da allora le cose siano peggiorate piuttosto che migliorare. Si estinguerebbe, in pratica, “una specie ogni ora” (pag. 226).
“Il divulgatore Alan Burdick definisce l’Homo sapiens «verosimilmente il più efficace invasore nella storia biologica” (pag. 253).
Questa nostra tendenza distruttiva e invasiva è un male per il pianeta ma non è certo un bene per l’umanità.
Come scrive l’ecologo dell’Università di Stanford Paul Ehrlich “portando alle estinzione le altre specie, il genere umano sta recidendo il ramo su cui esso stesso si posa” (pag. 319).
Volete continuare a segare il ramo?
Posted by Carlo Menzinger di Preussenthal on 27 settembre 2020 at 07:01
L’ha ripubblicato su GSF.
Posted by MITI E LEGGENDE ABRUZZESI | La legenda di Carlo Menzinger on 28 settembre 2020 at 17:40
[…] “Ada non raccontava mai ai suoi bambini le lugubri storie di mostri e stanassi con l’intento di spaventarli, come faceva la vecchia Maria, ma per insegnare loro che quella terra crudele e bellissima in cui erano nati apparteneva anche alle creature selvatiche, alle volpi, ai cinghiali e ai lupi, per cui dovevano averne rispetto e cercare di conviverci. Perché perfino la bestia dall’aspetto più terribile può celare un cuore puro, mentre spesso la malvagità dell’uomo usa la maschera di un lupo per manifestarsi.” Visione di un popolo che vive nella terra e con la terra. Peccato che l’illusione dell’uomo antico che vive in armonia con gli animali sia anch’essa solo una leggenda, se come appare ormai evidente l’umanità ha iniziato lo sterminio di tutte le specie animali di grandi dimensioni sin dalla preistoria, come si legge, per esempio nell’interessante saggio di Elizabeth Kolbert “La sesta estinzione”. […]
Posted by TUTTI I LIBRI DEL 2020 | La legenda di Carlo Menzinger on 1 gennaio 2021 at 16:47
[…] La sesta estinzione – saggio – americano – cartaceo […]
Posted by WEN – ANTENATI – I nostri antenati genocidi – Carlo Menzinger – GSF on 2 ottobre 2021 at 06:28
[…] chi erano i nostri antenati? Dei genocidi. Esattamente come noi. La Sesta Estinzione di Massa non è iniziata con l’era industriale. È iniziata 12.000 anni fa con la strage dei grandi […]
Posted by GLI UNIVERSI DIVERGENTI DI DE FILIPPIS | La legenda di Carlo Menzinger (www.menzinger.it) on 2 agosto 2022 at 16:23
[…] Il protagonista Claudio non solo si sposta tra questi universi divergenti, ma viaggia anche nel tempo con la mente, ritrovandosi nel corpo di altre persone, come gli Antichi di Lovecraft. La cosa strana è che quanto lo fa il suo corpo si mescola con quello dell’ospite. In particolare, si ritrova in una preistoria di 75.000 anni fa (Jacopo Flammer invece arriva ben 750.000 anni indietro) e si trova a combattere con una tigre dai denti a sciabola, in un’epoca in cui l’uomo non aveva ancora completato l’estinzione dei grandi mammiferi. […]
Posted by COME SI DOVREBBE STUDIARE LA STORIA | La legenda di Carlo Menzinger (www.menzinger.it) on 18 settembre 2022 at 14:53
[…] genocida fin dalla preistoria, come ci insegnano opere come “Da animali a dèi” di Harari e “La sesta estinzione” di […]