Giovedì 5 Settembre 2019 il GSF – Gruppo Scrittori Firenze ha ospitato presso la Laurenziana un accurato, meticoloso e molto illuminante intervento dello scrittore ed editor toscano Vanni Santoni sul tema: “Come pubblicare con un grande editore“.
Vanni Santoni, poliedrico autore la cui produzione spazia dal mainstream al fantastico, all’umoristico, passando per l’esperienza giornalistica, ha pubblicato con numerose case editrici di tutte le dimensioni (Mondadori, Feltrinelli, La Terza, Minimum Fax, Voland, Mattioli, Duepunti, GAMM), è editor per Tunuè (responsabile della narrativa), autore di articoli, saggi e interviste per Il Corriere della Sera, Internazionale, Linus, Il manifesto, Mucchio Selvaggio, Vice, Orwell, Le parole e le cose, Nazione Indiana, Carmilla, Nuovi Argomenti, Alfabeta2, minima&moralia, GAMMM, Rolling Stone, pagina99, docente di importanti scuole di scrittura creativa come la Scuola Holden, finalista del Premio Strega.
È insomma persona che ben conosce il mondo dell’editoria in tutti i suoi aspetti.
Il GSF è stato dunque onorato di averlo ospitato nella serie di incontri letterari organizzati da Barbara Carraresi e Carlo Menzinger presso l’ASD Laurenziana di Firenze.
Dopo che Barbara Carraresi ha illustrato questa serie di eventi e il Presidente dell’associazione Vincenzo Sacco ha raccontato le molteplici attività portate avanti dal GSF (concorsi letterari, corsi di scrittura, presentazioni letterarie, libri collettivi e libri d’arte…), Carlo Menzinger ha introdotto Vanni Santoni.
L’intervento di Vanni Santoni è partito dalla definizione di casa editrice “importante”, illustrando innanzitutto la composizione dei principali gruppi editoriali italiani (Mondadori, GEMS, Feltrinelli, Giunti), elencando e descrivendo le altre principali realtà editoriali (Adelphi, Nave di Teseo, Newton, Sellerio, Fazi, Neri Pozza, E/O, Minimum Fax, marcos y marcos, Add, Suv, Voland, Tunué, Keller, Nutrimenti…).
La serata è diventata particolarmente interessante quando Santoni ha spiegato quali siano le case editrici con cui merita pubblicare. Limitandosi a un accenno a quelle a pagamento, che non sono neanche da prendere in considerazione se si vuole puntare a raggiungere, prima o poi, la grande editoria, ha evidenziato che le sole case editrici che possono dare qualche speranza di successo sono quelle che distribuiscono in modo capillare i propri libri nelle librerie di tutto il territorio nazionale. Tra queste ci sono ovviamente i grandi editori, ma anche alcuni editori medi. Santoni ha spiegato come la mancanza di una massa critica di volumi in libreria decreti il pressoché sicuro flop di vendite del libro.
Avevo presente la suddivisione delle case editrici in piccole, medie e grandi in base al numero di volumi pubblicati e venduti, ma in questo modo ritroviamo come medie case editrici che pubblicano molti libri ma non li distribuiscono, limitandosi ad attendere che siano ordinati.
Per un autore, dunque, è più importante sapere quanto e come distribuisca una casa editrice piuttosto che quanti libri pubblichi.
In merito alle case editrici che hanno una buona distribuzione, mi è parso di poter dedurre che queste siano anche quelle che non solo non chiedono contributi agli autori (orrore!) ma (a qualcuno forse parrà incredibile), pagano degli anticipi, come nelle storie di autori americani. E questo in Italia!
Ebbene, nota Santoni, tanto maggiore è l’anticipo che l’editore paga per un libro, tanto più ci crede e tanto più ci investe.
Verrebbe, dunque, da dire: evitiamo di pubblicare se non riceviamo un anticipo, perché questo è sintomo che non ci sarà sul nostro libro alcuna campagna promozionale.
Quando ha dovuto spiegare come si faccia a farsi pubblicare da un grande editore, Santoni è partito con dire che cosa non si deve fare.
Mi permetterei di riportare la simpatica metafora calcistica che ha usato per illustrare il più classico degli errori di approccio in cui temo molti di noi siano caduti: inviare il nostro romanzo all’editore!
Farlo, spiega Santoni, è come se volessimo giocare nel Milan e per farlo ci mettessimo in calzoncini con una palla in mano davanti a San Siro aspettando che qualcuno ci noti. Anche palleggiare un po’, aggiungo io, sarebbe del tutto inutile!
Una casa editrice che si vede recapitare un dattiloscritto da uno sconosciuto lo guarderà allo stesso modo, ovvero come uno sciocco che non ha capito nulla dell’editoria.
Altro classico errore in cui molti di noi incorrono, incluso il sottoscritto, è quello di credere che pubblicare con un piccolo editore sia un primo passo verso uno più grande.
Non solo non è vero (contrariamente a quanto ho comunemente sentito sostenere da tali piccoli editori), ma è addirittura deleterio, perché crea un curriculum negativo.
Se siamo esordienti, la casa editrice può solo valutare il nostro testo e come ci presentiamo come autore (aspetto forse più importante). Se, invece, malauguratamente, abbiamo già pubblicato due o tre libri (o peggio una ventina) con piccoli editori senza distribuzione (e che quindi non hanno piazzato almeno 2, 3 copie in ogni libreria che conta del nostro libro e quindi -logica conseguenza- abbiamo venduto solo qualche centinaio di copie o magari meno e, per giunta, per canali non ufficiali (le copie, per esempio, che vendiamo direttamente), ecco che quando e qualora l’editore importante ci prendesse in considerazione, prima ancora di guardare il nostro testo, andrà a vedere chi siamo e scoprirà, ahimè, che pur avendo pubblicato, non siamo mai finiti nelle classifiche di vendita, ecco che sul nostro nome metterà una bella croce e il libro neppure lo aprirà.
Fin qui, quello che non si deve fare, ovvero:
- mandare i testi al grande editore e
- pubblicare con editori senza vera distribuzione (il fatto che i volumi, come per il self-pubblishing siano ordinabili in ogni libreria fisica o elettronica, non conta nulla: i volumi devono essere presenti in libreria).
Come fare, allora, per raggiungere i principali editori, quelli che contano davvero?
La cosa positiva è che, a sentire Santoni, questo non è impossibile, del resto lui, per esempio, c’è riuscito.
Di nuovo una metafora calcistica: invece, di palleggiare davanti San Siro, cominciamo a giocare in una piccola squadra locale, passiamo alle giovanili, arriviamo in serie C, in serie B e, infine, all’agognata serie A. Se saremo molto bravi, magari salteremo un po’ di passaggi, ma la gavetta, cari signori, va fatta! A meno che non siate nati dal lato giusto della barricata. Se siete già famosi, per esempio, potete anche puntare dritti a meta.
Fin qui, tutto ovvio, direte voi. Già. E la traduzione nel mondo editoriale parrebbe banale: prima pubblico con un editore piccolo, poi con uno più grande, fino ad arrivare dove voglio (a patto di valere, perché il nostro è un mondo meritocratico; qualcuno ne dubita forse?).
Troppo facile! Come detto, pubblicare con un editore così piccolo da non avere reale distribuzione e non dare anticipi, è peggio che non farlo.
Le nostre “giovanili”, infatti, non sono i piccoli editori, ma le riviste letterarie.
C’avevate pensato? Avete pensato che invece di sfornare subito un bel romanzo di mille pagine, forse prima occorre apparire sulle riviste che contano o pensavate che ci sareste finiti dopo, per effetto del vostro meritato e agognato successo?
Dobbiamo allora pubblicare sulle riviste. Qualunque rivista? Certo che no. Solo quelle che vengono lette. Lette da chi? Lette dagli addetti ai lavori. E questi chi sarebbero? Le case editrici che fanno scouting, che cercano “talenti”. Magari piccole case editrici (ma abbastanza grandi da aver distribuzione, va ripetuto. È un concetto basilare). Magari ti pubblicheranno. Se avrai successo, case editrici più grandi ti cercheranno e così via. Immaginerei, però, non troppi passaggi, forse dai due ai quattro, se si vuole aver successo.
E che libri pubblicano poi le case editrici? Altra sorpresa: non necessariamente libri già scritti. Individuato il nuovo autore, gli editori preferiscono dargli da scrivere qualcosa piuttosto che prendere un testo preconfezionato. Con le dovute eccezioni, sia chiaro.
Ma torniamo all’inizio del nostro percorso: le riviste.
Quali sarebbero queste riviste? Per esempio, l’Indice, Nazione Indiana, Il Rifugio del Ircoocervo, Le parole e le cose, GAMMM, Minima & Moralia, L’Indiscreto, Doppio Zero, Carmilla, Alfabeta 2, Poetarum silva, Nuovi argomenti, Zest, Crapula, Il tascabile, Il primo amore, Finzioni, Colla. A Firenze c’è Street Book Magazine, ma non ha rilevanza nazionale.
E che cosa dovremmo pubblicare nelle riviste? Verrebbe da dire: estratti del nostro romanzo, nostri racconti. Meglio di no. Si devono pubblicare invece recensioni di altri libri, se possibile libri su cui l’editoria punta ma poco recensiti. E come dovrebbero essere fatte? Non una paginetta e via. Belle corpose. Autentiche analisi di qualche testo, autori o nuova tendenza, cosa da una ventina di pagine (mi sembrano tante per essere letti).
Sembra una strada tortuosa per chi voglia farsi notare per la narrativa che scrive e non per come commenta quella degli altri, ma è così che si entra nel giro, pare. Prima qualche recensione sulle riviste, poi qualche racconto e poi, chissà, magari qualcuno ci nota. Un vero lavoro, non certo attività da dilettanti allo sbaraglio.
Sarà questa la ricetta per il successo letterario? Forse sì o forse è solo una delle possibili.
Di recente ho sentito lo scrittore Franco Forte, editor Mondadori per Urania che diceva che i testi, invece, vanno mandati alle case editrici e che l’importante è come lo si fa e, soprattutto a chi si mandano. Dobbiamo individuare, diceva Forte, l’editor della collana in cui riteniamo il nostro libro vada pubblicato e scrivere direttamente a lui. Secondo Forte, questo aumenterebbe molto le probabilità di essere letti, rispetto a invii generici che fanno fare lunghi giri al dattiloscritto.
Del resto, anche la storia di Vanni Santoni, farebbe pensare che l’immagine del tipo a San Siro sia un po’ esagerata, offerta più che altro per rendere il concetto. “Gli interessi in comune” di Santoni, infatti, fu pubblicato da Feltrinelli proprio mediante l’invio di un manoscritto. Qual’era la differenza tra lui e l’aspirante giocatore del Milan? Non da poco. Santoni non era sconosciuto: aveva pubblicato già “Personaggi precari”, aveva vinto due concorsi nazionali ed era apparso su Nazione Indiana, GAMMM e altre riviste.
Insomma, gli editori importanti se gli mandiamo i nostri testi ci guardano davvero come dei tipi fuori dal mondo o ci prendono in considerazione?
Sinceramente, tendo a credere di più alla versione di Santoni, se non altro perché immagino che più grande sia una casa editrice, più sia sommersa di testi e, dato che le redazioni non sono mai immense, leggerli tutti è impossibile. Penso sia già tanto se ricevono un’occhiata generica alla scheda di accompagnamento. Pubblicare, distribuire e promuovere costa. È un investimento. I libri da pubblicare e seguire vanno scelti con cura. Immagino che Forte, quando diceva che gli editor leggono i manoscritti si riferiva, forse, a quelli di gente come Santoni e non di perfetti sconosciuti.
E le agenzie letterarie? Se è vero che nel mondo anglosassone, spiega Vanni Santoni, si arriva agli editori tramite loro, questo in Italia è assai meno vero e, soprattutto, occorre stare attenti agli pseudo-agenti che chiedono soldi per rappresentare gli autori: la rappresentanza si paga ma in percentuale sui proventi dell’autore sulle vendite future (circa il 10%), non in importi predeterminati e anticipati. Altra cosa è la predisposizione di una scheda di presentazione del libro o un lavoro di editing. Inoltre, aggiungo io, alcuni agenti non lo sono per nulla, nel senso che non offrono il servizio fondamentale che è la rappresentanza dell’autore. Per raggiungere gli editori maggiori, direi poi che occorre farsi rappresentare dagli agenti maggiori e questi sono solo pochi nomi, altrettanto irraggiungibili delle grandi case editrici. Farsi rappresentare da un agente senza mercato (senza un track-record di autori pubblicati presso editori rilevanti) è, a mio avviso, una semplice perdita di denaro (a meno che non ci si ritenga totalmente incapaci di raggiungere un editore da soli, ma se avete contattato l’agente potete anche contattare l’editore, no?).
Per quanto riguarda i Premi Letterari che non siano di rilevanza nazionale, la mia impressione personale, è che siano del tutto inutili sia per farsi notare dalle case importanti, sia per incrementare le vendite dei libri.
Talora possono servire per raggiungere un editore.
Santoni, per gli esordienti, ha segnalato il Premio Italo Calvino e il Premio Neri Pozza. In particolare, dal Premio Calvino sono emersi alcuni importanti autori.
Credo che un altro concorso interessante sia quello del Gruppo Mauri-Spagnol IoScrittore. Chi vince viene pubblicato dalla casa editrice. A parte questo, trovo che meriti come esperienza, perché ogni autore oltre a essere giudicato, giudica i testi degli altri partecipanti in forma anonima. Si ricevono così giudizi sinceri e taglienti che sui social neppure i nickname riescono a rendere tanto espliciti.
Tra i concorsi minori, possono forse meritare quelli di genere.
E le scuole di scrittura servono? Più che per imparare a scrivere (cosa che si impara soprattutto leggendo e scrivendo molto) sono utili per conoscere altri autori e addetti ai lavori.
Per chi volesse approfondire ulteriormente Vanni Santoni consiglia il suo articolo “Guida dell’aspirante scrittore: tutti i segreti e retroscena dell’editoria per l’esordio”, pubblicato su “Il Rifugio dell’Ircocervo”.
Gli incontri letterari del GSF presso la Laurenziana, via Magellano 13 Rosso (Firenze Nova), continuano giovedì 19 Settembre 2019 alle ore 18,00 sul tema “Creare mondi immaginari”, un confronto tra autori su fantascienza, fantasy e ucronia. Introducono la tavola rotonda Barbara Carraresi, Carlo Menzinger, Massimo Acciai e Barbara Mancini.
Ingresso libero anche per i non iscritti. Vi aspettiamo.
Posted by newwhitebear on 6 settembre 2019 at 21:00
Vanni Santoni l’ho conosciuto virtualmente molti anni fa, direi circa dodici, quando nel suo blog si scrivevano storie a molte mani. Il progetto poi naufragò, perché lui aveva puntato su altri argomenti.
Interessanti lke sue opinioni ma altrettanto anche i tuoi commenti su questi..
Concordo che pubblicare con un editore senza distribuzione non serva nulla ma dubito che inviando un resto a una casa editrice con distribuzione questo venga letto.
Gran parte degli esordienti è amico dell’amico dell’amico… ergo ha avuto una sponsorizzazione.
Preferisco l’auto pubblicazione, dove tempi gli gestisco io e i diritti rimangono a me.
Posted by Carlo Menzinger on 7 settembre 2019 at 09:49
Ci conoscemmo tutti e tre in quegli anni, su anobii quando era ancora una fucina di autori oltre che un inesauribile bacino di lettori.
L’autopubblicazione consente una grande autonomia. Me ne avvalsi per esempio per l’esperimento di scrittura in divenire de La bambina dei sogni, in cui a ogni lettura e commento di nuovi lettori apportavo modifiche, predisponendo nuove edizioni con cadenze quasi settimanali. Un editore però che ti distribuisce in libreria consente di raggiungere un pubblico altrimenti irraggiungibile.
Scioccante il concetto che aver un track-record con tante pubblicazioni ma con editori da print-on-demand possa essere letto negativamente al punto da farsi escludere. Un editore dovrebbe essere consapevole che chi ha usato il self-publishing o piccoli editori da poche copie non necessariamente non può vendere, ma semplicemente non ha ancora avuto i mezzi per farlo!!! L’aver pubblicato molto, anche se male, dovrebbe comunque testimoniare una certa esperienza che non può non valere nulla.
Posted by newwhitebear on 7 settembre 2019 at 19:11
Certo che ricordo quegli anni di anobii e la bambina dei sogni. Una bella esperienza.
Onestamente non ho mai creduto nell’editoria tradizionale e quindi non ci ho mai provato.. Capisco che il selfpublishing raggiunge un target di lettori limitato ma visto che scrivo per hobby senza velleità mi va bene così.
Posted by Patrizia Torsini on 7 settembre 2019 at 06:52
Veramente esaustivo. Mi è sembrato di essere stata presente all’incontro.
Ora bisogna meditare ed agire. Mi dispiace solo di avere troppi impegni personali e non poter partecipare con frequenza ai vostri eventi.
Dirvi solo grazie è troppo poco.
A presto,
Patrizia Torsini
Posted by Carlo Menzinger on 7 settembre 2019 at 09:51
Sì. Bisogna mettere in pratica. Credo che il potenziale del GSF vada sfruttato. Essere un associazione di decine di autori dovrebbe aiutare a far massa critica per mettere in evidenza i nostri lavori. Spero che tu riesca presto a partecipare di persona. Credo che l’argomento si potrebbe approfondire in uno dei prossimi incontri.
Posted by raimondidaniela on 7 settembre 2019 at 12:19
Grazie davvero per questo utile articolo!
Posted by Carlo Menzinger on 7 settembre 2019 at 20:03
Qui un’intervista a Vanni Santoni https://www.youtube.com/watch?time_continue=308&v=r_vdg4IT7zQ&fbclid=IwAR2U7zwaKQuDpzJUmxhwAmVa15F2W4oXRMZLYQ6WStKxahVigEUFyw0gZwA
Posted by Carlo Menzinger on 8 settembre 2019 at 07:10
Se siete in Toscana non perdetevi http://www.firenzerivista.it/programma/venerdi-20-settembre/
Posted by Carlo Menzinger on 8 settembre 2019 at 12:48
Piccolo editore non vuol dire necessariamente che non abbia distribuzione e non paghi anticipi. Mi dicono che questi, per esempio, siano editori con tali caratteristiche: Add, effequ, Wojtek, CasaSirio, Codice, LiberAria. non so se sia vero. Se qualcuno ha maggiori informazioni o esperienze dirette lo scriva.
Nessun editore è buono o cattivo in assoluto. Ce ne sono di diversi, ciascuno adatto a diversi titpi di libri e di autori. Pubblicare con un grande editore può essere un obiettivo, ma non necessariamente. Molti si accontentano di veder pubblicato il proprio libro e di didtribuirne alcune copie e questo va benissimo. La maggior parte degli autori non vive dei propri libri (anzi, chi lo fa è un ristrettissimo numero di persone).
Ogni casa editrice ha i suoi pregi e difetti. Credo che per molti piccole case editrici che non distribuiscono e non pagano anticipi continueranno comunque a restare un buon sistema per far uscire le proprie opere. Non si può però negare che alcuni abbiano l’ambizione di andare oltre e quindi credo sia bene interrogarsi sulla strada che occorra o si possa percorrere per farlo.
Posted by FIRENZE RIVISTA E ALTRI EVENTI LETTERARI | La legenda di Carlo Menzinger on 24 settembre 2019 at 21:00
[…] Il 1 ottobre 2019 alle 18,00 ci sarà presso l’ASD Laurenziana (via Magellano 13 rosso – Firenze Nova) il nuovo incontro “Riflessioni sull’editoria – Come pubblicare, con chi e perché”, nel quale approfondiremo quanto detto nell’incontro del 5 Settembre 2019 “Come pubblicare con un grande editore”. […]
Posted by Alfredo Betocchi on 25 settembre 2019 at 09:07
Ho letto con molta attenzione quanto detto dal signor Santoni e devo dire che la cosa mi ha depresso non poco. Lui ha detto che gli Editori seri e importanti pagano per far scrivere un libro all’autore. Ma la creatività dell’autore dove va a finire? Perchè non potrei scrivere quello che mi piace ma quello che vuole l’Editore? Martedì sarò felice di parlarne con i colleghi.
Posted by COME PUBBLICARE, CON CHI E PERCHÉ | La legenda di Carlo Menzinger on 3 ottobre 2019 at 15:29
[…] (non mi piace il termine esordienti), anche alla luce di quanto detto nel precedente incontro “Come pubblicare con un grande editore” e di quanto emerso a Firenze […]
Posted by PISA BOOK FESTIVAL E ALTRI EVENTI | La legenda di Carlo Menzinger on 14 novembre 2019 at 21:35
[…] per il GSF Gruppo Scrittori Firenze presso l’ASD Laurenziana con Vanni Santoni sul tema “Come pubblicare con un grande editore”, tema poi approfondito nel successivo incontro “Riflessioni sull’editoria”. Cammilli, […]
Posted by LE RIVISTE LETTERARIE, TRAMPOLINO DI LANCIO VERSO LA GRANDE EDITORIA | La legenda di Carlo Menzinger on 28 novembre 2019 at 22:23
[…] è stato il terzo di una serie su come pubblicare al meglio. Il primo si era tenuto il 5 Settembre scorso ed era intervenuto Vanni Santoni, illustrando la composizione del mondo editoriale, i principali […]
Posted by LA SAGA DEI FIGLI DEL PADRE ASSENTE | La legenda di Carlo Menzinger on 1 dicembre 2019 at 15:34
[…] Santoni è stato così protagonista di un interessante serata il 5 Settembre 2019, presso la Laurenziana di Firenze dal titolo “Come pubblicare con un grande editore”. […]
Posted by Mario Rossi on 25 gennaio 2020 at 12:25
Quante stupidaggini! Le riviste che contano non ti fanno scrivere per loro senza agganci e gli editori che contano non ti pubblicano se non ti presenta qualcuno che conta, l’editoria oggi è tutta politica, la meritocrazia non esiste, in Italia poi, men che mai.
Posted by LETTERA AGLI AUTORI CHE NON LEGGONO | La legenda di Carlo Menzinger on 22 marzo 2020 at 15:46
[…] rete bastano due righe o quattro parole per aiutare un romanzo o un’antologia. Questa non è la ricetta per il successo, sono solo suggerimenti per regole di […]
Posted by GLI INCONTRI LETTERARI DELLA LAURENZIANA DEL GSF – GSF on 19 aprile 2020 at 09:30
[…] così il 15 Settembre 2019 con il secondo incontro, sul tema “Come pubblicare con un grande editore”, che ha visto la presenza come relatore di Vanni Santoni, importante autore, edito dalle […]
Posted by Enrico LOPA BUGARINI on 3 agosto 2020 at 22:09
Non ci ho capito una benedetta mazza. Quello che so sicuramente è che devi avere un angelo che ti aiuti, un angelo che abbia voce presso l’editore.
Posted by Pubblicare in Self publishing o con editore? - Maraeblog on 1 giugno 2021 at 13:45
[…] semper la possibilità di essere pubblicato dal grande editore, si cioè per uno scrittore emergente, praticamente pari a 0 o poco più su un milone di […]