Quando si legge il sequel inatteso di un ciclo di sette romanzi che rappresentano una serie dichiarata dall’autrice conclusa e quando questa serie è la più letta e amata di sempre, la prima domanda che si ha in testa è: sarà questo libro all’altezza dei precedenti?
I sette romanzi in questione sono quelli della saga miliardaria di Harry Potter, dei cui pregi ho già avuto modo di parlare. Mi limito qui a dire che J.K. Rowling vi ha fatto un uso magistrale di tutte le fondamentali componenti di un romanzo d’avventura.
Il nuovo libro in questione è il recentemente pubblicato “Harry Potter e la maledizione dell’erede”. La seconda domanda che un lettore affezionato alla serie si pone, immagino possa essere: che cosa potrà mai essersi inventata J.K. Rowling per una storia la cui caratteristica era descrivere le avventure di un ragazzo in una scuola di magia e le sue battaglie contro un mago malvagio, quando il ragazzo in questione ha ormai ultimato gli studi e il perfido Voldermort è defunto e sconfitto definitivamente?
Per capire e valutare quest’opera occorre dire che J.K. Rowling ha, in parte, tenuto fede alla sua promessa di non scrivere un altro romanzo del ciclo ormai concluso.

Gli attori della versione teatrale di “Harry Potter e la maledizione dell’erede”
In effetti, non ha scritto un romanzo. “Harry Potter e la maledizione dell’erede” è solo una sceneggiatura per uno spettacolo teatrale, già andato in scena. Inoltre, il protagonista è più che Harry, suo figlio Albus Severus Potter e tra gli autori figurano oltre alla donna più ricca d’Inghilterra anche Jack Torne e John Tiffany. La forma narrativa è importante, infatti, un romanzo è di sicuro più adatto alla lettura. Inoltre, la struttura temporale tipica dell’eptalogia qui si perde, dato che nello stesso (piuttosto breve) testo troviamo condensati i primi anni di scuola di Albus Severus Potter, anziché avere la classica struttura un anno/un libro.
I richiami ai romanzi precedenti sono numerosi e questo può far piacere ai fan della serie e aiutare chi non li conosca, ma sembra anche un trucchetto per riempire una storia. Mi irrita un po’, per esempio, vedere ancora una volta i bambini varcare titubanti il muro del binario 9 e ¾. In realtà, questi richiami hanno un preciso senso e una ragione d’essere e, per spiegarli, dobbiamo dire anche quale sia la vera novità di questo libro rispetto al resto del ciclo.
Rupert Grint, Emma Watson, e Daniel Radcliffe
I precedenti erano soprattutto libri di varia magia. Anche quest’opera teatrale lo è, ma potrebbe ben essere definita una storia sui viaggi nel tempo. Anche nel ciclo troviamo la giratempo, un oggetto magico mediante il quale Hermione Granger aumenta il tempo per studiare e che, assieme, a Harry, usa per una delle loro imprese, ma in “Harry Potter e la maledizione dell’erede” la giratempo è l’elemento centrale. Bisogna dire che mi è quasi parso di essere dentro un “Ritorno al Futuro IV”, piuttosto che in un “Harry Potter 7 e ¾”! Veniva quasi da chiedersi che fine avessero fatto Marty e Doc!

Doc e Marty in “Ritorno al futuro”
In ogni caso, devo dire che ho letto il libro con piacere e con una gran voglia di continuare a leggerlo e credo che non ci sia pregio maggiore. Tutto sommato fa persino piacere vedere Harry, Ron, Hermione e Ginny adulti e impegnati con preoccupazioni da genitori, anche se forse i brani su i dubbi paterni di Harry e la sua conversazione finale con il ritrovato Albus Severus potevano anche esserci risparmiati e parlo da genitore. Posso immaginare quanto poco possano esser piaciuti a un ragazzino, ma forse sbaglio.

Jack Thorne, JK Rowling and John Tiffany
Se si accetta, dunque, di essere in un altro tipo di storia, in cui si parla molto di conflitto padri-figli, in cui i protagonisti sono altri, la forma narrativa è diversa, i ritmi sono nuovi, si potrà allora accettare questa Hogwart divergente, in cui la verità non esiste, in cui tutto è possibile, in cui Draco Malfoy e Harry Potter possono fare amicizia, in cui Harry Potter può morire, in cui Voldermort può tornare, in cui Severus Piton può salvare una seconda volta il mondo, in cui Ron può sposare Hermione oppure no, in cui i figli di Draco e Harry possono essere grandi amici, in cui tutto è possibile e il contrario di tutto, se, insomma, si apprezza questa versione matura e ucronica di Harry Potter, allora si può anche leggere con piacere questa sceneggiatura e aspettare che Daniel Radcliffe compia quarant’anni per poter fare prossimo film.
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