L’UCRONIA FANTASCIENTIFICA DI TURTLEDOVE

Ucronia di Turtledove

Invasione – Anno zero – Harry Turtledove

Harry Turtledove, lo scrittore statunitense nato a Los Angeles nel 1949, è comunemente considerato un autore di allostorie, se non, forse, uno dei maggiori autori di ucronie.

In particolari i suoi cicli di romanzi “Invasione” e “Colonizzazione” sono considerati, di norma, ucronici.

Nel definire l’ucronia ho più volte sostenuto che questa si differenzia dalla fantascienza, perché riguarda sempre fatti del passato e non ricorre, di norma, ad artifizi per modificare la Storia e che le mutazioni descritte devono avere un grado accettabile di probabilità di verificarsi.

“Invasione anno zero” è il primo romanzo del suddetto ciclo. Si svolge nel 1942 (dunque rigorosamente nel passato (essendo stato scritto nel 1994) e descrive un attacco alieno che si svolge durante la Seconda Guerra Mondiale, iniziando proprio nel momento in cui l’Asse e gli Alleati si trovavano in una situazione di sostanziale parità.

Il romanzo descrive con logica attendibilità, attraverso le vite dei protagonisti, il mutare degli equilibri bellici e delle relative alleanze per effetto di questa divergenza ucronica.

Lo scrittore di fantascienza e ucronia Harry Turtledove

Harry Turtledove

Come non definire, però, “artifizio” un’invasione aliena? Che differenza ci sarebbe rispetto a un viaggio nel tempo?

Che differenza ci sarebbe, ad esempio, rispetto a quanto narrato da “Countdown Dimensione Zero”, il film diretto da Don Taylor e interpretato da Kirk Douglas in cui a causa degli imprevisti effetti di una misteriosa tempesta magnetica, una portaerei atomica americana dei giorni nostri, la ‘Nimitz’, torna indietro nel tempo e si ritrova nel 1941, proprio alla vigilia dell’attacco giapponese alla base hawaiana di Pearl Harbour? Per il comandante della nave la scelta è tra il mutare il corso della Storia e il lasciare che gli eventi si susseguano come sappiamo.

Tenderei a dire che dove ci sono viaggi nel tempo siamo nello spazio della fantascienza, poiché le nostre conoscenze scientifiche attualmente non considerano possibili spostamenti di esseri viventi da un’epoca un’altra (discorso diverso per la materia inanimata e i buchi neri).

Anche per un’invasione aliena il discorso potrebbe porsi negli stessi termini. Non abbiamo, infatti, prova dell’esistenza di altre civiltà (salvo non voler credere ai numerosi avvistamenti di U.F.O.). La probabilità però che forme di vita intelligenti esistano su altri pianeti è quanto mai elevata.

Turtledove del resto non immagina che i suoi extra-terrestri arrivino viaggiando alla velocità della luce o oltre (cosa che non si ritiene possibile), ma suppone che arrivino sulla Terra dopo un lunghissimo viaggio, di vari decenni almeno, dato che si dice che il contingente dei Coloni (che segue quello degli Invasori) è già partito da quarant’anni e non è ancora arrivato.

Anche gli alieni sono piuttosto plausibili, dotati come sono di una tecnologia di poco superiore a quella nostra attuale (che però surclassa quella del periodo bellico).

Gli effetti sugli equilibri internazionali sono quanto meno accettabili e la ricostruzione ucronica fatta da Turtledove, viste le premesse, appare logica.

Come fare dunque a non accettare tra le ucronie un romanzo con così forti caratteristiche fantascientifiche, scritto per giunta da un autore considerato un maestro della storia controfattuale?

Si tratta, inoltre, di un romanzo affascinante, che scorre via veloce nonostante le 539 pagine stampate da Editrice Nord, lasciando il desiderio di continuare a leggere gli altri romanzi del ciclo. Tolte forse le primissime pagine, che servono a ricordare come si stava svolgendo la Guerra e che ho trovato un po’ noiose, il romanzo prosegue alternando con maestria le vicende dei numerosi personaggi, terrestri e alieni, sparsi su tutto il pianeta. Una storia, dunque, che fa lustro al genere.

Colpisce il gusto un po’ retrò che porta l’autore a descrivere gli alieni (la c.d. Razza) con una rigidezza da film di fantascienza degli anni ’50, così come la tecnologia dei Rettili appare quasi inventata da un autore di allora (sebbene con la “conoscenza del poi”). Che questa sia una scelta esplicita sembra evidente, e non stona affatto con la narrazione, rendendola, in un certo senso, più ucronica e meno fantascientifica. Mi riferisco, ad esempio, al fatto che i Rettili utilizzino mitra, elicotteri e computer, piuttosto che prodotti di una tecnologia fantastica superiore.

Credo che questo romanzo (e l’intero ciclo) debba essere considerato un po’ lo spartiacque tra ucronia e fantascienza, il limite estremo verso cui l’ucronia può spingersi.

Accettare questo significa, implicitamente, accettare nel genere anche le ucronie evolutive di Verne, Doyle, Harrison e Wilson, che certo si pongono un passo più addentro all’allostoria, poiché presumono una divergenza avvenuta nella preistoria ma senza “artifizi”. Ciò che rende i loro romanzi vicini alla fantascienza è il fatto che la divergenza ucronica sia immaginata in un passato così remoto che i mutamenti sull’oggi divengono colossali.

Si può allora cominciare a immaginare una classificazione dell’ucronia che parte dalla fantascienza, passa per l’allostoria pura e arriva al romanzo storico.

Trasversale a questa classificazione ci potrebbe essere quella in base alla distanza temporale tra l’oggi narrativo e la divergenza ucronica passata.

Invasione aliena

Mars Attack – locandina film

Il romanzo di Turtledove, a differenza delle citate ucronie preistoriche vede la divergenza totalmente contestuale al tempo narrato. L’Invasione ha infatti inizio alla prima pagina del romanzo e continua per tutto il periodo della narrazione, continuando a influenzare il flusso degli eventi. L’evento che muta la Storia, in effetti, non è solo quello dello sbarco iniziale (vera divergenza) ma lo sono tutti gli atti degli alieni. Altro aspetto peculiare di questo romanzo, sintomo dell’originale creatività dell’autore.

Firenze, 08/07/2010

27 responses to this post.

  1. […] Invasione: anno zero – Harry Turtledove – TEA […]

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  2. Il concetto di ucronia mi ha sempre lasciato perplesso, perché non riesco a immaginare cosa voglia rappresentare.
    Dalla lettura di questo post ho qualche certezza in più, anche se molti dubbi rimangono.
    Un saluto

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  3. Il libro e la tua recensione sono entrambi interessanti, pero’… la catalogazione del libro e’ facilmente contestabile 😉
    Se e’ vero che sicuramente altri esseri viventi esistono nell’universo, la probabilita’ che riescano a raggiungere la terra in un periodo ragionevole e’ piuttosto improbabile, se teniamo per buono l’assioma di Einstein sull’impossibilita’ di viaggiare piu’ veloci della luce. Se non teniamo questo assioma, allora dobbiamo pensare a tecnologie che probabilmente sarebbero pari a quelle richieste per… i viaggi nel tempo! 😀
    Comunque le catalogazioni a volte inquinano le opere… teniamoci l’idea davvero originale che sta alla base del libro anche se sono d’accordo con la tua nota riguardante la tecnologia “guerriera” dei presunti alieni: dotati di mezzi cosi’ incredibilmente progrediti per arrivare sulla terra per poi… usare mitra ed elicotteri??? 😮
    Certo, ne “La guerra dei mondi”, esseri altrettanto progrediti non prevedono l’esistenza di batteri e virus 😀 pero’, insomma… il romanzo di Turtledove e’ scritto cent’anni dopo, perbacco! 😛

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    • Non siamo in grado di immaginare tecnologie adatte a superare anni-luce di spazio in breve tempo, ma persino ora l’umanità avrebbe le capacità di realizzare una città spaziale, di mille o più abitanti, in grado di autosostenersi e sopravvivere per varie generazioni fino ad arrivare su un altro sistema solare. La maggior difficoltà sarebbe il costo di una simile “arca” e la ricerca di volontari per un viaggio di cui non vedrebbero mai la fine né loro, né i loro pronipoti (salvo tecnologie di ibernazione).

      Quanto alla scelta di armamento, credo che sia voluta: gli alieni sono simili a quelli che si potevano immaginare negli anni ’40! Immaginari per immaginari, Turtledove ha deciso di non renderli troppo potenti, altrimeti la loro vittori sarebbe stata scontata.

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      • Posted by Filo on 30 dicembre 2012 at 12:29

        L’autore dà delle spiegazioni, più o meno credibili, alle stranezze dei rettili… la loro natura statica e conservativa, i millenni di pace, potrebbero “giustificare” anche la tecnologia bellica non eccessivamente superiore.
        Mi ha deluso un po’ (ma non ho ancora letto tutta la saga) che l’autore non abbia minimamente accennato ai rischi di contaminazione biologica; le malattie hanno fatto un disastro quando gli europei hanno invaso il nuovo mondo, figuriamoci qui. Da uno così preciso mi aspettavo una spiegazione, anche se poco credibile 🙂

      • Sull’argomento malattie, se non l’hai letto, ti consiglio “armi, acciaio e malattie”. In questo caso, credo che i rischi di contaminazione siano ridotti, considerando che si tratta di razze molto diverse. La trasmissione dei virus avviene più facilmente per razze simili. i rettili sono persino alieni.

  4. […] si potrebbe parlare di una delle prime ucronie mai scritte, precedendo di vari anni quelle di Dick, Turtleodove, Harris e […]

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  5. […] Philip Dick (“La svastica sul sole”), Harry Turtledove (“Basyl Argyros”, i cicli di “Invasione” e “Colonizzazione”, “Dramma nelle Terrefonde” e “Per il trono d’Inghilterra”), […]

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  6. Posted by santo on 18 Maggio 2014 at 10:09

    È da anni che mi chiedo se il ciclo della colonizzazione avrà un seguito…

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  7. […] Castle“ di Dick, i miei “Giovanna e l’angelo” e  “Il Colombo divergente”, i cicli “Invasione” e “Colonizzazione” di Turtledov, “Il complotto contro l’America” di Roth, […]

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  8. […] Turtledove è uno scrittore americano di Los Angeles, ma non pecca in tal senso nel suo ciclo “Invasione”, di cui ho appena letto il secondo volume “Invasione – Fase […]

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  9. […] con le sue oltre seicento pagine che si aggiungono alle altrettanto numerose dei precedenti “Invasione – Anno Zero” (1994) e “Invasione – Fase Seconda” (1994) , e le descrizioni di scontri militari non […]

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  10. […] tutto assurdo che gli alieni avrebbero potuto interrompere la Seconda Guerra Mondiale come racconta Turtledove? La loro esistenza non è, infatti, provata ma neanche […]

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  11. […] Dick (“La svastica sul sole”), Harry Turtledove (“Basyl Argyros”, i cicli di “Invasione” e “Colonizzazione”, “Dramma nelle Terrefonde” e “Per il trono […]

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  12. […] l’interruzione della Seconda Guerra Mondiale per effetto di un invasione aliena nei cicli “Invasione” e Colonizzazione”, ha scritto “Per il trono d’Inghilterra” (2002), dove l’invincibile […]

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  13. […] con alieni. Quando avvengono siamo più dalle parti dell’ucronia, come nel notevole ciclo “Invasione” di Harry Turtledove e nel suo seguito “Colonizzazione”, in cui un’invasione aliena […]

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  14. […] Invasione anno zero (In the balance, 1994) […]

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