Chi non conosce Arthur Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes, uno dei personaggi meglio delineati di tutta la letteratura, una figura indelebile nell’immaginario di ogni lettore, anche di quelli come me che poco amano il giallo?
Quello che affascinava delle storie del celebre investigatore era proprio lui, l’arguto detective. La grande capacità di Conan Doyle è stata quella di regalarci un personaggio dalle tinte forti e dai contorni netti, che una volta passato nella nostra fantasia non può che lasciare il segno.
Confesso che ignoravo però che questo autore avesse scritto anche poesie e romanzi storici e, soprattutto, ignoravo avesse scritto un’ucronia fantascientifica, anzi una pre-ucronia (volendo usare il termine che ho già usato per descrivere l’ucronia preistorica de “Il Libro degli Yilané”) “Il mondo perduto”.
Questo romanzo, oltretutto, essendo stato scritto nel 1912 si porrebbe come una delle prime ucronie mai scritte, precedendo di vari anni quelle di Dick, Turthelodove, Harris e altri.
Dico che si tratta di un’ucronia, in quanto si basa su due “se”: cosa sarebbe successo “se” i dinosauri, in una parte della terra non si fossero estinti? E cosa sarebbe successo “se” dai nostri antenati “scimmieschi” si fosse evoluta un’altra razza intelligente in grado di competere con la nostra?
Diciamo che un’ucronia classica, forse, avrebbe immaginato un dominio totale sulla Terra dei dinosauri (come ne “Il Libro degli Yilané”) o da parte degli uomini-scimmia. La scelta di Conan Doyle è invece di immaginare che queste razze siano rimaste confinate su un acrocoro del Sud America, isolato da un profondo burrone. Questo rende la storia assai più simile ad un racconto fantascientifico, dato che la divergenza, fino al momento della narrazione non ha prodotto effetti (li produrrà però sicuramente, una volta che la scoperta sarà stata dichiarata al mondo).
Bisogna dire, infatti che “Il mondo perduto” sembra quasi un romanzo uscito dalla penna di Jules Verne, e nulla ha da invidiare al suo “Viaggio al centro della terra” (che in effetti si basa su l’analoga ipotesi che i dinosauri siano sopravvissuti nelle cavità del nostro pianeta).
Quello che lo rende decisamente un “Conan Doyle” è la maestria con cui l’autore delinea i personaggi, anche in questo caso con tratti e linee marcati, che li rendono ben riconoscibili e facilmente memorizzabili, dimostrando una notevole potenza descrittiva!
“Il mondo perduto” è un libro di cui sono certo debitrici molte altre storie, dal ciclo di Jurassic Park (i film di Steven Spielberg) di cui uno porta lo stesso titolo, pur avendo diversa trama, a “Il Pianeta delle Scimmie” di Pierre Boulle, romanzo che ha ispirato gli omonimi film di Franklin J. Schaffner e Tim Burton e che immagina diversi percorsi evolutivi.
§ Ucronie sul fascismo
§ Ucronie sul nazismo – Fatherland
§ Ucronie sul nazismo – La svastica sul sole
§ Roma eterna
§ L’ucronia sul Vangelo di Saramago
§ L’ucronia sul Vangelo di Kazanzakis
§ L’ucronia di Borges
§ Ucronie preistoriche – Il Libro degli Yilané
§ Uno Sherk quasi ucronico
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Posted by I DINOSAURI SONO ANCORA TRA NOI « La legenda di Carlo Menzinger on 14 aprile 2012 at 17:08
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