
La trama si snoda tra il traffico di oggetti di modernariato, i rapporti diplomatici connessi al cambio di Cancelliere in Germania ed il tentativo di uccidere l’autore del romanzo “
The Grasshopper Lies Heavy” (“La cavalletta non si alzerà più”) e,francamente, non l’ho trovata né tra le più convincenti, né tra le più avvincenti.
Quello rende importante questo romanzo, infatti, non è la trama, il suo stile o il tratteggio dei personaggi. Quello che lo rende un romanzo degno di essere ricordato e segnalato nei libri di letteratura, è la sua ambientazione, che lo rende uno dei più noti romanzi ucronici.
Si svolge, infatti, dopo la Seconda Guerra Mondiale, in un mondo in cui l’Asse Berlino-Tokyo ha vinto la guerra (il solo contributo dell’Italia, pare quello di non aver tradito i suoi originali alleati) e la Germania e il Giappone si sono divisi il mondo e, in particolare, l’America, in cui il romanzo si svolge, nella parte dominata dagli asiatici.

L’aspetto più interessante di “The man in the high castle” è che all’interno dell’ucronia principiale compare il libro di cui si diceva prima “The Grasshopper Lies Heavy”, che descrive un’ucronia inversa rispetto alla principale. Usando le parole del romanzo stesso:
Robert said, “What sort of alternate present does this book descrive?
Betty, after a moment, said, “One in wich Germany and Japan lost the war”.
Dunque la trovata geniale di Dick consiste non solo nel descrivere un’allostoria in cui le sorti della guerra sono state inverse al reale, ma anche nell’immaginare che, in questo mondo alternativo o divergente, vi sia un uomo, Abendsen, che abbia scritto un’ucronia nella quale a vincere siano stati invece Americani e Inglesi. E la cosa singolare è che la fantasia di quest’uomo non corrisponde alla realtà, ma descrive un terzo universo divergente, in cui le cose sono andate in un altro modo ancora, perché, in effetti, un uomo che viva sotto il dominio dell’Asse, non potrebbe che immaginare la vittoria degli anglosassoni in modo diverso da come è stata.
Non è certo la prima volta che si legge un libro in cui si parla di un altro libro, ma credo che questo sia un caso unico in cui si possa leggere, come se fosse una sorta di Matrioska, un’ucronia dentro un’altra ucronia.
Inoltre, Dick, pare consapevole del grande effetto politico che un’ucronia può avere (un po’ come l’ha avuto la sua sorella più stretta, l’utopia) e, immagina che questo libro debba circolare in clandestinità e che il suo autore rischi la vita. Perché, in effetti, mostrare al mondo che la Storia non è qualcosa di Certo ed Immutabile, che non esiste un Destino Immodificabile, è qualcosa che può disturbare un regime, qualunque regime, o qualunque visione del mondo che sia legata ad una Dottrina. Sarà anche per questo che le ucronie sono così poco diffuse? Sarà anche per questo che continuano ad essere un genere letterario poco noto, nonostante le infinite possibilità narrative che questo genere letterario offre?

C’è, poi, un altro aspetto interessante in questo libro: nel cap. 7 viene data una definizione/ spiegazione di cosa sia il libro scritto dall’immaginario Abendsen e, quindi, di cosa sia l’ucronia:
“Not a mistery” Paul said. “On contrary, interesting form of fiction possibly within genre of science fiction.”
“Oh no,” Betty disagreed. “No science in it. Nor set in future. Science fiction deals with future, in particular future where science had advanced over now. Books fits neither premise.”
“But,” Paul said, “it deals with alternate present. Many well-known science fiction novels of that sort.”
Si accenna, dunque, ad una possibile parentela tra l’ucronia e la fantascienza (di cui Dick è uno dei maestri e che, quindi, ben conosceva), ma poi questa parentela si nega.
Rimando allora
alla definizione di ucronia che ho già dato in un mio precedente post e che si può leggere anche nell’introduzione da me fatta alla raccolta “
Ucronie per il terzo millennio” (Edizioni Liberodiscrivere):
“L’ucronia o allostoria o fantastoria o storia controfattuale, è un genere letterario intermedio tra la fantascienza e il romanzo storico, in cui il racconto si differenzia dalla storia comunemente conosciuta, sostituendo a degli eventi storicamente avvenuti altri eventi immaginari.
Si differenzia dalla fantascienza, perché riguarda sempre fatti del passato e non ricorre, di norma, ad artifizi per modificare la storia.
Le mutazioni descritte devono avere un grado accettabile di probabilità di verificarsi.
L’ucronia può descrivere il momento in cui la storia muta o gli effetti di questo mutamento.”
Infine, mi chiedo quanto la trovata di descrivere un diverso esito della Seconda Guerra Mondiale possa considerarsi innovativo da parte di Dick. In realtà, persino Winston Churchill (che oltre ad aver guidato la Gran Bretagna e stato anche premio Nobel per la Letteratura) ha scritto “Se Hitler avesse vinto la guerra” e non si può dimenticare La notte della svastica di Katharine Burdekin, un romanzo scritto nel 1937, in cui si descrive un’Europa dominata dai nazisti. Non si tratta, però, di un’ucronia, perché fu scritto prima della fine della Guerra, quando non se ne conosceva ancora l’esito: è, quindi, un romanzo di fantapolitica o, al più, di fantascienza. Ignoro se Dick fosse a conoscenza di questi o altri libri sull’argomento.
Hanno scritto in proposito anche:
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Posted by anonimo on 2 marzo 2008 at 10:53
La parte piu’ geniale de “l’uomo nell’alto castello” e’ secondo me l’utilizzare un’ucronia per aver mano libera e criticare apertamente gli Stati Uniti… questa e’ infatti un’opera politica nella quale i tedeschi vincitori hanno molti dei difetti politici degli Alleati post ’48.
Posted by Menzinger on 2 marzo 2008 at 16:11
In effetti le ucronie possono avere un forte messaggio politico e questo ne è un esempio, considerando anche il fatto che la guerra non era poi finita da così tanto tempo!
Posted by antanz1967 on 2 marzo 2008 at 17:02
post molto interessante, l’ho segnalato nel mio blog
ciao
Posted by ThePassenger on 2 marzo 2008 at 18:10
Grazie della citazione!
😉
Posted by vampyr8 on 3 marzo 2008 at 16:38
non si smette mai di imparare
Posted by scriverecala on 5 marzo 2008 at 08:23
Secondo me ne L’uomo nell’alto castello, oltre agli elementi geniali segnalati da Carlo, è estremamente interessante la psicologia dei personaggi che sono in molti casi caratterizzati dal fatto che non sanno dare un senso alla loro vita.
E’ questa tematica della ricerca di un senso che conferisce alla Svastica sul sole una grande importanza come libro, a prescindere dall’appartenza a un genere.
E’ vero, peraltro, che la trama è caratterizzata da una certa lentezza (che, forse, è legata alla sforzo dell’autore di evidenziare ed approfondire taluni concetti).
Posted by mMushroom on 6 marzo 2008 at 19:28
ciao! ti invito a dare un’occhiata al mio blog!
marco
Posted by happysummer on 6 marzo 2008 at 21:56
Sempre interessante, approfondire l’ucronia, le sue implicazioni e i suoi possibili, svariati sviluppi.
Posted by glodalessandro on 6 marzo 2008 at 23:03
è sempre un piacere visitarti…
dedicarti attenzione merita, e mi son promessa di sbirciarti meglio.
Un abbraccio.
P.S. posso iniziare a sognare la tavola imbandita???
Prima o poi chissà..
Posted by Miele2 on 7 marzo 2008 at 10:24
Deve essere interessante ciò che hai scritto,lo leggerò non appena ho un pò più di tempo,un caro saluto e…
glitter-graphics.com
Posted by antares666 on 7 marzo 2008 at 15:03
http://antar[..] I paradossi dell’Ucronia sono più molteplici di un labirinto multidimensionale esteso oltre i confini di questo continuum. Per iniziare il viaggio misterico verso quei territori, sottopongo all’attenzione dei lettori questo post di Carlo Menzing [..]
Posted by Giichi on 15 marzo 2008 at 14:28
Sono molto affezionato a Dick: un libro molto interessante per capire meglio l’unicità di questo autore, se lo trovi ancora, è l’antologia critica di appunti e racconti intitolata “Joe Protagoras è Vivo” per i tipi di Feltrinelli
http://www.bol.it/libri/scheda/ea978880781615.html;jsessionid=9937FDA2066C4D964FFB8C101240B1F0
Posted by antares666 on 17 aprile 2008 at 22:26
In questi giorni ho finito di leggere una versione che riporta anche due capitoli del seguito, scritti nel ’74. Questo seguito non fu mai compiuto, ma era molto ispirato. Contiene diversi refusi, essendo probabilmente solo in forma di bozza. Ora, in esso si suppone un contatto reale tra mondi paralleli. I nazisti chiamano Nebenwelt il nostro universo, in cui riescono a compiere una spedizione (diverso da quello della Cavalletta). Ma sarà davvero il nostro universo? Sarei tentato di continuare l’opera di Dick…
Un caro saluto!
Posted by tolstoj76 on 30 gennaio 2009 at 13:32
Io credo che “la svastica sul sole” non sia semplicemente un libro di genere, credo che sia letteratura. Non sono d’accordo sulla pochezza della trama che ho trovato invece geniale. E’ geniale l’idea di raccontare la storia alternativa a partire da una quotidianità che tratta solo marginalmente i fatti “storici”. Poi tutto il libro è una riflessione sulla vita e sull’uomo. La scelta linguistica la trovo inoltre esemplare. Dick una prosa asciutta, lineare, che pennella le scene con pochi colpi e ha un’abilità magistrale nell’invenzione dei dialoghi.
Posted by PaoloFederici on 1 febbraio 2009 at 10:46
ecco perché mi intrigava …!
L’ho già letto (ma non avevo collegato il titolo originale con … quello tradotto!)
Paolo
Posted by I DINOSAURI SONO ANCORA TRA NOI « La legenda di Carlo Menzinger on 14 aprile 2012 at 20:05
[…] 1912 si potrebbe parlare di una delle prime ucronie mai scritte, precedendo di vari anni quelle di Dick, Turtleodove, Harris e […]
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